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#affettuosità
silviadeangelis · 1 year
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CANE BASSOTTO
Delineata atavica origine distinta razza il cane bassotto. Rasato pelo, esigua statura affinata coda Su allungato capo posano sopracciglia sporgenti arcate. Ornano l'idonea dentatura robuste mascelle. Trasmette suo volto energica vivace espressione. Gli ancestrali antenati bassotto scortar faraoniche guardie 1700 A. C. Nascita variegate specie anche in lungo pelo sviluppano temporali…
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La sua affettuosità con i bambini❤️‍🩹🇮🇹
His affectionateness with kids❤️‍🩹🇮🇹
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giancarlonicoli · 1 year
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8 giu 2023 20:18
PADELLARO A CENA CON BERLUSCONI – “LUI È IL CLASSICO TIPO CHE QUANDO ENTRA IN UNA STANZA IL SUO UCCELLO È GIÀ LÌ DA DUE MINUTI (È LA BATTUTA CHE GIRA) - FRANCESCA PASCALE MI RINGRAZIA PER NON AVERE PUBBLICATO QUELLO CHE DEFINISCE IL DELIRIO DI UNA PAZZA O GIÙ DI LÌ. NEGA L’ESISTENZA  DI UNA RELAZIONE SENTIMENTALE CON MICHELLE BONEV, AL CHE BERLUSCONI SOGGHIGNA E SE NE ESCE CON LA BATTUTA PIÙ RIUSCITA DELLA SERATA: “PECCATO…” - GLI CHIEDO UN COMMENTO SU RENZI. “E’ UN FUORICLASSE MA CINICO E CRUDELE” -
Tratto da “Confessioni di un ex elettore” di Antonio Padellaro, editore Paper First
“Nella primavera del 2014 tale Michelle Bonev sale alla ribalta  della cronaca per una sua presunta liaison gay con Francesca Pascale. Ci sono pettegolezzi che decidiamo di non mettere in pagina. Affettuosità di ragazze un po’ accaldate che si scambiano bacini con l’impronta del rossetto sulla carta. Sono cose che, diciamolo, non fanno vendere una copia in più. A che serve infierire ancora?
Dopo aver pubblicato ogni più minimo particolare sulle cene eleganti di villa Certosa, quelle con il fallo di Priapo omaggiato in quanto simbolo del padrone (in tutti i sensi) di casa, il genere si è esaurito per consunzione. Lui è il classico tipo che quando entra in una stanza il suo uccello è già lì da due minuti (è la battuta che gira). 
Dunque, la Pascale vuole ringraziarmi di persona per non avere violato la sua privacy (che quasi un decennio dopo sarà lei stessa a svelare tanto da farne un’icona del movimento omosessuale) e un’amica come Melania Rizzoli si offre di ospitarci una sera a cena. 
Lui, il Cavaliere non era previsto ma penso si stesse rompendo le palle solo con Dudù a palazzo Grazioli che alle 21 in punto lo vedo venirmi incontro contento come una Pasqua come fossimo vecchi amiconi. 
Eppure su Berlusconi - prima all’Espresso, poi all’Unità e infine al Fatto - ho scritto e sottoscritto qualsiasi cosa tranne, forse, che avesse crocifisso Gesù Cristo. E, invece, eccolo con un pacchetto da scartare: tre cravatte di Marinella, di quelle da annodare sui collettoni di agente immobiliare in carriera. 
Sembra davvero contento di vedermi. Inizialmente mi sembra una cosa strana ma poi rifletto: questo non è uno come noi che si offende, questo si sente il supermaschio alfa che con un assegno potrebbe comprarsi l’Italia. Cosa gliene frega degli insulti? Neanche li legge più. E’ come se il Padreterno tenesse la contabilità delle bestemmie: ehi tu una volta mi hai dato del porco vai all’inferno. 
Ci accomodiamo in salotto. Mi fa: “Guardi dottore che prima di venire ho parlato con il dottor Letta che mi ha riferito che lei viene da un’ottima famiglia di dirigenti dello Stato, mi ha parlato molto bene di lei, anzi le porto i suoi saluti”. Con una sola frase mi ha appena spedito tre messaggi. 
Intanto, sa tutto di me e della mia storia familiare. Poi, che Gianni Letta ne sa ancora di più. E, infine, che ho davanti a me una persona che fa della squisita cortesia, come si diceva una volta, la sua arma migliore. 
Francesca Pascale siede alla mia sinistra in un’atmosfera così poco formale che riesce a smorzare la tensione anche se mi è chiaro non trattarsi di un convivio ma, sotto certi aspetti, di un prudente, garbato, regolamento di conti. 
Per tutta la serata io e lui ci scrutiamo: tu non oltrepassare il limite e io non oltrepasso il mio. Difficile che in passato gli sia capitato di trascorrere del tempo chiuso in una stanza con qualcuno che per anni lo ha descritto come il male assoluto, un demone che comprando e corrompendo da un ventennio è diventato padrone di altre vite (delle nostre vite). Me lo potrebbe rinfacciare ma non lo fa e io evito perfino qualsiasi velata allusione. Niente di personale, è la regola non scritta. 
Francesca Pascale mi ringrazia carinamente per non avere pubblicato quello che definisce il delirio di una pazza o giù di lì. Nega l’esistenza  di una relazione sentimentale con la Bonev, al che Berlusconi sogghigna e se ne esce con la battuta più riuscita della serata: “Peccato…”. 
Anche lei ride e danno l’impressione di una coppia molto affiatata o molto furba o entrambe le cose. Lui indossa una giacca blu che fa pendant con una t-shirt da yacht man anni Sessanta, gli mancano solo i bottoni dorati: occhieggia la bella fidanzata che veste un elegante tailleur bianco. 
Gli chiedo un commento su Matteo Renzi. “E’ un fuoriclasse ma cinico e crudele”. C’è tempo anche per un commento sull’esperienza ai servizi sociali della “Sacra famiglia” di Cesano Boscone che sta scontando in quel periodo. “Una esperienza  triste” e affonda gli occhi nel piatto, mormora qualcosa  come “una sofferenza vissuta in prima persona”, “mi ha arricchito spiritualmente”. 
E’ difficile che alla mia presenza confessi che ne ha piene le palle di quegli anziani malridotti. Mi chiedo se sia sincero quando appare così provato o se reciti la parte. Anche qui, forse, entrambe le cose. Assapora con parsimonia il tiramisù, si lamenta dei chili presi, si sente appesantito. Gli domando del suo Milan e si esibisce in un show da applausi. 
Si rianima: “Quell’Allegri lì mi spaccava lo spogliatoio, l’ho dovuto cacciare e Seedorf faceva lo stesso, litigava con tutti ma ora abbiamo questo ragazzo qui Filippo Inzaghi, un grande campione rossonero a vita che anche come allenatore me ne dicono un gran bene e vedrà torneremo grandi anche senza quel Balotelli lì”. 
“Ora la faccio ridere” e parlando di Super Mario comincia a sceneggiare, come fosse una barzelletta, di quando lo ha convocato per dirgli che gli è costato un occhio della testa e che segna troppo poco. Il Caimano si alza per rendere più efficace la scena che mima. 
“Dunque un giorno lo chiamo e gli dico: “Dimmi Balotelli qual è lo scopo del gioco del calcio? Lui non capisce o fa finta”. Il Cavaliere scuote vigorosamente la testa imitando Balo e rende l’idea dell’espressione dell’attaccante sempre piuttosto accigliato, sospettoso, tipico di chi non si aspetta gentilezze ma una pedata nel sedere. 
“Dunque te lo dico io”- e l’ex premier continua il racconto del colloquio-monologo- “lo scopo del gioco del calcio è quello di buttare la palla in rete, vero? E per segnare occorre superare la difesa avversaria e poi tirare con forza all’angolino come ti riesce benissimo, giusto? Ma come puoi tirare all’angolino se te ne stai lontano a centrocampo, giusto? E allora caro Balotelli mi spieghi per quale cazzo di motivo giochi sempre così lontano dalla porta avversaria?”. Nostalgia carogna.   
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lamilanomagazine · 2 years
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Presentato a Catania il catalogo “Giovanni Verga, quotidianità di un romanziere”
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Presentato a Catania il catalogo “Giovanni Verga, quotidianità di un romanziere”. Documenti inediti ma anche testi, lettere e raccolte utili a svelare il mondo del Verga uomo e scrittore. A cento anni dalla morte del massimo esponente del Verismo,  il Comune di Catania e Regione Sicilia hanno promosso la realizzazione di una mostra documentaria, nel Castello Ursino, e del catalogo "Giovanni Verga, quotidianità di un romanziere”. L'iniziativa ha messo in luce le tappe significative della vita dell'autore e i tratti essenziali della sua scrittura, attingendo in buona parte a documenti del  fondo "Eredi Verga", conservato nell'Archivio storico comunale, a partire da capitoli matrimoniali, testamenti, contenziosi giudiziari, corrispondenze a più voci. Il volume a corredo della mostra, allestita tra novembre e dicembre, è stato presentato nella Biblioteca Vincenzo Bellini nel corso di un incontro moderato dal direttore della Cultura, Paolo Di Caro. Sono intervenuti, la soprintendente per i Beni culturali e ambientali di Catania, Donatella Aprile, il professore Antonio Di Silvestro, docente di Filologia della Letteratura Italiana del Dipartimento di scienze Umanistiche dell'Università di Catania e curatore del catalogo, il critico cinematografico Franco La Magna, Carla Verga erede dello scrittore, l'attrice Nunziata Blancata. La soprintendente Aprile ha espresso particolare apprezzamento per la sinergia degli enti che, collaborando, hanno realizzato la mostra e il catalogo e, soprattutto, ha sottolineato l'importanza della presenza delle scuole nel percorso del centenario verghiano. Il prof. Di Silvestro ha messo in risalto il profilo del Verga uomo, con i suoi affetti e debolezze nel contesto familiare e sociale. «Per comprendere appieno la personalità di Giovanni Verga – ha evidenziato anche nel catalogo - occorre indagarne il milieu costituito dalla famiglia, fonte di atmosfere, suggestioni e luoghi presenti nei suoi racconti, nonché le molteplici relazioni sociali che hanno contraddistinto la sua quotidianità». L'incontro è stato  animato dalla interpretazione che Nunziata Blancato, della Fita Catania, ha reso di  alcune lettere del periodo del colera (1854) scritte dal padre dello scrittore, Giovanni Battista Verga Catalano. Il pensiero verghiano attraverso la cinematografia è stato tratteggiato dal critico cinematografico La Magna, partendo dal film muto "Tigre Reale”. Carla Verga ha elogiato il lavoro dei ragazzi che si sono avvicinati allo studio e all'interpretazione dello scrittore con un sentimento di affettuosità, «proprio come un nonno». Una rappresentante del liceo Principe Umberto, Patrizia Perricelli, ha testimoniato il valore dell'esperienza svolta come guida per la mostra al Castello Ursino.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Oroscopo di Chirya: speciale festività natalizie
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Oroscopo di Chirya: in occasione delle feste daremo uno sguardo alle stelle. Se desiderate scoprire i regali che riceverete, tranquilli non ve lo diremo, vi diremo solo su quale atteggiamento o animo sarà meglio scommettere per godervi al meglio delle prossime feste in compagnia o alla ricerca di nuove emozioni. Oroscopo di Chirya: uno sguardo segno per segno ARIETEPreparatevi a vivere delle feste mozzafiato, proprio come piacciono a voi spumeggianti, intense e sempre sotto la luca dei riflettori, attenzione a non strafare con il denaro e i regali, ricordate che dopo la tredicesima gennaio è lungo da passare.  Il 2023 avrà una sola parola per voi, almeno fino a Maggio 2023, intraprendenza. Con questo portarvi in avanti su tutto, le sorprese non tarderanno ad arrivare, in amore come nel lavoro TOROAncora dei momenti belli, festaioli, che per voi è dire tanto, sia in amore che sul lavoro, per tutto il mese avrete i pianeti veloci dalla vostra parte. Quindi il consiglio è: approfittate delle Feste per dare una svolta al look, cominciando l’anno con più grinta, voi che amate l’eleganza, non badate a spese, avrete mille e una occasione per essere chic. GEMELLILe prossime feste vi regaleranno un surplus di affetti, di affettuosità mai vista, organizzate qualche viaggio, qualche regalo per stupire. Per molti la gratificazione per un lavoro importante, vi porterà molte gratificazioni, e straordinari progetti, con nuove collaborazioni nel 2023. CANCROLe feste sono fatte per riunire, ed è quindi il momento giusto per dimenticare conflitti, per scegliere la serenità, aspettare con animo mite il nuovo anno è la scelta adatta a voi. Chiaritevi con il partner, con la famiglia, con gli amici, con il vostro vicino di casa, anche con il vostro pelosetto. LEONEVi siete abituati a questo nuovo slancio professionale e adesso temete che la pausa natalizia vi smonti tutto, non è così. Voi del Leone sapete tessere importanti conoscenze anche al cenone di Natale, ed è quello che farete, divertitevi, brillate, Giove vi regalerà momenti indimenticabili. Anche la tanto attesa stabilità economica sta per arrivare. VERGINEMercurio, Venere, Sole, Plutone in aspetto positivo al vostro Sole di nascita in altrettanto aspetto positivo con Urano colora di estrema positività il periodo. Sfruttate al meglio, chiedete di più, chiedete tutto ciò che desiderate, avete la benedizione delle stelle per sistemare bene qualche precarietà sia sul piano sentimentale che lavorativo.  BILANCIAQueste Feste avranno molti momenti felici, sia sentimentali che lavorativi. Pensate di realizzare progetti importanti su entrambi i fronti, qualche nostalgia la percepiranno i nati nei primi gradi del segno, ma è una cosa passeggera, niente malinconie su chi non c’è. Tenetevi stretto chi c’è e ve lo dimostra, Saturno vi protegge, ed è un grande alleato, potrete contare sul risultato finale. SCORPIONEI momenti di serenità ci sono per tutti, dopo un periodo abbastanza impegnativo, non abbandonatevi alle feste, e abbassate la guardia. Divertitevi, ma non dimenticatevi delle vostre responsabilità in ambito lavorativo. La stessa cura va applicata in amore, chi vi sta vicino ha bisogno di dimostrazioni di affetto, donatevi e lo avrete ai vostri piedi. SAGITTARIOLe nuove entrate vi faranno trascorrere delle serene feste, in compagnia di amici, parenti e affetti. Giove ritorna amico, come fu a Maggio, e nulla vi ostacolerà nel raggiungere i vostri desideri. Scampagnate, cene, serate passate a chiacchierare, questi i vostri sogni che diventano realtà. CAPRICORNOLe stelle regalano vi grandi emozioni, in campo professionale e sentimentale, la grossa presenza di tutti i pianeti veloci movimenterà con tante piacevoli sorprese le vostre Feste. Solo Giove farà spendere più denaro ai nati i primi giorni del segno, o qualche noia lavorativa vi coglierà impreparati, per gli altri tutto sereno con Urano sempre positivo. ACQUARIOIl campo professionale porta interessanti impegni e novità, approfittate del periodo festivo per ricaricarvi. Le stelle nel periodo di Natale vi suggeriscono di godervi le feste, e di utilizzare questo tempo per prepararvi a quello che sta per arrivare, ovvero il cambiamento, Saturno a Marzo 2023 passerà nel vostro segno, quindi per ora divertitevi. PESCINonostante amiate tuffarvi nelle feste e dimenticare tutto il resto per entrare nella magia del Natale, quest’anno la professione sarà al centro dei vostri pensieri, le novità riguarderanno la sfera affettiva: attenzione una vecchia conoscenza si presenterà con un colpo di scena assicurato, state molto attenti nel valutarne i danni. Read the full article
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canecucciolo · 2 years
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Cani Simili al Labrador | 5 Razze di Pari Affetto!
Vuoi prendere un cucciolo e stai pensando al labrador? Ecco una lista dei 5 cani simili al labrador per carattere…e affettuosità! 5 razze di cani simili al labrador Il labrador è una delle razze di cani più popolari al mondo, e non è difficile capire perché. I labradori sono cani dal temperamento molto dolce e […] Cani Simili al Labrador | 5 Razze di Pari Affetto!
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gregor-samsung · 2 years
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“ In quei giorni, il dottore vide Pamfíl Palých con la famiglia. Sua moglie e i bambini avevano trascorso tutta l’estate fuggendo sulle strade polverose, sotto il cielo aperto. Erano terrorizzati dagli orrori vissuti e ne aspettavano altri. La moglie e i tre figli, un maschietto e due bambine, avevano i capelli bianchi, color lino, bruciati dal sole, e bianchi severi sopraccigli sui visi abbronzati e riarsi dal vento. I bambini erano ancora troppo piccoli per recare altri segni di quanto avevano sofferto, ma dal volto della madre, traumi psichici e pericoli avevano cancellato ogni traccia di vitalità, lasciando solo l’arida regolarità dei lineamenti, le labbra strette e sottili, come un filo, la tesa immobilità della sofferenza pronta solo a difendersi. Pamfíl li amava immensamente, specie i bambini, e con una punta dell’ascia ben affilata intagliava per loro giocattoli di legno, leprotti, orsacchiotti e galletti, con una maestria che stupiva il dottore. Quando erano arrivati, Pamfíl era diventato allegro, si era ripreso e aveva cominciato a rimettersi. Ma presto si seppe che, a causa della nociva influenza che le famiglie esercitavano sul morale degli uomini, i partigiani sarebbero stati divisi dai loro cari, il campo liberato da quell’inutile peso e il convoglio delle donne avrebbe dovuto accamparsi, sotto una sufficiente scorta armata, a una certa distanza, per passarvi l’inverno. Erano certamente più le voci che correvano in proposito che non le disposizioni concrete. Il dottore non credeva che la misura potesse essere attuata. Ma Pamfíl si incupì e le allucinazioni ricominciarono. “
Borís Pasternàk, Il dottor Živago, Einaudi (collana Nuovi Universali; traduzione di Pietro Zveteremich, riveduta da Mario Socrate e Maria Olsoufieva; prefazione di Eugenio Montale), 1964; pp. 416-417.
[Prima edizione mondiale: Giangiacomo Feltrinelli Editore, collana «I Narratori», 15 novembre 1957]
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marinagalatioto · 5 years
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➡️ Bisogna mantenere almeno un metro di distanza dalle persone e gli 𝐚𝐛𝐛𝐫𝐚𝐜𝐜𝐢 sono offlimits, almeno per un po'. 🌟 Ma nulla ci vieta di sorriderci e di mandarci abbracci virtuali. 💑 Di volerci bene a distanza, quindi... un 𝐚𝐛𝐛𝐫𝐚𝐜𝐜𝐢𝐨 e un sorriso a ognuno di voi. Scambiarsi affetto in questi giorni è forse più complicato, ma non impossibile. 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨𝐜𝐢 𝐛𝐞𝐧𝐞 e aiutiamoci anche a sentirci meglio moralmente, perché il morale è davvero importante. . . . .➡️ seguimi @marinagalatiotoscrittrice ⬅️ per info e collaborazioni messaggio in DM oppure via mail a [email protected] . . . . #vitadascrittore #abbraccio #hugs #freehugs #abbracciamoci #abbracciovirtuale #sorridere #volersibene #amarsi #affetto #affettuosità #manifestazionidiaffetto #abbraccigratis #abbracciorestaurante #abbraccioni #digitalinfluenceritalia #ambrassador #italia #over50women #overthetop #marinagalatiotoscrittrice #ioscrivo #nonmollaremai #celafaremo #iorestoacasa (presso ITALY , Europe) https://www.instagram.com/p/B9tsbAAj_h4/?igshid=13xoyo5g7dj64
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la-brigantessa · 7 years
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Io,te,il nostro amore e niente più.
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daniela--anna · 3 years
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Munchkin, Il Gatto Bassotto. 🐈
Il Munchkin, o gatto bassotto, è una razza di gatto domestico caratterizzata da zampe molto corte e un corpo slanciato, causati da una mutazione genetica naturale. Sin dai primi del ‘900 sono segnalate e identificate diverse comparse di questa specie, ma solo nel settembre 1994 la TICA (The International Cat Association) ha accettato il Munchkin nel proprio programma di sviluppo, attestandogli il TICA Championship nel 2003. Le sue caratteristiche zampe corte sarebbero dovute ad una mutazione comparsa spontaneamente in alcuni esemplari (simile al fenotipo dei cani bassotto), mantenuta poi grazie a determinati allevatori che sono riusciti a “fissare” questa particolarità, dando origine ad una vera e propria razza. Si contraddistinguono per la loro vivacità, curiosit��, allegria e affettuosità.
#animals ❀ Lᴀɴᴅꜱᴄᴀᴘᴇꜱ﹠Nᴀᴛᴜʀᴇ
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emozioniamplificate · 3 years
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Promesse infrante
non ci si può fidare,
ho abbassato i miei muri
e ora mi ricordo perché li avevo costruiti così alti.
Tutti se ne vanno perché sono distruttiva
anniento le persone con le mie stesse mani,
illudimi che sono speciale
per poi sferrare il tuo colpo più potente
dritto al cuore
dritto all' anima.
Tutti sono incostanti,
ambivalenti nei sentimenti verso gli altri
immaturità e irresponsabilità
mancanza di empatia.
Dimmi se ora ti senti meglio
non hai capito un cazzo di me
e di cosa provo,
so solo che mi hai dimostrato di essere come tutti gli altri.
Bombardamento di affetto
per poi togliermelo di colpo
lasciandomi arida di bene,
io nutrendo fiducia nelle tue parole senza reale fondamento.
Mi hai richiamato alla memoria
perché non si può abbassare mai la guardia,
complimenti, ti faccio gli applausi
sei pure peggio degli altri
non sai niente della mia persona.
Scuse su scuse
solo per non prenderti le tue sensatezze e colpe,
eppure non riesco a odiarti.
La mia affettuosità non è servita a nulla
solo a farti scappare a gambe levate,
non so più cosa dire
cosa pensare.
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arreton · 4 years
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Dopo aver cercato di spiegare — o, almeno, fatto capire che io avevo capito e dunque aver fatto sentire la mia "presenza", diciamo aver fatto capire che 'parliamo la stessa lingua' — ho aggiunto che anche a me manca passeggiare in mezzo alla natura, che qua non saprei come raggiungere e nemmeno se c'è un posto in mezzo al verde dove potervi passeggiare. Tutto ciò è stato ignorato e soprattutto quando dico della mancanza di fare passeggiate, è stato abbastanza doloroso. E forse proprio tutto ciò è stato l'errore: l'essermi cioè mostrata "amica" (quindi comprensiva, e che si apre con un'altra persona che considera amica, ma attenzione: 'amica' per come considero io l'amicizia — diciamo l'idea che me ne sono fatta negli anni) perché in realtà non parliamo affatto la stessa lingua. Dunque quel dolore provato non ha motivo di esistere perché non è stato inflitto da nessuno. Sto sempre con la convinzione (arrogante) che la gente vuole essere capita ed allora, per soddisfare questo loro bisogno — ed essere quindi degna della loro attenzione e della loro presenza — ho sempre cercato di essere comprensiva (atteggiamenti acquisiti da bambina). Amicizia è anche mettere cose in comune, mi dicevo, dunque mi apro un po' anche io. Ma, evidentemente, non è mettere in comune 'ciò che si ha dentro', ma quel che di pratico c'è in ciò che ci circonda: fare, lamentarsi di qualcosa di esterno a sé. È la 'compagnia', insomma. E 'mettere in comune ciò che si ha dentro' non vuol dire comunque non "sfogarsi", ma limitarsi al semplice sfogo ovvero il tirare fuori quel tanto che ti dà fastidio, che in quel momento ti pesa, ma non si vuole arrivare a nessuna soluzione, non si cerca nemmeno comprensione, solo l'occasione di vomitare lo schifo che hai accumulato e nel momento in cui hai rigettato è passato tutto. Non importa quindi il sentirsi capiti, il sentirsi accettati, il vedere che c'è qualcuno che sta come te e dunque che siete affini, cose che invece io credevo fossero necessarie in un rapporto d'amicizia. Ma credevo male, appunto. L'altro non si vede affatto: in quel momento, ma non solo, la cosa che mi interessa è solo vomitare, una volta fatto è passato tutto, come se non fosse successo niente. Da qui appunto: non parliamo la stessa lingua. Ci avevo messo troppa psicologia, troppa sensibilità nell'altro, avevo proiettato i miei bisogni, i miei desideri sull'altro; psicologia e sensibilità, dunque, che in realtà non ci sono. È tutto di molto più semplice: se mi sfogo, il massimo che voglio da te è che tu mi incentivi a farlo (cioè a non chiudere il discorso), niente soluzioni niente comprensione niente affettuosità, forse nemmeno lettura o reale ascolto, pure che si fa finta, l'importante è solo che tu faccia da presenza simbolica. Mi basta soltanto che tu ci sei fisicamente, cioè fisicamente essente, non mi importa la psicologia, la comprensione, l'analisi, la ricerca di soluzioni, mi interessa solo che tu esisti in quanto "essere che partecipa al mondo". E aprirsi all'altro, inoltre, non significa mettere a nudo chissà quale lato del nostro carattere, no anzi! Sia mai! Una cosa del genere non è proprio concepita, malgrado tutta la letteratura e tutto quello che si professa in giro, non è una mente che si cerca, ma un corpo col quale poter fare. Compagnia, appunto.
Tutto questo in realtà mi solleva da compiti che credevo che dovevo assolvere per forza e che stavano iniziando a pesarmi, compiti che non volevo più assolvere perché "nessuno lo fa con me" diceva la mia parte offesa. Ma non c'è nessuna offesa! Il punto è proprio questo! Nessuno lo fa con me, perché nessuno me l'ha mai chiesto, perché nessuno le ha mai volute queste cose! Io mi sono sempre sbattuta inutilmente in quattro perché credevo che fosse ciò che si cercava, perché era ciò che io cercavo e speravo che dandolo lo avrei ricevuto in cambio — se io do una cosa, tu me ne dai un'altra — ma in realtà quello che davo era semplicemente troppo, un non richiesto e quello che non ho ricevuto non è stata una mancanza dell'altro, ma una pretesa eccessiva da parte mia. Io chiedevo a dei corpi di essere mente. Quella che, dunque, ha sempre preteso mari e monti dagli altri sono io, e non viceversa! Questa è una grande rivelazione, ridimensiona l'idea che mi sono fatta dell'altro, riducendolo quasi a vittima delle mie necessità. Ed infondo un po' lo è, perché è come dire ad un cane di essere gatto. Non ho ricevuto quello che volevo, semplicemente perché l'altro non ha le mie stesse necessità, ma nel senso che proprio non ci pensa, non sa forse nemmeno cosa vuol dire, non gli interessa la sensibilità, l'empatia, vuole solo conferme al massimo. Cioè la differenza è strutturale. Malgrado questa incompatibilità di fondo, c'è però da dire, che sono stata comunque "accettata" e quindi dovrei in un certo senso essere pure riconoscente — ma in realtà non lo sono — di tutte le volte che sono stata "scelta" come compagnia malgrado la mia compagnia non fosse incastrabile a tutto il resto. Quello che invece ho fatto io è stato sentirmi sola (e quindi aver accusato l'altro di mancanze nei miei confronti) perché io invece non tenevo, per quel che avevo bisogno, in conto nessuno. Una parte di me sapeva che quello che volevo non potevo pretenderlo perché strutturalmente non c'erano i fondamenti, il terreno disponile da cui poter raccogliere, non è che mi è stato negato con consapevolezza, mi è stato negato semplicemente perché non c'era. Io continuavo a pretendere che invece ci fosse. Molto semplicemente, dunque: parliamo due lingue diverse. Dato che la maggioranza sta su questa impostazione l'unica è smettere di cercare l'impossibile. Ci sono le eccezioni, certo, e se si trovano ben venga. Ma nel frattempo: si prende quel che si può da quello che ti mettono a disposizione. Pure, più che accettazione, direi più tolleranza.
Ed in tutto questo mi sono anche spiegata questo continuo senso di solitudine.
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corallorosso · 4 years
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Questo bel giuggiolone si chiama Nico Basso, consigliere “venetista” (?) ed ex assessore allo sport con la giunta leghista di Loredana Baldisser. È capogruppo della lista civica “Asolo ancora verso il futuro”. Tal Basso, pensando a Silvia Romano, ha scritto con garbo: “Impiccatela”. Infarcendo poi il suo profilo Facebook di altri insulti dedicati alla ragazza. L’uomo (parola grossa) non è nuovo a simili manifestazioni di garbata critica, avendo in passato augurato la morte anche a Napolitano. Secondo Il Gazzettino, Basso avrebbe anche scritto (o condiviso un post con queste parole, non si capisce bene): “Silvia Romano, un'altra tr**a che ci è costata 4 milioni, si dice”. In ogni caso poi ha cancellato tutto, senza però apparire granché pentito nelle dichiarazioni successive. Affettuosità anche per Paola De Micheli (“Libera da chi? Pd di merda”), il Presidente del Consiglio e il Ministro degli Esteri (“Conte e Di Maio, non vi fate schifo?”). Il sindaco di Asolo valuta (?) di chiedergli le dimissioni. Gente così, in questo paese, fa “politica”. Ma dove diavolo vogliamo andare? Andrea Scanzi
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Elsa, Alberto e Pier Paolo
Se, come egli scrive, la vita in casa sua era «sempre uguale alla morte», la vita della sua creatività si spandeva, seppure affogata nell’angoscia, alla luce solare di Roma: ed era vita di amici, gli scrittori e i ragazzi di borgata.
Gli amici, fra i primi, erano ancora Bassani, Bertolucci e Gadda: ― vi troviamo uniti Elsa Morante e Alberto Moravia, Renato Guttuso, Pietro Citati, Cesare Garboli, Niccolò Gallo. E, oltre loro, Adriana Asti, Elsa De Giorgi, Laura Betti.
Pier Paolo passò per i salotti della mondanità letteraria con un lampo lieve. Non era uomo da salotto: vi si muoveva con cauta ironia, rifiutava qualsiasi ritualità laica. Né amava manierismi nei rapporti d’amicizia. Di fronte ai manierismi galateali diventava sfuggente, negli ultimi anni sarcastico. 
Duratura, appassionata, un’amicizia di vent’anni e più, in cui spese dolcezze, affettuosità delicate, fu quella che nutrì per Alberto Moravia e Elsa Morante. E ne fu ricambiato.
Pier Paolo conobbe Elsa al tempo in cui era amico di Toti Scialoja, ― il cristianesimo creaturale, l’istintiva sensibilità per i miti decadenti, poterono unirli. Ma li univa anche l’assillo di essere veritieri fino alla sofferenza. Nella loro amicizia c’era una parte ludica assai cospicua: ― il gioco, ad esempio, del raccontarsi reciprocamente i sogni, e interpretarli, e interpretare i gesti propri e quelli altrui sulla linea di fuoco della psicoanalisi.
Il rapporto fra Elsa e Pier Paolo era segnato dal sentimento religioso dell’esistenza; il rapporto fra Moravia e Pier Paolo, invece, dal serrato scrutinio dei fatti politici e culturali. Talvolta il dissenso fra loro era grande: la matrice illuministica e cosmopolita della cultura moraviana reagiva al sotterraneo cristianesimo pasoliniano. Quelle reazioni, piuttosto che portare a rottura il rapporto, servivano a cementarlo di più: l’uno spiegava all’altro, inconsapevolmente, le personali qualità d’intelletto e giudizio: ― e ciò, nella divergenza, rendeva ininterrotto il colloquio.
C’era in Moravia un interesse affascinato per nulla segreto verso le civiltà arcaiche: l’interesse che lo spingeva a percorrere le strade del terzo mondo dello spirito e non solo dello spirito. Pasolini, in questo, lo soccorse, entusiasta compagno di viaggio in India, in Africa. 
Gli amici si ritrovavano di frequente in trattoria. Moravia e Elsa Morante quotidianamente cenavano fuori casa. Pasolini prese l’abitudine di unirsi a loro, e Bassani, Penna, Parise, Bertolucci, Augusto Frassineti, volta a volta partecipavano del gruppo.
Cenavano d’inverno di solito alla Campana in via della Campana, o al Bolognese in Piazza del Popolo; anche alla Carbonara in Campo de’ Fiori; in Trastevere al Pastarellaro o da Carlo. D’estate, preferita era una trattoria della vita Appia Antica, a un passo dalla porta San Sebastiano, al di là delle mura: ― era un locale che metteva all’aperto, sotto una tettoia, alcune panche e qualche tavolo di legno grezzo; c’era la ferrovia a un passo, la ferrovia Roma-Genova. Gli amici chiamavano il posto «i trenini», ci andavano per mangiare particolarmente fettuccine e costolette d’abbacchio «allo scottadito».
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gropiusstadt · 4 years
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Ma precisamente, nel momento, e solo nel momento, in cui mi sono assicurata l’affetto la fiducia la lealtà di una persona, sentimenti e promesse ricambiate, ma verso questi io smetta di provare e mostrare mancanza slancio affettuosità fisica e di parole, che cosa devo pensare di me? Come mi devo definire? Se ho un blocco, un’incapacità, una mancanza nel dire: ti voglio bene, mi manchi, a presto, voglio un abbraccio, ti do un abbraccio, ho bisogno di te, tu hai bisogno di me?, ecco, l’altro, di me, che cosa se ne deve fare?
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gregor-samsung · 5 years
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Una confezione tutta rosa. Perché non avevo avuto il coraggio di fermare la commessa e dirle che non c'era bisogno? Però, superato il pacchetto, dentro c'era il peluche di Snoopy, e quello le sarebbe piaciuto di sicuro. Certo, non avrebbe avuto la reazione che avevo sognato - meno, ma a me meno andava bene. L'avevo già messo in conto. «Cos'è», disse. Non disse nemmeno tutta la frase che significava quel cos'è - e cioè: 'sto coso rosa. «Aprilo», dissi. Ormai ero molto scoraggiato, ma non era più possibile tornare indietro. Lo aprì. Con impazienza, e la carta rosa fu - giustamente - strappata in malo modo. La mia certezza che desiderasse davvero un gesto romantico e scemo si era già incrinata - era come se lo avessi sognato, ma in realtà sapevo   cosa era successo, lo stavo capendo con precisione in quel momento, mentre lei strappava infastidita quella carta rosa: lo aveva detto così per dire, per essere carina con me. Ma non intendeva che si facesse sul serio. Era chiarissimo, ormai. Ma era anche troppo tardi. Si girò tra le mani lo Snoopy, lo guardò e mi guardò. Poi fece una domanda che non aveva possibilità di una buona risposta: «Ma è per San Valentino?» Era la domanda in sé che era sbagliata. Perché era una domanda molto negativa. A prescindere dal tono e dall'espressione. A quel punto, rispondere sì era sbagliato; rispondere no era impossibile. Non risposi, ma era sì. Me lo spinse sullo stomaco. Era un modo per ridarmelo, ma non me l'aveva messo in mano, bensì spinto sullo stomaco. «Ma come ti viene in mente di festeggiare San Valentino? Ti sembra una cosa sensata?» (No, non mi sembrava una cosa sensata, era questo che me la faceva sembrare simpatica - prima che lei arrivasse; ma già dal suo sguardo quando era arrivata, avevo intuito che non era una cosa sensata, e basta). Poi guardò la carta rosa strappata, a terra, ma non ebbe voglia di dire nulla, su quella. Scosse la testa e non a me, ma a se stessa, per rimproverarsi, disse: «Non pensavo fossi così stupido». Poi risalì sul motorino e disse: «Anche il giorno di San Valentino, se non lo sai, succedono cose nel mondo, e quindi anche il giorno di San Valentino noi siamo impegnati a fare politica». E quel "noi", ormai, mi escludeva per sempre. Sussurrai quello che mi fu impossibile non sussurrare in quel momento: «Tu non molli mai, eh?» Ma non credo che lo sentì.
Francesco Piccolo, Il desiderio di essere come tutti, Einaudi (collana Super ET), 2017 [1ª ed.ne 2013]; pp. 75-76.
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