Tumgik
#e sono stanca ecco tutto
joyfiorellino · 1 year
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mermaidemilystuff · 2 months
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Un paio di settimane fa sono uscita con a. e le raccontavo di quanto sono stanca di questa situazione in cui sono: sto molto attenta a cosa mangio, faccio esercizio fisico eppure non dimagrisco. Non rimango nemmeno statica, ingrasso sempre più, piano piano. Mangio poco, pochissimo, le dico. E lei alla fine di tutto mi dice: forse dovresti mangiare di meno.
Ecco, da quando mi è stato detto mi torna alla mente spesso. Ringrazio tantissimo me stessa e la mia testa per non farmi del tutto influenzare da un commento del genere. Nonostante quasi ogni giorno mi dico che sono grassa e dovrei smettere di mangiare così risolvo tutto e anche in fretta, non lo faccio. Mi nutro, non mi affamo più come facevo tempo fa, nonostante ogni boccone sembri un peso metaforico e materiale che si aggiunge. Mi sembra assurdo al giorno d'oggi, a quasi trent'anni e da una quasi trentenne sentirmi fare un commento così.
Non riesco a non pensarci, però. Quindi cara a. vaffanculo con tanto affetto.
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anima-ribelle · 3 months
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“Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.

Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita.
No, non è mai finita per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.

Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia.

Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all'altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.
E sei tu che lo fai durare.

Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s'infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: "Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così".
E il cielo si abbassa di un altro palmo.

Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasqua.
In quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima ed è passato tanto tempo, e ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c'è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.
Ed è stata crisi, e hai pianto.

Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d'acqua nello stomaco.
Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.
E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l'aria buia ti asciugasse le guance?

E poi hai scavato, hai parlato, quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore.
"Perché faccio così? Com'è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?"
Se lo sono chiesto tutte. 
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli. Un puzzle inestricabile.
Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
E' da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.
Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.

Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere.
Ma quando va, va in corsa.
E' un'avventura, ricostruire se stesse. 
La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.

Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo.
Perché tutti devono capire e vedere: "Attenti: il cantiere è aperto, stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse".

Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre.
Quando meno te l'aspetti...”
Jack Folla
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volumesilenzioso · 10 months
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sto andando in sovraccarico, mi sento come se potessi esplodere da un momento all'altro e credo proprio che quel momento sia spaventosamente vicino. in momenti di crisi come questo non so mai come gestirmi, come gestire, interpretare, distinguere e riconoscere le mie stesse emozioni, non so cosa provo, non so cosa sento, cosa ci sia che non va, perché è come se sentissi tutte le emozioni insieme al doppio di quello che è - o che dovrebbe essere - il loro livello massimo di intensità. nei momenti normali, invece, non sento assolutamente niente, e non so quale delle due situazioni sia la peggiore, perché mi rendo conto che quelli che per me sono "momenti normali", non sono poi così normali per gli altri, quindi so che c'è un problema alla base, che non c'è niente di normale o giusto nel non provare assolutamente nulla e sentire questo senso di vuoto costante che sembra non poter essere contrastato in nessun modo. la cosa brutta del senso di vuoto è che c'è sempre, in entrambi i casi, sia nei momenti normali sia in quelli di crisi, sembra crescere sempre di più e non so come fermarlo. odio la mia vita, detesto la mia testa che non mi da mai pace, non sopporto più le crisi di pianto, il fastidio che mi provoca ogni singolo rumore, la mia irritabilità, la rabbia che ho dentro, la mia incapacità nel chiedere aiuto perché forse ho paura delle conseguenze, o forse mi sono solo arresa. non faccio altro che pensare di essere un caso perso, ormai mi sono convinta che non ci sia niente di bello per le persone come me, ho perso la voglia di fare qualsiasi cosa e insieme alla voglia ho perso anche la concentrazione, la motivazione, ho perso tutto. mi è rimasto solo il rumore che ho in testa. ho allontanato tutto e tutti per rimanere sola con me, e so quanto sia sbagliato, ma non riesco a comportarmi in modo diverso. mi sento costantemente stanca, sfinita, fisicamente e mentalmente, come se avessi scalato una montagna, quando la triste verità è che è già tanto se riesco ad alzarmi la mattina. è vero che dormo poco, ma tutta questa stanchezza è immotivata e mi fa sentire debole, non ho la forza di fare nulla, le giornate sono tutte uguali, infinite, fuse insieme, in pratica è come se stessi vivendo lo stesso giorno da anni. non riesco ad andare avanti, non ce la faccio più, mi sento davvero morire. uscire di casa sembra una sfida impossibile, stare sempre a casa è pesante, ma tanto sarebbe pesante anche uscire, respirare è pesante, vivere è pesante, esistere è una tortura. porto negatività nella vita delle persone, quindi penso anche di aver fatto un favore a tutti quelli che ho allontanato. penso che ogni membro della mia famiglia avrebbe una vita decisamente più leggera e spensierata se io non ci fossi, perché sono diventata un problema. loro credono io sia alla ricerca di attenzioni, credono che ogni segno visibile sulla mia pelle sia una richiesta d'aiuto - nonostante non facciano niente di concreto per aiutarmi, dato che non ne hanno le capacità, non hanno i mezzi per farlo -, credono io non pensi davvero di voler morire, che lo dica così, tanto per dire. mia madre è ancora convinta che io non volessi davvero morire quando ho effettivamente tentato il suicidio. secondo loro, se qualcuno vuole davvero morire, compie il gesto e basta, così, a cuor leggero, come se niente fosse, come se togliersi la vita fosse facile come fumare una sigaretta o bere un bicchiere d'acqua. non sanno quanto sia difficile, quanti pensieri ci siano dietro, e con questo non voglio dire che funziona così per tutti, sto semplicemente dicendo che non è facile come pensano loro e come io stessa pensavo. loro non sanno, o meglio, si rifiutano di credere che il mio unico desiderio ogni giorno, in particolare ogni sera, sia quello di addormentarmi per sempre. da una parte va bene così, il fatto che non prendano molto sul serio la cosa distoglie l'attenzione dal problema, però ecco, al fatto che sto male ci credono, lo vedono, MI vedono, e so che per loro non è facile, so di non essere facile, e vorrei non causare così tanti problemi. sono stanca, e basta
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i-am-a-polpetta · 1 year
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sono le 15.43 e mi ritrovo qui a scrivere questo pensiero che mi scandaglia in testa da quando, settimana scorsa, ho visto la mia psicologa. ho guardato le foto su Instagram di sedicente amica stamattina. sì e sposata, in via ufficiale, stamane alle 10. ho visto quella foto dopo aver passato la sera precedente a rivedere su facebook vecchi Ricordi insieme: gite, viaggi, uscite, quella volta al mare, quella sera su skype in videochiamata. la mia Ragazza mi ha chiesto come mi facesse sentire vedere quelle foto sapendo che domani non sarei andata né alla cerimonia né al ricevimento del matrimonio. sinceramente: mi dispiace. ma non tanto perché ho deciso di non andare dando contro alla mia psicologa, ma perché se penso a quella che era lei un tempo, mi manca terribilmente quella persona. poi penso che è da almeno 5 anni che scrivo qui sopra ed è da almeno 5 anni che la chiamo sedicente amica. sono anni che lei non si comporta da amica, anni che mette da parte tutto ogni volta che incontra una persona della quale si invaghisce. sono anni che lei viene da me solo ed esclusivamente quando ha bisogno, quando ha problemi, quando non si sente bene e sono anni che io le ho sempre aperto la porta di casa anche ad orari improponibili come le 2 o le 3 del mattino. ecco, alla luce di questo, dove cazzo è stata lei quando ho avuto bisogno? quando mio fratello ha fatto l'incidente, quando avevo mal di testa un giorno si e i successivi 100 pure, quando mi hanno diagnosticato la schizofrenia, quando hanno trovato un tumore a mia madre, quando sono stata lasciata. lei dove cazzo era? semplice non c'era. e io sono stanca di dover sempre fare la "superiore" quella che la giustifica con "ah ma va be' dai è fatta così" sono stanca. una sua amica mi ha scritto dicendomi di venire almeno a salutare perché sa che ci tengo. vuoi la verità? a me sto matrimonio ha rotto il cazzo da mo, tanto si sposeranno anche senza la mia presenza perché non è così fondamentale. vado contro la mia psicologa, contro un'amicizia che dura da anni sulla carta, ma che poi nel concreto si è arenata anni fa quando lei ha deciso che la figa fosse piu importante dei suoi amici.
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ladomusdiafrodite · 1 month
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Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita.
No, non è mai finita per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia.
Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all'altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.
E sei tu che lo fai durare.
Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s'infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: "Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così".
E il cielo si abbassa di un altro palmo.
Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasqua.
In quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima ed è passato tanto tempo, e ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c'è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.
Ed è stata crisi, e hai pianto.
Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d'acqua nello stomaco.
Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.
E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l'aria buia ti asciugasse le guance?
E poi hai scavato, hai parlato, quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore.
"Perché faccio così? Com'è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?"
Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli. Un puzzle inestricabile.
Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
E' da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.
Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.
Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere.
Ma quando va, va in corsa.
E' un'avventura, ricostruire se stesse.
La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.
Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo.
Perché tutti devono capire e vedere: "Attenti: il cantiere è aperto, stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse".
Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre.
Quando meno te l'aspetti...
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#me
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rodicano · 8 months
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La sua mano andava su e giù morbida sul cazzo.
Quando scendeva gli scopriva quasi completamente la cappella, poi risaliva.
Senza stringere troppo. La sua mano piccola ed elegante scorreva sul cazzo turgido.
Lui si lasciava sfuggire un gemito soffocato.
Lei sospirava.
“Per quanto devo andare ancora avanti amore?”
“Finché lo dico io scema e non andare di fretta”
“Scusami amore ma lo sai che non mi piace…”
“Ma smettila troia che a te basta avere a che fare con un cazzo e sei felice…”
“No lo sai che voglio solo…”
“Stai zitta e muovi la mano piano”
Lei era completamente vestita ed elegante, si era sbottonata appena un po’ la camicetta, così da poter al massimo intravedere il reggiseno in pizzo. Era seduta con le gambe accavallate dei pantaloni da cavallerizza beige e i suoi stivali lucidi neri, alti fino ginocchio.
Lui invece era nudo in ginocchio davanti a lei un po’ di lato per offrirle il suo cazzo senza che lei dovesse sporgersi.
Teneva le mani dietro la schiena mentre sporgeva il bacino per avvicinarle il più possibile il cazzo.
“Forse è meglio che mi fermi, lo sento pulsare ci siamo quasi”
“Si fermati un attimo conta fino a cinque e ricomincia”
Lei toglie la mano e lo guarda con un dolce sorriso di scherno e comincia a contare sottovoce lentamente sfiorandolo sulla punta del cazzo prima con il pollice, poi l’indice, poi il medio, poi l’anulare ed in fine il mignolo.
Lui si perde nei suo occhi mescolando amore e desiderio.
Lei gli riprende in mano il cazzo e ricomincia a scivolare su e giù
Il contatto è sempre più morbido, lento, ora sale e scende di pochissimo.
Lui soffre e cerca di spingere il bacino per aumentare il contatto o lo sfregamento.
“Uffa amore sono stanca, posso smettere?”
“Ora ferma la mano e stringi appena”
Lui cerca muovendo il bacino di continuare la sega in qualche modo.
“Che pena…”
“Rimani ferma.”
Bastano pochi secondi ed il cazzo si irrigidisce e spruzza fuori una discreta quantità di sperma che disegna una arcipelago biancastro sugli stivali lucidi.
Lei riesce appena in tempo a togliere la mano lasciandolo eiaculare a vuoto rivolgendogli uno sguardo sprezzante.
“Ecco è venuto amore: che schifo.”
“Passamelo”
Lei porge il cellulare al fidanzato quasi piegato dall’orgasmo rovinato.
“Ringraziami e lecca tutto cornuto”
“Grazie”
“Grazie di cosa coglione”
“Grazie di avermi permesso di venire”
E si china a pulire gli stivali della fidanzata.
Lei si riavvicina il cellulare.
“Sei contento amore, sono stata brava?”
“Abbastanza”
“Allora mi scopi stasera?”
“Si fatti portare dal cornuto da me dopo cena”
“Grazie amore, posso fermarmi da te?”
“No che devo alzarmi presto domani, digli al coglione che ti deve aspettare in macchina”
E chiude la telefonata senza nemmeno salutarla.
Lui intanto aveva finito di pulirle gli stivali.
Lei gli carezza la nuca.
“Sei contento che sei riuscito a venire anche tu tesoro?”
“In qualche modo” biascica lui.
“Accontentati, l’ho fatto solo per far divertire Marco.”
Poi controlla che le abbia pulito per bene gli stivali e si accorge che il fidanzato cercava di sbirciare dentro la sua camicetta. La richiude e gli sorride bonaria.
“Vai a vestirti che sei ridicolo, prepara la cena che poi devi accompagnarmi da lui stasera.”
Lui alzandosi si avvicina e le sfiora le labbra con un bacio.
“Ti amo”
“Lo so che mi ami, ma lui mi scopa invece.”
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isteric4 · 20 days
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scorsa settimana l’impianto elettrico della cucina ha smesso di funzionare. chiamo il tecnico. non risponde. con l’amaro in bocca decido di passare qualche giorno dai miei. mi sento sempre un’estranea. è strano.
“perché non ti iscrivi ad un corso da barman?” dice mio padre con un sorriso. è riluttante. ci prova, quantomeno. mia madre fa una risata sarcastica, mi guarda e con un sorriso forzato mi dice “perché non ti iscrivi alla magistrale”. le rispondo con una battuta, tutto tace. mio padre ci lascia sole. è il momento adatto. “mamma” le dico “posso chiederti una cosa?”. mi rivolge uno sguardo truce. “dimmi”. a malapena riesco a mettere le parole in fila. “c’è qualcosa che non va? intendo…è tutto ok? sembra che il mio lavoro…”. mia madre alza le spalle “non è un mistero che non mi piaccia. mi sembra di essere stata abbastanza chiara”. “…ma a me piace il mio lavoro. vedi, sento di essere portata ecco…mentre all’ università mi vivevo tutto con l’ ansia…certo l’ arte rimane una mia passione…solo che è difficile trovare lavoro in questo-“ “basta, non ne voglio parlare” “e perché?” “perché non ne ho voglia” tento di motivare le mie ragioni, tento ancora una volta di spiegarle perché mi fa soffrire il suo atteggiamento e perché continuo a sentirmi in difetto. tutto inutile. “mi fa cagare” sbotta d’ un colpo. “mi fa cagare.” ripete. sbatte la porta (rompendola) e mi lascia sola.
sono stanca. mi sento umiliata. vorrei non esistere.
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mermaidemilystuff · 1 year
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Mi fermo. Sono stanca. Non so con che forze oggi ho fatto tutte le cose. Dicono che bisogna riconoscere i propri limiti, ebbene, io con oggi sono arrivata. Ecco qui e adesso? Qualcuno mi sostituisce? No. Allora che serve a fare riconoscerli se poi devi andare avanti lo stesso?
Questa mattina ho mandato l'ennesima raffica di messaggi per far sì che le cose filino giuste. Spoiler: non accadrà. Pausa, piantino.
Ho lavato tutti i piatti. Sensazione di svenimento, pausa, piantino.
Ho pulito tutte le superfici. Pausa, starnutisco, dolore al petto. Non mi allarmo più, so che non sto per morire da un momento all'altro ma è come adesso il mio stress e la mia ansia si sfogano.
Pulisco metà cucina con un peso sul petto. Pausa, starnutisco, dolore di nuovo. Finisco la cucina velocemente, sensazione di svenimento, pausa.
Accendo la radio, pulisco il bagno, la radio smette di funzionare dopo due minuti. "Non mi spiego come mai" mi dico ma in quel silenzio una voce continua dicendo che invece lo sai come mai, non ti meriti distrazioni, devi percepire il vuoto e la tristezza a tutto tondo, viverle appieno.
Mi lavo, ma non lavo via nulla.
Preparo una cena x1 che mangerò da sola in silenzio.
Non una voce amica, non un aiuto, nessuno mi prepara un pasto, mi dissocio, ritorno al mondo, piantino, fitte al petto ma non morirò.
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Io credo fermamente nell’amore ed è questo che a volte anzi molte volte mi frega, perché sono un’eterna romantica e si sa gli eterni romantici sono così increduli che l’amore vero esiste e probabilmente esiste davvero in certi versi, no? Ho provato tante volte a scrivere perché è l’unica cosa che mi riesce bene, perché a parole non so spiegare cioè che ho dentro. E dentro ho tante cose che non riuscirò mai a dire, probabilmente un giorno magari molto lontano riuscirò a scrivere davvero ciò che mi tormenta. Ma non sono qui per questo adesso, so che magari potrebbe annoiarti il mio essere così “logorroica” lo capisco, lo comprendo annoia anche a me moltissime volte. Ma vedi, l’amore che sento per te penso non sia paragonabile a quello che provato prima di te, questo amore per te mi fa male e mi fa bene allo stesso tempo, ma io come te capisci che non possiamo più stare male. Ci sono troppe cose in mezzo, la tua ex soprattutto che in un modo o nell’altro si intromette nella tua vita cosa che tu in primis non dovevi renderlo possibile, ho perdonato quello che hai fatto ho accetto le tue scuse, ma io francamente non me ne faccio nulla. So, che odi quando riprendo il discorso però a volte anzi molte volte mi fermo a pensare e mi dico “ma io davvero mi merito tutto ciò?” E mi rispondo con un “no, non lo merito però per qualche ragione ci finisco sempre in queste situazioni che mi fanno stare davvero male” il mio cuore è stanco, stanco di litigare, di discutere, di piangere e di amare. Ti amo, ti amo davvero e non ti amo perché tu mi debba completare no, ti amo perché in un certo senso completi i miei gesti quando non siamo ognuno per cazzi nostri. Quello che è successo ieri, mi ha fatto molto male.. ho subito pensato che non te ne fregasse niente di me, ed ho pensato tanto ed ho pianto tanto perché non voglio questo per me stessa io voglio solo essere felice. Perché me lo merito e perché te lo meriti anche tu dopo tutte le sofferenze che abbiamo avuto, domani noi possiamo anche vederci possiamo anche parlarne ma la mia decisone rimane quella. So, so quello che ho detto ma magari questo tempo lontane potrebbe farci capire davvero quello che vogliamo, non voglio essere una seconda scelta per te perché mi ci sono sentita un po’ di volte e non te l’ho mai detto, ma sono stanca di fingere che vada tutto bene anche quando non è così. Ti chiedo di rispettare la mia decisione, ti chiedo di rimanere in buoni rapporti e so che ho detto che non ha senso ma non ha senso nemmeno fare finta di niente giusto? Come se questi tre mesi non fossero mai esistiti, io so quanto ti amo e quanto tu ami me proprio per questo ti chiedo del tempo ti chiedo di stare un po’ lontane e capire quello che si vuole davvero. Io per adesso voglio tempo, perché sono delusa e arrabbiata, per quanto posso volerti e posso amarti non riesco a stare così adesso. Amare per due persone come noi è difficile e complicato dopo tutto quello che abbiamo passato, e tu lo sai e il lo so cosa significa amare più di se stessi. Ma voglio che tu capisca, l’importanza che ha ogni azione che fai con quella persona, ogni parola, ogni gesto compiuto, voglio che tu capisca tutto. Perché so, che tu sei intelligente ma a volte non ci capiamo per niente e invece di andarci incontro ci scontriamo facendoci solo del male ed io non voglio questo per noi. Mille parole non bastano, non bastano nemmeno mille lettere per dirti ciò che sento ma spero che tu capirai queste mie parole. E alla fine mi ritrovo sempre così, la mia testa che mi dice di andarmene e il mio cuore che mi dice di riprovare ancora. Ma posso farlo per sempre? Dimmi, se il mio povero cuore può ancora sopportare tutto ciò. Quanto costa essere felici in questo mondo che per noi non sarà mai facile trovare un po’ di pace, quanto costa amare quando l’amore ti fa così male, quanto costa fingere di stare bene quando dentro sei tormentata. Ecco, la parola giusta è “tormentata” più specificamente “un’anima tormentata” come la canzone di blanco, dove mi ci ritrovo tantissimo anzi dove ritrovo me e te. Tormentate, ecco come siamo noi due
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fee-ling · 10 months
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La ripetizione provoca spossatezza... ed è così che mi ritrovo. Sono esausto per aver avuto la stessa brutta esperienza più e più volte per anni. tutto è così uguale; tutto sembra così futile. Mi imbatto sempre nelle stesse parole, assenze, scuse e bugie... voler avere una relazione con qualcuno è diventato un vecchio desiderio che è morto impolverato in qualche angolo della mia anima stanca. Mi sono stancato di tutte le persone che si comportano sempre allo stesso modo. Mi sono stancato di dover sentire la stessa scusa più e più volte e guardarli andare via. Mi sento male solo al pensiero di dover riprendermi da un nuovo shock, un nuovo desiderio. perché mi impegno così tanto e non raccolgo i frutti che merito? perché nessuno vuole mai dare valore a tutto ciò che faccio? Ho queste e molte altre domande senza nemmeno una possibilità di risposta. ecco perché sono così freddo e silenzioso. ora sono una persona estremamente assente nel mondo delle relazioni e intendo rimanere in disparte a tempo indeterminato.
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chouncazzodicasino · 3 months
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Adesso getterò qui due o tre mestolate del mio minestrone mentale. Chiamarlo "flusso di coscienza" sarebbe veramente un imbellettamento esagerato, sii sincera con te stessa.
Che giornate, molto piene, molto complesse, tanto lavoro, molte cose risolte, molte cose che guardo con la coda dell'occhio perché l'importante è che arrivino a compimento senza problemi, chissà se mi lasceranno quei rotoli di carta sbagliati, molti intralci, vorrei un massaggio alle mani, ho appena realizzato che non mi sono portata il pranzo e l'alimentari è chiuso, molte corse, molti rallentamenti, ieri sera non ho preso l'antistaminico e sto starnutendo ad oltranza, direi che non è ancora arrivato il momento di interrompere, sono un po' stanca, un po' frastornata, come un "pugile frastornato" come dice sempre mia madre a lavoro, devo cercare informazioni amiche su delle rsa, sento che sto dimenticando qualcosa, per questo scrivo tutto tre volte su foglietto+quaderno+post-it, ah ecco vedi mi devo ricordare di comprare il regalo di compleanno a mio fratello, mi ha appena richiamata l'architetto, ora passa, questa ristrutturazione è semplicissima ma i clienti sono davvero piacevoli come i tagli fatti dalla carta sulle nocche, che mi mangio? vorrei tanto stare in una caletta selvaggia senza gente a fare tanti bagnetti, poi stendermi a leggere un bel libro mentre i capelli gocciano sulle pagine e mi fanno arrabbiare perché ho paura che le rovinino, devo comprare la fettuccia in cotone per terminare il paralume, devo chiamare il fornitore per verificare una disponibilità, vorrei fare un giro in moto verso il lago, devo capire se quelle che hanno fatto i nidi a terra in giardino sono vespe o api, dovrei scrivere alla commercialista ma non lo farò, devo selezionare delle carte da parti per la consulenza di sabato mattina, devo mangiare.
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è da giorni che penso a questo messaggio e a come scriverlo, ho avuto questa discussione nella mia testa centinaia di volte.
sono stanca.
e sono stanca di definirmi così, uso questo aggettivo su di me da così tanto tempo che spesso mi sembra che non ci sia nientaltro da dire.
"che persona è Sophie?" "stanca".
descrizione completa della mia persona.
in questi giorni non faccio altro che piangere, in continuazione, anche per le cose sciocche.
mi cade dello zucchero? è un chiaro segno della mia incompetenza. pianto di tre ore.
la lavatrice non centrifuga? sono assolutamente inadatta a qualsiasi ruolo. altro pianto.
sto piangendo talmente tanto che i miei occhi ormai si sono abituati, rimangono gonfi e rossi a priori, così posso simpaticamente dire che in realtà mi sono spaccata di canne.
ho perso le mie uniche due amiche e mio padre nel giro di un mese.
solo che se le prime sono vive e vegete ma semplicemente se ne battono il cazzo, l'altro è morto e sepolto (più o meno, direi cremato).
non mi sono mai sentita così sola in vita mia e così incapace di chiedere aiuto.
che poi, mi sono fatta pure un tatuaggio sulla difficoltà di chiedere aiuto. cosa pretendevo da me stessa?
io so di non meritare molte cose che sto vivendo adesso. lo so, è così, ci dev'essere stato qualcosa che è andato storto e adesso mi ritrovo ad essere il guscio vuoto di ciò che una volta ero.
mi ero ripromessa di non volermi più sentire così.
invece dopo anni sono nuovamente qui, a sentirmi ancora peggio per gli stessi atteggiamenti.
a sentirmi nuovamente nessuno, piccola e inutile. la persona che puoi mettere sulla mensola per poi dimenticatene, come se fosse un soprammobile.
ora, io mi impegno sempre un sacco.
nei rapporti umani posso permettermi di dire di essere una fuoriclasse.
cene, uscite, mostre, concerti, viaggi, shopping, ti porto anche i fare i brunch se vuoi.
quando arrivo a dirti che ti voglio bene, lo percepisci che è reale, che quel "bene" lo puoi quasi toccare, perché è effettivamente lì.
ecco, ora io non so mai come interpretare il bene che mi viene detto e che poi, quando c'è da dimostrarlo, non si può toccare.
quando la persona che me lo ha detto quel "ti voglio bene" sparisce e basta a fronte di uno dei periodi più brutti e tosti della tua vita.
anzi, proprio il più brutto.
come devo interpretare il tutto? era un ti voglio bene a tempo determinato? a progetto? un po' lo stagista dei ti voglio bene?
non so se queste persone si rendono conto di ciò che lasciano e del male che fanno.
non so se si rendono conto che determinati gesti fatto e che il tempo speso non è dovuto, anzi, determinate cose vanno guadagnate e bisogna esserne anche grati; il tempo è la nostra risorsa più importante e mi avvilisce notare come la utilizziamo accanto a persone che non se ne fanno nulla.
smetterò mai di sentirmi così?
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vogliediprimavera · 2 years
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Quotidianità - parte 1
È qualche giorno che ho pensieri per il lavoro e lui si accorge subito quando è così. Mi conosce bene, non c'è bisogno che parli, mi guarda in faccia e lo legge nei miei occhi. In più gli occhi mi fregano perché si riempie una venina sotto l'occhio destro quando sono molto stanca o pensierosa.
Siamo a tavola e la mia mente vaga in mille cose da fare e mille soluzioni da trovare. Lui sente il mio silenzio, vede che sono persa da qualche parte, mi guarda e dopo poco sento il suo sguardo. Sto per girarmi verso di lui, ma mi anticipa e allunga le sue grandi mani prendendomi delicatamente il collo. Sa benissimo che quel gesto mi scioglie, è come se percepissi che sta arrivando a rallentatore, trattengo quasi il respiro, e quando le sue dita toccano la mia pelle il respiro esce completamente e mi sembra mi si rilassi tutto, fino alle ossa. Mi scosta i capelli e comincia a baciarmi il collo. Ecco, il collo. Se devi farmi passare da incazzata a tranquilla baciami il collo. E lui lo sa benissimo.
Mi giro verso di lui e ci baciamo delicatamente. Ma quello di cui ho bisogno è altro. Il suo gesto, il bacio sul collo e solo per entrare nel mio mondo, per farmi staccare dai pensieri. Ci guardiamo, mi alzo, gli prendo la mano e lo porto verso la camera lasciando tutto alle spalle, tavolo apparecchiato, televisione accesa, cena del gatto.
Ci baciamo profondamente in piedi di fianco al letto. Intanto le mie mani sono già dentro i pantaloni e strizzano il suo culo. Adoro il suo culo, sodo, liscio, adoro la curva sotto la natica, mi viene sempre una voglia pazzesca di morderlo. E le sue mani sono sul mio fondoschiena, mi piace come lo spreme, come mi fa alzare sulla punta dei piedi mentre me lo stringe e poi mi dà una secca sculacciata che fa ballonzolare la natica. Con quella presa reciproca del posteriore sento il suo cazzo che sta già diventando duro e mi strofino ancora di più su di lui. Gli slaccio la cerniera della felpa e sotto non ha la maglietta, non la mette mai. In punta di piedi gli bacio il collo, le mani sono passate dentro la felpa aperta e sono sulla schiena, lo accarezzo e graffio. So benissimo dove è quel punto che, quando uso le unghie, gli fa venire un brivido che non può trattenere. Scendo baciandolo sui pettorali, non ha un pelo, è muscoloso ma senza esagerare come piace a me. Sono in ginocchio davanti a lui. Gli abbasso i pantaloni, il suo cazzo è già duro, lo prendo in mano ma non lo bacio, ci giro intorno baciando l'inguine e poi i testicoli. Li lecco e poi salgo con la lingua fino al glande. Sento i suoi movimenti, sento il suo cambio di respiro, mi eccita sentire che gli piace. Arrivo alla punta, faccio qualche giro con la lingua, mi piace giocherellarci un po' e spingerlo al limite, finché lo prendo in bocca. È durissimo, lo sento completamente nella mia bocca, comincio ad andare su e giù anche con la mano. So che gli piace quando lo sente dentro la mia guancia, gli piace sentire i denti e quel piccolo dolore, mi dice che sono bravissima a farlo. Alzo lo sguardo, mi sta guardando e vedo sul viso il suo piacere. Mi raccoglie i capelli con le mani e mi spinge la testa avanti e indietro. Aumento l'intensità, aumenta il suo gemere, io aumento finché mi dice che sta venendo. Tiro fuori la lingua e mi viene sulla faccia mentre gli prendo i testicoli e li stringo il giusto per continuare l'orgasmo il più possibile. Lui mi guarda, si inginocchia e mi bacia. Mi abbraccia e rimane lì quasi fino a riprendere il respiro normale. Si avvicina e mi sussurra all'orecchio: mi fai morire con quella bocca, ma adesso tocca a me. E io non vedo l'ora.
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Tu sei per me una creatura triste, un fiore labile di poesia, che, nell’istante stesso che lo godo e tento inebriarmene, sento fuggire lontano tanto lontano, per la miseria dell’anima mia, la mia miseria triste. Quando ti stringo pazzamente al cuore e ti suggo la bocca, a lungo, senza posa, sono triste, bambina, perché sento il mio cuore tanto stanco di amarti così male. Tu mi dài la tua bocca e insieme ci sforziamo di godere il nostro amore che sarà mai lieto perché l’anima in noi è troppo stanca dei sogni già sognati. Ma sono io sono io il vile, e tu sei tanto in alto che, quando penso a te, non mi resta che struggermi d’amore per quel poco di gioia che mi dài, non so se per capriccio o per pietà. La tua bellezza è una bellezza triste quale avrei mai osato di sognare, ma, come tu mi hai detto, è solo un sogno. Quando ti parlo le cose più dolci e ti stringo al mio cuore e tu non pensi a me, hai ragione, bambina: io sono triste triste e tanto vile. Ecco, tu sei per me null’altro che una fragile illusione dai grandi occhi di sogno, che per un’ora mi si stringe al cuore e mi ricolma tutto di cose dolci, piene di rimpianto. Così mi accade quando stancamente mi struggo a infondere nei versi lievi un mio spasimo triste. Un fiore labile di poesia, nulla di più, mio amore. Ma tu non sai, bambina, e mai saprai ciò che mi fa soffrire. Continuerò, piccolo fiore biondo, che hai già tanto sofferto nella vita, a contemplarti il viso che ti piange anche quando sorride – oh la dolcezza triste del tuo viso! non saprai mai, bambina – continuerò a adorare accanto a te le tue piccole membra melodiose che han la dolcezza della primavera e son tanto struggenti e profumate che io quasi impazzisco al pensiero che un altro le amerà stringendole al suo corpo. Continuerò a adorarti, e a baciarti e a soffrire, finché tu un giorno mi dirai che tutto dovrà essere finito. E allora tu non sarai più lontana e non mi sentirò più stanco il cuore, ma urlerò dal dolore e ribacerò in sogno e mi stringerò al petto l’illusione svanita. E scriverò per te, per il tuo ricordo straziante pochi versi dolenti che tu non leggerai più. Ma a me staranno atroci inchiodati nel cuore per sempre.
Cesare Pavese
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musicaintesta · 2 years
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Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita. No, finita mai, per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti da la morte o la malattia.
Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l’esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all’altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai. E sei tu che lo fai durare.
Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l’aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s’infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c’è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa. Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: “Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così”.
E il cielo si abbassa di un altro palmo. Oppure con quel ragazzo che ami alla follia.
In quell’uomo ci hai buttato dentro l’anima; ed è passato tanto tempo, ce ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c’è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.
Ed è stata crisi. E hai pianto. Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d’acqua nello stomaco. Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo. E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l’aria buia ti asciugasse le guance? E poi hai scavato, hai parlato. Quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore. “Perché faccio così? Com’è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?” Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli.
Un puzzle inestricabile. Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
È da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai. Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.
Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere. Ma quando va, va in corsa.
È un’avventura, ricostruire se stesse. La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.
Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo “sono nuova” con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo.
Perché tutti devono capire e vedere: “Attenti: il cantiere è aperto.
Stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse”.
Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre. Quando meno te l’aspetti.
Diego Cugia - Jack Folla
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