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#ginny océane lagarce
ginnyoceane · 3 years
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          ✨💄    —     𝐍𝐄𝐖 𝐏𝐎𝐒𝐓        ɢɪɴɴʏ ʀ. ᴏᴄᴇ́ᴀɴᴇ ʟᴀɢᴀʀᴄᴇ        09.08.2021 —  #ravenfirerpg             ....  ↝ ᴛʜᴏᴜɢʜᴛs                             Quante volte ci raccontiamo che determinate cose non possono accadere a noi? Quante volte ci raccontiamo che non possiamo ritrovarci al momento sbagliato nel posto sbagliato, eppure capita, e forse anche più spesso di quanto non vogliamo ammettere. Cerchiamo di fidarci del nostro istinto, del destino che verrà per il semplice fatto di aver visto una stella nell'oscurità del cielo, ma la verità è che siamo costantemente intimoriti. Paura dell'ignoto, paura di sbagliare, paura di compiere un gesto che possa mettere in discussione tutta la nostra vita, e allora rimaniamo fermi, in balia degli eventi, quanto il solo modo per uscirne è prendere una posizione. Chiudiamo gli occhi per nasconderci, per ripararci da chi ci giudica, ma la verità è che anche in quel momento sappiamo di non essere al sicuro.
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ginnyoceane · 3 years
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          🧬🧬    —     New Role         Nevil & Ginny       13.05.2021 ; Studio fotografico —  #ravenfirerpg               « Ciao modella, ti lascio subito il set! »
Esclama Nevil recuperando la felpa da una delle sedie presenti nello studio, voltandosi verso Ginny che - appena arrivata - ha già catturato l’attenzione dei presenti. Grazie alle passioni comuni, i due, hanno stretto una forte e duratura amicizia che non è stata affatto minata dai repentini cambiamenti di umore del Dekker che fatica sempre di più nel reprime quel suo lato malvagio che, ogni giorno, diventa sempre più forte.
« Oggi sono molto pretenziosi e moooolto nervoso, ti consiglio di assecondare ogni loro richiesta oppure — beh, scappa finché sei in tempo! »
Esclama ridacchiando ma utilizzando un tono di voce abbastanza basso da non farsi sentire dai fotografi presenti in studio.
Ginny R. Océane Lagarce
Era dura tornare alla vita di tutti i giorni, soprattutto quando i ricordi erano ancora piuttosto confusi riguardo a quegli avvenimenti che l'avevano vista finire in ospedale ancora una volta. Non vi era stato nulla di rotto, almeno non questa volta, eppure era a livello psicologico che Ginny ne risentì maggiormente, soprattutto provando a riprendere la vita di tutti i giorni. Erano diversi incubi a tenerla sveglia la notte, ma occuparsi delle cose più semplici come trascorrere un po' di tempo allo studio fotografico aiutava a distrarsi. Ridacchiò la giovane mentre ascoltava le parole dell'amico che, ancora una volta, cercava di farle nascere un sorriso ovviamente con successo. « Credimi, potrei diventare io il loro incubo... Settimane che non ti vedo e sei sempre più in forma. Mi sono persa qualcosa? »
Nevil Axel Dekker
La borsa a tracolla con all’interno alcuni vestiti di cambio per le varie fotografie viene issata senza difficoltà sulla spalla destra di Nevil ed è pronto per lasciare il campo libero a Ginny, una modella senza dubbio meglio di lui. « Sai che ho una vita frenetica e mi piace tenermi in forma per poter sgarrare qualche volta e concedermi del poco sano ma gustosissimo “ cibo spazzatura. “ » Ridacchia e si accarezza la pancia con la mano destra, compiendo dei leggeri movimenti circolari. « Se stiamo parlando di una guerra all’ultimo sangue tra incubi è meglio che io mi nasconda per bene o… beh, meglio che io scappi a gambe levate. » Ridacchia e scuote il capo, sa che le ultime vicende sono state difficili per tutti e non è facile superare anche questa ennesima stranezza che ha colpito la città. « Tu come stai? »
Ginny R. Océane Lagarce
Ascoltò con attenzione la replica dell'amico che non vedeva da qualche tempo. Sapeva dei suoi mille impegni quadi come quelli della veggente che cerca di fare occupare quasi l'intera giornata, ma sapeva anche che entrambi apprezzavano quelle piccole gioie che dava loro fare cose semplici, come mangiare un hamburger. Si ritrovò così a sorridere la Lagarce, un qualcosa che non faceva da tempo, soprattutto dopo il terremoto che aveva scosso tutti in città. « Ecco perché siamo amici... Cavolo, non farmici pensare, non mangio patatine fritte da fin troppo tempo e il sol pensiero mi fa brontolare lo stomaco. Stiamo preparando un servizio importante e ultimamente se non sono qui, sono in redazione al giornale. » Commentò come se fosse del tutto naturale avere impegni su impegni, dividersi su fronti, e chi altro avrebbe potuto capirla meglio di Nevil? Era però quella domanda ad essere insidiosa, come si sentiva davvero? « Diciamo che ho avuto momenti migliori... Tu, invece? E dico sul serio, non rifilarmi la solita versione che rifili a tutti. »
Nevil Axel Dekker
« Siamo amici perché ti ho conquista la prima volta offrendoti una porzione doppia di patatine. » Ridacchia a quel ricordo, sembra ormai passata un’eternità ed è anche un po’ triste ripensare al passato, a quando tutto era normale e nessuno strano avvenimento aveva ancora scosso l’intera città. « Io tuo stomaco dovrà aspettare ancora un po’ però, se vuoi, ho una stecca di cioccolato nel borsone. Sai, per le emergenze. » Le fa un’occhiolino e con la mano destra indica la tasca contenente la Beretta appena nominata. « Anche io sto lavorando parecchio per il giornale, sono felice di poter affacciarmi su diversi argomenti in modo da poter avere un’ampia visuale e poter decidere cosa è più affine a me. » Buffo come due ragazzi vent’enni parlino di lavoro e di svariati impegni piuttosto che discorrere di serate, di sbronze e di conquiste di una notte. « La verità? Sono stanco. Tutti questi avvenimenti mi hanno davvero distrutto. » E quanta verità nascondono quelle poche parole? Più di quanta egli vorrebbe ammettere.
Ginny R. Océane Lagarce
Non era un caso che i due fossero amici, avevano più in comune di chiunque altro, ma la verità stava nel fatto che in qualche modo avevano sempre fatto un passo indietro. Non appena toccavano determinati argomenti, i due amici si sentivano in dovere di ritrovare il loro equilibrio. Ricordò quando si conobbero tanto tempo prima, molto prima di diventare colleghi allo studio fotografico e al giornale, eppure qualcosa nel ragazzo l'aveva sempre attirata a lui. « Oh lo ricordo bene, sai? Anzi, uno di questi giorni dovremmo replicare... E poi abbiamo ancora un sacco di cose in sospeso! » Ammiccò in modo divertito la veggente prima di scrollare distrattamente le spalle. Ripensò poi al suo blog a come lentamente stava diventando qualcosa di più serio, mentre quelle parole colpirono decisamente la Lagarce. « La stanchezza penso sia ormai all'ordine del giorno.... E non si tratta di stanchezza fisica, piuttosto di quella mentale che ha messo a dura prova tutti noi. Dio, nell'ultimo anno sono finita in ospedale più volte che in tutta la mia vita, e la cosa è estenuante... A volte vorrei solamente un po' più di spensieratezza. »
Nevil Axel Dekker
La loro amicizia è qualcosa di strano, si, ma di davvero unico. Tra loro c’è quel magnifico equilibrio che mai nessuno dei due ha minato, permettendo entrambi di poter coltivare quel legame nel tempo, facendolo diventare sempre più forte. Ed è per questo che Nevil, spesso, si sente in colpa nel non averle mai raccontato ciò che gli successo in quegli ultimi anni, di non averle mai detto la verità su ciò che è diventato e nel non averle mai confessato che, quella estenuante stanchezza, è dovuta sopratutto agli incubi che tutte le notti lo tengono sveglio per ore. « Quando vuoi Miss Lagarce, Nevil Dekker sempre pronto per sfamare le sue voglie di patatine fritte. » Ridacchia, scaccia via quei pensieri che gli occupano la mente e cerca di allontanare il più possibile i sensi di colpa che lo divorano. « Hai ragione, ci servirebbe davvero una bella vacanza. Lontani da tutti i nostri impegni e da questa città. »
Ginny R. Océane Lagarce
Un sorriso comparve sulle labbra della veggente che in quel momento ripensava alla loro amicizia come ad un qualcosa che mai si sarebbe potuto rompere. Fin da quando s'erano conosciuti avevano trovato il loro equilibrio, il loro confidarsi tutto li aveva portati a creare un legame di fiducia, eppure vi era un qualcosa che Ginny non aveva mai confessato all'amico, il suo essere una veggente. « Sai che potrei prenderti in parola? » Disse la Lagarce prima di rabbuiarsi per un momento. Aveva sempre pensato a Ravenfire come la sua casa, il suo punto di riferimento, e per quanto desiderasse visitare luoghi lontani, aveva sempre accettato la sua condizione di buon grado. « Mi limito alla mia piscina privata, anzi se vuoi venire a farmi compagnia sei sempre il benvenuto! »
Nevil Axel Dekker
« E quando mai non mi hai preso in parola, scusa? » Domanda con un tono di voce ironico ma divertito accompagnato da una fintissima espressione delusa. « …. E sopratutto quando mai non sono stato di parola? » Aggiunge subito dopo scuotendo il capo e fingendo ancora di essere molto offeso con l’amica. È divertente punzecchiarla e, per certi versi, è anche divertente allontanare le mille preoccupazioni e pensieri con giochini stupidi ed infantili come quelli. « Che ne dici se una sera ti porto una super pozione di patatine e ci godiamo la tua bella piscina privata? È tanto che non chiacchieriamo come si deve e questi sporadici minuti dove ci incrociamo per caso non valgono. »
Ginny R. Océane Lagarce
Lo scherzo che intercorreva tra il Dekker e la veggente metteva sempre di buon umore quest'ultima che ormai aveva ritrovato nel ragazzo un punto di riferimento. Si mostrò divertita a quel battibeccare mentre ripensava a come quel luogo che era la sua casa, non era solamente la sua dimora, ma anche il luogo in cui poteva essere se stessa. « Credo che avresti dovuto chiedermelo molto tempo fa. » Replicò con lo stesso tono canzonatorio che aveva Nevil. Gli strizzò così l'occhiolino, allontanando definitivamente quei pensieri che ormai angosciavano la Lagarce anche in piena veglia. « Abbiamo tante cose da raccontarci, e soprattutto credo che non tutti possano comprenderle. E ricordati che ogni promessa è debito! » Ammiccò tradendo quelle parole così veritiere con uno sguardo che cozzava ma che era certa che Nevil comprendesse. Inspirando sonoramente, Ginny si accinse poi a salutare l'amico lasciandolo così allo studio fotografico.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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ginnyoceane · 4 years
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[ REBEKAH & GINNY ] « Andiamo a fare shopping? » #Ravenfirerpg
< Certo si. Avevo pensato di non farlo, in verità, ma già ho cambiato idea. Potrei prendere il vestito che indosserò per natale. Si, voglio un abito si, ma caldo e comodo. >
Disse a Ginny, mentre le due continuavano a camminare per le strade innevate di Ravenfire. Era bellissimo il clima natalizio e Rebekah avrebbe voluto che fosse sempre così.
< Come stai Ginny? Non ci vedevamo da una vita, ti rendi conto? >
Chiese successivamente. Ovviamente non era colpa di nessuna delle due, ma degli impegni che avevano. E a questi, a Rebekah si aggiungeva la famiglia di merda che aveva.
Ginny R. Océane Lagarce
Riprendere la vita di tutti i giorni non era semplice, soprattutto quando gli incubi sembravano essere all'ordine del giorno per Ginny. Stavano diventando meno frequenti ultimamente, ciò che era successo durante la festa di Halloween sembrava diventare sempre più un lontano ricordo, ma non sempre la sua mente correva nel modo corretto. Si svegliava in preda agli incubi, immaginandosi di andare a fuoco ma grazie a una serie di respiri cercava sempre di tornare alla realtà. Ancora non si sapeva di chi fosse la colpa, ma era certa che prima o poi sarebbe saltato fuori. Nel frattempo, la veggente e tutti gli altri potevano semplicemente recuperare un po' del tempo perduto. « Lo trascorrerai con la tua famiglia? » Domandò la veggente lanciando un'occhiata di soppiatto all'amica. Sapeva che la situazione a casa Ferguson non era delle migliori, ma sapeva anche che Rebekah aveva il giusto temperamento per affrontare ogni membro della sua famiglia. Si limitò ad un sorriso la Lagarce quando le chiese come stesse. Si sentiva spaesata, frastornata il più delle volte ma la sua determinazione a non cadere era ciò che l'aveva sempre mandata avanti. « Ho trascorso momenti migliori, lo devo ammettere... Ma siamo qui, no? Sono state settimane intense, per così dire. Tu piuttosto? Credo che tu mi debba aggiornare su moltissime cose! »
Rebekah Annie Ferguson
Avevano tutti passato dei momenti terribili. Rebekah, oltre allo shock subito, quando aveva visto quello che il sorbo stava facendo agli ospiti, doveva anche dar conto al senso di colpa che la stava logorando dentro. Non sarebbe mai passato e avrebbe davvero tanto voluto confessare la verità a tutti, ma non poteva. Il padre glielo aveva impedito. Anche se era convinta che in fondo beh, prima o poi tutto sarebbe venuto fuori. Sorrise comunque a Ginny, tentando di mostrarsi tranquilla, anche se solo l'idea di passare il natale in famiglia, non la soddisfaceva per niente. < Adesso mi sono trasferita da Ethan Johnson, non so se lo sai. Comunque, vedrò cosa fa luo e cercherò di stare lontana dalla mia famiglia. Insomma, sai cosa penso di loro. > Aggiunse successivamente. Inutile fingere che andasse tutto bene. Non con Ginny, che sapeva benissimo che la Ferguson non andava d'accordo con i suoi genitori. < Novità? Beh una è questa. Ma non ho molte novità, a dire il vero. Continuo a studiare giornalismo. Tu invece? Che mi dici? >
Ginny R. Océane Lagarce
Nell'udire la notizia di quel trasferimento, la veggente non poté non inarcare un sopracciglio, eppure non disse nulla. Non era in chissà quali rapporti con i Johnson, ma le voci correvano in fretta nella comunità sovrannaturale di Ravenfire. Si limitò così ad aggrottare appena la fronte ma comprese perfettamente quella situazione famigliare che l'aveva portata a prendere una tale decisione. Un angolo delle labbra si alzò mentre fu costretta a stringersi maggiormente nel suo cappotto firmato. L'aria gelida del nord sembrava esser arrivata a Ravenfire, e con la neve era giunto anche un freddo a dir poco polare. « Capisco perfettamente... A volte allontanarsi non è forse la scelta migliore? A volte bisogna semplicemente avere il coraggio di farlo e sembra che tu l'abbia avuto! » Commentò con una punta di ammirazione. Il rapporto che intercorreva tra Ginny e sua madre non era dei più idilliaci, lo doveva ammettere, ma scegliere di andarsene di casa era un qualcosa che non aveva mai preso in considerazione e sarebbe passato ancora del tempo prima di farlo. « Solita vita, in realtà... M divido anche io tra il corso e gli impegni al giornale. Sai, dovrei fare anche tu domanda per il tirocinio, sto imparando parecchio. »
Rebekah Annie Ferguson
< Beh si, io spero che questo allontanamento sia positivo, si. Che aiuti sia me che loro. > Rebekah sperava, ma sapeva già che non sarebbe accaduto, che la sua famiglia comprendesse che i loro metodi, stavano facendo perdere loro una figlia. E forse non solo lei. Si, perché anche le sorelle non approvavano molto le regole imposte dal padre. Ma lui era il capo famiglia e per anni, erano state costrette a rispettarle. < Penso che si, dopo natale richiederò di fare un tirocinio proprio lì. Magari saremo proprio colleghe. É bello stare lì e scrivere articoli per il giornale? > Chiese successivamente incuriosita, mentre nel frattempo rivolgeva lo sguardo ai mercatini. Doveva prendere dei regali ad un po' di persone, ma forse avrebbe optato per dei libri. Erano utili. Almeno secondo lei.
Ginny R. Océane Lagarce
Affrontare scelte difficili in ambito famigliare era un qualcosa che Ginny conosceva bene, ma sapeva che ogni situazione a sé. Il rapporto che intercorreva tra lei e sua madre non era dei migliori, potevano andare d'amore e d'accordo per un momento, e quello successivo non facevano altro che urlarsi contro. Semplicemente, i rapporti non erano sempre facili. La Lagarce si ritrovò così ad annuire debolmente mentre percorrevano le strade del centro osservando come gli stand fossero la vera attrazione di Ravenfire in quel periodo dell'anno. « Credo che tutti abbiano bisogno del loro tempo, tu come loro... Affrettare i tempi non è la scelta migliore, e a volte le cose prendono una piega strana, diversa da quella che avevamo in mente, ma non per questo deve essere un male. Sono certa che sia così. » Commentò lanciando un'occhiata all'amica. Non avevano mai intrapreso un vero e proprio confronto riguardo alla sua situazione famigliare, ma la mora sapeva che, se ne avesse voluto fare parola, la veggente ci sarebbe stata. Un sorriso, tuttavia, cominciò a comparire sul volto della bionda al pensiero di avere una nuova collega. Era sempre molto propositiva quando qualcuno di nuovo giungeva al giornale, soprattutto se questa era una persona con cui si trovava bene. « Dovresti farlo, sai? E' un'occasione, il team è bello, dinamico e soprattutto il tirocinio ti permette anche di continuare a seguire i corsi e dare gli esami per non parlare dei punti extra che vengono dati. Scrivere al giornale ti permette di dare il tuo punto di vista, di apportare una visione diversa rispetto agli altri e ti aiuta, questo senz'altro. »
Rebekah Annie Ferguson
< Si, lo farò Ginny, anche perchè voglio iniziare ad inserirmi per bene. > Il mondo del giornalismo, non era semplice come si poteva credere. Affatto. Bisognava avere molta esperienza e lei ancora non ne aveva fatta. Si, aveva partecipato a vari corsi di giornalismo, aveva anche scritto qualche articolo, ma niente che fosse mai finito in prima pagina e per lo più, si trattava di cose che non erano pienamente frutto del suo sacco, perchè aiutata. Rebekah invece voleva fare da sola. E sapeva di poterci riuscire, quindi dopo le feste avrebbe parlato con capo del giornale. < Vieni Ginny, vorrei comprare qualche maglione carino per il capodanno. Non ho molto in programma, ma credo che quest'anno sarà molto tranquillo. Il tuo invece? > Chiese successivamente, anche per cambiare discorso e per parlare di qualcosa di più leggero, perchè in fondo ne avevano bisogno. Erano giovani e dovevano decisamente essere più spensierate. Invece i problemi, le avevano rese adulte, molto.
Ginny R. Océane Lagarce
Era ammirevole la tenacia che stava dimostrando che la Ferguson nel menttersi in gioco. La Lagarce sapeva cosa voleva dire, sapeva quandi sacrifici avrebbero dovuto fare ancora per poter affermarsi in quel mondo in cui dovevano andare avanti, come si suol dire, con il coltello tra i denti, ma lo avrebbero fatto. Tante erano state le discussioni avvenute tra lei e i suoi genitori in merito al suo futuro, eppure la decisione ormai era presa, e non sarebbe tornata indietro. « Sono certa che lo farai alla grande! » Commentò entusiasta della decisione dell'amica. Avrebbe avuto un'amica in redazione e in quel periodo, non vi era altro che più importante degli amici. « Sai che non ho ancora deciso? Ogni anno è la stessa storia, ci si promette ogni anno che il prossimo sarà diverso ma mai una volta cambia... Dovremmo organizzare qualcosa insieme, che ne dici? »
Rebekah Annie Ferguson
Un tirocinio in quell'azienda, era quello che le serviva. Anche per essere più indipendente dalla famiglia, visto che man mano la Ferguson si stava inesorabilmente allontanando da loro. Se voleva essere indipendente, doveva imparare a darsi da fare da sola. Aveva buone speranze, la giovane. < Penso che se vuoi, potremo fare qualcosa insieme, si. Io sono a casa del mio amico Ethan, ma lui mi pare che passerà un pò di tempo con la famiglia e il ragazzo. Noi due quindi possiamo trovare il tempo per stare un pò insieme. Magari ci accordiamo qualche giorno prima, ok? > Disse sorridendo mentre iniziava ad osservare i maglioni natalizi che erano stati esposti in vetrina. Ogni anno voleva prenderne uno nuovo e quell'anno, non avrebbe potuto cambiare la tradizione.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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ginnyoceane · 4 years
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      ✨💄    —     𝐍𝐄𝐖 𝐎𝐔𝐓𝐅𝐈𝐓       𝒎𝒂𝒇𝒇𝒆𝒊:   𝒍𝒐𝒚𝒂𝒍𝒕𝒚 𝒂𝒏𝒅 𝒄𝒉𝒂𝒏𝒈𝒆         ❪  ••• 𝐎𝐔𝐓𝐅𝐈𝐓𝐒 📷  ❫
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ginnyoceane · 3 years
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     ✨💄     —      𝐍𝐄𝐖 𝐏𝐎𝐒𝐓      @𝒃𝒍𝒐𝒏𝒅𝒊𝒆𝒈𝒊𝒓𝒍 posted a photo  on         ❪  ••• 𝐈𝐍𝐒𝐓𝐀𝐆𝐑𝐀𝐌 📷  ❫       ❛ Studio vibes...   🎲🔥🎲     #blondie #ravenfire #me   ❜
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ginnyoceane · 3 years
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- Bosco- #minirole #Ravenfirerpg Non si fermava mai, non era certo a volte, che Ginny potesse stargli dietro quando saliva sugli alberi ma ogni volta che si vedevano, Allen la sfidava e passavano un sacco di tempo a dimostrare chi fosse il migliore . Ovviamente,  il bosco era per entrambi un luogo importante, significava libertà, pace interiore e spesso quelle sensazioni si perdevano nella cittadina di Ravenfire. - Ginny, ne scaliamo ancora uno o vuoi riposarti?- Il biondo sollevò gli occhiali scuri, sistemandoli tra i capelli, in attesa di una risposta a quella domanda
Ginny R. Océane Lagarce
Trascorrere tempo nei boschi o in riva al lago era un qualcosa a cui la veggente mai e poi mai avrebbe rinunciato, soprattutto da quando tutto il suo mondo fatto di apparenze era caduto come un castello di carte. La sensazione che l'aveva pervasa durante il terremoto che aveva scosso Ravenfire era stata una sensazione quasi agghiacciante, che mai avrebbe voluto ripetere, eppure la libertà di quel momento un poco glielo ricordò. Osservava l'amico di sempre arrampicarsi come un primato, in modo così agile ed esperto da farla letteralmente impallidire, ma in quel momento semplicemente lo ammirava. « Davvero me lo devi chiedere? » Commentò superandolo prendendo così la ricorsa per potersi aggrappare ad un ramo abbastanza basso per potersi tirare su successivamente. « Se vuoi possiamo fare perfino una gara, e l'ultimo paga la torta alla Patisserie. »
Allen Ray Lewis
Allen era sempre stato vicino alla natura, un po' perché amava profondamente studiare il lago, ma anche perché nel bosco si sentiva in pace con se stesso. Pescare, scalare gli alberi, osservare la natura e allenarsi in gran segreto con i poteri, era per lui una grande conquista, non che avesse molto tempo libero tra studio e i due lavori per mantenersi al college a nza chiedere un dollaro ai Lewis, ma ben presto sarebbe iniziata la pausa estiva e lui si era perfino portato avanti con qualche esame. - Sapevo che avresti risposto così!- Indicò l'albe o vicino e iniziando il.conto alla rovescia scattò avanti balzando come un felino, ma la troppa sicurezza e la sua risata, distraendolo furono causa di una caduta che riuscì a farlo ridere / se possibile/ ancor di più.
Ginny R. Océane Lagarce
Lo sguardo che si scambiarono i due amici creava scintille, determinati a vincere quella sfida che ormai era diventata all'ordine del giorno ogni volta che si incontravano. I due amici sembravano condividere la determinazione nel voler primeggiare, e la Lagarce non aveva mai fatto mistero di voler arrivare prima nelle competizioni. Contarono alla rovescia e quando fecero entrambi il primo scatto, Ginny balzò prima sul ramo più basso per darsi la giusta spinta per potersi arrampicare. Quando lo vide cadere a terra, non riuscì a trattenersi dal scoppiare a ridere. Con un balzo scese a terra, avvicinandosi all'amico. « Giuro che avrei voluto filmarti, questa tua caduta mi assicura una coppa gelato per almeno una settimana... » Disse cercando di ritornare più seria mente allungò una mano per aiutare Allen a rialzarsi.
Allen Ray Lewis
Era una continua sfida, si divertivano nel modo più innocuo possibile, eppure, Allen che tentava sempre di esagerare, non riuscì a mantenere l'equilibrio saldo e cadde con un tonfo, ridendo a crepapelle. Allen non riusciva ad esprimere come si sentiva , ma probabilmente chi lo conosceva lo capiva bene, guardando quegli occhi espressivi illuminarsi . Prese la mano di Ginny e con un balzo fu in piedi, tutto quello che voleva era bere qualcosa di fresco e fermarsi. - Okay basta sfide per oggi. Coca e relax? - Chiese ammiccando verso la baracca sistemata da poco insieme alla sorella. - Così mi racconti che cosa hai fatto ultimamente.-
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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ginnyoceane · 3 years
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          ✨💄    —     𝐍𝐄𝐖 𝐏𝐎𝐒𝐓        ɢɪɴɴʏ ʀ. ᴏᴄᴇ́ᴀɴᴇ ʟᴀɢᴀʀᴄᴇ        19.04.2021 —  #ravenfirerpg             ....  ↝ ʟɪғᴇ ʙɪᴛᴇs                             Sensazioni contrastanti sembravano animare la veggente che un momento prima si trovava a studiare, perfino a battibeccare con Daisy, e quello successivo si sentiva fuori dal proprio corpo, priva di quella forza di gravità che l'ancorava a terra. La biblioteca era il luogo che più apprezzava in quella città, tutto nasceva da lì, la storia di Ravenfire, i suoi misteri e perfino le cose più bizzarre avevano ivi un fondamento, ma quando la terra cominciò a tremare qualcosa nella Lagarce prese il sopravvento. Pezzi di intonaco cominciarono a cadere, tonfi fragorosi provocati dai libri finiti a terra agitarono tutti gli studenti vicino a lei che ormai avevano abbandonato la concentrazione per creare confusione e grida, ma era la sua voce ad invocare aiuto. Gli occhi saettavano a destra e sinistra in cerca di aiuto, in cerca di qualcuno che potesse aiutarla a uscire da quella situazione, ma il cuore e lo spavento le impedivano di vedere qualcosa di più in basso. Inspirò a lungo, quasi in modo pesante, prima di abbassare lo sguardo nel vedere la sua gamba intrappolata sotto lo scaffale. Il dolore sordo, che stava prendendo il sopravvento su di lei, sembrava farla impazzire, facendola gridare ma erano i di lei occhi a vivere scene che erano impossibili per essere vere. Immagini di distruzione, di morte, immagini nefaste di una voragine pronta ad inghiottire ogni abitante della Virginia cominciarono a manifestarsi nella di lei mente come se fossero reali. Erano visioni fin troppo vivide per un terzo livello come lei, eppure lo sapeva. Sbatteva gli occhi ripetutamente prima di rendersi conto che la visione era cambiata e diventasse qualcosa di diverso. Radici delle dimensioni di tronchi cominciarono a muoversi nel suo campo visivo al di là della finestra. Era come essere diventata la protagonista di Alice nel Paese delle Meraviglie, protagonista di un contesto ove tutto poteva essere reale. Il dolore divenne qualcosa di non controllabile, qualcosa impossibile da gestire, la gamba probabilmente era rotta, ma in quel momento l'agonia fu l'unica cosa che la tenne semplicemente vigile.
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ginnyoceane · 3 years
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     ✨💄     —      𝐍𝐄𝐖 𝐏𝐎𝐒𝐓      𝒈𝒊𝒏𝒏𝒚 𝒐𝒄𝒆́𝒂𝒏𝒆 ↻ ᴏɴ ʜᴇʀ ɪᴘʜᴏɴᴇ         ❪  ••• 𝐂𝐀𝐌𝐄𝐑𝐀 𝐑𝐎𝐋𝐋 📷  ❫      📍 Ravenfire, Virginia 11.04.2021.
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ginnyoceane · 4 years
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#Ravenfirerpg {Cece e Ginny} [Cafè Michelangiolo, pomeriggio] La giornata era fiacca mentre il sole scaldava gli avventori con la complicità delle vetrate. Cece era intenta a sistemare il bancone, e di tanto in tanto si muoveva leggiadra e leggere per poter servire ai tavoli, quando qualcuno catturò la sua attenzione. La bionda a uno dei tavoli in fondo era un volto fin troppo conosciuto dalla Veggente, perchè lo aveva visto con Leo e lei aveva una ottima memoria visiva. Sfacciata come istinto comandava, e provocatrice per natura, si mosse fino a lei con la scusa innocente di prendere ordinazioni, ma determinata a scoprire chi fosse Ginny. <<Vuoi ordinare?>>
Ginny R. Océane Lagarce
Frequentare il Cafè Michelangiolo era diventato una tradizione per la veggente che optava sempre per quella caffetteria ogni volta che se ne presentava l'occasione. Capitava che uscisse in anticipo di casa per andare a lezione, o anche solamente una semplice tappa prima di tornare a casa, ma un caffè in quel luogo così accogliente sembrava essere il toccasana per la Lagarce. Non era diverso quel pomeriggio in cui, prima di tornare a casa, decise di attardarsi e fermarsi in uno dei tavoli in fondo. Avrebbe colto magari l'occasione di aggiornare il proprio blog, avrebbe rielaborato l'articolo che stava scrivendo già da qualche giorno e poi sarebbe tornata a casa. Immersa nei suoi pensieri, fu la voce femminile a farla ritornare alla realtà. Una chioma scura entrò nel suo campo visivo, i suoi occhi sembravano conoscerla, ma in quel momento le sembrò essere una ragazza qualunque. « Mi faresti un favore. Un caffè macchiato lungo per favore... Ti sembrerà strano, ma... Ci conosciamo? »
Chelsea O’Connor
Lo sguardo della sconosciuta si era soffermato abbastanza sul volto di Chelsea da riconoscere nelle sue fattezze forse quelle del ragazzo che conosceva, ovvero Leander. I due erano molto simili, se non nei colori nello sguardo che sapeva essere affilato, acuto e indagatore. E quella smorfia che perennemente ne increspava le labbra, nell'impossibilità di mascherare una qualsivoglia emozione sul loro viso. <<No. Ma forse conosci l'altra parte del mio patrimonio genetico.>> Esordì con un sorrisetto osservandola sfacciata. Non era tipa da tirarsi indietro, non di certo davanti a quella ragazza che in qualche modo sembrava implicata nella vita del maggiore.
Ginny R. Océane Lagarce
Più continuava ad osservare la sconosciuta, più la veggente credeva di conoscerla, rischiando di passare perfino per insistente. Aveva i capelli scuri come la notte, i lineamenti delicati, ma erano gli occhi ad avere un qualche ricordo che tuttavia non sapeva collocare. Aggrottò dapprima la fronte la Lagarce prima di ascoltare le sue successive parole.
« Dunque conosco qualcuno della tua famiglia... »
Disse constatando l'ovvio. Eppure non riusciva a collocare quello sguardo tormentato, quel sorrisetto che appariva quasi sfacciato mentre Ginny attendeva ancora la sua ordinazione. Solamente quando ella si focalizzò sul quel luccichio, la veggente si ritrovò ad annuire e far sorgere un sorriso sulle labbra.
« Chelsea, giusto? La sorella di Leander, avete gli stessi occhi, lo stesso luccichio, mi spiace averci messo così tanto... Sono Ginny! »
Chelsea O’Connor
<<Din din din din.>> Disse con fare csricaturale mentre sosteneva il suo sguardo come era solita fare. Dunque aveva avuto anche la conferma che conoscesse Leo, e che fosse quella ragazza bionda che aveva identificato come un suo legame. <<Ginny come Ginevra? La moglie di re Artù?>> Disse di slancio versandole del caffè, pronta a servire anche la sua ordinazione. Sarebbe andata dietro il bancone a recuperarla una volta che avesse interrotto quella conversazione. Voleva anche chiederle come si fossero conosciuti: cavare informazioni da Leo equivaleva a una operazione di spionaggio a più fasi.
Ginny R. Océane Lagarce
Quante volte l'avevano chiamata in quel modo, eppure mai una volta che l'avesse tollerato per davvero. Scrollò velocemente le spalle rabbrividendo mentre osservò la sua bevanda preferita essere versata nella tazza davanti a sé. Con un sorriso allungò le mani per afferrarla prima di soffiare lentamente. « Ti prego... Solamente Ginny. Ginevra è il nome con cui sono stata iscritta all'anagrafe, e non sai quante volte mi è venuto in mente di andare a cambiarlo... » Confessò prendendo un sorso della bevanda calda. Sentì il calore scivolare lungo la gola e scaldarla prima focalizzarsi sulla ragazza che appariva così diversa e al contempo così uguale al fratello. Sapeva del legame che intercorreva tra loro ed in quel momento ne volle sapere di più. Trascorsero così parte di quel momento a parlare, dando così libero sfogo alla curiosità.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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ginnyoceane · 4 years
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.     🔮 𝑫𝒂𝒎𝒊𝒆𝒏 𝑩𝒐𝒘𝒆𝒏 & 𝑮𝒊𝒏𝒏𝒚 𝑳𝒂𝒈𝒂𝒓𝒄𝒆      ┊𝑅𝑎𝑣𝑒𝑛𝑓𝑖𝑟𝑒, 𝑉𝑖𝑟𝑔𝑖𝑛𝑖𝑎 14.03.2021      ↷ #ʀᴀᴠᴇɴғɪʀᴇʀᴘɢ .     ↺↺↺↺↺↺ Damien si trovava vicino al lago di Ravenfire per fare delle foto. Per quanto la neve si fosse ormai sciolta, le temperature continuavano ad essere un po' rigide, ma nulla gli avrebbe impedito di scattare qualche foto con quei colori e quel meraviglioso paesaggio che si ritrovava davanti. Stava per fare l'ennesimo scatto, quando sul suo obiettivo apparve una persona cara al Bowen che però non vedeva da un po'. Le fece una foto che poi le avrebbe dato, dato che fra la prospettiva del lago e il suo sguardo si poteva dire fosse un ottimo scatto, per poi riporre con cura la sua macchina fotografica e dirigersi verso la ragazza, chiamandola a gran voce essendo leggermente lontano da lei. « Ginny! » La raggiunse in poco tempo, sorridendole con dolcezza, contento di vederla. « Non ti vedo da un po' di tempo amica mia, come stai? »
Ginny R. Océane Lagarce
Trascorrere un po' di tempo al lago era ciò che avrebbe permesso alla veggente di ritrovare quella serenità, seppur breve, che necessitava per poter andare avanti. Aveva ricordato ogni singolo frammento di dolore durante il blackout di qualche tempo prima, ma era ancora lì, s'era rialzata e aveva fatto di tutto per poter proseguire la sua vita di tutti i giorni. Seduta sulla sponda del lago ad osservare lo specchio d'acqua, Ginny sentì una voce famigliare attirare la sua attenzione. Si voltò di scatto, ed impiegò qualche istante prima di riconoscere il ragazzo e far sorgere così un sorriso sul proprio viso. Lentamente ella s'alzò, sbatté i palmi delle mani sui suoi jeans, prima di avvicinarsi all'amico. « Ehi! Non pensavo di vederti da queste parti! Diciamo che tiro avanti, e tu? Sono secoli che non ci vediamo, almeno qualche mese. »
Damien Marcus Bowen
Era vero, lui e l'amica non si vedevano da molto tempo, ma questo Damien non lo aveva, sfortunatamente, programmato. La verità era che erano successe così tante cose nella sua vita che forse, per la prima volta dopo tanto tempo, lo avevano portato a concentrarsi su di sé e poco sugli altri. Era una cosa insolita per Damien, sempre pronto a mettere il benessere altrui davanti al suo, ma ciò era capitato e se ne rendeva conto quando incontrava amici come Ginny, sentendone la mancanza. « Vengo spesso qui a fare delle foto in realtà. Ad ogni modo hai ragione, non ci vediamo e sentiamo da tanto tempo e in parte è colpa mia Gin, è successo un casino.. » Sospirò riponendo per il momento la sua macchina fotografica, guardando l'amica negli occhi prima di parlare. « Ho scoperto di avere una sorella. »
Ginny R. Océane Lagarce
Fin dai tempi del liceo la veggente aveva imparato che gli amici sarebbero stati la famiglia che avrebbe sempre voluto al proprio fianco, ma sapeva anche che non erano i contatti frequenti a determinare il tipo di legame che intercorreva. Esattamente come accadeva con il Bowen. Non importava quante volte si sentissero durante il giorno, entrambi sapevano che l'altro ci sarebbe semplicemente stato. Un sorriso piegò le di lei labbra prima di mostrarsi decisamente più preoccupata, e solo quando sganciò quella bomba, la Lagarce si ritrovò a sbattere gli occhi più e più volte. « C-come? Una sorella? » Domandò con sincera sorpresa e al contempo curiosità. Conosceva sommariamente la storia famigliare dell'amico, ma non avevano mai intrapreso un viaggio nei ricordi che di certo avrebbe fatto più male che bene. « Tu stai bene? Come hai fatto a scoprirlo? Deve essere stato uno shock. »
Damien Marcus Bowen
« Sì, mi rendo conto sia una notizia scioccante. » Rispose con un leggero sospiro anche se doveva ammettere che dopo l'incredulità iniziale per il modo nel quale la madre si era rivolta, aveva accettato la notizia di buon grado, scoprendo in Desiré una persona davvero speciale. « Inizialmente sì, ma devo ammettere che conoscendola meglio mi sto rendendo conto di che bella persona sia e sono contento di avere una sorella. » Sorrise questa volta mostrando all'amica la foto che gli aveva fatto e che sicuramente avrebbe sviluppato per poi portargliela, alzandosi poco dopo dovendo andare. « Devo andare, però voglio vederti presto. Anche a cena, offro io. »
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ginnyoceane · 4 years
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      ✨💄    —     𝐍𝐄𝐖 𝐎𝐔𝐓𝐅𝐈𝐓       𝒑𝒓𝒊𝒅𝒆  𝒂𝒏𝒅 𝒑𝒓𝒆𝒋𝒖𝒅𝒊𝒄𝒆 𝒆𝒗𝒆𝒏𝒕         ❪  ••• 𝐎𝐔𝐓𝐅𝐈𝐓𝐒 📷  ❫
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ginnyoceane · 4 years
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          ✨💄    —     𝐍𝐄𝐖 𝐏𝐎𝐒𝐓        ɢɪɴɴʏ ʀ. ᴏᴄᴇ́ᴀɴᴇ ʟᴀɢᴀʀᴄᴇ        13.02.2021 —  #ravenfirerpg           ....  ↝ ᴄᴜʀʀᴇɴᴛ ᴍᴏᴏᴅ                               ❛❛ Quella che chiamiamo noia è piuttosto un morboso accorciamento del tempo in seguito a monotonia: lunghi periodi di tempo, se non si interrompe l'uniformità, si restringono in modo da far paura; se un giorno è come tutti, tutti sono come uno solo; e nell'uniformità perfetta la più lunga vita sarebbe rivissuta come fosse brevissima e svanirebbe all'improvviso. ❜❜
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ginnyoceane · 4 years
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¦ Daisy and Ginny - 24.O1.2O21 - Morning - Raven's Cafè - #Ravenfirerpg ¦ Scenario: La Scott si reca al Raven's per colazione, come quasi ogni domenica. Arrivata al locale prende posto a uno degli sgabelli posti vicino al bancone e iniziare a pensare a quale brioches abbinare al suo Pumpkin Spice Latte. Una voce familiare la distrae, è Ginny, una vecchia conoscenza, definita amica per qualche tempo anni prima. ・« Le cose non cambiano: siamo noi a cambiare. » «E' per caso un riferimento al mio, anzi nostro, temperamento del passato?»
Ginny R. Océane Lagarce
Era mattina quando la veggente varcò la soglia di quel locale che aveva il profumo di casa. Trascorreva più ore lì dentro in compagnia di un buon caffè mentre studiava o durante una chiaccherata con le amiche rispetto a qualsiasi altro luogo. Non vi era biblioteca, parco o qualunque altro posto che avesse lo stesso sapore per la Lagarce che, incurante di chi si potesse trovare accanto a lei, parlava ad alta voce pronunciando le stesse parole che stava scrivendo sul proprio diario. Alzò il capo di scatto quando una voce, che non udiva da fin troppo tempo, le rispose. « Daisy. » Pronunciò il nome della giovane senza alcuna sorpresa, con un tono di voce che era del tutto privo di astio, almeno per il momento. Un debole sorriso cominciò a sorgere così sulle labbra della bionda per rispondere alla sua stessa affermazione. « Ti sei forse sentita presa in considerazione? E potrebbe essere, a dire il vero. »
Daisy Dove Scott
*Dai inarcò un sopracciglio, con fare sospettoso. Da che ne avesse memoria Ginny era tutto, fuorché stupida. Le parole che uscivano dalla bocca della giovane nascondevano quindi una certa premeditazione, e la Scott non si sarebbe certo tenuta dal farglielo notare.* «Da quando, Ginny, dici cose senza un perché? Ti ricordavo abbastanza sagace e tagliente. Motivo per cui, con il tempo, ho smesso di avere a che fare con te. È sempre sembrato tutto una sfida tra noi, alle superiori. Non credi?»
Ginny R. Océane Lagarce
Un sorriso che assomigliò più a un ghigno aleggiò sulle di lei labbra nell'udire quella replica piccata. In passato avrebbe impiegato non più che quatto secondi prima di rispondere a modo, ora, invece, lo faceva ancora tuttavia sapeva quando evitare semplicemente il colpo. Posò successivamente lo sguardo sulla figura femminile di Daisy, sempre perfetta, e sempre con quell'atteggiamento di superiorità che in parte aveva sempre condiviso. « Ho scelto quali battaglie combattere, dovresti imparare a farlo anche tu, sai? Credimi, non ho perso il mio smalto ed è sempre stata una sfida perché a nessuna delle due piace perdere, o meglio non è nemmeno un'opzione. Non è così? »
Daisy Dove Scott
*La lingua di Ginny era sempre stata tagliente e rapida, un po' come quella della Scott. Un sorriso compiaciuto accese l'espressione della giovane, mentre gli occhi scrutavano la sua compagnia. L'accenno alle battaglie da combattere fece nascere una spontanea risata divertita in Daisy. Se solo la gente avesse saputo le battaglie che gli Scott, come altre famiglie, lottavano strenuamente e senza possibilità di scelta. Daisy Dove scosse la testa, continuando a sorridere fra sé e sé.* «Oh, Ginny, credimi, non hai nemmeno idea. Ma su una cosa non hai sbagliato, non mi piace perdere, tanto meno perdere tempo.» *Asserí gelida la Scott. Addolcí l'espressione con un fugace sorriso.* «Non sei una battaglia, per me. Non più. Potrei anche offrirti un caffè, in segno di... Pace.»
Ginny R. Océane Lagarce
Tagliente era la voce della veggente quando si sentiva sfidata, ma era una caratteristica presente anche in talune occasioni, in cui sapeva far emergere il proprio temperamento. Osservò con sguardo attento la figura dell'amica con cui aveva un trascorso decisamente intenso. Amiche fin dai tempi del liceo, le giovani avevano discusso su ogni possibile cosa nel corso del tempo, dimostrando entrambe di possedere un carattere dominante, eppure ora, a distanza di tempo, si presupponeva una tregua. « Questa sì che sarebbe bella, ma perché no... Che caffè sia! » Commentò la veggente ostentando sicurezza. In passato si sarebbe comportata decisamente in modo diverso, ma ora, tutto era cambiato, lei era cambiata. « Mi sento quasi onorata da questo tuo gesto. Possiamo dunque deporre l'ascia di guerra? Devo ammetterlo, abbiamo sempre litigato perché fondamentalmente su molte cose la pensavamo uguale. »
Daisy Dove Scott
«Deponila, ma non seppellirla, hai pur sempre a che fare con Daisy Dove Scott.» *Didi non riuscì a trattenere un sorriso, che diede alla sua espressione solitamente dura un'aria decisamente più amichevole. Le parole di Ginny avevano un fondo di verità anche per la cacciatrice: erano due personalità abbastanza forti, che probabilmente in futuro si sarebbero scontrate ancora. La Scott ordinò due caffè prima di tornare a rivolgere le sue attenzioni alla bionda che aveva seduta affianco.* «Non ci parliamo da quando ho lasciato il Liceo, quindi quattro anni, circa. Cosa fai nella vita, Ginny?» *Non c'era malizia, né scherno, nella voce della cacciatrice. Per una volta, Daisy, stava semplicemente facendo quattro chiacchiere con una vecchia conoscenza, per il puro gusto di farlo.*
Ginny R. Océane Lagarce
Sedersi al tavolo con chi aveva sempre considerato come un nemico era strano perfino per la veggente, ma credeva davvero nelle parole dette poc'anzi. E tutto sommato era realmente curiosa di sapere che cosa stesse combinando la Scott. Un debole sorriso era comparso sulle di lei labbra, un ghigno che difficilmente avrebbe abbandonato le stesse, ma che davano l'impressione che la Lagarce la sapesse decisamente lunga. « Diciamo che son qui e là. Ho scelto giornalismo, ma questa non è una vera e propria novità dato che il mio blog ha sempre creato qualche scandalo al tempo. »
Commentò la giovane con una leggera scrollata di spalle. Sapeva che in molti parlavano di ciò che scriveva, ma non le era mai interessato. Avevano la loro opinione, ma Ginny era sempre andata avanti in un modo o nell'altro. « Mi divido tra il college, la redazione e lo studio fotografico... E tu, invece? »
Daisy Dove Scott
*Daisy ascoltò le parole della giovane con spiccato interesse, forse anche dovuto al fatto che si stava impegnando a non essere la solita stronza indifferente e tagliente. Mentre Ginny parlava, terminò il suo caffè.* «Sí, ricordo la tua impertinenza nella scrittura. Sei sempre stata portata, non mi stupisce che tu abbia scelto quella come strada.» *Nonostante la velata critica, quello della Scott voleva essere un complimento.* «Io sono al terzo anno di legge, e poi, beh nulla di particolare.» *Didi si frenò, non sarebbe stato saggio parlare di allenamenti, tiro con l'arco e argomenti simili. Con un cenno, simile a un sorriso, lasciò al bancone del locale i soldi necessari al saldo del conto.* «Ora, essendo io in ritardo e non volendo sfidare oltre questa tregua che si è venuta a creare, ti saluto. Ti direi che è stato un piacere, ma non sarebbe nel /nostro\ stile. Spero però di poter approfondire la conversazione, in un futuro non troppo lontano.» *Quello di Daisy era un passo nella direzione di una tregua duratura. Con un cenno della mano salutò la giovane e si avviò all'uscita del locale.*
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ginnyoceane · 4 years
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ginnyoceane · 4 years
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         ʟɪɴᴄᴏʟɴ ᴇ ɢɪɴɴy          21 Jun. 2019 - 𝐋𝐚𝐠𝐨 𝐝𝐢 𝐑𝐚𝐯𝐞𝐧𝐟𝐢𝐫𝐞.      — #RavenfireRpg ; Role flashback
Nel momento in cui posò 𝒅𝒂𝒗𝒗𝒆𝒓𝒐 gli occhi su Ginny, Lincoln si rese conto di quanto l'apparenza potesse ingannare. Nonostante si vedessero da diversi anni, non era mai riuscito a conoscerla davvero. A farli avvicinare era stato un servizio fotografico al maneggio che aveva permesso al ragazzo di guardare Ginny con occhi diversi. Dietro quell'instancabile figura desiderosa di vita, Lincoln aveva colto l'animo di una donna spezzata che col passare dei giorni assunse diverse sfumature che la rese, agli occhi dell'uomo, sempre più interessante. Pur avendo promesso a sé stesso di osservare il mondo come un ospite di passaggio, senza nemmeno rendersene conto, Ginny era riuscita a far breccia nel cuore del giovane Spectra. Molte volte, nel corso di quelle settimane, si chiese cosa fosse cambiato. Era stata la bellezza della modella? I loro interessi comuni? Il desiderio di non restare solo? Nulla di tutto questo. Semplicemente, Lincoln era diverso. Diverso dal ragazzo che era un tempo; il dood erede, timido e introverso, morto per amore e rincarnato in un fantasma perché non era riuscito ad esprimere apertamente le proprie emozioni. E fu ironico che, in quelle vesti, fosse riuscito a provare molto più di quel che avesse provato in vita. Abbandonato il suo vecchio corpo, Lincoln era rinato più forte, determinato, deciso e 𝒗𝒊𝒗𝒐 che mai. Andando contro la propria promessa di restare lontano dai legami sentimentali - che avrebbero potuto ferire la controparte -, Lincoln seguì semplicemente la propria anima che ancora batteva per il prossimo. Dopo Fleur, arrivò quindi Ginny.
* Con la scusa di ricevere una copia del servizio fotografico, Lincoln chiese alla ragazza di uscire e lei accettò. Il ristorante in cui erano stati non era troppo raffinato né grossolano; aveva desiderato che lei potesse sentirsi a suo agio in un ambiente elegante ma famigliare. Lui si comportò come suo solito; dimostrò di essere in tutto e per tutto come il Mr Darcy dei giorni nostri, spostando la sedia sotto le gambe della ragazza, aprendole la portiera o offrendole il braccio qualora ne avesse avuto bisogno. Nel corso di quella lunga permanenza sulla terra, non era cambiato affatto: sotto quel sorriso furbo e i capelli un po' lunghetti, era ancora un uomo all'antica. Al termine del pasto, Lincoln portò la modella lungo le rive del lago di Ravenfire dove una buona parte della città si era riversata in vista dell'evento delle lanterne. Il ragazzo camminava al fianco di Ginny, senza mai mancare di incrociare lo sguardo degli uomini affascinati da una presenza fin troppo bella tra le strade - e a cui Lincoln si limitava a rispondere con un mezzo sorriso divertito. Lo sguardo ceruleo del giovane saettò dal lago agli stand che vendevano lanterne e, d'improvviso, un ricordo della sua vita passata attraversò la sua mente. Lincoln non fermò la sua avanzata, si limitò a rivivere quel ricordo in maniera vivida, decidendo di condividerlo con lei solo dopo essersi fermato dinanzi ad una bancarella che vendeva lanterne. «Questa passeggiata mi ha ricordato una cosa.» Prese due lanterne e le pagò, limitandosi a sorridere alla donna dietro al banchetto per poi riprendere a camminare con la ragazza fino alla ringhiera di un'area libera. «Settant'anni fa, non ci limitavamo a lanciare lanterne per solo divertimento. C'era una vecchia leggenda... una leggenda che una signora ci raccontava sempre: si diceva che la Dea della Luna potesse realizzare i desideri delle persone durante il solstizio d'estate. Così, ogni anno, il 21 giugno, venivamo qui armati di lanterne e piccole mongolfiere stabili. Ognuno di noi scriveva su un pezzetto di carta il proprio desiderio, poi lo appendevano alle lanterne e le lasciavano andare via. Se scomparivano nell'atmosfera, allora il desiderio veniva accolto... altrimenti bisognava ritentare l'anno successivo.» Frugando all'interno della giacca, Lincoln estrasse un taccuino e una penna da cui avrebbero potuto ricavare della carta su cui scrivere i loro desideri. Posando gli occhi chiari su quelli della giovane, l'uomo le sorrise. «Ti va di attenerti alla leggenda?»
Ginny R. Océane Lagarce
Quante volte una persona aveva la possibilità di mostrarsi per come era davvero e non mostrando una di quelle stupide maschere che si era costretti a indossare? La verità era che poche erano le volte in cui si poteva mostrare la parte migliore, e ancor meno erano le persone che non davano un giudizio, seppur inconsciamente. Ma quando si aveva la possibilità di essere se stessi, perché lasciarsi sfuggire quell'occasione? Ecco il motivo per cui cercava di passare più tempo possibile a quel fantasma che tanto sembrava tenere a lei. La gentilezza, la caparbietà, ma anche l'educazione di altri tempi erano tutte piccole cose che le avevano fatto sorgere un sorriso spontaneo, ma anche qualcosa in più. Aveva mostrato solamente pochissimi sprazzi di sé, aveva mostrato il suo lato migliore, il suo sorriso, ma anche quelle lacrime che, non più di due volte, non era riuscita a trattenere, eppure mai una volta Lincoln aveva dato un giudizio. Galeotto, tuttavia, fu quel servizio fotografico al maneggio, il luogo in cui avrebbe cominciato a frequentare in modo più assiduo, cercando quegli occhi cerulei ancora e ancora, quel luogo che probabilmente rappresentava l'inizio e la fine di tutto. Eppure non poteva dire che era la fine, assolutamente no. La loro storia doveva essere ancora scritta. [...] Sguardi fugaci continuavano ad essere scambiati tra i due ragazzi che ora passeggiavano come se niente e nessuno potesse disturbarli. Erano ovattati da un mondo che non apparteneva a loro, con sguardi attenti ma anche incuriositi di estranei, ma nessuno ebbe il coraggio di avvicinarsi. Solo quando Ginny vide le lanterne, un sorriso lieve, nato dalla sorpresa, cominciò a sorgere sul volto di quella dea. La cena era stata squisita, la compagnia ottima, ma quelle lanterne creavano quell'atmosfera che sembrava essere uscita da un film. Come aveva fatto a rendere tutto così perfetto? Si ritrovò ad inumidire le labbra, un passaggio lento della propria lingua su quest'ultime prima osservare la magia che quelle lanterne creavano. Ascoltò con attenzione, rapita dal racconto di leggenda che trovava curiosa ma ugualmente romantica. Lo osservò armeggiare con il taccuino e la penna, ed istintivamente allungò le mani per poggiarle sui di lui avambracci. « Sono sempre stata affascinata da questo tipo di leggende, sai? Alcuni le potrebbero giudicare folkloristiche, ma tu le rendi reali, rendi tutto questo reale. » Commentò la veggente. Sentiva una sensazione di calore cominciare a montare dal petto, continuare a salire e darle quel leggero rossore alle gote prima di fare un semplice cenno del capo. Il sorriso che Lincoln le rivolse era sincero, ampio, eppure mai una volta l'aveva visto sguaiato come poteva accadere con qualche giovane della propria età. L'uomo aveva la sua verve, il suo fascino, e la Lagarce non poteva dire di non esserne colpita. « Ne sarei onorata. Vorrei accendere decine di lanterne, vedere il cielo pieno ed incrociare le dita. »
Lincoln Spectra
Lincoln non era sicuro che sarebbe più riuscito a provare sentimenti per qualcuno. Il sentimento d'amore che aveva provato per Fleur si era trascinato oltre la morte, al punto che lui stesso cercò di interromperlo prima che il suo spirito si consumasse al ricordo di quella donna. Con Ginny il sentimento era diverso perché lui stesso era diverso. Non poteva sapere se il Lincoln doodread si sarebbe potuto innamorare di lei, ma era certo che il fantasma fosse su quella strada. Era possibile? Era possibile che i fantasmi, apparentemente privi di emozioni, di vita propria, potessero provare ancora il sentimento più potente del mondo? In quelle settimane si era posto quelle domande più volte. Non era riuscito ad avvicinare Ginny per timore di essersi sbagliato, di essere tentato dal fugace ricordo di un amore perduto o dalla sua ineffabile bellezza... ma col passare dei giorni si rese conto che la sua mente ricercava continuamente l'immagine del suo volto. Si, Lincoln si stava innamorando di Ginny. Si concesse così la possibilità di uscire con qualcuno, nella speranza di tornare a vivere davvero e di amare senza più temere di non riuscire a esprimere le proprie emozioni. Il tocco della ragazza sulle sue braccia, portò Lincoln a guardare con più intensità il volto di quella donna che, affascinata dalla storia folkoristica appena raccontata, si complimentò con lui. Per un attimo, Lincoln rimase a guardarla come se stesse combattendo dentro sé una battaglia interiore su quello che avrebbe - o non avrebbe - dovuto fare in quel momento. Alle sue ultime parole, l'uomo le sorrise ancora, ma questa volta annullò la distanza che li separava solo per poterle prendere la mano. «Che siano una decina, allora.» Se lei avesse tenuta stretta la sua mano, il fantasma l'avrebbe riportata alla bancarella solo per poterne acquistarne dalle altre, e infine tornare al posto di partenza dove l'avrebbe liberata ancora di quella presa per poterle montare, una a una. Lui, per sé, ne aveva acquistata una sola, come se non avesse chissà quali desideri da esprimere. Distese la carta di ogni lanterna e le appoggiò a terra, una a una, finché, estraendo nuovamente il taccuino dalla tasca, non lo porse alla ragazza insieme alla penna. Lui avrebbe scritto per ultimo. «Sono certo che qualunque desideri tu abbia, verranno esauditi. E se così non fosse, sarò io a esaudirli per te.»
Ginny R. Océane Lagarce
Il silenzio, quel luogo così magico, la presenza del fantasma che non aveva fatto altro che essere gentile, la dimostrazione che era un uomo d'altri tempi, eccoli gli elementi di una serata semplicemente perfetta. Osservava il di lui volto come se lo stesse vedendo per la prima volta, i lineamenti così cesellati che sembravano essere disegnati da una mano di un artista, e quegli occhi che non s'erano staccati nemmeno per un momento. Li sentiva scavare nel profondo, sempre più convinta che potesse leggervisi qualcosa che mai avrebbe avuto il coraggio di confessare eppure era lì, di fronte a lui, con una mano sull'avambraccio a tastare quell'essere corporeo che esercitava non pochi fascini su di lei. Era quella sensazione di calore che nasceva a poco a poco dentro sé a farle provare una sensazione che non provava da fin troppo tempo, si sentiva, in qualche modo, rinata. Fu quel momento cristallizzato nel tempo, che colpì la Lagarce nel profondo, scuotendola in un modo che mai avrebbe dimenticato. I di lui occhi, le sue cure, erano tutte piccole attenzioni che Ginny non aveva mai ricevuto prima di allora che la portarono a chiedersi se davvero stava vivendo ciò che credeva. Mai prima di allora lo Spectra aveva mai manifestato qualche sorta di interesse sei suoi confronti. Ma se così fosse stato? Un movimento lento della propria lingua andò ad inumidire le labbra improvvisamente secche della veggente, la quale abbassò un momento lo sguardo mentre le gote cominciarono a imporporarsi di rosa. Mai nessuno era riuscito a farla emozionare, a farle manifestare quelle sensazioni che ora rischiavano di sopraffarla. Attese non più che qualche istante prima di vedere Lincoln porgerle il taccuino e la penna su cui avrebbe dovuto scrivere i suoi pensieri. In fondo era facile, o almeno sarebbe dovuto esserlo per lei, mettere su carta uno dei desideri che più voleva che si avverasse, ma in quel momento tutto sembrò venire meno. Tutto sembrava essere futile, scontato, non adatto ad un momento intenso come quello e solo quando trovò il coraggio, a seguito di quelle parole, Ginny alzò lo sguardo sull'uomo. « Come... Come fai a essere così reale? Qualsiasi cosa possa scrivere su questo taccuino mi sembra così inutile in questo momento... Così futile. I miei desideri sono sempre stati così tangibili, così scontati per alcuni... Vorrei scrivere tutto e vorrei scrivere nulla. Per te è possibile? » Domandò con un soffio di voce in quel momento. Aveva abbassato il tono di voce rendendo quella conversazione ancor più intima, un qualcosa che avrebbe ricordato per sempre. Poi le venne in mente, solamente una cosa avrebbe reso tutto davvero perfetto, e un sorriso aleggiò sulle di lei labbra. Scrisse frettolosamente su una pagina bianca prima di nasconderla contro il suo stesso petto per non fargliela leggere. Porse il taccuino al fantasma senza mai abbandonare quel sorriso che presagiva qualcosa di speciale. « Desidero solamente una cosa, ma ora è il tuo turno. »
Lincoln Spectra
C'era sempre stato qualcosa nei modi di fare di Ginny che catturavano l'attenzione del fantasma. Un gesto insignificante, come quello di passare la punta della lingua sulle labbra, era per lui qualcosa di affascinante, quasi la modella racchiudesse una sorta di bellezza interiore che solo lui riusciva a percepire. O, almeno, così gli piaceva pensare. Prima o poi qualche altro uomo si sarebbe accorto del fascino che la giovane Lagarce sapeva esercitare sul prossimo, ma per il momento fu lieto di sapere che in quel giorno d'estate ci fosse soltanto lui. Non avrebbe mai saputo dire da quanto tempo i suoi sentimenti andassero avanti né come avrebbe potuto dimostrarli, ma quel giorno sperò con tutto sé stesso di sembrare un umano qualunque, troppo innamorato della donna al suo fianco per accorgersi del resto. Quando gli occhi della ragazza si incastonarono nei suoi, prendendo a parlargli dei suoi desideri e delle accortezze che lui stesso aveva avuto, Lincoln si ritrovò a guardarla con la stessa intensità. «Lo è.» Rispose in un primo momento, senza mai distogliere gli occhi da lei. «Io mi sento allo stesso modo.» Da gentiluomo qual era, le lasciò scrivere il desiderio senza sbirciare, limitandosi a osservare il foglietto nascosto nel suo petto prima di raccogliere il taccuino e la penna. Facendo ben attenzione che il desiderio rimanesse celato alla vista di Ginny, Lincoln lo scrisse rapidamente su un foglietto che poi ripiegò su sé stesso. «Se dovesse avverarsi, me lo dirai?» Le chiese, per poi sollevare le lanterne sul muretto in attesa di allegare i loro desideri. «Sei pronta?»
Ginny R. Océane Lagarce
Ogni cosa, dal suo essere così trepidante, ai dettagli che l'uomo aveva riservato per lei, aveva colpito così tanto la veggente da far sì che il suo battito cardiaco impazzisse. Sentiva il momento sulla sua pelle, l'attesa che preludeva a qualcosa di molto più speciale, a qualcosa di molto più grande di lei, eppure scappare non sarebbe mai e poi mai stata un'opzione. Era di fronte a lui perché voleva esserlo, era di fronte all'uomo che probabilmente la vedeva ancora come una bambina, o chissà magari poco più che una ragazzina, ma sapeva che quel momento l'avrebbe portato nella memoria per sempre. Era impossibile cancellare il sorriso da quel volto che osservava con ammirazione lo Spectra. Teneva con cura il biglietto al petto, ma fu quando inspirò a pieni polmoni che Ginny annuì. « Voglio che s'avveri, voglio che s'avveri... » Ripeté come un mantra a voce talmente bassa da far sì che fosse piuttosto difficile ascoltarla. Sorrise di cuore prima di staccare le mani dal proprio petto e piegare il bigliettino in quattro. Lo piegò come se ne andasse della propria vita, lasciando per un momento lo sguardo attento del fantasma. « E se si dovesse avverare il tuo? Me lo dirai? Voglio fare ogni cosa per far sì che si avveri... Ora che ci ho pensato, ora che c'è una cosa che desidero, la voglio con tutta me stessa. »
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ginnyoceane · 4 years
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     ✨💄     —      𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄      𝐠𝐢𝐧𝐧𝐲, 𝐳𝐨𝐞, 𝐥𝐢𝐧𝐜𝐨𝐥𝐧 & 𝐦𝐞𝐫𝐢𝐥𝐲𝐧      ❪    ↷↷     mini role ❫      l  i  b  r  e r  i  a      29.12.2020  —  #ravenfirerpg            traccia role #1
Leggere era un qualcosa che accompagnava la veggente fin da piccola, che fossero pagine di un libro per bambini, o un romanzo, o un semplice saggio, Ginny era appassionata di lettura che presto o tardi avrebbe sfondato in quel mondo. Ma non era solamente questo a farle battere il cuore, era il fatto che quella passione sembrava riunire quante più persone. Era di fronte alla libreria in un tardo pomeriggio di fine dicembre quando il suo sguardo cadde su un classico che nessuno avrebbe mai potuto contestare: il primo capitolo di una saga che fondeva generazioni diverse, dai più piccoli ai più adulti, Harry Potter. Era una prima edizione certamente, gli angolo del tomo appena smussati per l'uso che qualcuno ne aveva fatto, ma portava con sé anche la bellezza del principio, di come tutto fosse informe. Maghi e babbani erano una giusta rappresentazione di ciò che avveniva anche nella cittadina di Ravenfire, con alcune differenze, ma non era un po' il bello di tutta quella realtà a volte un po' assurda? Solo in quel momento la veggente si rese conto di non essere sola attorno a quella bancarella, sguardi trasognati osservavano quella copertina, labbra appena arricciate e chissà quali pensieri stavano attraversando le loro menti.
Lincoln Spectra
Lincoln era un vero e proprio appassionato di libri. La sua libreria personale contava più di 300 tomi, tra libri nuovi e antichi, che aveva raccolto nel suo (quasi) secolo di vita. Aveva sempre amato perdersi nella lettura; una passione che aveva sin da quando era in vita e che la morte non era riuscita a portargli via. «Bello, vero?» Stretto nel suo cappotto scuro, con gli occhi cerulei fermi a contemplare la copertina di quella prima edizione, il rappresentante dei fantasmi se ne stava con le mani in tasca a osservare quel piccolo gioiello della letteratura. «Delle 500 copie che furono stampate, solo 200 furono messe in commercio. Le altre 300 le ha ancora la biblioteca inglese.» Col capo leggermente inclinato da un lato, il ragazzo osservò il prezzo che riportava la scritta 50.000$; una cifra che andava ben oltre il prezzo d'acquisto di un libro qualunque. Successivamente volse il capo in direzione di Ginny e delle altre due donne intente ad osservare quell'edizione, mostrando loro un piccolo sorriso. «Immagino che nessuno di noi abbia tanti soldi quanti ne aveva Harry nella sua camera blindata.» In cuor suo sapeva che prima o poi lo avrebbe acquistato. Non nell'immediato, certo, ma prima o poi ci sarebbe riuscito. Non era il tipo di persona che amava far conversazione, ma su certi argomenti sembrava molto più incline a farlo, pertanto continuò a parlare. «Mi sono sempre chiesto in quale casa sarei finito. Voi, ci avete mai pensato?»
Merilyn Brooks
𝕳arry Potter era una saga molto importante per Merilyn, l’aveva accompagnata nella crescita ed era una lettura nella quale tutt’oggi la fata amava immergersi. Ma soprattutto, era il ricordo più vicino che aveva di sua madre. Si, era stata propria la signora Brooks a leggerle per la prima volta Harry Potter e la pietra filosofale, appena pochi anni dopo la sua prima pubblicazione, quando Merilyn aveva solo cinque anni; era oramai divenuto di routine leggere qualche capitolo insieme prima di andare a dormire. Poi sua madre se ne era andata, aveva abbandonato il tetto coniugale per non fare più ritorno, interrompendo la storia a metà del quarto volume. Nel pieno della sofferenza, i libri di Harry Potter erano l’ultimo ricordo che aveva di lei; più volte aveva provato a chiedere a suo padre di fare lo stesso, così che nel proprio minuscolo letto si sentisse meno sola, ma egli era troppo ubriaco anche solo per reggere in mano un libro. Così aveva dovuto imparare in fretta a leggere, per continuare quel percorso da sola. Ma la solitudine non era una cosa che facilmente Merilyn riusciva a sopportare. Sentirsi sola, abbandonata, era la sofferenza più atroce che la fata di primavera potesse provare, tanto da renderla una fobia. E nessuno poteva immaginare quanto piacere e amore trovasse in una buona lettura, specie se questa diveniva un mezzo per unire le persone. Non importava della preziosa collezione che aveva a casa, ogni volta che si imbatteva in una copia di Harry Potter si soffermava ad osservarla, ammaliata. E no, non le erano sfuggiti i commenti delle persone raccolte attorno a lei per fare la medesima cosa. Questo la fece sorridere dolcemente. « Ho sentito dire che le prime edizioni della saga sono ormai fuori produzione; ben presto cominceranno ad assumere valore, dunque chi le possiede ha una piccola fortuna nella propria collezione. Ma no— effettivamente anche in questo modo, Harry resterebbe il più ricco. » Ridacchiò. « Io apparterrei senz’altro a Tassorosso : credo nel lavoro, nell’amicizia, sono paziente e giusta— o almeno, spero di esserlo.  »
Zoe Farnstorm
Prendersi una pausa, delle ferie alla fine era stata un'ottima idea. Non era stata sua questo era chiaro perchè Zoe viveva per il lavoro, viveva per salvare le vite, ma doveva ammettere che anche starsene in casa a prendersi cura di se stessa non era male, soprattutto non era nemmeno male l'idea di uscire e fare qualcosa per conoscere altre persone e fare amicizia. Quella bancarella, poi l'aveva attirata in particolar modo, in fondo Harry Potter era da sempre stata la sua saga preferita, la saga che quando era più giovane l'aveva trasportata in un altro mondo, dimenticando quello vero, una cosa davver importante per la dooddrear, che odiava suo padre e come aveva trattato sia lei, che sua madre, soprattutto sua madre. Ricorda ancora l'odore di libro nuovo, le prime edizioni, che si era permessa grazie al suo primo lavoro. «Io mi sono sempre vista come una Corvonero, anche se mio padre non sarebbe d'accordo, per lui ero una serpe. » Ridacchia, a distanza di tempo quella frase non le faceva più alcun male, ma ricorda di essere stata parecchio male. «Credo di avere ancora le prime edizioni in soffitta, non vorrei essere melodrammatica, ma Harry Potter in un certo senso mi ha salvato la vita. Mi ha portata in un mondo diverso quando ne avevo bisogno. »
Ginny R. Océane Lagarce
Una presenza che provocava tranquillità in lei fece la sua apparizione, lento come era entrato nel suo cuore, silenzioso come il suono che che faceva ogni volta che si materializzava accanto a sé. Eppure solamente un debole sorriso accennato fu l'espressione che mostrò la veggente alla vista di Lincoln. Si ritrovò così ad ascoltare quel piccolo dibattito, come se tutti in qualche modo facessero parte di un club del libro e in parte così era. Ognuno dei presenti aveva esposto la propria opinione dando spunti su cui discutere, ed in quel momento Ginny cominciò a pensare se mai lei fosse dovuta passare sotto il Cappello Parlante. Che cosa avrebbe deciso per lei? In fondo il Cappello Parlante avrebbe tenuto conto delle proprie scelte, ma era la stessa veggente a ritrovarsi spiazzata. Possedeva coraggio, ma sarebbe bastato per essere una Grifondoro? « Serpeverde. » Commentò lanciando una rapida occhiata al fantasma, prima di passare lo sguardo sulle due giovani donne che apparivano ancor più segnate da quella storia che erroneamente si credeva per bambini. Più rifletteva su quella casata, più si rivedeva nelle caratteristiche e in fondo sapeva che sarebbe stato così. « Mi sono sempre domandata perché non mi fosse arrivata la lettera di Hogwarts, sapete? Ogni volta che rileggevo la saga speravo di essere smistata, di indossare il mantello dell'invisibilità, e di agitare la bacchetta. In fondo chi non ha sperato di farlo? Ma chi è il pazzo che venderebbe questa prima edizione? Potrebbe valere una fortuna. »
Lincoln Spectra
Conversare con altri appassionati di Harry Potter era sempre un piacere. Era grazie a quella saga se la maggior parte dei ragazzini aveva cominciato a leggere; aveva la capacità di radunare un fandom che, negli anni, difficilmente sarebbe sparito. Insomma, J.K.Rowling, per quanto ormai apparisse solo come una mangia soldi, aveva creato un mondo magico in cui il mondo avrebbe continuato a rifugiarsi per l'eternità. Lincoln, nella sua lunga esistenza, aveva letto moltissimi libri ma Harry Potter era stato uno di quelli che aveva riletto più volte. Proprio per la sua veneranda età, era riuscito ad avere le prime edizioni a un prezzo stracciato, ma per alcune edizioni, come quella presente sulla bancarella, avrebbe dovuto attendere ancora un po' per evitare di fare la figura del collezionista incallito. Ascoltando le risposte altrui, l'uomo sorrise e cominciò a riflettere sulla casa di appartenenza. Dove lo avrebbe smistato il cappello? Non aveva dubbi su Ginny; sapeva quanto fosse determinata nel raggiungimento dei suoi obbiettivi, e per questo non poteva aspettarsi nessuna risposta diversa da lei. Mentre lui? Lui aveva le caratteristiche principali di ogni casa: era intelligente, coraggioso, di buon cuore e anche ambizioso. Probabilmente sarebbe stato un testurbante, ma non era certo di dove sarebbe finito, pertanto non si pronunciò. Posò lo sguardo su Zoe quando pronunciò quell'ultima frase. «Hai avuto una brutta infanzia?» Le chiese, prima di rispondere a Ginny e tornare a posare lo sguardo sul libro in vendita. «Credo fosse di proprietà di qualche vecchia libreria. Un bel colpo di fortuna per il venditore... farà un sacco di soldi.» Probabilmente si sarebbe preso i 𝒔𝒖𝒐𝒊 soldi, visto quanto la bramava. Sospirò, prima di rivolgersi ancora a loro. «Beh, non volevo arrivare a questo punto, ma ora mi tocca fare la domanda più importante di tutte: siete pro o contro i malandrini? - O forse dovrei dire.. Pro-James Potter o Pro-Severus Piton?»
Zoe Farnstorm
« Io ancora sto aspettando questa lettera da Hogwarts! Anche se ormai non ho più bisogno di evadere, sto bene. » La domanda di quell'uomo, le riporta alla mente tutto quello che suo padre aveva combinato quando lei era solamente una ragazzina. « Proprio così. — Mio padre avrebbe voluto avere un figlio e non una figlia. Da lì sono cominciati i problemi. Avevo solo otto anni, quindi all'inizio non riuscivo a comprendere tutto quello che stava succedendo in famiglia, ma col tempo poi sono riuscita a scoprire tutto. » Aveva sofferto molto Zoe, ma sua madre era una donna forte e quindi era cresciuta seguendo i suoi passi, volendo diventare come lei e non come suo padre, che dopo la sua nascita si era fatto una nuova vita con un'infermiera conosciuta durante i turni di lavoro. « Poi lui si è fatto una vita con un'infermiera nell'ospedale dove lavoro io e ha avuto un figlio maschio. — Ma torniamo ad Harry Potter, che è stato proprio lui a salvarmi in quel periodo. — Io ho sempre amato Severus Piton come personaggio. »
Ginny R. Océane Lagarce
Sembrava che quella discussione avesse tirato fuori qualcosa di più profondo della semplice opinione di quella saga che ormai aveva tenuto incollati migliaia di bambini. Passava in rassegna sia il fantasma che la giovane dai capelli scuri mentre, la veggente si sentì quasi di troppo in quella conversazione. Era un fatto piuttosto intimo quello che stava raccontando la ragazza e non poté non osservarla ripensando a come era stata la sua infanzia. Si limitò così ad aggrottare la fronte per un momento, immersa negli stessi pensieri che l'avevan spinta a fermarsi dinnanzi a quella bancarella. Era stata spinta dalla curiosità, dal bisogno di vedere quelle pagine scritte come se fossero un mantra impresso nelle menti di molti, ma soprattutto era stato l'amore per la lettura a farla giungere fin lì. « La lettura è quel qualcosa che ci permette di poterci salvare, è l'ancora di cui abbiamo bisogno per aggrapparci e ritornare così a respirare... Che sia Harry Potter o qualsiasi altro libro. » Commentò la bionda con una rapida scrollata di spalle. Era dell'idea che i libri fossero il bene più prezioso che vi fosse su quella Terra, e nessuno sarebbe riuscito a farle cambiare idea. « E Severus Piton sarà sempre il vero idolo indiscusso... Si potrebbero affrontare infiniti punti di vista, ma nessuno potrebbe mai farmi dire il contrario. Tutti l'han giudicato dal principio come il cattivo, il personaggio impregnato di risentimento, che può anche essere tale inizialmente, ma che invece nasconde semplicemente il dolore. » Era il suo pensiero, giusto o sbagliato che fosse. Sarebbe potuta continuare all'infinito quella discussione, avrebbero trovato infiniti spunti a cui aggrapparsi, ma ognuno avrebbe avuto la propria opinione.
Lincoln Spectra
Lincoln era sempre stato un ragazzo coi piedi per terra; non aveva mai aspettato la lettera per Hogwarts -vista la sua veneranda età-, ma se gli avessero chiesto di andarci, probabilmente sarebbe salito sul treno senza valigia. Mentre ascoltava il discorso di Zoe, anche lui si ritrovò a pensare al padre e al suo desiderio di avere un perfetto erede. Quando poi era morto, Lincoln aveva trovato piacere nella lettura e, sentendo le parole di Ginny, il fantasma accennò a un debole assenso. Fu lieto quindi di sentire che entrambe erano dalla parte di Severus, al punto che gli angoli delle labbra curvarono verso l'alto e gli occhi grigi di Lin si soffermarono a guardare Ginny qualche istante più del solito, come se per un attimo avesse dimenticato l'imbarazzo di quello strano incontro. «Beh, se la pensate così, mi costringete a offrirvi una cioccolata calda. Mi piacerebbe parlare ancora un po' della saga, che ne dite?. Chissà... forse dovremmo fondare un club del libro.» Sorrise a entrambe, quindi, che loro accettassero o meno il suo invito, avrebbe lasciato la bancarella per spingersi altrove.
Zoe Farnstorm
Non le capitava mai di aprirsi in questo modo, anche perchè quasi nessuno mai le aveva rivolto quel tipo di domande così /intime/ e private. Eppure le era venuto così semplice farlo assieme a loro, forse complice il fatto di aver parlato dopo tanti anni di Harry Potter, colui che l'aveva salvata letteralmente dal caos che stava vivendo la sua famiglia. « Hai ragione, che sia Harry Potter o meno, anche se ammetto di non aver più letto molto da Harry Potter. Nulla è riuscito poi a farmi innamorare come con quella saga. Ho provato e riprovato, ma l'amore per quel mago non l'ho ritrovata in nessun libro. » Ammette la dooddrear, che ascolta poi le parole dell'uomo, concordando con lui. Si poteva fondare si un club del libro, poteva e doveva assolutamente fare qualcosa di diverso dall'andare in ospedale per lavoro. Aveva bisogno di uno svago di un hobby e quello sembrava perfetto. « Per me va benissimo, io ci sto! »
Ginny R. Océane Lagarce
Un sorriso sincero cominciò a sorgere sulle labbra carnose della veggente che in quel momento sentì sciogliere un pezzetto di quella maschera che da sempre aveva fatto ormai sua. Sapeva quanto Lincoln la conoscesse bene, quanto un rapido sguardo tra loro potesse nascondere a quelle parole non dette, ma non era né tempo né luogo per fare confessioni. Socchiuse per un istante gli occhi, per poi replicare con un semplice cenno del capo. Era straordinario come da un ritrovo per caso potessero nascere idee stimolanti come quelle. « Cioccolata calda e club del libro vanno decisamente a braccetto, andiamo! » Commentò con vigore prima riflettere su quanto stavano per fare. Avrebbero parlato della sua passione principale, avrebbe conosciuto idee altrui che l'avrebbero messa in discussione, ma soprattutto sia lei che tutti gli altri partecipanti avrebbero trovato un luogo in cui parlare senza alcuna paura di giudizio.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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