Tumgik
#caduta del Muro di Berlino
personal-reporter · 2 months
Text
Il mondo piange la scomparsa di Papa Giovanni Paolo II Karol Wojtyła
Città del Vaticano, 2 aprile 2005 – Il mondo è in lutto per la scomparsa di Papa Giovanni Paolo II, il 264º pontefice della Chiesa cattolica, avvenuta questa sera alle ore 21:37 nella sua residenza privata in Vaticano. Il Papa, che aveva 84 anni, era malato da tempo e le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi giorni. Continue reading Il mondo piange la scomparsa di Papa Giovanni Paolo II…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
antod0 · 6 months
Text
Riflessione inutile legata al mio ultimo reblog sul muro di Berlino. Ho come la sensazione che l'informazione sia indirizzata al ribasso, non ho più la sensazione di aver vissuto qualcosa di bello, ma di bello a livello epocale (caduta del muro, studente che blocca un carro armato in piazza tien ammen). Ho solo la sensazione di vivere tragedie o cose brutte.
4 notes · View notes
marcoleopa · 11 months
Text
Discesa in campo
La sinistra 800centesca, ancora legata agli esiti del congresso di Livorno, non aveva, allora, ne, capito/compreso, ancora oggi, il significato della “discesa in campo”.
Orfani della caduta del muro di Berlino, tutta la baracca, sociologi, politici, segreterie etc…, faticano a interpretare gli esiti nefasti del trentennale bombardamento dei programmi spazzatura, dove, al pari del predappiese che affermava: “Io non ho creato il fascismo, l’ho tratto dall’inconscio degli italiani”, Silvio, ha trasformato la televisione (programmi, contenuti, forma, sostanza), in quello che, Serge Daney – Le Monde 1992, ha correttamente definito: “la television est comparable a une decharge pubblique, a l’incoscient (inconscio) a ciel ouvert”.
Discarica pubblica, inconscio a cielo aperto.
Se il primo ha tratto dall’inconscio la violenza degli italiani (gli stessi che il 25 aprile divennero tutti antifascisti, o, come affermò Churchill: “Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani…”), il secondo ha reso la televisione uno strumento di controllo e indirizzo, che nemmeno Pasolini, avrebbe immaginato, o, forse, sospettava: “Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l'adesione ai modelli imposti dal Centro, è tale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L'abiura è compiuta. Corsera 9 12 73
Ecco la chiave di successo di Silvio. Rinnegare le culture presenti in Italia, uniformare il pensiero, abiurare la critica verso modelli che, fino alla discesa in campo, trovavano posto in qualche bettola.
E, quindi, il fiorire di modelli comportamentali attraverso un'opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza, meglio rappresentata dalle parole illuminanti e premonitrici di Pasolini: Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane. L'antecedente ideologia voluta e imposta dal potere era, come si sa, la religione: e il cattolicesimo, infatti, era formalmente l'unico fenomeno culturale che "omologava" gli italiani. Ora esso è diventato concorrente di quel nuovo fenomeno culturale "omologatore" che è l'edonismo di massa: e, come concorrente, il nuovo potere già da qualche anno ha cominciato a liquidarlo. Non c'è infatti niente di religioso nel modello del Giovane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti dalla televisione. Essi sono due persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi Beni di consumo (e, s'intende, vanno ancora a messa la domenica, in macchina). Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria).
Ribadisco il mio pensiero, che si volge umanamente a chi lascia questa terra, ma, non mi sottraggo dal commentare le nefaste conseguenze del proprio agire e, degli effetti sulla collettività (inteso popolazione).
6 notes · View notes
colonna-durruti · 2 years
Text
Ci beccheremo la destra fascista di Meloni e camerati vari perché
Trent'anni di Berlusconismo e di disimpegno sono un grande investimento. Per i ricchi
Troppe informazioni è come niente informazioni, vedi complottisti vari
È più facile fare politica con gli slogan soprattutto tornando al punto 1
È dalla caduta del muro di Berlino che questo è il migliore dei mondi possibili anche se, come disse qualcuno, tutto ciò che dicevano sarebbe avvenuto di catastrofico col comunismo si è realizzato col capitalismo
Spesso lottiamo per una prigione più confortevole piuttosto che per la fine delle galere
MA
come sempre fuori da tutto questo ci sono i portuali che rifiutano di caricare le navi che portano le armi, ci sono gli scioperi, le fabbriche occupate, le esperienze di autogestione, in questo paese e al di fuori, in Chiapas, in Rojava...
Ci sono i semi sotto la neve.
Bisogna scegliere da che parte guardare: restare lucidi non vuol dire abbandonarsi al pessimismo.
2 notes · View notes
crazy-so-na-sega · 2 years
Text
----tutta colpa degli "storici" marxisti-----
"e di qualche regista americano se abbiamo di SPARTACO un'immagine completamente falsata". E' questa la tesi di Yann Le Bohec che ha passato in rassegna l'intera letteratura sullo schiavo ribelle e, denuncia, troppe sono le indulgenze nei confronti del mito del "precursore della lotta di classe" e di tutto quel che duemila anni dopo avrebbe teorizzato Karl Marx. Purtroppo mette in chiaro Le Bohec, i testi antichi che fanno riferimento a questa vicenda sono pochi ("per l'essenziale, cinque autori in tutto"), brevi ("una decina di pagine ciascuno"), non sempre si sovrappongono, e così non è facile metterli a confronto. Anzi, "quasi a complicare il nostro lavoro" talvolta si contraddicono. Di conseguenza, "a volte chi li utilizza deve proporre il verosimile in mancanza del vero", che "è il peggior metodo storico possibile"; ma "è anche l'unico, a meno di proporre ipotesi multiple e lasciare che a scegliere sia il lettore". Il bersaglio esplicito di Le Bohec sono gli storici che -sostiene- dovrebbero "costruire le proprie argomentazioni sui testi e non sulle illusioni". Naturalmente, scrive Le Bohec, "è logico che gli autori dell'Europa dell'Est, tutti marxisti prima della caduta del muro di Berlino, si siano interessati in modo particolare a questo ribelle fino a trasformarlo in mito". Per loro contava solo che si trattasse di "un caso esemplare di lotta di classe nell'antichità". Si è scritto, ad esempio, che Spartaco era stato un soldato romano, che aveva disertato, poi era stato preso e condannato alla gladiatura. Ma dove sono le prove di questa ricostruzione storica? E "anche se fosse stato davvero un soldato - cosa che resta ancora da dimostrare - questo tracio certamente non ebbe accesso alle unità combattenti, né alle legioni, né ai gradi superiori". Essendo tracio e non romano, "avrebbe al massimo potuto essere un ufficiale subalterno nei ranghi degli alleati, i socii". "Al massimo!" sottolinea Le Bohec. Per quanto riguarda la tattica e la strategia, quindi, "Spartaco non superava il livello di un odierno sottufficiale che presti servizio in una caserma di provincia". I gladiatori, poi, non avrebbero potuto sconfiggere i legionari per varie ragioni: "erano addestrati unicamente per il combattimento individuale, e le loro armi erano destinate esclusivamente allo spettacolo e non alla guerra", infine "praticavano una scherma diversa da quella in uso sul campo di battaglia".
"Spartaco - per quel che se ne sa - nacque intorno al 93 a.C. in un popolo seminomade della Tracia. Vittima di una razzia, è stato condotto a Roma dove ha tentato di rivendicare la sua condizione di uomo libero ma un tribunale ingiusto non ha accolto la sua domanda, sicché è stato venduto al proprietario di una scuola di gladiatori di Capua. Lì ha provocato una rivolta. E' divenuto quindi un capobanda e ha condotto i suoi compagni sul Vesuvio. Il proprietario Glabro non è riuscito a sconfiggerlo e neanche il pretore Varinio, i consoli Lentulo e Gellio. In pochissimo tempo ha saputo reclutare numerosi combattenti tra gli schiavi contadini (ma non tra quelli domestici) e la banda si è trasformata in un vero esercito. Per garantire la sopravvivenza ai suoi uomini, per trovare rinforzi e perché era la regola delle guerre antiche, ha saccheggiato la Campania e poi la Lucania". [...]
Bisogna mettere da parte le utopie del XIX e del XX secolo. Gli schiavi "non si battevano per stabilire la giustizia sulla terra, né la libertà per tutti, ma semplicemente per sfuggire alla propria condizione". Non erano "colmi di bontà" ma esperti delle "crudeltà che contraddistinguevano tutti i conflitti dell'epoca". Spartaco probabilmente voleva soltanto ritornare in Tracia e "non aspirava al altro che alla sua liberazione: poiché non poteva ottenerla da solo, ha sfruttato questo esercito di schiavi che si era costituito secondo le circostanze". C'è da notare in tutta questa vicenda una incredibile mancanza di disegno strategico. Anche se fosse riuscito ad andarsene dall'Italia, dove avrebbe trovato rifugio quella gran quantità di uomini? E, soprattutto cosa resta della rivolta degli schiavi? Gli schiavi, risponde Le Bohec, "non avevano un progetto così unitario come è stato affermato, tranne che su un punto: nessuno di loro pensò mai all'abolizione della schiavitù". D'altronde - aggiunge - "anche ai giorni nostri i migliori difensori della schiavitù sono proprio coloro che la subiscono". Ciò era a tal punto evidente duemila anni fa che "gli autori antichi non menzionano mai un simile progetto". anzi, si spingono anche oltre, "descrivendo la vita e, a volte, la morte dei "buoni schiavi" sacrificatesi per il padrone". gli scrittori antichi, tutti, "dimostrano chiaramente che l'obiettivo di Spartaco e dei suoi non era quello che gli è stato attribuito". Ma, ironizza Le Bohec, "sarebbe stato necessario leggerli".
-Paolo Mieli - Le verità nascoste
3 notes · View notes
realnews20 · 1 day
Text
Sostenitore I post scritti dai lettori Economia & Lobby - 8 Maggio 2024 di Michele Sanfilippo Sono ormai passati circa cinquant’anni da quando i paesi occidentali hanno adottato politiche economiche neoliberiste. In estrema sintesi, questo pensiero economico, elaborato nella scuola di Chicago, nei primi anni 70, sostiene che i mercati siano in grado di soddisfare ogni necessità della società se svincolati dal fardello delle tasse. In questa prospettiva, quindi, è necessario un passo indietro delle politiche di welfare dei governi perché meno tasse daranno luogo a maggiori investimenti, da parte delle imprese, che, a loro volta, genereranno nuovi posti di lavoro e più benessere nella società. In origine l’impulso politico per l’adozione delle politiche economiche neoliberiste è stato dato dai leader conservatori anglosassoni di Thatcher e di Reagan ma, non molto tempo dopo, anche Clinton e Blair, i campioni del labour, seppur con accenti meno marcati, le hanno sposate senza troppe remore. La caduta del muro di Berlino ha, infine, convinto tutti i leader della sinistra europea a muoversi sulla medesima strada dei loro omologhi anglosassoni. E se, inizialmente, sono stati registrati risultati economici abbastanza lusinghieri, dopo cinquant’anni si possono osservare gli effetti devastanti provocati dal credo degli adoratori del libero mercato. Il primo, fin da subito il più evidente, è l’allargamento del divario economico tra moltissimi che hanno sempre meno e pochissimi che hanno sempre di più. Se l’amministratore delegato della Fiat, negli anni 70 guadagnava 10 volte lo stipendio di un dipendente, oggi l’amministratore di Stellantis in un anno ha guadagnato oltre 30 milioni di euro. Lascio a voi il calcolo della differenza. Ma nel medio periodo abbiamo potuto osservare ben altri problemi. Il depotenziamento del welfare ha impoverito la scuola pubblica, che è il vero motore per l’ascensore sociale, facendo sì che un numero sempre maggiore di giovani sia stato relegato in posizioni precarie e marginali. Lo sfacelo della sanità è sotto gli occhi di tutti ma, forse, il problema più eclatante è quello ambientale. Il libero mercato professa una fede incrollabile nella crescita infinita. Il nostro pianeta, che evidentemente non ha studiato economia a Chicago, purtroppo, non dispone di risorse infinite per sostenere una crescita infinita. Il cambiamento climatico generato e alimentato dall’attuale modello economico sta generando problemi più che tangibili ma, forse, non ancora così devastanti da spaventare milioni di persone che sono troppo preoccupate di arrivare a fine mese. In questo contesto un numero sempre maggiore di persone che ha perso sostegno economico e sociale, in assenza, di una sinistra che le tuteli, vota le destre che ripropongono invariabilmente la favoletta della detassazione e del libero mercato. E, per adesso, la cosa sembra funzionare. Io non so se esista ancora una sinistra sul nostro pianeta. Vorrei, quindi, lanciare un messaggio nello spazio per vedere se qualche forma di vita intelligente lo possa captare: qui non si tratta di battere la destra (che è un male ma, oggi, non il peggiore). Si tratta di operare politiche che permettano di distinguersi da essa. Non si può ancora pensare che le imprese o la tecnologia (industria 4.0, green economy e altre simili amenità utili solo a cercare di perpetuare un giocattolo che è palesemente arrivato al capolinea) da sole possano rimediare a tutti i disastri sociali e ambientali ai quali abbiamo assistito inermi per tanti, troppi, anni.
Occorre avere il coraggio di riconoscere che il vero problema sono le ricette economiche neoliberiste e di promuoverne di nuove e diverse per tassare i grandi patrimoni al fine di rispristinare solidi servizi di welfare e vere misure di salvaguardia dell’ambiente. Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!
0 notes
valeriozannoni · 1 month
Text
La responsabilità dello scoppio delle guerre negli ultimi venti anni può essere attribuito al colpevole disarmo del potenziale bellico convenzionale da parte della Nato, cominciato irresponsabilmente già all'indomani della caduta del muro di Berlino. Ciò ha permesso a dittatori come Putin di risollevare la cresta e ritenere di poter riprendere l'espansionismo militare sovietico. Il più grave errore non è stato accogliere paesi ex sovietici nell'alleanza atlantica, ma ridurne il potenziale deterrente convenzionale presumendo l'impossibilità del ritorno alla guerra fredda. Non è un caso che ora ci troviamo in questa situazione.
0 notes
lamilanomagazine · 2 months
Text
Stoltenberg celebra i 75 anni della Nato: «Usa e Europa insieme sono più forti»
Tumblr media
Stoltenberg celebra i 75 anni della Nato: «Usa e Europa insieme sono più forti». Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, celebra il 75esimo anniversario dell’Alleanza Atlantica: «Oggi celebriamo il 75esimo anniversario dell’alleanza più forte, duratura e di successo della storia, l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico. La Nato. Congratulazioni», ha detto nel corso di una cerimonia al quartier generale dell’Alleanza a Bruxelles. «Negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale, la paura di un’altra guerra devastante era reale. Così, in questo giorno del 1949, i ministri degli Esteri di 12 Paesi europei e nordamericani si riunirono per firmare il Trattato di Washington, per creare la nostra Alleanza. Questo ha tenuto al sicuro i nostri popoli per i lunghi anni della Guerra Fredda. Dal ponte aereo per Berlino alla crisi dei missili di Cuba, fino alla caduta del Muro di Berlino. Nel 1979 ho prestato servizio nell’esercito norvegese. Se ci fosse stata una guerra saremmo stati in prima linea. Ma non avevo paura, perché sapevo che non eravamo soli. Avevamo alle spalle la forza dell’alleanza Nato», ha aggiunto Stoltenberg. «Quando la Guerra Fredda finì, fu necessario contribuire a portare a termine due brutali conflitti etnici nei Balcani. Nel 2001, in occasione degli attentati dell’11 settembre, per la prima volta abbiamo invocato l’articolo 5 del Trattato di Washington, che stabilisce che un attacco a un alleato è un attacco a tutti. Da allora la Nato è in prima linea nella lotta al terrorismo. Nel 2014, con l’annessione illegale della Crimea da parte della Russia, c’è stato un altro punto di svolta. Da allora, abbiamo intrapreso il più grande rafforzamento della difesa collettiva da generazioni. Oggi la Nato è più grande, più forte e più unita che mai. All’inizio avevamo 12 membri. Oggi siamo a 32», ha proseguito Stoltenberg. «Abbiamo contribuito a diffondere pace, democrazia e prosperità in tutta Europa. Due guerre mondiali, la guerra fredda e tutte le sfide che abbiamo affrontato da allora ci hanno fatto capire che abbiamo bisogno gli uni degli altri. L’Europa ha bisogno dell’America per la sua sicurezza. Un’equa condivisione degli oneri è essenziale. E l’Europa sta investendo molto di più. Non credo nell’America da sola, così come non credo in un Europa sola. Credo nell’America e nell’Europa insieme nella Nato. Perché insieme siamo più forti», ha concluso.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
cinquecolonnemagazine · 2 months
Text
Così Lontano, così vicino!
Arriva il nuovo trailer di Così Lontano, così vicino!, il seguito di Il cielo sopra Berlino, girato da Wim Wenders dopo la caduta del muro. Il film è distribuito da CG entertainment in collaborazione con Cinema Beltrade - Barz and Hippo e sarà nelle sale di tutta Italia a partire al prossimo 21 Marzo. https://www.youtube.com/watch?v=Udo0l4FoayA Il film: Così Lontano, così vicino! Vincitore del Gran premio della Giuria al Festival di Cannes nel 1993 il film si avvale di un cast straordinario: Otto Sander, Peter Falk, Bruno Ganz, Horst Buchholz, Nastassja Kinski, Heinz Rühmann, Solveig Dommartin, Rüdiger Vogler, Willem Dafoe e con Lou Reed e Mikhail Gorbachev. A rendere celebre il film anche la straordinaria colonna sonora: oltre alle musiche originali di Laurent Petitgand, i memorabili brani di Lou Reed, U2, Johnny Cash, Nick Cave, Laurie Anderson, solo per citarne alcuni. Sinossi  Il muro di Berlino è oramai caduto da qualche anno. L'angelo Cassiel (Otto Sander) decide finalmente di fare il grande salto: si trasforma in un umano. Con il nome di Karl Engel ritrova l'amico Damiel (Bruno Ganz), ora sposato con Marion(Solveig Dommartin), conosce l'angelo-demone Emit Flesti (Willem Dafoe), e l’affarista Baker (Horst Buchholz). Ad osservare la sua nuova vita c'è Raphaela (Nastassja Kinski). Scoperti i loschi affari di Baker, Cassiel cercherà di fermarlo con l'aiuto dei suoi amici… Read the full article
0 notes
marcoleopa · 1 year
Text
Tumblr media
09/11/1989)
Non è una data casuale, ma, per la Sinistra Italiana, la caduta del muro di Berlino rappresenta l’inizio della crisi di identità.
Con la successiva “discesa in campo di SilviodaArcore” (26/01/1994), sono appena trascorsi cinque anni, ma, nel frattempo, la nomenclatura dell’intera Sinistra (comunista, riformista, socialista, cattolica), ancora stordita dall’evento epocale in terra Germanica, resta basita davanti allo scorrere degli eventi che, come un fiume in piena la travolgerà.
L’illusoria vittoria dell’Ulivo e, la sua prematura scomparsa, sono la prova provata ed evidente, di una Sinistra ancora 800centesca, avulsa dalla realtà e in preda ad una crisi di nervi.
Non mi dilungo sui fallimenti e sul cannibalismo endogeno dei segretari del PD, lo stesso vale anche per le restanti forze politiche che sono ancor più a Sinistra del PD, ma, sulle difficoltà che  vive la Sinistra in Italia.
Ho citato le due date (Berlino e “discesa in campo”), perché, ritengo, che siano la cartina al tornasole delle nostre difficoltà.
La caduta del muro, segnerebbe le fine delle ideologie (qualsiasi insieme di idee e valori sufficientemente coerente al suo interno e finalizzato a orientare i comportamenti sociali, economici o politici degli individui)- la “discesa in campo”, l’inizio di una nuova idealità (perfetto, ottimo, eccellente, desiderabile, migliore in assoluto, adeguato). 
Se il muro è il male assoluto, la nuova idealità è lo strumento per nuovi italici valori. Poi, che in vent’anni di berlusconismo, la politica italiana si sia barcamenata tra processi, festini e puttane, poco importa. Il nuovo linguaggio politico è adeguato al contesto.
Sempre nel frattempo, tra antropofagia e onanismo della Sinistra italiana, mentre cantavamo Contessa e Bandiera Rossa, ci siamo trovati “leggermente” spiazzati di fronte al 30% del fascismo del terzo millennio, comodamente in sella a Palazzo Chigi. 
Ed ancora oggi, mentre rivendichiamo l’assoluto antifascismo della Carta Costituzionale, incompatibile con i disvalori del predappiese, i soloni della Sinistra Italiana non hanno compreso il reale pericolo della revisione della medesima Carta, che, appena andrà in porto, non potrà più pregiarsi dell’appellativo di “antifascista”, vista la genesi della proposta di spiccata matrice Meloniana.
A ciò si aggiunga anche la spartizione degli incarichi della televisione di Stato, che trasformerà il servizio pubblico in teleMeloni, utile e necessario per la narrazione della Sinistra come parte fastidiosa della società, quindi un corpo estraneo di cui disfarsene, Orban docet.
Nel prossino futuro, dimessosi Mattarella, il nuovo garante della Carta Costituzionale - ex antifascista, sarà da cercare nelle volontà e nei valori del popolo sovrano, che, nell’ultimo trentennio di vita politica è rimasto silente e compiacente di fronte ai misfatti in quel di Arcore, così come nelle aule dei tribunali, o dinanzi a trentennali latitanze.
Ed allora giunge come un epitaffio l’intervento del P.M. De Lucia a Casa Memoria Impastato: «Le relazioni che esistono tra il mondo dello Stato e quello delle mafie sono complesse da sempre».
6 notes · View notes
lettieriletti · 3 months
Text
Stanley Greene. Una vita a fuoco
Folgorato in giovane età dalle immagini di Stanley Greene, in particolare dai suoi reportage nell’est dopo la caduta del muro di Berlino, JD Morvan ci racconta la vita di un grande fotografo – insignito, tra gli altri, di cinque premi World Press Photo, del premio W. Eugene Smith e del premio Visa d’Or alla carriera al Festival di Perpignan. Che siano a colori o in bianco e nero, le immagini di…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
realnews20 · 5 days
Text
Sostenitore I post scritti dai lettori Economia & Lobby - 8 Maggio 2024 di Michele Sanfilippo Sono ormai passati circa cinquant’anni da quando i paesi occidentali hanno adottato politiche economiche neoliberiste. In estrema sintesi, questo pensiero economico, elaborato nella scuola di Chicago, nei primi anni 70, sostiene che i mercati siano in grado di soddisfare ogni necessità della società se svincolati dal fardello delle tasse. In questa prospettiva, quindi, è necessario un passo indietro delle politiche di welfare dei governi perché meno tasse daranno luogo a maggiori investimenti, da parte delle imprese, che, a loro volta, genereranno nuovi posti di lavoro e più benessere nella società. In origine l’impulso politico per l’adozione delle politiche economiche neoliberiste è stato dato dai leader conservatori anglosassoni di Thatcher e di Reagan ma, non molto tempo dopo, anche Clinton e Blair, i campioni del labour, seppur con accenti meno marcati, le hanno sposate senza troppe remore. La caduta del muro di Berlino ha, infine, convinto tutti i leader della sinistra europea a muoversi sulla medesima strada dei loro omologhi anglosassoni. E se, inizialmente, sono stati registrati risultati economici abbastanza lusinghieri, dopo cinquant’anni si possono osservare gli effetti devastanti provocati dal credo degli adoratori del libero mercato. Il primo, fin da subito il più evidente, è l’allargamento del divario economico tra moltissimi che hanno sempre meno e pochissimi che hanno sempre di più. Se l’amministratore delegato della Fiat, negli anni 70 guadagnava 10 volte lo stipendio di un dipendente, oggi l’amministratore di Stellantis in un anno ha guadagnato oltre 30 milioni di euro. Lascio a voi il calcolo della differenza. Ma nel medio periodo abbiamo potuto osservare ben altri problemi. Il depotenziamento del welfare ha impoverito la scuola pubblica, che è il vero motore per l’ascensore sociale, facendo sì che un numero sempre maggiore di giovani sia stato relegato in posizioni precarie e marginali. Lo sfacelo della sanità è sotto gli occhi di tutti ma, forse, il problema più eclatante è quello ambientale. Il libero mercato professa una fede incrollabile nella crescita infinita. Il nostro pianeta, che evidentemente non ha studiato economia a Chicago, purtroppo, non dispone di risorse infinite per sostenere una crescita infinita. Il cambiamento climatico generato e alimentato dall’attuale modello economico sta generando problemi più che tangibili ma, forse, non ancora così devastanti da spaventare milioni di persone che sono troppo preoccupate di arrivare a fine mese. In questo contesto un numero sempre maggiore di persone che ha perso sostegno economico e sociale, in assenza, di una sinistra che le tuteli, vota le destre che ripropongono invariabilmente la favoletta della detassazione e del libero mercato. E, per adesso, la cosa sembra funzionare. Io non so se esista ancora una sinistra sul nostro pianeta. Vorrei, quindi, lanciare un messaggio nello spazio per vedere se qualche forma di vita intelligente lo possa captare: qui non si tratta di battere la destra (che è un male ma, oggi, non il peggiore). Si tratta di operare politiche che permettano di distinguersi da essa. Non si può ancora pensare che le imprese o la tecnologia (industria 4.0, green economy e altre simili amenità utili solo a cercare di perpetuare un giocattolo che è palesemente arrivato al capolinea) da sole possano rimediare a tutti i disastri sociali e ambientali ai quali abbiamo assistito inermi per tanti, troppi, anni.
Occorre avere il coraggio di riconoscere che il vero problema sono le ricette economiche neoliberiste e di promuoverne di nuove e diverse per tassare i grandi patrimoni al fine di rispristinare solidi servizi di welfare e vere misure di salvaguardia dell’ambiente. Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!
0 notes
oubliettemagazine · 4 months
Text
Trieste Film Festival 2024: il programma della trentacinquesima edizione
La trentacinquesima edizione del Trieste Film Festival, diretto da Nicoletta Romeo, apre al pubblico dal 19 al 27 gennaio 2024. Il Festival è il primo ed il principale incontro dedicato all’Europa centro-orientale. Trieste Film Festival 2024 Il Trieste Film Festival è nato successivamente alla caduta del Muro di Berlino e rappresenta un osservatorio di grande valore sul cinema dell’Europa…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
paoloferrario · 5 months
Text
Grusol.it, Appunti sulle politiche sociali n. 245, 2023, indice della rivista
Appunti sulle politiche sociali Trimestrale del Gruppo Solidarietà, n. 4-2023 Se apprezzi il nostro lavoro ti chiediamo di sostenerlo con l’ABBONAMENTO Il sommario Volontariato: crisi di identità non può che essere crisi di rappresentanza,  Andrea Pancaldi È ormai da molti anni, si può dire dall’inizio degli anni ‘90, dopo la caduta del muro di Berlino, la crisi delle forme tradizionali della…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
adrianomaini · 6 months
Text
0 notes
personal-reporter · 6 months
Text
Cccp, Fedeli alla linea 1984 – 2024 a Reggio Emilia
Tumblr media
"I Cccp non potevano che nascere a Reggio Emilia, la città più filosovietica del blocco occidentale", ha detto Giovanni Lindo Ferretti, voce della band che, circa quarant'anni fa, con il primo EP Ortodossia, cominciò a cambiare la storia della scena punk italiana. Sciolti nel 1990, poco dopo la caduta del muro di Berlino, da allora i Cccp sono sempre stati presenti nel panorama musicale italiano, dove le loro canzoni sono state reinterpretate, sono usciti documentari, libri, perfino tesi universitarie sulla loro musica. La mostra ai Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia sulla storia del Cccp , aperta fino all’11 febbraio 2024, stata ideata da Ferretti, insieme a Massimo Zamboni, Annarella Giudici, Danilo Fatur, che hanno dato vita a un'enorme esposizione-spettacolo che invade 28 stanze per un totale di 1800 metri quadri. Annarella Giudici ha messo a disposizione le memorie, gli oggetti, i costumi di scena che ha conservato nel tempo, così le loro performance rivivono sugli schermi,  gli slogan, i testi delle canzoni invadono gli spazi, come i titoli della carta stampata a loro dedicati, Sono tanti i luoghi che si incontrano nel percorso espositivo,  Berlino, la città dove tutto ebbe  inizio, nel 1981, e poi Reggio, Carpi, Beirut, il mondo arabo, Urss e paesi satelliti, Cina, Mongolia, Kabul, fino a Fellagara, la casa dei primi Cccp, quella che ha potuto ascoltare in anteprima assoluta le loro prime canzoni. All'ingresso, superata l'enorme scritta Felicitazioni, nel chiostro piccolo si trova una parata di 24 bandiere degli  stati socialisti che non esistono più, nel chiostro grande una lastra originale del Muro di Berlino, dal quartiere Treptow, e una Trabant, circondati da cavalli di Frisia, mentre un cartello avverte Sie verlassen jetzt West Berlin" cioè State lasciando Berlino Ovest. Il viaggio continua nelle sette sale del piano terra, con un omaggio a Luigi Ghirri, incaricato di rappresentare il disco finale Epica etica etnicae pathos e vi sono esposte tutte le 28 fotografie, in parte inedite, che Ghirri scattò a Villa Pirondini. Al primo piano ci sono la Stanza della Grafica, l'incontro con la Storia, la stanza Amandoti, dove  un'enorme installazione sonora riproduce l'unico inedito dei Cccp, , disponibile solo qui. La mostra è stata  promossa dal Comune di Reggio Emilia, Fondazione Palazzo Magnani, mentre il progetto è stato finanziato grazie ai Fondi Europei della Regione Emilia-Romagna. Read the full article
0 notes