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#c'era una volta Pescara
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C'era una volta Pescara
Pescara (Piscara) il nome della città deriva dall'abbondanza nel fiume di pesce particolarmente buono (peschiera), prima prendeva il nome dal fiume Alterno (ostia aterni e aternum).
Il fiume Pescara nella storia fece molte volte da confine per i regni che si sono succeduti ed era navigabile.
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Quando la città venne distrutta rimase solo la fortezza (piazzaforte) costruita dai bizantini che cercavano di riconquistare la penisola via costa.
Sono state trovate le mura bizantine da un lato crollate per via di un maremoto probabilmente a seguito di un terribile terremoto, mentre le mura bizantine ritrovate all'interno della caserma sono ancora in piedi.
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L'imperatore Carlo V creò una serie di fortezze tra le quali la fortezza di Pescara proprio adiacente al porto di Pescara (la cosiddetta "serratura del regno")
Dal bastione San Vittorio, detto anche bastione bandiera, Re Vittorio Emanuele II si affacciò andando incontro a Garibaldi.
Re Vittorio Emanuele II affermò riferendosi a Pescara "Oh che bel sito se si abbattono le mura della fortezza Pescara diventerà una grande città commerciale" e così è stato.
Qui c'erano delle prigioni terribili "il sepolcro dei vivi" era chiamati il carcere (bagno penale) borbonico.
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La caserma di cavalleria comprensiva di una chiesetta (quella della Madonna del Carmine) era una zona molto estesa tanto da raggiungere la necropoli di Rampigna situata fuori città.
Per realizzare la ferrovia venne utilizzato il muro della fortezza.
Venne costruito sotto il regime fascista il ponte Littorio sotto il quale si teneva il mercato galleggiante delle arance.
Ennio Flaiano tra le altre cose fu grande sceneggiatore in particolare de "La dolce vita".
Inventò anch'egli come D'Annunzio alcuni termini ad esempio il termine paparazzo utilizzando il vero nome del fotografo di moda de "La dolce vita" inoltre non è un caso che le paparazze in dialetto pescarese siano le cozze che ricordano appunto il vecchio obiettivo della macchina fotografica.
Lungo l'attuale via delle Caserme al lato opposto delle caserme c'era la fanteria e le osterie.
Clemente De Caesaris salvò la fortezza di Pescara dalle truppe borboniche corrompendole con il suo oro.
Era un forte repubblicano ma per salvare la situazione chiamò i Sabaudi come reali d'Italia, però successivamente dopo aver visto come i prigionieri venivano torturati li rinnega a Torino pubblicamente in Parlamento.
Pavimento originale del '500 solo nell'attuale via Luigi D'Amico
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In Piazza del mercato (piazza Garibaldi) si facevano le prove delle bande, questa fu la vera prima Piazza Salotto per via dell'acustica che ricorda quella di un salotto.
Un pasticcere si inventa qui il "ritrovo del parrozzo"
Pescara viene distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
In piazza mercato si trova il cosiddetto "Monumento ai caduti" di Pietro Cascella che in realtà è il "monumento della distruzione e alla ricostruzione".
La Cattedrale di San Cetteo presenta un soffitto in legno, i pilastri sono di pietra così come i capitelli e vetrate colorate. Viene realizzata così a seguito di un patto con Gabriele D'Annunzio che voleva far seppellire la madre nella chiesa in un mausoleo. Ma invece di denaro dona un quadro del '600 del Guercino enorme e prezioso a Don Brandano, raffigurante San Francesco che riceve le stigmate. Ora questo quadro è posto accanto al mausoleo della madre di D'Annunzio, mentre la chiesa è stata finanziata interamente dai pescaresi.
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La Chiesa Santa Maria di Gerusalemme era a forma circolare con 2 campanili. Forse era il riadattamento di un tempio preesistente comunque i resti ritrovati sono medievali e di stile circestense.
È questa la chiesa che venne aperta rimuovendo l'abside e che divenne Porta Nuova alla quale comunque rimaneva un solo campanile, ora invece nessuno.
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Teatro Vincentino Michetti al cui fianco costruisce casa sua in stile liberty con decori di arance.
Attorno a lui molti architetti pescaresi studiando questo stile (liberty) fanno di Pescara e di Castellammare quelle che furono le due città liberty famose in tutto il mondo.
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La parte più antica della città è dov'era Porta Sala e il convento di Sant'Agostino.
Nonostante la vicinanza con questo luogo di culto quella era via dei bordelli e non solo nel nome.
Sotto le mura della fortezza ci sono ancora dei sotterranei da esplorare.
Sotto lo strato di erba c'è un mosaico romanico
Il Ponte della ferrovia fu l'ambientazione nell'immaginazione del poeta D'Annunzio nella sua opera "Terra Vergine" al passo in cui descrive il tramonto visto dal ponte.
In mezzo alla strada sono state posizionate delle pietre del ponte romano.
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spettriedemoni · 3 years
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Siamo Campioni d'Europa
Post semiserio sulla finale dell'Europeo 2020 anche se era il 2021.
Iniziamo con il tormentone:
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"O tiro a giro" sarebbe quel tiro che si fa con l'interno del piede da posizione angolata rispetto alla porta avversaria. Il giocatore che ha fatto più spesso questo tipo di tiro è Lorenzo Insigne che qui a Pescara conosciamo bene perché era l'ala sinistra di una squadra capace di fare 90 gol in Serie B (pure più della Juventus). Assieme a lui giocava Ciro Immobile, un calciatore a cui Zeman quando lo vide per la prima volta appena presentato, gli disse: «Con quel cognome proprio in attacco devi giocare?»
Lo so, non è stato brillantissimo in questi Europei il buon Ciro, ma si è sbattuto e si è impegnato tanto. Mi sta simpatico lo stesso. C'è poi Marco Verratti che a Pescara ci è nato. No in realtà è nato a Manoppello che è in provincia però insomma ci siamo capiti: siamo conterranei io e lui. Mi fa cagare addosso ogni volta che sta lì a dribblare pure la bandierina del corner con sei o sette avversari addosso ma quando lo vedi uscire palla al piede a testa alta (alta, vabbè per uno che non arriva al metro e settanta fa ridere, lo so) dici: «Madonna che bravo! Ma non farlo mai più!»
Per questi Europei ho avuto una serie di rituali scaramantici o se preferite una serie di riti apotropaici per ogni partita dell'Italia. Tolta la prima partita che ho visto di sfuggita in un la pizzeria in uno stabilimento balneare con (finto) disinteresse, tutte le altre le ho guardate a casa mia al televisore del salotto.
Quando Tigrotto lo ha permesso, perché a volte ho dovuto trasmigrare in camera da letto perché in TV c'era Bing, o Mira detective reale o i Pijamask.
Fortunatamente si addormentava presto quindi potevo tornare a vedere nella TV del salotto più grande. Tranne se stavamo vincendo perché in quel caso si restava in camera da letto. Hai visto mai che cambi TV e prendiamo gol?
Infatti gli ottavi li ho visti in camera da letto, i quarti in salotto. La semifinale in salotto di nuovo.
Dove vedere la finale dunque? Perché per l'abbigliamento aveva già la polo porta fortuna azzurra della Lotto che era intrisa e puzzolente di sudore che anche se non la indosso devo tenerla vicino.
Opto per la TV in salotto ma il gol dopo 2 minuti fa vacillare le mie certezze. In camera da letto in quel momento dorme Tigrotto che è crollato prima di cena dunque è off limits. All'intervallo siamo ancora sotto e pur incazzati per il gol preso da Donnarumma sul suo palo, per Chiellini che ha fatto crossare il calciatore inglese e Di Lorenzo che non ha chiuso su Shaw, decido che devo cambiare qualcosa, manco fossi Mancini.
Tigrotto va dirottato in camera sua, la polo viene con me sul nostro letto matrimoniale, la TV va accesa e il canale è rigorosamente il 501 del Digitale Terrestre su RAI 1 HD.
Il segnale arriva con un paio di secondi di ritardo, ma sticazzi: occorre fare qualcosa per recuperare la partita.
Iniziamo meglio il secondo tempo, più decisi, più bravi con il possesso palla e con l'Inghilterra che non gioca, ci aspetta arroccata in difesa.
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Tiriamo di più in porta come si vede dalla mappa degli "expected goals"
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Il pallino più è grande più dice che il gol è probabile. Quello verde indica il gol, mentre i numeri in alto indicano la percentuale di expected goal di tutta la partita. La nostra è 2.5, quella inglese è di 0.6. Questi stronzi hanno fatto gol col minimo sforzo. Tuttavia Verratti rischia di segnare di testa sugli sviluppi di calcio d'angolo e farebbe ridere se la palla entrasse però la palla va sul palo e Bonucci segna.
Mi sta antipatico Bonucci ma in quel momento sto facendo il gesto che fa lui quando segna: mi indico la bocca in un gesto che vuol dire "sciacquatevi la bocca", più o meno.
Controllo Tigrotto che non si sia svegliato tra le urla mie e quelle dei vicini. Dorme, per fortuna. Mia moglie mi dice che mi sono perso l'esultanza di Sergio Mattarella, vedo un replay e mi chiedo come faccia a essere sempre così composto quest'uomo in un momento simile. Io non avrei resistito non dico a fare il gesto dell'ombrello ma pure ad alzarmi in piedi.
Quando vedo i nostri stanchissimi mi chiedo chi potrebbe fare qualcosa in più dalla panchina. Non c'è più Immobile e Insigne sta facendo il centravanti dal basso del suo metro e 60. Giochiamo bene ma Verratti pure non ce la fa più e sembra sia in lacrime quando viene sostituito. Abbiamo perso Chiesa per una distorsione e infine esce pure "Tiro a giro" Insigne.
I rigori mi fanno girare le balle. Li odio. Li odio al punto che non riesco a esultare quando li segnamo perché tremo all'idea di cosa può succedere quando tocca tirare agli altri. È troppa la tensione.
Iniziamo noi ed è un vantaggio. Non riesco a ricordare con lucidità la successione dei rigori, ricordo l'errore di Belotti dopo che Bizotto ha appena detto "È una garanzia"... Penso che Rimedio non avrebbe detto una cosa del genere per scaramanzia, mica per altro. Ascolto le statistiche di Katia Serra su ogni giocatore inglese che tira, vedo Kane segnare nonostante Donnarumma abbia intuito. Urlo un no quando vedo il pallone di Jorginho che finisce sul palo e non entra in rete dopo aver battuto sulla mano di Pickford. Ripenso al rigore di Bellone in Francia - Brasile del 1986 quando il pallone colpì il palo e poi la schiena del portiere brasiliano e finì in rete. Ai francesi sempre queste botte di culo, a noi mai.
È il quinto nostro rigore, ora devono batterlo loro il quinto quando sullo schermo compare l'avviso che la TV sta per spegnersi, devo premere un tasto uno qualunque sul telecomando ma... non trovo il telecomando!
Lo prende mia moglie che... CAMBIA CANALE!
Quando torniamo in diretta facciamo in tempo a vedere la fase finale del tuffo di Gigio che si alza dopo aver parato il rigore, sentiamo i fuochi d'artificio e i raudi che scoppiano dappertutto quando mi giro verso mia moglie e le dico: «Mi sa che abbiamo vinto. Si perché loro erano in svantaggio ma noi avevamo tirato tutti e 5 i rigori, questo era il loro ultimo»
Non sono mai stato bravo in matematica ma mia moglie è più confusa di me.
La conferma ci viene dalla TV: stanno esultano i nostri.
Abbiamo vinto.
E Tigrotto non si è svegliato nonostante i clacson e i fuochi d'artificio. Ma da quando li avevano messi da parte?
Vediamo la coppa su cui viene inciso il nome della vincitrice. Scrivono "Italy" e mia moglie si risente: «Come Italy? Devono scrivere Italia, scusa. Nella lingua della nazione vincitrice»
Mia moglie polemica pure quando vinciamo. La abbraccio ridendo.
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In Biblioteca puoi scoprire autori e opere che non conoscevi o di cui avevi sentito parlare ma che ancora non avevi avuto modo di leggere. Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare un angolo alla scoperta di questi "tesori nascosti".
Oggi l'opera prescelta è "La nostra Marcinelle - Voci al Femminile" di Martina Buccione.
La volontà di tenere vivo il ricordo di ciò che è stata l'immigrazione italiana in Vallonia nel secondo dopoguerra, attraverso le voci di chi c'era e c'è ancora, ha spinto l’autrice a rivolgersi alle donne della sua famiglia. Ha chiesto loro di raccontare di Marcinelle al di là della tragedia, della loro Marcinelle, quella dal volto genuino e caloroso. Ci sono volute tre generazioni, sessant'anni, per elaborare il dolore di un lutto così grande come quello legato alla "catastrofe", quella in cui l'8 agosto 1956 presero la vita 262 minatori, 136 dei quali italiani. Santina, Pia e Lucia hanno coraggiosamente rotto il silenzio, facendo rivivere con la loro testimonianza quel mondo di una volta che accompagnava il lavoro in miniera degli uomini, denso di valori semplici ma essenziali quali la condivisione, la solidarietà, l'autenticità, l'accoglienza. Il racconto corale ripercorre i momenti della vita quotidiana nella comunità abruzzese inserita nel contesto belga nel decennio 1946-1956. Le parole declinate al femminile evocano luoghi, persone, attività, giochi, canzoni, sapori, colori, sogni, paure. Due viaggi in Belgio, incontri indelebili, ricerche negli archivi del Bois du Cazier e negli altri siti minerari patrimoni dell'UNESCO fanno da cornice ai ricordi delle donne e da trait d'union tra la dimensione individuale e quella collettiva della memoria.
Il nonno di Martina (l’autrice), Cesare di Berardino, era arrivato nel bacino carbonifero di Charleroi nel 1946, in seguito all'accordo braccia-carbone siglato da De Gasperi con il regno di Baldovino. Nell'incendio divampato quella mattina di 60 anni fa rimase intrappolato nel sottosuolo, insieme alle altre 261 vittime della tragedia. Il volume attraverso i dialoghi tra la madre di Martina, Santina, figlia di Cesare, sua sorella Pia e la zia Lucia, che nella tragedia perse il marito, racconta momenti della vita quotidiana in Belgio, dal punto di vista delle donne, madri, mogli e anche in alcuni casi lavoratrici. Martina è partita dalla rimozione individuale del dramma: "Ci sono volute tre generazioni per elaborare il lutto". Questa immersione storica ha un’importante caratteristica: siamo guidati nel racconto da voci di donne che interloquiscono con altre donne, consegnandoci una prospettiva originale del micro-cosmo sociale che fu la comunità delle famiglie di minatori italiani in Belgio, e in particolare a Marcinelle, nel decennio tra il 1946 e il 1956. Il racconto di Santina, Pia e Lucia rievoca, talvolta non senza nostalgia, una comunità di migranti in cui la solidarietà e la collaborazione erano valori fondamentali e coscientemente ricercati e riprodotti. Allo stesso tempo, quella comunità era essa stessa specchio di una società italiana ancora profondamente patriarcale, dove compito delle donne era pensare «alla cura della casa, a cucinare, a pulire, a soddisfare i loro uomini».
Il libro non intende fornire una analisi interpretativa delle vicende. Vuole “solo” dare parola alle fonti dirette della memoria, donne che hanno vissuto sulla propria pelle la perdita di mariti e parenti nella miniera. Il lettore sa che l’epilogo del racconto sarà tragico e attende, come in un crescendo, il dipanarsi degli eventi fino all’inevitabile trauma. La catastrofe dell’8 agosto 1956 segna una cesura, una stacco nel tempo, un prima e un dopo radicalmente diversi.
Martina Buccione è docente di lettere presso il Liceo Artistico Musicale e Coreutico "Misticoni-Bellisario" di Pescara, specializzata in didattica dell'italiano come lingua straniera presso l'università per stranieri di Siena. È fondatrice e presidente dell'Associazione di Promozione Sociale e Culturale Elle Elle - Lingua e Linguaggi, che promuove progetti in ambito artistico, culturale e linguistico, in Italia e all'estero.
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cassius-writer · 3 years
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Ci misi pochi secondi ad uscire da quell'inferno, solo per ritrovarmi in un ambiente grigio e invecchiato. La poca luce che c'era entrava da una finestra oltre la quale era possibile vedere un cielo nuvoloso e nient'altro. Quella zona sembrava priva di vita tranne ogni tanto, qualche zampettante essere che fuggiva lungo il muro. Non indagai sulla natura di quegli insetti, non dopo aver visto un ragno peloso e marrone camminare tranquillo sul bordo della finestra. Aveva zampe grandi come le mie dita e sembrava alla ricerca di qualcosa da come si muoveva lento e guardingo. Con orrore distolsi lo sguardo, di tornare indietro verso il salone non se ne parlava affatto, certo andando avanti era oramai chiaro che avrei incontrato altri orrori ma cos'altro avrei potuto fare? Non avevo modo di fuggire da quell'incubo, potevo solo viverlo fino in fondo. Con questa idea in testa presi a percorrere il corridoio in cui mi trovavo, ogni tanto dalle porte laterali udivo provenire grida e suoni sinistri, ogni volta scuotevo la testa nell’immaginare gli orrori che si stavano consumando dentro le stanze. C’era poi dell’altro attorno a me, qualcosa di intangibile e mostruoso, ingombrante e guardingo. Quella "cosa" seguiva ogni mio passo, Potevo sentirlo strisciare sui muri, grattare il pavimento a terra e ogni tanto, sfiorarmi le spalle e la schiena. Non so dirvi che cosa fosse, so solo che aveva la forma delle ombre quando sfiorava la poca luce presente, era rapido come un proiettile e rideva, sussurrava parole, minacce, bestemmie. Mirabilia Pagina 82-83. In vendita su Amazon, la più grande Internet Company al mondo. Daniele Scopigno Foto di: Francesca Piccardi #mirabiliahorror #horrorobsessed #horrorbooks #libriconsigliati #libriovunque #librisuilibri #librilibrilibri #libribelli #libromania #libridaleggereprimadimorire #librimania #libriperragazzi #librisulibri #libridaleggere #librihorror #librichepassione #leggere #leggerelibri #passionelettura #ebooklover #scrittoriitaliani #consiglidilettura #lettureconsigliate #letture #passionelettura #instalibri #ebooks (presso Pescara, Italy) https://www.instagram.com/p/CUMzBpps2yG/?utm_medium=tumblr
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fnsblog-blog · 8 years
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La Mia Opinione di Napoli-Spezia. Dovevamo vincere e abbiamo vinto. La vittoria-qualificazione è arrivata e pertanto siamo ancora in corsa in quella competizione che tante gioie (pure qualche delusione in verità) ha saputo regalarci in questi ultimi anni. E fin qui, sembrerebbe non esserci nulla da eccepire, sembrerebbe essere andato tutto secondo i piani…
Sembrerebbe, appunto.
Perché c'è sempre un piccolo particolare da sottolineare: la difesa non va. Non va come dovrebbe e potrebbe. Personalmente, sono del parere che abbiamo ottimi difensori che hanno tutte le qualità per far bene e per crescere e migliorarsi giorno dopo giorno, partita dopo partita, ma ancora una volta una deviazione, va a metterci in difficoltà: ancora una volta pecchiamo di scarsa attenzione, di poca concentrazione, oltre che di una ‘solita’ ‘sfortuna’.
È ormai una specialità lí dietro: specialità che parte da lontano (e sapete già a cosa mi riferisco) e nella quale, oltre al fatto che vi si esibiscono interpreti sempre diversi, sono sicura, se esistesse un campionato apposito, potremmo vincere il titolo a mani basse.
Altro che simulazioni e ladraggini (di cui solo i non colorati e i folli sampEdoriani potevano pensare di accusarci), il punto forte del Napoli sono le deviazioni. Ovviamente quelle a nostro stesso danno.
Pensateci, Reina non è stato squalificato, nonostante la Samp avesse inviato un dossier e questo a riprova del fatto che, da regolamento, non c'erano gli estremi per applicare una prova tv per simulazione e nemmeno per una condotta anti-sportiva.
Ma soprattutto, ad avvalorare la mia tesi, c'è un altro particolare: ieri, a far da telecronista, c'era il signore dei tuffi, Stefano Bizzotto, che, anche se orfano del fido collega Oscar Bertone, ma accompagnato per contro da un tizio che da bordocampo annuncia il recupero con un 'a meno di infortuni, saranno 3 minuti’, avrebbe benissimo potuto trarre in inganno i 22 in campo e invece… di tuffi non se ne son visti, mentre per la deviazione di rito, beh, quella non è mancata affatto!
Insomma, non colorati e sampEdoriani, ansiosi di assistere ad un duetto Insigne-Gabbia a suon di 'pronto?… Si!… Uno, due, Tve! …Patapuf!‘ in stile Cagnotto-Dallapè, non solo sono rimasti delusi (o forse no, dal momento che i primi, e scusate il gioco di parole, ai primati ci tengono e, come dire, adesso possono star tranquilli, che anche quello di simulatori ed antisportivi cronici rimane a loro) ma hanno anche dovuto subire, senza possibilità di appello, in primis, il gol spezzino che andava a scongiurare una novella scansopoli (altro vanto che gli lasciamo volentieri) e in secundis, la successiva rimonta azzurra. Non saranno tortellini, non saranno in HD, ma sempre tre sono… #trepurpetteperigufi 😎
Scherzi a parte, qualcosa lì dietro manca e spesso, anzi troppe volte, complichiamo quelle gare che invece potrebbero scivolare via con molta più facilità. Anche se, va detto, ieri la fase offensiva, almeno nella fase centrale del primo tempo, non è che aveva poi fatto meglio di quella difensiva.
Tant'è che sebbene dopo 3 minuti eravamo già in vantaggio, grazie a quella splendida percussione di Zielinski che ha letteralmente portato a spasso la difesa spezzina (e che ha confermato l'ottimo stato di forma con una prestazione notevole), poi abbiamo sofferto e non poco. Abbiamo continuato a giochicchiare, a specchiarci ed a tratti abbiamo voluto strafare, mettendo da parte quella concretezza che invece in certi frangenti è necessaria.
I numeri, le statistiche, le curiosità che la Rai ha di tanto in tanto mostrato in sovrimpressione (forse per farsi perdonare l'averci estromesso dall'albo d'oro della Supercoppa) parlavano chiaro: se da un lato mostravano come avremmo potuto surclassare avversario (e per molti tratti, sotto più punti di vista, lo abbiamo fatto), dall'altro mostravano anche quanto stavamo 'sciupando’. Un possesso palla notevole, occasioni numerose, ma appunto poco e nulla di concreto. Abbiamo sprecato troppo: a volte per egoismo, altre per imprecisione sotto porta o nell'ultimo passaggio e solo nella ripresa siamo riusciti a venirne fuori.
Prima con Giaccherini, poi con Gabbiadini, con Insigne e Marko Rog in versione assist-man.
Lorenzo trova Giaccherini col solito cross a sfruttare il classico movimento 'alla Callejon’ ed Emanuele tira fuori un gol tanto importante quanto spettacolare: di prima, al volo, a spiazzare Chichizola.
Impressionante, invece, Marko nella sua discesa verso l'area: con caparbietà si porta avanti e serve su un piatto d'argento il 3-1 a Manolo Gabbiadini, che pure aveva fatto un movimento da punta vera, forse passato in osservato per via della facilità con cui ha potuto mandare il pallone in rete. E proprio a proposito di quel movimento, inutile che ripeta quanti rimpianti (dopo le parole di Pagliari posso definirli proprio così, purtroppo) io abbia in merito a questo ragazzo.
Infine, altra piccola nota lieta della serata, l'esordio di Leonardo Pavoletti: uagliò, ringrazia che stavamo sul 3-1, perché se no andavamo a raccattare un Hoffer qualunque, per sicurezza. 😂E mi raccomando, visto che a quanto pare dalla prossima avrai quasi sicuramente la possibilità di mostrarci cosa sai fare, dimostraci pure che te lo sei conservato per un'occasione più importante: tipo, non so, domenica contro il Pescara… Quando in campo tornerà anche il mister, dopo la squalifica che ieri lo aveva costretto a stare al caldo della tribuna: e ringraziate l'ortaggio, perché ieri secondo me ad un certo punto avete rischiato i paccheri. Quelli di Sarri, prima che dello Spezia. Ergo, visto che dalla prossima Maurizio torna in campo, stat'v accort! 😉
Alla prossima e #ForzaNapoliSempre!  (Foto da sscnapoli.it)
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spettriedemoni · 5 years
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Rivelazioni
Siamo seduti in attesa del mio turno per l'ecografia. Il dottore che eseguirà l'esame è uno dei tanti che ha lavorato per anni con mia madre.
"Sua madre ha lasciato un bellissimo ricordo, sa?" mi aveva detto la prima volta che feci l'ecografia da lui. Ero stato ricoverato d'urgenza perché qualche sera prima avevo avuto forti dolori all'addome per via di una infezione causata dal drenaggio che mi portavo dall'intervento fatto a Milano. Da chirurgia, dove ero ricoverato, mi avevano spedito all'ottavo piano del nosocomio per fare questo esame. Ricordo di aver avuto difficoltà perfino a mettermi seduto sul letto tanto il dolore era forte.
Ora sono qui ad aspettare il mio turno per una ecografia di controllo, ci sono arrivato sulle mie gambe (non in barella) e quei giorni paiono lontanissimi. Sei mesi fa la TAC non ha rilevato problemi, così come gli esami del sangue. Poco prima di fare l'ecografia ho fatto il prelievo e ora ho tre segni sulle braccia. Al braccio destro non è uscito sangue perché la vena non l'hanno proprio presa, al sinistro di buchi ne ho due, uno all'altezza del gomito l'altro al polso fatto con un ago più sottile di quelli usati per i bimbi. Tre infermiere ci sono volute, la terza si chiama Stella e ha lavorato per anni in pediatria, è l'unica che sembra riesca a trovarmi le vene. Ho le vene di un bambino, a quanto pare.
Quando Stefania, la mia ex compagna di classe che oggi fa l'infermiera proprio in questo reparto, vede il segno sul polso mi fa: "Però lì fa male!" Posso confermarlo.
Parliamo un po' nell'attesa, Stefania chiama mia madre "caposala" nonostante sia in pensione dal 2008. Dico che dovrei ritirare il referto dell'RX torace ma il ritiro è dalle 11 e sono solo le 9, probabilmente mi toccherà tornarci. Stefania, generosa come sempre, si offre per andarci lei. Declino perché non mi piace l'idea che un'amica debba infrangere certe regole anche se stupide. Forse sono stupido, ma penso che in fondo non ho grandi impedimenti e posso tornarci quando sarà. Certo è brutto rendersi conto che senza santi in paradiso uno deve fare una inutile attesa o trafila per avere esami che deve portare a una visita di controllo in una città a parecchi chilometri dalla sua. Scelgo di seguire le regole per non sentirmi in colpa verso chi questi santi non li ha.
Arriva un'altra infermiera, parla con mia madre, racconta di certi episodi capitati. Mia madre racconta di quando c'era lei, nomina certi colleghi, qualcuno lo ricordo anche io perché in casa capitava ne parlasse con mio padre. Questa infermiera non la conosce, non ci ha lavorato insieme, ma sembrano già amiche. Giurerei che abbia un rispetto notevole per mia madre pur non conoscendola. Chissà quanto è famosa ancora oggi mia madre in ospedale, parecchio a giudicare da quanti la fermano ogni volta che mi accompagna.
La vedo sempre forte, sicura e determinata ha ragione @surfer-osa che la chiama Wonder Mamma, anche se ormai è più Wonder Nonna.
Nell'attesa parliamo io e lei, mi dice come nei giorni che è venuta a Milano con me e nei mesi di paura che hanno preceduto e seguito il mio intervento lei abbia messo se stessa in secondo, terzo forse perfino quarto piano perché doveva occuparsi solo di me. Non sentiva più il proprio dolore, la schiena, il collo erano ignorati.
Mi racconta di quando ha parlato con il primario di chirurgia qui a Pescara a seguito del mio ricovero d'urgenza, cercava di informarlo sulla mia storia clinica fino a quel momento ma non le è riuscito.
"Ho cominciato a piangere davanti a lui. Per fortuna c'era tua sorella che ha spiegato tutto, io non ce la facevo a parlare"
Non ricorda il nome di quel primario e neppure io visto che per fortuna non ci è servito più, ma ho il suo numero in memoria e gli mostro la sua foto profilo su WhatsApp. Una foto scattata in sala operatoria con il viso coperto da mascherina sterile e occhialini microscopio. Leggo il nome, mia madre osserva la sua foto, si deve essere un pelo egocentrici per mettersi sul proprio profilo una foto simile, penso. Però è bravo e con me è stato gentile e cortese e lo è stato anche con mia madre, così fragile in quei momenti.
Non ha la tiara in testa, mia madre, né i bracciali anti proiettile e tutto il resto, ma si può dire che sia una Wonder Woman, in effetti.
Nonostante tutti i suoi acciacchi, la pressione che oggi deve tenere sotto controllo, i dolori cervicali è davvero "Wonder".
Cazzo se lo è!
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cassius-writer · 4 years
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(...) fui di nuovo trasportato nel mio corpo e la sensazione fu quella di cadere lungo un infinito tunnel oscuro, per poi aprire gli occhi su un nuovo scempio. Ero in una stanza, sdraiato in terra, sotto di me una patina di sangue secco e rappreso, nell'aria il puzzo di morte prendeva alla gola. Le mie orecchie erano colme del suono ronzante di mosche che giravano fameliche attorno al cadavere di un uomo legato ad una sedia al centro di un simbolo disegnato a terra con quello che sembrava essere sale. Il malcapitato era aperto quasi in due, dall'inguine alla gola e i suoi organi penzolavano dal corpo cuciti con quelli che dovevano essere dei fili d'acciaio. La stanza era illuminata da una luce elettrica che ronzava quasi quanto gli insetti intorno al morto, dovevano essere passati giorni dall'ultima volta che avevo visto il mondo attraverso i miei occhi (...). Con fatica mi alzai da terra tossendo e voltai le spalle al cadavere, non c'era più nulla che io potessi fare per quell'uomo e nemmeno per me, dovevo porre fine a quella sofferenza. Cambiai stanza capendo di trovarmi in una vecchia casa, dalla finestra si vedeva un bosco e tutto attorno il nulla contornato dalle colline di un luogo che non avevo mai visto in precedenza. Mirabilia Pagina 209-210, in vendita su Amazon. Vietato ai minori di 18anni. Daniele Scopigno Foto di: Francesca Piccardi #mirabiliahorror #libriconsigliati #libromania #libribelli #librisulibri #libridaleggere #librihorror #librichepassione #libriovunque #citazionilibri #instalibri #frasilibri #volgopescara #leggere #lettureconsigliate #consiglidilettura (presso Pescara, Italy) https://www.instagram.com/p/CHz7eOYnBKl/?igshid=1o0b05mehg7e7
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