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#fotografia di moda
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High (Fun) Fashion Stockings
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A woman shows stockings (leg) with peacock feathers incorporated. The Roaring Twenties at its best, 1926. (Place and maker unknown)
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Stockings w/ separate toe pieces, 1932 & Fur-trimmed garters, 1926 | src Fotocollectie Het Leven
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andreapasson · 1 year
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διχοτομία -  © Andrea Passon / www.andreapasson.it
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simonepaccini · 2 years
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Height Doesn’t Matter • By Simone Paccini & Francesco Mautone
IG • WEB
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Il Mondo della Moda e Fotografia a Milano
Benvenuti nel mondo affascinante della moda e della fotografia a Milano! In questa guida esclusiva, esploreremo le ultime tendenze e le tecniche emergenti che stanno plasmando il panorama creativo della città della moda. Immersi nell’atmosfera vibrante e innovativa di Milano, scopriremo come la moda e la fotografia si fondono per creare uno spettacolo visivo unico e accattivante. Sveleremo gli…
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fashionbooksmilano · 2 years
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Nei luoghi del disincanto
Barbieri Gastel Glaviano Guidolotti Mulas Roversi Scianna Tiburzi Toscani
a cura di Lamberto Cantoni e Gilbero Mora
Octavo Franco Cantini Editore, Firenze 1994, 160 pagine, 26 x 29 cm., ISBN  9788880300724
euro 35,00
email if you want to buy :[email protected]
La filosofia minima di estetica fotografica dei più importanti autori italiani, evidenziata in una splendida scelta tra le loro opere più significative. In questo volume sono riuniti per la prima volta nove tra i più autorevoli fotografi italiani, che si interrogano sull'evoluzione del proprio stile e sul linguaggio della fotografia di moda.
02/10/22
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twitter:         @fashionbooksmi
instagram:   fashionbooksmilano, designbooksmilano tumblr:          fashionbooksmilano, designbooksmilano
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marcogiovenale · 5 months
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'dune' n. 6, "in and out of focus": 28 novembre, presentazione a bologna del numero dedicato a francesca alinovi
In and Out of Focus Presentazione del sesto numero del journal internazionale “Dune. Scritture su moda, progetto e cultura visuale” Martedì 28 novembre 2023, ore 17:00 Accademia di Belle Arti Via delle Belle Arti 54, Bologna Martedì 28 novembre 2023 alle ore 17, l’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti ospita una discussione attorno al sesto numero del journal internazionale Dune. Scritture su…
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megabif · 3 months
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Marc Camille Chaimowicz
L’opera di Marc Camille Chaimowicz si distingue a prescindere dalla pratica artistica: da oltre cinquant’anni, questo artista coniuga la scultura, la performance, l’installazione, l’architettura, la pittura, il video, la fotografia e il design con le arti della moda, del tessuto e dell’arredamento. A partire dagli anni ’70, si dedica all’allestimento del suo appartamento londinese per farne un’opera in situ. Rivendica allora il privato come spazio di costruzione del sé, rispetto a un ambiente percepito come alienante. Simile a un’oasi sognata, questa dimensione fittizia viene di volta in volta rivelata nelle sue mostre, condivisa con lo spettatore. Paraventi, mobili da toeletta, vasi e console dai toni pastello, il cui repertorio formale evoca frutti, fiori e parti del corpo, rimandano a un tabù sociale, mentre le arti applicate e gli interni domestici sono considerati minori o femminili.
Offuscando i confini tra arte e design, sollevando questioni legate all’identità e al genere, Marc Camille Chaimowicz trasforma l’intimità in uno spazio politico.
Nato dopo la Seconda guerra mondiale da padre polacco e madre francese, Marc Camille Chaimowicz si trasferisce da bambino nel Regno Unito. Studia a Ealing, Camberwell e alla Slade School of Art di Londra. In una nuova epoca artistica che si preoccupa di avvicinare l’arte alla vita spesso mediante le performance, l’esistenza di Marc Camille Chaimowicz si trasforma in una specie di grande laboratorio. L’artista vive infatti negli spazi espositivi, arreda le hall degli alberghi, decorandole con i propri oggetti, in cui serve il tè agli ospiti con tanto di sottofondo musicale. Abbandona la performance allorché questa viene identificata come pratica ufficiale dell’arte, troppo poco sovversiva. Allora, tra il 1975 e il 1979, allestisce il proprio appartamento in Approach Road. Carta da parati, tende e video di sé in azione: tutto è immaginato, disegnato, progettato su misura per trasformare questi interni in un luogo propizio alle fantasticherie. A partire dagli anni ’80, oggetti e mobili prendono posto nei musei all’interno di scenografie quasi teatrali. Da allora, le centinaia di mostre su questo artista internazionale organizzate a Londra, New York e Basilea ‒ solo per citarne alcune ‒ propongono una successione di interni. 
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La sua storia è quella che rivela con meno facilità e spiega, forse, perché lavora nelle rifrazioni. È nato nella Parigi del dopoguerra, da padre polacco e madre francese. Non hanno mai parlato della guerra. “Non ne parliamo. Non l'abbiamo mai fatto", dice, come se i suoi genitori fossero vivi e tutte le regole familiari fossero ancora in vigore. Suo padre, che aveva una laurea in matematica, ottenne un lavoro all'Institut Curie di Parigi e in seguito fu coinvolto nella prima elettronica. Quando Chaimowicz, che ha due sorelle più giovani, aveva circa 8 anni, la famiglia si trasferì nel Regno Unito. "Vedi, i miei genitori erano molto ingenui", spiega con il suo sorriso astulo. “Avevo sentito che il sistema educativo inglese era molto buono. Non avevano sentito parlare del sistema di classe”.
Chaimowicz, che non parlava inglese, arrivò nel dopoguerra quando il sistema educativo britannico a due livelli lasciò gli alunni meno accademici al freddo. Armato, a 16 anni, con pochissime qualifiche, andò all'Ealing Art College, poi alla bohémien Camberwell School of Art, e fece una laurea post-laurea in pittura alla famosa Slade School of Fine Art. Quando arrivò, aveva bruciato tutti i suoi dipinti. Rispettava teorici e artisti concettuali come Victor Burgin e Gustav Metzger, ma non riusciva a identificarsi con nessuno di loro. Simpatico per le correnti emergenti nel femminismo, ha trovato quel mondo dell'arte intellettuale molto maschile. "La mia mente era attratta dall'ideologia di sinistra", ricorda. "Ma la pratica di sinistra ha prodotto un'arte che non potevo godere. Mancava di piacere, colore e sensualità. Tutte le cose che contano per me”. A Slade, la premessa classica che devi soffrire per la tua arte era pervasiva, ma Chaimowicz non ne aveva niente. “Le persone che stavo guardando non sembravano aver sofferto fino a quel punto. Fragonard sembrava divertirsi. Ho pensato: voglio essere come Fragonard!” Dopo la laurea, Chaimowicz è stato premiato con uno spazio studio a East London da Acme, un programma senza scopo di lucro che collabora con le scuole d'arte di Londra per concedere agli artisti in erba un posto sovvenzionato per creare, e si è offerto volontario in uno studio di design di tessuti a Lione. Man mano che il suo interesse per le arti applicate si evolveva, è emerso anche il suo senso del lavoro come evoluzione della sua vita. Bonnard e Vuillard erano una luce guida. “È stato un periodo molto ricco in termini di pratica. Penserei: voglio un po' di carta da parati, ma non c'è niente che mi piaccia e non posso davvero permettermelo comunque. Forse potrei fare la mia carta da parati”, dice. “Stavo dando la priorità al mio stile di vita, nella misura in cui c'erano lamentele su di me alla sede centrale. Altri artisti stavano camminando lungo la strada vedendomi al piano terra del mio studio con tende floreali, bevendo il tè con gli amici e socializzando, e dicevano: 'Questo ragazzo non sta lavorando! È fraudolento, sta sprecando spazio prezioso!' ” Da quella stessa trasgressione, Chaimowicz ha costruito una carriera.
(via Close Watch | Frieze) + Via + Via
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benzedrina · 1 year
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Dovrei rifare il letto, mettere un piumino che dormo ancora con lenzuola e plaid, sistemare un po' la disposizione del soppalco e forse mettere il letto centrale. Sono da due mesi in questa casa, mi ci trovo bene, è quasi tutto a misura mia e vige un bel disordine caldo e familiare. Ho fatto diverse cene, nulla di abitudinario ma comunque qualcosa di regolare. È entrata un po' di gente e bene o male i commenti sono stati un "si vede che è casa tua" con toni negativo o positivo. L'unica cosa regolare è la partita a D&D in settimana e la birra post partita di giovedì con il tipello a vedere qualche cagata in tv. Sui commenti fatti alla casa potrei scrivere un long form e tenerlo per me come saggio personale sul trattamento degli hobby altrui e sulla percezione artistica del mondo. Sarebbe un bel titolo. Qui a casa puoi trovare filati di ogni tipo, uncinetti, ferri circolari e non, macchina da cucito, jeans da tagliare e stoffe random. Anche cose per disegnare che ho accumulato negli anni, ma tanta roba perché boh le tecniche di disegno e pittura le ho iniziate tutte. Disegni miei e di altri, tanti fumetti e libri, cose per cucinare (ne vorrei di più, tipo che mi serve un mortaio), un sacco da boxe, corde per legare, roba di fotografia, libri di moda, di foto, di pubblicità, di font, boh un bordello. Casa è quello che ho accumulato nel corso degli anni, perché sono un disturbato cronico che deve fare cose e sentirsi perennemente l'ansia di non fare nulla. E questo, le persone che vivo, lo sentono. Il commento principe è "Gi sei too much" che non posso dire che sia sbagliato ma posso dire che mi faccia leggermente stare male. Lo capisco, ma avere tutta sta forza creativa, cioè energia ma a sentirla è proprio una forza interiore che ti spinge lontano, senti sto fuoco che brucia e vuoi fare e fare e se non fai ti viene rabbia perché il tempo che scorre lo senti nei timpani, e come le lontre che sono iperattive fai qualcosa. Cazzo, ho fatto un centinaio di origami in un periodo della mia vita. Ho fatto mosaici per anni con i miei. Ho scritto canzoni che non saranno mai cantanti. Ho un garage fuori città dove dipingo ad olio perché l'odore degli smalti e dell'acquaragia a casa è insostenibile. Mo mi so messo a fare le cose con la macchina da cucire. Cristo, Gi fermati a un certo punto. Ecco quello che sento, ma è una cosa mia, una lotta mia, non voglio che nessuno entri in questa lotta, mi serve per controllarmi. E quando sento quel too much, sento la presenza di sta persona che giudica quel mio fare cose, che ha varcato la linea del mio spazio personale e sta cosa mi fa male, poco poco, ma fa male. Infatti vado d'accordo con poche persone, semplicemente con quelle persone che rispettano questo mio modo d'essere, cioè di base vado d'accordo con tutti, sono una persona aperta, espansiva, curiosa, ed estremamente socievole, ma ti sento vicino se rispetti quella cosa. Sento che posso comunicare con te, dirti qualcosa di più profondo dei semplici discorsi che si possono fare, parlare di un botto di cose che tengo sopite, tipo tutto questo mega pensiero su di me.
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nothingpersonaluk · 2 years
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Posted @withrepost • @vogueitalia Sono gli ultimi giorni per trovare in edicola il nostro numero di settembre con la top model @GigiHadid, protagonista di una storia all'insegna della creatività e del nuovo mondo della moda, con la fotografia di @RafaelPavarotti_ e lo styling studiato ad arte dall'editor e icona @TherealGraceCoddington. Al nostro link in bio, il dietro le quinte esclusivo dello shooting realizzato a New York. Scopri il #SeptemberIssue di #VogueItalia in edicola.
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hauntedbystorytelling · 2 months
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Jewelry by Salvador Dalí modeled by Madelle Hegeler, June 1959, by an anonymous American (?) photographer | src Fostinum view on wordPress
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andreapasson · 1 year
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Crimson - © Andrea Passon / www.andreapasson.it
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seoul-italybts · 1 year
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[✎ ITA] ELLE Korea : Intervista - Non C'è Neppure Una Stanza Vuota Nella Mente di V | 28.03.23⠸
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Non C'è Neppure Una Stanza Vuota
Nella Mente di V
TAEHYUNG x CELINE - 28 marzo 2023
Intervista 🗞 V x ELLE Korea
youtube
. . Lae mie canzoni e genere musicale preferiti, di per sé, sono fonte di conforto, per me. Esattamente come una persona che ti sta a fianco e ti consola nei momenti difficili. . .
Twitter  |  Originale KOR & 📷
D. Immagino ultimamente starai trascorrendo parecchio tempo per conto tuo. Come va? Ti piace?
V: Mi godo il mio tempo libero. Guardo Netflix, videogioco e, di tanto in tanto, lavoro alla mia musica.
D. Questo è il tuo primo incontro con ELLE. Per noi, è un servizio tanto più speciale perché abbiamo potuto presentarti al mondo come 'CELINE BOY'. Quale pensi sia il fascino di CELINE?
V: Ha diversi pregi. Inizialmente, mi sono interessato a CELINE per la sua unicità. Ogni volta che parlo con Hedi Slimane (*direttore creativo di Celine, n.d.t.) mi trovo in sintonia con le sue idee e valori. È ormai da tanto che sono fan della sua fotografia, quindi è un piacere lavorare con lui. Ammiro anche molto le sue creazioni di moda.
D: L'annuncio della tua partecipazione a 'Jinny's Kitchen' – sequel dei varietà 'Yoon's Kitchen' e 'Yoon's Stay' – è stato una sorpresa un po' per tutti. Ti sei dato da fare in cucina nel ruolo dell' "apprendista Kim". C'è un qualche motivo specifico per cui hai scelto di imboccare questo percorso pieno di sfide?
V: Mi piace seguire i varietà. Tuttavia, apparirvi di persona è tutta un'altra storia. Penso sempre ci siano persone più adatte di me, ecco perché, finora, non ero ancora apparso in molti variety show. Ho deciso di partecipare perché, nel programma, ci sono anche alcuni tra i miei amici più cari. Questi amici, che vi avevano già partecipato, mi hanno detto che è divertente. Quando ho voltato il cartellino del nostro ristorante su 'aperto', il giorno dell'inaugurazione, ero molto emozionato.
D: Dovendo gestire un ristorante con altre persone, nonché incontrare la clientela, hai forse imparato o scoperto qualcosa di nuovo su di te?
V: Penso le mie mani siano piuttosto leste. Sebbene io sia un po' lento in ciò che faccio e dico, credo di aver acquisito una certa manualità nel lavare i piatti.
D: Anche durante le riprese per i nostri contenuti YouTube mi sei sembrato molto rilassato. Ti prendi il tuo tempo, ci ripensi e talvolta stravolgi ciò su cui è già da tempo che lavori. Che cos'è che ti motiva a continuare con i tuoi progetti?
V: Credo sia ambizione. Sto continuando a lavorare con costanza alla mia musica, ma non è così facile. Magari non riesco a completare una canzone e allora getto la spugna a metà strada. La cosa mi pesa. Se la melodia è buona ma non sono convinto del testo, mi fermo alla prima strofa. Penso di meritarmi una bella tirata di orecchie per questo (ride). È molto difficile riuscire a completare una canzone di cui essere soddisfatto, ma continuo a fare del mio meglio.
D: Quando eri a girare (Jinny's Kitchen) in Messico, hai postato una foto su Instagram in cui svelavi il tatuaggio dell'amicizia fatto insieme agli altri membri dei BTS. Ti dà forza avere quel tatuaggio?
V: A volte mi dimentico quasi di averlo, ma poi mi torna in mente e allora, "Ah, già, ho un tatuaggio!" e me ne sorprendo da solo. Inizialmente, non volevo fare post a riguardo, ma sono felice che molte persone abbiano capito quanto è importante e supportino la cosa.
D: Negli ultimi episodi della vostra serie di gruppo, "Run BTS", hai dimostrato eccellenti doti motorie. Dev'essere stato divertente schermagliare e giocare a calcio su un campo scivoloso e pieno di bolle insieme ai membri.
V: Non sono poi così portato per lo sport, ma penso che, quel giorno, fossi particolarmente in forma. Spero tanta gente in tutto il mondo si divertirà guardando la nostra partita a foot volleyball.
D: Non è poi così comune che delle superstar giochino e scherzino come fate voi (ride). Mi trovo d'accordo con il testo di "Yet to Come" quando dice "Sono cambiate tante cose, ma noi siamo sempre gli stessi".
V: Esatto! Tutti i membri dei BTS, me compreso, si vogliono bene. Amiamo la nostra squadra e le/gli ARMY più di ogni altra cosa e questo non cambierà mai.
D: L'anno scorso, dopo diverso tempo, avete partecipato di nuovo agli show musicali con "Yet to Come e "For Youth".
V: Ancora oggi, se ripenso a quei momenti, mi emoziono. Abbiamo potuto sentire le grida delle/gli ARMY dopo tanto tempo. Sono state registrazioni piene di gioia.
D: Che significato hanno le parole "innocenza" e "maturità", per te?
V: 'Innocenza' significa che ci sono ancora tante esperienze da provare, mentre la 'maturità deriva da quelle già vissute. Non è facile spiegarlo a parole.
D: Il tuo primo brano solista, "Stigma", rilasciato nel 2016, ci ha svelato la tua passione per il jazz. Che cosa fai per riuscire ad eccellere in ciò che ti piace?
V: È importante fare sempre del proprio meglio, specialmente in ciò che ci piace. La pratica è fondamentale. Dopodiché, può anche capitare che, col tempo, si perda un po' interesse ma, come esistono persone la cui mera esistenza è fonte di conforto, le mie canzoni e genere musicale preferiti mi infondono tanto coraggio. Ogni tanto, vado ancora a riascoltare "Stigma".. Non tutti i giorni, però (ride).
D: Ricordo ancora quand'eri in modalità 'V, maestro della (musica) trot' e cantavi "Shanghai Twist", negli episodi più vecchi di Bangtan Gayo. Sono pure tornatə indietro un paio di volte, mentre guardavo su V Live, perché era troppo divertente. Ci sono forse dei tuoi video del passato che ti piace andare a rivedere?
V: Ah, non è facile scegliere. Mi piace molto filmare Run BTS perché è l'unico varietà in cui non sono teso. È il contenuto in cui appare il mio lato più naturale.
D: Nell'episodio (di Run BTS) in cui ognuno dei membri doveva recarsi in un luogo che considerava prezioso per il gruppo, tu sei andato all'Ilchi Art Hall, mentre gli altri sono andati allo Stadio Olimpico.
V: Il luogo in cui abbiamo tenuto il nostro showcase di debutto è ancora uno tra i più vividi ed importanti nella mia memoria. Simboleggia il nostro inizio e mi ricorda quei momenti preziosi e come eravamo allora.
D: Ormai, ti sei esibito su moltissimi palchi. Ma provi ancora trepidazione o ansia?
V: Quando vedo le/i nostrə fan faccia a faccia, mi agito ancora un po'. Solitamente, tra il palco ed il pubblico, c'è un po' di distanza, ma quando le/li incontro da vicino sono teso ed emozionato.
D: Al di là delle interpretazioni che la gente dà alla musica dei BTS, tu in che occasione pensi di essere maturato di più?
V: Leggere i messaggi e le lettere mandati dalle/gli ARMY, in cui ci raccontano le loro vite, mi ha permesso di maturare molto. Contengono storie riguardanti ciò che fanno, ciò che le/li rende felici, quali sono le difficoltà che stanno affrontando ecc. I loro racconti mi infondono coraggio. Leggo anche i messaggi in inglese, grazie alla traduzione automatica, ma a volte il traduttore non mi ascolta (ride).
D: Sai prestare orecchio ed aprirti al prossimo, grazie alla tua grande sensibilità?
V: Ho molto a cuore ciò che provano le altre persone. Più che essere sensibile, direi che presto attenzione e compartecipazione, cercando di cogliere i sentimenti altrui.
D: Un'occasione in qui hai avvertito chiaramente l'affetto della gente?
V: Ah, ovviamente quello delle/gli ARMY. Mi scrivono su Weverse quasi tutti i giorni e avverto sempre tutto il loro amore ed affetto nei miei confronti.
D: Menzioni spesso i tuoi alter-ego. Come descriveresti quello che ci hai mostrato durante le nostre riprese?
V: Cerco di seguire la musica ed adeguarmi all'atmosfera che si respira sul set. Quindi le canzoni che vengono riprodotte durante un servizio fotografico o simili sono molto importanti perché determinano il tipo di persona che mostrerò.
D: Oggi, durante il nostro servizio fotografico, ti ho visto ballare un paio di volte, quindi immagino la nostra selezione musicale fosse buona (ride). In che occasioni ti trovi in pace con te stesso?
V: Quando faccio un pisolino. Mi sono fatto parecchie dormite, ultimamente, visto che non ho molti impegni. È la gioia più grande della mia vita.
D: Che complimento ti faresti?
V: Sei stato fantastico, durante il servizio/le riprese di oggi (ride)!
D: L'argento ed il grigio sono due colori apparentemente simili. Se tu dovessi paragonarti ad uno dei due, quale sceglieresti?
V: Mi piace il grigio.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS ⠸ 
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iosognatore · 1 year
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Un INFINITO di bellezza..
Fotografia NYC Dance Project,
di Ken Browar, fotografo professionista di moda, e della moglie, Deborah Ory, editrice di fotografia di danza.
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fashionbooksmilano · 3 months
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Stardust David Bailey
Con un saggio di Tim Marlow
Skira, Milano 2015, 272 pagine, 26x33,8cm, Inglese, ISBN 9788857227795
euro 58,00 - 50% €29,00
email if you want to buy [email protected]
Catalogo Mostra PAC 1 marzo 2 giugno 2015
Oltre 300 fotografie, alcune delle quali inedite, selezionate personalmente da David Bailey dal suo immenso archivio, ripercorrono più di mezzo secolo di carriera del grande artista. 
Francis Bacon, Salvador Dalí, Johnny Depp, Bob Dylan, Mick Jagger, Man Ray, Bob Marley, Jean Shrimpton: una straordinaria galleria di attori, scrittori, musicisti, politici, registi, modelle, artisti, ma anche persone incontrate durante i suoi viaggi in Australia, India, Sudan e Papua Nuova Guinea; molti famosi, alcuni sconosciuti, tutti assolutamente coinvolgenti e memorabili. Nato a Londra nel 1938, negli anni Sessanta David Bailey si è affermato nella fotografia di moda come collaboratore di Vogue, divenendo uno dei più popolari esponenti del mondo della fotografia d’autore; la creazione di ritratti, geniali e spesso provocatori, è sempre stata un interesse centrale nella sua attività. Pubblicata in occasione della grande mostra milanese (co-prodotta da Comune di Milano, PAC Padiglione d’Arte Contemporanea e Tod’s) proveniente dalla National Portrait Gallery di Londra, la monografia è suddivisa per temi, con immagini iconiche affiancate da ritratti meno noti e inediti, ed è introdotta da un saggio dello storico dell’arte Tim Marlow. David Bailey, membro onorario della Royal Photographic Society, è considerato uno dei più grandi fotografi viventi. Nel 2001 è stato insignito del titolo di Commander of the Order of the British Empire, come riconoscimento per il suo impegno artistico. Ha recentemente pubblicato Bailey’s East End (2015). Tim Marlow, storico dell’arte inglese, autore di numerosi libri e presentatore di programmi radiofonici e televisivi, è direttore delle mostre della galleria londinese di arte contemporanea 
18/01/24
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