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#allestimenti esterni
notiziariofinanziario · 8 months
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E' arrivato il restyling della Ford Puma
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La nuova versione di Ford Puma mantiene la gamma di motorizzazioni elettrificate con lievi modifiche estetiche, più tecnologia e interni ampiamente rinnovati. La grande novità però è un'altra: per la prima volta la Ford Puma sarà anche elettrica. Si chiamerà Puma Gen-E e debutterà nel corso dell'anno. Per ora quindi non ci sono informazioni sul powertrain né sui prezzi dell'intera gamma.  Ford Kuga 2024, gli esterni In questo restyling, Ford si è concentrata più sugli interni e sulla tecnologia che sul design esterno. La Puma 2024 adotta un logo del marchio più grande al centro della griglia, oltre a nuovi fari con una firma luminosa che Ford definisce "ad artiglio". Inoltre il SUV dell'Ovale Blu è disponibile in sei colori, tra cui il nuovo Cactus Grey e può essere dotato di cerchi in lega da 17 a 19 pollici. Ford Kuga 2024, gli interni Senza modifiche alle dimensioni esterne, la Ford Puma 2024 offre uno spazio interno invariato. Così come la capacità del bagagliaio, che rimane di 456 litri e continua a offrire l'ingegnosa soluzione MegaBox, che offre 80 litri aggiuntivi e la possibilità di trasportare oggetti fino a 115 cm di altezza. Inoltre è dotato di un foro sul fondo che funge da scarico, per cui può essere lavato senza problemi. Guardando agli interni della Ford Puma 2024 si nota subito il nuovo volante multifunzione e la configurazione a doppio schermo per la strumentazione digitale (12,8") e il sistema di infotainment (12"), animato dal sistema SYNC4 connesso al cloud e dalla connettività 5G. Naturalmente, è presente anche il controllo vocale tramite Alexa Built-in, oltre ad Apple CarPlay e Android Auto senza fili. Completano l'abitacolo elementi come la nuova sound bar, la pelle sintetica Sensico, la nuova illuminazione ambientale, l'impianto audio opzionale a 10 altoparlanti B&O o il parabrezza laminato acustico, progettato per aumentare il comfort a bordo. Tra le nuove tecnologie incluse va segnalato il cosiddetto Predictive Speed Assist, ovvero un'evoluzione del cruise control intelligente che permette di "regolare automaticamente la velocità per affrontare comodamente le curve della strada o le corsie di uscita dell'autostrada", dice Ford. Ford Puma 2024, il motore e la meccanica Per quanto riguarda la gamma motori, come anticipato, la grande novità della Ford Puma 2024 è la Puma Gen-E, prima volta elettrica per il crossover dell'Ovale Blu. Tuttavia la Casa si è limitata a confermare che arriverà entro l'anno. Nulla di più.  Detto questo, sappiamo che al lancio la rinnovata Puma sarà disponibile con motori turbo benzina con modulo mild hybrid, e con quattro modalità di guida: Normal, Eco, Sport e Slippery. Il motore EcoBoost Hybrid da 1,0 litri è disponibile nelle versioni da 125 CV (manuale e Powershift) e da 155 CV (solo automatico), entrambe contrassegnate dal marchio DGT Eco. Nel caso della prima, il consumo di carburante dichiarato è compreso tra 5,3-6,0 litri per 100 km (manuale) e 5,6-6,3 litri per 100 km (automatico), mentre la versione più potente dichiara 5,5-6,3 litri per 100 km. A chiudere la gamma, troviamo la versione più sportiva e Puma ST Powershift, con il 1.0 EcoBoost Hybrid da 170 CV e 248 Nm di coppia, sempre associato al già citato cambio automatico a doppia frizione a 7 rapporti. In questo caso, stiamo parlando del modello con le migliori prestazioni (210 km/h e 7,4 s nello 0-100), con un consumo di carburante compreso tra 6-6,5 litri per 100 km e con dettagli di design ed equipaggiamento esclusivi, come lo splitter che aumenta la deportanza anteriore di quasi l'80% o la griglia anteriore specifica, per migliorare il raffreddamento e, quindi, l'efficienza del motore.  Naturalmente, è disponibile anche un tetto nero lucido in tinta con la griglia, gli alloggiamenti degli specchietti e lo spoiler posteriore, oltre a cerchi da 19 pollici in Magnetite Grey e sedili sportivi Ford Performance all'interno. Ford Kuga 2024, i prezzi e gli allestimenti La nuova Puma segue le orme della Kuga 2024, con gli allestimenti Titanium, ST-Line e ST-Line X (mancano solo gli Active e Active X), mentre le luci di benvenuto opzionali montate sugli specchietti retrovisori possono proiettare a terra la sagoma di un puma. L'arrivo nelle concessionarie è previsto per maggio, con prezzi ancora da comunicare. Ford Kuga 2024, le concorrenti Destinata a uno dei segmenti in più rapida crescita e con la più alta quota di mercato in Europa, il segmento dei SUV urbani, la nuova Ford Puma 2024 non sarà certo a corto di rivali. Ad espettarla ci sono Hyundai Kona, Kia Xceed, Peugeot 2008, Renault Captur, Skoda Kamiq, SsangYong Tivoli, Volkswagen T-Cross, Mitsubishi ASX, Seat Arona e, soprattutto, la versione mild hybrid della Jeep Avenger. Read the full article
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Lexus UX, le novità del MY 2024
  Novità esterne e nuova dotazione  Esternamente nuovo UX si presenta con colore inedito, il Sonic Copper, disponibile per tutti gli allestimenti. Per la versione F-SPORT e per la F-SPORT Design è disponibile un’ulteriore variante della combinazione bitone, con un set di colori esterni dedicato, che ora si estende dal montante anteriore al montante posteriore, collegando l’estremità del vetro…
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personal-reporter · 10 months
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L’Isola del Natale 2023 a Grado
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A Grado da sabato 2 dicembre le luminarie natalizie sono accese lungo le strade dell’isola, grazie all’accordo che è stato fatto dal Comune di Grado con la ditta che si occupa della gestione dell’illuminazione. Per gli allestimenti dei presepi, oltre a quelli al Cinema Cristallo, ci sono quelli esterni e non solamente da parte delle associazioni del centro storico, ma anche da altri gruppi e da privati. La data dell’8 dicembre, giornata che vede l’inaugurazione della rassegna presepiale e altre iniziative, è molto vicina, con anche un anteprima per l’apertura in via Sant’Agata del presepe in movimento di Pietro Longo. Sono davvero tante le iniziative che sono programmate per la prima parte di dicembre e affiancate dalla possibilità di parcheggiare gratuitamente nelle aree di sosta a pagamento dell’isola, dall’1 dicembre  al 7 gennaio come avviene da alcuni anni, così da invogliare ancor di più il flusso di turisti a raggiungere Grado. Inoltre fino al 10 dicembre l’auditorium San Rocco ospiterà la mostra-mercato di idee regalo fatte a mano Non solo Natale con apertura dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 19. La giornata clou è quella dell’apertura del Nadal de Or  dell’8 dicembre dove dalle 10, in campo Patriarca Elia saranno disponibili i gonfiabili per i bambini, presenti anche nelle giornate del 9 e del 10. Ma l’appuntamento più atteso è però alle 16 per l’inaugurazione, al cinema Cristallo, della rassegna dei presepi, mentre la Società Canottieri Ausonia e la Lega Navale di Grado accenderanno le luminarie sui loro scafi ormeggiati in porto e in campo Patriarca Elia gli imprenditori gradesi, in collaborazione con il Comune, offriranno a tutti tè caldo, castagne e ribolla nell’attesa dell’accensione del grande albero, prevista per le 17, con la partecipazione del più piccoli. Inoltre dall’8 dicembre e fino al 6 gennaio sarà attivo anche il Luna Park di Natale nell’area dei Giardini Palatucci. Sabato 9 dicembre ci sarà il consueto appuntamento con il concerto Voci di Natale organizzato dalla Sogit Eventi, mentre per domenica 10 dicembre alle 16 in basilica è da non perdere il Concerto della Cometa con l’Orchestra dell’Accademia musicale Naonis con Luisa Sello e Mihi Kim (flauti), Cristina Nadal (violoncello) e Mabel Troian (clavicembalo). Read the full article
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lamilanomagazine · 2 years
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Modena, Palazzo Solmi sarà completamente riqualificato
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Modena, Palazzo Solmi sarà completamente riqualificato. A Modena c'è un progetto per un palazzo Palazzo Solmi tutto nuovo. Nel Camerino degli specchi, al posto del parquet industriale, sarà posato un pavimento antico in noce-ciliegio e verrà realizzata una cornice perimetrale in lastre di cristallo retroilluminate. Al centro della sala sarà appeso un lampadario in vetro di Murano completo di lampade a led dimmerabili (regolabili in intensità), così come dimmerabili saranno tutti gli apparecchi illuminanti del piano nobile. Su tutti i piani verranno integrati e predisposti gli access point wifi e saranno installate 14 telecamere di videosorveglianza. Nelle scale di servizio, inoltre, la ringhiera inizialmente prevista in ferro sarà sostituita con una balaustra in cristallo antisfondamento, mentre nei cortili esterni al pian terreno verrà effettuato un trattamento idrorepellente e antivegetativo per tutelare la pavimentazione in cotto. Il valore dell'intervento Il cantiere è stato consegnato oggi, martedì 20 dicembre, dal Comune di Modena al Consorzio Innova Società cooperativa e alle ditte consorziate esecutrici As Costruzioni e Servizi srl di San Felice sul Panaro e Baschieri srl di Sassuolo. L’intervento, che ha ottenuto il via libera dalla Soprintendenza, ha un valore di circa 2 milioni 600 mila euro, di cui 2 milioni 500 mila derivanti da mutuo erogato dall’Istituto per il Credito sportivo, e avrà una durata intorno all’anno e mezzo. La consegna del progetto Al momento della consegna hanno partecipato il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, gli assessori ai Lavori pubblici e alla Cultura Andrea Bosi e Andrea Bortolamasi e i rappresentanti di enti e associazioni rappresentative delle tradizioni e dell’identità di Modena che troveranno sede nell’area dell’edificio trasferita al Comune dal Demanio, destinata a diventare sempre più la “Casa della Modenesità”. Alla consegna hanno preso parte infatti Daniele Francesconi, direttore del Festival Filosofia; Giancarlo Iattici, presidente della Società del Sandrone; Ermanno Zanotti delle Società Centenarie; Roberto Fazzini, collezionista di riproduzioni in latta di allestimenti circensi. All’iniziativa erano presenti anche i familiari di Maria Grazia Badiali cui sarà intitolata una sala all’interno del Palazzo, come riconoscimento per il suo impegno e profondo spirito di solidarietà nei confronti delle persone più deboli attraverso le tante iniziative promosse dall’Associazione internazionale Regina Elena onlus. Le associazioni Gli spazi dell’edificio del XVIII secolo oggetto di riqualificazione saranno destinati per circa 220 metri quadrati a sede del Consorzio Festival Filosofia, per 456 metri quadri alla Società del Sandrone, mentre altri 920 metri quadrati, di cui metà nei cortili interni, rimarranno a disposizione per esposizioni temporanee ed eventi aperti ad altri soggetti e alla città. Tra le raccolte dal forte legame con il territorio che potranno essere ospitate nello storico edificio, potrà esserci anche la collezione di giocattoli e modellini in latta che riproducono decine di circhi di tutto il mondo del collezionista Roberto Fazzini, divenuto negli anni il più grande collezionista al mondo di riproduzioni in latta di allestimenti circensi. I modellini, che Fazzini ha espresso la volontà di donare al Comune, che si impegna a valorizzarli, sono fatti a mano e vanno dall’Ottocento fino alla prima metà del Novecento. Read the full article
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santorografica · 5 years
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mirkoravicini · 4 years
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L’imprenditore abruzzese Mirko Ravicini è il fondatore di due importanti società, che hanno sede in provincia di Pescara ed offrono i loro servizi in tutta Italia. Si tratta delle società Punto Garden ed Abruzzoservizi di Mirko Ravicini, la cui notorietà sta rapidamente crescendo grazie alle ottime prestazioni di servizi offerte ai loro clienti, principalmente aziende ed operatori dei cantieri industriali.
Punto Garden è una società specializzata nell’allestimento di location per diverse tipologie di eventi, da incontri professionali a cerimonie religiose. Chiedendo il supporto degli esperti di Punto Garden si potranno allestire sia location interne che esterne, valorizzando l’evento in particolare con allestimenti floreali. La società ha in provincia di Pescara il suo punto vendita di oltre 8.000 metri quadrati e che offre ai clienti una vasta scelta di fiori e piante.
In realtà Punto Garden di Mirko Ravicini non si occupa solo degli allestimenti floreali, ma dispone in catalogo anche di oggetti d’arredo sia per interni che per esterni, candele, articoli da regalo, attrezzi ed addobbi di vario tipo e profumatori d’ambiente. Basterà rivolgersi al team di questa società per non doversi preoccupare per il proprio evento: la location sarà arredata secondo i gusti del cliente ed in maniera coerente con la tipologia di evento. Punto Garden ha stretto inoltre un accordo con un’agenzia di wedding planner, trasformandosi in un punto di riferimento per le coppie che hanno bisogno di organizzare il loro matrimonio.
L’altra società fondata da Mirko Ravicini si chiama Abruzzoservizi, un’azienda che si rivolge ai professionisti e che li aiuta ad individuare i migliori macchinari industriali e mezzi professionali, da impiegare nei cantieri e per la lavorazione della terra. Oltre ad essere specializzata nella vendita di questi macchinari, la società Abruzzoservizi si occupa anche della manutenzione e della riparazione degli stessi. I professionisti potranno rivolgersi a questa azienda per ricevere assistenza sul funzionamento degli escavatori, dei trattori, delle apparecchiature pesanti e di tutti gli altri macchinari professionali per la lavorazione della terra.
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di-biancoenero · 5 years
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Diretto da Guido Salvini, pioniere in Italia della regia teatrale e nipote del grande attore ottocentesco Tommaso Salvini, il film ha una struttura teatrale con l'utilizzo perfino di illustrazioni al posto del girato in esterni. Il costumista/scenografo è Pier Luigi Pizzi, oggi noto per le sue regie e allestimenti operistici creativi . La colonna sonora è curata da Bruno Nicolai, autore di commenti musicali teatrali per Salvini, Zeffirelli, Visconti, ma anche conosciuto dai cultori di gialli/horror e spaghetti western. Interpreti classici per una storia risorgimentale : Rossano Brazzi, Valentina Cortese, Leonardo Cortese, Mario Ferrari, Carlo Tamberlani, Paolo Stoppa, Elena Zareschi, Tino Buazzelli. Un  gruppetto ben assortito !
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telodogratis · 2 years
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Mansory sale sull’Olimpo: ecco la sua Mercedes-Maybach Classe S
Mansory sale sull’Olimpo: ecco la sua Mercedes-Maybach Classe S
Il celebre elaboratore cerca di portare all’estremo la massima espressione del lusso tedesco con elementi in carbonio per gli esterni e potenziamenti di 100 CV circa per i due già possenti motori V8… Il celebre tuner tedesco Mansory, specializzato sia in elaborazioni meccaniche sia in allestimenti extra-lusso di vetture già esclusive, ha appena presentato le sue proposte per l’auto più opulenta…
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notiziariofinanziario · 8 months
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A Dacia Duster è affidato il compito di far fare un ulteriore balzo alle vendite
Diffuso il nuovo listino della nuova Dacia Duster, mentre gli ordini saranno aperti da Marzo. Diciamo subito che i prezzi rispecchiano il salto qualitativo fatto dalla nuova Duster, che prima partiva da 17.750 euro e ora ha un prezzo d’ingresso di 19.700 euro, quindi ben 2.000 euro in più. TRE MOTORI - La nuova Dacia Duster è disponibile con tre motori, due ibridi e uno a Gpl.  Al debutto troviamo il 3 cilindri 1.2 turbo a benzina (denominato TCe 130) mild-hybrid a 48 V, abbinato a un cambio manuale a sei rapporti, e disponibile sia con la trazione anteriore o integrale. Disponibile anche il 3 cilindri 1.0 turbo bi-fuel benzina-Gpl (Eco-G). Completa la gamma motori il full hybrid da 140 CV (Hybrid 140) abbinato a un cambio automatico, che ha debuttato sulla Jogger a inizio 2023. QUATTRO ALLESTIMENTI - La gamma della nuova Dacia Duster si articola in quattro allestimenti: Essential, Expression, Journey ed Extreme. Per quanto riguarda i colori disponibili, arriva l’inedita tinta beige sandstone (metallizzata) che si aggiunge alle altre sei: lichen kaki, verde oxide, brun terracotta, grigio scisto, nero nacré e bianco ghiaccio. La Essential prevede: alzacristalli elettrici anteriori,cerchi in acciaio da 16", aria condizionata manuale, maniglie delle porte nere, computer di bordo con schermo tft da 3,5". retrovisori esterni neri, intelligent speed assist (isa), sellerie essential, allarme uscita corsia, media control (streaming audio bluetooth con supporto telefono, 4 altoparlanti, usb), regolatore e limitatore di velocità, sedile conducente regolabile in altezza, sensori di parcheggio posteriori, volante soft feel regolabile in altezza e profondità. La Expression aggiunge i cerchi in lega da 17”, la selleria Expression, il computer di bordo con schermo da 7”, il sistema multimediale con schermo touch da 10”, la retrocamera e il sensore pioggia. La Journey, rispetto alla Expression, prevede il caricatore a induzione, il “clima” automatico, i fari fendinebbia, il Media Nav laive con sei altoparlanti, i retrovisori ripiegabili, i cerchi in lega da 18”, le barre sul tetto e i vetri posteriori oscurati. Competa la gamma la Extreme, che aggiunge il sistema di entrata di tipo keyless, il sedile del conducente con regolazione lombare, le barre sul tetto modulari, gli inserti decorativi color rame, la selleria in Tep lavabile e i retrovisori color rame. Read the full article
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ultimenotiziepuglia · 5 years
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roberto2829 · 4 years
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cercasi
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tmnotizie · 5 years
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SAN BENEDETTO – In occasione dello svolgimento degli eventi collegati al Carnevale, il sindaco Pasqualino Piunti ha firmato un’ordinanza che disciplina alcuni aspetti delle giornate di divertimento che possono essere potenzialmente dannose per l’incolumità delle persone o per la civile convivenza, se non correttamente gestite.
In base al provvedimento, dunque, da giovedì 20 a martedì 25 febbraio 2020 saranno in vigore:
– il divieto di vendita e somministrazione di tutti gli alimenti e bevande (alcoliche e analcoliche) in contenitori che possano risultare di pericolo per la pubblica incolumità, quali bottiglie di vetro e lattine (fanno eccezione le attività svolte all’interno dei locali e delle aree del pubblico esercizio o nelle aree esterne di pertinenza);
– l’obbligo a carico delle attività che effettuano la vendita di bevande in contenitori di plastica di aprire e togliere preventivamente i tappi di tali contenitori;
– il divieto di utilizzo di bottiglie di vetro, lattine e contenitori pericolosi per la pubblica incolumità, per il consumo di alimenti e bevande, nelle aree pubbliche ed aperte al pubblico;
– il divieto di utilizzo, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, di bombolette spray, di qualsiasi natura e di qualunque oggetto e materiale che possa mettere a rischio la pubblica incolumità (manganelli, petardi, giochi pirici, etc.).
Inoltre, l’ordinanza disciplina l’attività di vendita su aree pubbliche che si svolgerà giovedì 20 febbraio nell’area adiacente il Palasport “B. Speca” (per il carnevale dei bambini), sabato 22 febbraio in Piazza Redentore a Porto d’Ascoli e domenica 23 e martedì 25 febbraio per le sfilate nel centro cittadino. Queste attività potranno vendere articoli carnevaleschi (coriandoli, costumi, maschere, stelle filanti, ecc), giocattoli e libri per bambini, dolciumi e prodotti enogastronomici. E’ consentita la sola vendita di coriandoli confezionati, a norma di legge, in sacchetti di plastica o di altro materiale, debitamente sigillati.
Infine i soggetti organizzatori e gli operatori su aree pubbliche autorizzati dovranno:
– posizionare idonei contenitori per la raccolta dei rifiuti, che non dovranno essere abbandonati sul suolo pubblico o aperto al pubblico;
– effettuare, prima della chiusura dell’attività, un’accurata pulizia degli spazi antistanti (inclusa strada e marciapiede) delle aree utilizzate per gli allestimenti esterni con tavoli e sedie, rispettando le regole per il conferimento dei rifiuti secondo la raccolta differenziata;
– avvalersi delle procedure più veloci per contattare le Forze di Polizia al fine di allontanare ed isolare clienti molesti, ubriachi e minorenni che chiedono da bere nonostante i divieti
– evitare assembramenti all’esterno e nelle immediate vicinanze.
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pangeanews · 5 years
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“Non si lavora a quel Volto come ad un qualsiasi volto. Non si compie qualcosa al di sotto delle proprie possibilità”. Sei artisti intorno all’Ultima cena di Leonardo. Su troppa bigiotteria si erge il Cristo di Samorì, un abisso
Lessi del restauro dell’ultima cena di Leonardo, qualche tempo fa, e un particolare su tutti: sulla testa del Cristo, al centro della fronte, era stato trovato un buco. Sulla testa del Cristo senza piedi, un buco. Nella rappresentazione della scena che precede la passione, un chiodo. Una notizia sparata nel centro del cervello. Questo chiodo serviva a tirare i fili della prospettiva, a tenere insieme la costruzione del quadro mantenendo lì l’emanazione centrale. Di tutti i chiodi della croce, che servono a tenere insieme un corpo che cadrebbe, ecco il chiodo centrale, pensai. Il vuoto di un chiodo. Il vuoto centrale.
Ho una convinzione. Ossia che ogni artista non faccia altro che lavorare alla propria scomparsa. Caricare la presenza incessantemente, scomparire come la manifestazione del paradosso che le compete. E voglio aggiungere anche una terza premessa confidenziale. Non amo vedere collettive. Mi piacciono le cose assolute, anche se minime. Un piatto unico da ristorante fatto per chi vuole assaggiare un po’ di tutto senza saziarsi di una scelta, mi stanca. Troppe voci offuscano il canto. Quindi ogni volta, il lavoro che da testimone mi trovo a fare (perché l’arte non va guardata ma va testimoniata se vogliamo ereditare qualcosa) è quello di sgombrare il campo, secondo un principio di manifestazione dell’opera. Un principio assai più ambiguo di quel che sembra a pronunciarlo, perché implica l’emersione dello svelamento di una relazione.
Quindi questa, lungi da essere una critica, è la mia testimonianza, confessando di essere di parte, come chi non appartiene a nessun mondo di riferimento se non a quello della relazione con l’opera.
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Facciamo spazio con l’accetta.
La mostra presenta 6 artisti: due italiani (Nicola Samorì e i Masbedo, ne parlerò per ultimo quindi pazientiamo), un britannico di origine indiana (Anish Kapoor), uno statunitense (Robert Longo) e due cinesi (Wang Guangyi e Yue Minjun) chiamati da curatore Demetrio Paparoni a lavorare sulla cena ultima di Cristo, dipinta da Leonardo in Santa Maria delle Grazie a Milano (di fronte al Palazzo delle Stelline che ospita la mostra) dove perdura nonostante tutti gli agguati interni ed esterni che l’hanno, fin dall’inizio, minacciata di scomparsa (dai materiali usati dallo stesso Leonardo per dipingere l’affresco non adeguati all’umidità del posto, ai bombardamenti della seconda guerra mondiale che hanno ridotto a macerie tutta l’area circostante l’opera la quale, invece, si è tenuta in piedi).
Credo che Paparoni abbia voluto mettere in tavola una varietà di possibilità. Mi sfugge la logica del numero degli artisti e della scelta delle esperienze pregresse di questi in merito al tema (e sento ad esempio anche la mancanza di una visione come quella dell’artista Agostino Arrivabene), ma è una mia mania quella di cercare relazioni di senso in un progetto che fa del passato storico qualcosa che ha ancora senso affrontare nel presente, e del presente il testimone di un punto eterno nella contemporaneità delle cose.
L’ultima cena secondo Wang Guangyi
Diciamo anche che l’atto dell’ultima cena, ossia la Transustanziazione, che divide il cristianesimo in tutte le sue professioni, è sulla separazione che si tiene. Quello che succede nel momento in cui il pane viene distribuito – nel momento più alto della comunione, quando tutto deve riunirsi nel passaggio tragico di cui la passione e la resurrezione solo quasi un compendio narrativo a questo – avviene in questa ambiguità dell’atto che rimane incomprensibile o incompatibile con l’umano: quello di trasformarsi (perché la transustanziazione è, per chi ci crede, il miracolo della trasformazione del pane nel reale corpo di Cristo e del vino nel reale sangue di Cristo e non in un “come se questo fosse il corpo” o “come se questo fosse il sangue”) in quello che già si è ossia nella presenza di una scomparsa tragicamente superiore all’evidenza: l’Assenza, che non è altro che il vero nome  vero dell’ognicorpo e l’ognilluogo. Cosi che si possa dire: per sempre io sarò con voi.
Molti degli apostoli, di cui spesso ignoriamo anche i nomi oltre che i talenti particolari, siedono al tavolo senza sapere quello che succede, fanno parte come dire di un landscape emotivo, un panorama psicologico dell’onda del movimento circostante: la scena. Mi piace pensare che, per un lavoro di sintesi, questa parte degli apostoli, nell’intenzione della curatela di Paparoni, sia assorbita dalla presenza di Wang Guangyi e Yue Minjun, i due artisti cinesi.
Il lavoro degli artisti orientali è per me in qualche modo ingiudicabile come un oggetto di bigiotteria che vuole splendere nel mezzo di una miniera d’oro, come una specie di burlesque nell’atto lento della danza del butoh. Pagano il prezzo di non conoscere affatto quello che stanno affrontando e di cercare di sopperire con un’idea o le dimensioni, quello che non sanno di non comprendere. È un po’ come trasformare in “lunch” l’ultima cena che non è un free party con stuzzichini (non che siano gli unici nel novero dei lavori sull’ultima cena prodotti dal restauro dell’affresco in poi). Quindi Signore perdona loro che non sanno quello che fanno. Ma aprono una riflessione: si può offrire solo ciò che ci appartiene?
L’ultima cena è un tema talmente ambiguo, puro e carico che le opere portate da Wang Guangyi e Yue Minjun danno come risultato un adolescente soffocamento dello spazio. Ti verrebbe da accompagnarle all’uscita, ringraziando per la partecipazione, perché è bene essere gentili con chi si è applicato.
Robert Longo: “purtroppo il lavoro di Longo, di cui mi ha sempre incuriosito la risoluzione estetica, non tiene”
Purtroppo il lavoro di Longo, di cui mi ha sempre incuriosito la risoluzione estetica, non tiene. E devo dire che mi dispiace. Lavorare al volto, in questo caso poi, è come lavorare al Verbo. E cosi traslando il vangelo di Giovanni possiamo dire per capirci meglio: “in principio era il Volto e il Volto era presso Dio e il Volto era Dio”. Il carboncino porta con sé un sacchetto di monetine appeso alla cornice. Certo sviluppa un punto tragico ossia quello del tradimento di Giuda su cui si appoggia l’ineluttabile. Ma in realtà il tradimento è un altro, è un momento più intimo di quel che sembra un volto segnato e detonato dal dolore di sapere già che un proprio discepolo farà quello che farà in un gioco di tempi devastante. Qui è l’artista che tradisce l’opera (e il suo talento) quando dimentica che si sarà giudicati dalle proprie opere ma anche da quello che si è mancato di compiere e una chiamata come questa è centrale nella vita di un artista, italiano o meno, che affronta il tema dei temi nell’iconografia di tutto il cristianesimo e nella storia di un’opera come l’ultima cena nella ricorrenza leonardesca.
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Paparoni ha sempre portato allestimenti dalle dinamiche soffocanti e controverse (non è forse cosi anche la scena dell’affresco di Leonardo?). Il che non è sempre negativo, se ragionato. Passare davanti a tutte le opere come a delle figurine di calcio che guardi al momento dell’aperitivo fermandosi sui lavori più grandi solo perché ti superano in altezza oppure costringersi ad un lavoro di isolamento nel mezzo del caos e cercare il diamante da cui essere illuminati? E così, noi che amammo Nietzsche, cerchiamo di partorire la stella danzante da quella confusione.
Anche Anish Kapoor per Leonardo: “una sindone, tela, un rovescio di sangue, una pelle, uno spellamento”
Portare il nome di Anish Kapoor, che certo tra gli artisti è il più noto, è stata una scelta che ho mediaticamente apprezzato. L’artista presenta un lavoro “splatter” di un abbaglio carnale da stancare più che scioccare. Perché quello che si vede nell’ultima cena non è il macello dell’agnello ma il corpo che da quel momento in poi manifesta la sua intenzione. C’è una fondamentale differenza di identità tra carne e corpo, perché il corpo supera la carne. Anzi, la carne è quello che il corpo vuole che tu non veda più proprio in virtù di un altro rapporto di crudeltà con la grandezza. L’ammasso – atroce – di Kapoor è cieco. I lavori dell’artista per fortuna sono due. Il primo, se isolato, ha la sua potenza tragica: una tela, anche questa sembra uno spellamento ma in assenza di corpo, con un versamento sanguinolento considerevole (mi piace ricordare che sulla tavola di Leonardo non c’è calice. Dove finirà tutto quel vino transustanziato poi nel sangue, dove ricordar se non lo berranno?). Posso dire che con questo lavoro finalmente entriamo nella scomparsa. Una sindone, tela, un rovescio di sangue, una pelle, uno spellamento, cose comunque fin troppo evidenti ed è bene che lo siano forse perché aprono il punto di decadenza della mostra. La freschezza, la crudeltà che si vorrebbe dal rosso, ossia dalla carne, dal sangue vivo è invece un grande invecchiamento rappresentativo, il che ha la sua verità. Rintraccio in quest’opera una funzione traghettatrice perché ti spinge a superare la sua stessa manifestazione. Entra in tensione con qualcosa che sta per avvenire. Non amo il fatto che questi lavori non siano stati realizzati per l’occasione. La chiamata a confrontarsi con l’ultima cena di Leonardo, dovrebbe sfondare la parete dei desideri, annichilire. Invece il “riciclo” di un’opera a tema, perde la pulsazione nonostante la volontà del lavoro curatoriale di prendersi cura anche di ciò che l’opera non pare considerare.
La saturazione di Kapoor dicevamo assolve un compito, fa da ponte verso due opere di due artisti. E qui entriamo nel vivo della mostra, quello che tiene in piedi tutto.
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I Masbedo, presentano sì un video realizzato in precedenza, ma un lavoro senza precedenti sull’ultima cena di Leonardo, di una pulizia formale, di una tenuta estetica intima, senza nessun ripiegamento sentimentale: le mani di una donna, ormai vecchia e diafana, che per 22 anni hanno lavorato al restauro controverso dell’ultima cena leonardesca. Un lavoro immane, lunghissimo, una cura del corpo fragile, di un affresco realizzato con materiali pronti ad autodistruggersi (nel 1566, a sessantotto anni dalla realizzazione di Leonardo, il Vasari appunta dopo la visita al cenacolo: ‘Non si scorge più che una macchia abbagliata”. Era tutto irriconoscibile), una riemersione dei corpi attraverso le mani di Madam Pinin Brambilla Barcilon.
La cura rimette al mondo. Per questo nessuno dovrebbe dimenticare la cura. Se si parla di memoria, di eredità, di storia dell’arte, la parola cura (e soprattutto l’atto della cura) dovrebbe spazzare una serie di malcostumi e malfattezze della distrazione con cui non solo ci conduciamo tra le opere secolari, ma conduciamo noi stessi, il nostro sguardo nel mondo dopo essere passati attraverso opere secolari come se la loro dimenticanza o la loro rovina non fosse anche la nostra. Un corpo curato è un corpo passato per un danno e in virtù di quel danno che poteva lasciarlo leso e addirittura farlo scomparire, qualcuno apre una relazione di emersione, di ri-comparsa e anche di ricreazione. È un legame di fiducia col tempo che rischia l’ambiguità dell’essere consegnati nelle mani di qualcuno dopo di noi.
Nell’ultima cena, in tutti i movimenti, si scorge la confusione che apre all’apocalisse che poi arriverà. Apocalisse vuol però dire Rivelazione. Ri-velare: una doppia negativa di vestimento che però scopre un nudo. E cosi eccole le mani nude e nodose, mani che sembrano ceppi, radici, che sono invecchiate nella riemersione del dimenticato, che si sono contorte nella ricerca millimetrica della figura. Cosa hanno salvato e cosa hanno reinventato quelle mani?
Masbedo: “Bisogna essere sovrastati dal dettaglio di quelle mani, dalla potenza della fragilità nel chiarore della luce di una grazia remota”
Del corpo di Cristo si prendono cura le donne. Eppure, a parte la lettura sull’ambiguità della figura di Giovanni, non ci sono donne invitate a questa tavola. Non Maria e la sua verginità, non la prostituzione della Maddalena e la sua conoscenza per toccamento (toccare i piedi, farlo con i capelli). Ed ecco che arrivano le mani di una donna a recuperare quel che non riesce a tenersi in piedi. Il mestiere, non solo l’arte. Il mestiere lungo di una donna che permette all’arte di non smettere di splendere, di mantiene la memoria delle cose, del fare, che tocca i punti della debolezza dove la figura subisce il suo stesso scaricamento. Ecco che interviene l’aiuto, la conoscenza dell’identità di quello che hai di fronte, il rapporto profondo con quello che le mani vedono, l’essere delicati, l’essere persistenti, l’essere carezzevoli, tenere alla relazione con quello che di imperfetto si va conoscendo, accudire un corpo che è il corpo dei corpi. Queste mani sembrano una pupilla, vedono quello che noi non vediamo, conducono, sono un medium intero che permettono alla Cena di essere tra noi.
Mi piace ricordare che nel dipinto le mani che si legano come somiglianza di movimento sono quelle di Giuda e di Cristo. E le mani di Madam Pinin sembrano il terzo paio di mani, la destra di Cristo, la sinistra di Giuda che parlano di una stessa storia. È come se i Masbedo, isolandole, avessero fatto emergere una cosa fondamentale: che si somiglia, prima o poi, a quello a cui ci si dedica.
Il video è ipnotico, apre uno spazio di verità sul confronto con l’opera di riferimento ed è un lavoro degno di silenzio, intelligente, esteticamente compiuto, che Iacopo Bedogni e Niccolò Massazza (i Masbedo appunto) presentano con la loro cifra quasi crudele, cristallina.
Il video, accompagnato poi da alcune immagini delle mani a parete, avrebbe meritato uno spazio diverso e questo bisogna dirlo. Bisogna essere sovrastati dal dettaglio di quelle mani, dalla potenza della fragilità nel chiarore della luce di una grazia remota, dal movimento delle mani che aprono un linguaggio isolato durante il parlato di cui non si sente l’audio.
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Ma poi eccolo il capolavoro. E tutto si sbilancia verso di lui. E cosi, come quel buco in mezzo alla testa ritrovato nel restauro del lavoro di Leonardo che serviva per la prospettiva di tutto il quadro, ecco quel buco si allarga, si espande, divora la figura da cui è tratto. Il punto in cui tutte le ferite vogliono arrivare, l’assoluto dell’animale non umano della comprensione.
Il sembiante dell’ultima cena è un lavoro rischiosissimo.
Nicola Samorì, lo sfiguratore in virtù della grazia, il resurrettivo in presenza di atto finale, il chirurgo, lo spellatore, il ricuoiatore tenero, il delicato, il custode, colui che prende la storia dell’arte come storia alla propria portata e la riproduce con una fedeltà assoluta perché assoluto è il segno che inciderà sulle opere, perché attraverso lo sfiguramento delle pelli recuperiamo la presenza sformata che illumina o squaglia i nostri tentavi di comprensione, gli abusi dei nostri rapporti solidi con la bellezza, quello che crediamo di vedere.
Nella tavola leonardesca lavorata da Nicola, non compare più un Cristo compassionevole, distaccato per la sua stessa conoscenza dei tempi e dei fatti, il Cristo che non fa la domanda sul tradimento ma è detonato dalla sua stessa consapevolezza su quello che accadrà mentre tutti si domandano chi sarà il traditore e si distraggono in questa falsa domanda. Non è più il Cristo profondamente velato da quello che dovrà accettare ma che era stato già accettato in un punto eterno dentro di lui. Ecco, questo Cristo Samorì lo supera con un salto nell’abisso della figura. E non compare più in nessuna identità di genere, di qualifica, in nessuna possibilità di riproducibilità, in nessun grado di parentela con nessuna relazione. 
Tutta la cena, tutta la scena della cena che è realizzata su rame, perde completamente luce dallo sfondo, è marcata con lo zolfo, un elemento tutt’altro che celestiale visto che è spesso viene ricordata alchemicamente la sua relazione con il male. Tutto è corroso dallo zolfo qui. È corroso il paesaggio da cui viene la luce attraverso le finestre – buio – sono corrose le mura della stanza, persino i vuoti, il tetto, i vestiti di tutti. Sono corrose le mani, le teste, i colli, i visi di cui si ragguagliano ancora certi tratti di riconoscimento del volto in alcuni, e in altri sembrano comparire sezioni craniche come figure sottoposte ad una risonanza magnetica. Il male è lì, riprofila, sembra lasciare tutto com’è ma maneggia, corrompe ogni sostanza.
Nicola Samorì: l’opera capolavoro della mostra
Ma soprattutto è corrosa l’aria. Il colore ha una tosse, il chiaro si ingolfa, cede, scompare in questa tosse. Lo zolfo prende ad annerire i gradi di vita delle figure e quella che dovrebbe essere l’aura della presenza del divino in ciascuno, ecco anche quella lo zolfo mangia col suo nero e perfino le ossa prendono cenere. Più lo spirito è vitale, sembra dire, più la mia oscurità si fortifica, smorza i linguaggi nelle vicinanze. E cosi intorno alla figura di Cristo un buio completo apre il buco nero dello spazio. Il nero ha premuto così tanto sulla figura, così intensamente l’ha isolata dal resto delle forze, cosi ferocemente l’ha estratta dalle relazioni circostanti, tenendola tutta per sé, così potente questa combustione, questo ardore oscuro da fare il lavoro supremo. La transustanziazione, il miracolo, è sorpassato, fa parte del tempo, è dato perché gli apostoli non abbiano paura del tempo ma intanto tutto è già superato, l’atto finale è compiuto prima di compiersi. Il cannibalismo che vela l’idea del pane in cui davvero risiede il corpo di Cristo, è roba vecchia, il tradimento lo è, come un intrattenimento funzionale paura di morire in un legame assoluto. Mentre tutti sono presenti, mentre il male raggiunge il suo punto di oscurità più esemplare, senza dolo apparente, la figura compie un salto, gronda il suo scioglimento sul tavolo, si riversa con la grazia di una sindone dismessa nell’altezza del disastro, e al suo posto, riprofilato da quello stesso nero (se pensiamo che religione vuole anche dire cornice…), un interno potentissimo emana una frequenza quasi paralizzante. Quell’interno è un posto sconosciuto, uno svelamento che annienta i linguaggi e compare nella sua irraggiungibilità esattamente davanti a noi.
Non voglio perdere tempo a dire tutto quello che si potrebbe dire sull’Assenza che diventa Presenza massima quando prende una risoluzione di spirito molto alta, in virtù di quello che il vuoto lascia splendere per il rilascio delle forze (vi rimando all’apertura dell’articolo), né sull’apparenza della figura che nessuno sa da cosa sia tenuta nel suo segreto, perché è tutto vero e lo sappiamo. E ho già detto che credo che ogni artista lavori alla propria scomparsa.
Riprendo quello che dicevo a proposito dell’opera di Longo, al rimprovero che gli ho mosso.
“In principio era il Volto e il Volto era Dio e il Volto era presso Dio”. Non si lavora a quel Volto come ad un qualsiasi altro volto. Non si compie qualcosa al di sotto delle proprie possibilità.
E così via critica, via curatela, via l’artista, via tutto.
Quando mi sono avvicinata all’opera di Samorì, davanti a quella scomparsa pensavo mentre tutto si riduceva attorno a me: siamo fatti ad immagine e somiglianza di che cosa?
Qual è la tua immagine?
Ci somigliamo da che parte?
Se mi avvicino subisci un tradimento?
Posso entrare o devo solo dimenticarmi?
Possiamo unirci mediante una stessa enunciazione?
Posso toccarti?
O, dimmi, in quale immagine devo seppellire il nostro niente verticale?
Tiziana Cera Rosco
P.S. Ringrazio Demetrio Paparoni che, critiche a parte, ha permesso la nascita di molte opere. Fare la curatela non è un lavoro semplice e spesso riguarda anche cose che devono ancora venire alla luce e che senza l’intuizione che spinge rimarrebbero chiuse in qualche polmone sottovuoto, asfissiante, prima di nascere.
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L’ULTIMA CENA DOPO LEONARDO
A cura di Demetrio Paparoni
Artisti: Anish Kapoor, Robert Longo, Masbedo, Nicola Samorì, Wang Guangyi, Yue Minjun.
Dal 02 Aprile 2019 al 30 Giugno 2019
LUOGO: Fondazione Stelline
INDIRIZZO: c.so Magenta 61 Milano
ORARI: da martedì a domenica 10-20 (chiuso il lunedì)
L'articolo “Non si lavora a quel Volto come ad un qualsiasi volto. Non si compie qualcosa al di sotto delle proprie possibilità”. Sei artisti intorno all’Ultima cena di Leonardo. Su troppa bigiotteria si erge il Cristo di Samorì, un abisso proviene da Pangea.
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theadrianobusolin · 7 years
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Nissan Qashqai 2017: nuovo look e dotazione tecnologica al top Debutta sul mercato il nuovo Nissan Qashqai e porta con sé una ventata di modernità, dal design di interni ed esterni fino alle nuove tecnologie che garantiscono un'esperienza di guida più libera rispetto al passato.A partire dal 2017 Nissan Qashqai aggiunge ai quattro allestimenti già disponibili, Visia, Acenta, N-Connecta e Tekna, un quinto dotato di funzionalità premium di serie, Tekna+, caratterizzato da sedili in nappa superiore, trapuntature 3D e impianto audio BOSE a otto altoparlanti.
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