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#diario filmico
mikazuki-juuichi · 2 years
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Diario fílmico
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- Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades. (México, 2022. Dir. Alejandro González Iñárritu)
Silverio Gama, documentalista residente en EU, vuelve brevemente a México para recibir un premio. El suyo parece más un viaje onírico, absurdo, juguetón… hasta que poco a poco asoman nuevas lecturas de cuanto ha ocurrido y Silverio ha de enfrentarse a todo aquello que quiso disfrazar. A las verdaderas consecuencias de sus desiciones para con su familia, sus amigos, sus colegas, su país, su arte…
La nueva producción del laureado y a veces divisivo Iñárritu es una cinta que al principio se antoja autobiográfica (e inclusive presumida a ratos). Pero conforme avanza revela una lectura muy diferente de la que creíamos. En este sentido es un doble ajuste de cuentas: tanto el personaje como su director se enfrentan a lo que significa ser desarraigado. Vivir entre dos mundos sin pertenecer del todo a ninguno de los dos. También lo que les dejamos a las siguientes generaciones que crecen aún menos anclados.
Así, es una película de mayor impacto que lo que se pensaría y que consigue inscribirse en una tradición particular del cine fantástico. En resumen, sumamente recomendada.
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scenariopubblico · 7 months
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BE INTERNATIONAL together
Martedì 5 marzo è iniziata a Scenario Pubblico la settimana dedicata a Be International un progetto «selezionato per la seconda volta tra i vincitori della quarta edizione del bando Boarding Pass Plus del MIC che incentiva l’internazionalizzazione delle carriere dei giovani artisti e dei giovani organizzatori italiani attraverso un percorso di formazione e di esperienze da sviluppare all’estero e in Italia».
Capofila del progetto è la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano relazionata a partner nazionali (Bolzano Danza, Festival Ipercorpo, COORPI, Festival Prospettiva Danza, Scenario Pubblico) e internazionali (Festival KoresponDance, Nu Dance Festival, Art Republic, Chrysanthi Badeka, Machol Shalem, Quinzena de Dança, Centre de vidéo-danse de Bourgogne).
Il workshop intensivo svolto a Catania fino a domenica 10 marzo è stato dedicato alla video danza ed è stato tenuto da Chrysanthi Badeka, partner internazionale di Be International, nonché danzatrice, coreografa e video maker ateniese.
Attraversiamo brevemente in questo diario il "succo" di ogni giorno - con punti, immagini, citazioni - consapevoli che l'essenza di questa esperienza sia (giustamente) impossibile da trasmettere nella sua globalità.
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Il primo incontro si è svolto martedì pomeriggio, durante il quale tutti i partecipanti si sono presentati attraverso la condivisione di un lavoro performativo in video, sia proprio che di altri autori.
Dalle visioni video Chrysanthi ha esordito presentando la dance on screen come
un linguaggio diverso, peculiare, che non ha a che fare con la documentazione e dunque la "semplice" ripresa di un evento performativo.
mercoledì. La prima giornata si è aperta con un esercizio dei corpi nello spazio. L'obiettivo è stato quello di immaginare di essere ad una festa all'interno della quale gli occhi di ognuno dovevano concentrarsi per diventare come le ottiche di una camera. Dal lavoro è scaturita una scaletta dei movimenti degli occhi-camera per ognuno diversa. Divisi in coppie, director - camera operator, ognuno ha poi realizzato il proprio long shot (piano sequenza) immaginato con strumenti amatoriali.
dentro la grammatica. Chrysanthi ha guidato il gruppo in un percorso analitico del linguaggio filmico specifico della danza dove esistono la VIDEO DANCE o SCREEN DANCE o DANCE FOR CAMERA - ovvero un prodotto audiovisivo breve - e il DANCE FILM - cioè un prodotto audiovisivo più lungo e articolato. In entrambi i casi il corpo umano e il corpo della camera dialogano tra loro - come nella contact improvisation - collaborando per la trasmissione di una storia. Quindi, la scelta della location, insieme a ogni sua possibile angolatura, risulta importante poiché sarà la camera a guidare lo sguardo degli spettatori, un po' come è accaduto durante l'esercizio del "party", in cui ciascuno decideva attentamente dove indirizzare il proprio sguardo. Da esso vengono a svilupparsi una storia e una drammaturgia:
parole -> inquadrature frase -> scena paragrafo -> sequenza capitolo -> macro-sequenza libro -> film
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Come guardo? Cosa? A che altezza? Da quale angolatura? A quale distanza?
Prima di creare sono molto importanti le prove corpo-camera affinché possa essere deciso un movement script consapevole. Si ritorna allora alla location che, oltre ad essere scelta, deve essere visitata, studiata e vissuta più possibile per poi essere ri-mappata in studio. Dallo script dei movimenti (corpo - corpo camera) emergeranno o dovranno essere decisi tutti gli altri elementi da sviluppare: scene, costumi, musica e tutti gli altri aspetti della post-produzione.
longline synopsis script storyboard decoupage
Per poter comunicare bene con quel linguaggio tecnico Chrysanthi ha mostrato due lavori di video danza grazie al quale è stato possibile consolidare la terminologia della grammatica filmica in inglese e, allo stesso tempo, provare a estrapolare longline e synopsis da due opere a posteriori. Fare questi esercizi è servito a tutte e tutti a capire di più anche del proprio sguardo, tappa necessaria per chi vuole sviluppare propri progetti autoriali.
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giovedì. Dopo aver assistito alla performance Body Teaches della CZD Chrysanthi ha guidato le riprese del party del giorno prima stavolta con il gimbal. Ognuno ha ripreso la propria festa e dopo sono stati proiettati tutti i video: un esercizio dello sguardo attivo. Alla fine della giornata, ognuno ha presentato la propria idea di progetto, con la lettura della logline e della sinossi. Insieme poi, si è presa la decisione su quale idea realizzare.
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Il progetto che ha convinto tuttə è stato quello di Alessandra Indolfi, director, quindi, del corto realizzato.
TRE GIORNI INTENSI NEL WORKSHOP INTENSIVO.
venerdì. E' stato svolto tutto il lavoro di pre-produzione: lavoro coreografico in studio insieme alla director e al camera operator scelta dei costumi scelte del suono composizione dei soli divisi in tre gruppi con rispettivi director, cinematographer e assistenti sopralluogo a villa Bellini.
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sabato. giornata di riprese
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domenica. editing e presentazione del lavoro.
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a sinistra Lucia Carolina De Rienzo (COORPI) a destra Chrysanthi Badeka.
IL PROGETTO UNTIED HANDS
Torna sovente e prendimi, palpito amato, allora torna e prendimi, che si ridesta viva la memoria del corpo, e antiche brame trascorrono nel sangue, allora che le labbra ricordano, e le carni, e nelle mani un senso tattile raccende. Torna sovente e prendimi, la notte, allora le labbra ricordano, e le carni... (Torna di Konstantinos P. Cavafis)
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creato da Alessandra Indolfi Carmine Dipace Eros Brancaleon Mariangela Di Santo Melania Caggegi Roberta Indolfi Siria Cacco Sofia Bordieri Veronica Messinese Vanessa Lisi
Special thanks to Chrysanthi Badeka, Mara Serina, Lucia Carolina De Rienzo.
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yagobadstar · 2 years
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Dal vivo a Udine GLI ULTIMI GIORNI DI VAN GOGH. Il diario ritrovato: "C’è dentro di me la perfezione della vita. L’ho appresa attraverso la sofferenza e solo questa mi pare la strada perché possa nascere la pittura".
Spettacolo teatrale di e con Marco Goldin. Musiche di Franco Battiato.
Dal vivo al Teatro Nuovo Giovanni da Udine di Udine il 30 novembre 2022. 🔖Biglietti disponibili online su TicketOne e nei punti vendita autorizzati.
Online qui: https://www.ticketone.it/event/marco-goldin-gli-ultimi-giorni-di-van-gogh-teatro-giovanni-da-udine-15923702/
Dopo la fortunata tournée con "La grande storia dell’impressionismo", Marco Goldin torna in teatro con un nuovo spettacolo, intitolato "Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato", di cui cura anche la regia. Basato sull'omonimo romanzo (edito da Solferino), Marco Goldin racconterà, con la sua consueta affabulazione appassionata e coinvolgente, le ultime settimane della vita di Vincent van Gogh, immaginando che il celebre pittore avrebbe potuto tenere un diario proprio in quei momenti finali.
La scenografia punta moltissimo su un effetto di stupefazione davanti alle immagini dei quadri, i loro particolari e anche fotografie d’epoca. Oltre a una nutrita e suggestiva parte filmica appositamente girata nei luoghi di Van Gogh in Provenza, tra Arles e la pianura della Crau, le amate Alpilles e l'istituto di cura per le malattie mentali di Saint-Rémy nel quale scelse di stare per un anno. Un aspetto, questo filmico, che viene continuamente rilanciato attraverso il grande schermo di sette metri, panoramico e infine arcuato, con proiezioni al laser in altissima definizione, che avvolge sulla scena Marco Goldin, arricchendo così enormemente la narrazione.
A creare ancor di più questa atmosfera spirituale, eppure densa della carne e dei sogni della vita di Van Gogh, contribuiscono le splendide musiche di Franco Battiato, eccezionalmente concesse per questa occasione.
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Motivación:
Lo que me intereso de este proyecto fue que nació de un sueño, y siempre fui de prestarle atención a lo que éstos dicen. Soñe con algo que parecia ser un videominuto el cual lleve a cabo “ El hombre diario”. Un hombre que  está mirando televisión, inmerso en este mundo de consumo de medios de comunicación, cuando de repente sus extremidades  empiezan a mutar en diario, escupe tinta y termina por convertirse completamente en un hombre diario.
Luego, lo que trabajé fue el darle un por qué a la situación. En un princípio la adicción a diarios, a medios de comunicación en general, a algo no tan ficcional u onirico, desencadenando el que en realidad queria trabajar una búsqueda personal de alguien, dentro de un objeto, el televisor, por una causa, en éste caso, un hombre que está buscando en los noticieros si se habla de la persona que asesino y oculto bajo sus plantas en su casa.
Si hay algo que me interesa filmar, es el cómo a través del lenguaje filmico, un realizador puede contar, solo por la mirada o leves actitudes, una gran historia de fondo. Sin diálogo sin mucha explicación, rozando lo abstracto y con pequeñas cuotas de literalidad.
A la hora de pensar en una puesta en escena surgen vários interrogantes, los cuales se desprenden a partir de una caracterización del personaje. ¿En dónde está?, ¿ Por qué ahí? ¿ Cómo es su condición de vida? ¿Es limpio, ordenado y delimitante? ¿ Es controlador con él mismo y con su alrededor?. Después que se construyó al personaje, las preguntas disparadoras sobre su alrededor son las que se van formando.
Lo que menos me interesa es trabajar con flashbacks, más de dos personajes en cámara, o todo lo que implique salir de una historia narrada de manera lineal. Me gusta trabajar historias de situación.
Creo que podría llegar a terminarlo en un futuro para algo por fuera de la facultad. No voy a seguir con esta historia para mi tesis final, ya que quería experimentar el sonido, la puesta de cámara, caracterización de personaje y montaje dentro del taller. Cosa que hice, pero creo que necesito un descanso de ésta historia para poder avanzar con otra, teniendo en cuenta todo lo trabajado y las recomendaciones de mis pares y profesorxs. En un futuro voy a seguir con ésta historia, pero necesito primero hacer una buena búsqueda de temas para afianzar conocimientos.
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tmnotizie · 6 years
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PESARO Con l’estate 2018 e in occasione dell’apertura della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, riparte la stagione espositiva dello Scalone Vanvitelliano, sede del circuito Pesaro Musei dedicata ad eventi di cultura fotografica. Un nuovo ciclo di mostre realizzate con il sostegno della Regione Marche, grazie all’impegno del consigliere Andrea Biancani, e organizzate dall’Associazione culturale Macula, Sotto la direzione artistica di Alessandro Giampaoli.
Sabato 16 giugno alle 18, inaugura la prima mostra “Mauro Santini. Una famiglia francese, 1943/1962, ipotesi per un film”, sostenuta del Comune di Pesaro – Assessorato alla Bellezza in collaborazione con Sistema Museo, che sarà visitabile fino al 26 agosto.
“Una storia vera che meritava di essere raccontata – spiega l’assessore alla Bellezza Daniele Vimini – una vicenda magica nella genesi, affascinate negli sviluppi, che lega Italia e Francia, Pesaro e Parigi, e che riporta ad un tempo passato in cui il concetto di turismo era differente, diventando tuttavia un riferimento per il futuro. Grazie a Mauro Santini per questo lavoro delicato e poetico che trasfigura l’intimità di una raccolta fotografica in ipotesi narrativa. Auspichiamo che questo progetto possa avere uno sviluppo filmico”.
Tutto nasce con un cofanetto di latta, ritrovato a Parigi, al mercatino delle pulci di Porte de Clignancourt. All’apparenza vuoto, conteneva invece circa 1200 negativi che ritraggono la vita di una famiglia francese: la storia inizia nel 1943, con un matrimonio e la successiva nascita di un bimbo, per terminare nel 1962, anno in cui il figlio della coppia, ormai ventenne, si imbarca in Marina a Brest. Qui si perdono le tracce della famiglia ed il cofanetto termina il suo racconto.
Qui cominciano le ipotesi di un film con il regista fanese Mauro Santini, noto per i suoi racconti visivi. I negativi sono catalogati e suddivisi per anni, luoghi, viaggi, piccoli e grandi eventi. Colpiscono in particolare le immagini dell’estate 1957, anno in cui la famiglia trascorse le vacanze estive all’Hotel Astoria di Pesaro. Corpo principale dell’esposizione sono tutti i negativi ritrovati.
La scelta di non trasferire in positivo le pellicole, se da un lato limita la visione dei volti dei protagonisti, dall’altro permette di serbare e custodire la vita di questa famiglia, conservandola in un limbo tra l’esposizione e l’oblio, quell’oblio cui era stata relegata dalla deriva del cofanetto.  Le sole immagini stampate su carta in positivo saranno di alcuni grandi paesaggi: una scenografia composta di fondali sui quali inscrivere le loro silhouette.
Ormai da anni, questo materiale è diventato il corpo di un film da farsi; un film che si propone di ripercorrere le tappe della vita della famiglia, seguendone le tracce nei luoghi e nelle città ripresi dai loro scatti: partendo da Pesaro, muovendosi verso  Parigi, passando per Annecy, Grenoble, Marseille, San Sebastian, Bayonne, Trouville sur mer, fino a Brest e all’imbarco del figlio.
La sua partenza via mare coincide con le ultime fotografie del cofanetto, con la conclusione della storia che raccontano e delle ipotesi elaborate durante gli spostamenti e le ricerche. Un film / diario di viaggio, che vivrà della scoperta continua dei luoghi, scenari in campo lungo, oltre la trasparenza dei negativi in primo piano.
In mostra anche un video di 12 minuti: il soggetto filmato dell’episodio pesarese, prima sequenza che darà il via al film, iniziando la narrazione dall’estate in spiaggia del protagonista, allora quattordicenne. Un prologo che precede la partenza alla ricerca del bambino di allora, oggi settantacinquenne, il cui possibile incontro costituisce insieme la vocazione e l’incognita stessa del film, la sua incerta struttura.
Inoltre un “quaderno” tenterà di raccontarne la genesi: alcune immagini, le buste contenenti i negativi con appunti e luoghi, tracce e note di lavorazione del film ed in particolare testi di scrittori che, coinvolti nel progetto, tracciano possibili storie, danno letture personali, immaginando relazioni e spostamenti. Ipotesi plurime che diventano la struttura stessa dell’esposizione, “appoggiata” su un supporto così fragile come una pellicola negativa, luce riflessa su nitrato d’argento -gravata, come dice Barthes, dalla contingenza di cui è composta, un involucro trasparente e leggero – nel tentativo di raccontare un film in itinere, costruito nel farsi stesso della mostra.Un film che se non dovesse mai trovare compimento, troverà esaurito il suo essere nell’esposizione stessa. Installazione in mostra realizzata grazie a Vitemper di Pesaro.
Mauro Santini è nato a Fano nel 1965. Dal 2000 realizza film senza sceneggiatura, documentando un vissuto quotidiano in forma diaristica; nasce così la serie dei Videodiari, racconti visivi in prima persona legati al tempo, alla memoria e alla ricerca di sé. Fra questi il lungometraggio sperimentale Flòr da Baixa presentato in concorso al Torino Film Festival 2006 e al Festival du Cinéma Différent et Expérimentaux di Parigi.
Numerose le partecipazioni a festival internazionali (Venezia, Locarno, Oberhausen,  Jeonju, DocLisboa, Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro tra gli altri) e a retrospettive di cinema sperimentale (‘Elettroshock, il video italiano dagli anni ‘70 ad oggi’ a cura di Bruno Di Marino – ‘La cité des yeux, une saison italienne’ cinema d’avanguardia italiano 1968/2008 a cura di Nicole Brenez e Federico Rossin – ‘Fuori Norma, la via sperimentale del cinema italiano’ a cura di Adriano Aprà). Rai Tre – Fuori Orario ha dedicato particolare attenzione al suo cinema con programmi monografici a cura di Enrico Ghezzi e Roberto Turigliatto.
Mauro Santini, Una famiglia francese 1943/1962, ipotesi per un film.Scalone Vanvitelliano, Piazza Del Monte, Pesaro 16 giugno – 26 agosto 2018. Inaugurazione sabato 16 giugno ore 18 ingresso libero. Orario venerdì, sabato, domenica h 16.30-19.30. 16 – 23 giugno Mostra Internazionale del Nuovo Cinema e 11 – 23 agosto Rossini. Opera Festival apertura straordinaria tutti i giorni h 16.30-19.30 chiuso lunedì. Ingresso con Card Pesaro Cult (3 euro, validità annuale), libero fino a 18 anni. INFO T 0721 387541 [email protected], www.pesaromusei.it [email protected], www.spaziomacula.it
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iameleonorac · 6 years
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the fall.
Si è conclusa da pochi giorni su Sky Atlantic la serie The Fall, che per tre stagioni ha messo in scena le dinamiche di relazione tra una detective e un serial killer. Perché il lungo film creato, scritto (e ad eccezione della prima stagione anche diretto) da Allan Cubitt altro non è se non la messa in scena di un rapporto ossessivo tra avversari.
Detective e omicida in The Fall hanno caratteristiche psicologiche simili. Evidente è la differenza d’età tra i due, ma molte sono le analogie. L’inclinazione a strumentalizzare fatti e persone, la riservatezza, il dominio delle emozioni, la mania del controllo, l’ossessione per il crimine.
E il montaggio alternato si rende complice di questa similitudine. Da subito il duello si avvale di un continuum tecnico: i passaggi in dissolvenza tra una scena e l’altra legano in maniera fatale i protagonisti.
Siamo nell’Irlanda del Nord, in una Belfast dai colori desaturati, fatta prevalentemente di interni, spazi in cui non ha importanza se fuori è notte o giorno. Stella Gibson (Gillian Anderson), quarantacinque anni, ottiene il ruolo di detective sovrintendente di una serie di delitti, ricondotti per suo fiuto a un solo omicida: sarà il caso Musicman. L’assassino cui Stella dà la caccia è l’insospettabile Paul Spector (Jamie Dornan), un affascinante trentenne perfettamente integrato nella società. Paul ha un lavoro come terapista, è marito e padre di due bambini. Tra Stella e Paul si innesca una complessa caccia del gatto al topo che ha il merito di funzionare dal primo all’ultimo episodio in virtù della salda attenzione riservata alla psicologia dei personaggi.
«Ho sempre voluto che The Fall avesse una qualità forense e che la storia, auspicabilmente, andasse sempre più a fondo in questa esplorazione dei personaggi», afferma Cubitt in una recente intervista della BBC, l’emittente televisiva che ha trasmesso la serie nel Regno Unito, rilanciata poi da Netflix sul mercato americano.
E sono indubbiamente i personaggi il motore dell’azione. È il lento e inesorabile avvicinamento tra Stella e Paul ad avvolgere lo spettatore, ad accerchiarlo. E sono “le armi” narrative consegnate da Cubitt ai protagonisti a definire gli sviluppi del racconto.
Per tutta la durata della serie Paul incarna l’azione, il linguaggio assegnato al personaggio è quello del corpo. Stella invece è reazione, l’arma in suo potere è linguaggio verbale. Ecco l’attenzione della macchina da presa per i movimenti di Paul, il farsi attenta osservatrice dei suoi spostamenti, dei gesti. L’interpretazione di Jamie Dornan infatti si basa su un’espressività controllata e lavorata per sottrazione. Allo stesso modo, dell’intensa interpretazione di Gillian Anderson l’aspetto che più colpisce è la voce. Stella possiede un’abile capacità di sintesi, una dialettica chiara che si traduce in un’espressione verbale quasi sussurrata. Stella non alza mai la voce, offre lo sguardo all’interlocutore e lo “ipnotizza” sussurrando. Questa modulazione della voce imprime una certa solennità alle parole e infonde un carattere inequivocabile alle sue idee.
Alla luce di questa disposizione delle forze, è possibile individuare tre diverse fasi nello sviluppo della storia, una per ciascuna delle stagioni che compongono la serie: la fase dell’oggettivazione o della esternazione delle fantasie criminali, la fase della scissione della personalità e la fase della manipolazione. Ognuna di queste fasi è determinata dalle azioni di Paul.
Si comincia con i corpi, le scene del delitto, le analogie tra un delitto e l’altro. Ogni cosa sembra ricondurre la polizia a un unico artefice. Sono gli oggetti, peculiari, distintivi, di ogni omicidio a indicare a Stella la possibilità di una coazione a ripetere.
In questa fase partecipiamo alla doppia vita di Paul: vediamo l’uomo comune, scopriamo la famiglia e le premure di un padre, ma assistiamo anche alla preparazione e alla realizzazione degli atti predatori di un assassino. I meccanismi messi in atto da Cubitt nella prima stagione di The Fall sono simili a quelli della serie Dexter: raccontare il giorno e la notte di un assassino insospettabile, rendendo lo spettatore complice delle sue menzogne.
Dexter possedeva un codice morale irreprensibile: non uccidere gli innocenti, e si avvaleva di una voce narrante suadente e affabulatoria. Questi aspetti ci permettevano di parteggiare per il killer. Paul è più oscuro, è un assassino meno “amabile” e decisamente più silenzioso. Ma anche in lui è possibile cogliere un lato etico: un punto di intransigenza, ossia la salvaguardia dei figli, la tutela dell’immagine che i figli hanno del padre, la protezione dei bambini. Cubitt suggerisce una linea di confine che lo strangolatore di Belfast non vuole e non può oltrepassare. In lui coesistono infatti due anime, quella del carnefice e quella dell’innocente.
Il supporto autentico che Paul offre alla paziente che ha perso tragicamente il proprio figlio è un esempio immediato. Il bambino che assiste all’uccisione del padre (il detective Jimmy Olson) nel cortile di casa è invece un esempio mediato, ma funzionale allo scopo. Allan Cubitt si serve di quattro episodi che ci consentono di conoscere e isolare l’umanità di Paul: di separare il genitore affettuoso, coscienzioso e indispensabile dal killer che compie atti efferati.
A un’iniziale fase di esternazione delle fantasie criminali, segue la scissione della personalità. Lo spartiacque tra i due momenti è offerto dal primo contatto tra Stella e Spector, una telefonata. Nel corso di questa conversazione Stella incalza l’avversario, attraverso il linguaggio verbale fa leva sul suo punto debole. Questo fatto avrà delle conseguenze decisive, perché dopo aver assassinato Fiona Gallagher, Alice Parker Monroe, Sarah Kay e Jack Brawley, Paul non arriverà più ad uccidere.
Mosso da un senso di colpa “castrante”, il killer consegna un gruppetto di barbie alla figlia, gesto che attesta la fine della fase dell’oggettivazione. Le sue azioni non saranno più rivolte all’esercizio della sopraffazione, ma al recupero di un equilibrio emotivo: conciliare i vari aspetti della sua identità. L’essere padre, l’essere marito, l’essere un assistente sociale, l’essere un uomo con un passato non risolto alle spalle. L’essere tutto questo pur essendo un assassino ricercato dalla polizia  ̶  quell’assassino di cui Stella ha ormai l’identikit in pugno. Il passo falso di Paul determina il passo avanti di Stella: la frammentazione dell’identità dal killer coincide con la ricomposizione di un’immagine univoca per la detective.
L’attacco della terza stagione è collegato al finale della seconda, non ci sono scarti temporali. Avevamo lasciato Paul colpito da un proiettile privo di sensi tra le braccia di Stella e lì lo ritroviamo. A questo punto della storia Allan Cubitt riesce nell’impresa più difficile. Riapre un conflitto che sembrava esaurito, lo rende verosimile, solido e avvincente, si libera del debito iniziale nei confronti di Dexter e afferma la pienezza della propria autorialità inabissandosi nella psicologia dei protagonisti e mettendo lo spettatore in una posizione diversa in rapporto a ciò che accade.
Finora ci erano state fornite tutte le informazioni relative ai fatti: il nostro sapere equivaleva alla somma delle parti, ossia all’insieme di Stella+Paul. Per la prima volta ci troviamo in una posizione subalterna, le informazioni hanno un’ambiguità inedita, per la prima volta vediamo Paul agire nel campo dell’avversario: quello della parola.
«Non sembrava per niente un interrogatorio di polizia, ma più che altro una conversazione intima», dice l’avvocato difensore di Spector. Affermazione che suona come una dichiarazione d’intenti dell’autore.
Accantonata una volta per tutte la caccia all’uomo e il modello del thriller classico, Cubitt punta tutto sugli interrogatori, sulla proliferazione delle testimonianze e sull’indeterminatezza del punto di vista. Stringe sui volti e lascia che la tensione bruci a fuoco lento e trovi il suo combustibile negli sguardi e nelle parole.
Ed è proprio in virtù di questa meticolosa immersione nella psicologia che The Fall diventa il prodotto filmico teso all’esplorazione dello scontro mentale a sfondo criminale più riuscito dai tempi del Silenzio degli innocenti. Paul Spector non è un mostro, non è colto e non è brillante quanto Hannibal Lecter, ma gli sforzi messi in atto da Cubitt nel disegno delle dinamiche tra lui e Stella evocano il medesimo coinvolgimento emotivo, le proiezioni psichiche, gli avvicinamenti e le resistenze del rapporto tra Jodie Foster e Anthony Hopkins nel capolavoro di Jonathan Demme.
Per fermare il killer e salvare l’ultima vittima Clarisse Starling si aprì con Hannibal Lecter, cedette al suo potere e alle lusinghe di un “padre”. In The Fall i ruoli si invertono. Paul prova a sfidare la superiorità di Stella, ma non resiste alla tentazione di dire la verità, di aprirsi con l’unica persona che lo ha capito (e che lo ha salvato). Finirà per cedere alle provocazioni di una “madre”.
Si dice che la migliore tecnica per indagare su un serial killer sia quella di imparare a pensare come loro. Per 17 ore, l’intera durata della serie, Stella dedica tutta se stessa al caso, facendoci dimenticare che di lei abbiamo pochissime informazioni. In questo senso, The Fall è un thriller psicologico che ha un ulteriore merito: quello di saper raccontare quanto possa essere seducente affidarsi a un bene imperscrutabile, e quanto, al contempo, possa essere naturale partecipare a un male che ci è molto familiare.
Alla fine, conosciamo ogni piega della storia di Paul: l’infanzia, l’adolescenza, la maturità, il cambio d’identità, la doppia vita. Di Stella possiamo farci un’opinione, ma non abbiamo dati certi. La vediamo dormire in lussuose camere di albergo o in piccole brande addossate a una parete del distretto di polizia. Stella annota sul diario gli incubi notturni: sono i suoi strumenti d’indagine, storie che la riguardano e che non conosceremo mai. Quante delle informazioni che deduciamo del personaggio sono in grado di offrirci un quadro chiaro della sua personalità?  Quali di esse aprono uno squarcio sulla vera identità di Stella e quali invece sono un retaggio dell’ossessione per il caso che sta seguendo?
Da subito abbracciamo la determinazione, il magnetismo, la dedizione del detective , ma anche la sua profonda impenetrabilità, l’arbitrarietà. Cubitt è riuscito in un progetto per niente facile: esaminare luci ed ombre di un serial killer, lasciando però che il vero mistero si addensasse dall’altra parte. E il futuro di The Fall, se mai avrà un seguito, non potrà che ripartire da lì: dalle ipotesi, dal non detto, dal grido che abita dietro al sussurro, dal segreto custodito nel cuore del detective.
#minimaetmoralia #thefall
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mikazuki-juuichi · 2 years
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Diario cinematográfico
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- Macario. (México, 1960. Dir. Roberto Gavaldón)
El leñador Macario desea cumplir un deseo: Poder comerse un guajolote entero sin tener que compartirlo con nadie. Al poco se le acercan tres figuras — el diablo, dios y la muerte, cada uno de los cuales le pide que le comparta su banquete. Macario rechaza a los dos primeros, pero acepta al tercero. A cambio de esto recibe un don especial de curandero. Pero hay fuerzas en la tierra y después que no se pueden negar…
Excelente muestra del cine fantástico mexicano, latinoamericano y finalmente mundial, basado en un texto de B. Traven. Su puesta en escena consigue una atmósfera inolvidable, a ratos inclusive poética. También inolvidables son diversas escenas como la gruta llena de velas que son todas las vidas del mundo, o el espectáculo de títeres sobre las divisiones de clase que parecieran pervivir incluso después de la muerte.
He tenido el placer de ver ésta película por lo menos tres veces y en todas se mantiene. La recomiendo sumamente.
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mikazuki-juuichi · 2 years
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Noviembre 2022: Extras.
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Otras obras que leí / vi en el mes:
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- LIBROS
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FCE Colección Vientos del pueblo:
- Sfumato. Más azul. Elia Barceló (texto) y César Silva Páramo (ilustraciones).
- Dochera. Edmundo Paz Soldán (texto) y Rapé (Rafael Pineda) (ilustraciones).
- El almohadón de plumas y otros cuentos. Horacio Quiroga (textos) y César Silva Páramo (ilustraciones).
- Ruido Gris. Pepe Rojo (texto) y Bef (Bernardo Fernández) (ilustraciones).
- El llamado de Cthulhu. H. P. Lovecraft (texto), Isaac Ramos (traducción), y Daniel Silva Páramo (ilustraciones).
Una hermosa colección de diversos cuentos de todo el mundo ilustrado por notables artistas. Pequeños bocados narrativos que valen mucho la pena.
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- PELICULAS
- La caída. (México, 2022. Dir. Lucía Puenzo)
Drama sobre una clavadista de nivel olímpico lidiando con un caso de abuso sexual que la involucra tanto a ella como a una joven compañera. Basado en varios casos reales. Un tanto esquemática e insatisfactoria, pese a lo urgente del tema.
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- WEBCOMIC
- Cosas de inmortales. Alejandra Gámez.
Bella historia de fantasía y aventuras, a ratos tierna y a ratos con el humor macabro que caracteriza a la aurora de “The mountain with teeth” y “Más allá de las ciudades” entre otras. De lo mejor que ofrece el cómic fantástico mexicano actual.
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mikazuki-juuichi · 2 years
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Orgullo 4: En malas compañías.
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- En malas compañías. (España, 2000. Dir. Antonio Hens). Cortometraje.
Guillermo, un joven de Málaga, se dedica a ligar hombres en los baños de un centro comercial. Vive su homosexualidad de manera clandestina pero sin avergonzarse un ápice de ésta —todo lo contrario, es desafiante. Incluso arrogante. Cuando se mete en problemas con la policía, éstos y los padres de Guillermo intentan coartar su libertad, sólo para descubrir que cuando uno tiene claro qué es lo que desea, no hay quien lo detenga. Así que una vez consigue ligarse a su gran amor, el mecánico Asier, Guillermo no por eso se dedicará a “el buen camino” —para nada: Sus hormonas siguen aún más alebrestadas que nunca, puesto que ahora se acepta plenamente como es.
Había yo visto éste corto hace décadas como parte de una antología de cortometrajes gay. Volverlo a ver es toda una revelación. Lo que a primera vista parecía tan sólo una historia pícara de diversiones sexuales, ahora me parece también todo un acto contestatario a la represión. Un desafío al tipo de público que preferiría no hablar de éstos temas pese a tenerlos a su diario alrededor.
En fin, toda una pequeña joya. La recomiendo sumamente.
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mikazuki-juuichi · 2 years
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Día - 2
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- Men In Black: International. (EU, 2019. Dir. F. Gary Gray)
La más nueva agente de la agencia dedicada a ocultar la presencia de seres extraterrestres es enviada a Inglaterra para investigar los rumores sobre cierto espía infiltrado. Al poco se ve involucrada en una conspiración no ya internacional sino intergaláctica…
La cuarta película de la famosa serie de acción y ciencia ficción fue un intento de revitalizar la fórmula por medio de nuevos personajes y escenarios. El resultado, que no fue querido por los admiradores de la serie (puesto que querían más de lo mismo: Exigían los mismos personajes, el mismo director, los mismos temas) es una entretenida historia de aventuras. Alejada del tono de farsa en las primeras películas y mucho más del cómic original, aquí se presenta una película dirigida a un público más joven, con un tono mucho más ligero.
En sí es un buen ejemplo del cine fantástico de Hollywood: Entretenido pero de fácil consumo y rápido olvido. Cine palomero, que le dicen.
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mikazuki-juuichi · 2 years
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Día 0
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- White Hot: The rise and fall of Abercrombie & Fitch. (EU, 2022. Dir. Alison Klayman)
Documental acerca del ascenso y caída de la marca de ropa Abercrombie & Fitch, que en la década de los 90 y principios de la 2000 fue una auténtica seña cultural —hasta que la enorme serie de escándalos que arrastraba tras de sí desde su lanzamiento terminaron por hundirla. Racismo profundamente calado y múltiples cargos de acoso laboral, junto con los testimonios de varios empleados y críticos de la moda.
Entre los finales de la década pasada y los principios de la actual, se ha visto más y más una tendencia critica (o a veces simplemente morbosa) con respecto a marcas y modistos sumamente famosos. Éste documental tiene algo de ambas tendencias. Mucho de su interés es el puro chisme, la marca que tronó por declarar abiertamente los prejuicios de sus dueños. Pero por debajo hay una crítica mas certera: La de la cultura estadounidense, que finalmente adora el poder y la sensación de estar por encima de… de quien sea, porque quienes realmente ostentan el poder, que no son los líderes políticos, no se molestan en asomarse al mundo. Para el consumidor promedio están más bien las fantasías de poder, que se le venden de manera constante, como una invasión.
Así, es tanto un buen entretenimiento como un buen punto de partida para una interesante discusión a propósito de lo que consumimos y de qué maneras.
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Con esto concluyo el segundo ciclo de 30 películas para sobrellevar la actual pandemia —y comienzo otro ciclo por temas y géneros. Como primer punto de partida: El cine gay, para el mes de Junio.
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mikazuki-juuichi · 2 years
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Orgullo 5: Línea nueve.
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- Línea 9. (México, 2016. Dir. Tavo Ruiz). Cortometraje.
Cuenta la leyenda urbana que el último vagón del metro de la Ciudad de México es un lugar idóneo para ligues homosexuales. Así ocurre para Miguel y Andrés, cuyos destinos se tocan por momentos intensos. Pero las dudas a veces interfieren en el camino y para ambos será difícil mantenerse donde lo desean.
Extraordinario cortometraje que en tan sólo 16 minutos nos presenta una historia y personajes redondos, sumamente logrados, que dicen mucho tanto directamente como por lo que callan. Como muchos encuentros reales, en los suyos se combinan la excitación, el erotismo, posiblemente el amor —pero también la alerta, la inseguridad y la duda. En una enorme ciudad en constante movimiento, es difícil establecer comunicaciones y más aún mantenerlas. Pero precisamente por ello es importante intentar mantenerse a flote. Para vivir.
Otra pequeña joya que recomiendo ampliamente.
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mikazuki-juuichi · 2 years
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Día - 1
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- House of Gucci. (EU, 2021. Dir. Ridley Scott)
Crónica de la relación entre Patrizia Reggiani y Maurizio Gucci, que del amor pasa a la corrupción que traen la riqueza y el glamour, y que eventualmente llevaría a la ruina de varios y la muerte de uno. Basado en hechos reales, pero sobre todo en el libro de Sara Gay Forden (o al menos en parte de éste).
El mundo de la moda tiende a asociarse con lo vacuo, con lo artesano, con el crimen, y a veces con el impacto histórico-cultural. Diversas películas y series de tele sobre ciertas marcas, ciertos modistos y algunos artistas relacionados con el tema lo han demostrado. En éste caso se parte de una generación particular de los Gucci para mostrar una familia poderosa en plena decadencia, desde los primos estrafalarios hasta los tíos que son casi momias de museo. También se nos muestra la ingenuidad de los muy ricos, que terminan creyendo en charlatanes de televisión o que se sorprenden cuando sus allegados los traicionan por dinero.
Si bien no tan incisiva como cabría esperarse, se salva gracias a las buenas actuaciones, el vestuario cuidadoso que se espera del tema y un manejo entretenido de la historia. En general, un buen entretenimiento.
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mikazuki-juuichi · 2 years
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Día - 4
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- The Northman (2022. Dir. Robert Eggers)
En la era de los vikingos, un joven príncipe es testigo del asesinato de su padre el rey —a manos de su propio tío. El príncipe Amleth huirá para después volver con sed de venganza. Pero su destino es aún más cruel de lo que supone…
Extraordinaria épica fantástica de Eggers (su tercera película, tras “The witch” y “The lighthouse”). De nueva cuenta verla es ante todo una experiencia, por su estupendo uso del sonido y las imágenes poderosas, amén de la cadencia del diálogo. La historia es, como lo anuncia el nombre del protagonista, una variante de la famosa tragedia de Hamlet. Los elementos fantásticos y dramáticos, empero, van mucho más allá de la re-elaboración y nos ofrecen más bien una aventura dramática sumamente adulta, a ratos incluso delirante (ojo a los hermosos y a veces abrumadores rituales para antes y después de la guerra).
Una película que no solo recomiendo, sino que vale la pena, a ser posible, disfrutar en una sala de cine, para contar con toda la verdadera experiencia estremecedora.
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Con esto además me acerco al fin del segundo ciclo de cine durante la pandemia mundial —queda por ver si será posible no tanto regresar a la normalidad, sino llegar a una nueva era.
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mikazuki-juuichi · 3 years
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Día - 4
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- The power of the dog. (2021. Dir. Jane Campion. Basado en la novela de Thomas Savage)
Montana, 1925. La era de los vaqueros se encuentra en sus últimas, pero el terrateniente Phil Burbank no se da por enterado y pretende mantener su código de vida rudo hasta que la llegada de su cuñada y el hijo de ésta traen consigo la modernidad. O mejor dicho, vendrán a revelar tantas verdades hasta ahora ocultas que el único posible resultado será la destrucción. Empero, ¿la destrucción de quién?
Excelente drama que toma un poco del Western tradicional para entonces darle la vuelta no sólo a sus tópicos ya comunes, sino a su simbología. Las excelentes actuaciones y los paisajes deslumbrantes obligan al público a prestar atención al argumento cuidadosamente trazado, a los motivos de los personajes que al principio parecen sorpresa pero que en realidad se nos presentan desde sus primeros momentos. Es sólo que hay que ver con otra mirada, hay que replantearnos cómo leemos una historia.
Historia de venganza, o del fin de una época, o romance queer, o simplemente un drama poderoso —¡es todo eso y  mucho más!
Sumamente recomendada.
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mikazuki-juuichi · 3 years
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Día - 5
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- West Side Story. (EU, 2021. Dir. Steven Spielberg. También llamado "Amor sin barreras"). Nueva adaptación del musical de Jerome Robbins y otros, a su vez versión libre de la historia de Romeo y Julieta. María y Tony se conocen durante un baile y se enamoran pese a estar ligados a dos pandillas rivales. Su insistencia en desafiar las reglas los conducirá a todos a un trágico pero quizá hasta necesario final. Más que una re-elaboración del filme de 1961, se trata de una nueva adaptación del libreto. En esto es de los muy pocos refritos recientes que resultan tan buenos o hasta mejores que el original. Por ejemplo, en lo que se refiere a la puesta en escena de los musicales (aquí se aprovecha el escenario completo, echando mano de toda la utilería y los extras a la mano), o bien en detalles como grabar casi la mitad del diálogo tanto hablado como cantado en español. Si bien acreditado a Spielberg, parece ser que es un caso similar al de "Poltergeist", en que Spielberg alternaba con otro director. Se dice que todos los bailables fueron dirigidos por Justin Peck, a la postre también coreógrafo de la película. Así se explicaría el final que es idóneo para la historia --y es que Spielberg, hay que decirlo, posiblemente haya dirigido sólo una película correcta en su muy larga carrera. Sería "Duel", de 1971, su debut. El resto se caen por su insistencia en finales que destrozan por completo su propia narración. En fin, que éste musical es todo un hallazgo, un muy buen entretenimiento del que al principio no se hubiera esperado nada nuevo. Sumamente recomendado.
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