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#aeroplanino
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"Un momento che registra una svolta epocale per la nostra città, per la Provincia, per l’intera Regione e per la struttura a forma di aeroplano che finalmente potrà tornare a volare".
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Si tratta dei lavori di riqualificazione dell’aeroplanino (soprannominato così per via della sua forma vista dall'alto) che diventerà una struttura destinata ad ospitare un polo universitario.
Dopo tutti questi anni di abbandono a vero e proprio rudere storico della nostra città.
Un vero evento!
(qualcosa di buono l'ha fatta anche la mia ex università a quanto pare XD)
E poi è sempre un piacere riascoltare dal vivo questi 3 incredibili artisti del musical Notre Dame de Paris e non solo... piccolo orgoglio concittadino Giò di Tonno 🎶
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uact · 3 months
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justmythings-stuff · 1 year
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🏃 Questa mattina alla Continassa il menu prevedeva un allenamento congiunto con i ragazzi dell’Under 19. I due gruppi hanno disputato una partitella a ranghi misti, della durata di 45 minuti, terminata con il punteggio di 4-2
⚽️ I marcatori: Kean, andato in rete 3 volte, Hasa e Chiesa, autore di due gol.
📍 @AroundJuventus
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Non so voi, ma io sono troppo curiosa di vedere come esulterà al gol. Rischia la scivolata o si inventa qualcosa? Aeroplanino come i vecchissimi tempi?
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mjljmj · 2 years
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Ieri
Ieri è stato mercoledì tutta la mattina.Nel pomeriggio è cambiato:era quasi un lunedì,la tristezza ha invaso i cuorie c’è stato un chiaromoto di panico verso itramche portano i bagnanti al fiume. Intorno alle sette ha attraversato il cieloun lento aeroplanino, e neppure i bambinisono rimasti a guardarlo.Si è spaccatoil freddo,qualcuno è sceso in strada con il cappello,ieri, e tutto il giornoè…
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icosini · 2 years
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[Ita👇️ ]Here it is unveiled: this year's Christmas card! A ninja flying in his aeroplane, in front of the Christmas tree!⁠ ⁠ Do you like it? ⁠ ⁠ The card is in A6 format, and I added some multi-coloured glitter on the tree by hand: it almost looks like little lights! ⁠ It comes with its own white envelope. ⁠ ⁠ I also made the name tag, to which I attached a blue and gold ribbon. ⁠ ⁠ Icing on the cake? I also made the gift wrapping paper, to bind the packages and have everything coordinated. ⁠ You can discover the gift wrapping kit in my online shop: www.icosini.etsy.com (look for the link in bio). In the coming days I will add the possibility to buy the cards individually, without having to take the kit. ⁠ ⁠ ⁠ 🇨🇭🇮🇹 ITALIANO⁠ Eccolo svelato: il biglietto di Natale di quest'anno! Un ninja che vola nel suo aeroplanino, davanti all'albero di Natale!⁠ ⁠ Vi piace? ⁠ ⁠ Il bigliettino è in formato A6, e gli ho aggiunto a mano dei brillantini multicolore sull'albero: sembrano quasi delle lucine! ⁠ Viene consegnato con la sua busta bianca. ⁠ ⁠ Ho fatto anche il cartellino segnanome, a cui ho attaccato un nastrino blu e oro. ⁠ ⁠ Ciliegina sulla torta? Ho fatto anche la carta regalo, per rilegare i pacchettini ed avere tutto coordinato. ⁠ Puoi scoprire il kit per pacco regalo nel mio shop online: www.icosini.etsy.com (cerca il link in bio). Nei prossimi giorni aggiungerò la possibilità di acquistare i biglietti sciolti, senza dover prendere il kit. ⁠ ⁠ ⁠ #artforlife #creattivati #xmascard #xmascards ⁠ #stationeryaddict #stationery #stationerylove #greetingcards #xmas #forpilots https://instagr.am/p/CkqnEJlOxt3/
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ti stamperei
un bacio struggente
color carminio
su carta da zucchero,
lo arriccerei
in un aeroplanino
ed ogni sera
me ne starei sola
sul davanzale
di una finestra qualsiasi,
scrostata ed affrescata,
indecisa
tra il far decollare
quest’incontro inatteso
o il far di esso
origami infiniti.
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occhidibimbo · 2 years
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Giochi da fare in due in casa? Ma come sarebbe a dire? Mica annoieranno i bambini? Tranquilli, non correte rischi! A patto che ci mettiate impegno ed entusiasmo ;-) Star loro costantemente dietro è stancante… tra scuola, sport, Grest e catechismo non stanno fermi un minuto! Ecco spiegato perché intrattenerli, senza spendere particolari energie, pare ai limiti dell'impossibile. Prima di tirare conclusioni affrettate, vi ricordiamo che passare un pomeriggio, a godersi i propri spazi può, di tanto in tanto, divertirli. Tendenzialmente, per accontentarli si cercano idee super. Ma loro non sono così complicati! Buttiamo uno sguardo sui giochi da fare in due in casa. Se certi assolvono a una funzione puramente ludica, altri aggiungono preziosi insegnamenti. Giochi da fare in casa Lo specchio magico Il primo giocatore, posizionato di fronte all’altro, recita “Lo specchio magico fa…” ed esegue un movimento. L’altro deve ripeterlo, fedelmente e in contemporanea. Mostrate come funziona, chiedete dunque se vuole invertir ruolo a rotazione. Altrimenti, continuate tranquillamente voi. Sempre meglio che forzarlo: peggiorereste soltanto le cose! Leggere il labiale Pensate ad una parola e tentate, senza emettere alcun suono, di farla indovinare, muovendo le labbra. Partite piano, poi, man mano che il piccolo ci prenderà confidenza, aumentate la sfida, per esempio con frasi lunghe. In un primo momento deve infatti prenderci le misure! Cavalluccio Non esiste bambino che non sogni di galoppare in sella al proprio destriero! Mettetevi il bambino sulle spalle o sulla schiena e scorrazzatelo in giro per le stanze. Al resto ci penserà lui: sarà un cavaliere senza macchia che dovrà trarre in salvo la principessa? Oppure un prode guerriero alla conquista di nuove terre? Gli spunti sono praticamente infiniti. E, specie se è un amante di fiabe, favole e cartoni animati, avrà tanti spunti da cui attingere. Poiché il cavallo è abitualmente associato ad un animale fiabesco, la sua fantasia si concentrerà su foreste incantate e luoghi magici. Reciterà, naturalmente, la parte dell'eroe, chiamati a compiere gesta epiche. Questi giochi da fare in casa quando piove stimolano fortemente la fantasia e l’immaginazione dei bambini. Che ‘scrittureranno’ sempre nuove avventure da affrontare insieme al loro amico cavalluccio, cioè voi! Oppure si può scegliere “L’aereo”: stesi sul letto, lo sollevate facendolo volare, appunto, come un aeroplanino. Il telaio Montessori Maria Montessori, medico, pedagogista ed educatrice, ha lasciato un'eredità importante, elaborando metodi didattici innovativi. Tra i giochi da fare in casa per bambini, ne proponiamo uno che insegna come vestirsi da soli. Ecco il materiale accorrente: una base di legno, puntine da disegno o colla a caldo, camicia e felpa non più utilizzate e, per i più grandicelli, dei lacci di scarpe. Su una tavoletta 2 pezzi di stoffa si possono unire. Quindi vengono applicate diverse allacciature, classiche, come cerniere, bottoni, lacci, nastri e ganci. Da preparare con cura su stoffe a tinta unita e dai colori vivaci per attirare l'attenzione del bimbo. Al pieno della concentrazione, potrà esercitarsi nella sua manualità, migliorare la sua coordinazione mano-occhio e assimilare tutti quei movimenti necessari per usare i telai. Lasciatelo libero, così che possa imparare dai propri errori. Coi suoi tempi, tanto non scappa nessuno! ;-) Nascondino da seduti Visto che il nascondino va sempre forte, beccatevi un’ennesima variante. Analogamente alla caccia al tesoro, nascondete un oggetto nella stanza: in un armadio, dentro un vaso, su una mensola, fate voi. Il bambino, senza alzarsi, deve capire dove si trova chiedendovi se è sotto il letto, vicino alla porta e così via. Così come per il telaio Montessori, anche questo dei giochi da fare in due in casa sviluppa l'area cognitiva.
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sorrisi-di-cenere · 6 years
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a chi trova il coraggio di staccare i piedi da terra e di volare ovunque senza mai smettere di sognare. — sorrisi-di-cenere
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aitan · 3 years
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“Launch Intention,” sculpture by Griffin Loop
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Ciondolo piastra con aereo in argento 925, con incisione personalizzata, realizzata a mano @gioiellicreazioniorafefabozzi #ciondolopersonalizzato #ciondoli #ciondolo #ciondolofattoamano #ciondolofattoamano #ciondoloaereo #aeroplanino #ciondolihandmade #necklace #necklaces #necklacehandmade #incisione #fattoamano #creatività #creazioniartigianali #gioiellifattiamano #gioielli #jewelrystyle #etsy #vogliadivolare #viaggiare #fly #love #jewelrystyle #customized #instajewelry #gioielliinargento #argento925 #pezziunici #jewelrydesign #creazioniorafefabozzi #collane (presso Creazioni orafe Fabozzi Aversa) https://www.instagram.com/p/CA8sLZ5qScv/?igshid=cjxrsms5npow
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elenadivincenzo · 5 years
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#truelove 😂👍🏻🙈 #rufus #airplane #aeroplanino (presso Trescore Balneario) https://www.instagram.com/p/BsJMa7cgXqK/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=2ozzvqrm9qvh
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SAN VALENTINO AIRPLANE NAILS | TUTORIAL
SAN VALENTINO AIRPLANE NAILS | TUTORIAL
UN PICCOLO AEROPLANO CHE PORTA MESSAGGI D’AMORE! Questa nail art fa parte di una Valentine’s Day Manicure!Seguite i vari tutorial sul nostro Blog! MATERIALE NECESSARIO Kit semipermanente con Lampada UV LEDTop Coat LucidoBufferCleaner e padsSP BiancoSP RossoGel per Nail Art Nero / Spider Gel NeroDotterPennello per nail art PROCEDIMENTO 1.Dopo un’accurata Dry Manicue, mettete i preparatori e…
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calypsus · 6 years
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i love one (1) man & his name is vincenzo montella
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Obbligo o verità?
Cos' è per te una pagina bianca? E dimmi sei una che ama stare sopra le righe?
Obbligo se non rispondi:
• la tua ultima, recentissima pagina bianca riempita di parole. Postala
Verità
Per me una pagina bianca, è, molto semplicemente, una possibilità. O meglio, un'infinità di possibilità.
Una pagina bianca può diventare qualsiasi cosa io voglia, un racconto, uno sfogo, una lettera d'amore, un personaggio, ma anche un aeroplanino di carta volendo.
In realtà non amo stare sopra le righe, nel senso, non mi definisco una persona "sopra le righe", ma non so come mi vedono da fuori, quindi questa domanda è parecchio complicata. In generale è un no comunque ☺️
Grazie per la domanda!
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filorunsultra · 2 years
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Hotel Mont Blanc
Iniziare a scrivere di montagna ed essere inviato come reporter a Chamonix ottenendo un pettorale stampa è stato più rapido che essere normalmente sorteggiato alla lotteria di UTMB. È normale? Non lo so, ma la dice lunga. UTMB è un evento enorme e controverso: in parte lo considero lontano dall’essenza del nostro sport, in parte semplicemente lo desideravo. Quando poi ci sono andato mi è sembrato tutto più semplice. Alla fine, è solo una cosa tanto tanto grande che ci mette di fronte al fatto che al mondo ci sono tante tante persone che hanno le nostre stesse ambizioni e le nostre stesse debolezze. E una volta ogni tanto fa bene ricordarsi che siamo solo come tutti gli altri.
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Capitolo 1
La settimana di UTMB inizia all’autogrill di Novara: non si sa bene perché, ma chi va a Chamonix sente un’innata spinta a dichiararlo al resto dell’umanità. Così nasce tutto un linguaggio in codice, nemmeno poi così oscuro, fatto di ciabatte da riposo e nastri kinesiologici sui polpacci. Poi, a Ivrea, dove le autostrade italiane confluiscono a imbuto nella Torino-Aosta, questi incontri fortuiti alla fila del bagno dell’autogrill diventano regolari, e quando arrivi a Courmayeur ti ci sei già abituato. Un paese popolato da gente che corre diventa una cosa naturale, ma è bene ricordarlo: non lo è.
Parcheggiare a Courmayeur mette a dura prova qualunque buona intenzione, ma riusciamo comunque a vedere la partenza di TDS. C’è una curva a destra trenta metri dopo l’arco di partenza, e un palco piazzato esattamente al centro alla strada, che costringe i corridori a passare per uno spazio più stretto di una porta da calcio. Bah. Alla fine, tutto ritarda di trenta minuti a causa di una coda al traforo. Poi la coda la facciamo pure noi, e per arrivare a Chamonix ci mettiamo due ore. Superato il trauma di cercare un posto in campeggio a Chamonix, troviamo una piazzola per la tenda sotto all’Aiguille du Dru. Lo guardo con una certa ammirazione. Mi immagino Walter Bonatti immerso tra le nuvole, e un aeroplanino che gli gira attorno. In realtà la parete è coperta dalle nuvole, ma so che è lì, e mi basta. Poi risotto alla milanese, Knorr, i vizi.
La notte, la sveglia. Sopra al sacco a pelo è freddo, sotto è umido, il telo intermedio è fradicio di condensa. È una sensazione che andando in montagna ho imparato ad accettare, ma non per questo è diventata piacevole. A questo punto seguono sempre una serie di attività quali smontare la tenda bagnata e riprendere il viaggio. Ma non c’è nessun viaggio: dobbiamo andare a Chamonix a lavorare, a parlare con degli esseri umani, che presumibilmente hanno dormito in albergo, ed essere minimamente presentabili (minimamente per degli standard comunque bassi). Per rendere il più indolore possibile i primi minuti di una giornata che sarà comunque devastante, porto il caffè in tenda a Camilla. Prima di uscire, il sole deve superare l’Aiguille Verte, poi il Dru, e in fine l’abete che sta davanti alla tenda. Questione di mezza giornata. Meglio andare. Nel frattempo, l’organizzazione ha fermato TDS a causa di un incidente. Lo leggo in un comunicato stampa che arriva per mail. Segue l’orario di una conferenza stampa. Dal momento in cui vi iscrivete, fino a mesi, anni dopo la vostra partecipazione a UTMB, la vostra casella di posta viene regolarmente invasa da mail dal contenuto organizzativo, pubblicitario, informativo, disinformativo. La stessa cosa avviene se vi registrate come addetti stampa. Nel caso in cui siate malauguratamente iscritti come entrambi, i due fattori non si sommano, si moltiplicano. Ogni mail, oltretutto, arriva in almeno due lingue, e le più importanti arrivano due volte. L’ufficio stampa di UTMB è preparatissimo a questa cosa, voi un po’ meno. Appena arriviamo in paese andiamo al Majestic, il cui piano terra è riservato alla stampa e ai media. Io ho il pass, Camilla no, ma la fanno entrare lo stesso, e scrocchiamo caffè e croissant. Il caffè è buono, il croissant è burro. Il Majestic è un immenso palazzo stile Ottocento, di quelli che nella vita vedi o in James Bond, o quando hai il pass stampa a UTMB. La prima conferenza è dedicata a un lutto, ma a Chamonix sembrano dimenticarsene tutti piuttosto in fretta, soprattutto al traguardo, dove quelli che non sono stati fermati iniziano ad arrivare col solito tono epico cavalleresco.
Capitolo 2
Attraverso la rivista ho ottenuto un appuntamento con Jared Hazen e Tim Freriks. Ci incontriamo alle 9 in un panificio vicino all’expo, il posto lo ha scelto Jared; agli americani deve fare molto Europa, ma a me sembra solo il bar dietro l’Università. Quando arrivano io sono in bagno, sono disorientati e Camilla li invita a sedersi. Non ordinano niente, i due cowboys, nemmeno un cappuccino. Tanto valeva incontrarsi al parco. Mi sono annotato qualche domanda sul telefono: appena chiedo Tim parte a ruota, Jared vorrebbe parlare ma non può, è troppo timido e l’altro non prende fiato. È una mezz’ora piacevole. Jared porta dei joggers che gli vestono male e un paio di Clifton più grandi di lui, e a tracolla porta un marsupio troppo piccolo per contenere qualunque cosa. Sembra invisibile. Anche sul palco, alla presentazione delle élite del giorno dopo, non riesce a guardare davanti, verso al pubblico. Tim invece è al suo posto: si è presentato con le ciabatte da riposo, portate rigorosamente coi calzini. Parliamo di un po’ di cose, gli chiedo come vivono questa situazione, e l’Europa, e com’è di là, da loro. Ho l’impressione che vivano tutto questo come Disneyland.
Chamonix non è a misura d’uomo, è a misura di atleta. L’iper-targettizzazione le ha assicurato la gentrificazione più riuscita delle Alpi. Qui il trail e la performance hanno completamente spazzato via lo sci da discesa e gli anni Ottanta, e la maltodestrina è diventata la nuova droga più consumata, spazzando via la cocaina. In giro non ci sono ricchi annoiati che guidano Porche e vestono Gucci, ma solo ricchi annoiati che pedalano Look in carbonio e vestono The North Face (in collaborazione con Gucci). Insieme a quella dell’attrezzatura sportiva, la nuova frontiera del business a Chamonix è la ristorazione alternativa. Così nascono brasserie biologiche, birrerie artigianali, gelaterie vegane, friggitorie che non fanno uso di grassi. Anche i negozi di abbigliamento sportivo sono davvero specializzati: in montagna non lo sono quasi mai. La gente, oggi, le scarpe se le fa arrivare all’Hub Locker di Amazon sotto casa, mica le compra a Cortina. Qua invece ci sono i flagstore e i monomarca. C’è pure Decathlon, in centro: avete mai visto una vetrina di Decathlon? Andate a Chamonix. Tutti indossano la maglietta di UTMB, e persiste il bisogno di dichiarare il proprio essere atleta: a Chamonix durante la settimana di UTMB tutti sono atleti, perché dichiararlo? Gli americani li tiri fuori subito. Loro sembrano persone normali. Mangiando un sandwich all’avocado e patatine fritte, io e Camilla parliamo di come in nemmeno dieci anni il trail abbia creato un intero lifestyle. Quella che fino a poco tempo fa era una nicchia di mercato qui oggi è il mainstream. Così a Chamonix gli skaters sembrano quelli alternativi. Poi entriamo da Volcom a comprare una t-shirt.
Capitolo 3
La partenza è situata vicino all’Hotel Mont Blanc. Sul sito internet dell’albergo si legge: «Since 1849, the legendary hotel has seen a cosmopolitan clientele coming from all over the world.» La cosmopolita clientela è divisa dal popolo da una fila di cipressi tenuti a siepe. Nel giardino sono disposti dei divanetti per i giornalisti e delle telecamere. È tutto un po’ troppo. Siamo qui per intervistare gli atleti, ma loro non hanno voglia, e noi non abbiamo il tempo di chiedergli nulla di davvero interessante. A fianco a me c’è Jim Walmsley. Gli chiedo se ha voglia di parlare, lui risponde con un’espressione di sofferenza. Sono talmente agitato che finché mi parla non riesco a distogliere lo sguardo, e non mi accorgo nemmeno che Camilla ci sta facendo delle foto. Andando avanti con la conversazione Jim si prende bene ed è molto disponibile. Ha un cappellino bianco e un paio di pantaloncini color sabbia, mi piacciono. Fisicamente siamo molto simili, ma è come se lui fosse in proporzione tutto più grande: più grandi le gambe, più alto. Ho l’impressione che gli sia tutto chiaro, che sappia esattamente cosa deve fare per vincere, questa volta. Gli chiedo se ha consigli per la mia gara, per come arrivare in fondo: be patient. Forse se lo sta dicendo da solo. Con Tim Tollefson mi diverto. È bellissimo, ha dei capelli bellissimi, ha dei denti bellissimi. Sembra Zach Efron. Jim e Tim sono concentrati sulla gara, ma capiscono che non sono lì per quello, e sono felici di parlare d’altro. Courtney meno, lei di parlare con me non c’ha proprio voglia. È disponibile, scherza, parla, ma guarda nel vuoto, non mi sta davvero ascoltando. All’ultima domanda non risponde. Mi sento come Dante tra gli spiriti magni. Nel piccolo Eden dell’ultrarunning ci sono anche Audrey Tanguy, Camille Bruyas, Françoise D’Haene, ma non so davvero cosa chiedergli. Potrei chiedergli quello che gli chiedono tutti, ma forse non mi interessa, così ce ne andiamo verso un altro albergo e un altro aperitivo.
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Capitolo 4
Il venerdì mattina è dedicato alla meditabonda solitudine del pregara. Decido di passarlo in campeggio, possibilmente orizzontale, ponendomi come unico problema l’ordine in cui cambiare i calzini in gara, seguendo un principio esclusivamente estetico. In realtà la mattinata la passiamo a un paio di chilometri da Les Houches, a cambiare la batteria alla macchina. Sopra alla cassa del meccanico c’è una tv accesa, danno la diretta di UTMB. Dal meccanico. Verso le 16 ci radunano in un prato fuori dal paese. Il campo è diviso in due rettangoli. Ci siamo io, Camilla che mi accompagna, e altre tremila persone. Un maxischermo proietta quello che sta accadendo a qualche centinaio di metri, sulla linea di partenza. Io sono nei mille della deuxième vague, mezz’ora dopo il primo scaglione. Quando sulla linea di partenza ci andiamo noi è già tutto successo: la gara è già iniziata, hanno già riprodotto Vangelis una quindicina di volte, hanno già fatto quella cosa con le mani. Il pubblico è un po’ meno febbricitante e lo speaker ha un po’ meno voce, ma a parte questo è tutto uguale a mezz’ora prima. Cambiano solo le facce della prima fila. Qualcuno prova a estraniarsi guardando il telefono o parlando con quello accanto. Qualcuno, invece, a tutta questa roba ci crede davvero, e si sta preparando alla guerra. Io mi limito a emozionarmi.
Ci hanno dato un simpatico cartellino formato tovaglia da appendere allo zaino: c’è una bandiera gigante (quella sul pettorale non bastava) e una lista di istruzioni lunga come il bugiardino della Tachipirina. Dietro c’è il disegnino di uno che dorme: quando dormi giralo, così nessuno ti disturberà (punto esclamativo). È incredibile di quante cose ci lasciamo riempire nella speranza che possano aiutarci ad arrivare in fondo. Mi piace pensare che chi ha appeso quel cartellino allo zaino stia ancora dormendo al Col de la Seigne, e che nessuno lo abbia ancora svegliato. UTMB è in tutto e per tutto UTMB fino a Notre Dame De La Gorge: l’entrata a Les Contamines, le ole dai balconi, la gente sulla strada. Poi la notte selvaggia. A Lac Combàl una sagoma inconfondibile scompare nell’oscurità. È Jamil Coury, quello di Run Steep Get High, da Phoenix, Arizona. Poi qualcuno mi chiama da dietro: «sei il Filippo che scrive?» In quel momento decido che sono arrivato, che dopo questo reportage ho chiuso con questa storia della scrittura e posso godermi la fama. Insieme andiamo a riprendere Jamil Coury. Jamil corre con un berretto di lana col pon pon, la giacca legata in vita e una action cam in mano. Ogni tanto si inquadra e dice qualcosa, poi inquadra noi. A Courmayeur la maggior parte dei corridori ha due problemi: uno è il problema in sé, e l’altro è non sapere come risolverlo. Il più diffuso comunque non ha soluzione, ed è essere partiti troppo forte. Intanto la Val Ferret resta uno degli angoli di mondo più belli, e arrivarci sufficientemente freschi per ricordarselo non è male. Ci incontro una ragazza canadese, è della terza ondata, che significa che è virtualmente mezz’ora davanti a me. Questa cosa delle ondate, oltre a sapere molto di trincea, rende ancora più effimera la competizione. Siamo talmente tanti che pensare alle posizioni è assurdo. È come in autostrada, tutti superano e vengono superati da tutti e nessuno arriva mai davanti. Sono 170 chilometri di totale solitudine. Claire, la ragazza canadese, viene dall’Ontario. Siccome non ho la minima idea di cosa ci sia in Ontario, e visto che l’argomento non sembra avere particolari sviluppi, visto che lei stessa mi conferma che non c’è nulla, ci mettiamo a parlare di Vancouver. Chiacchierando arriviamo a Champex-Lac. In discesa lei se ne va, in salita la riprendo. È ironico come spesso ci vengano meglio le cose che non ci piacciono.
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Da La Giète si vede un’ampia valle tenuta a campi, è la valle del Rodano. Poi la valle si stringe e si getta nel lago di Ginevra, sul fondo. A sinistra l’imponente diga del Lac d’Emosson, e sotto i lunghi tornanti che portano a Trient. Camilla è sul sentiero, non me lo aspettavo, parliamo un po’. A Vallorcine arrivano la notte e il freddo, svuoto lo zaino e riparto. Festeggio le 100 miglia sulla salita verticale che porta a Tête au Vent. Il centosessantesimo chilometro è il più lento della gara, 30 minuti. Intanto le pietre passano sotto il fascio della frontale, le luci di Chamonix sotto di me. Da qui so tutto a memoria, anche se non ci sono mai stato. Ma ora è notte. La Floria, che ricordo a mezzogiorno con gli ombrelloni colorati, è una tetra baracca nel bosco a mezzanotte. Il posticcio sovrapassaggio pedonale che conduce in centro attraversa una strada semideserta. Poi trovo Ale, che si è svegliato per venirmi a prendere.
Sto tremando sotto la doccia del campeggio. Con l’aria che passa sotto la porta e mi congela le caviglie. Camilla mi asciuga e mi infila il colbacco in testa.
Finché facciamo colazione, la mattina dopo, ritorna il tipo della tenda davanti. È di Mount Rainier, nello stato di Washington, ma ha la parlata del Midwest. Fuori dalla sua singola ci sono un paio di scarpe da corsa, una borraccia a mano e una bottiglia di rum vuota. Deve averci messo 40 o 42 ore. Scambiamo due parole, è stanco e non è abituato alle grandi montagne. Va a dormire. Noi torniamo a Chamonix. Stanno togliendo le transenne, il circo è finito.
Grazie a Paco; alla crew di Destination Unknown; a Claudio e a Skialper per avermici mandato; e a Camilla, su tutti, per avermici portato e per avermi aiutato.
.......
Questo reportage è uscito sul numero 138 di Skialper a ottobre 2021.
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rivoluzionaria · 5 years
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“Ci sono amori che pur di sfiorarsi costringono anche un aeroplanino di carta a seguire una sola traiettoria.”
— manuela g.
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