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#contributi previdenziali
ilpianistasultetto · 4 months
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Questi giorni non si parla d'altro che di blocchi stradali degli agricoltori, bloccano strade perche' i guadagni sono ridotti al lumicino viste alcune normative europee, aumenti di carburante, di mangimi e anche la fine di esenzione IRPEF. Sono imbufaliti perche' i loro prodotti gli vengono pagati pochissimo e rivenduti a tantissimo. Eh, gli agricoltori.. Mi riviene in mente mia Zia Maria, sposata con quello che poi divenne mio zio Mario. Furono gli unici della parentela fino al terzo grado a rimanere su quelle colline ascolane a fare gli agricoltori. Trent'anni di agricoltura campando con i loro pochi prodotti, con qualche contributo annuale dello Stato, zero tasse e contributi previdenziali figurativi ovvero, non si pagavano contributi ma risultavano come pagati ai fini pensionistici, questo prevedevano ( e prevedono ancora) certe leggi proprio a tutela di chi rimaneva o entrava nel mondo dell'agricoltura. Poi, e' arrivato il momento della pensione ( a 60anni). Sui 900 euro lui e 900 lei. Poi e' arrivato il momento dell'invalidita' civile per mio zio Mario e dopo qualche anno anche per mia zia Maria, 400 euro cadauno. Perche' racconto tutto questo? Semplice! Due persone che per una vita intera non hanno mai versato una lira di tasse ma che hanno usufruito di sanita' per loro, scuole per i figli, di pensioni e da qualche anno di casa di cura. Insomma, sembra brutto quantificare ma direi una cifra importante. Sapete, di agricoltori come i miei zii ce ne sono migliaia di migliaia nel nostro Paese e tutti nelle loro stesse condizioni. Sono quelli che adesso bloccano le strade per lanciare il loro grido di dolore, pronti a marciare su Roma. Manifestano contro chi, nel bene e nel male li sostiene da 70anni e non un fiato contro chi gli impone i prezzi, contro i grossisti e la grande distribuzione, quelli che gli tengono il cappio intorno al collo. Gente che applaude e vota convintamente chi stravede per il libero mercato ma..non per loro, non per loro. Loro vogliono le massime tutele possibili, il libero mercato va bene per tutti gli altri. Inutile dire che sto dalla parte degli agricoltori ma solo di quelli consapevoli, non dei furbetti o degli sciocchi, quelli che protestano sbagliando bersaglio. Non si puo' battere le mani a chi racconta le bellezze del capitalismo e poi lagnarsi quando si viene chiamati a pagare il conto. Non ci si puo' spellare le mani a favore di chi butta miliardi e miliardi di euro per sostenere le guerre dei potenti prepotenti e poi, un domani, lagnarsi perche' si e' invasi dal grano ucraino. Non si puo' votare chi promette "mai patrimoniali' per i grandi capitali e poi lagnarsi che mancano gli aiuti all'agricoltura. Quella parte, per me, puo' andare tranquillamente a fanculo e mi resta difficile dare loro solidarieta'.
@ilpianistasultetto
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ilprossimosecolo · 7 days
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I BUONI PASTO
I buoni pasto da non confondere con ‘indennità di mensa, tutt’ora sono la soluzione per la pausa pranzo più utilizzata in Italia grazie alla sua convenienza e semplicità di utilizzo. Vengono introdotti per la prima volta in Italia nel 1976 in versione cartacea e, nel 1994 in forma digitale e, secondo i dati in nostro possesso (https://www.google.it/url?sa=t&source=web&rct=j&opi=89978449&url=https://www.commercialistatelematico.com/documents%3Fdocument_id%3D117759&ved=2ahUKEwjgnbXh5L-GAxUhg_0HHeg2AWQQFnoECCUQAQ&usg=AOvVaw2mZczsYuRA9RF_wxgdwJKT ) il buono pasto viene utilizzato dal 40% dei lavoratori di cui, nel 70% viene speso per mangiare fuori di casa e nel restante 30% vengono impiegati nella grande distribuzione per la spesa alimentare familiare di tutti i giorni.
Ma come mai i buoni pasto sono così vantaggiosi per le aziende?  E perché?
I buoni pasto o Ticket scelti come benefit aziendale, permettono innanzitutto di poter assicurare un pasto ai dipendenti senza dover gestire una mensa interna, rappresentano una soddisfazione tra i dipendenti che apprezzano particolarmente questi ticket e pertanto, le aziende non risentono di malumori interni, su questi buoni pasto dati ai dipendenti, le aziende hanno la possibilità di detrarre il 100% di I.V.A. con un aliquota agevolata al 4% e.
Esempio comparativo con valore erogato 5,29 euro:
INDENNITA' DI MENSA PAGATA IN BUSTA
Netto percepito 3,52 euro
Costo azienda 6,98 euro
BUONI PASTO
Netto percepito 5,29 euro
Costo azienda 5,29 euro
Esempio di spesa annua di una azienda che assegna la somma di 5,29 Euro al giorno per 220 giorni lavorativi a un lavoratore del terziario con un reddito lordo non superiore a 15.000 euro annui:
COSTO PER INDENNITA’ DI MENSA IN BUSTA PAGA:
Importo netto annuo 1.163,80 euro Irpef lavoro dipendente 347,63 euro Inps carico dipendente 8,89% 147,48 euro Inps carico azienda 28,98 % 497,34 euro COSTO TOTALE AZIENDA 2.156,25 euro
COSTO PER ACQUISTO DI BUONI PASTO:
Importo 1.163,80 euro
Vediamo più da vicino dove l’azienda risparmia
Fondamentalmente i buoni pasto non sono considerati dallo stato un reddito, come lo può essere l’indennità di mensa, in quanto soggetti a una disciplina fiscale di favore, e pertanto su questa parte di salario che il dipendente percepisce sotto forma di ticket, il datore di lavoro non è tenuto, né al versamento dei contributi pensione, né tantomeno al versamento di quella parte del T.F.R. che il dipendente dovrebbe accumulare mese dopo mese, se non ché solo sulla parte che eccede il valore soglia dei buoni stessi.
Questo solo fino a che i buoni pasto non superano il valore soglia di 7 Euro se elettronici e 5,29 Euro se cartacei.
Se i buoni invece, hanno un valore superiore a queste cifre indicate, l’imponibile IRPER ai fini dei contributi previdenziali è pari alla differenza tra valore facciale ed il valore soglia.
Se ad esempio si dovessero ricevere dei buoni pasto elettronici con un valore facciale pari a 10 Euro per ogni giorno lavorativo, di questi soltanto 3 Euro saranno soggetti a tassazione in busta paga.
Nel complesso le aziende traggono doppio vantaggio nell’utilizzo dei buoni pasto, prima dall’I.V.A. dovuta allo stato e detratta e, in secondo luogo, risparmiano sui contributi dovuti al dipendente.
Tutto ciò potrebbe fare la felicità di tutti quei dipendenti che hanno la percezione di non pagare tasse su parte dello stipendio, senza però rendersi conto che un vantaggio vero e proprio lo si può ottenere solo ed esclusivamente se i buoni pasto sono un extra dello stipendio e non parte pertanto, per stabilirne la vera convenienza del dipendente, è importante definire prima l’importo dello stipendio, e solo successivamente stabilirne i vantaggi nel ricevere i buoni pasto.
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lamilanomagazine · 16 days
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San Gregorio di Catania, Carabinieri trovano 5 lavoratori in nero su 8: sospesa l’attività di un’azienda
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San Gregorio di Catania, Carabinieri trovano 5 lavoratori in nero su 8: sospesa l’attività di un’azienda. Nell’ambito di una mirata campagna di prevenzione e contrasto al fenomeno del lavoro in “nero”, su impulso del Comando Provinciale di Catania, con particolare attenzione alla verifica del rispetto della normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, i Carabinieri della Stazione di San Gregorio di Catania, unitamente ai colleghi del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania e al personale dell’INL (Ispettorato Nazionale del Lavoro), hanno effettuato, nella mattinata di lunedì 27, diversi accessi ispettivi ad attività imprenditoriali della zona. In tale contesto, i militari hanno posto sotto la loro lente d’ingrandimento, tra le altre, una ditta esercente il commercio al dettaglio di prodotti vari con sede operativa a San Gregorio di Catania. Durante il controllo all’azienda, sono state rilevate diverse irregolarità a partire dalla presenza di 5 lavoratori, su 8 trovati nei locali dell’azienda al momento dell’ispezione, per i quali, il datore, non ha inviato la comunicazione preventiva di assunzione. Ed infatti i militari del NIL nel procedere all’intervista preliminare ai lavoratori, raccogliendo informazioni dai dipendenti riguardo al loro rapporto di lavoro, hanno avuto conferma di un rapporto di lavoro irregolare non comunicato dall’azienda.   Questa omissione ha fatto scattare per il titolare, un 46enne catanese, la maxi sanzione per lavoro in nero per un importo totale di 27.300 €. Contestualmente è stato applicato il provvedimento della sospensione temporanea dell’attività, fino a quando il datore di lavoro non provvederà a regolarizzare la posizione dei dipendenti in azienda, oltre alla relativa sanzione di 2.500 €. Nel corso del controllo sono state elevate ulteriori 5 sanzioni, per la mancata tracciabilità delle retribuzioni di 5 dipendenti, per un importo complessivo di 8.333,30 euro. Sono stati effettuati recuperi contributivi ed assistenziali I.N.P.S. per un importo di 2.800 € ed I.N.A.I.L per un importo di 300 €.  I contributi previdenziali e assistenziali presso l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), in particolare sono versamenti obbligatori effettuati dai lavoratori o dai datori di lavoro che servono a finanziare specifiche prestazioni erogate attraverso gli enti previdenziali. Invece i contributi I.N.A.I.L. (Istituto Nazionale delle Assicurazioni contro gli Infortuni sul Lavoro) servono per gestire la copertura del rischio di infortuni e malattie professionali che possono verificarsi sui luoghi di lavoro. A conclusione dell’attività sono state accertate un totale di 10 violazioni sanzionate amministrativamente con un importo di circa 36.000 €.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Da oggi si apre la stagione del modello 730 precompilato
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- Da oggi parte ufficialmente la stagione delle dichiarazione dei redditi. Nel pomeriggio, infatti, si apre il canale diretto con l'Agenzia delle Entrate per l'invio della dichiarazione dei redditi precompilata 2024, relativa al periodo d'imposta 2023 IL MODELLO PRECOMPILATO - Il modello precompilato, che era già possibile visionare dal 30 aprile, può essere accettato, modificato o integrato rispetto alla versione messa a punto dall'amministrazione fiscale. Per farlo, ci sarà tempo dal pomeriggio di lunedì 20 maggio fino al 30 settembre per il 730 e fino al 15 ottobre nel caso si utilizzi il modello Redditi: sono queste le date da tenere a mente come ultimi giorni disponibili per trasmettere telematicamente le dichiarazioni all’Agenzia delle Entrate LE MODIFICHE - Il modello precompilato messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate è il frutto di informazioni che sono state raccolte attraverso varie banche dati e incrociate. In teoria dovrebbe essere corretto e completo, ma nella pratica non è escluso che possano esserci delle inesattezze da correggere o delle mancanze. È per questo che il modello non è intoccabile: dopo la fase di sola lettura, inizia ora quella operativa in cui eventualmente il contribuente può modificare, integrare o confermare la dichiarazione I RIMBORSI - A modificare il modello precompilato può essere il contribuente o l’intermediario fiscale. Se il modello è corretto, senza errori o mancanze, si può confermare e inviare la dichiarazione. Se invece ci sono degli errori o manca qualcosa, bisogna intervenire manualmente integrando o correggendo: solo dopo queste modifiche si potrà confermare e inviare la dichiarazione all’Agenzia. È importante ricordare che prima si invia la dichiarazione e prima si ricevono gli eventuali rimborsi fiscali NOVITÀ - Nel 2024 c’è la possibilità, anche se si ha un sostituto d'imposta come un datore di lavoro o un ente pensionistico, di ricevere i rimborsi da 730 direttamente dalle Entrate. Prima di inviare la dichiarazione bisogna selezionare la voce “nessun sostituto”. Per chi non la sceglie, i rimborsi sono erogati col primo stipendio utile. Quest’anno poi, oltre ai soliti rimborsi fiscali (come contributi previdenziali, spese universitarie e per asili nido, ristrutturazioni, ecc…), ci sono quelli relativi al "bonus vista", infermieri pediatrici, abbonamenti tpl DEBITO - L’Agenzia ha spiegato che l’opzione “nessun sostituto” è valida anche se dalla dichiarazione emerge un debito: “Il contribuente che invia direttamente il modello potrà effettuare il pagamento tramite la stessa applicazione online: la procedura consente di addebitare l’F24 sull’Iban indicato per il rimborso. In alternativa, è possibile stampare l’F24 precompilato e procedere al pagamento con le modalità ordinarie”. Per chi si avvale dei sostituti d’imposta, questi tratteranno le somme dovute per le imposte o effettueranno i rimborsi a partire da luglio I NUMERI - Quello con la dichiarazione è, come sempre, l'appuntamento fiscale più importante dell'anno. L’Agenzia delle Entrate ha diffuso alcuni dati: dal 30 aprile al 17 maggio, ad accedere direttamente alla fase di consultazione sono stati circa 3 milioni e 900mila contribuenti. Inoltre, sono circa 1 miliardo e 300 milioni i dati ricevuti dal fisco e pre-caricati nelle dichiarazioni 2024 LA TOP FIVE - Per quanto riguarda i dati, nella top five stilata dall'Agenzia delle Entrate ci sono come sempre al primo posto le spese sanitarie (oltre 1 miliardo di documenti fiscali), poi i premi assicurativi (98 milioni di dati), le certificazioni uniche di dipendenti e autonomi (75 milioni), i bonifici per ristrutturazioni (10 milioni) e gli interessi sui mutui (9 milioni) L’ALTRA NOVITÀ - Quest'anno, inoltre, sono previste importanti novità. La dichiarazione da precompilata diventa anche semplificata - “più immediata e fruibile”, assicura l’Agenzia delle Entrate - senza più quadri, codici e righe, ma divisa in semplici sezioni, come “casa” o “famiglia”. La modalità ordinaria utilizzata per la precompilata fino allo scorso anno rimane disponibile, ma i contribuenti possono optare per quella semplificata LA MODALITÀ SEMPLIFICATA - Nella modalità semplificata, spiega l’Agenzia delle Entrate, i dati vengono visualizzati (sia quelli utilizzati che non) all'interno di un'interfaccia semplice da navigare anche grazie alla presenza di termini di uso comune che indicano in modo chiaro le sezioni in cui sono presenti dati da confermare o modificare: "casa e altre proprietà", "famiglia", "lavoro", "altri redditi", "spese sostenute". Una volta che le informazioni fiscali saranno confermate o modificate e poi validate, saranno riportate in automatico all'interno del modello Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 2 months
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Dichiarazione dei redditi: detrazioni e deduzioni, capirci bene per risparmiare
Ogni anno, con l'avvicinarsi della scadenza per la presentazione della Dichiarazione dei Redditi, sorgono dubbi su detrazioni e deduzioni. Cosa sono? Quali sono le differenze? Quali le spese che è possibile portare in detrazione o deduzione? In questo articolo cercheremo di fare chiarezza su questi concetti, fornendo una panoramica delle principali spese detraibili e deducibili nel 2024. Detrazioni e deduzioni: le differenze fondamentali La differenza principale tra detrazioni e deduzioni risiede nel momento in cui ciascuna incide sul calcolo delle imposte: - Detrazione: opera direttamente sull'importo delle imposte da versare, riducendone il valore. In parole semplici, è come se lo Stato ti restituisse una parte delle tasse già pagate. - Deduzione: riduce il reddito imponibile, ovvero la base su cui vengono calcolate le imposte. Minore è il reddito imponibile, minore sarà l'importo complessivo delle tasse da pagare. Quali sono le principali spese detraibili? Tra le principali spese che è possibile detrarre in sede di Dichiarazione dei Redditi 2024 troviamo: - Spese sanitarie: come visite mediche, specialist, analisi, farmaci, ricoveri ospedalieri, acquisto di protesi e altri dispositivi medici. - Spese per interventi di ristrutturazione: volti al risparmio energetico o all'eliminazione delle barriere architettoniche. - Spese per l'istruzione: tasse universitarie, spese per asili nido, scuole materne e istituti scolastici di ogni ordine e grado. - Spese per l'acquisto di prima casa: interessi sul mutuo, spese per l'atto di compravendita e le relative imposte. - Canone di locazione: per chi abita in un'abitazione in affitto. - Assegno di mantenimento: per chi versa un assegno di mantenimento al coniuge separato o ai figli. Quali sono le principali spese deducibili? Tra le principali spese che è possibile dedurre in sede di Dichiarazione dei Redditi 2024 troviamo: - Contributi previdenziali e assistenziali: versati per sé o per i familiari a carico. - Premi per assicurazioni: come la RC auto, la polizza sanitaria, l'assicurazione sulla vita. - Spese per interessi: su mutui ipotecari, finanziamenti e altri debiti. - Donazioni: a favore di enti no profit, onlus e associazioni di volontariato. Come detrarre o dedurre le spese Per poter usufruire delle detrazioni e deduzioni è necessario conservare la documentazione che attesti il sostenimento delle spese stesse (scontrini, fatture, ricevute). La documentazione va poi allegata alla Dichiarazione dei Redditi, compilando i quadri e le sezioni dedicate alle spese detraibili e deducibili. Attenzione: è importante ricordare che non tutte le spese sono detraibili o deducibili. Per un elenco completo e aggiornato delle spese ammesse, si consiglia di consultare il sito web dell'Agenzia delle Entrate o di rivolgersi a un professionista abilitato. Risparmio fiscale Detrarre e dedurre le spese in sede di Dichiarazione dei Redditi può rappresentare un importante risparmio fiscale. Tuttavia, è fondamentale conoscere bene le differenze tra detrazioni e deduzioni, le spese ammesse e la documentazione da conservare. Foto di Tanja-Denise Schantz da Pixabay Read the full article
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easily-ecommerce · 2 months
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Partita IVA per vendere online: come aprirla, costi e tipologie per ecommerce
Avete deciso di lanciare il vostro ecommerce? Il primo passo da fare per iniziare è aprire una partita IVA per vendere online. 
In questo articolo scopriremo cos’è la Partita IVA, a chi serve e come fare per aprirla senza commettere errori. Cominciamo!
Cos'è la Partita IVA?
Si tratta in pratica di un tributo che il cittadino versa allo Stato e che viene calcolato sul valore aggiunto che un prodotto acquisisce in ogni fase della sua produzione.
È un numero composto da 11 cifre. Nelle prime 7, indica il lavoratore autonomo, l’azienda o il libero professionista che opera in un mercato. Le 3 cifre seguenti, invece, corrispondono ad un codice identificativo dell’Ufficio dell’Entrate, mentre l’ultima è un codice di controllo, per verificare la correttezza delle prime 10 cifre. 
La partita IVA identifica il singolo contribuente e gli permette di lavorare in autonomia e nel rispetto della legislazione italiana per l’emissione di fatture e il versamento dei contributi ai fini previdenziali.
Partita IVA ecommerce: quando è necessaria?
partita iva ecommerce
Il commercio elettronico è stato regolamentato con il decreto Bersani (D.Lgs. 114/98). In questa sede viene stabilito che il commercio online è assimilabile al commercio in generale e che entrambi sono regolamentati dalle stesse normative.
In merito ai criteri per l’apertura della partita IVA regna un po’ di confusione, soprattutto è diffusa l’idea del criterio dei 5.000 € di fatturato, cifra sotto il quale non sarebbe necessaria. In realtà i criteri che governano l’apertura della partita IVA sono altri, ovvero l’abitualità e la continuità.
Se esercitate un'attività economica con carattere abituale e di continuità commerciale siete soggetti all’obbligo di apertura di partita IVA.
Per carattere abituale e di continuità si intendono tutte quelle attività che hanno una durata complessiva superiore ai 30 giorni. 
Ad esempio, se in un anno svolgete un lavoro che ha una durata inferiore ai 30 giorni (facciamo 25), ma che vi frutta 6.000€, non siete tenuti ad aprire la partita IVA perché si tratta di una prestazione occasionale. (In questo caso potreste versare una ritenuta d’acconto e i contributi sulla parte eccedente i 5000€).
Secondo la legge italiana, quindi, l’apertura della partita IVA è soggetta alla frequenza con cui viene svolta un’attività e non al guadagno che questa può portare.
Poi, se il compenso lordo è superiore a 5.000 euro, pur non essendo obbligati ad aprire la Partita IVA dovrete iscrivervi alla Gestione separata dell'INPS e versare i contributi previdenziali.
Partita IVA per vendere online: come fare?
Come abbiamo detto, la normativa non fa differenza tra vendita tradizionale e online. Pertanto chi avvia un ecommerce viene considerato a tutti gli effetti come un commerciante e di conseguenza soggetto ad adempimenti ed obblighi fiscali per vendere online. 
Come aprire partita IVA ecommerce in 10 passi
Vediamo ora quali sono i passaggi da compiere per aprire una partita IVA per un negozio online.
1. Individuare il codice ATECO per aprire una partita IVA per ecommerce
Il codice ATECO è un numero composto da sei cifre che identifica le diverse attività economiche a livello statistico. Per individuare quello corretto per la vostra attività vi basta andare sul portale ATECO di Infocamere: qui potete trovare il codice attraverso una semplice ricerca testuale (ad esempio, cercando “Ecommerce”, in questo caso 47.91.10 identificabile come “Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotti effettuato via internet”).
2. Autorizzazioni e adempimenti per partita IVA per vendere online
Nel portale ATECO di Infocamere potete anche visualizzare, se presenti, le autorizzazioni e gli adempimenti per portare a termine l’attività relativa al singolo codice ATECO. 
Questi adempimenti sono differenziati tra quelli facenti riferimento alla normativa locale (relativi quindi all’attività portata a termine nel Comune di riferimento) e alla normativa nazionale (comune a tutte le attività del territorio italiano facenti capo allo stesso codice ATECO).
infocamere partita iva
3. Scegliere il regime fiscale al quale aderire per aprire la partita IVA per vendere online
Una volta individuato il proprio codice ATECO è necessario scegliere il regime fiscale e il profilo contributivo. 
Esistono differenti regimi fiscali in Italia per le attività che necessitano di partita IVA: forfettario, ordinario e semplificato (ne parleremo più avanti). 
L’adesione ad un regime piuttosto che ad un altro fa riferimento a valutazioni e requisiti relativi al giro d’affari che andrete a creare e alla vostra posizione fiscale e contributiva corrente. 
Il regime forfettario offre semplificazioni consistenti ma non permette la deduzione dei costi (il reddito imponibile viene calcolato in modo forfettario in base al coefficiente di redditività) e ha requisiti specifici: ad esempio, se siete già dipendenti di una società a tempo pieno e avete un reddito da lavoratore dipendente superiore a 30.000 euro, o se il fatturato annuo della vostra attività commerciale è superiore a 65.000 euro, non vi è permesso aderire al regime forfettario.
4. Per aprire la partita IVA per ecommerce è necessaria l’iscrizione alla Camera di Commercio
La Camera di Commercio è un ente autonomo che detiene il Registro delle Imprese, un elenco al quale tutte le imprese sono obbligate a iscriversi.
Per l’iscrizione è previsto un costo di 130-150 € tra bolli e istruttoria mentre il pagamento annuale di 50€.
5. Anche per la partita IVA per ecommerce è necessaria la dichiarazione SCIA
La SCIA, Segnalazione Certificata Inizio Attività, è una dichiarazione di inizio attività da parte degli imprenditori agli organi competenti, in questo caso il SUAP, lo Sportello Unico delle Attività produttive del Comune di competenza.
Si tratta di una dichiarazione con la quale si comunica al proprio Comune l’inizio dell’attività economica, senza dover attendere autorizzazioni.
Dichiarazione SCIA per ecommerce
6. Iscrizione alla Gestione Artigiani e Commercianti INPS
L’iscrizione alla Gestione Artigiani e Commercianti INPS, è necessaria per i titolari di imprese che operano nel settore del commercio, del terziario e del turismo, per il versamento dei contributi.
7. Partita IVA per ecommerce con un business plan
Una volta identificato il regime al quale aderire per la vostra attività, vi consigliamo di scrivere un business plan che tenga conto delle eventuali entrate, delle relative imposte da pagare e dei contributi a fini previdenziali da versare. È molto importante essere a conoscenza delle spese che si andranno a sostenere nel corso della vostra attività per non avere sorprese dell’ultimo minuto.
8. Aprire la partita IVA online è possibile?
Una volta che avete identificato la tipologia di attività e vi siete accertati che le spese da affrontare siano economicamente sostenibili dai ricavi generati, potete richiedere l’apertura della Partita IVA. 
Per farlo è necessario compilare il modulo AA7/10 o AA9/12 e consegnarlo fisicamente alla locale Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dall’inizio dell’attività. 
È anche possibile fare richiesta tramite i servizi online istituzionali, inviando il modulo in via telematica attraverso il servizio dell’Agenzia delle Entrate, Fisconline. Un servizio che permette di inviare le proprie dichiarazioni, i pagamenti con F24, compilare le fatture elettroniche ecc.
9. Partita IVA per vendere online: rivolgetevi ad un commercialista per la contabilità
Sebbene alcuni regimi fiscali (come quello forfettario) abbiano semplificato al massimo la gestione contabile della propria attività, vi consigliamo comunque di far riferimento ad un commercialista. Il servizio del commercialista può salvarvi da eventuali errori nel calcolo di imposte dovute e versamento contributivo (e penali da pagare) oltre che ricordarvi le scadenze di tali pagamenti.
10. Controllate questa checklist prima di partire e iniziate a vendere!
In questo articolo troverete la checklist completa con tutti i punti essenziali per aprire il vostro negozio online. 
Partita IVA negozio online: la fatturazione fatturazione partita iva
Come comportarsi riguardo all’emissione delle fatture?
Per la vendita online, la normativa esonera l’imprenditore dall’emissione del documento commerciale (il vecchio scontrino fiscale) che trasmette telematicamente gli incassi al cassetto fiscale dell’Agenzia delle Entrate.
Restano quindi solo due casi:
se il cliente è privato la fattura non va emessa a meno che non sia il cliente stesso a richiederla;
se il cliente è un’azienda la fattura va sempre emessa.
Dall’entrata in vigore della fatturazione elettronica, a gennaio 2019, anche gli ecommerce sono tenuti a compilare la versione digitale delle vecchie fatture. Qui potete trovare un elenco di app gratuite e a pagamento per la compilazione. 
Si tratta di fatture digitali che hanno lo scopo di ridurre i consumi e i costi di stampa e contrastare l’evasione fiscale. 
La nuova normativa lascia invariato l’obbligo di utilizzo del registro dei corrispettivi.
Tipologie di partita IVA
Adesso che abbiamo visto come aprire un negozio online e una partita IVA per ecommerce, sarà bene fare un po’ di chiarezza sulle varie tipologie, per scegliere il regime fiscale più adatto alla propria attività commerciale.
Esistono tre tipologie di partita IVA, o meglio tre regimi fiscali:
regime ordinario;
regime semplificato;
regime forfettario.
Vediamo brevemente le caratteristiche per ciascuna tipologia.
Regime ordinario
È il regime riservato principalmente alle società per azioni (SPA) o a quelle a responsabilità limitata (SRL), e più in generale a tutte le imprese o professionisti che superano i seguenti limiti di fatturato:
400.000 € per le prestazioni di servizi;
700.000 € per le altre attività.
Il regime ordinario richiede una serie di obblighi e imposte:
la tenuta dei registri IVA e degli incassi/pagamenti;
la tenuta del registro dei cespiti;
il libro unico del lavoro (se si hanno lavoratori dipendenti);
la ritenuta d’acconto da inserire nelle fatture (solo per i professionisti);
il pagamento dell’IRPEF, dell’IRAP e dell’IVA;
il libro giornale;
il libro inventario.
Regime semplificato
Nel regime semplificato rientrano tutte quelle attività che si tengono al di sotto dei limiti di fatturato di 400.000 e 700.000 € sopra indicati.
Per quanto riguarda gli obblighi e le imposte, le condizioni rimangono le stesse del regime ordinario, con l’esclusione del libro giornale, del libro inventario e il pagamento dell’IRPEF, dell’IRAP e dell’IVA, che non è richiesto.
Regime forfettario
Per i liberi professionisti o le piccole imprese, il legislatore ha previsto il regime forfettario. Questa tipologia di partita IVA è adatta a chi intraprende un’attività per la prima volta e non intende correre troppi rischi. 
Il regime forfettario, infatti:
presenta una tassazione più bassa;
ha limiti di fatturato inferiori, 65.000 € annui sia per le prestazioni di servizi, sia per le altre attività;
permette di iniziare con piccole somme;
il reddito imponibile è pari al 40% dei ricavi;
l’imposta sostitutiva, applicata al reddito imponibile, non varia in base al fatturato ma è del 5% per i primi 5 anni e del 15% per quelli successivi;
non prevede IVA nella fatturazione;
non prevede la tenuta di registri contabili.
limiti fatturato regimi fiscali partita iva
Quindi, se vi state chiedendo quale regime fiscale adottare, la risposta non può non essere: dipende dall’attività che si vuole impiantare.
Costo apertura partita IVA
Ma quali sono i costi per la partita IVA?
Se decidiamo di applicare, come avviene solitamente, il regime forfettario, una volta calcolato il reddito imponibile (il 40% dei ricavi), possiamo parlare di due tipologie di costi principali:
l’imposta sostitutiva del 15% o del 5% ( come abbiamo visto precedentemente) da applicare al reddito imponibile; i contributi fissi alla Gestione Artigiani e Commercianti. Il profilo contributivo fa riferimento al codice ATECO. Per le attività artigianali e di commercio è necessaria l’iscrizione all’INPS Artigiani e Commercianti a cui versare i contributi. 
Sono previsti due tipi di contributi fissi: 
per un reddito che va da 0 a 15.953 € i contributi ammontano a 3.850 € annui (da pagare in 4 rate);
per un reddito superiore a 15.953 €, ai contributi fissi va aggiunto il 24% del reddito eccedente. Questo significa che, per un reddito di 17.000 €, il contributo fisso viene maggiorato del 24% del reddito che eccede e cioè di 1.047 € (17.000-15.953).
Per il regime forfettario, è possibile richiedere una riduzione del 35% sui contributi previdenziali (che in questo caso saranno l'unica voce deducibile).
NOTA: Questo articolo può contenere delle semplificazioni e non è in alcun modo da intendersi come una consulenza legale, né instaura alcun tipo di relazione avvocato-cliente. Rivolgetevi a un professionista per informazioni specifiche relative alla vostra situazione.
Articolo di Matteo Moroni Adempimenti legali realizzato in collaborazione con Raffaele Negro di iubenda, un’azienda che offre a più di 70.000 clienti in tutto il mondo soluzioni software ed assistenza per il rispetto degli obblighi di legge online, modificato e adattato da Martino Masu CEO & Founder easilyecommerce. 
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lavoripubblici · 6 months
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💰 Superbonus e bonus edilizi: come utilizzare i crediti?
↔ Le imprese possono usare i crediti maturati a compensazione dei contributi per i dipendenti
👌 La conferma in una nuova risposta del Fisco
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paolosala · 7 months
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Acconti del 30 novembre rinviati per le partite IVA
Imprenditori e professionisti con ricavi fino a 170 mila euro possono rateizzare il secondo acconto delle imposte. L’agevolazione non riguarda i contributi previdenziali. Ecco i dettagli: L’acconto delle tasse, previsto come ogni anno per il 30 novembre, è stato rinviato al 16 gennaio 2024. È possibile optare per una soluzione più agevole, suddividendo l’importo in cinque rate mensili uguali,…
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kritere · 9 months
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Pensioni, bonus in busta paga per chi ha diritto a quota 103 ma resta al lavoro: la circolare Inps
DIRETTA TV Pensioni, le ultime notizie 25 Settembre 2023 Per i lavoratori dipendenti che hanno diritto ad accedere a quota 103, c’è un’altra possibilità: continuare a lavorare e ottenere un incentivo in busta paga. Una parte dei contributi previdenziali non sarà più versata all’Inps, ma direttamente al dipendente. L’Istituto ha spiegato requisiti, modalità e tempistiche in una circolare. 1…
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ilpianistasultetto · 3 months
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Tra i miei clienti ho un buon 30% di essi molto "urticante" alle tasse. Un 15% non paga perche' ha grossi problemi sanitari in famiglia e preferisce spendere quei soldi per curare i familiari che pagare le tasse. L'altro 15% non paga nulla per principio. Non vuole dare nemmeno un euro allo Stato. Nulla da' ma prende tutto, dai bonus ai fondi statali, regionali o europei alle imprese, alle scuole per i figli, le cure sanitararie, le strade, i ponti, i treni, la casa popolare ecc..ecc. quando gli fai presente che non avranno nemmeno uno straccio di pensione, visto che non pagano i contributi previdenziali, rispondono che avranno comunque i 600 euro della pensione sociale. A questa gente, il governo Meloni sta facendo l'ennesimo regalo: "stralcio di ogni tipo di cartella esattoriale non riscosso da Agenzia Entrate entro i 5anni". A questa gente, che ogni volta che viene presso lo Studio dove lavoro non perde occasione di rimarcare che tutti quelli che pagano le tasse sono degli emeriti coglioni. La cosa sorprendente e' che questa feccia di furbetti ha l'appoggio di milioni di lavoratori dipendenti, quelli che pagano le tasse direttamente in busta paga, visto che insieme battono le mani alla Meloni perche' fa "cose giuste".
Ps. Dimenticavo..i fratelli De Fico, due delle persone che non hanno mai pagato un euro, li ho contattati per le copie di corrispettivi 2024. Mi hanno risposto che si sarebbero fatti vivi al loro ritorno dal Brasile.. "Stiamo in vacanza, ci vediamo dopo Pasqua"... @ilpianistasultetto
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Prosciolto il sindaco di Passignano, Pasquali: "Mai persa la fiducia nella giustizia" Prosciolto da tutte le accuse il sindaco di Passignano sul Tarsimeno, Sandro Pasquali, per il quale il gup di Perugia ha deciso il non luogo a procede...
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Irpef al 23% fino a 28mila euro, ma c'è il nodo risorse
Accorpare i primi due scaglioni Irpef ed estendere l’aliquota più bassa, quella al 23%, ai redditi fino a 28mila euro. E’ l’intervento che il governo punta a mettere in campo per evitare che l’attuale sistema a quattro aliquote si ‘mangi’ i benefici del taglio del cuneo fiscale, che il governo punta a prorogare per tutto il 2024. Ma se la riduzione dei contributi previdenziali ha già un posto…
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lamilanomagazine · 2 months
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Livorno: orari eccessivi e paghe irrisorie, 10 arresti per sfruttamento del lavoro
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Livorno: orari eccessivi e paghe irrisorie, 10 arresti per sfruttamento del lavoro I Carabinieri del Comando Provinciale di Livorno stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Livorno, nei confronti di 10 persone di nazionalità pakistana gravemente indiziate, a vario titolo e in concorso tra loro, del reato di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”. L’indagine denominata “Piedi Scalzi”, coordinata dalla locale Procura e condotta dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Piombino con il supporto del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Livorno, ha consentito di ricostruire l’illecito utilizzo di manodopera posto in essere da 6 titolari di ditte individuali operanti nel settore agricolo, i quali, avvalendosi anche di altri soggetti per il reclutamento, il trasporto giornaliero e il controllo dei lavoratori, hanno impiegato, approfittando del loro stato di bisogno, 67 cittadini di nazionalità pakistana e bengalese ospitati presso il Centro di Accoglienza Straordinaria – CAS “Le Caravelle” di Piombino (LI) per la raccolta di ortaggi/olive nonché pulizia di vigneti in terreni nelle province di Livorno e Grosseto. In particolare, sono stati accertati gli indici di sfruttamento dei cittadini extracomunitari impiegati, rilevando l’assenza di un regolare contratto di assunzione, una reiterata violazione della normativa relativa all’orario di lavoro (con picchi di 10 ore giornaliere, senza le pause previste) e al trattamento economico (con corrispettivi sempre ampiamente al di sotto degli euro 10,56 previsti dalla contrattazione. In un caso addirittura pari a euro 0,97 all’ora), con sistematica violazione delle norme in materia di sicurezza e igiene. Nel corso dell’operazione è stato altresì eseguito un decreto di sequestro preventivo di € 45.000 quale profitto accertato dall’INPS a seguito del mancato versamento dei contributi previdenziali ed assicurativi per i lavoratori illecitamente impiegati.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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notiziariofinanziario · 2 months
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È pronta per partire la stagione Modello 730 precompilata 2024
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Da oggi pomeriggio saranno visualizzabili nell’apposita area riservata dell'agenzia delle entrate, i modelli 730 già predisposti con i dati in possesso dell’Agenzia o inviati dagli enti esterni, come, ad esempio, datori di lavoro, farmacie e banche. Quest’anno, in totale le informazioni trasmesse all’Agenzia e utilizzate per predisporre i modelli sono circa 1 miliardo e 300 milioni. Molte le novità della dichiarazione dei redditi precompilata 2024 relativa al periodo d’imposta 2023, a partire dal debutto del 730 semplificato per lavoratori dipendenti e pensionati, che con un’interfaccia più intuitiva e parole semplici guiderà la compilazione senza la necessità per l’utente di conoscere quadri, righi e codici. Inoltre, da quest’anno, in via sperimentale, troveranno il modello precompilato dall’Agenzia anche i contribuenti titolari di redditi diversi da quelli di lavoro dipendente e pensione. Un provvedimento, firmato oggi, 29 aprile 2024, dal direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini, definisce le istruzioni per l’accesso alla dichiarazione precompilata, individua i soggetti abilitati, le modalità di delega a terzi, le procedure per consultare, modificare o confermare i dati in possesso dell’Amministrazione, detta le istruzioni per la presentazione del modello. Accompagnano il provvedimento: il foglio informativo (allegato 1), le specifiche tecniche per la trasmissione telematica delle comunicazioni di richiesta delle dichiarazioni precompilate 2024 (allegato A), le specifiche tecnice in formato zip e le specifiche tecniche per la fornitura delle dichiarazioni Precompilate 2024 (allegato B). Dal 30 aprile la precompilata è onlinePrima data da evidenziare sul calendario è domani, 30 aprile 2024, giorno dal quale il contribuente direttamente, oppure il suo rappresentante e gli altri soggetti delegati o autorizzati, possono accedere alla dichiarazione precompilata dal Fisco con riferimento ai redditi 2023. È possibile accedere anche all’elenco delle informazioni utilizzate dall’Agenzia, distinte per dati inseriti e non inseriti. In totale, sono circa 1 miliardo e 300 milioni (1.270.674.831) i dati che l’Agenzia ha ricevuto e pre-caricato nelle dichiarazioni 2024. Al primo posto per numerosità si collocano come sempre le spese sanitarie (oltre 1 miliardo di documenti fiscali), seguite dai premi assicurativi (98 milioni di dati), le certificazioni uniche di dipendenti e autonomi (75 milioni), i bonifici per ristrutturazioni (10 milioni di dati) e gli interessi sui mutui (9 milioni di dati). Quanto agli oneri detraibili e deducibili, come ogni anno il modello fa spazio a ulteriori voci che si aggiungono a quelle già precaricate in passato. In particolare, nel modello 2024 arrivano per la prima volta le spese per l’acquisto degli abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale e ai relativi rimborsi, il cui invio era previsto per quest’anno solo in via facoltativa, i rimborsi erogati per l’acquisto di occhiali da vista o di lenti a contatto correttive (“bonus vista”). Inoltre, la precompilata 2024 tiene conto delle informazioni comunicate dall’Inps relative ai familiari a carico per i quali è stato riconosciuto l’Assegno unico e universale. Tutte voci che si aggiungono a quelle già presenti negli anni scorsi: contributi previdenziali, spese universitarie, per gli asili nido, per gli interventi di ristrutturazione, erogazioni liberali eccetera. Come accedere alla precompilataIl contribuente può accedere alla propria precompilata e ai documenti utilizzati dall’Amministrazione finanziaria dall’area riservata del sito delle Entrate tramite Cns (Carta nazionale dei Servizi) o Spid, Cie (Carta d’identità elettronica) o, per i soggetti titolati a utilizzarle, con le credenziali rilasciate dall’Agenzia (Entratel/Fisconline). Effettuato l’accesso, da domani l’utente può visionare e stampare il modello, mentre dal prossimo 20 maggio potrà modificare, accettare e presentare la dichiarazione, versare l’imposta se dovuta. Sempre nell’area riservata, è possibile indicare i recapiti per le eventuali comunicazioni, consultare le ricevute, inserire i riferimenti bancari o postali per l’accredito dei rimborsi, verificare l’elenco dei delegati ai quali è stata resa disponibile la dichiarazione precompilata. Anche quest’anno per consultare la dichiarazione e compiere tutte le operazioni fino all’invio è possibile delegare un familiare o una persona di fiducia direttamente nella propria area riservata sul sito dell’Agenzia, o in alternativa inviando una pec o ancora formalizzando la richiesta presso un qualsiasi ufficio dell’Agenzia.  Come evidenziato nel provvedimento pubblicato oggi, infatti, dal 2022 l’Amministrazione ha introdotto modalità più snelle per richiedere, tra l’altro, l’accesso alla dichiarazione precompilata da parte di rappresentanti legali di persone fisiche (tutori, amministratori di sostegno, curatori speciali e genitori esercenti la responsabilità genitoriale) o di persone di fiducia che operano nell’interesse di altre persone fisiche. Il provvedimento descrive, inoltre, i requisiti e le modalità di accesso alla precompilata e ai documenti da parte dei sostituti d’imposta, Caf e professionisti abilitati, e fissa i limiti e le modalità di conferimento delle abilitazioni. Debutta il 730 semplificatoQuest’anno fa il suo esordio, in via sperimentale, all’interno dell’area riservata di dipendenti e pensionati, una modalità semplificata di presentazione del 730 precompilato alternativa a quella ordinaria. Una volta autenticato, il contribuente, se ha le caratteristiche per presentare il 730, potrà scegliere se accedere alla propria dichiarazione in modalità semplificata o in modalità ordinaria. Con la modalità semplificata, potrà visualizzare i dati utilizzati (e non) all’interno di un’interfaccia semplice da navigare anche grazie alla presenza di termini di uso comune che indicano in modo chiaro le sezioni in cui sono presenti dati da confermare o modificare: “casa e altre proprietà”, “famiglia”, “lavoro”, “altri redditi”, “spese sostenute”. I dati relativi all’abitazione (rendita, eventuali contratti di locazione, interessi mutuo ecc) sono per esempio raccolti nella nuova sezione “casa”, gli oneri nella sezione “spese sostenute”, le informazioni su coniuge e figli nella sezione “famiglia”. Una volta che le informazioni fiscali saranno confermate o modificate (dal 20 maggio), il sistema le riporterà in automatico nel modello. Le altre novità dedicate al 730Alla modalità semplificata di presentazione del 730 precompilato dedicata a lavoratori dipendenti e pensionati, quest’anno si sommano altre novità specificamente dedicate al 730, come da input fornito dal Dlgs n. 1/2024 (Decreto “Adempimenti”). In particolare, si allarga in via sperimentale la platea di contribuenti che possono utilizzare il modello 730, che potrà infatti accogliere dati che prima dovevano necessariamente transitare per Redditi, per esempio, redditi di capitale di fonte estera soggetti a imposta sostitutiva, investimenti all’estero e attività estere di natura finanziaria ai fini Ivie e Ivafe. Inoltre, da quest’anno chi presenta il modello 730 potrà selezionare la voce “nessun sostituto” prima di inviare la dichiarazione per chiedere di ricevere direttamente dall’Agenzia l’eventuale rimborso, anche se ha un datore di lavoro o ente pensionistico tenuto a effettuare i conguagli. L’opzione è valida anche se dalla dichiarazione emerge un debito: in questo caso il contribuente che invia direttamente il modello potrà effettuare il pagamento tramite la stessa applicazione online: la procedura consente infatti di addebitare l’F24 sullo stesso Iban indicato per il rimborso. In alternativa, è anche possibile stampare l’F24 precompilato e procedere al pagamento con le modalità ordinarie e, quindi, entro il 30 giugno (Per le novità relative al modello 730/2024 si veda l’apposito paragrafo nell’articolo “Campagna dichiarativa 2024, sfilano i modelli definitivi). Precompilata anche per autonomi e titolari di reddito d’impresaUna delle novità più rilevanti del 2024 è inoltre l’elaborazione del modello predisposto dall’Agenzia anche per i contribuenti titolari di redditi di lavoro autonomo e d’impresa, che troveranno i dati precompilati dei redditi risultanti dalle certificazioni uniche di lavoro dipendente e autonomo (compresi i dati relativi ai compensi e alle indennità e provvigioni da indicare nel modello Redditi persone fisiche), dei redditi dei fabbricati e dei terreni, delle spese detraibili e deducibili e dei familiari. L’accesso, tramite lo scarico sia puntuale che massivo, è consentito anche tramite intermediari delegati. I soggetti che aderiscono al regime di vantaggio o al regime forfetario, direttamente tramite l’applicativo della dichiarazione precompilata possono completare e inviare il modello Redditi persone fisiche e possono aderire, a partire dal 15 giugno, al Concordato Preventivo. La dichiarazione pronta può partire dal 20 maggioIl contribuente può presentare telematicamente la dichiarazione accettata o modificata o integrata a partire dal 20 maggio 2024. C’è tempo fino al 30 settembre per inviare il 730 e fino al 15 ottobre per il modello Redditi. Entro cinque giorni dall’invio il sistema fornisce una ricevuta con lo stesso numero di protocollo assegnato al file di presentazione. La ricevuta riporta la data di presentazione della dichiarazione e il riepilogo dei principali dati contabili. L’Amministrazione finanziaria trasmette i dati contabili del 730 al sostituto d’imposta del contribuente. Se ciò non fosse possibile o se il sostituto che riceve i dati non è tenuto a effettuare il conguaglio, l’Agenzia mette al corrente del fatto il contribuente con un avviso recapitato nell’area riservata del sito dell’Agenzia e tramite una e-mail all’indirizzo di posta elettronica comunicato dall’interessato stesso. In entrambe le ipotesi, l’interessato può presentare un 730 integrativo utilizzando le funzionalità disponibili nell’area riservata, con la possibilità di modificare esclusivamente i dati del sostituto d’imposta o indicare l’assenza del sostituto oppure potrà rivolgersi a un Caf o a un professionista abilitato. In assenza del sostituto d’imposta che opera il conguaglio, è direttamente l’Agenzia delle entrate a erogare i rimborsi emersi ai contribuenti che presentano i modelli Redditi Pf o 730. In caso di debito con il Fisco, il pagamento deve essere effettuato tramite presentazione del modello F24, anche richiedendo l’addebito delle somme dovute sul proprio conto corrente bancario o postale. Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 6 months
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Natale con il fisco, il cinepanettone delle scadenze fiscali
Dicembre è mese di film a tema natalizi e qui in Italia (fino a pochi anni fa) impazzivano i cinepanettoni. Quest'anno, però, abbiamo una "prima visione" davvero speciale ovvero "Natale con il fisco", un intero mese nel quale le scadenze fiscali sono le assolute protagoniste tra tasse e pagamenti da effettuare entro il 31 dicembre. Scadenze fiscali dicembre 2023: ecco cosa c'è da sapere Quali sono, quindi, le scadenze fiscali che gli italiani sono stati (e che sono ancora chiamati) a rispettare? Ecco un riepilogo di quelle più importanti: 10 dicembre 2023 - Versamento dei versamenti sospesi nei territori colpiti da calamità naturali. I contribuenti che hanno sede o attività nei territori dell'Emilia Romagna, Marche e Toscana colpiti dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio di quest'anno, potevano effettuare in un'unica soluzione, senza l'aggiunta di sanzione e interessi, i versamenti sospesi dal 1° maggio al 31 agosto 2023. 15 dicembre 2023 - Ravvedimento operoso per gli errori commessi nella trasmissione dei dati relativi agli scontrini elettronici. I contribuenti che avevano commesso errori nella trasmissione dei dati relativi agli scontrini elettronici, potevano regolarizzarli entro il 15 dicembre 2023 con il ravvedimento operoso, beneficiando di una riduzione delle sanzioni. 18 dicembre 2023 - Saldo IMU 2023 per i contribuenti che hanno optato per il versamento in due rate. I contribuenti che hanno optato per il versamento dell'IMU 2023 in due rate, dovevano versare la seconda rata entro il 18 dicembre 2023. - Adempimenti periodici IRPEF, IVA e INPS. I contribuenti e i sostituti d'imposta dovevano effettuare gli adempimenti periodici IRPEF, IVA e INPS relativi al mese di novembre 2023. 20 dicembre 2023 - Ravvedimento speciale per la regolarizzazione di omessi versamenti, versamenti in ritardo o versamenti insufficienti. I contribuenti che avevano omesso di versare, versato in ritardo o versato insufficientemente imposte, contributi previdenziali o premi assicurativi, potevano regolarizzarsi entro il 20 dicembre 2023 con il ravvedimento speciale, beneficiando di una riduzione delle sanzioni. - Ultima rata della rottamazione-quater. I contribuenti che avevano aderito alla rottamazione-quater entro il 31 luglio 2022, dovevano versare l'ultima rata entro il 20 dicembre 2023. 27 dicembre 2023 - Acconto IVA 2024 per i contribuenti che adottano il regime di liquidazione mensile. I contribuenti che adottano il regime di liquidazione mensile dell'IVA, devono versare l'acconto IVA 2024 entro il 27 dicembre 2023. 31 dicembre 2023 - Versamento della tassa automobilistica per i veicoli immatricolati entro il 31 dicembre 2022. I proprietari di veicoli immatricolati entro il 31 dicembre 2022, devono versare la tassa automobilistica per l'anno 2023 entro il 31 dicembre 2023. Consigli per non dimenticare le scadenze fiscali Per non dimenticare le scadenze fiscali, è importante organizzarsi per tempo. Ecco alcuni consigli: - Tenere un calendario delle scadenze fiscali aggiornato. È possibile trovare calendari delle scadenze fiscali online o presso gli uffici delle Entrate. - Impostare promemoria sul proprio smartphone o computer. In questo modo, sarete avvisati in anticipo delle scadenze imminenti. - Utilizzare un software di contabilità. I software di contabilità possono aiutare a tenere traccia delle scadenze fiscali e a generare avvisi automatici. Con un po' di pianificazione, è possibile evitare di incorrere in sanzioni per il mancato o ritardato versamento degli importi dovuti. Foto di Steve Buissinne da Pixabay Read the full article
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colonna-durruti · 10 months
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“Mi segnano appena 24 ore, ma ne faccio 91 alla settimana”
Per 1.000 €‎ al mese. Condizioni capestro, accordi non rispettati, istruzioni scritte sulle risposte da dare in caso di ispezione: il lato oscuro dell’ospitalità romagnola
di Simone Bauducco
Rimini.
La giornata sulla Riviera romagnola inizia all’alba quando gli addetti degli stabilimenti balneari iniziano a setacciare la spiaggia e ad aprire ombrelloni e lettini.
Gianni (nome di fantasia) è uno di loro.
Ha più di cinquant’anni e da maggio a settembre lavora in un lido.
Attacca alle sette del mattino e finisce alle nove di sera, in mezzo soltanto una piccola pausa.
Tredici ore al giorno, sette giorni su sette.
“Il giorno di riposo non esiste, se lo chiedi sembra che stai bestemmiando”, racconta Gianni.
In totale fanno 364 ore al mese per 1.200 euro. Poco più di 3 euro all’ora, ben al di sotto della soglia del salario minimo a 9 euro ipotizzata dall’opposizione e osteggiata dal governo.
Ma in busta paga, le ore segnate sono soltanto 159, meno della metà e i giorni lavorati sono 26 e non 31.
“Questo comporta meno giorni di Naspi e meno contributi previdenziali versati – spiega Gianni mostrando i suoi cedolini – e se consideri che la stagione dura in media quattro mesi, è come se ci togliessero una ventina di giorni di disoccupazione”.
Quando ha chiesto spiegazioni al datore di lavoro ha avuto la seguente risposta: “Qui si fa così, altrimenti quella è la porta”.
Del resto, Gianni non ha firmato un contratto per tutta la stagione, ma soltanto per un mese, rinnovabile di volta in volta.
“In un caso mi è capitato pure un contratto di 15 giorni. In questo modo se qualcosa non va possono lasciarti a casa senza problemi”.
Durante la mattinata basta spostarsi dalla spiaggia per incontrare un’altra figura fondamentale per il turismo della Riviera: l’addetta alle pulizie degli hotel e dei bed & breakfast.
“Nei mesi estivi le camere diventano dei luoghi dove non solo si dorme, ma si consuma sempre più del cibo perché i ristoranti sono sempre più cari. E così la pulizia diventa sempre più complessa”, racconta Rosita, 50 anni, che ogni giorno mette a posto le stanze di un B&B vicino a Rimini.
Da quando ha iniziato si è sempre segnata le ore su un foglio di carta.
“Quarantatré a settimana per 1.100 euro”.
Ma in busta sono segnate soltanto 24.
Così una parte viene pagata con un bonifico, l’altra viene consegnata in contanti, in nero.
Sul cedolino c’è anche il giorno di pausa.
“Che però non facciamo mai e quando chiediamo conto al titolare, ci dice che non se lo può permettere, perché altrimenti dovrebbe assumere più personale”.
Così tutto ricade sulle spalle di Rosita e delle sue colleghe.
La routine è sempre la stessa: “Alzare materassi pesanti, chinarsi dietro ai sanitari, scaricare lenzuola sporche senza l’ausilio di carrelli”.
Lei e le sue colleghe si sono dovute portare pure il mocio da casa per evitare di dover strofinare con gli stracci le scale.
E se stai male? “La malattia esiste solo sulla carta, dobbiamo venire ugualmente se vogliamo continuare a lavorare il giorno successivo”.
Nel frattempo è arrivata l’ora di pranzo e le terrazze dei ristoranti iniziano a riempirsi.
Ma dietro alla porta che conduce in cucina si apre un altro mondo.
Lo racconta Salvatore, che da vent’anni lavora dietro ai fornelli per sfamare le comitive di turisti che affollano le pensioni della Riviera. “La stagione va da metà maggio a settembre, 13 ore al giorno, sette giorni su sette”.
La paga? “1.500 euro al mese, 800 euro con bonifico, il resto in nero”.
Già, perché nella sua busta paga risulta che è assunto con un contratto part time da 24 ore a settimana. “Ma ne faccio 91, quasi quattro volte tanto”, spiega al telefono nella breve pausa tra il servizio del pranzo e della cena. Con un rapido calcolo si può ricavare la paga oraria: 4 euro.
C’è di più: Salvatore è inquadrato come aiuto cuoco, ma la sua quotidianità è fatta anche dalla gestione della spesa, dalla creazione di ricette e di piatti.
“Faccio lo chef anche se il mio contratto dice altro”.
Alle condizioni salariali difficili si aggiungono quelle climatiche.
Con il caldo di quest’estate le temperature in cucina diventano insostenibili. “Un giorno è arrivato un tecnico per aggiustare i frigoriferi – ricorda Salvatore – quando ha misurato la temperatura che c’era in cucina, il termometro segnava 41 gradi. E qui dentro noi passiamo delle ore davanti ai bollitori della pasta o davanti alle friggitrici per cucinare totani in pastella o patatine fritte”.
Non c’è tempo per fermarsi. Anche il giorno di riposo è solo sulla carta.
E se dovessero arrivare i controlli quando uno non è in turno?
“In vent’anni di lavoro non li ho mai visti – precisa – ma nello spogliatoio dove ci cambiamo hanno appeso un vademecum delle frasi da dire agli ispettori”.
Un esempio? “Se vengono nel tuo giorno libero, devi dire che sostituisci il collega. Se ti chiedono l’orario di lavoro, devi dire che sei corso qui perché c’era un problema”.
Quando cala il sole i turisti fanno rientro negli hotel e trovano ad attenderli i portieri notturni. Marco è uno di loro. Lavora in un albergo a due stelle che può ospitare fino a cento persone. “Ma noi siamo da soli e dobbiamo badare agli ospiti e alla struttura”.
Le notti della Riviera non sono mai tranquille. Ci sono gruppi di ragazzi ubriachi che pretendono di far entrare in stanza anche gli amici o ci sono le camere che chiamano se qualcosa non funziona.
“Uno pensa di poter guardare la tv senza prestare attenzione, ma non è così”, spiega.
Il suo turno inizia alle 21:30 e finisce alle 8 del mattino.
“Dodici ore al giorno, sette su sette da maggio a settembre”.
Più di 300 ore al mese di lavoro per 1.100 euro di paga. Poco più di 3 euro all’ora.
E per di più si tratta di un lavoro notturno che dovrebbe essere pagato di più rispetto al solito.
Anche qui il giorno di riposo rimane solo un’illusione segnata sul contratto, o meglio, sui contratti.
L’assunzione dura un mese e poi si va avanti di rinnovo in rinnovo. Così da maggio a settembre ci si ritrova con quattro contratti.
In questa situazione anche la malattia diventa un diritto soltanto sulla carta: “Perché se dovessi ammalarmi e se avessi bisogno della malattia non sarei rinnovato. Non è un mio pensiero, me l’hanno detto senza mezzi termini durante il colloquio. E poi si lamentano se non trovano personale disposto a lavorare a queste condizioni”, conclude amaro.
F.Q. 24 agosto 2023
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