Bibliografia
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G. Rumici, O. Mileta Mattiuz, Chiudere il cerchio. Memorie giuliano-dalmate. Secondo volume: il Secondo conflitto mondiale, ANVGD Gorizia - Mailing List HISTRIA, 2010
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R. Turcinovich Giuricin, … e dopo semo andadi via, Edizioni Laguna – ANVGD Gorizia, 2014
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G. Nemec, Dopo venuti a Trieste. Storie di esuli giuliano-dalmati attraverso un manicomio di confine 1945-1970, Alpha & Beta, 2015
A. Cuk, Cuori senza frontiere: il cinema del confine orientale, 2016
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O. Moscarda Oblak, Il “Potere Popolare” in Istria. 1945-1953, 2017
A. Cuk, La città dolente, Alcione Editore, 2020
R. Turcinovich Giuricin, R. Poletti, Tutto ciò che vidi. Parla Maria Pasquinelli. 1943-1945 fosse comuni, foibe, mare, Oltre Edizioni, 2020
R. Pupo, Adriatico amarissimo. Una lunga storia di violenza, Laterza, 2021
G. La Perna, Pola Istria Fiume 1943-1945. L’agonia di un lembo d’Italia e la tragedia delle foibe, Ugo Mursia, 2022
R. Pupo, Il lungo esodo: Istria : le persecuzioni, le foibe, l’esilio, Rizzoli, 2022
R. Spazzali, Pola. Città perduta. L’agonia, l’esodo (1945-47), Ares, 2022
R. Turcinovich Giuricin, Esuli due volte: dalle proprie case, dalla propria patria, Oltre Edizioni, 2022
E. Dionis Bernobi, Una vita appesa a un filo, 2023
R. Spazzali, Il disonore delle armi: Settembre 1943: l’armistizio e la mancata difesa della frontiera orientale italiana, Ares, 2023
E. Varutti, La patria perduta. Vita quotidiana e testimonianze sul Centro di Raccolta Profughi giuliano-dalmati di Laterina (1946-1963), Aska Edizioni, 2023
Documenti e articoli
Le vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni (1939-1947) – Zrtve talijanske nacionalnosti u rijeci i okolici (1939-1947)
Mappa ed elenco delle foibe
Grido dell’Istria, n° 20, 21 e 41
Arnaldo Harzarich, l’angelo delle foibe
Documentari, incontri e lezioni
Adriatico amarissimo. La stagione delle fiamme e la stagione delle stragi
Conferenze del giovedì dell’ANVGD di Milano
Da quella volta non l’ho rivista più. Incontro con Raoul Pupo
Esodo. L’Italia dimenticata
Esodo. La memoria tradita
Istria: il ricordo che brucia (1, 2)
Le Foibe
Le foibe, l’esodo e la catastrofe dell’italianità adriatica
Il tempo del ricordo. Le foibe e l’esodo istriano-giuliano-dalmata
Vergarolla
Filmati storici
Martiri italiani. Le foibe del Carso (1946)
L’esodo da Pola. La salma di Nazario Sauro a Venezia (1947)
L’esodo degli italiani da Pola (1947)
Pola addio (1947)
Pola, una città che muore (1947)
Le condizioni dei profughi giuliani accolti a Roma (1948)
Fertilia (1949)
Piccoli profughi giuliani (1951)
A Sappada con i piccoli profughi giuliani (1952)
Siti utili
Archivio de L’Arena di Pola
Associazione Dalmati Italiani nel Mondo – Libero Comune di Zara in Esilio
Associazione delle Comunità Istriane
Associazione Fiumani Italiani nel Mondo – Libero Comune di Fiume in Esilio
Associazione Giuliani nel Mondo
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato Provinciale di Bologna
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato Provinciale di Udine
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato Provinciale di Venezia
Associazione Triestini e Goriziani in Roma
Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana, Istriana, Fiumana e Dalmata
Centro di ricerche storiche Rovigno
Circolo di Cultura Istroveneta “Istria”
Comitato 10 Febbraio
Comunità di Lussinpiccolo
Coordinamento Adriatico
Deputazione di Storia Patria
Elio Varutti
FederEsuli
Fondazione Giorgio Perlasca – Le Foibe e l’Esodo
Fondazione Rustia-Traine
Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata
L’Arena di Pola – Libero Comune di Pola in Esilio
Lega Nazionale
Mailing List Histria
Società Dalmata di Storia Patria
Società di Studi Fiumani
Unione degli Istriani – Libera Provincia dell’Istria in Esilio
Unione Italiana
Università Popolare di Trieste
Romanzi d’autori istro-quarnerini e dalmati
P. A. Quarantotti Gambini, La rosa rossa (1937)
E. Bettiza, Il fantasma di Trieste (1958)
F. Tomizza, Materada (1960)
F. Tomizza, La ragazza di Petrovia (1963)
F. Tomizza, Il bosco di acacie (1963)
P. A. Quarantotti Gambini, I giochi di Norma (1964)
P. A. Quarantotti Gambini, Le redini bianche (1967)
F. Tomizza, L’albero dei sogni (1969)
F. Tomizza, La torre capovolta (1971)
F. Tomizza, La quinta stagione (1975)
F. Tomizza, La miglior vita (1977)
F. Tomizza, Il male viene dal Nord (1984)
L. Zanini, Martin Muma (1990)
N. Milani, Una valigia di cartone (1991)
E. Bettiza, Esilio (1996)
M. Madieri, Verde acqua. La Radura (1998)
G. Fiorentin, Chi ha paura dell’uomo nero? (2000)
F. Tomizza, La visitatrice (2000)
F. Tomizza, Il sogno dalmata (2001)
E. Bettiza, Il libro perduto (2005)
F. Molinari, L’isola del Muto. Storia del pescatore dalmata che parlava ai gabbiani (2006)
A. M. Mori, Nata in Istria (2006)
N. Milani, Racconti di guerra (2008)
L. Toth, La casa di calle San Zorzi (2008)
L. Zanini, Martin Muma (2008)
R. Turcinovich Giuricin, S. De Franceschi, Una raffica all’improvviso, navigando lungo le coste dell’Istria e Quarnero (2011)
L. Toth, Spiridione Lascarich – Alfiere della Serenissima (2011)
A. M. Mori, L’anima altrove (2012)
E. Bettiza, La distrazione (2013)
N. Milani, La bacchetta del direttore (2013)
N. Milani, Lo spiraglio (2017)
L. Toth, Il disertore dalmata (2018)
N. Milani, Di sole, di vento e di mare (2019)
N. Milani, Cronaca delle Baracche (2021)
E. Mestrovich, A Fiume, un’estate (2022)
R. Turcinovich Giuricin, Di questo mar che è il mondo… (2023)
Pellicole cinematografiche e spettacoli teatrali
La città dolente (1949)
Cuori senza frontiere (1950)
Magazzino 18 (2013)
Red Land Rosso Istria (2018)
La rosa dell’Istria (2024)
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Il 5 febbraio verrà proiettato al cinema Astra a Trento “Red Land”, un film revisionista applaudito da Casa Pound. La proiezione è organizzata da Anvdg con la partecipazione della Fondazione Museo storico e del sindaco di Trento.
Prima di entrare in argomento una doverosa premessa: ricordiamo che la storia del confine orientale è stata ricostruita nelle sue linee generali in un testo agile e funzionale al grande pubblico già nel 2000 dalla relazione frutto del lavoro della commissione storico-culturale italo-slovena intitolata «Relazioni italo slovene 1880-1956». In merito stime degli uccisi nelle foibe o in generale dai partigiani jugoslavi e italiani ormai vi è un ampio consenso di massima. Nel loro libro «Foibe» Raoul Pupo e Roberto Spazzali stimavano a circa 5.000 il numero degli uccisi. Nella raccolta di interviste curata da Nicoletta Bourbaki «La storia intorno alle foibe» Jože Pirjevec parlava di 400-500 vittime in Istria subito dopo l'8 settembre e di poco più di 2.600 nel periodo immediatamente successivo alla fine della guerra. Pochi giorni fa il professor Pupo in un'intervista rilasciata al Gazzettino Veneto del 30 gennaio 2019 parla di 5-600 uccisi in Istria nel periodo successivo all'8 settembre e di 3-4.000 (con «forse qualcosa di più») vittime dopo la cacciata dei nazifascisti, affermando che a suo parere stime esatte sono molto difficili.
Insomma i fatti e la loro dimensione in linea di massima sono appurati, permane, come è ovvio e giusto che sia, il dibattito interpretativo, che lasciamo ad altri contesti perché ciò di cui ci preme parlare qui è l'uso politico di quella storia che quest'anno si arricchisce di un nuovo capitolo grazie al film «Red Land – Rosso Istria», che sarà proiettato a Trento al cinema Astra la sera del 5 febbraio in un evento che sarà introdotto da ANVGD (Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia), Fondazione Museo storico e sindaco di Trento.
Il film è liberamente ispirato ad un fatto reale: l'uccisione della studentessa Norma Cossetto ad opera di insorti nel settembre-ottobre 1943, il suo corpo fu rinvenuto nella foiba di Surani, vicino ad Antignana/Tinjan nell’Istria centrale, assieme ad altri 25 cadaveri. Era figlia del Podestà di Visinada Giuseppe Cossetto, che morì in combattimento in quei giorni dopo essersi aggregato al 134° battaglione camice nere, impegnato al fianco dei tedeschi nella riconquista dell'Istria.
Il problema è che il contesto mostrato dal film, ovvero l'Istria del 1943, è completamente falsato. Appena accennate (ed edulcorate) le politiche di snazionalizzazione della popolazione slovena e croata messe in atto dal fascismo, mai mostrati i crimini di guerra commessi dal Regio Esercito Italiano nei vicini territori Jugoslavi.
In «Red Land» la placida quiete dell'Istria viene d'improvviso prima interrotta dalla notizia dell'armistizio l'8 settembre e poi dall'arrivo di un manipolo di sadici «titini», che grazie alla complicità degli antifascisti italiani impongono il proprio regno del terrore.
Peccato che un rapporto di fine ottobre 1943 della stessa resistenza Jugoslava pubblicato in «Foibe» da Raoul Pupo e Roberto Spazzali affermi che l'8 settembre 1943 non vi erano in Istria reparti partigiani organizzati. Si era trattato di un'insurrezione di elementi locali ed i vertici Jugoslavi lamentavano proprio lo spontaneismo della cosa, con la sua disorganizzazione e le sue uccisioni a casaccio.
Infatti nel giro di un mese l'Istria venne riconquistata dai nazifascisti che ammazzarono qualcosa come 2.800 persone nel corso della repressione e ne deportarono altre 2.500. Le uccisioni e gli infoibamenti da parte degli insorti in molti casi avvennero proprio nel corso della riconquista tedesca, come risposta al fatto che erano spesso i fascisti locali ad indicare ai tedeschi chi fucilare, come accadde a Kanfanar/Canfanaro (dove vennero fucilate 26 persone dopo che gli insorti avevano liberato i soldati italiani che stavano venendo deportati dai nazisti) e a Nova Nas/Villanova del Quieto. Ovviamente stiamo parlando della violenza in Istria nel settembre-ottobre 1943, altre sono le dinamiche di ciò che accadde nel maggio 1945 nel quadro di costruzione del regime Jugoslavo.
Nel film per di più i «titini» se la filano senza neanche provare ad affrontare i tedeschi, dopo aver ucciso o abbandonato i propri complici italiani. In realtà la riconquista dell'Istria durò quasi un mese e ci furono duri scontri come a Tican/Tizzano, dove caddero in 84 tra partigiani e civili.
Ma non troverete nulla di tutto questo nel film «Red Land». I partigiani Jugoslavi uccidono, torturano e stuprano senza altra motivazione che puro sadismo, non esiste il contesto, non esiste un pregresso. Gli slavi ammazzano e stuprano perché son slavi, punto. Ancora più inspiegabile è l'atteggiamento degli antifascisti italiani che benché apertamente disprezzati e minacciati dagli Jugoslavi si fanno loro complici fino ad essere ammazzati tutti da loro o dai tedeschi che arrivano a salvare la situazione.
Come ha scritto il gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki nella sua recensione del film «Rosso Istria è il primo film del dopoguerra in cui i nazisti fanno un ingresso alla “arrivano i nostri”» . Del resto non vi si accenna neppure di sfuggita al fatto che i «salvatori» nazisti di lì a poco nella risiera di Trieste avrebbero aperto un campo di concentramento in cui morirono 5.000 persone, vi transitarono 20.000 deportati (di cui solo 1.500 sopravvissero).
Normale che un film del genere piaccia a Casa Pound (che scommettiamo sarà presente con tutti i suoi iscritti) e che il loro gerarchetto accoltellatore millanti il merito di aver resa possibile la proiezione del film anche Trento. Una volta tanto ha ragione, quella mostrata nel film è la lettura fascista dei fatti, una lettura secondo cui solo il dolore e le sofferenze degli «italiani» contano.
Del resto «Red Land» è un film fortemente condizionato dal contesto politico in cui è stato prodotto e da chi lo ha voluto e finanziato (si vedano in proposito i i due articolo dedicati al film dal gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki). Non a caso lo stesso Salvini ha “sponsorizzato” a spada tratta il film: non è difficile vedere nella rappresentazione simil-zingaresca che viene fatta degli “slavi” l’immagine dell’altro da sé, dell’immigrato criminale “per natura” e negli antifascisti italiani “i buonisti” complici della “sostituzione etnica” del proprio popolo. Di fatto siamo di fronte al primo film di propaganda del nazionalismo salviniano e solo degli ingenui (o degli ipocriti) possono pensare che si possa stemperare la palese carica ideologica del film con qualche discorsetto di contestualizzazione storica o di generica condanna della violenza.
Anvgd, Fondazione Museo storico e sindaco di Trento avrebbero potuto presentare un'opera storiografica o un documentario, hanno preferito invece un film del genere (del resto ricco di scene parecchio splatter), e di fatto hanno scelto di avallare la narrazione fascista dei fatti. Qualunque cosa possano dire introducendo la visione la ascolteranno solo loro e sarà solo un modo per provare a pulirsi la coscienza. Di fatto hanno scelto di legittimare l'uso politico del passato a vantaggio di uno spirito nazionalista solo utile al razzismo e al neofascismo odierni.
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