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#comunque uno dei miei registi preferiti
campanauz · 5 months
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Rivedere "Le fate ignoranti" dopo tanti anni è stato davvero emozionante. Letteralmente, Sara che sono stravolta da cibo, preoccupazioni e altre faccende che a quanto pare sembrano non voler finire. Eppure in questo turbine di caos incontrollato ho la memoria vivida della mia amica che sento solo al telefono che mi dice di tenere duro (e di essere egoista), il mio migliore amico che mi promette che oltre all'ansia, anche lui mi starà vicino nel 2024, e il mio compagno che mi abbraccia forte e mi prepara il tè. Anche se in misura diversa,e a volte con tantissima distanza, sono davvero profondamente grata per la mia famiglia allargata.
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bridgetsayshome · 4 years
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Cinequarantena: New York, New York!
Hi guys,
dopo la settimana francese torno con il secondo capitolo della rubrica “Cinequarantena” dedicata ai film di un Paese. Questa volta, però, ho scelto una città e quale più iconica dell’intramontabile Grande Mela?
New York, infatti, è da sempre uno degli scenari più amati per ambientare film e serie TV e talvolta fa padrona alla scena, più dei dialoghi e degli attori stessi. 
Così ho scelto alcuni film ambientati nella tanto amata città americana, forse più oltreoceano in Europa che non negli Stati Uniti, per la sua magia e frenesia che ti fanno venire voglia di abitare nell’appartamento di “Friends” o di Carrie in “Sex and the City”. I film che ho scelto sono principalmente commedie e vicende romantiche e, sebbene non siano i più iconici, a modo loro li ho apprezzati tutti. Qui sotto trovate qualche informazione in più, qualora qualcuno di loro fosse nella vostra wishlist.
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Day 1 - On the rocks (2020)
Ultimo omaggio di Sofia Coppola, in questa vicenda la figlia del celebre regista lascia da parte la sua indole prettamente descrittiva, molto focalizzata sulle immagini e poco sul racconto, e mette in scena lai vita di una donna sulla quarantina, sposata con un uomo brillante e affascinante e madre di due splendide bambine. La protagonista, interpretata da una promettente Rashida Jones, teme che il marito la stia tradendo e ad aiutarla nel suo intento di scoprire la verità sarà suo padre, un Don Giovanni antropologo che gira con l’autista. Ad interpretarlo è Bill Murray, già protagonista di un altro celebre film della Coppola “Lost in translation” che magistralmente incarna il ruolo di un padre per troppo tempo assente che vuole recuperare il rapporto con la figlia. 
Se sembra, infatti, che il racconto sia incentrato sulla crisi di coppia, presto lo spettatore si renderà conto che il filo conduttore è il rapporto tra padre e figlia, tema già trattato dalla regista, come nel successo “Somewhere” che le ha fatto vincere il Leone d’oro dieci anni prima.
Voto: 8
Day 2 - Una giornata di pioggia a New York (2019)
Se si pensa a film ambientati a New York, non si può non dedicare una parantesi al mito di Woody Allen, nonché uno dei miei registi preferiti. Dopo tanto girovagare tra Parigi, Londra, Barcellona, Roma... il regista è tornato nella sua città natale con una commedia romantica che vede come protagonisti giovanissimi attori. Al posto di Mia Farrow e Diane Keaton, troviamo le giovanissime Elle Fanning e Selena Gomez che interpretano rispettivamente Ashleigh, un’ingenua ragazza dell’Arizona che si lascia infatuare da alcuni personaggi del mondo dello spettacolo e Shannon, la sua controparte “cittadina” newyorchese al 100% e sicura di sé. Al centro, un ragazzo, il promettente Timothee Chamalet - di recente avvistato in “Little Women” - che accompagna la fidanzatina Ashleigh in una gita a New York, la sua città natale, ma il suo piano salta a causa di molteplici imprevisti e lo porteranno a riflettere sul rapporto con la famiglia e sulle sue scelte di vita.
Diciamo che con Woody - non mi soffermo sulle vicende personali ma solo sui film - sono di parte e stranamente non avevo ancora visto questo film fino ad ora ma, sebbene sia consapevole non torneremo più al registra di “Manhattan” e “Io ed Annie”, questa commedia newyorchese mi ha ricordato il Woody degli inizi. Manca tanto ma i presupposti ci sono. Poi, devo ammetterlo, mi ha fatto un piccolo regalo scegliendo Jude Law per il cast. 
Voto: 7
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Day 3 - Autumn in New York (2000)
Ok lo so, sono caduta nel sentimentale, ma ogni tanto qualche lacrima ci vuole e, come sapete, io tendo ad averla molto facile. La storia è talmente banale che quasi la si apprezza per la sua banalità e, in questo caso, devo ammettere che le scene in una Central Park tinta di giallo e arancione, aiutano a tenere alto il livello. 
Lui (Richard!) è un uomo di quasi 50 anni, di successo, proprietario di un ristorante alla moda che nella vita ha scelto di non legarsi mai. Lei (Winona!) è una ventiduenne romantica, sognatrice, che crea cappellini, vive sotto la protezione di sua nonna e che, ovviamente, perde la testa per l’uomo più grande. Lui vuole a tutti i costi conquistarla e mette subito in chiaro che tra loro non ci sarà nulla più di una storia di passione. Lei desidera l’amore ma è consapevole di avere i giorni i contati a causa di una brutta malattia al cuore. 
E così nasce e si alimenta un amore tenero ma tormentato che devo fare i conti col tempo che passa troppo velocemente. E mentre le foglie cadono e la neve accarezza i prati, questi due innamorati si mettono in gioco e scoprono molto di più su loro stessi.
Se volete farvi un piantino, questo è il film ideale, inoltre avrete l’occasione di vedere i due attori protagonisti in ottima forma.
Voto: 6.5
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Day 4 - Cercasi Susan Disperatamente (1985)
E dopo avere apprezzato New York ai giorni nostri e agli inizi degli anni duemila, facciamo un salto nei magnifici anni 80, bazzicando sia nei disco bar e varierà cittadini, sia nelle villette del New Jersey, patria delle impeccabili casalinghe.
In una di queste villette vive Roberta, la perfetta sposina educata a servire il marito, al punto che arriva a leggere libri per raggiungere l’orgasmo. L’unico momento di evasione per lei è seguire le cronache amorose di Susan e del suo misterioso amante che lascia annunci sul giornale per incontrarla. “Cercasi Susan disperatamente”, più la data, l’ora e il luogo di incontro. Roberta decide così di recarsi a sua volta al prossimo “appuntamento” per scoprire chi sono Susan e l’uomo che la ama e la rincorre scrivendole sui quotidiani.
Si scoprirà quindi che Susan - la Madonna dei tempi d’oro di “Like a Vergin” - è una donna sfrontata, esibizionista che seduce gli uomini per derubarli. Peccato che questa volta abbia scelto il “pollo” sbagliato e un gangster la stia cercando per riprendersi un gioiello molto prezioso di cui Susan si è inconsapevolmente appropriata.
Ma cosa succede quando Roberta, tanto diversa da lei di carattere ma alquanto simile fisicamente, decide di personificare Susan, viene accidentalmente scambiata per lei, e prende una botta in testa che le fa perdere la memoria? Se siete curiosi di saperlo, guardate questa esilarante commedia, una delle performance ben riuscite sul grande schermo di Madonna, 
Voto: 8
Day 5 e 6 - La scomparsa di Eleanor Rigby Lei / Lui (2013 / 2014)
Questi due film raccontano la medesima vicenda dal punto di vista della protagonista femminile e della sua controparte maschile e l’aspetto più interessante è che non seguono un preciso ordine temporale. Prima è uscito il film “Lei”, ma è possibile vedere prima “Lui” e comprendere e apprezzare comunque la vicenda. Successivamente è uscita anche la versione “Loro” che non ho ancora visto ma che sicuramente non mi perderò per chiudere il cerchio.
La storia è apparentemente semplice e si sofferma sull’allontanamento di una coppia sposata dopo la perdita prematura del loro primo e unico figlio. 
Nei due film è descritto come ognuno di loro affronta il lutto e parte dal momento in cui Eleanor, la mamma e moglie, tenta il suicido lanciandosi dal ponte di Brooklyn, perché incapace di affrontare il dolore. Sceglierà quindi di tornare a vivere dai suoi genitori, di riprendere gli studi e, grazie anche all’aiuto della sua insegnante - una magistrale come sempre Viola Davis - capirà cosa vuole fare ora della sua vita.
Lui, invece, è più concreto - del resto è l’uomo e il suo compito è proteggere la sua amata - ma crolla perché non riesce a stare vicino e a consolare la donna che ama e, nel frattempo, si vede costretto a chiudere il suo ristorante e ad ammettere il fallimento a un padre che, invece, ha ottenuto grandi successi lavorativi dal suo ristorante,
Eleanor e Connor sono due anime perse che hanno paura a ritrovarsi per non dover affrontare di nuovo il dolore che hanno subito insieme. Ma si sa, il destino a volte, riesce ad avere la meglio.
Voto: 7.5
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Day 7: 90 minuti a New York (2014)
E chiudiamo questa insolita rassegna di film ambientati a New York con una tragicommedia che ha come protagonista il compianto Robin Williams. Lui interpreta Henry, un avvocato e padre di famiglia che a causa di un recente lutto è diventato un uomo polemico, sempre arrabbiato e insofferente verso il genere umano.
A causa di un perenne mal di testa si reca in ospedale. Tuttavia, al posto del suo medico, di ritrova una giovane collega, particolarmente stressata e inconsolabile che, perdendo la pazienza a causa del difficile modo di fare del suo paziente, gli comunica accidentalmente che ha un’aneurisma al cervello e gli restano solo 90 minuti di vita. 
Henry è consapevole che la prognosi di avere un’aspettativa di vita di poco più di un’ora è assurda, ma ciò lo porta a mettere in discussione il suo atteggiamento e i suoi affetti. “La cosa più importante che abbiamo è la nostra famiglia” gli dice uno dei clienti del suo studio legale, e Henry realizza che a causa del suo comportamento ha perso la sua e forse è troppo tardi per riconquistarla.
Nel frattempo la giovane dottoressa cerca di rimediare al suo errore rincorrendo Henry per la città, con l’obiettivo di portarlo subito in ospedale. Ma questa ora e mezza regalerà molti spunti di riflessione anche a lei, facendole capire cosa non va nella sua vita e che deve assolutamente cambiare. 
Un po’ di ride, un po’ si piange e soprattutto si riflette su quanto è importante non farsi sopraffare dal dolore e dalla rabbia perché il risultato a cui può portare è perdere ciò che veramente conta.
Voto: 7.5
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Chiudo cosi questa parantesi americana, e penso che tornerò in Europa per la prossima settimana, magari nel nostro Bel Paese. Spero di avervi regalato qualche suggerimento per film da vedere o, semplicemente, di avervi fatti venire voglia di visitare New York (spero molto presto).
Buona serata
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allweneediskill · 4 years
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Comunque.
Sto leggendo un libro dove sono raccolte la maggior parte delle interviste che Stanley Kubrick rilasciò prima di morire e dov'è scritta la sua biografia. Sto tremando. Era un genio. Era al di sopra di tutto. Lui stesso. Andava anche oltre ai suoi capolavori.
Finito il libro comincerò una maratona per rigustarmi tutta la sua cinematografia.
L'ho sempre apprezzato tantissimo. È assolutamente uno dei miei registi preferiti. Però leggendo la sua storia più in profondità, mi sto accorgendo che l'ho sempre un po' frainteso e purtroppo a volte anche banalizzato.
Vorrei rimediare.
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22.10.2021
Mi sono reso conto che Villeneuve con "Dune" è arrivato al traguardo del decimo film.
Una lista che fino ad oggi si può dividere in tre fasi:
A) i primi quattro film realizzati in Canada e, per lo più in madrelingua francese.
B) i tre film centrali che sono le prime produzioni di fatto statunitensi ma con ancora una forta impronta indipendente.
C) gli ultimi, fino ad oggi, tre che rappresentano la fase fantascientifica con produzioni ad ampio budget.
Comunque una carriera di piena esplorazione dei generi (dal drammatico al fantascientifico passando per il grottesco a tinte horror, l'action atipico, lo psicologico, la docufiction, etc) e dei sottotesti: spesso di ampissimo respiro ma in alcuni casi claustrofobici in modo ansiogeno.
La mia personalissima ma ragionata classifica con opininabilissimo voto (a decimi) a ogni film:
01) "Arrival", 2016 9.5
02) "Dune", 2021 9.5
03) "La donna che canta" ("Incendies"), 2010 9.5
04) "Enemy", 2013 9.0
05) "Sicario", 2015 9.0
06) "Maelström", 2000 8.5
07) "Prisoners", 2013 8.0
08) "Blade Runner 2049", 2017 7.5
09) "Un 32 août sur terre", 1998 7.5
10) "Polytechnique", 2009 7.0
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Parlando di (miei) registi preferiti consiglio di rispolverare la filmografia (sono tre per ora quindi si fa relativamente presto) di Gareth Edwards che è composta da uno dei film indipendenti di SciFi più sorprendenti di sempre, uno che ha portato il genere Kaijū a livelli impensabili e un altro che è l'unico nella serie "Star Wars" (pure se è tecnicamente solo uno spin-off) ad avere un senso dai tempi di "L'Impero colpisce ancora".
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Bastano soli due film all'attivo per decretare come tra i migliori della sua generazione (e secondo me pure di sempre) un regista?
Il caso Tom Ford farebbe propendere la risposta per il sì.
Personaggio emblematico di un mondo a metà tra l'artistico, l'artigianale, il creativo e l'imprenditoriale (è stilista e direttore creativo di affermate maison di moda) dal 2009 con l'esordio cinematografico ("A Single Man") ha intrapreso una carriera part time registica che lo ha portato dopo sette anni a realizzare pure "Nocturnal Animals".
Entrambi i film acclamati dalla critica, di discreto successo al botteghino (il che non era scontato perché sono a loro modo film molto duri e disturbanti) e apprezzati in sede di riconoscimenti dei vari premi cinematografici.
Se con il primo film il buon Tom aveva stupito anche per tecnica (mirabile l'uso della fotografia nel quale ha voluto affiancare il tecnico responsabile) ma era rimasto, tutto sommato, nella comfort zone di una storia anche se non strettamente autobiografica comunque vicina al suo vissuto (tra l'altro straordinario Colin Firfth nel ruolo) nel secondo ha spiazzato utilizzando una narrazione a incastro apparentemente desueta ma (lo si capisce alla fine) estremamente funzionale (oltre a confermarsi fine interprete dell'utilizzo della luce): una serie di blocchi sovrapposti con cliffhanger appena ricamati per una trama durissima che colpisce i sentimenti più profondi oltre il limite del disturbante.
Dal mio punto di vista due film fantastici: consiglio di recuperare.
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Salito alla ribalta del grande pubblico con il pluripremiato "Parasite" (prima film non in lingua inglese ad aggiudicarsi l'Oscar come miglior film il che, a dire il vero, non è proprio cosa di cui vantarsi per i membri dell'Academy sempre in ritardo con il giudizio della Storia) il coreano Bong Joon-ho aveva già una manciata di ottimi film all'attivo che esploravano vari generi.
In particolare tra il 2003 e il 2009 ha diretto tre opere molto significative e che già preannunciavano, pur in modo piuttosto eterogeneo, le tematiche e la poetica che ha fatto impazzire il mondo all'uscita del citato "Parasite".
"Memories of Murder", "The Host" e "Madre" costituiscono infatti una atipica trilogia che dà una buona idea di quello che era l'arte cinematografica coreana che da lì a poco si apprestava a lasciare un segno importante (pure sul media televisivo).
In particolare "The Host" è un piccolo, grande Monster Movie che pur abbondando dei cliché del genere (soprattutto di stampo ecologista) ribalta tutto in un esperimento crossover riuscitissimo, per carità: già prima di Bong Joon-ho il genere Horror (e non solo) abbondava di registi che mettevano insieme un certo tipo di umorismo pure in "guazzavigli" splatter se non proprio gore ma quello che veramente è diverso è un certo non so che di realistico pure in un contesto fantastico estremo. Un po' per la profonda caratterizzazione dei personaggi, un po' per le tematiche di tipo famigliare (un tratto distintivo del regista) e molto per un modo di usare gli effetti speciali quasi a decoro e non per colpire immediatamente i sensi dello spettatore (anche se...)
Era il 2006 e qualcosa bolliva in pentola.
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Mood:Cinefilo
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wingsliberty1995 · 3 years
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TIM BURTON
Nome Tim Cognome Burton Nato 25 agosto 1958 Sesso maschile Nazionalità statunitense Professione regista, sceneggiatore, scenografo Segno zodiacale Vergine
Timothy Walter "Tim" Burton è un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, scrittore, animatore e disegnatore statunitense, noto per il suo cinema dalle ambientazioni spesso fiabesche e gotiche, talvolta incentrato su temi quali l'emarginazione e la solitudine.
Quest volta parliamo di un personaggio che esiste nella vità reale, uno dei miei registi preferiti che stimo e che adoro, parliamo di Tim Burton un regista che adoro per molti film che ha creato e prodotto, il suo ingegno e qualcosa di unico e molto particolare, lui sa trattare molti temi con un importanza particolare diversa da quelli che conosciamo, il suo ingegno e qualcosa di molto particolare e unico, penso che non ci sono molti registi che possono superare il suo talento, parlando di Tim Burton l'ho scoperto attraverso alcuni film, ho visto molti film di Tim Burton ognuno di loro lascia sempre un qualcosa di particolare, una sensazione come dire strana e un uomo che lotta per ogni discriminazione, un uomo forte che lotta sempre e porta sempre qualcosa di particolare anche nel suo modo di esprimere, nel suo cervello c'è una creatività che e difficile da capire ma e qualcosa di straordinario. Parlando di film che adoro ne voglio citare alcuni non tutti perchè sono troppi diciamo quelli che adoro, mi piace molto la sposa cadavere, la fabrica di cioccolato, sweeny tood, Edward mani di forbice, Alice in wonderland uno dei miei preferiti che adoro, infine Nithmare Before Cristimas quello e il mio preferito e uno dei capolavori di Tim Burton non solo perchè adoro il personaggio Jack lo schelettro infatti ho i dvd,cd audio con le canzoni, il funko pop e infine il peluche sempre di Jack come dire lo adoro, spero un giorno di fare il cosplay di Jake e uno dei miei sogni nascosti. Comunque parlando dei suoi film adoro le sceneggiature gotiche diciamo anche un po tristi, quei mondi cosi gotici li trovo bellissimi, adoro anche le canzoni ogni film lascia una canzone bellissima anche più di una canzone, entri dentro quel mondo e per un paio di ore sei in quel mondo alla fine non puoi non ricordare le canzoni o una citazione del film perchè e impossibile. Infine voglio finire col dirvi che lui e uno dei miei registi preferiti magari ad altre persone non piace, come dire ognuno ha i suoi gusti ma per me e il mio preferito e vi consiglio per chi magari non lo conosce di guardare i suoi film perchè meritano davvero tanto. Voglio concludere con una delle sue citazione che ho sempre adorato e che mi e sempre piaciuta:
“Le storie sono i nostri sogni. E i nostri sogni sono la nostra vita.”
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paukzen · 4 years
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Classifica film 2019
Come ogni anno ecco la mia personalissima classifica dei migliori film usciti in sala (o su Netflix o su altro) nel 2019
- Parasite di Bong Joon-ho. Che bomba!!! Una famiglia che vive ai margini della società si arrabatta come può, non senza furbizie e comportamenti fuori dal socialmente accettabile (non può non venire in mente Un affare di famiglia di Kore'eda). In qualche modo riesce piano piano a intrufolarsi nella vita (e nella casa) di una famiglia di ricchi borghesi svolgendo le più diverse mansioni e approfittandone ancora una volta con metodi quantomeno discutibili. Da lì in poi, il film, che parte come una commedia, diventa prima dramma, poi thriller e infine splatter. Dentro c'è tutto il cinema possibile e i registri, così come i livelli di lettura, sono molteplici. I temi sono in primis quello della lotta di classe naturalmente, ma si parla anche di relazioni umane, di empatia, di tutto. Joon-ho non dà un giudizio ma si mantiene al di sopra di tutto, ci fornisce solo un valanga di cose a cui pensare. L'arte come dovrebbe essere. Fantastico. Voto: 9
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- C’era una volta...A Hollywood (notate come ho fedelmente tolto lo spazio dopo i puntini di sospensione) di Q. Tarantino.  Che mancasse un po' di storia già  si sapeva, che fosse comunque bello lo sapevo, che gli attori fossero bravi, le musiche perfette e la sceneggiatura non avesse una sbavatura, pure (come sempre). Stavolta sembra che manchi qlc, che fondamentalmente é appunto la storia. Scene prolungate all'eccesso e dialoghi tarantiniani sembra, dopo la visione, che non reggano tutto il film. Poi ci ripensi un giorno e alla fine è comunque uno dei più bei film dell’anno.  Voto: 8,5
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- The Irishman, un film di mafia di M. Scorsese. No, non siamo nel 1980, ed infatti è un’altra di quelle cose fatte da Netflix e che esce al cinema solo in alcune sale e per pochi giorni, vabbè. Sembra un po' l'operazione (molto più riuscita) fatta da Clint Eastwood con gli Spietati per "chiudere" un genere cinematografico. The Irishman racconta tutta una generazione di mafiosi attraverso le parole di un umile e fedele soldato che sembra aver giocato un ruolo da protagonista in quegli anni. Di Scorsese, con De Niro, Al Pacino e Joe Pesci, che vuoi dirgli? Che é troppo lungo? Che é meglio vederlo al cinema e in lingua originale? Che ha un sapore di poco nuovo? Tutto questo e rimane bello. Voto: 8
- L’ufficiale e la spia di R. Polanski. La storia del capitano ebreo Dreyfus, ingiustamente accusato di essere una spia a servizio della Germania. Film dalla sceneggiatura d'acciaio. Nessuna pecca: attori perfetti, storia impeccabile, fotografia magnifica, ritmo e tensione dosati alla giusta maniera. Cosa volere di più?  Voto: 8 
- Joker, di T. Phillips, quello di Una notte da leoni e altri film così e che si è aspettato come un evento dopo che ha vinto a Venezia. Comunque c’è un ottimissimo Joaquin Phoenix (che è il 90% del film) e che interpreta un disadattato con problemi psichici che vorrebbe diventare un clown. La sua solitudine e pazzia lo fa però scontrare col mondo. Trama forse banale ma il film c'é, cazzo se c'é, anche se alla fine è uno di quei film che più ci ripensi e meno ti fa pensare al capolavoro. Voto: 7,5
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- La favorita, di Y. Lanthimos che questa volta fa la persona seria e ci spiazza con un film ambientato nell'Inghilterra del XVIII secolo dove, alla corte della regina, é in atto una sfida senza esclusioni di colpi di due ragazze di corte x conquistare il ruolo di favorita e contemporaneamente gestire le sorti della nazione. Emma Stone fantastica come sempre ma anche le due comprimarie. 10 candidature agli Oscar, vedremo.  Voto: 7,5
- I fratelli Sisters, di J. Audiard, cioè uno dei miei registi preferiti, che fa un western di produzione americana. E su queste due cose non ho opinioni in merito.  E' la storia di due fratelli violentissimi che vanno alla ricerca di un cercatore d'oro per rubargli i segreti del mestiere, diciamo così, ma poi nel viaggio cambiano un po'. Cast stellare (John C. Reilly, Joaquin Phoenix e Jake Gyllenhaal) per un film fatto benissimo (che sembra un po' dei fratelli Cohen) ma che poteva essere un capolavoro. Comunque da vedere, eh! (al cinema)  Voto: 7
- Martin Eden, di Pietro Marcello. Libero adattamento del romanzo di Jack London (che non ho letto) ambientato in una Napoli cangiante nel periodo (fine 800, inizio 900, dopoguerra, anni '70-'80) in cui un marinaio (Luca Marinelli, ovviamente bravissimo) vuole diventare scrittore per poi affermarsi come saggista di pensieri individual-socialisti che fanno arrabbiare un po' tutti. Montaggio fantasioso così come la colonna sonora. Film vivo, per questo mi é piaciuto  Voto: 7
- Close enemis - Fratelli nemici di D. Oelhoffen. Ambientato in una Parigi dove non si vede mai la torre Eiffel (e questa é già una notizia) parla della difficile vita nelle banlieue degli immigrati (comunque di seconda e terza generazione) ma soprattutto dell'antica amicizia di due ragazzi che su fronti opposti (poliziotto della narcotici uno, trafficante di droga l'altro) si barcamenano nella vita. Anche se sembra tutto già un po' visto (Audiard in primis), il film é avvincente dall'inizio alla fine. Grande!  Voto: 7
- Green Book di P. Farrelly, uno che fino ad ora si era dato a commedie unpolitically correct e che quì invece prova a fare il serio con un road movie che affronta il tema del razzismo, in un modo molto classico.  La storia (vera) è quella di un italiano (Viggo Mortensen, perfetto) un po' rozzo che fa da autista ad un musicista nero (Mahershala Ali) colto e ricco durante un tour negli stati più razzisti degli USA negli anni '60. Ci sono un sacco di furberie e poi é facile non fare il razzista con il singolo, più difficile con la massa. E quindi é un film che piacerà a tutti, e quindi é piaciuto anche a me.  Voto: 7
- Maradona, un documentario di A. Kapabia che ha vinto l’Oscar come miglior documentario (appunto) e che racconta la storia di Maradona raccontata attraverso immagini d'archivio. Niente di nuovo per chi come me conosceva e aveva visto più o meno tutto di Maradona, altrimenti fondamentale  Voto: 6/7 
-  La mia vita con John F. Donovan di X. Dolan.  Ok, manca qualcosa. Sceneggiatura un po' sfilacciata e alcune scene evitabili. Colonna sonora però al solito impeccabile e momenti intensissimi. Non il miglior Dolan ma piaciuto.  Voto: 6,5
- Free solo di J Chin e E. Chai Vasarhelyi, un documentario su Alex Hollond che ha scalato El Captain nel parco di Yellowstone in modalità free solo, cioè senza corde, sicure, ecc... A parte il personaggio, che da solo merita tutto l'interesse possibile, la scalata é sconvolgente. Mai provato una tensione così da tanto tempo, cavoli!  Voto: 6,5
- Il traditore di M. Bellocchio.  "Solito film di Bellocchio" verrebbe da dire e in effetti lo é. Ricostruzione delle vicende che hanno portato ai maxiprocessi di mafia grazie alle confessioni di Tommaso Buscetta che non si riconosce più nella mafia del corleonese Totó Riina. Bravissimo Favino. Alcune cose (omicidio Falcone e processo Andreotti) buttate dentro un po' velocemente  Voto: 6,5
- Storia di un matrimonio di N. Baumbach. Non era il mio film e lo sapevo. Ma c’era Scarlett Johansson. Comunque: storia di un matrimonio (e amore) finito con tutto quello che ci si può immaginare di contorno. Uno si innamora e gli piacciono alcune o molte cose dell'altro, poi non gli piacciono più o gli piacciono ancora ma diventa irrilevante rispetto alle cose che non vuole più. Così va la vita  Voto: 6+
- Vice - L’Uomo nell’Ombra di A. McKay, quello de La grande scommessa. Un film in partenza un po' pericoloso su Dick Cheney, vice presidente di Bush figlio ma in pratica il vero direttore d'orchestra dell'amministrazione. E’ girato un po' alla Michael Moore e forse semplifica un po' le cose ma alla fine si va vedere e contribuisce alla comprensione della storia contemporanea. Nulla da dire neanche su Bale (ingrassatissimo) e Amy Adams (e come potrei mai???). È tutto  Voto: 6+
- The Guilty - Il colpevole di G. Möller. Thrillerone danese tutto incentrato su conversazioni telefoniche tra un poliziotto dalla psiche alquanto compromessa e vari interlocutori tra cui una ragazza rapita (lui lavora al 112 di Copenaghen). Manca un (bel) po' x essere un film bellissimo. Però si guarda Voto: 6
- Antropocene di J. Baichwal, E. Burtynsky e N. de Pencier, un doc che già dal titolo rimanda al fantastico e necessario libro La sesta estinzione di E. Kolbert. E infatti il tema è quello: come l’uomo ha influenzato la natura e le conseguenze di tutto questo (ovviamente negative). Immagine bellissime non supportate da una narrazione alla loro altezza. Molto meglio il libro di cui sopra. Voto: 6
-  La mafia non è più quella di una volta, di F. Maresco (senza Ciprì).  Una specie di film che racconta, nel solito modo abbastanza geniale, di come Palermo abbia dimenticato Falcone e Borsellino e forse non li abbia mai amati. Alla fine però c'é una speranza. C'è pure Letizia Battaglia.  Voto: 6 (stiracchiato)
- Dolor y Gloria di P. Almodovar. Non lo volevo vedere pensando "sarà il solito Almodovar", poi poiché tutti ne parlavano benissimo l'ho visto e... é il solito Almodovar. In questo caso parla di un regista con un po' di problemi fisici e psicologici che per una serie di coincidenze si ritrova a ricordare e riaffrontare il suo passato. Mi ha lasciato poco
- The Border di A. Abbasi, un iraniano-svedese. Film che vado a vedere con grandi aspettative. Parla di una donna malforme con la dote di "sentire" le emozioni delle persone e per questo motivo lavora come addetto alla sicurezza in un porto. Poi un giorno incontra uno come lei e... Insomma, idea originale (tratta da un racconto di un tipo), messa in scena accurata ma forse manca un po' di poesia e scade in un moralismo di cui non ne sentivo il bisogno. Voto: 6-- 
- The Mule, di C. Eastwood. È la storia (vera) di un vecchio signore (ovviamente interpretato da Eastwood) che a settant'anni passati si mette a fate il corriere di droga x il cartello di Sinaloa (che ora dopo Winslow e Narcos è diventato di moda). Ogni film di Eastwood viene accolto come un capolavoro e io ogni volta vado a vederlo pieno di speranza x poi venire deluso. Storia interessante ma raccontata senza poesia, IMHO. E anche se aspetto comunque il suo prossimo film (già in fase di montaggio, pare) per gridare al capolavoro, si va vedere. Nonostante questo: Voto: 5,5
- Stanlio e Ollio, di J. Baird: biopic su Stanlio e Ollio che si concentra sull'ultima tourneé in Europa, alla fine della loro carriera, alla ricerca di un rilancio. Io vado a vederlo sopratutto perchè ancora mi rieccheggia nella mente Triste, Solitario Y Final di Osvaldo Soriano. Film fatto bene ma tutto molto convenzionale, senza coraggio.  Voto: 5,5
- Us, cioè Noi, di J. Peele, quello di Get Out, che non era per niente male. Questo parla di "diversamente umani", che poi sono dei nostri doppi, che salgano in terra da un mondo sotterraneo. Il film regge bene per un tempo poi si perde decisamente.  Voto: 5,5
- Miserere di B. Makridis, un film greco che sfrutta la scia di Lanthimos ma senza la sua genialità, imho.  Una donna é in coma, suo marito scopre di stare bene quando gli altri lo commiserano. Poi lei esce dal coma e... Ma anche chi se ne frega  Voto: 5,5
- American Animals, di B. Layton. Nel mortorio dei film di giugno decidiamo di vedere questo doc su una grottesca rapina che ha un manifesto che riporta recensioni entusiaste di un po' di soggetti vari. Non che mi fidi troppo, eh, e infatti il doc non è poi sta gran cosa anche se all'inizio mi ha interessato e poi divertito un po'. In realtà credo che all'inizio l'ho trovato interessante perchè non avevo letto da nessuna parte che era una rapina strampalata (anche se poi c'era scritto pure sulla locandina)  e così mi chiedevo come potesse essere riuscita e come mai era fallita.  Voto: 4,5
- La casa di Jack, di L. Von Trier. Un serial killer (Matt Dillon) si racconta attraverso 5 "incidenti" ad un Virgilio (Bruno Ganz, appena scomparso) che cercherà di guidarlo nella lettura delle sue azioni/ossessioni. Lars Von Trier al solito esagera con una narrazione filosofeggiante e moralista che ci vorrebbe mostrare l'indifferenza della società davanti ai nostri orrori (il richiamo all'olocausto é esplicito). Non ci riesce  Voto: 4,5
- Suspiria di L. Guadagnino. Prima visione dell'anno al Cinema Mexico con la presenza del regista che ormai è supercool (ci sono le musiche di Thom Yorke, per dire) in tutto quello che fa e si permette assolutamente di girare quello che vuole senza alcun compromesso. Ne esce un film (remake? no, reboot? forse) lunghissimo abbastanza enigmatico con cose belle (colori - diversissimi da quelli di D. Argento - e fotografia) e altre boh (tipo il montaggio e il plot) Ne sospendo il giudizio in attesa di una seconda visione che probabilmente non arriverà mai. Voto: s.v.
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