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I’m still listening to Part 1 🎶🤣 My favourite FOALS album, exquisite 🙏🏻 #foals #everythingnotsavedwillbelostpart1 #rock #anthems #cd https://www.instagram.com/p/B4FyEgcgxLO/?igshid=uj3lk5na5z31
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Salvare per non perdere
Oserei dire che è uno degli album del momento: pubblicato l’8 marzo 2019, si tratta di “Everything Not Saved Will Be Lost - Part 1″, quinto album degli inglesi Foals.
La copertina è un’opera dell’artista ecuadoriano VIcente Munoz: una foto realizzata con una tecnica che permette di creare un contrasto cromatico tra gli elementi naturali e quelli artificiali. Quello che si vede è quindi un palazzo in bianco e nero con davanti alberi e piante innaturalmente colorati di rosso.
La prima canzone dell’album è “Moonlight”, introdotta da un coro che sembra quasi essere sintetizzato, a cui si sovrappongono poi la chitarra e la voce sicura di Yannis Philippakis. Arrivano la tastiera e le percussioni filtrate, pseudo-digitali. E’ un inizio piuttosto elettronico, che termina fin troppo presto, quasi di botto, senza dare al pezzo la possibilità di svilupparsi ulteriormente, dopo una prima fase in evoluzione. E’ un po’ un peccato, ma come brano d’apertura ci siamo.
La seconda traccia è “Exits”, primo singolo. Più ritmica, meno artificiale, più calda e umana. Il testo però contrasta con queste sensazioni, riempiendoci di pessimismo e brutte prospettive parlando di un mondo sottosopra e città sottoterra. Ho molto apprezzato la lunga coda del brano, due minuti abbondanti che iniziano con un assolo di chitarra sopra le tastiere, seguiti da vocalizzi e ripetizioni di alcune frasi del testo mentre gli strumenti diventano ripetitivi ma non noiosi, che è sempre una cosa difficilissima
Traccia numero tre: “White Onions”.Mi piace molto la parte strumentale all’inizio, soprattutto la batteria (ottimo Jack Bevan). Quando arriva, la voce di Philippakis è rabbiosa e ben si addice allo spirito del brano più rock fino a questo momento. Forse proprio perché più “classico”, più debole dei precedenti. Poco altro da dire: buona canzone, ma non spicca.
“In Degrees” è la quarta traccia. Guidata da synth e voce in apertura, viaggia su binari quasi dance. Anche qui in evidenza la batteria di Bevan e il basso (Edwin Congreave). Testo d’amore, il brano non presenta significanti variazioni, ad eccezione per un bridge sottotono che serve a rilanciare il finale dance/funk. Posso vedere delle persone ballare e divertirsi ascoltando questo brano, che si chiude con la ripetizione ossessiva delle parole “Am I wasting my time? / I could not persevere” mentre la base rimane ultra-godibile. Gran finale.
C’è il rischio di rimanere quasi smarriti quando arriva “Syrups”, tale è il cambio di atmosfera: cupa, profonda, un’onda nera in mezzo alla pista da ballo. Tuttavia è una sensazione che dura poco, ci si abitua subito al cambio di mood, grazie soprattutto alla linea vocale, non bassa quanto quella strumentale. Chitarre e suoni digitali si fondono insieme in maniera ottima, per un altro pezzo che funziona sin dalle battute iniziali. Intorno ai tre minuti avviene un cambio di ritmo gestito da un’ottima transizione in cui la parte elettronica fa da ponte. Anche la parte vocale cambia radicalmente, diventando paradossalmente più profonda ora, conservando quindi il senso generale di negatività che la canzone si porta dietro dall’inizio. E’ una bella canzone, non c’è altro modo per dirlo. Finisce con la reiterazione della melodia di tastiera che viene poi troncata di botto.
“On The Luna”, oltre a essere la sesta traccia, è anche il secondo singolo. Brano dalle sonorità più standard, più “da singolo”, comprensibilmente scelta per la rotazione radiofonica e la promozione dell’album. Come nel caso di “White Onions”, questo suo essere più “nei canoni” la rende meno interessante, anche se non si può negare che sia comunque un buon brano, in cui le chitarre attaccano, la batteria sostiene, il synth rafforza.
“Cafe D’Athens” ha generato diversi paragoni con i Radiohead di cui non discuterò. E’ un brano dalle forti tinte sperimentali, sincopato, affidato a voce (in falsetto), percussioni ed elettronica. Non ci prova neanche ad essere rock, ma preferisce navigare nelle acque della psichedelia digitale (non so neanche io che sto dicendo). Va preso per quello che è, un esercizio musicale venuto fuori benissimo, ambientale e immersivo.
“Surf Pt. 1″ è un interludio di quarantacinque secondi che più o meno segue la linea tracciata dal brano che lo precede.
Nona canzone dell’album, “Sunday”, terzo singolo. E’ un brano indie rock abbastanza standard, in cui le capacità del gruppo vengono ancora mostrate senza però risaltare in maniera particolare. Convincente la performance di Philippakis alla voce, è lui che rende il tutto interessante, accompagnato discretamente dagli strumenti, che a metà brano decidono che è meglio cambiare marcia, accelerando il brano senza tuttavia migliorarlo particolarmente. Il finale torna sulla ritmica iniziale e viene evidenziato da un ottimo canto. Bella la struttura, bella la parte vocale, nella media tutto il resto. Non il miglior brano dell’album.
In chiusura troviamo “I’m Done With The World (& It’s Done With Me)”, melanconicamente aperta dal piano su cui viene cantata una piovosa scena autunnale. Dopo l’esagerazione vocale del brano precedente, si sente il bisogno di pace e tranquillità, e mentre il cielo promette di rischiararsi, suoni digitali sospesi circondano quello che c’era. E’ come essere presi per mano ed accompagnati verso l’uscita. Grazie, è stata una bella serata.
Giudizio complessivo: gran bell’album, suonato benissimo, coadiuvato da produzione e mixaggio all’altezza. Non avevo mai ascoltato i Foals, ma questa prima esperienza mi porterà dritto verso i loro precedenti album, sperando che mi piacciano quanto questo. La critica specializzata è generalmente soddisfatta del disco, anche se un paio di testate si sono espresse negativamente. Di contro, il 5/5 di alcuni giornalisti mi pare eccessivo: non è un album perfetto, brani come “White Onions” e “On The Luna” sono un po’ generici e non presentano l’interessante sound esplorativo di altri brani. Se potete, ascoltate quest’album. E’ bello.
Classifica di gradimento dei brani (escluso “Surf Pt. 1″, interludio piacevole ma ingiudicabile).
9) “Sunday” - 8) “On The Luna” - 7) “Cafe D’Athens” - 6) “White Onions” - 5) “Moonlight” - 4) “Exits” - 3) “I’m Done With The World (& It’s Done With Me)” - 2) “Syrups” - 1) “In Degrees”
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