Tumgik
#coreografie
omarfor-orchestra · 5 months
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Io ringrazierei solo Luca Tommassini stasera
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buscandoelparaiso · 9 months
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soualphaseubeta · 1 year
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youtube
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givemeanorigami · 1 year
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Ora entro in sala protestando perché al gruppo prima di noi G. ha messo come canzoni per unire le figure prima Salvatore di Lana Del Rey e poi Mad World, bellissime e che mi avrebbero motivato.
A noi, una cover di Toxic.
Chiedo un change per l'ultima sera, fosse anche solo per me.
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instabileatrofia · 2 months
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Coreografie complesse (Complex choreographies)
I.S.A.
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Do not remove the captions pls.
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libero-de-mente · 8 months
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Conoscere l'amore
“Che cos'è l'amor
Chiedilo al vento
Che sferza il suo lamento sulla ghiaia
Del viale del tramonto […]”
Mi sono domandato spesso cos’è l’amore, in realtà me lo sto chiedendo ancora e credo che me lo domanderò finché vivrò. Ho avuto molte risposte dalla vita fino a oggi. Alcune evasive, altre discutibili, però molte sono state chiare e ben definite. Ora. Escludendo l’amore nelle sue molteplici forme che variano da quelle per dei figli, a quello per i genitori, alla passione, alla idolatria o alla devozione mi sono sempre chiesto cos’è l’amore tra persone che si seducono. Quello che attrae due persone donandosi reciproca felicità mentale, fisica e appagamento sessuale.
Credo che non ci sia una definizione indiscutibile per definire l’amore, a meno che non ci addentriamo nell’aspetto scientifico.
<In questo caso il nostro cervello produce chimicamente dopamina e noradrenalina. Il cuore batte più forte, il benessere interiore aumenta e la felicità anche>. Se avete letto questa definizione con la voce di Alberto Angela o Barbara Gallavotti, a seconda di chi vi garba, sappiate che siete delle belle persone.
Ma se dovessimo dare una spiegazione non razionale, beh, qui si potrebbe scrivere tantissimo.
E allora proviamo a immaginare dove si trova e com’è fatto l’amore che fa palpitare il cuore, in cosa si cela il sentimento che fa vibrare le anime.
L’amore può ambientarsi in una stazione dei treni, in un incontro rubato ai mille impegni della quotidianità, un incontro veloce dove il tempo è tiranno. Lo vedi negli occhi che si cercano tra la folla, le dita delle mani che finalmente si intrecciano per la prima volta e quell’ansito affannato di chi sospira profondamente per l’emozione.
L’amore può avere i tratti somatici di un viso, ovvio direte, ma potrebbe essere quello di una persona incrociata tanto tempo fa per le strade del proprio quartiere più e più volte. Fino ad ammirare quella persona e immaginare di poterle parlare, sorriderle e finanche baciarla. Pensare di poter far parte della sua vita. Senza averne mai avuto il coraggio. Ancora oggi il ricordo rimane. Perché se l’amore ha un volto, si tratta proprio di quel viso tanto sospirato.
L’amore può trovarsi in viaggio su una strada. Fatta di chilometri, non importa quanti, percorsi per arrivare da quella persona. Poco interessa se non tutte le strade sono percorribili a velocità sostenuta, se siano sconnesse o interrotte. Non si guardano i chilometri percorsi sul contachilometri ma l’orologio, quello sì, per calcolare quanto tempo si stia perdendo. Invece di trascorrerlo tra le braccia desiderate.
L’amore può essere pungente come il freddo di una mattina di gennaio, una di quelle con la brina sui prati. Mentre il vapore che esce dalle bocche sembra prendere forme romantiche, dando vita a fisionomie dolci che accarezzano le anime di chi si sta incontrando. Tutto questo dopo aver preso il coraggio di incontrarsi.
L’amore può avere una voce melodiosa. Quella di un soprano per esempio. Una voce di un’estensione magnifica che viene accompagnata da due occhi profondi, un sorriso da incorniciare, un cuore generoso. Un’anima eccelsa. Tutte coreografie degne della meravigliosa opera, creata da Madre natura, che si para dinnanzi ai nostri occhi. Estasi ed emozioni profonde.
L’amore può risiedere in una mente. Nelle confidenze, nelle parole e nei concetti creati dalla materia cerebrale di una persona. Un labirinto, come i vicoli di un centro storico, dov’è facile perdersi e dove non si proverà mai a cercare una via d’uscita. Perché ci si sta bene tra quei pensieri, dove in quelle riflessioni e nell’immaginazione si trova riparo. Un intelletto nei confronti del quale non si percepisce il tempo, perché esso rimane sospeso.
L’amore può trovarsi in svariati posti diversi tra loro. Luoghi che possono spaziare dalle biblioteche a delle colline, da una spiaggia marina a un museo, da un caffè del centro cittadino a uno sperduto castello medievale. Perché in quei luoghi ci arriva grazie a dei cuori generosi e pulsanti che lo ospitano trasportandolo.
Per ultimo, ma non meno importante, per me l’amore più potente risiede negli occhi di chi ha sofferto per amore e ti chiedono di non infierire, li noti nella moltitudine tra tanti occhi. Sono occhi che “gridano” nonostante il silenzio della luce spenta in essi. E se si riuscisse a riaccendere quella luce, chiunque resterebbe abbagliato. Ma l’amore sta anche in quel sorriso appena accennato, perché teme di illudersi di nuovo e che in pochi sanno percepire. Oppure nella voce di chi ti fa capire che vorrebbe volare in alto per non stare più sul fondo, ma con quella tremenda paura di cadere di nuovo.
“Ahi, permette signorina
Sono il re della cantina
Vampiro nella vigna
Sottrattor nella cucina […]”
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Immagine: Diana spezza l’arco di Cupido (perché a un certo punto anche basta, con quella mira quel nanerottolo ha rotto gli zebedei)  - dipinto di Pompeo Girolamo Batoni (1761)
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Buongiorno Tumblr ci stiamo avvicinando all'estate e questo mi fa sorgere una domanda: quando iniziano i balli di gruppo nelle piazze?!
Mi devo informare! 💃🏻
Chissà che coreografie si sono inventati per i balli di quest'anno AHAH non vedo l'ora di andare in pista 🪩
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abatelunare · 5 months
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Contro il "one man show"
Io non sopporto quello che chiamano one man show, lo spettacolo incentrato su una figura singola e forte, la quale ci affibbia la sua storia e i suoi amici o per lo meno quelli che presenta come tali. Non lo sopporto perchè se il protagonista è un cantante ci romperà i coglioni per due ore con il suo repertorio e ce li farà rompere anche dai suoi amici tutti cantanti come lui. Non lo sopporto perché sembra che al mondo ci sia solo lui, che canti solo lui, che conosca colleghi che mi piacciono fino lì e sparano fuori dai denti i loro cavalli di battaglia che ormai sono ronzini bolsi che procedono a passo d'uomo. Non lo sopporto perché non c'è fantasia manco a pagarla milioni di euro e le coreografie sono sempre quelle, con gente che se sa ballare quella allora io sono Nureyev e mangio (o cago) in testa a tutti loro. A me piace la roba un po' varia e se devo vedere sempre le stesse cose, allora spengo tutto e mi leggo un libro. Perché lì sì c'è della fantasia. Da vendere.
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omarfor-orchestra · 6 months
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Boy you're so bisexual it makes you look stupid
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buscandoelparaiso · 8 months
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considerazioni post-ascolto in cuffia dopo la prima serata
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quelle che mi hanno colpito di piu' senno' famo notte (ordine sparso non di preferenza)
angelina - la noia : arrivera' sul podio se non vincitrice. lei una grinta pazzesca proprio fatta per stare sul palco sanremo le aprira' una larga e lunga strada nel mercato musicale, un po' rosalia un po' la nina, canteremo sta canzone per sempre
mahmood - tuta gold: NON il suo pezzo forte, mi aspettavo qualcosa di piu per Sanremo, presumo e spero che nell'album nuovo ce ne siano di migliori. non penso vincera' ma la canzone e' una hit radio friendly che sentiremo a lungo. come sempre per lui visual e ritornelli fanno molto quindi azzeccati entrambi anche sto giro
the kolors - un ragazzo una ragazza: banale, super safe come scelta per sanremo, ci martellera' non vi dico cosa per mesi e mesi e mesi finche non faranno un secondo singolo in cassa dritta uguale a questo e italodisco i must insisto
irama - tu no: questo ragazzo oltre ad essere un figo pazzesco e non solo esteticamente, ha una voce incredibile e un talento di scrittura raro. per me una delle migliori canzoni, adatta a sanremo e adatta alla sua persona musicale, bravissimo a cantarla ieri anche perche' il pezzo e' tecnicamente difficile. ovviamente non vincera' ma spero venga apprezzata come merita
annalisa - sinceramente: banalissima scelta super safe anche qui, poteva cantare qualsiasi cosa con la voce e la presenza che ha e invece ha scelto bellissima 2.0. la sentiremo ovunque si, fara' successone si, non penso vincera' anche se tutti ne sono convinti
bnkr44 - governo punk e la sad - autodistruttivo: per me le due rivelazioni positive, testi belli, melodie interessanti, qualcosa di 'diverso' dal canone solito dei pezzi di sanremo degli ultimi anni bravi tutti
dargen - onda alta: PEZZONE. Fine. non vincera' ma merita il podio e merita anche molti applausi. un vero tormentone
ghali - casa: lui il solito genio musicale, non vincera', probabilmente alla fine non verra' nemmeno apprezzato come dovrebbe ma ghali rimane un talento indiscusso del suo genere
geolier - i pe te tu pe me: FRATM. lo amo, faccio il tifo per lui, non vincera' mai ma il pezzo e' fuoco vero e fara' strage come sempre
rose villain - click click boom: lei un talento grandioso che non viene apprezzato abbastanza. non vincera' mai ma la canzone e' particolare e molto interessante. lei e' bellissima e ha pure una voce pazzesca spero non venga risucchiata a fare i singoli estivi con fedez perche' sarebbe un peccato. spero che partecipando al festival la gente ascolti i suoi pezzi un po' di piu e finalmente la apprezzi
gazzelle - tutto qui: lui e' un poeta per me, non mi interessa che le sue canzoni sono molto simili quello e' il suo stile e non mi aspettavo niente di meno. bravissimo flavietto ti amo per sempre grazie per le tue parole sempre
emma - apnea: lei ha fatto un glow up pazzesco negli ultimi anni e considerato quanto ha sofferto se lo merita tutto, finalmente un team che la valorizza sia a livello di immagine sia a livello di musica. la canzone e' orecchiabilissima lei e' sempre grintosissima, non vincera' ma successone radiofonico assicurato
loredana berte - pazza: arrivera' sicuro sul podio, merita un riconoscimento anche per ricordare la grande sorella. la canzone spacca si vede che ha 5000 anni di carriera alle spalle
i ricchi e poveri - ma non tutta la vita: quota orietta berti di quest'anno a prova che si puo avere tipo 900 anni in due ed essere ancora in grado di divertire il pubblico giovane e non a sanremo senza scartavetrare i maroni con polemiche inutili sui giovani in gara @ gino paoli prendi nota o chiudi la bocca
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ihatechosingnames · 8 months
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bello il concerto di Mengoni
belle le sue canzoni e le sue coreografie
MA CAZZO SIAMO A MEZZANOTTE, MANCANO ANCORA ALTRI 15 CANTANTI
A CHE ORA DOBBIAMO FINIRE?
ALLE SETTE COSÌ FIORELLO È IN ORARIO PER VIVA RADIO 2?
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unwinthehart · 16 days
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Ciao! Secondo te Ale rilascerà un singolo prima dei palazzetti? Come immagini il tour nei palazzetti? Intanto oggi si festeggiano i 5 platini di Tutaaa 🥹
La risposta breve sul singolo è che: non ne ho idea. A caldo ti direi no, visto che NLDA è uscito da meno di un anno e Ra Ta Ta l'altro ieri praticamente. Ma tu l'hai visto? Se non è ad un concerto è ad una sfilata, se non è ad una sfilata è in studio. E ha detto che, a differenza degli altri album, ha praticamente ripreso a scrivere immediatamente. Quindi boh, può essere. Il tour nei palazzetti (ad essere onesta solo il Forum nella mia testa) me lo immagino pieno di coreografie, molto internazionale, con visuals pazzeschi. Ha finalmente l'occasione (e lo spazio!) per fare un po' quello che insegue da anni, secondo me verrà fuori una roba veramente figa. Eh sì! Cinque platini nella Tuta Gold, baby non richiamerò! 😎
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seoul-italybts · 6 months
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[✎ ITA] Hope On The Street Vol.1 : Intervista dall'Album Speciale di j-hope (PRELUDE) | 29.03.24⠸
HOPE ON THE STREET VOL.1
__ Parte 1 : PRELUDE __
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1. Saluti d'Apertura
Ciao, sono j-hope, sono felice ed emozionato per il lancio di "HOPE ON THE STREET", il progetto riguardante il ballo che tanto amo e considero come mia radice artistica. Potrete godervi le mie mosse di danza nel documentario omonimo, e quest'album contiene storie ed aneddoti inediti, non inclusi nel progetto televisivo. Ragazzə, j-hope ha ballato! Spero apprezzerete e mostrerete tanto supporto!
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Ciao, j-hope. Tra i tanti generi di ballo esistenti, questo progetto si concentra principalmente sulla street dance. Perché trovi la street dance così affascinante?
Perché alla domanda 'chi sei?' o 'quali sono le tue radici' non potrei che rispondere 'la street dance'. Quando mi fermo a riflettere sui ricordi che ho del ballo – di quei momenti in cui, totalmente concentrato su me stesso, la musica e null'altro, davo il 100% – non può che tornarmi in mente il mio passato. È grazie alle mie origini se ora sono quello che sono, se ancora adesso provo il desiderio di esplorare e praticare la street dance.
Ti ricordi il momento in cui, per la prima volta in assoluto, hai deciso di darti al ballo? C'è stato forse un qualche momento cruciale di svolta, nella tua vita, in cui il ballo ha smesso di essere solo un hobby o interesse?
Credo sia stato in occasione di una gara scolastica, durante una gita, quando ero ancora studente. Nessuno voleva esibirsi, quindi ho preso e sono salito io sul palco per ballare. È stato un momento estremamente entusiasmante ed indimenticabile. Essere sotto i riflettori e lo sguardo di tutti era davvero una sensazione fantastica. Ricordo il batticuore per tutte le grida e l'entusiasmo ricevuti! È stato quell'episodio a dar forma al me stesso di adesso.
Di questi tempi, ci sono tanti programmi televisivi o comunque contenuti legati alla street dance, che l'hanno resa più approcciabile e nota al pubblico rispetto al passato, ma credo sia ancora difficile stabilire cosa sia il "buon ballo", perché ognuno di noi ha standard e gusti diversi. Tu hai criteri specifici o personali rispetto al ballo?
Questa è una domanda piuttosto difficile, per me.
Quando ci si lascia andare totalmente alla musica e si riesce ad arrivare ai cuori degli spettatori con la danza, allora credo quello possa essere considerato del "buon ballo". Non è forse quello il motivo per cui balliamo? (ride).
Dato che il progetto riguarda il ballo, hai voluto creare della musica ballabile, adatta all'occasione. Su quale aspetto ti sei concentrato, sotto il punto di vista musicale?
Quando ho iniziato a lavorare a questo progetto, mi son detto "scriviamo della bella musica adatta al ballo!", e mi sono poi reso conto che la buona musica, fondamentalmente, non può che essere anche perfetta per il ballo. In altre parole, la buona musica ha il potere di far muovere e ballare la gente. Data questa premessa, ho cercato di concentrarmi sulle canzoni, di per sé, e poi le coreografie sono seguite con estrema naturalezza.
Quest'album è diviso in due parti. Immagino il focus e la direzione imboccata con ognuna di esse sia parecchio diversa.
Nella "VER.1 : PRELUDE" ho dato uno sguardo alle mie origini, come suggerisce il titolo. Son partito da quell'Hoseok, un ragazzino di Gwangju, che ballava e faceva musica con la sua crew di ballo, e vi ho riallacciato i legami, tornando a ballare con loro. Più avanti, anche Seoul è diventata un caposaldo delle mie radici artistiche ed identità attuale, quindi, sì, ho cercato di esprimere tutto ciò e le esperienze vissute in quel periodo in modo più intenso e vibrante possibile.
La "VER.2 : INTERLUDE" vuole, invece, essere più matura. Di conseguenza, ho deciso di concentrarmi sulla musica e sugli stili di ballo come tematiche principali. In particolare, ho voluto sottolineare quello che è stato il mio processo formativo.
j-hope : Intervista 1
- Il Motivo Per Cui Ballo -
"Il ballo è la mia passione, ma è un po' che la trascuro"
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Hai deciso di dedicare questo documentario al ballo.
Tutto ha avuto inizio con il ballo, sul serio. Molto di ciò che sono e faccio è nato dal ballo. Quindi mi son detto 'Perché non dare uno sguardo agli stili di ballo che ero solito praticare?'. Credo sia un modo per riflettere su me stesso e la mia vita, prima di entrare in servizio militare. 'Che cos'è che mi piaceva?', 'Quali pensieri mi passavano per la testa, prima del debutto?', 'Che cos'è che mi ha portato dove sono ora?'...Tutte domande che mi sono sempre posto e, in fin dei conti, tutte riconducono al ballo.
Sul serio, tutto è iniziato quando vivevo ancora a Gwangju. Allora, non sapevo far altro che ballare ed era l'unica cosa che sapevo di far bene. Sul serio, non sapevo far altro. Adoravo ballare. Se non fosse stato per il ballo, credo ora sarei una persona diversa. Senza il ballo, oggi non sarei qui e sicuramente non esisterebbe j-hope. Il ballo è diventato tutta la mia vita ed è da quello che è iniziato tutto.
j-hope : Intervista 2
- Commento al Documentario -
"Imparare a ballare è anche un modo per imparare a vivere"
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Cos'è il progetto "HOPE ON THE STREET"?
L'aspetto più importante di questo progetto è il processo d'apprendimento. Credo sia un progetto che mi dà l'opportunità di ripensare alla mia vita e rievocare la passione ed ispirazione che avevo, quando ho iniziato. Credo tutto questo sarà fonte di nuova ispirazione, per me.
Hai ballato in molte città – Seoul, Gwangju, Osaka, Parigi e New York. Perché hai scelto proprio di ballare?
Beh, innanzitutto perché credo le/i fan amino vedermi ballare (ride). Quella è la ragione principale. Ho deciso di mettere su questo progetto così da poter mostrare loro più cose riguardo al ballo, la mia identità ed esplorare più approfonditamente le mie radici.
Hai partecipato attivamente ad ogni aspetto di questo progetto, dalla pianificazione fino alla direzione generale. Avevi già una qualche visione registica specifica in mente?
Nulla di così grandioso, ma è un mio progetto, quindi ho preso in mano le redini e ho cercato di proporre quante più idee possibile. Credo gli aspetti cui ho partecipato maggiormente siano stati la scelta degli stili di ballo, le location, gli abiti da indossare, la musica nonché la composizione e direzione per quanto riguarda le riprese. Questi sono tutti aspetti fondamentali, quando si tratta del ballo.
Trovo sia piuttosto rilassato rispetto agli altri contenuti video visti finora.
Se pensiamo al K-Pop, la prima cosa che ci viene in mente sono le riprese multisfacettate, i tanti effetti speciali e l'editing superbo. Ovviamente è bello ed entusiasmante, ma stavolta volevo catturare il ballo e tutto il resto esattamente per quello che è. Dunque ho cercato di restare più possibile sul semplice. L'idea di fondo è che più semplice è, maggiore sarebbe stato il risalto posto sugli aspetti migliori di questo documentario.
Hai detto che l'idea per "HOPE ON THE STREET" ti è venuta mentre stavi filmando un dietro le quinte per i MAMA Awards 2022. Tre settimane dopo, hai iniziato le riprese. Davvero poco tempo per i preparativi, non trovi?
Sì, sono d'accordo! Non ho avuto che tre settimane per preparare questo progetto. All'inizio, andavamo fondamentalmente a tentativi. Non avevo idea ci sarebbero state così tante cose cui prestare attenzione e altre da preparare. Ma credo che, tutto sommato, ce la siamo cavata bene, preoccupandoci dei dettagli strada facendo. Credo l'aspetto più grezzo e genuino di quest'arte sia ben rappresentato, quindi non ho rimpianti. Anzi, forse il fascino di questo progetto, in parte è, proprio che... non ci sono fronzoli? È tutto molto casual e rilassato, no? (ride).
j-hope : Intervista 3
- Perché Boogaloo Kin? -
"Non c'è altro modo che continuare"
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C'è un'altra figura cruciale, nel documentario. Perché proprio Boogaloo Kin?
Questo documentario è fondamentalmente un percorso formativo. Ecco perché ho deciso che Haknam (a.k.a. Boogaloo Kin) non potesse mancare. Sul serio, è una figura fondante della street dance coreana, fin dalle origini e ancor oggi, ed è profondamente rispettato, non solo nella scena coreana ma a livello globale. Ecco perché non avevo dubbi sarebbe stato perfetto come guida, sia per me che per il progetto. E poi ho pensato sarebbe stato più divertente compiere questa rivisitazione del passato insieme a qualcun altro.
Inoltre, grazie a Haknam, sapevo non avrei solo imparato cose riguardo il ballo, ma anche sulla vita. Non lo ringrazierò mai abbastanza per aver accettato di partecipare, nonostante il poco preavviso. È sempre stato un modello di vita per me.
INTERVISTA con BOOGALOO KIN
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Puoi presentarti?
Salve, sono Haknam Kim, a.k.a. Boogaloo Kin. Sono un ballerino da 24-25 anni. Giro il mondo per varie attività legate al ballo, come giurato di competizioni, workshop e sessioni come istruttore di ballo.
Ho saputo che questo progetto ti è stato proposto all'improvviso. Come mai hai deciso di partecipare?
Quando ho ricevuto l'offerta, sono andato in confusione totale. Perché, cioè, come potevo non essere agitato, quando ci si aspettava che volassi ad Osaka tre giorni dopo? (ride). Quindi, sì, ero piuttosto teso. Però, in un certo senso, si trattava di lavorare sodo affinché gli stili di ballo che ho studiato, ricercato, in cui mi sono specializzato e ho sempre praticato fossero tramandati come si deve a questa generazione–e a quella dopo e quella dopo ancora – È ciò per cui continuo a ballare, quindi ho subito accettato.
Se ho capito bene, la street dance è nata negli Stati Uniti, ma si è successivamente diffusa ed evoluta in stili e modi diversi a seconda del paese e zona del mondo in cui è arrivata. Dare una risposta completa è difficile, ma potresti spiegarci brevemente quali sono le principali differenze da regione a regione? Per dare un'idea più chiara ai nostri lettori..
Esatto, la street dance ha avuto origine negli Stati Uniti, dopodiché si è diffusa anche altrove, come in Europa ed Asia, evolvendo in generi e stili diversi man mano. A mio parere, la versione ballata in Europa è più originale e creativa grazie alla commistione di diverse culture, paesi ed etnie. Gli stili prediletti (in Europa) sembrano essere l'hip-hop e l'house freestyle.
La scena street dance giapponese è la più sviluppata e strutturata, in Asia. Ciò che mi colpisce sempre un sacco è il modo in cui, grazie al ballo, diverse generazioni si incontrano e danno inizio ad un dialogo e scambio vicendevole. È qualcosa che invidio profondamente. Tuttə i/le ballerinə giapponesi sono i/le migliori quando si tratta delle tecniche fondamentali. È evidente la precisione con cui ballano, un aspetto che è parte integrante della loro cultura.
La street dance sudcoreana, diversamente da questi altri paesi, non ha una storia così lunga e radicata. Tuttavia, essendo sbocciata più tardi, ha tratto molte influenze dai paesi esteri in cui la street dance si è sviluppata prima, come gli Stati Uniti, i paesi europei ed il Giappone. A mio parere, la street dance coreana ha anche beneficiato di quell' "heung" [*capacità di divertirsi entusiasmarsi] tipicamente coreana, ereditata dai nostri predecessori. Quindi, sì, credo l'unicità ed esuberanza della street dance coreana risalti con prepotenza proprio grazie alle varie influenze assorbite da altri paesi, influenze che poi si fondono e danno vita a quell' "heung" [*divertimento] collettivo.
Con così tanti stili di ballo diversi, cosa distingue e rende particolarmente affascinante la street dance?
Credo l'unicità della street dance sia data dal suo essere uno stile libero, in cui c'è molta improvvisazione. Nonostante continui ad evolversi in tante diverse varietà, fondamentalmente si è liberə di ballarla quando si vuole ed ovunque ci sia della musica.
Sei anche un giudice di questo genere. A che cosa presti attenzione nel giudicare la street dance, data la sua natura libera e ricca di improvvisazione?
Dipende dal tipo di ballo con cui ho a che fare. Ogni giudice ha i suoi parametri personali. Per quanto mi riguarda, presto attenzione al ballo di per sé. Do un giudizio basandomi su ciò che mi trasmette il/la ballerinə, se riesco a percepire la musica nei suoi movimenti. Poniamo di assistere ad una sfida di ballo. Il/la ballerinə A sfoggia tecniche complesse ed elaborate o presenta altre mosse interessanti che però non hanno nulla a che fare con la musica; il/la ballerinə B usa passi e mosse piuttosto nella norma, ma è evidente che sente la musica e sa farla sua. In una situazione come questa, solitamente do un punteggio maggiore al/lla secondə concorrente.
Secondo te, quali sono le caratteristiche principali del ballo di j-hope?
So che prima del debutto, j-hope era appassionato di popping e boogaloo e che ha anche partecipato a diverse competizioni di ballo. Quando poi è entrato a far parte dei NEURON, ha potuto anche imparare l'hip hop freestyle e, una volta diventato trainee, ha studiato tutti i vari stili di street dance. Quindi credo il motivo per cui j-hope si distingue rispetto agli altri ballerini, a fronte di una stessa coreografia, sia perché è tanto che coltiva il suo interesse per la street dance. Ho notato che, talvolta, improvvisa anche durante i concerti. Quindi, sì, direi che uno dei suoi maggiori punti di forza è il modo in cui sa improvvisare pur mantenendo gran naturalezza.
J-hope ha detto di aver intrapreso questo progetto perché voleva imparare. Ora che l'hai accompagnato in questo viaggio d'apprendimento, cosa pensi abbia imparato?
Credo il ballo sia ciò che ha aiutato Hoseok a diventare j-hope, un membro dei BTS. Credo non abbia più avuto modo di lasciarsi andare all'improvvisazione, negli ultimi anni – a stili come il popping, il boogaloo e l'hip-hop freestyle -, come invece era solito ballare prima del debutto. Quindi credo questo progetto sia stata l'opportunità di poter tornare alle sue origini e a quel periodo in cui era totalmente concentrato sul ballo e null'altro. Sono sicuro quest'esperienza avrà un effetto positivo anche sui suoi progetti futuri in quanto artista.
E personalmente, invece, che cosa ti ha lasciato?
Mi ha permesso di realizzare, una volta di più, quanto effettivamente amo il ballo – dato che è qualcosa che ho dovuto mettere da parte per un po'. Quando ho accettato di partecipare al progetto, arrivavo da circa un anno di inattività per un infortunio al ginocchio destro. Quindi, quando ho ricevuto l'offerta, ci ho pensato bene prima di accettare. Ma poi ho pensato questo progetto fosse l'opportunità di far conoscere la street dance ad un pubblico più vasto e globale. Continuerò a lavorare sodo a mia volta per mostrare a tutti quanto è figa la street dance e diffondere il verbo con quante più persone possibile.
j-hope : Intervista 4
- Hoseok Incontra i NEURON -
"Vuoi ballare con noi?"
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Penso si possa dire che è proprio quando vivevi a Gwangju che è iniziato tutto. Com'eri in quel periodo?
Ero semplicemente un ragazzino che non sapeva far altro che ballare. Lo adoravo, il ballo era tutto ciò che contava allora, ed era ciò che sapevo fare meglio. Ora so molte più cose, con l'esperienza acquisita da dopo il debutto ecc., ma non dimenticherò mai i miei inizi e come mi sono avvicinato al ballo per la prima volta in assoluto, quando vivevo a Gwangju.
Come hai trovato i NEURON?
Non è che io sia andato effettivamente a cercarli – ma semplicemente sono diventati il mio primo contatto reale col ballo ed un modo per studiare quest'arte. Ero solito ballare con i membri della crew, i quali poi mi hanno dato anche lezioni. Poi però la situazione si è fatta un po' complicata e non ho più potuto permettermi i loro corsi, quindi ho continuato senza un piano preciso e semplicemente ballavo su ciò che ascoltavano durante le pause, tenendomi aggiornato sul programma grazie agli altri studenti. Credo i membri dei NEURON abbiano notato questi miei sforzi e riconosciuto la mia dedizione. Un giorno mi hanno chiamato e mi hanno chiesto "Vuoi ballare con noi?" Ero al settimo cielo. Ero loro immensamente grato. Cioè, era letteralmente dei miei eroi che stavamo parlando. È in quel momento che ho iniziato a fare sul serio e a sognare di diventare un artista. È così che è iniziato tutto. Poi, più avanti, quando ho detto loro che desideravo perseguire i miei sogni, i NEURON sono state le persone che mi hanno dato più supporto.
Sul serio, non lo e li dimenticherò mai – i NEURON
Era da tanto che non vedevi i NEURON. Dev'essere stata un'esperienza molto emozionante per te.
Di tanto in tanto, mi capita di trovarmi con un membro o l'altro, ma era da tanto che non ci riunivamo tutti insieme. Non appena li ho visti, mi è parso evidente non fossero cambiati affatto. Sono ancora sempre quei ragazzi dagli ottimi consigli, amici che sanno scherzare e che mi hanno sempre fatto ridere molto. È probabile col tempo alcune cose siano cambiate, ma per quanto mi riguarda, sono sempre gli stessi di allora.
Che valore hanno i NEURON per te?
Ho dedicato loro cuore, anima e corpo. Mi sono sempre sentito il benvenuto, con loro. Quindi anche se una parte di me era concentrata sul diventare un buon ballerino, fondamentalmente mi piaceva poter lavorare e stare con loro. Era qualcosa cui non volevo rinunciare.
INTERVISTA con i NEURON
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Quella dei NEURON è una crew di ballo nata a Gwangju e j-hope vi si è unito durante il suo secondo anno di scuole medie, diventandone il membro più giovane. Grazie ai NEURON, j-hope ha imparato diversi stili di danza, ha partecipato a competizioni e saggi di ballo, innamorandosi perdutamente di quest'arte. Come canta in "Chicken Noodle Soup", i NEURON sono stati un grandissimo supporto per lui, fin dall'età più tenera, e l'affetto che j-hope nutre per questo gruppo non è mai scemato.
Quale genere di ballo piaceva a j-hope?
Credo il più delle volte lo si potesse vedere fare popping, perché era il genere preferito di Hoseok da ragazzino, ma ora conosce molti altri stili. Ormai ha un bagaglio esperienziale molto più ampio ed approfondito, ma le sue ambizioni e la passione che nutre per il ballo non sono mai cambiate. Quando lo guardo, non posso che pensare "Wow, questo ragazzo fa sul serio, è un vero ballerino, non c'è dubbio". Non ha mai dimenticato le sue origini, ha un'idea più che chiara della sua identità quindi sono sicuro non potrà che migliorare.
Era da un po' che non vedevate j-hope. Com'è andata?
Ad esser sincero, ero un po' agitato perché me lo ricordavo ancora ragazzino, ma ora è molto più figo (ride). Ormai è (solleva una mano) quassù! Wow. Ma non c'è voluto niente perché tornassimo a nostro agio. Non è cambiato di una virgola. È stato come quando eravamo tutti più giovani insieme. L'impressione non è stata quella di lavorare ad un progetto – semplicemente, è stato come tornare ai vecchi tempi. È stato tutto molto tranquillo. Sul serio, Hoseok è come una roccia, sa come mettere il prossimo a proprio agio, è estremamente garbato e rispettoso e sono sicuro quello sia il motivo per cui ha ottenuto tutto il successo di adesso.
2. SOUL/SEOUL con Lock Woong
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j-hope : Intervista 5
- Lock / Unlock -
"Ma soprattutto.. è divertente"
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Il tema dell'episodio intitolato "Seoul" è 'Lock / Unlock'. Che cosa significa, esattamente?
C'è un tipo di street dance che si chiama 'locking'. Ho cercato un modo per incorporarlo nei video e nella musica. Il locking è un po' come la vita: quand'è che mi blocco, nel corso della mia esistenza? Quand'è che ho bisogno di uno sblocco? Credo la vita ed il locking siano molto simili, sì. Perché ci sono momenti in cui devi bloccarti, trattenerti, ed altri in cui ti lasci andare.
Chi è stato ad insegnarti il locking?
L'ho imparato per bene da Lock Woong dello studio LEVEL6, quando ero un trainee. L'etichetta mi ha sostenuto in tutto ciò che volevo imparare, incoraggiandomi a provare il più possibile. Io amavo così tanto il ballo che desideravo davvero provare un po' di questo, un po' di quello e vari stili.
Il mio approccio era davvero mirato ad imparare il più possibile ed un po' di tutto e Woong è stato il primo ad insegnarmi il locking. Ho davvero imparato un sacco da lui.
Qual è stato l'aspetto più memorabile, durante le riprese dell'EP. "Seoul"?
Ero estremamente agitato. Ma era un'agitazione diversa da qualsiasi forma d'ansia avessi mai provato prima. Non credo di essere poi così bravo nel locking, quindi immagino il peso dell'insicurezza si sia fatto sentire, anche psicologicamente. Mi sono comunque impegnato al massimo perché non volevo adagiarmi ed accettare di non riuscirci, volevo davvero migliorare. Quindi, sì, forse è per quello che le riprese con Woong ed il locking che abbiamo ballato insieme mi sono rimasti particolarmente impressi.
INTERVISTA con LOCK WOONG
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Il vero capostipite del locking coreano è Lock Woong, che ha giocato un ruolo fondamentale nel rendere popolare questo stile in Corea, diffondendolo e sviluppandolo sempre più. Inoltre, Lock Woong è stato anche allievo di un altro locker leggendario, Greg "Campbellock Jr."
J-Hope ha imparato molto sulla street dance, frequentando lo studio di Lock Woong, quando era un trainee.
Salve, Lock Woong. Era da tanto che non incontravi j-hope, com'è stato rivederlo?
L'ultima volta che avevo visto j-hope era prima del suo debutto solista, al listening party per Jack in the Box, dove ero invitato come DJ. Abbiamo parlato e riallacciato i contatti. Non è cambiato affatto. Mi son chiesto "Oh... Come mai è sempre lo stesso? Non è una star globale, ormai?", ma quando abbiamo parlato e lui mi ha espresso brevemente le sue vedute riguardo il ballo, mi è parso subito evidente quanto non fosse cambiato.
Quali sono le caratteristiche principali dello stile locking, rispetto agli altri generi di ballo?
Uno degli aspetti migliori del locking, se paragonato agli altri stili di ballo, è che lo si può praticare insieme. Inoltre è uno stile che trasuda positività e buone energie, ecco perché mi è sempre piaciuto.
RINGRAZIAMENTI
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Hai provato i generi popping, locking, house e hip-hop, puoi spiegarci secondo te qual è il fascino di ognuno di questi stili?
Non ho mai abbastanza del locking. Che i miei movimenti siano giusti o sbagliati, il solo ballarlo mi rende felice e mi entusiasma. Il popping mi piace perché è un genere trasparente e permette a chi lo balla di sentire ed esprimere appieno la musica. Quindi, sì, penso sia quello il suo fascino principale. Per quanto riguarda l'hip-hop e l'house... ne parlerò meglio nella 2a versione, "INTERLUDE", perché sono stili che ho provato a New York e Parigi (ride).
Quindi se tu dovessi associare questa prima parte di viaggio – nonché la ver.1 dell'album "PRELUDE" - ad uno stile di street dance, quale sceglieresti?
Penso il popping, è davvero il meglio! Ho iniziato a ballarlo a Gwangju, insieme al boogaloo, quando ero un ragazzino e credo questo stile ben rappresenti le città di Gwangju e Seoul.
E a proposito di Gwangju e Seoul, qual è stato il momento più memorabile?
Ricordo particolarmente il momento in cui ho rincontrato i NEURON, dopo tanto, ed abbiamo ballato insieme. Trovo davvero speciale ed affascinante che la crew sia ancora unita ed abbia superato il passare del tempo. Ma è stato anche divertente ballare con Haknam e Woong a Euljiro. Poter ballare con degli hyung che rispetto ed ammiro così tanto è sempre un grandissimo onore.
Hai detto di aver intrapreso quest'avventura perché desideravi imparare. Che cosa hai imparato a Gwangju e Seoul?
Ho provato ed imparato molto e, ancora una volta, ho avuto la riconferma che il mio cuore brucia ancora della stessa passione di un tempo, per il ballo. Non lo credevo possibile, ma ho veramente riscoperto quella scintilla e parte di me che credevo sepolte, e grazie a quest'esperienza ho guadagnato maggiore fiducia in me stesso.
Ora che questo viaggio è concluso, cosa pensi sia cambiato tra l'Hoseok – giovane ballerino originario di Gwangju – e j-hope?
È stato come riaccendere un vecchio amore, folle come riallacciare una relazione che credevo finita. Credo ciò che è cambiato, però, sia il modo in cui vivo ed esprimo quell'amore, ora.
Se c'è qualche altro aneddoto che vorresti raccontare... Vanno bene anche dei ringraziamenti, se lo desideri.
Vorrei ringraziare me stesso per non aver mai dimenticato la mia vita come Jung Hoseok e le persone che mi sono state accanto in quel periodo.
Vorrei ringraziare i ballerini che si sono uniti a questo progetto, i NEURON e tutte le persone che mi sono state accanto. Gwangju e Seoul sono luoghi ricchi di nostalgia, per me. Capisaldi della mia vita che mi riportano al passato e mi permettono di ritrovare me stesso.
Sono molto grato a tutto lo staff di "HOPE ON THE STREET" per aver reso questo sogno realtà... Grazie a Pdogg, Gaeko, Mirae, Benny Blanco e Nile Rodgers e a tutti coloro che hanno partecipato alla produzione degli episodi di Seoul e Gwangju. Credo lavorare con tutti voi a questo progetto mi abbia permesso di maturare in previsione del futuro.
Questo progetto è dedicato all'ARMY. Grazie per il vostro continuo interesse e supporto. Siete la mia motivazione!!! Carə le/i mie/i ARMY, siete lo stimolo che mette in moto i miei neuroni, vi voglio bene di tutto cuore. Presto terminerò il mio servizio militare, e tornerò da voi. Per ora, continuerò ad aver cura di me e della mia salute, spero farete altrettanto. Grazie infinite.
PARTE 2
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vanbasten · 1 year
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per me è assurdo che venga ammonita un’esultanza che risponde alle ‘provocazioni’ (ovvero, gli insulti schifosamente razzisti) e dunque non provocatoria in sè, e soprattutto che dal punto di vista del gioco non compromette nulla, mentre altre esultanze che dovrebbero essere punite come da regolamento vengono lasciate passare
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è stato assurdo quando c’è stato il caso di lukaku e continua ad essere assurdo oggi come in altri casi. ci sono festeggiamenti, o ‘coreografie’ come viene detto qui, che fanno perdere tempo, che vedono i giocatori uscire dal campo per diversi minuti, che aizzano i tifosi rivali etc, che molto raramente vengono segnalate.
non dico che dovrebbero esserlo, ma mi chiedo perché in quei casi l’arbitro si prenda il beneficio del dubbio e lasci correre mentre quando un giocatore risponde giustamente e in maniera innocua e non potenzialmente pericolosa agli insulti razzisti il cartellino viene immediatamente tirato fuori
se continuiamo a girare la testa dall’altra parte verso chi fa i cori e a punire chi si ribella ad essi non andiamo da nessuna parte
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scenariopubblico · 10 months
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Intervista con Emio Greco, coreografo di ROCCO.
Abbiamo incontrato Emio Greco (1965), danzatore e coreografo italiano che dopo essersi formato a Cannes ha danzato e collaborato con numerosi artisti tra cui Jan Fabre e Saburo Teshigawara. Dal 1995 lavora con Pieter C. Scholten (1965), con il quale ha fondato ad Amsterdam la compagnia Emio Greco/PC riconosciuta come una delle più importanti del panorama europeo.
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Rocco è stato portato per la prima volta in scena nel 2011. Come si è sviluppato il processo creativo e come lo spettacolo è cambiato oggi da allora? La genesi risale al 2008 quando inizialmente io e Pieter pensavamo di creare uno spettacolo di teatro in collaborazione con un importante regista, oggi molto famoso per i musical, che voleva curare la messa in scena di Rocco. Il suo linguaggio però era molto realistico, così abbiamo deciso di sviluppare le nostre idee iniziali. La prima ufficiale fu a Vienna a ImpulsTanz nel 2011; da allora lo spettacolo si è nutrito del proprio vissuto acquisendo qualcosa di nuovo e perdendo qualcos’altro, com'è naturale. Abbiamo poi creato anche una versione femminile, Rocca. Adesso il cast è misto e diciamo che questo aspetto fa anche parte della storia di Rocco dal punto di vista etico-sociale: la scelta dei performer, infatti, va oltre il gender e la rappresentazione dell’uomo e della donna. È più uno stato di amicizia, relazione, combattimento, distanza, sfida ad essere in scena. Ciò che importa è l’energia che emana quella specifica persona aldilà del proprio gender.
Il lavoro tra te, coreografo, e Pieter, regia, come si sviluppa? Posso dire che siamo entrambi coreografi perché la regia è qualcosa che emerge dal corpo e da me. In altre parole, per regia intendo il fatto di leggere, cogliere ciò che il corpo che ho di fronte ha bisogno in relazione al circostante e alla situazione teatrale…bisogna capire cosa fornire affinché il corpo possa vivere in modo ottimale. Riguardo Rocco avevamo chiaro sin dall’inizio l’idea spaziale del ring – tra l’altro quella di considerare la scena come un ring è una suggestione che ho da molto prima della creazione – e la suddivisione del tempo in round di tre minuti. Idee che avevamo sin dall’inizio a differenza di molti altri lavori in cui la forma scenica si specifica dopo.
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Molti hanno parlato di Rocco come uno spettacolo rappresentativo del vostro lavoro. Che significato ha, allora, Rocco nella vostra carriera? È piuttosto importante perché mi ha permesso di lavorare su una dualità; il rapporto a due che nella danza è molto importante (penso al passo a due) e che qui acquisisce nuove soluzioni formali e coreografiche.  Abbiamo studiato come creare altre strategie, una forma nuova che abbiamo sperimentato per la prima volta con Rocco che quindi è un tourning point nel nostro percorso.
Ci sono delle figure di riferimento nella storia della danza, della musica, del cinema e dell'arte che sono state importanti nel corso degli anni? Da italiano sento che c'è una cultura classica che mi impregna. Sono cresciuto a Brindisi dove c’è una presenza artistico-architettonica greca e romana. Ci rapportiamo quindi con quel tipo di idea di “purezza” nelle dimensioni e nelle proporzioni. Anche con il cinema c’è un rapporto importante. Ho un legame particolare perché quando vivevo nel mio paese non avevo molto accesso all’arte e alla cultura e quella cinematografica è una delle forme d'arte più accessibili. Un riferimento su tutti è David Lynch, con la sua magistrale capacità di trovare sempre un'altra narrazione, cioè un altro modo per dire qualcosa. Riguardo la danza mi sono formato negli anni Ottanta, quindi con un pensiero neoclassico di base da cui mi sono poi allontanato. L’astrazione della tecnica è una delle cose che mi affascina di più, poiché da quella situazione – con le tecniche incorporate nel corpo – puoi disfare qualsiasi cosa e quindi ricreare qualsiasi cosa. Riferimenti principali sono Cunningham e Forsythe e le loro danze fanatiche che sono qualcosa che dal punto di vista energetico mi hanno sempre colpito. Ulteriore figura importante è Jan Fabre, altra faccia di uno stesso oggetto… Siamo molto legati anche all’ambito musicale, e questo si vede nelle scelte sonore che facciamo che si nutrono di mondi ed epoche diverse. Non mi dispiace la musica di ricerca, più sofisticata, nel campo dell’elettronica.
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Il vostro manifesto, scritto nel 1996, è ancora oggi perfettamente valido nella vostra est-etica? Senza che venga considerato un tabù, il manifesto è ancora qualcosa di valido a cui ci riferiamo. Abbiamo elaborato il nostro linguaggio proprio sulla base di questi punti che ci hanno permesso anche di dialogare con altre situazioni e altri ambiti di ricerca come musica, teatro, filosofia e ricerca scientifica. È affascinante un pensiero della danza così poliedrico… ed è importante anche dal punto di vista dell’approccio sociale.
1. It is necessary for me to tell you that my body is curious about everything and I am my body 2. It is necessary for me to tell you that I am not alone 3. It is necessary for me to tell you that I can control my body and play with it at the same time 4. It is necessary for me to tell you that my body is escaping 5. It is necessary for me to tell you that I can multiply my body 6. It is necessary for me to tell you that you have to turn your head 7. It is necessary for me to tell you that I am leaving you and I am giving you my statue
Infatti, il punto tre dice «io posso controllare il mio corpo e allo stesso tempo giocarci». Un concetto che esplica un tipo di lavoro di ricerca e allo stesso tempo una posizione politica, nei confronti del pubblico. Questo si lega anche a un'ulteriore domanda: quale pensi sia il ruolo della danza nella società di oggi? Sappiamo che la danza è stata una delle forme più importanti di espressione sia per il suo potenziale vibrante che per il suo essere sociale, aggregante. Questo è un elemento fondante, presente intrinsecamente, che rimane nonostante l’evoluzione della forma. Penso che le capacità di grido e parola siano eccezionali. La danza è poi la forma che evolve più velocemente di ogni altra e riesce a comunicare senza barriere: legata ai corpi è legata alla società e quindi al cambiamento, c’è una corrispondenza.
Secondo te, in generale, il pubblico vuole dialogare con la danza? O è più predisposto ad accogliere un intrattenimento?   Soprattutto dopo il Covid noto che c’è una dipendenza a volere cose che si riconoscono e che siano riconoscibili...
La danza allora deve prendere considerazione di questo aspetto e sforzarsi di andare incontro al pubblico? Si, ma senza svendere la sua natura e questa è la cosa più difficile…penso che debba avvicinarsi il più possibile ma senza diventare inutile. Intendo, cioè, di dare qualcosa soltanto in accordo con un gusto particolare. Che senso avrebbe a quel punto? Bisogna "indicare" sempre un pensiero attraverso la danza…il pensiero è ciò che ha fatto evolvere la società. Gli artisti prima di noi hanno indicato una strada, con il loro pensiero…sono stati pionieri con qualcosa di nuovo. Noi siamo qui grazie a loro, grazie a chi ha smosso resistenze e tabù ed è stato artista per noi.
di Sofia Bordieri
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morelin · 8 months
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Festa di São João
Per rimanere in tema religioso vi racconto dell'allegra e coloratissima Festa di São João alla quale abbiamo avuto la fortuna di partecipare durante il nostro soggiorno sull'isola di São Miguel.
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La celebrazione risale al XIV secolo ed era originariamente un rito pagano per celebrare l'abbondante raccolto ma, successivamente, fu trasformata in una festa cattolica e prese il nome da San Giovanni. I festeggiamenti durano 15 giorni ma il clou è durante la notte di São João quando una lunga processione di gruppi di ballo e bande musicali sfila nella via principale.
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I gruppi sono davvero tanti perché rappresentano tutte le città dell'isola: pensate che noi siamo rimasti all'incirca fino alle ore 22.30 e ne mancavano ancora molti perché la festa dura fino a notte inoltrata. La preparazione per questo evento richiede tanto lavoro, in particolare per gli abiti, gli accessori e gli allestimenti che sono curati nei minimi particolari e non si deve dimenticare il tempo dedicato alle coreografie, alle musiche ed ai canti. Pensate che li preparano da un anno all'altro, come noi facciamo in occasione di un palio, un carnevale storico o altre rievocazioni simili.
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Il gruppo può essere formato da persone di diverse età e tutti i partecipanti danno il proprio contributo, persino i più piccoli (ad esempio era presente un bimbetto piccolino e tenerissimo che rappresentava San Giovanni da bambino). Ogni gruppo danzante è accompagnato da una banda musicale ed insieme omaggiano San Giovanni con musiche, balli e canti. E' davvero un'occasione speciale per essere coinvolti in una festa tradizionale. A questo link trovate un video (parziale) della sfilata.
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