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#fuga dei cervelli
il mio blog è checolorehaunanimabruciata ma il vostro dovrebbe chiamarsi che colore ha il vostro cervello bruciato se venite a scrivermi, vi dico che ci sono le domande apposta, dite di non avere secondi fini e poi totalmente a caso mi bloccate.
NON VI DEVO UN CAZZO IO, SIA CHIARO, NEMMENO UNA RISPOSTA, SE LO FACCIO È SOLO ED ESCLUSIVAMENTE PER EDUCAZIONE E COMUNQUE MANCO DA SINGLE VI AVREI CAGATO DIO BONO.
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ultimaedizione · 1 year
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La fuga dei cervelli e i sovranisti - di Domenico Galbiati
Ma siamo sicuri che questo piagnisteo sulla cosiddetta “fuga dei cervelli” abbia senso? Non è forse il caso di rovesciare la frittata? Quando un’ opinione è talmente diffusa ovunque ed universalmente accettata, anche da opposte sponde politiche, gatta ci cova. Una delle due: o effettivamente si tratta di una verità incontrovertibile oppure è bene revocarla in dubbio e rifletterci per bene. I…
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blogitalianissimo · 3 months
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sai tutto quello che è successo ieri mi ha fatto pensare ad una cosa…
per contesto: vivo nel sud della Svizzera, nell’unica area italofona, anche se sono italiano. Ho iniziato a riflettere su quanto queste dinamiche italiane si riflettano anche qui in Svizzera, anche se i problemi non sono nemmeno paragonabili a quelli che il sud deve affrontare. Però anche solo pensando alla percezione che quelli più a nord (o come piace a loro chiamarsi “della Svizzera centrale”) hanno di quelli al sud, in particolare del cantone italiano, quello più al sud di tutti i cantoni (che sono come le regioni), ti fa capire quanto ottusi gli uomini siano. Quanto idioti e bigotti. Quanto ripetitivi nel loro pensare. Il sud della Svizzera è percepito anche lui come una “spiaggia a basso costo con buon cibo”. Questo è quello che siamo per loro. Siamo quelli esotici che non si comprendono, perché in italia è una questione di dialetti (o comunque di lingue come il napoletano che hanno avuto una metamorfosi a partire dal latino in parallelo al volgare italiano), ma qui è una questione di lingue. Non mi sento di screditare la parte francese, spesso sono molto educati e sanno parlare sicuro anche il tedesco e l’inglese, ma spesso ti sorprendono e sanno anche l’italiano. Però gli svizzeri tedeschi (secondo me da distanziare totalmente dai tedeschi di Germania) oh poveri noi. Loro lo sanno di essere la maggioranza (non badano molto allo studio di altre lingue) e lo sanno che il nostro futuro dipende tanto dalla capacità di esprimerci nella loro lingua, che per nota personale: la odio. Suona così male, soprattutto lo svizzero tedesco (che è il loro dialetto, molto diverso dal tedesco che impari a scuola). Esiste una unica università italiana in Svizzera, la quale non ha una gamma ampia di corsi. Se vuoi fare il medico, il fisico, il chimico, letteratura straniera, psicologia e non so quanti altri devi studiare o in tedesco (miglior scelta, perché è dove ci sono le università più prestigiose) oppure in francese. E lo so che ora penserai: beh studia in italia. E ti rispondo subito dicendo: non dopo tutta quella fatica che uno fa per prendere una maturità svizzera. Perché se in italia tanti bocciano il primo anno di università, qui il vero ostacolo è il primo anno di liceo (dove mediamente quasi il 40% non ce la fa). I programmi sono diversi, ma ora non voglio scendere troppo nei dettagli. Inoltre studiare in italia per fare l’avvocato in Svizzera non funziona. Devi studiare per forza in un’altra lingua (e per forza parzialmente in tedesco, perché alcuni codici sono solo in tedesco). Molte persone della mia età se ne sono andate in altri cantoni, a settembre perderò le mie ultime amicizie del liceo di qui. La “fuga di cervelli” c’è anche qui. Eccome se c’è. Ci sono i salari più bassi, mentre le spese aumentano e la nostra lingua viene sempre messa da parte a favore del tedesco (nel nostro stesso cantone intendo). Ci sono tutti questi problemi, tutte queste dinamiche, ma poi oltre passo il confine e le carte si girano, improvvisamente gli stereotipi si invertono. Perché non parlo più una lingua estranea, solo l’accento cambia. Dei pregiudizi calano e nuovi sorgono.
Non ha letteralmente senso. Sono tutti persi in un bicchier d’acqua. Volevo concludere dicendo che queste separazioni sono assurde ed è assurdo pensare di imporre un modello del genere in Italia. Di frantumare il sogno secolare dell’unità. Chi sono queste persone contro ogni figura storicamente importante della tradizione che credeva in questo ideale? Non verranno mai ricordate e dovrebbero sperare che vada così, perché in caso contrario non sarà per buone ragioni. la Svizzera funziona con i cantoni come cantoni sovrani (qui c’è tanta indipendenza), ma funziona perché non c’è mai stato un’altro modello. L’Italia non è stata pensata così. Mi spiace per tutto quello che sta succedendo, spero in colpo di fortuna.
L'unica cosa che posso aggiungere è che la Svizzera è schifosamente ricca e ogni cantone può autonomamente sostenersi da solo, anche quello "più povero", in Italia se lo fai condanni alla povertà oltre la metà del paese e ALL'INEFFICENZA l'altra, perché la Lombardia in questi anni ci ha dimostrato di essere un disastro, e dall'autogestione s'incasinerà ancora di piu.
Per il resto per carità capisco, ma tieni conto che i problemi della Svizzera in Italia sono quintuplicati e ci sto andando piano, e non è per sminuire quello che passate voi lì ma santo iddio qua stiamo vivendo un incubo e stiamo valutando l'emigrazione
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libriaco · 4 months
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Cervelli pesanti
Ci si preoccupa della fuga dei cervelli. Giusto, ma dovremmo preoccuparci anche dei cervelli che non possono fuggire. Voglio dire, sarebbe tempo che tutti ci preoccupassimo anche di quei due terzi di connazionali che non possono sperare di esportare le loro incompetenze ed elaborare un progetto di fuga e consumano il meglio del loro potenziale nell’escogitare le astuzie utili a nascondere le loro o totali incapacità o drammatiche difficoltà di lettura, di comprensione, di calcolo: quei due terzi dei cervelli che pesano sulla nostra vita sociale e produttiva e incidono in modo pesantemente negativo sulla qualità della formazione dei loro figli.
T. De Mauro, La cultura degli italiani [2010], Roma-Napoli, Laterza, ebook 2013
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der-papero · 2 years
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'sta cosa della fuga dei cervelli sta avendo conseguenze drammatiche.
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bernar-dino-galgano · 1 month
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Il Restare, per migliorare le radici, progettando un futuro.
Il coraggio di restare in questa amara terra, ormai rimasta all’osso, le male politiche l’hanno divorata, e quindi come quei villaggi dei coloni ricercatori d’oro nelle Americhe, sono tutti fuggiti via lontano, lasciando fermo il tempo, dicono fieri che sia la fuga dei cervelli, come se chi non fugge non ne abbia, avere abbastanza cervello per fuggire via a cercare fortuna. Mentre noi stupidi…
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gennarocapodanno · 4 months
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Festa della Repubblica. L'intervento del docufilm: "Caro Presidente"
A seguito della lettera, inoltrata al presidente Mattarella, alla vigilia delle festività natalizie sulla “fuga dei cervelli” dall’Italia Gennaro Capodanno – Docufilm “Caro Presidente” La  lettera sui giovani a “Caro Presidente”             Il 2 giugno scorso di due anni fa, in occasione delle festa della Repubblica, su Rai 3, andò in onda, in prima visione assoluta, il documentario “Caro…
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newsnoshonline · 5 months
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Le sovvenzioni per gli espatriati non risolveranno la ricerca brasiliana Le sfide delle sovvenzioni per gli espatriati nel settore della ricerca brasiliana Il Consiglio nazionale delle ricerche brasiliano ha annunciato un programma di rimpatrio dei talenti per contrastare la fuga di cervelli. Tuttavia, l’iniziativa a breve termine pone dubbi sulla sua efficacia nel lungo periodo, poiché le infrastrutture e le opportunità di carriera sono limitate. La necessità di riforme strutturali per attrarre gli espatriati La mancanza di posizioni di ruolo nel sistema accademico brasiliano potrebbe scoraggiare il ritorno dei ricercatori espatriati, dimostrando la necessità di riforme profonde per garantire opportunità di carriera stabili. Le limitazioni dei precedenti programmi di internazionalizzazione
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giancarlonicoli · 6 months
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25 mar 2024 09:03
LA DISTRUZIONE DELL’ISTRUZIONE – NEL 2022 I GIOVANI CHE IN ITALIA HANNO ABBANDONATO LA SCUOLA PREMATURAMENTE SONO STATI 465 MILA, PARI ALL'11,5% DI TUTTI GLI STUDENTI TRA I 18-24 ANNI – NELLO STESSO ANNO, I “CERVELLI IN FUGA” CHE SE NE SONO ANDATI DAL PAESE PER TRASFERIRSI ALL'ESTERO SONO STATI 55 MILA – I PRIMI SONO OTTO VOLTE SUPERIORI DEI SECONDI, EPPURE LA DISPERSIONE SCOLASTICA NON È AVVERTITA COME UN’EMERGENZA DALL'OPINIONE PUBBLICA... -
(ANSA) - Nel 2022 i giovani che in Italia hanno abbandonato la scuola prematuramente sono stati 465.0001, pari all'11,5% della popolazione presente nella fascia di età compresa tra i 18-24 anni. Sempre nello stesso anno, invece, i cosiddetti 'cervelli in fuga' che se ne sono andati dal Paese per trasferirsi all'estero sono stati 55.500.
I primi, dunque, sono un numero 8 volte superiore a quello dei secondi. Lo denuncia la Cgia di Mestre, sottolineando che sono due problematiche estremamente delicate che, tuttavia, continuano ad avere, da parte dell'opinione pubblica, livelli di attenzione molto diversi.
Se la dispersione scolastica non è ancora avvertita come una piaga educativa con un costo sociale spaventoso, la 'fuga' all'estero di tanti giovani, invece, lo è, sebbene il numero della prima criticità sia molto superiore a quello della seconda.
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Cgia, 500mila ragazzi hanno lasciato la scuola nel 2022
Nel 2022 i giovani che in Italia hanno abbandonato la scuola prematuramente sono stati 465.0001, pari all’11,5% della popolazione presente nella fascia di età compresa tra i 18-24 anni. Sempre nello stesso anno, invece, i cosiddetti ‘cervelli in fuga’ che se ne sono andati dal Paese per trasferirsi all’estero sono stati 55.500.     I primi, dunque, sono un numero 8 volte superiore a quello dei…
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micro961 · 10 months
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Michele Bo - Il singolo “Pasticciotta alla crema” direttamente da Abu Dhabi
Il brano del cantautore sugli stores digitali e dal 1° dicembre nelle radio
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“Pasticciotta alla crema” è il primo singolo dell’eclettico cantautore Michele Bo, sui principali stores digitali e dal 1° dicembre nelle radio in promozione nazionale. Una ballad pop intima e delicata dagli arrangiamenti semplici e diretti, in cui la voce dell’artista si mette al servizio delle parole, della narrazione, come il classico e stimato cantautorato italiano esige. La nascita del brano è frutto di una ispirazione nascosta tra gli eventi che hanno accompagnato Michele nel suo percorso di vita. A motivarlo anche la rottura di una relazione importante con la ragazza con cui aveva condiviso il percorso di studi universitari. La proposta di lavoro e l'imminente partenza per Abu Dhabi, infatti, hanno portato con sé anche una difficile separazione. È proprio da questo episodio che nasce il brano “Pasticciotta alla crema”.
Poche settimane dopo aver preso l'aereo che lo avrebbe portato in un paese sconosciuto Michele non sapeva cosa aspettarsi. Era emozionato per la nuova avventura, ma anche emotivamente scosso per quello che era successo. Lasciava il paese in cui era cresciuto, ma più di tutto non riusciva ancora a credere che fosse finita la relazione che aveva illuminato gli ultimi anni della mia vita. Non appena si trasferì nel nuovo appartamento ad Abu Dhabi, a gennaio di quest'anno, una tra le prime cose che fece fu comprare una chitarra (dato che in aereo non era riuscito a portarla). Appena l'ha avuta tra le mani, racconta, si è chiuso in casa e ha suonato ininterrottamente per tutto il weekend. Una di quelle sere, durante uno di quei momenti particolarmente nostalgici, d'impulso, d'improvviso, ha sentito il bisogno di cantare le emozioni che provava in quel momento, e così è nata la canzone per la ragazza che aveva rapito il suo cuore.
“Le parole sono venute spontanee, gettate al vento al ritmo dei palpiti delle emozioni celate, che non aspettavano altro che essere liberate.
Un canto d'amore, di speranza e di abbandono. Una consapevolezza della distanza, ma della persistenza dei sentimenti e dei ricordi.” Michele Bo
Storia dell’artista
Classe 1997, Michele Baldo, in arte Michele Bo, è un brillante studente italiano espatriato all'estero, ora ad Abu Dhabi dove lavora come ingegnere di intelligenza artificiale. Ma l'Italia la porta nel cuore e la cultura del suo paese natale non può che manifestarsi nella musica e nella poesia. Aspirante cantautore, il suo primo brano “Pasticciotta alla crema” è uscito il 6 giugno. Michele fa parte dei tanti cervelli in fuga. Laureato in informatica nel 2020 all'Università di Trento e in neuroscienze cognitive nel 2022, con un periodo di ricerca tesi ad Amsterdam, vola a dicembre dello stesso anno ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, dove viene assunto in un centro di ricerca per lavorare sulle frontiere delle nuove tecnologie di intelligenza artificiale. Ma nel tempo libero, tra un esperimento e l'altro, una duna di sabbia e l'altra, un po' di mare e qualche trasferta a Dubai, la sua passione è la musica. Michele scrive da quando era solo un adolescente, ma solo recentemente ha preso seriamente questa passione.
Instagram: https://instagram.com/mickbo32
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lamilanomagazine · 11 months
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Matteo Renzi ha annunciato la separazione da Carlo Calenda e da Azione
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Matteo Renzi ha annunciato la separazione da Carlo Calenda e da Azione È arrivata ufficialmente la comunicazione della separazione tra il Leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ed il partito con a capo Carlo Calenda, Azione. Matteo Renzi ha comunicato la sua divisione ufficiale con Azione, partito di Carlo Calenda. "Meglio finire questa telenovela che farci ridere dietro da mezza Italia", ha dichiarato Matteo Renzi, scrivendo ed ufficializzando la separazione. "oggi ufficializziamo la separazione delle strade con gli amici di Azione", ha aggiunto il Leader di Italia Viva. Non sono mancate le spiegazioni annesse alla decisione "abbiamo provato fino all'ultimo a chiedere di di fare la lista, la risposta di Calenda è stata sprezzante. Ognuno ha il suo stile, noi non facciamo polemica. Dunque, auguri a tutti e ognuno per la sua strada. Meglio finire questa telenovela che farci ridere dietro da mezza Italia". Il leader di Italia Viva ha dedicato alcune parole al governo attuale, ponendo l’accento su alcune critiche in merito ai documenti di bilancio. “ Introduce un elemento di falso ideologico nei documenti di bilancio. È ovvio che nel 2025 e nel 2026 dovremo mettere quei 14 miliardi. E dunque i numeri della Nadef sono sballati prima che sbagliati. Lo so, lo so: sono cose tecniche, noiose. Ma è nell'attenzione a queste cose che si misura la qualità di un Governo", ha affermato il leader. Proseguendo nel confermare e spiegare le sue decisioni, Matteo Renzi scrive: "Per esempio: pare che abbiano deciso di modificare e diminuire le agevolazioni fiscali per il rientro dei cervelli in fuga e ci sarebbe da domandarsi che hanno fatto di male i cervelli in fuga e, anche quelli in Patria, per meritarsi questo governo. Ma mettetevi nei panni di chi ha deciso di rientrare a casa e ha firmato contratti, mutui, fatto progetti di vita. E all'improvviso tutto cambia. Questo modo di fare è barbaro" Nella comunicazione di Matteo Renzi si legge "io voglio fare politica, non vivere circondato da cavilli regolamentari e da rancori personali. I gruppi si chiameranno Italia Viva, Il Centro e Renew Europe. Alle elezioni faremo un grande risultato. Ne sono certo.”... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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monicadeola · 1 year
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[...] Così nascono fenomeni come la great resignation e il quiet quitting, che hanno però motivazioni diverse. Secondo Harvard Business Review, se il primo fenomeno nasce per la riscoperta del tempo libero, la nascita di nuove esigenze e consapevolezze post pandemia; il secondo dipende spesso dall’incapacità di molti manager di valorizzare il proprio capitale umano, di costruire relazioni solide e autentiche con i propri dipendenti, di metterli al centro di ogni decisione che li riguarda e di ascoltare i diversi bisogni.
«La relazione che abbiamo con il lavoro è come una relazione tossica in amore – dice Alisia Galli, Psicologa Clinica e Leader Pillar Mentale di Fitprime - Siamo stanchi, anche avviliti: dalla retribuzione, dai mancati “successi”, dagli avanzamenti di carriera posticipati, dall’assenza di riconoscimenti, dal totale disinteresse nei confronti della nostra vita privata”. Siamo avviliti, ma non possiamo farne a meno: di lavorare, lavorare, lavorare. Perché il successo nella vita e l’accettabilità sociale sembrano essere determinati dalla nostra carriera: insomma, il lavoro oggi ha un ruolo decisamente ingombrante nelle nostre esistenze».
La causa sta nella hustle culture, ovvero la dedizione totale (o quasi) al lavoro. Nata negli Stati Uniti, negli anni si è diffusa anche in Europa, con il risultato di aver portato sempre più persone a rischio di esaurimento nervoso proprio a causa del lavoro. «Dopo anni in cui ci siamo dimostrati sempre impegnati, credendo che questo ci rendesse interessanti agli occhi degli altri, oggi, soprattutto le nuove generazioni di lavoratori, a questo gioco non ci stanno più – continua Galli - E molti hanno deciso di cambiare il proprio atteggiamento. 
Così nasce il quiet quitting. Tradotto come “abbandono silenzioso”, si pensa che significhi che i lavoratori che abbracciano questo comportamento facciano il minimo indispensabile, non si impegnino per nulla e insomma siano dei lavativi. Questa interpretazione del quiet quitting però è impropria e in realtà il fenomeno racchiude ben altri valori». Fare quiet quitting in realtà vuole dire semplicemente lavorare nei tempi e nei modi indicati dal proprio contratto, senza fare straordinari o assumersi responsabilità ulteriori. «Si tratta di persone che decidono di adempiere alle loro mansioni lavorative, ma di non aderire alla cultura del “lavoro è vita” per guidare la loro carriera e distinguersi agli occhi dei superiori. Si attengono ai propri compiti e quando tornano a casa lasciano il lavoro alle spalle e si concentrano su attività di altri tipo: famiglia, amici, hobbies». E poiché il trend è portato avanti soprattutto dalla Generazione Z, è bene che le aziende lo ascoltino per attrarre e trattenere i migliori talenti di domani [...].
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haljathefangirlcat · 1 year
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"Dopo la fuga dei cervelli, anche quella delle voci ci tocca subire!"
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I trentenni di oggi
Ma chi sono, cosa sentono e soprattutto cosa desiderano? Se dovessimo basare le opinioni solo sui numeri, ne basterebbero solo tre, tracciando il ritratto dei trentenni di oggi. In Italia ogni anno sono circa 50.000 i cervelli in fuga, sono 3 milioni i giovani che non studiano e non lavorano, e 7 milioni di under 35 che ancora vivono in casa con i propri genitori. Se fossero un…
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gianlucadicastri · 2 years
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