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#gianni volpi
mknewsmedia · 2 years
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The Companion to Italian Cinema
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carmenvicinanza · 12 days
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Laura Betti
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«Sono comunque un’attrice ed ho una necessità fisica di perdermi nel profondo degli intricati corridoi dove si inciampa tra le bave depositate da alieni, tele di ragno luminose e mani, mani che ti spingono verso i buchi neri screziati da lampi di colore, infiniti, dove sbattono qua e là le mie pulsioni forse dimenticate da sempre oppure taciute… per poi ritrovare l’odore della superficie e rituffarmi nel sole dei proiettori, nuova, altra».
Laura Betti è stata un’attrice talentuosa, vivace e intensa. La cattiva per antonomasia delle grandi dive del cinema italiano.
Ha recitato in circa settanta film, diretta dai più grandi registi e registe del Novecento come Federico Fellini, Roberto Rossellini, Mario Monicelli, Bernardo Bertolucci, Pier Paolo Pasolini, Gianni Amelio, Francesca Archibugi, i fratelli Taviani, in capolavori come La dolce vita, Teorema, Sbatti il mostro in prima pagina, Nel nome del padre, Il grande cocomero e molti altri ancora.
Tra le interpretazioni più memorabili c’è sicuramente quella in Novecento di Bertolucci (1976) in cui ha interpretato Regina, personaggio dall’aria sinistra, quasi stregonesca, amante del fascista Attila, interpretato da Donald Sutherland.
Sul suo modo di esprimersi con le parole, il linguaggio, la voce roca e impastata, la fisicità, ci sono stati anche diversi studi accademici.
Artista a tutto tondo, ha recitato a teatro, cinema, televisione e lavorato a lungo come doppiatrice.
Soprannominata giaguara per la sua vitalità aggressiva e incontenibile associata a un passo felpato, quello con cui entrava in un film con un ruolo non da protagonista, per poi rubare la scena a tutti gli altri.
Nata col nome di Laura Trombetti a Casalecchio di Reno, Bologna, il 1º maggio 1927, ha esordito come cantante jazz, per poi passare al cabaret con Walter Chiari ne I saltimbachi. 
Nel 1955 ha debuttato in teatro ne Il crogiuolo di Arthur Miller, con la regia di Luchino Visconti, seguito poi da spettacoli storici come il Cid di Corneille, in coppia con Enrico Maria Salerno e I sette peccati capitali di Brecht e Weill.
Il recital Giro a vuoto, del 1960, realizzato in collaborazione dei più grandi talenti letterari dell’epoca che amavano riunirsi nella sua casa romana, a Parigi venne recensito positivamente dal fondatore del movimento del surrealismo, André Breton.
Al cinema ha esordito nel 1956, in Noi siamo le colonne di Luigi Filippo D’Amico. Le prime parti importanti sono state in Labbra rosse di Giuseppe Bennati, Era notte a Roma di Roberto Rossellini, e soprattutto ne La dolce vita di Federico Fellini, dove interpretava una giovane saccente che nella scena finale della festa si vede rovesciare un bicchiere d’acqua in faccia da Marcello Mastroianni.
Fondamentale è stato il sodalizio con Pier Paolo Pasolini, che l’ha diretta in diverse opere teatrali e cinematografiche, tra cui svetta Teorema, che le è valso la Coppa Volpi come miglior attrice al Festival del Cinema di Venezia. 
È stata la sua musa, definita da lui “una tragica Marlene Dietrich, una vera Greta Garbo che si è messa sul volto una maschera inalterabile di pupattola bionda”. Meglio di chiunque, è riuscito a sfruttare la sua capacità di caratterizzare i personaggi con la sua fisicità intensa, il forte segno caratteriale, spesso aspro, e la sua voce dal timbro pastoso.
A partire dagli anni ’70 ha cominciato a interpretare soprattutto ruoli da cattiva, scomodi e sgradevoli che, seppur secondari, restavano impressi nella memoria del pubblico.
Dopo la morte di Pasolini, nel 1975, ha tentato in tutti i modi di fare giustizia all’amico, sporse anche denuncia contro la magistratura per come erano state svolte le indagini sull’omicidio, le cui cause ancora oggi, restano oscure.
Ha continuato a farlo vivere, ricordandolo, scrivendone, dirigendo documentari su di lui.
Con Giovanni Raboni, ha pubblicato, nel 1977 Pasolini cronaca giudiziaria, persecuzione, morte seguito, due anni dopo, dal romanzo Teta Veleta il cui titolo è un riferimento a uno scritto giovanile del grande intellettuale.
Nel 1983 ha ideato e diretto il Fondo Pier Paolo Pasolini che per oltre vent’anni ha avuto la sede a Roma, poi spostato a Bologna, quando, nel 2003, ha creato il Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini, con oltre mille volumi e altro materiale relativo alle opere dello scrittore e regista.
Nel 2001, con Paolo Costella, ha diretto il documentario Pier Paolo Pasolini e la ragione di un sogno.
È stata anche la protagonista del libro di Emanuele Trevi Qualcosa di scritto, che evidenzia come lei sia stata la vera erede spirituale di Pasolini e incontrarla è come incontrare lo scrittore, perché rimasta plasmata e posseduta dalla sua vivida presenza.
In Francia, paese che l’ha adorata e riverita molto più dell’Italia, nel 1984 è stata nominata Commandeur des Arts et Lettres.
Laura Betti si è spenta a Roma il 31 luglio 2004.
Dopo la sua morte, il fratello, ha donato al Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini anche tutti i documenti personali della carriera della sorella, raccolti sotto il nome Fondo Laura Betti, inoltre la sua città di origine, Casalecchio di Reno, nel 2015, le ha intitolato il Teatro Comunale.
Del 2011 è il documentario La passione di Laura, diretto da Paolo Petrucci, in cui viene ripercorsa la carriera dell’attrice raccogliendo anche le testimonianze di registi e intellettuali come Bernardo Bertolucci, Francesca Archibugi, Giacomo Marramao e Jack Lang. Il film è stato candidato ai Nastri d’Argento del 2012 tra i migliori documentari.
Laura Betti ha concentrato la sua esistenza nella ricerca della verità. Nell’arte, nella vita, tra la poesia che ha frequentato, nella sua recitazione.
Aveva carisma e fascino, sapeva sperimentare e aveva uno straordinario dinamismo dell’intelletto. 
Ha avuto ruoli fuori dai canoni e per questo è stata difficilmente inquadrabile.
Ha saputo intrecciare linguaggi differenti come il cabaret, la canzone, il teatro, il cinema, la rivista.
Dipinta con tratti alterni, di sicuro ha saputo lasciare la sua impronta decisa e precisa nella storia della cultura italiana.
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agrpress-blog · 6 months
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È morta a Roma all’età di ottantanove anni la produttrice Marina Cicogna, produttrice di film quali C’era una volta il West di Sergio Leone, Il giorno della civetta di Damiano Damiani, Teorema e Medea di Pier Paolo Pasolini, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e La classe operaia va in paradiso di Elio Petri, e molti altri. Nata nel maggio 1934, a Palazzo Volpi di Misurata, dal conte Cesare Cicogna Mozzoni e dalla contessa Annamaria Volpi di Misurata, Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata consegue la maturità classica e frequenta il Sarah Lawrence College di New York - avendo come insegnante Marguerite Yourcenar -, prima di optare per una scuola di fotografia.  Prima donna produttrice in Europa, nel ’67 diventa titolare, insieme al fratello Ascanio - detto “Bino” - della casa di produzione e distribuzione Euro International Films - portando in Italia importanti film stranieri come L’uomo del banco dei pegni (1965) di Sidney Lumet, con Rod Steiger e Bella di giorno (1967) di Luis Buñuel, con Catherine Deneuve - e si afferma fin da subito con opere importanti e di successo, fra cui C’era una volta il West (1968) di Sergio Leone, con Claudia Cardinale, Charles Bronson, Henry Fonda e Jason Robards, Il giorno della civetta (1968) di Damiano Damiani, tratto dal libro omonimo di Leonardo Sciascia (fu il secondo libro di Sciascia ad esser portato al cinema dopo A ciascuno il suo di Elio Petri, uscito l’anno avanti) ed interpretato da Franco Nero, C. Cardinale, Lee J. Cobb, Nehemiah Persoff e Tano Cimarosa, Teorema (1968) di Pier Paolo Pasolini, Metti una sera a cena (1969) di Giuseppe Patroni Griffi, Medea (1969) di P. P. Pasolini, con Maria Callas, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) di Elio Petri, con Gian Maria Volonté e Florinda Bolkan, e che vince l’Oscar come Miglior Film Straniero, La classe operaia va in paradiso (1971) di E. Petri, con G. M. Volonté, Mariangela Melato, Salvo Randone, Luigi Diberti e Flavio Bucci, Lo chiameremo Andrea (1972) di Vittorio De Sica, con Mariangela Melato, Nino Manfredi ed un giovane Gigi Proietti, Fratello sole, sorella luna (1972) di Franco Zeffirelli, Un uomo da rispettare (1972) di Michele Lupo, con Giuliano Gemma e Kirk Douglas (in uno fra i suoi pochi film in Italia), Una breve vacanza (1973) di V. De Sica, Le orme (1974) di Luigi Bazzoni. Grande appassionata di fotografia, negli anni della cosiddetta “Dolce vita” immortala personalmente, perlopiù in contesti informali, Gianni Agnelli, Brigitte Bardot, Richard Burton, Yul Brynner, Claudia Cardinale, Charlie Chaplin, Federico Fellini, Henry Fonda, Greta Garbo, Ava Gardner, Maria Callas e Onassis, Audrey Hepburn, Herbert von Karajan, Louis Malle, Silvana Mangano, la principessa Margaret, Jeanne Moreau, Ezra Pound, Elizabeth Taylor, Luchino Visconti. La maggior parte fra tali istantanee è poi confluita nel libro Scritti e Scatti (Mondadori Electa, 2009), da cui fu tratta anche un’apprezzata mostra fotografica. Un secondo libro fotografico, La mia Libia (Edimond, 2012), raccoglie foto degli anni parzialmente vissuti a Tripoli - fra il ’57 e il ’67 - nella settecentesca villa di famiglia. Con Gucci realizzato il libro d’arte e fotografia Imitatio Vitae (Marsilio/Gucci, 2019), sui capitelli di Palazzo Ducale. Nel 2021 è protagonista del documentario che ripercorre le tappe della sua vita: Marina Cicogna - La vita e tutto il resto di Andrea Bettinetti. Nel 2023 è uscita la sua autobiografia, intitolata Ancora spero. Una storia di vita e di cinema (Marsilio) e scritta con Sara D’Ascenzo. Nello stesso anno riceve il David di Donatello alla Carriera.
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Gli eroi in bianconero: Carlo VOLPI
Volpi arriva dal Mantova – scrive Gianni Giacone su “Hurrà Juventus” del gennaio 1973 – all’indomani del tredicesimo scudetto conquistato proprio con l’indiretto concorso del Mantova, che ha piegato i nerazzurri di Herrera all’ultimissima giornata, non c’è juventino autentico che non ricordi quel primo giugno sessantasette. Sono scampoli di gloria che la pattuglia heribertiana ha ampiamente…
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lamilanomagazine · 2 years
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Cine34 celebra il 90° anniversario della Mostra del Cinema
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Cine34 celebra il 90° anniversario della Mostra del Cinema   Cine34 celebra il 90esimo anniversario della Mostra del Cinema, dal 2 al 4 settembre in prima e seconda serata, con una rassegna di sei film tra i più rappresentativi, in concorso e poi premiati, nel corso di questi decenni, a Venezia. - Venerdì 2, alle ore 21.15, aprono il ciclo i film Baarìa (Premio Pasinetti al miglior film) e L'uomo delle stelle (Premio speciale della Giuria), entrambi diretti da Giuseppe Tornatore. - Sabato 3, sempre in prima serata, è la volta dell’opera di Gianni Amelio Così ridevano (Leone d’Oro), cui segue il capolavoro di Michelangelo Antonioni con Monica Vitti, Deserto Rosso (Leone d’Oro). - Domenica 4, dalle 21.15, concludono il ciclo le pellicole Padrenostro (con la Coppa Volpi a Pierfrancesco Favino) e Che ora è (con la Coppa Volpi a Marcello Mastroianni e Massimo Troisi, e il Premio Pasinetti a Troisi). Sempre venerdì 2, in seconda serata, quale omaggio al Cinema Italiano e a tutti gli artisti e artigiani che contribuiscono alla sua realizzazione, Cine34 ripropone la sua lettera d’amore alla Settima Arte, industria che oggi vive una crisi senza di precedenti sin dal primo lockdown del marzo 2020. L’emozionante carrellata, che in poco più di 70 minuti ripercorre le sequenze-culto del nostro cinema, si dipana attraverso un flusso di immagini e memorie che si rincorrono velocemente: tante testimonianze prestigiose e tantissime indimenticabili scene tratte da pellicole eterne, intrecciate in un grande e suggestivo Amarcord, fino ad arrivare alla loro consacrazione definitiva: quella degli Oscar. Capolavori senza tempo, opere fonte di ispirazione per vecchie e nuove generazioni di registi, attori, maestranze: in poche parole… la grandezza e unicità del cinema Made in Italy.... Read the full article
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Festival del Cinema di Venezia 2022, al via l'edizione numero 79
90 anni di Festival, 90 anni in questo 2022 per il Festival del Cinema a Venezia. 90 anni dove il mondo cinematografico si riunisce per uno degli appuntamenti più importanti dell'anno. Un po' di storia Sono 79 le edizioni per il Festival del Cinema di Venezia che festeggia anche i "90 anni di attività". Era, infatti, il 6 Agosto 1932 quando per la prima volta si aprì la Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Di chi fu però l'idea di creare questa mostra? Il festival nacque da un'idea dell'allora presidente della Biennale di Venezia, il conte Giuseppe Volpi, dello scultore Antonio Maraini, segretario generale, e di Luciano De Feo, il già fondatore de L'Unione Cinematografica Educativa, ed a quel tempo direttore dell'Istituto internazionale per la cinematografia educativa, emanazione della Società delle Nazioni con sede a Roma. I tre furono concordi sull'idea di svolgere la rassegna nella città lagunare. Il successo della prima edizione fu anche grazie ai tanti personaggi di spicco che apparivano attraverso le pellicole proiettate. Si parla dei maggiori divi internazionali dell'epoca: Greta Garbo, Clark Gable, Fredric March, Wallace Beery, Norma Shearer, James Cagney, Ronald Colman, Loretta Young, John Barrymore, Joan Crawford, senza dimenticare l'idolo italiano Vittorio De Sica e Boris Karloff che tutti quanti noi ricordiamo soprattuto per il suo ruolo del mostro nel primo Frankenstein. Il primo film proiettato fu "Il dottor Jekyll (Dr. Jekyll and Mr. Hyde)" di Rouben Mamoulian Festival del Cinema di Venezia 2022, edizione numero 79 Torniamo al presente, però, per parlare di questa 79esima edizione e di cosa offrirà. Prima di tutto, dopo due anni di limitazioni, torna il "red carpet" in tutto il suo splendore. Addio, infatti, a tutti quei veti che non avevano fatto godere al pubblico della mostra la bellezza del tappetto rosso e dei grandi protagonisti del mondo del cinema. Si torna a fare foto e chiedere autografi ma soprattutto il grande spettacolo di un tappetto rosso splendente. A proposito di protagonisti, ecco a voi una rapida lista dei ben 23 film in concorso in questa 79esima edizione del Festival: - All the Beauty and the Bloodshed, regia di Laura Poitras (Stati Uniti d'America) - Argentina, 1985, regia di Santiago Mitre (Argentina) - Athena, regia di Romain Gavras (Francia) - Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades, regia di Alejandro González Iñárritu (Messico) - Bones and All, regia di Luca Guadagnino (Italia, Stati Uniti d'America) - Blonde, regia di Andrew Dominik (Stati Uniti d'America) - Un couple, regia di Frederick Wiseman (Francia) - Chiara, regia di Susanna Nicchiarelli (Italia) - The Eternal Daughter, regia di Joanna Hogg (Regno Unito) - I figli degli altri (Les Enfants des autres), regia di Rebecca Zlotowski (Francia) - L'immensità, regia di Emanuele Crialese (Italia) - Love Life, regia di Kōji Fukada (Giappone, Francia) - Les Miens, regia di Roschdy Zem (Francia) - Monica, regia di Andrea Pallaoro (Italia, Stati Uniti d'America) - Gli orsi non esistono (Khers nist), regia di Jafar Panahi (Iran) - Rumore bianco (White Noise), regia di Noah Baumbach (Stati Uniti d'America) - film d'apertura - Šab, dākheli, divār, regia di Vahid Jalilvand (Iran) - Saint-Omer, regia di Alice Diop (Francia) - Il signore delle formiche, regia di Gianni Amelio (Italia) - The Son, regia di Florian Zeller (Regno Unito, Francia) - Gli spiriti dell'isola (The Banshees of Inisherin), regia di Martin McDonagh (Regno Unito, Stati Uniti d'America, Irlanda) - Tár, regia di Todd Field (Stati Uniti d'America) - The Whale, regia di Darren Aronofsky (Stati Uniti d'America) La madrina e la giuria della 79esima Mostra del Cinema di Venezia Venezia è pronta, il film sono pronti: cosa manca? La madrina e la giuria. Partiamo con Rocío Muñoz Morales, l'attrice spagnola sarà la madrina di questa edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Dopo aver calcato il palco di Sanremo, per l'attrice altro traguardo di grande importanza che saprà sicuramente gestire al meglio e senza problemi. La base di ogni festival è la giuria, quella di Venezia è sempre stellare e questo 2022 non fa assolutamente eccezione. A "capo" della giuria ci sarà Julianne Moore, star americana già Coppa Volpi nel 2003 per Lontano dal paradiso. Con lei avremo poi Audrey Diwan, vinci trice lo scorso anno del Leone d’Oro per il suo L’evenement – La scelta di Anne. Spazio per Kazuo Ishiguro, premio Nobel per la Letteratura nel 2017. E ancora, ci saranno Mariano Cohn, Leila Hatami, Rodrigo Sorogoyen e Leonardo Di Costanzo. Read the full article
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awardseasonblog · 2 years
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#HappyBirthday #PierfrancescoFavino. Vincitore di 3 #DaviddiDonatello: 2 come supporter (nel 2006 per Romanzo Criminale, nel 2012 per Romanzo di una strage) e 1 come protagonista (nel 2020 per Il traditore) su un totale di 7 candidature (la prima nel 2003 come supporter in El Alamein - La linea del fuoco). Ha al suo attivo 8 Nastri d’Argento su 13 candidature, 2 Ciak d'oro su 4 nomination. Per il ruolo di Bettino Craxi in #Hammamet ha vinto il Globo d'oro nel 2020. Per #PadreNostro ha vinto la Coppa Volpi alla 77esima edizione del Festival di Venezia. Tra i premi internazionali spicca la candidatura agli Oscar Europei per Il traditore seguita dal premio come miglior attore al Seville European Film Festival. Tra le sue numerose performance da ricordare: #Nostalgia di Mario Martone, #Corrodate di Riccardo Milani, #Acasatuttibene di Gabriele Muccino, #Leconfessioni di Roberto Andò, #ACAB di Stefano Sollima, #SaturnoContro di Ferzan Ozpetek, #Lasconosciuta di Giuseppe Tornatore, #Lechiavidicasa di Gianni Amelio. Tra i suoi prossimi progetti: l'attesissimo film di Francesca Archibugi #Ilcolibrì (selezionato per il Toronto International Film Festival) in uscita il 20 ottobre e L'ultima notte di Amore di Andrea Di Stefano (in produzione): Un tenente di polizia di nome Franco Amore la notte prima del suo ritiro viene chiamato per indagare sulla scena del crimine in cui il suo migliore amico e compagno di lunga data Dino è stato ucciso durante una rapina di diamanti. https://www.instagram.com/p/Cho7eyGMZWc/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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teenagedirtstache · 2 years
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corallorosso · 3 years
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Minority Report di Marco Travaglio L’altra sera, mentre guardavo la tragicomica puntata di Report sulle gesta di un piccolo traffichino, l’Innominabile, e di un grande criminale, il Pregiudicato, pensavo a ciò che accadrebbe in un altro Paese subito dopo una trasmissione così. Il presidente della Repubblica diramerebbe una nota per comunicare che mai più in vita sua riceverà i due soggetti in questione per motivi di igiene personale. Il premier, a stretto giro, li inviterebbe a lasciare la maggioranza e il governo con i loro ministri, sottosegretari, portaborse, boiardi, boiardini, per evitare che seguitino indisturbati a inquinare le istituzioni, la vita pubblica e il comune senso del pudore. A cominciare dalla cosiddetta ministra Gelmini, che ancora il 30 giugno 2020, nell’aula della Camera, rilanciava la bufala del giudice Amedeo Franco costretto dai colleghi cattivi a condannare B. contro la sua volontà, con queste parole: “Quella contro Berlusconi non fu una sentenza ma un’esecuzione politica, molto probabilmente pilotata da chi voleva estromettere il leader di Forza Italia dalla vita italiana”. L’Ordine degli avvocati convocherebbe l’esimio professor Coppi per sapere se risponda al vero ciò che afferma il suo cliente B. in un audio da lui registrato, e cioè che nell’estate 2013 il noto principe del foro si recò in compagnia di Gianni Letta dal primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce per parlare dell’imminente sentenza definitiva del processo Mediaset; e, in mancanza di adeguate spiegazioni difficili da immaginare, lo espellerebbe dall’albo. Poi, ove mai esistesse, l’Ordine dei giornalisti prenderebbe la combriccola di pennivendoli al servizio dei Servizi e/o del Caimano beccati da Report a dossierare e contar balle, e li iscriverebbe in blocco all’Ordine dei Camerieri (senza offesa per questa incolpevole categoria). Il Copasir convocherebbe su due piedi il Rignanese per domandargli che ci facesse il 23 dicembre, dopo una visita a Verdini a Rebibbia e un appello a Conte perché mollasse la delega ai Servizi, nella piazzola dell’autogrill di Fiano Romano in compagnia dell’alto dirigente del Dis Marco Mancini, scampato due volte alla giustizia grazie al segreto di Stato (apposto anche dal suo governo) nei processi sul sequestro Abu Omar e sui dossieraggi Telecom, essendo la sua versione sui “babbi natalizi” alla crema e al cioccolato credibile quanto quella su Bin Salman. E, siccome Salvini l’ha difeso dicendo che lui di 007 ne incontra a decine, verrebbe convocato pure lui, sempreché il presidente abusivo del Copasir, il salviniano Raffaele Volpi, che non schioda per non cedere il posto a FdI, fosse d’accordo. Ma per fortuna siamo in Italia. Novità su Fedez e su Pio e Amedeo?
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paoloxl · 6 years
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Secondo informazioni di stampa il 30 luglio la nave “Asso 28”, società Augusta Offshore di Napoli, operante in appoggio a una piattaforma petrolifera dell’ENI al largo di Sabratha (Libia), ha effettuato il recupero in mare in acque internazionali di 101 profughi in fuga dalla Libia (fra cui 5 donne e 5 bambini) e in seguito si è diretta al porto di Tripoli dove sono stati sbarcati senza alcuna possibilità di chiedere asilo o protezione internazionale.
Un gruppo di personalità, attive nella vita culturale, civile e politica tramite l’avv. Danilo Risi - hanno presentato un esposto al Procuratore della Repubblica di Napoli in relazione a tale vicenda.
I sottoscrittori dell’esposto chiedono al Procuratore della Repubblica di Napoli di accertare se in questa occasione siano stati commessi reati e in questa eventualità da parte di chi, tenendo conto che una nave battente bandiera italiana è a tutti gli effetti parte del territorio nazionale, e se possa configurarsi una forma di respingimento collettivo.
Sulla vicenda della nave Asso 28 sono state fornite diverse versioni dell’accaduto, tra queste quella che alla richiesta di coordinamento dei soccorsi all’MRRC (Maritime Rescue Coordination Center) di Roma non sia venuta risposta o che la risposta abbia rinviato la responsabilità alla guardia costiera libica.
Se confermato sarebbe la prima volta che una nave italiana sbarca in Libia dei naufraghi raccolti in acque internazionali dopo la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che nel 2012 ha duramente condannato l’Italia per i respingimenti in Libia, effettuati da navi militari italiane nel 2009, su disposizione del Ministro dell’interno dell’epoca.
E’ noto che la Grande Chambre della Corte di Strasburgo con la sentenza Hirsi Jamaa e altri c. Italia del 23 febbraio 2012 ha statuito che:
Le azioni di Stati contraenti compiute a bordo di navi battenti la bandiera dello Stato, anche fuori del territorio nazionale, rientrano nella giurisdizione della Corte EDU ai sensi dell’art. 1 CEDU.
L’esecuzione di un ordine di respingimento di stranieri costituisce violazione dell’art. 3 CEDU, relativo al divieto di tortura e trattamenti inumani o degradanti, quando vi sono motivi seri ed accertati che depongono per un rischio reale che lo straniero subisca nel Paese di destinazione trattamenti contrari all’art. 3 della Convenzione (con riferimento alla Libia).
L’allontanamento di un gruppo di stranieri effettuato fuori del territorio nazionale, in presenza di giurisdizione dello Stato, senza che venga esaminata la situazione personale di ciascun componente del gruppo e senza che ciascuno possa presentare argomenti contro l’allontanamento, integra una violazione del divieto di espulsioni collettive di cui all’art. 4 Protocollo n. 4 CEDU la cui portata deve considerarsi anche extraterritoriale.
Con i sottoscrittori dell’esposto chiediamo che l’Autorità giudiziaria verifichi se vi sia stato un respingimento collettivo di migranti, vietato dall’art. 4 del quarto Protocollo aggiuntivo alla Convenzione Europea per i Diritti Umani (CEDU) e dall’art. 19 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, in quanto è stato impedito ai migranti l’accesso alla protezione internazionale poiché forzosamente ricondotti in Libia, Paese dichiarato posto non sicuro dall’UE e dall’UNHCR, nel quale i migranti sono notoriamente sottoposti a torture, trattamenti disumani e degradanti in violazione dell’art. 3 della CEDU e dell’art. 33 della Convenzione di Ginevra sui rifugiati, a cui la Libia non ha mai aderito. L’autorità giudiziaria italiana ha avuto modo in più occasioni di escludere che la Libia possa essere considerata un luogo sicuro, ai sensi delle convenzioni internazionali.
Ad avviso dei firmatari, stanti le diverse e contraddittorie versioni fornite dalla stampa, va chiarito anche il ruolo svolto dal Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo (MRCC), contattato dalla nave “Asso 28”, che ha l’obbligo di coordinare i soccorsi adottando tutte le misure necessarie affinché le persone soccorse possano sbarcare nel più breve tempo possibile in un luogo sicuro.
Assieme ai sottoscrittori dell’esposto chiediamo che l’Autorità Giudiziaria, accerti l’esatto svolgimento dei fatti, verificando se vi siano responsabilità individuali private o pubbliche e ribadiamo di essere mossi dalla preoccupazione che vi sia stata violazione dell’obbligo di soccorso in mare e della libertà personale delle persone ricondotte contro la loro volontà in Libia, salvo diversi e più gravi reati. Sottolineiamo, inoltre, che sarebbe necessario individuare queste persone e ripristinare il loro diritto individuale di chiedere asilo.
Napoli, 8 agosto 2018
Massimo Villone, Mauro Volpi, Luigi Ferrajoli, Alfiero Grandi, Domenico Gallo, Silvia Manderino, Mauro Beschi, Guido Calvi, Felice Besostri, Livio Pepino, Antonio Esposito, Raniero La Valle, Vincenzo Vita, Luigi De Magistris, Moni Ovadia, Sergio Caserta, Alfonso Gianni, Antonio Pileggi, Giulia Venia, Francesco Baicchi, Elena Coccia, Roberto Lamacchia, Fabio Marcelli, Paolo Solimeno, Leonardo Arnau, Paola Altrui, Elisena Iannuzzelli, Margherita D’Andrea, Tommaso Sodano, Costanza Boccardi, Massimo Angrisano, Antonio Garro, Danilo Risi
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cinema-neilton1962 · 3 years
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FESTIVAL DE CINEMA ITALIANO APRESENTA 24 FILMES. Por Maria do Rosário Caetano A partir dessa terça-feira, 24 de novembro, o cinema peninsular ganha uma nova vitrine: o serviço de streaming Petra Belas Artes à la Carte. Durante 15 dias, o Festival de Cinema Italiano apresentará doze filmes inéditos e doze consagrados pelo tempo. Alguns mais antigos (como “Rocco e seus Irmãos” e “Morte em Veneza”, ambos de Visconti, “A Aventura”, de Antonioni, e “Gaviões e Passarinhos”, de Pasolini). Outros mais recentes. Caso do badalado, e controvertido, “A Grande Beleza”, de Paolo Sorrentino. Entre os filmes contemporâneos e, por isso, 100% inéditos, estão “Hammamet”, de Gianni Amelio, e “Irmãos à Italiana”, de Claudio Noce, ambos protagonizados por Pierfrancesco Favino, o astro da hora na Itália. Depois de arrasar na noite dos David di Donatello com “O Traidor”, no qual interpretou o mafioso Tomazzo Buscetta, Favino ganhou a Copa Volpi, em Veneza, com “Padrenostro” (rebatizado no Brasil como “Irmãos à Italiana”). Outros dois grandes astros do cinema peninsular integram a programação do XV Festival de Cinema Italiano: Toni Servillo, com “5 é o Número Perfeito”, que teve boa presença na noite dos Donatello, e Riccardo Scamarcio, com “O Ladrão de Dias”, de Guido Lombardi. Credits:@revistadecinema (em Brasil - Rio De Janeiro) https://www.instagram.com/p/CIHpIvqlTJJ/?igshid=xyccy4gbmk13
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creativecombined · 4 years
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‘Forno Di Volpi’ The infamous 1962 Ferrari 250 GT #Breadvan. A light-heart tribute to the car that has a history like no other Ferrari: > Started out life in 1961 as a 250GT SWB, dubbed the ‘SEFAC Hot Rod’ due to it being the ultimate SWB spec at the time. > Competed strongly at the Tour de France & Daytona. > Converted to the unique Kamm tail body (designed by Bizzarrini) in 1962 by wealthy Italian; Count Volpi, using a team of engineers who had walked out of Ferrari. The Breadvan was developed against the wishes of Enzo Ferrari > Labelled the Breadvan by the British press and ‘la Camionette’ (little truck) by the French. Disparaging terms at the time, now used more affectionately > The vehicle competed in the ‘62 Le Mans, and was leading all the other Factory 250GTOs before a broken propshaft forced retirement > Painted black as a joke by Gianni Agnelli as it reminded him of a hearse. > Involved in a police chase on the French Riviera, driven by playboy Gunter Sachs (later husband of Bridget Bardot). Car then impounded for a period of time. > Front end destroyed in ‘76 at Brands Hatch > Restored and raced regularly, now owned by Martin Halusa. . . . . . . #creativecombined #ferraribreadvan #250gt #ferrari #ferrarilife #ferrarilove #ferrarifans #ferrariclassic #carart #ferrariclub #vintagecars #carswithoutlimits #carsketching #carsketchdaily #cardrawing #cargramm #gashetka #drivetastefully #petrolicious #autoartteam https://www.instagram.com/p/CAyFCdVJt8o/?igshid=1fhjfifguz9z7
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padovajazzclub · 4 years
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Hall of Fame - anno 2010 
Giovedì,23 dicembre 2010
STEFANO RAFFAELLI 4et
Stefano Raffaelli-piano
Fiorenzo Zeni-sax tenore
Romano Todesco-contrabbasso
Giorgio Zanier-batteria
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Govedì,16 dicembre 2010
Marco Zambon- sax tenore
Angelo Ferlini-piano
Giorgio Panagin-contrabbasso
Marco Callegaro-batteria
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Giovedì,9 dicembre 2010
NICOLA FAZZINI 4et
Nicola Fazzini-sax contralto
Riccardo Chiarion-chitarra
Marco Privato-contrabbasso
Luca Colussi-batteria
*****
Giovedì,25 novembre 2010
CARLO PORFILIO trio
Carlo Porfilio-batteria
Marco Bassi-contrabbasso
Nicola Di Camillo-piano
*****
Giovedì,18 novembre 2010
FEDERICO CASAGRANDE trio
Federico Casagrande-chitarra
Christophe Panzani-sax tenore
Ferenc Nemeth-batteria
*****
Giovedì,11 novembre 2010
Dario Carnovale,Simone Serafini,Luca Colussi
*****
Giovedì,4 novembre 2010
Gianni Stefani,Ivan Tibolla,Franco Catalini,Tommaso Cappellato
*****
Giovedì,21 ottobre 2010
Maria Patti,Luciano Zadro,Attilio Zanchi,Marco Castiglioni
*****
Giovedì,14 ottobre 2010
MARCO PACASSONI trio
Marco Pacassoni -vibrafono
Giacomo Dominici -contrabbasso
Filippo Lattanzi-batteria
*****
Giovedì,7 ottobre 2010
MAX AMAZIO 4et
Max Amazio-chitarra
Ugo Bongianni-piano
Andrea Cozzani-basso
Angelo Ferrua-batteria
*****
Giovedì,30 settembre 2010
GUIDO BOMBARDIERI 4et
Guido Bombardieri – sax contralto  
Roberto Soggetti – piano
Sandro Massazza – contrabbasso 
 Valerio Abeni – batteria
*****
Giovedì,23 settembre 2010
Sandro Gibellini- chitarra
Ares Tavolazzi-contrabbasso
Mauro Beggio-batteria 
*****
Giovedì,29 luglio 2010
MIMMO TURONE trio
Mimmo Turone-piano
Max Turone- contrabbasso
Fiorenzo Ferriani -batteria
*****
Giovedì,22 luglio 2010
TEATRIO’
Marta Facco-cantante
Stefano Santangelo-banjo
Fabiano Guidi Colombi-chitarra e canto
Giancarlo Tombesi-contrabbasso
****
Giovedì,15 luglio 2010
FRANCESCO GEMIGNANI 4et
Francesco Geminiani-sax tenore
Marcello Tonolo-piano
Lorenzo Conte-contrabbasso
Tommaso Cappellato-batteria
*****
Giovedì,8 luglio 2010
STEFANO RAFFAELLI 4et
Stefano Raffaelli-piano fender 
Romano Todesco-contrabbasso
Fiorenzo Zeni- sax tenore 
Giorgio Zanier-batteria
*****
Giovedì,20 maggio 2010
MATTEO RAGGI 4et
Matteo Raggi -sax tenore
Davide Brillante-chitarra
Mirko Scàrcia-contrabbasso
Stefano De Rosa - batteria
*****
Giovedì,6 maggio 2010
ALMA SWING
Mattia Martorano-violino
Lino Brotto-chitarra
Andrea Boschetti-chitarra ritmica
Diego Rossato-chitarra ritmica
Beppe Pilotto-contrabbasso
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Giovedì,29 aprile 2010
BALKANICA
Sladjana Bozic-accordeon
Maurizio Scavezzon-contrabbasso
Divide Michieletto-batteria
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Giovedì,22 aprile 2010
MARCO ZAMBON 4et
Marco Zambon-sax tenore
Dario Volpi-chitarra
Otello Savoia-contrabbasso
Marco Callegaro-batteria
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Giovedì,15 aprile 2010
PIETRO BONELLI Group
Pietro Bonelli-chitarra
Mario Zara-piano
Daniele Petrosillo-contrabbasso
Giorgio Di Tullio-batteria
*****
Giovedì,8 aprile 2010
TEA  FOR FIVE
David minotti- jazz crooner
Alberto Berlese-piano
Giovanni Masiero-sax tenore
Mauro Bonaldo-contrabbasso
Luca Lazzari-batteria
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Giovedì,1 aprile 2010
STEFANO RAFFAELLI Trio
Stefano Raffaelli-piano
Flavio Zanon -contrabbasso
Giorgio Zanier-batteria
*****
Giovedì,25 marzo 2010
DARIO CARNOVALE trio
Dario Carnovale-piano
Simone Serafini-contrabbasso
Luca Colussi-batteria
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Giovedì,18 marzo 2010
ORIGINAL PERDIDO JAZZ BAND
Giannantonio Bresciani,
-tromba e jazz crooner
Saulo Agostini-trombone
Federico Benedetti - clarinetto  *Sostituisce Rossano Fravezzi 
Francesco (Chicco) Agostini - piano
Gianni Romano-banjo
Maurizo Rozzoni-contrabbasso
Piero Delia- batteria 
Caterina Dal Zen - cantante jazz
*****
Giovedì,11 marzo 2010
MIMMO TURONE Trio
Mimmo Turone-piano
Aron Widmarck-contrabbasso
Vittorio Sicbaldi-batteria
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Giovedì,25 febbraio 2010
MONICA GIORGETTI 4et
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Giovedì,11 febbraio 2010
Giovanni Perin-vibrafono 
Giuliano Perin-piano
Otello Savoia-contrabbasso
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Giovedì,28 gennaio 2010
MARIA PATTI trio
Maria Patti-voce
Massimo Colombo-piano
Attilio Zanchi-contrabbasso
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Giovedì,21 gennaio 2010
MAURO NEGRI Trio
Mauro Negri-clarinetto
Marcello Tonolo- piano
Stefano Senni -contrabbasso
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aprilecchi · 4 years
Conversation
Marina Cicogna è l’unico uomo che mi fa paura
Frase vagamente irriguardosa, considerato che Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata, classe 1934, produttrice cinematografica e sceneggiatrice, nipote del conte Giuseppe Volpi di Misurata, ideatore della Mostra del cinema di Venezia, si è sempre dichiarata lesbica. Fu lei a scoprire l’attrice brasiliana Florinda Bolkan, divenuta una celebrità nel 1970 con il film Anonimo veneziano e indicata come sua compagna di vita per oltre vent’anni.
In un’intervista concessa a Maria Luisa Agnese (Liberi tutti, 28 dicembre 2018), la diretta interessata ha smentito che Agnelli possa essersi espresso sul suo conto in modo così rude. «Forse proprio quella frase non l’ha detta, ma di sicuro mi ha detto “Mozzoni, io vorrei clonarti”. Sotto sotto c’era una certa rivalità, io entravo facilmente in intimità con persone molto riservate, come Fiona Thyssen o Silvana Mangano; e lui era un po’ geloso, ma un uomo seduttore professionista a certe donne può dar fastidio, alcune non vogliono entrare a far parte del gruppo. Florinda per esempio ha preferito un piccolo flirt con Umberto Agnelli che con Gianni. Comunque era un amico fantastico!»
>> Stefano Lorenzetto, Chi (non) l'ha detta. Dizionario delle citazioni sbagliate, ed. Marsilio, 2019
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giancarlonicoli · 5 years
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20 GIU 2019 15:11
LA DOLCE VITA DEI BANCAROTTIERI MILIARDARI FRA VINI, CAVALLI E NUOVE SPECULAZIONI - DA CRAGNOTTI A MUSSARI FINO A CALISTO TANZI E GIANNI ZONIN, ECCO CHE FINE HANNO FATTO GLI UOMINI AL CENTRO DEGLI SCANDALI - C'È CHI HA ABBINDOLATO 30 MILA INVESTITORI E CONTINUA A TENERE CORSI SU COME METTERSI IN PROPRIO - E C'È CHI HA PRELEVATO I SOLDI DAI CONTI CORRENTE DEI SOCI, MORTI COMPRESI, HA MEZZO DISTRUTTO UN PAIO DI BANCHE, MA NONOSTANTE QUESTO…
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Pubblichiamo un estratto del servizio di copertina del nuovo numero di Panorama, da oggi in edicola. Francesco Bonazzi ha firmato l’inchiesta «Bancarottieri d’Italia» sugli imprenditori che hanno provocato crac miliardari. Uscendone spesso quasi illesi. Ecco che fine hanno fatto Calisto Tanzi, Sergio Cragnotti e Giovanni Zonin.
Articolo di Francesco Bonazzi pubblicato da “la Verità”
C' è chi ha abbindolato 30.000 investitori, ma continua a tenere corsi su come mettersi in proprio [...]. E c' è chi ha prelevato i soldi dai conti corrente dei soci, morti compresi, ha mezzo distrutto un paio di banche, ma nonostante questi successi è tornato a comprare e vendere quote di istituti di credito. [...] Sergio Cragnotti, 79 anni, è stato patron della Lazio dal 1992 al 2003 [...].
Si è fatto sei mesi di carcere preventivo, ha incassato condanne, annullamenti della Cassazione e rinvii in un lungo calvario giudiziario che dopo 15 anni non è ancora concluso. Comunque vada a finire, la Cirio sbriciolò come croste di pane 1,1 miliardi di euro a oltre 35.000 investitori. E Cragnotti [...] a Roma non lo si vede mai. Manda avanti la tenuta agricola Corte alla Flora a Montepulciano, in Toscana, dove scontò gli arresti domiciliari e che oggi è intestata ai figli, e gira per il Centro Italia a promuovere i suoi vini in ristoranti e alberghi.
Calisto Tanzi ha appena un anno di più di Cragnotti, al quale è spesso accomunato perché come lui si muoveva sotto l' ala protettiva del banchiere romano Cesare Geronzi [...]. Il fallimento Parmalat pende su di lui [...]: un buco da 14,3 miliardi di euro e 145.000 risparmiatori danneggiati.
Dal 2003 a oggi Tanzi è stato sotterrato di condanne, poi in qualche modo riviste e ridotte fino alla metà, circa 19 anni di carcere. Considerata l'età, ha ottenuto i domiciliari e ora anche la semilibertà, che significa poter uscire di casa tre ore al mattino, vicino a Parma.
[...] Passa la giornata a fare il nonno e il giardiniere, nel parco di casa. Da fervente cattolico, sa che alla lunga si raccoglie quel che si semina. Ma nel Vangelo c'è anche una parabola che racconta la storia dell'amministratore infedele, ovvero colui che, quando capisce che il padrone sta per licenziarlo, chiama i debitori (del padrone, ovvio) e concede loro ampi sconti. [...]
Come deve aver fatto l'ex banchiere «cattolicissimo» Giampiero Fiorani, che ai tempi della sua Popolare di Lodi era di casa in Liguria (nel 2003 comprò il Banco di Chiavari). Nell'ottobre 2015, per i danni causati dalla scalata Antonveneta del 2005, risarcì la Banca Popolare di Lodi con 34 milioni di euro. Ma Fiorani (classe 1959), dopo una condanna a due anni e mezzo, dall' estate del 2014 è tornato in pista. L' ex banchiere vive a Lodi, ma è il braccio destro di Gabriele Volpi, l'imprenditore di Recco che ha accumulato fortune enormi in Nigeria lavorando nella logistica per l' Eni.
Volpi [...] ha investito oltre 100 milioni di euro per acquisire il 9% della Carige, che oggi è sospesa in Borsa e di milioni ne vale a stento 90 [...]. C'è chi invece vorrebbe scomparire, ma alla fine lo trovano sempre. Come Giuseppe Mussari, penalista calabrese che nell'era pre Bce dei banchieri «del territorio» fu fatto presidente del Monte dei Paschi di Siena.
È passato alla storia per aver aperto una voragine nella banca più antica del mondo comprando per 10 miliardi Antonveneta. Vive in un coagulo di villette intestate alla moglie, a pochi chilometri da Siena. Cucina e va a cavallo all'alba. [...] Al centro di varie inchieste, Mussari sta aspettando la sentenza per i derivati appioppati al Montepaschi e per operazioni immobiliari disastrose. A Milano, i pm hanno chiesto per lui 8 anni di carcere e 4 milioni di multa. [...]
Chi ha solo cambiato casa è Giovanni Zonin, per 19 anni dominus incontrastato della Popolare di Vicenza e della controllata Banca Nuova, l' istituto siciliano che gestiva i soldi dei servizi segreti e all' interno della quale si sarebbe mossa, secondo Report e per la Procura di Caltanissetta, la rete spionistica gestita da Antonello Montante, l'ex numero due di Confindustria. L'appartamento nel centro di Vicenza è chiuso e sbarrato.
La tenuta nella vicina Gambellara è affidata ai figli. Zonin e consorte si sono spostati tra i vigneti di Terzo d' Aquileia, in Friuli, dove possono andare a cena fuori senza che tutta la sala si metta a rumoreggiare. L'ex banchiere torna a Vicenza solo per il processo di primo grado, che non finirà prima della prossima primavera, dove si mostra sempre sorridente. [...] La prescrizione marcia inesorabile. [...]
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teenagedirtstache · 2 years
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