Tumgik
#carattere umano
t-annhauser · 16 days
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Comunque, non seguite il mio esempio, io sono sempre stato affetto da fobia sociale, con gravi difficoltà di stabilire relazioni, e timido fino alla patologia, me ne stavo sempre in casa, avevo paura di tutto, e mi sono rifugiato nei libri per sopravvivere. Voi, se potete, non fate come me, non c'è niente di bello nell'avere per compagni solo gente morta da almeno un secolo. C'è poi un'ulteriore solitudine, quella "intellettuale", che difficilmente si cura, a meno che di non entrare in un cenacolo d'artisti affini per carattere e per elezione, ma la cosa è assai improbabile, e alla fine diventerebbe una camera dell'eco dove ci si parla solo addosso e si comincia a disprezzare il prossimo e tutto il genere umano. Allora intesi, dedichiamoci più alla vita che all'intelligenza, se ci riesce.
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ilpianistasultetto · 7 months
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Sotto a chi tocca e non vi avvilite. Siate portatori di generosità, di gesti cortesi, di sorrisi, di cordialità, chi è di carattere solare è sempre benvenuto. Siate l'estate che domina l'inverno, siate un lampione in ogni strada scura, non siate pallosi e pesanti che poi gli altri vi schifano e vi evitano. La gente ha sempre qualche problema, qualche dolore nascosto, qualche turbamento di salute, non vi mettete anche voi ad appesantire la situazione, siate gentili con tutti che nulla vi toglie e nulla vi aggiunge, che cosa vi costa?
Usate parole di tolleranza e non vi impicciate del sesso degli altri, di chi ama chi, non sono cavoli vostri. Amate ciò che amate e non impedite agli altri di amare ciò che amano, non è l'amore che distrugge il mondo ma l'odio e l'interesse personale a scapito di quello collettivo.
Partecipate con allegria alla vita che il buio nell'anima fa male e compromette ogni rapporto umano e familiare e vi fa diventare brutti, siate la cura e mai la malattia.
@ilpianistasultetto
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tiaspettoaltrove · 7 months
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“Sei un pervertito come tutti gli altri”. No.
Bisogna chiarire alcune cose: in questo blog scrivo quello che voglio, quando voglio, come voglio, e per i motivi che voglio. Se voglio parlare del mio pene, lo faccio. Se voglio parlare della psiche femminile, lo faccio. Se voglio parlare della mia vena poetica, lo faccio. E così via. Questa mia libertà è sufficiente per associarmi a un pervertito? Lo trovo un ragionamento immaturo, se non addirittura infantile, puerile, fallace. Sono un pervertito? No, per i canoni odierni e per come viene immaginato e descritto un pervertito oggigiorno. Ho una spiccata fantasia, un erotismo innato che spesso mi accompagna, una passionalità intrinseca e introversa come il mio carattere. Pertanto da qualche parte, e nello specifico prevalentemente qui, in qualche modo viene fuori. L’utilizzo di certi vocaboli, di certe metafore/similitudini/allegorie, m’appassiona. Quindi, quando ne ho voglia, mi abbandono a questa pratica. Tutto ciò per dire che non ho bisogno di sotterfugi e mezzucci vari, per parlare del mio pene. Se la ruota gira, la lascio girare a prescindere. E con “ruota” non mi riferisco al mio pisello che fa l’elicottero. È un modo di dire. La libertà espressiva m’eccita mentalmente perché viviamo in una prigione dorata. Io parlo liberamente di tante cose, mica solo della mia sessualità. Siamo solo all’inizio, è un po’ presto per fare bilanci. Onestamente parlando, trovo molta (ma molta) più perversione in quasi tutti i prodotti di Hollywood (film e serie tv), piuttosto che nei miei testi. Comprendo che ognuno abbia un metro di giudizio diverso, ma stride che mi vengano dirette accuse palesemente prive di fondamento. Vuoi che scenda nei dettagli della mia vita privata? Be’, una cosa che non puoi sapere è che sono sessualmente vergine. Una scelta fatta anni addietro e a cui ho sempre mantenuto fede, per il semplice fatto che non ho trovato la ragazza che mi convincesse che il suo corpo valesse più della mia purezza. O meglio: che il nostro amore valesse più di quello per il mio tempio immacolato. Sarò molto esplicito: non me ne faccio nulla di una ragazza che apre le gambe pronta ad accogliermi, se poi non ci vado d’accordo. Se poi non è la persona che vorrei che fosse. Se poi non corrisponde ai miei desideri e alle mie richieste. Preferisco, piuttosto, eclissarmi. Tutelarmi, preservarmi, proteggermi. La vita non è il sesso, ragazze. E so che molte di voi non lo capiscono, ma il sesso molto spesso altro non è se non il mezzo più veloce per dimenticare. Per arrivare al culmine del piacere fisico senza fatica. Per sbrigarsi a godere. Tumblr è principalmente questo proprio per tali motivi. E io ne approfitto, ne cavalco certamente l’onda. Ma a modo mio, sempre, e mettendo i puntini sulle i. Perché si ritiene necessario. Perché è ovvio che amo le ragazze giovani (che belle), ma se m’imbatto in una quarantenne con un cervello sopraffino, mi dimentico di tutto il resto. Sono umano, ma la perversione in senso stretto la lascio agli altri. Io sogno, fantastico.
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carmen35 · 2 months
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Rousseau: “Vi piacciono i gatti?”.
Boswell: “No”.
Rousseau: “Ne ero sicuro. È un segno del carattere. In questo avete l’istinto umano del dispotismo. Agli uomini non piacciono i gatti perché il gatto è libero e non si adatterà mai a essere schiavo. Non fa nulla su vostro ordine, come fanno altri animali”.
Boswell: “Nemmeno una gallina, obbedisce agli ordini”.
Rousseau: “Vi obbedirebbe, se sapeste farvi capire da essa. Un gatto vi capisce benissimo, ma non vi obbedisce”
Jean Jacques Rousseau
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orotrasparente · 1 year
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se hai una bella foto stampata di solito la incornici, se si spacca la cornice ne compri generalmente un’altra, io immagino la vita delle persone che amo come una fotografia e rispetto ad esse mi sento una cornice, passo la mia vita a sentirmi di contorno o addirittura di troppo, ho sempre fatto fatica a restare unito a qualcuno, ho un carattere particolare sicuramente ma non credo di essere una persona pessima, non dico buona, ma nemmeno il peggio che si possa trovare, tuttavia non capisco perché più provo a integrarmi più mi sento sbagliato, non so se forse pretendo troppo o do troppo poco, non capisco cosa mi manca per essere un umano “giusto”
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smokingago · 1 year
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Che amori proibiti hanno molto fascino, è inutile negarlo.
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L’amore è un sentimento complesso e ogni relazione ha le sue caratteristiche peculiari, ma è inutile negare che quando c’è anche un po’ di rischio di essere scoperti si prova una sensazione molto piacevole. Gli amori per così dire proibiti, sono affascinanti sotto molti punti di vista: intanto, sono molto più passionali e ardenti. Potrebbero essere relazioni che è bene tenere nascoste per un gran numero di motivi. Togliendo i casi più eclatanti e forse riprovevoli come l’adulterio e il tradimento, gli amori proibiti sono molto vari.
Ad esempio, potrebbe trattarsi di una relazione con un collega di lavoro. Ma più semplicemente, spesso sono relazioni tra individui che appartengono alla stessa cerchia di amici e per un qualche motivo preferiscono tenere nascosta la loro passione. Il divertimento nel non essere scoperti è qualcosa di impagabile, specialmente se in realtà lo si sta facendo più per svago che per vergogna.
Detto questo, è bene ricordare che questa tipologia di relazioni finisce male piuttosto spesso: oltre al puro e semplice essere scoperti e finire nei guai per le motivazioni che vi portavano a nascondere i vostri sentimenti, capita anche che l’amore bruci e si consumi troppo velocemente. Il dover rimanere costantemente nell’ombra può essere frustrante per uno dei membri della coppia. Questo ovviamente può dar vita a situazioni ancora più pericolose come ricatti e minacce.
Dietro agli amori clandestini si nasconde spesso una necessità. Potrebbe essere che uno dei due partner abbia già delle relazioni amorose nella vita di tutti i giorni che non possono essere rescisse senza difficoltà. Ecco perché molto spesso gli amori proibiti coinvolgono tre persone. Potrebbe anche essere che una delle due persone coinvolte nella relazione segreta sia un personaggio famoso che teme per la sua immagine o per la sua privacy. Potrebbe anche essere che le rispettive famiglie dei due piccioncini facciano pressioni perché la relazione non abbia corso, da qui la necessità del segreto. Il caso più comune però e quello in cui la clandestinità è auto imposta: probabilmente uno dei due partner subisce un certo tipo di pressione mentre l’altro trova affascinante vivere una relazione nascosta nell’ombra. Il fascino del proibito è qualcosa contro cui è difficile lottare in ogni aspetto della nostra vita.
Hai mai sentito il detto le leggi sono fatte per essere infrante? Credo che riassuma molto bene il concetto del proibito: ogni volta che ci viene imposto di non compiere una determinata azione siamo più tentati a eseguirla. Probabilmente è qualcosa di insito nel nostro carattere umano, la proibizione attiva quasi sempre il desiderio. L’amore in particolare se è proibito diventa più ardente e passionale: ogni incontro clandestino diventa un’emozione fortissima alla quale è difficile rinunciare. Gli ostacoli si tramutano in sfide e i pericoli diventano i motori della relazione.
Come ogni cosa a questo mondo, anche gli amori segreti sono destinati a terminare, o almeno a palesarsi. La fine del segreto o può essere dovuta a numerosi fattori: primo fra tutti essere scoperti. Ovviamente non è per forza un male, a volte essere obbligati a esporsi e dichiarare a tutti la propria relazione può essere un modo per renderla più sana e duratura. Un’altra motivazione potrebbe essere perché uno dei due partner non regge più l’anonimato e la clandestinità, perciò chiede e ottiene la desecretazione della relazione. Gli amori clandestini sono molto passionali e piacevoli, ma raramente sono capaci di evolvere e acquistare spessore emotivo: essere obbligati a mantenere il segreto è molto limitante per entrambi i partner e non permette di stabilire una crescita comune.
Cit. dal blog "Apri la Mente'
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autolesionistra · 1 year
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Breve cronistoria dei viaggi nel tempo
[Ho scritto questo raccontino agostano vagamente sci-fi per la (bella) newsletter dello scartafaccio, facendo un giretto fuori dalla mia comfort zone. Lo incollo pure qui.]
A differenza dei princìpi che li regolano, per scalfire superficialmente i quali è stato - letteralmente - necessario un Einstein, la meccanica empirica dei viaggi nel tempo è incredibilmente rozza; realizzare strumenti per sfruttarla è di relativa semplicità ed è un traguardo raggiunto cinque volte nella storia dell’umanità (se dopo la stesura di questo testo se ne aggiungessero altre il lettore tenga conto che questo numero potrebbe sia aumentare che diminuire).
Il primo essere umano a costruire una rudimentale macchina del tempo fu l’assiro Adad-Nirari, nell’810 a.C. a Tarso. Tuttavia, non ne capì il vero funzionamento e ritenne di aver creato un sistema magico per fare sparire le cose. Non avendo gli Assiri all’epoca grossi problemi di smaltimento rifiuti, fu per lo più ignorato o preso per pazzo. Nel tentativo di convincere i suoi concittadini dell’importanza della sua scoperta fece sparire un ingente quantitativo di oggetti e animali, fra cui spiccano:
- una coppetta in terracotta che si materializzò nel 1912 sotto la coltre di permafrost svedese, creando una serie di grattacapi all’archeologo Erik Sjöqvist e costandogli quasi la carriera - una pecora che fu spedita nel giurassico superiore, prontamente divorata da un allosauro che passò il resto della sua infruttuosa esistenza a cercare altre prede così gustose. La sparizione della pecora fu mal digerita (tranne che dall’allosauro): il proprietario pretese un risarcimento da Adad-Nirari che distrusse poi la sua creazione per stizza.
Per la seconda macchina del tempo toccò attendere il 1652 quando il gesuita Giuseppe Adami, di stanza al Collegio di Messina, riuscì a costrurine una nei sotterranei dell’edificio. Fu il primo a capire l’importanza del legame fra coordinate spaziali  e temporali ma per un misto di impazienza e di ostinata devozione al sistema tolemaico il suo primo esperimento finì in tragedia: tentò di mandare Agostino, il gatto del collegio, di una frazione di secondo nel futuro e se lo ritrovò materializzato nel basso ventre. I suoi confratelli attratti dalle urla lo trovarono riverso con il muso di Agostino che gli spuntava dalla schiena. Per non correre rischi lo arsero al rogo ancora agonizzante.
Quasi contemporaneamente, nel 1653, una nobile di Guangzhou di raro intelletto, Mei Zhaozhong, arrivò a scoperte analoghe. Passò dodici anni mandando di pochi istanti nel futuro sassetti del suo giardino e misurandone le apparizioni fino ad arrivare a capire con buona approssimazione la corretta correlazione fra coordinate temporali e spaziali. I suoi studi furono bruscamente interrotti da una malattia debilitante. Allo stremo delle forze decise di visitare il futuro nel poco tempo rimastole e si materializzò nel mercato del pesce di Huanan nel dicembre 2019, dove riuscì appena a guardarsi intorno prima di spirare circondata da una folla di curiosi che iniziarono ad avere sintomi febbrili qualche giorno dopo.
La quarta macchina del tempo fu costruita nel 1997 da Roberto Saluzzi, un dottorando del dipartimento di fisica e astronomia dell’università di Padova. Scoprì mentre ne stava ultimando la messa a punto che non gli sarebbe stata rinnovata la borsa di studio per l’anno successivo e considerazioni di carattere personale sopravanzarono quelle di ricerca accademica: usò la sua creazione per andare nel 1969 e gambizzare quello che sarebbe poi diventato il coordinatore dei corsi di dottorato di ricerca (evento che fu erroneamente attribuito a moventi politici); utilizzò poi la sua istruzione avvantaggiata per fare a sua volta carriera accademica. Evitò accuratamente ogni rischio di incontrare sé stesso nel timore di creare un paradosso temporale fino ad un preciso giorno del 1997, arrivato il quale tornò al suo vecchio appartamento immaginandoselo deserto con la macchina del tempo appena utilizzata. Lo trovò invece occupato da tre albanesi e si interrogò se questo andasse a conferma dell’esistenza del multiverso o del fatto che si fosse in qualche modo rintanato in un mondo di sua invenzione (dubbio per la verità che attanaglia chiunque prima o poi) e abbandonò ogni studio nel campo per darsi ai tornei di burraco.
La quinta e ultima vicenda vide come protagonista Aidana Komi, un’anziana professoressa dell’università di Tirana che dopo aver realizzato il suo dispositivo nel 2023 venne assalita da sensati timori di alterazione del continuum. Decise quindi di alimentare un’intelligenza artificiale dandole in pasto un quantitativo ingente di libri di storia e quotidiani interrogandola su quale sarebbe stato il viaggio temporale più utile per il benessere dell’umanità e imponendosi di seguire alla lettera la risposta, qualunque sarebbe stata. Il verdetto fu di recarsi a Padova nel 1996 e convincere il dottorando Roberto Saluzzi a cambiare appartamento. Aidana con qualche perplessità portò a termine il compito, approfittandone per collocare nell’appartamento rimasto sfitto un paio di cugini desiderosi di trasferirsi in Italia.
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“Ma tu cancelli le persone dalla tua vita così, senza dare una spiegazione?”
Si.
La risposta è un semplicissimo e freddissimo “Si”.
Perché se le cancello vuol dire che loro, prima, hanno cancellato me.
Con la cattiveria, con la falsità, con l’ipocrisia, con il falso perbenismo, con le lame conficcate tra le scapole della fiducia.
Perché ho un carattere strano, è vero, ma non riserva sorprese: se amo, lo dimostro, se disprezzo anche.
Può piacere o meno, ma è pulito.
Con me non ci si sporca.
Non tradisco. Non lo so fare, non voglio imparare a farlo.
E non perché sono santa tra i peccatori.
Non tradisco perché mi rispetto: dopo aver tradito qualcuno, che sia un amore o un amico o una semplice conoscenza, smetti di essere un essere umano e il solo pensiero mi fa venire la nausea.
Non perdono chi mi tradisce.
Non lo odio.
Ma lo sposto nell’oblìo della mia vita: non esiste, non fa male, diventa suppellettile inutile destinato alla discarica del passato.
Per e con le persone che amo io combatto, mi arrabbio, cerco confronti, assillo, annullo l’orgoglio, stringo la presa...a volte anche troppo...rispetto, ma non mollo.
Non ho mai imposto la mia presenza, ma ho preteso coerenza da chi voleva condividere il mio viaggio.
Io cancello senza spiegazioni, è vero: lo faccio nella vita quando l’indifferenza lascia spazio al disgusto.
E lo faccio sui social che per me sono solo un mezzo e non l’essenziale.
La critica se è costruttiva diventa acqua tra le dune arse della superficialità.
La critica diventa fumo tra le parole vuote di chi non guarda mai in faccia nessuno, nemmeno se stesso.
Ho imparato che il tempo è più caro dei diamanti, ed anche il silenzio ha un potere che prima non conoscevo: mi concedo il lusso di viverli, non di buttarli via con chi attribuisce un prezzo a tutto, ma non da valore a niente.
Sono considerazioni di un giorno di pioggia, quando tutto sembra surreale e ti accorgi di essere ormai dipendente solo dall’essenziale...
...come il cuore, come il mare.
Natascja Di Berardino
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schizografia · 7 months
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Etica, politica e commedia
Occorre riflettere sulla singolare circostanza che le due massime che hanno cercato di definire con maggiore acutezza lo statuto etico e politico dell’umano nella modernità provengono dalla commedia. Homo homini lupus – cardine della politica occidentale – è in Plauto (Asinaria, v.495, dove mette scherzosamente in guardia contro chi non conosce chi sia l’altro uomo ) e homo sum, humani nihil a me alienum puto, forse la più felice formulazione del fondamento di ogni etica, si legge in Terenzio (Heautontim., v.77). Non meno sorprendente è che la definizione del principio del diritto «dare a ciascuno il suo» (suum cuique tribuere) sia stata dagli antichi percepita come la definizione più propria di ciò che è in questione nella commedia: una glossa a Terenzio lo enuncia senza riserve: comico è per eccellenza assignare unicuique personae quod proprium est. Se si assegna a ciascun uomo il carattere che lo definisce, egli diventa ridicolo. O, più in generale, ogni tentativo di definire ciò che è umano sfocia necessariamente in una commedia. È quanto mostra la caricatura, in cui il gesto di cogliere a ogni costo l’umanità di ciascun individuo si trasforma secondo ogni evidenza in una beffa, fa propriamente ridere.
Platone doveva avere in mente qualcosa del genere, quando modellava sui mimi di Sofrone e di Epicarmo, decisamente comici, i personaggi dei suoi dialoghi. «Conosci te stesso» è il principio antitetico a ogni protervia tragica e non può che dar luogo a un gioco e a uno scherzo, anche se questi possono essere e sono perfettamente seri. L’umano, infatti, non è una sostanza di cui si possano tracciare una volta per tutte i confini – è, piuttosto, un processo sempre in corso, in cui l’uomo non cessa di essere inumano e animale e, insieme, di diventare umano e parlante. Per questo, mentre la tragedia porta a espressione ciò che non è umano e, nel punto in cui l’eroe prende bruscamente e amaramente coscienza della sua inumanità, sfocia nel mutismo, la persona, cioè la maschera comica, affida al sorriso la sola possibile enunciazione di ciò che non è più e tuttavia è ancora umano. E contro l’incessante, odioso tentativo dell’Occidente di assegnare alla tragedia la definizione dell’etica e della politica, occorre ogni volta ricordare che l’abitazione dell’uomo sulla terra è una commedia – non divina forse, ma che tradisce comunque nel riso la sua segreta, sommessa solidarietà con l’idea della felicità.
11 marzo 2024
Giorgio Agamben
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occhietti · 1 year
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Tutto è diventato business, ogni cosa deve funzionare ed essere utilizzabile. Non esiste un sentimento di identità, esiste un vuoto interiore. Non si hanno convinzioni, né scopi autentici. Il carattere mercantile è l'essere umano completamente alienato, privo di qualunque altro interesse che non sia quello di manipolare e funzionare. È proprio questo il tipo di umano conforme ai bisogni sociali.
Si può dire che la maggior parte degli uomini diventano come la società desidera che essi siano per avere successo.
La società fabbrica tipi umani così come fabbrica tipi di scarpe o di vestiti o di automobili: merci di cui esiste una domanda. E già da bambino l'uomo impara quale sia il tipo più richiesto.
- Erich Fromm - L'arte di vivere
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arreton · 9 months
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La cosa peggiore del riconoscersi fragili è pensare che si è fragili e basta. Categorizzare una inclinazione patologica del carattere fino a renderla un tipo umano. (Ma che necessità abbiamo nel volerci per forza identificare in un tipo umano?) Si crea un circolo vizioso dove cerchi aiuto in quanto fragile e dunque bisognoso di accudimento, consolazione e compassione pensando che poi la fragilità "passa" una volta ottenuti i biscottini per l'ego. Questa si chiama regressione e non "passa", o la fai passare o resta tale e quale e si rimane allo stesso punto fino alla vecchiaia, quando poi l'accudimento è giustificato se non proprio necessario.
Che ingenue le persone che pensano che le cose passano da sole. Mi fanno tenerezza perché ignorano parecchie di quelle cose, che se le sapessero si prenderebbero per scemi da soli nel dirsi che quel malessere è "passato". Che poi pensare che siamo circondati da magie o moracoli è pure parecchio coraggioso. A sto punto meglio credere in Dio che in una entità astratta che ti fa passare le cose da sole o una benevolenza del fato o di chissà che cosa.
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angela-miccioli · 1 year
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Sono poche le persone che io amo veramente, e ancora meno quelle che stimo.
Più conosco il mondo, più ne sono delusa, ed ogni giorno di più viene confermata la mia opinione sulla incoerenza del carattere umano, e sul poco affidamento che si può fare sulle apparenze, siano esse di merito o di intelligenza.
Jane Austen
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SENSI DELL’ARTE - di Gianpiero Menniti 
LA TRASFORMAZIONE 
La pittura è un fenomeno umano: affermazione banale. Ma l'umano della figurazione pittorica, in cosa consiste? La storia dell'arte s'è impegnata lungamente a classificare, a distinguere, a raggruppare le espressioni creative su tela come su ogni altro supporto, fornendo una risposta "tecnica" e strumenti pratici per memorizzare stili, tendenze, paradigmi. La domanda rimane. E si estende: in cosa si evidenzia il carattere tipicamente umano della pittura? E cos'è tipicamente umano rispetto alle altre forme di vita? Il linguaggio. L'essere umano può esprimersi attraverso significanti dotati di significato. Ma non lo possiede: lo usa, ne ha fatto strumento di organizzazione razionale. Eppure, ne avverte l'abisso dell'origine. Questa apparizione di una profondità oscura, inattingibile, costituisce la relazione con l'atto pittorico. Si tratta di un'aporia, di una strada che non presenta vie d'uscita, che non conduce in un altrove rispetto al suo corso. La pittura, come la "parola poetica" è dunque una permanenza che non ha sbocchi. "Ut pictura poesis". Tenta di fare cenno all'abisso, di condurre l'osservatore su un piano nel quale il significante è muto. Afferma il principio di una "ragione insufficiente" a spiegare. Così, coglie le tracce del reale e le trasforma, straniandole, in appello all'ascolto del silenzio.
Sovvengono i versi di Samuel Beckett (da "Cosa farei mai" in "Poèmes", 1946-1949):
"Cosa farei mai senza questo mondo senza volto né domande dove essere non dura che un istante in cui ciascun istante si rovescia nel vuoto nell’oblio d’essere stato senza quest’onda dove infine sprofonderanno insieme corpo e ombra..."
- Luigi Russolo, "Paesaggio ai primi raggi di sole", 1940, collezione privata
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lalacrimafacile · 2 months
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This Is Going To Hurt - Medical Drama (2022)
Quando la Vita in Ospedale è una Tragicommedia.
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Se sei un amante delle serie TV come me, saprai che la combinazione di dramma e commedia è una miscela perfetta. "This Is Going to Hurt" riesce a catturare proprio questa magia, portandoci dietro le quinte di un ospedale pubblico con un'ironia graffiante e un realismo crudo che non lascia spazio a mezze misure.
Dalla mente di Adam Kay, (protagonista e autore del libro da cui è tratto lo show), ogni episodio ci trascina tra i corridoi di un normalissimo ospedale, dove lavorano persone tutt'altro che ordinarie.
Benvenuti nel Caos della Ginecologi
La serie ci introduce immediatamente nel reparto di ginecologia, dove ogni giorno è una nuova sfida e niente è mai prevedibile.
Adam Kay, il nostro protagonista (interpretato da un brillante Ben Whishaw), ci guida attraverso un mondo fatto di urgenze mediche, decisioni difficili e momenti di esilarante assurdità. E non è solo una questione di partorire bambini, ma di gestire l'inimmaginabile con un sorriso (o almeno provarci).
Non è il mondo di Grey’s Anatomy, non ci sono mille specializzandi pronti a battersi per avere il prossimo caso. Qui sembra esserci solo Adam.
La Realtà Dietro il Camice
Se pensi che lavorare in un ospedale sia tutto camici bianchi e stetoscopi, ripensaci. "This Is Going to Hurt" ci mostra la dura verità: turni infiniti, pressione costante e l'inevitabile sensazione di dover fare sempre di più con sempre meno. Adam non è solo un medico, ma un funambolo che cerca di bilanciare vita personale e professionale su un filo sottilissimo.
Nessun filtro rosa e nessuna licenza poetica: semplicemente la realtà di un ospedale pubblico inglese.
Specializzandi: Tra Fuoco e Fiamme
Ah, i poveri specializzandi. La serie non risparmia nessuno, tantomeno i medici in formazione che si trovano gettati nel fuoco del reparto di ginecologia. Ogni errore, ogni esitazione può avere conseguenze devastanti, ma la serie ci ricorda anche che l'umanità e l'empatia sono fondamentali tanto quanto la competenza.
Shruti, la co-protagonista (interpretata dalla intensa Ambika Mod) è l’unica a dare il cambio ad Adam. La giovane specializzanda cerca di giostrarsi tra i suoi studi, il carattere tagliente del suo responsabile e le difficoltà del suo nuovo lavoro.
Infermiere: Gli Eroi Silenziosi
Non possiamo dimenticare le infermiere, i veri pilastri del reparto. Con un mix di professionalità e calore umano, affrontano situazioni impossibili con una resistenza incredibile. La loro interazione con i medici e i pazienti aggiunge un ulteriore strato di profondità alla narrazione, rendendo la serie ancora più coinvolgente.
Ironia e Dramma: Un Equilibrio Perfetto
Il vero colpo di genio di "This Is Going to Hurt" è l'equilibrio tra momenti di puro dramma e lampi di ironia tagliente. Le battute sarcastiche di Adam, i momenti di imbarazzo e le situazioni assurde strappano sorrisi anche nei momenti più bui. È questo mix che rende la serie così avvincente: riesce a farci ridere e riflettere allo stesso tempo.
Il Coraggio di Mostrare Tutto
"This Is Going to Hurt" non ha paura di mostrare la cruda realtà della vita in ospedale. Le difficoltà, le ingiustizie e i sacrifici sono tutti lì, in bella vista. Ma è proprio questa onestà che la rende una visione imprescindibile. La serie ci ricorda che dietro ogni camice c'è una persona con le sue vulnerabilità e i suoi sogni.
Conclusione: Un Viaggio Indimenticabile
Se non hai ancora visto "This Is Going to Hurt", preparati per un viaggio indimenticabile. Questa miniserie è un tuffo nel cuore della medicina pubblica, visto attraverso gli occhi di chi ci lavora ogni giorno. Con il suo mix perfetto di ironia e dramma, ti farà ridere, piangere e riflettere. E, soprattutto, ti farà apprezzare ancora di più il lavoro incredibile di medici, specializzandi e infermiere.
L'intensità delle vicende mostrate mi hanno colpita talmente in profondità che ogni puntata sembrava un documentario o un servizio del telegiornale. L'equilibrio tra sarcasmo e verità taglienti rendono questa serie televisiva una perla. I due attori protagonisti, inoltre, riescono ad ipnotizzare gli spettatori. Non vi sorprenderà sapere che ho pianto la metà delle puntate.
Quindi non perdere tempo. Accendi la TV, mettiti comodo e preparati a entrare nel caotico e affascinante mondo di "This Is Going to Hurt". Non te ne pentirai!
Per altri articoli sulle ultime serie TV che mi hanno fatto emozionare, clicca qui!
Stay Tuned! EasyTears
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ma-pi-ma · 2 years
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Non digerisco gli opportunisti e i privi di personalità, quelli che cambiano volto in base alle persone e alle situazioni che si trovano dinanzi.
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Non sopporto chi si autoincensa per la banalità e la mediocrità che lo rappresentano; non sopporto gli egoisti, gli sconclusionati di carattere, i privi di memoria e chi indossa i paraocchi sul volto e nel cuore.
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Non ho simpatia per gli inventori di storie di fantascienza al fine di costruire il percorso non umano dei propri sogni d'interesse.
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Mi piacciono le persone umili, quelle che ancora sanno sorridere e arrossire, le persone che sanno chiedere scusa e hanno cura dell'amicizia e dei sentimenti.
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Apprezzo le persone prive di invidia, che riconoscono i pregi degli altri e che cercano di essere presenti attivamente in ogni giorno della vita.
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Infine, mi piacciono soprattutto i tuoi occhi: mi fanno dimenticare il volto marcio del mondo. I tuoi occhi riflettono la meraviglia della vita.
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Green Eyed Vincent
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ssensucht · 4 months
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sei la mamma che non ho mai avuto
la figlia che mai avrò
l’amica che ho sempre voluto
l’anima più fragile e ferita che ho conosciuto
il tuo carattere ha forgiato il mio, il mio ha cambiato il tuo
non c’è niente che possa spiegare la connessione che si crea tra un animale e il proprio essere umano. questi giorni mi demoliranno💔
ti amo come non ho mai amato me stessa.
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