Tumgik
#giochi di logica
susieporta · 8 months
Text
[Lei s’innamorò come s’ innamorano sempre le donne intelligenti:
come un’ idiota]
La zia Daniela s’innamorò come s’innamorano sempre le donne intelligenti: come un’idiota. Lo aveva visto arrivare un mattino, le spalle erette e il passo sereno, e aveva pensato: «Quest’uomo si crede Dio». Ma dopo averlo sentito raccontare storie di mondi lontani e di passioni sconosciute, si innamorò di lui e delle sue braccia come se non parlasse latino sin da bambina, non avesse studiato logica e non avesse sorpreso mezza città imitando i giochi poetici di Góngora e di suor Juana Inés de la Cruz come chi risponde ad una filastrocca durante la ricreazione. Era tanto colta che nessun uomo voleva mettersi con lei, per quanto avesse occhi di miele e labbra di rugiada, per quanto il suo corpo solleticasse l’immaginazione risvegliando il desiderio di vederlo nudo, per quanto fosse bella come la Madonna del Rosario. Gli uomini avevano paura di amarla, perché c’era qualcosa nella sua intelligenza che suggeriva sempre un disprezzo per il sesso opposto e le sue ricchezze.
Ma quell’uomo che nulla sapeva di lei e dei suoi libri le si accostò come a chiunque altra. Allora la zia Daniela lo dotò di un’intelligenza abbagliante, una virtù angelica e un talento d’artista. Il suo cervello lo guardò in tanti modi che in capo a dodici giorni credette di conoscere cento uomini.
Lo amò convinta che Dio possa aggirarsi tra i mortali, abbandonata con tutta se stessa ai desideri e alle stramberie di un uomo che non aveva mai avuto intenzione di rimanere e non aveva mai capito neppure uno di tutti i poemi che Daniela aveva voluto leggergli per spiegare il suo amore.
Un giorno così com’era venuto, se ne andò senza neppure salutare. Non ci fu allora in tutta l’intelligenza della zia Daniela una sola scintilla in grado di spiegarle ciò che era successo.
Ipnotizzata da un dolore senza nome né destino, diventò la più stupide delle stupide. Perderlo fu un dolore lungo come l’insonnia, una vecchiaia di secoli, l’inferno.
Per pochi giorni di luce, per un indizio, per gli occhi d’acciaio e di supplica che le aveva prestato una notte, la zia Daniela sotterrò la voglia di vivere e cominciò a perdere lo splendore della pelle, la forza delle gambe, l’intensità della fronte e delle viscere.
Nel giro di tre mesi divenne quasi cieca, le crebbe una gobba sulla schiena e dovette succedere qualcosa anche al suo termostato interno, perché, nonostante indossasse anche in pieno sole calze e cappotto, batteva i denti dal freddo come se vivesse al centro stesso dell’inverno. La portavano fuori a prendere aria come un canarino. Le mettevano accanto frutta e biscotti da becchettare, ma sua madre si portava via il piatto intatto mentre Daniela rimaneva muta, nonostante gli sforzi che tutti facevano per distrarla.
All’inizio la invitavano in strada, per vedere se, guardando i colombi e osservando la gente che andava e veniva, qualcosa in lei cominciasse a dare segni di attaccamento alla vita. Provarono di tutto. Sua madre se la portò in Spagna e le fece girare tutti i locali sivigliani di flamenco senza ottenere da lei nulla più di una lacrima, una sera in cui il cantante era allegro. La mattina seguente inviò un telegramma a suo marito:«Comincia a migliorare, ha pianto un secondo». Era diventata come un arbusto secco, andava dove la portavano e appena poteva si lasciava cadere sul letto come se avesse lavorato ventiquattr’ore di seguito in una piantagione di cotone. Alla fine non ebbe più forze che per gettarsi su una sedia a dire a sua madre:«Ti prego, andiamocene a casa».
Quando tornarono, la zia Daniela camminava a stento, e da allora non volle più alzarsi dal letto. Non voleva neppure lavarsi, né pettinarsi, né fare pipì. Un mattino non riuscì neppure ad aprire gli occhi.
«E’ morta!», sentì esclamare intorno a sé, e non trovò la forza di negarlo.
Qualcuno suggerì a sua madre che un tale comportamento fosse un ricatto, un modo di vendicarsi degli altri, una posa da bambina viziata che, se di colpo avesse perso la tranquillità di una casa sua e la pappa pronta, si sarebbe data da fare per guarire da un giorno all’altro. Sua madre fece lo sforzo di crederci e seguì il consiglio di abbandonarla sul portone della cattedrale. La lasciarono lì una notte con la speranza di vederla tornare, affamata e furiosa, com’era stata un tempo. La terza notte la raccolsero dal portone e la portarono in ospedale tra le lacrime di tutta la famiglia.
All’ospedale andò a farle visita la sua amica Elidé, una giovane dalla pelle luminosa che parlava senza posa e che sosteneva di saper curare il mal d’amore. Chiese che le permettessero di prendersi cura dell’anima e dello stomaco di quella naufraga. Era una creatura allegra e attiva. Ascoltarono il suo parere. Secondo lei, l’errore nella cura della sua intelligente amica consisteva nel consiglio di dimenticare. Dimenticare era una cosa impossibile. Quel che bisognava fare era imbrigliare i suoi ricordi perché non la uccidessero, perché la obbligassero a continuare a vivere.
I genitori ascoltarono la ragazza con la stessa indifferenza che ormai suscitava in loro qualsiasi tentativo di curare la figlia. Davano per scontato che non sarebbe servito a nulla, ma autorizzarono il tentativo come se non avessero ancora perso la speranza, che ormai avevano perso.
Le misero a dormire nella stessa stanza. Passando davanti a quella porta, in qualsiasi momento, si udiva l’infaticabile voce di Elidé parlare dell’argomento con la stessa ostinazione con la quale un medico veglia un moribondo. Non stava zitta un minuto. Non le dava tregua. Un giorno dopo l’altro, una settimana dopo l’altra.
«Come hai detto che erano le sue mani?», chiedeva.
Se la zia Daniela non rispondeva, Elidé l’attaccava su un altro fronte.
«Aveva gli occhi verdi? Castani? Grandi?».
«Piccoli», rispose la zia Daniela, aprendo bocca per la prima volta dopo un mese.
«Piccoli e torbidi?», domandò Elidé.
«Piccoli e fieri», rispose la zia Daniela, e ricadde nel suo mutismo per un altro mese.
«Era sicuramente del Leone. Sono così, i Leoni», diceva la sua amica tirando fuori un libro sui segni zodiacali. Le leggeva tutte le nefandezze che un Leone può commettere. «E poi sono bugiardi. Ma tu non devi lasciarti andare, sei un Toro: sono forti le donne del Toro».
«Di bugie sì che ne ha dette», le rispose Daniela una sera.
«Quali? Non te ne scordare! Perché il mondo non è tanto grande da non incontrarlo mai più, e allora gli ricorderai le sue parole: una per una, quelle che ti ha detto e quelle che ha fatto dire a te».
«Non voglio umiliarmi».
«Sarai tu a umiliare lui. Sarebbe troppo facile, seminare parole e poi filarsela».
«Le sue parole mi hanno illuminata!», lo difese la zia Daniela.
«Si vede, come ti hanno illuminata!», diceva la sua amica, arrivate a questo punto.
Dopo tre mesi ininterrotti di parole la fece mangiare come Dio comanda. Non si rese neppure conto di come fosse successo. L’aveva portata a fare una passeggiata in giardino. Teneva sottobraccio una cesta con frutta, pane, burro, formaggio e tè. Stese una tovaglia sull’erba, tirò fuori la roba e continuò a parlare mettendosi a mangiare senza offrirle nulla.
«Gli piaceva l’uva», disse l’ammalata.
«Capisco che ti manchi».
«Sì» disse la zia Daniela, portandosi alla bocca un grappolo d’uva. «Baciava divinamente. E aveva la pelle morbida, sulla schiena e sulla pancia».
«E com’era… sai di che cosa parlo», disse l’amica, come se avesse sempre saputo che cosa la torturava.
«Non te lo dico», rispose Daniela ridendo per la prima volta dopo mesi. Mangiò poi pane e burro, formaggio e tè.
«Bello?», chiese Elidé.
«Sì», rispose l’ammalata, ricominciando a essere se stessa.
Una sera scesero a cena. La zia Daniela indossava un vestito nuovo e aveva i capelli lucidi e puliti, finalmente liberi dalla treccia polverosa che non si era pettinata per tanto tempo.
Venti giorni più tardi, le due ragazze avevano ripassato tutti i ricordi da cima a fondo, fino a renderli banali. Tutto ciò che la zia Daniela aveva cercato di dimenticare, sforzandosi di non pensarci, a furia di ripeterlo divenne per lei indegno di ricordo. Castigò il suo buon senso sentendosi raccontare una dopo l’altra le centoventimila sciocchezze che l’avevano resa felice e disgraziata.
«Ormai non desidero più neppure vendicarmi», disse un mattino a Elidé. «Sono stufa marcia di questa storia».
«Come? Non mi ridiventare intelligente, adesso», disse Elidé. «Questa è sempre stata una questione di ragione offuscata: non vorrai trasformarla in qualcosa di lucido? Non sprecarla, ci manca la parte migliore: dobbiamo ancora andare a cercare quell’uomo in Europa e in Africa, in Sudamerica e in India, dobbiamo trovarlo e fare un baccano tale da giustificare i nostri viaggi. Dobbiamo ancora visitare la Galleria Pitti, vedere Firenze, innamorarci a Venezia, gettare una moneta nella Fontana di Trevi. Non vogliamo inseguire quell’uomo che ti ha fatto innamorare come un’imbecille e poi se n’è andato?».
Avevamo progettato di girare il mondo in cerca del colpevole, e questa storia che la vendetta non fosse più imprescindibile nella cura della sua amica era stata un brutto colpo per Elidé. Dovevano perdersi per l’India e il Marocco, la Bolivia e il Congo, Vienna e soprattutto l’Italia. Non aveva mai pensato di trasformarla in un essere razionale dopo averla vista paralizzata e quasi pazza quattro mesi prima.
«Dobbiamo andare a cercarlo. Non mi diventare intelligente prima del tempo», le diceva.
«E’ arrivato ieri», le rispose la zia Daniela un giorno.
«Come lo sai?»
«L’ho visto. Ha bussato al mio balcone come una volta».
«E che cosa hai provato?»
«Niente».
«E che cosa ti ha detto?»
«Tutto».
«E che cosa gli hai risposto?»
«Ho chiuso la finestra».
«E adesso?», domandò la terapista.
«Gli assenti si sbagliano sempre».
Ángeles Mastretta
[racconto tratto dal libro “Donne dagli occhi grandi”]
*traduzione di Gina Maneri
83 notes · View notes
dilebe06 · 24 days
Text
The Umbrella Academy (4° stagione)
" vi voglio bene ma siete dei coglioni."
Tumblr media
Questo commento inizia con un ringraziamento a Game Of Thrones e a molti drama koreani. Grazie a loro oramai sono temprata ai finali orribili, aperti, senza senso. Mi hanno crudelmente insegnato la nobile arte della disillusione ed a tenere bassissime le mie aspettative sul finale di una serie, ogni volta che qualche show si avvicina alla sua conclusione. GOT docet
Ciò, ringraziando Iddio, mi ha salvata dalla pugnalata emotiva che è la bruttezza della quarta stagione di The Umbrella Accademy. Leggo in giro commenti di fan arrabbiati, delusi, frustrati, increduli e onestamente se non fossi ormai forgiata a ciò, anche io sarei sulla loro stessa lunghezza emotiva. E' tosta infatti vedere come LA STAGIONE FINALE di una serie che hai amato alla follia sia un totale disastro su moltissimi aspetti: ritmo, narrazione, buchi di trama, involuzioni dei personaggi, buchi di logica... ma soprattutto - e questo è quello che mi fa più male - distruzione dei caratteri, personalità, evoluzioni dei personaggi. Che poi sono ciò che amo di più della Umbrella Academy.
La quarta stagione pare un riassunto. Una bozza, per citare @veronica-nardi. Sembra che gli sceneggiatori avessero un idea generale di cosa fare - Ben e Jennifer - e per il resto sia solamente abbozzata. Manca l'intensità, il conflitto emotivo, l'organicità del racconto.
Ci sono personaggi che hanno quest secondarie che non portano a niente né di trama né di crescita e ti viene la sensazione che siano state inserite nella serie, solo per dargli qualcosa da fare. Manca la follia tipica dello show che tanto me l'ha fatto amare: quell'idea di star vedendo qualcosa di divertente e stranissimo che è allo stesso tempo triste e introspettivo. The Umbrella Academy ha sempre avuto il giusto mix tra stravaganza e analisi interiore, tra risate e drammi.
In questa ultima 4 stagione, ci sono anche buone idee - come la crisi del rapporto matrimoniale tra Lila e Diego - ma la serie è così frettolosa che niente viene approfondito o risolto e anzi...
Ci sono mille domande a cui manca la risposta. Domande che ci portiamo dietro dalla prima stagione e di cui meritavamo un responso che la serie a ben pensato di evitare e di lasciarci con il dubbio.
Ci sono eventi che contraddicono quanto detto nelle stagioni precedenti e che mi hanno sorpreso tantissimo perché di solito, nelle altre stagioni, erano stati attenti a non creare casini. D'altronde giochi con linee temporali e viaggi nel tempo...ma una tale palese superficialità ed un così cattivo lavoro sarebbe quasi da premiare.
Tumblr media
E ciò si ripercuote anche nel finale. Idealmente è un finale perfetto, logico quasi. Tutti i casini sono cominciati con loro e con loro devono finire. E' quasi poetico come alla fine siano stati davvero dei supereroi che si sono sacrificati per il mondo...riprendendo quindi in mano anche il discorso dell'essere degli eroi.
Loro d'altronde non dovrebbero esistere. Al pari di Jennifer, sono stati creati con la Merigold. Quindi anche senza poteri, rimangono comunque delle " cosa che non dovrebbero esserci". Non sono stati generati. Non hanno un padre. Sono nati all'improvviso senza nemmeno i 9 mesi di gestazione.
Infatti in questa quarta stagione, pur non avendo dei superpoteri, i Custodi ci fanno capire che basta la loro presenza in quella linea temporale perché la situazione sia sbagliata. Ed ecco perché la loro cancellazione. E perché tutte le stagioni precedenti sono finite con il mondo distrutto. Sono come un virus che infetta qualsiasi posto in cui vanno.
Avevo letto di una soluzione che prevedesse che Viktor togliesse a tutti i poteri e si sacrificasse perché la situazione tornasse sui giusti binari. Ma non è possibile perché appunto, già dalla prima puntata, quando loro sono senza i superpoteri, viene fatto capire che le linee temporali stanno convergendo. Non dipende quindi dai poteri ma da loro stessi.
Per me quindi è un finale sensato ma è stato così veloce e così poco d'impatto il loro sacrificio che anziché piangere tutte le mie lacrime - d'altronde stavano per essere cancellati dall'esistenza TUTTI i personaggi - sono rimasta molto asettica. In sostanza, non ho provato nessun dispiacere.
E dire che la morte/sacrificio di Ben alla fine della seconda stagione è ancora una scena che mi fa piangere ogni volta che la guardo o ci penso. Credo che se dovessi scegliere una scena che mi strazia il cuore, sceglierei sempre quella.
Tumblr media
E invece cazzo! Amo the Umbrella Academy. Amo i personaggi, le loro storie, psicologie. Anche la sua folle trama. Amo l'assurdità e la disfunzionalità di questa famiglia.
Ma appunto, forse perché tutto sono stati in questa stagione, tranne che una famiglia, ho percepito così poco emotivo questo finale! Forse la distruzione dei personaggi mi ha fatto arrivare alla fine pensando che quelli non erano davvero i ragazzi della Umbrella Academy. Non erano più loro.
Tumblr media
Ma andando nello specifico:
La storia di Jennifer e Ben
Allora... prima di tutto Jennifer era un personaggio orribile. Anzi, non era nemmeno un personaggio ma un contenitore per una cosa pericolosa. Non aveva personalità, caratteristiche...niente. Un pezzo di carta vuoto. Non abbiamo mai saputo nulla di lei. Non ha una storia, un qualcosa che la fa essere reale. Capisci a me che preoccuparmi per lei era L'ULTIMA cosa che mi importava.
La storia con Ben poi, era più una roba da magneti che una storia d'amore. Lei era disposta a lasciare la sua famiglia e tutte le persone che presumibilmente la amavano dopo aver parlato con Ben per circa 2 minuti. Lui le fa:-" Dai, scappiamo! Ti porto via da qui." E lei, che non era in pericolo o altro gli risponde :-" ok andiamo." Fine.
I due sembrano attirarsi come una calamita ma tutto ci vedo tranne che una storia d'amore.
Senza parlare poi dello spreco per il personaggio di Ben.
Parentesi: Ben è assieme a Five e Diego uno dei miei personaggi preferiti. Il Ben della nostra linea temporale intendo. Questo Ben non è quel Ben. E' un altro Ben che NON SI è MAI RELAZIONATO con nessuno degli Umbrella. Non ha rapporti amichevoli con nessuno di loro e quindi la sua salvezza pare più legata ad un discorso di fare la cosa giusta piuttosto che salvare una persona a cui vuoi bene.
Tumblr media
Ed è un peccato perché con questo Ben ci si poteva lavorare sopra tantissimo. E' un uomo che ha perso tutta la sua famiglia, finito in una linea temporale diversa, senza poteri, dove 7 individui cercano di stargli vicino ma non perché gli vogliono bene ma perché gli ricorda il loro Ben morto anni or sono. Sai quanto ci potevi psicologicamente lavorare su questo? La prima stagione l'hai fatta praticamente sulle problematiche emotive di Viktor! Perché con Ben no?!
Tralascerò poi il fatto tristissimo che Klaus non abbia mai saputo che è stato il loro padre ad uccidere Ben. E per sanità mentale non mi domanderò neanche perché Ben fantasma non abbia mai domandato al fratello come sia morto ecc ecc...
Su questa storia poi ci si potrebbe anche fermare a riflettere sulla parte logica:
Perché il padre non ha ucciso subito Jennifer? Perché tenerla rinchiusa in un Truman Show? Mi si potrebbe rispondere che è perché Reginald non uccide gente a caso. Magari pensava che i ragazzi non avrebbero ripreso mai i poteri e quindi non ci fosse bisogno di ucciderla. Ma è una stronzata quando lo abbiamo visto uccidere Luther e Klaus senza batter ciglio nel momento in cui intralciavano i suoi piani o se le loro morti servivano a qualcosa! Reginald non è il tipo che si affida alla speranza. Anche perché gli costa più la baracconata della finto paesello che un omicidio di una ragazzina.
E poi... ma sto Durango che è presente in Jennifer....la moglie di Reginald dice che è stata creata erroneamente assieme al Marigold. Ma perché non è mai cicciata fuori fino a mo'? Dove era il Durango nella linea temporale della Sparrow Academy ad esempio? Lì l'incidente di Jennifer non c'è stato poiché Ben è ancora vivo ed il Durango quindi non esiste? Perchè?
Tutta sta storia è un gran peccato. Uno spreco. Perché avevi il personaggio di Ben che poteva essere analizzato, esplorato e relazionato con gli altri ed invece... il blob schifoso gli hanno fatto fare!
Tumblr media
Ben, mi manchi come l'aria
Viktor
Chi ne esce un pochino meglio è il personaggio di Viktor che conclude il suo arco di sviluppo tenendo testa al padre e assumendo finalmente il suo ruolo di eroe in autonomia.
Ma anche qui c'è un meh: ottimo che abbia contrastato Reginald, che gli abbia vomitato addosso decenni di abusi e traumi..se solo quello fosse davvero il loro padre! Come ricorda lo stesso Reginald, lui e il loro papà sono persone diverse. Un conto è opporsi al vero Reginald, l'incubo della loro infanzia. Avrebbe avuto tutto un altro peso. E un conto invece è contrastare un tizio che gli somiglia ma non è lui.
Ma ho comunque apprezzato che Viktor abbia almeno provato con tutte le sue forze a salvare Ben e che sia andato contro Reginald. Grandi progressi rispetto alla prima stagione!
Luther, Allison e Klaus
La cosa che mi fa impazzire qui è che se togli questi tre personaggi dalla quarta stagione a livello di storia e di introspezioni, non cambierebbe nulla. Nulla!
Luther ridotto ad un personaggio machietta, che fa ridere e fa da spalla a Diego quando invece abbiamo visto come le stagioni precedenti costruivano la sua indipendenza dal padre, il suo conflitto sull'essere il Numero Uno o sul fare la cosa giusta ecc ecc...
La sua storyline era sempre legata alla trama principale mentre esplorava vari lati della sua psicologia, mettendolo di fronte a conflitti interiori e drammi familiari.
Nella questa stagione sparisce tutto: sia la sua amata Sloane che nessuno sa che fine abbia fatto, sia la coerenza narrativa... visto che con i poteri gli ritorna anche il corpo scimmiesco quando abbiamo visto che ciò era dovuto ad un intervento del padre per salvargli la vita e non al suo superpotere. Ma tant'e! Luther deve far ridere e quindi sti cazzi la coerenza narrativa!
Allison poi. Ok, a me sta tizia non è mai piaciuta. Sin dalla prima stagione. L' avevo rivalutata nella seconda perché percepivo il lavoro degli autori di farle sviluppare la consapevolezza di sé anche senza i suoi poteri: la lotta per i diritti civili senza usare la sua voce era una bella idea.
Nella terza stagione invece si trasforma in una stronza aggressiva/passiva che quasi stupra Luther - la serie vuole farcelo dimenticare ma io non dimentico - perché è arrabbiata. Che fa accordi sottobanco con Reginald e porta al reset del mondo. Un rottweiler con la rabbia, praticamente.
Questa stagione inizia con tutti che sono arrabbiati con Allison per le vicende della stagione precedente ma... nessuno ne parla mai o c'è alla fine qualche risvolto. D'altronde Allison passa metà serie appresso a Klaus - ha preso il posto di Ben - e a relazionarsi con la figlia adolescente... anche la sua storyline è completamente staccata dalla trama orizzontale e pure tutta la sua psicologia viene messa in secondo piano.
Gran parte del suo personaggio ha sempre ruotato attorno a due tematiche: raggiungere obbiettivi da sola senza usare la Voce ed il conflitto tra la famiglia e Claire. Nella terza stagione aveva scelto la figlia ma non vediamo mai come questa decisione influisca nella storia o nelle relazioni tra i personaggi.
Allison sta in questa stagione perché ci deve stare e punto.
PS: qualcuno sa cosa gli è successo ai poteri?! adesso non ha manco più bisogno di dire " ho sentito una voce". E' passata direttamente alla telepatia. Allison ammazza la gente pensando.
Così.
Perché ci va.
Tumblr media
Ed infine Klaus, uno dei personaggi più eclettici, folli e intriganti della serie. La sua storia lungo tutta la serie è quella che secondo me racchiude perfettamente l'anima dell'Umbrella Academy: divertente, matta, sconvolgente ma anche triste e introspettiva. Il suo personaggio ha una quantità impressionante di spunti: dalla sua storia con Dave fino al suo rapporto con Ben fantasma. La sua dipendenza dalla droghe, la mancanza di fiducia in sé stesso, la sua connessione con la morte...tutte tematiche che si riflettono in questo personaggio.
In questa stagione ahimè sparisce tutto. Klaus compie un' involuzione quasi imbarazzante, tornando quasi il personaggio della prima stagioni. Appena tornati i poteri torna a drogarsi per finire a far da schiavo sessuale e poi seppellito vivo in un cimitero. Salvato poi da Allison. E stop. Non c'è altro.
Si poteva analizzare il rapporto con la nipote Claire, fargli avere un evoluzione che lo allontanasse definitivamente dalle droghe o anche - cosa che avrei adorato - si poteva trattare il rapporto tra lui e Ben ora che Ben esiste ma non è lo stesso Ben. Per Dio, sono stati assieme per decenni. Sempre appiccicati come colla. Poi te lo ritrovi davanti in carne e ossa - seppur diverso caratterialmente - e... niente?! famo finta che non lo conosciamo neppure a sto Ben?!
Klaus a differenza dei fratelli non è solo un personaggio sprecato. Ma è più di tutto una orribile cancellazione della sua costruzione durata ben 3 stagioni.
E no, il fatto che a 5 minuti dal finale si scopra che Klaus può volare non è un evoluzione. Chissà perché poi, ci hanno detto sta cosa. A che serve?
Diego, Lila e Five
I drammi veri.
Partiamo da Diego. Preciso che non è stato sin dall'inizio un personaggio che amavo ma piano piano ha preso sempre più piede nel mio cuore. Adoro il suo essere un finto duro, la questione del peso dell'essere il Numero Due, il fatto di voler essere un eroe perché crede davvero che le persone possono migliorare il mondo. E' una persona buona Diego. Sensibile e tenero. E amo il fatto che nei momenti di nervosismo diventasse balbuziente, quasi a cementificare la sua doppia natura di duro/tenero.
E mi è sempre piaciuta la sua relazione con Lila. Due matti che si incontrano in manicomio e che hanno un legame disfunzionale perché loro sono disfunzionali ma in qualche modo... funzionano.
In questa quarta stagione Diego affronta la monotonia di tutti i giorni. L'avere una vita normale, casa, lavoro e figli che alla lunga annoia un uomo che ha passato tutto ciò che ha passato Diego: traumi, abusi, apocalissi, mazzate, sparatorie, pericolo... questo è anche il dramma di Lila che come il marito, soffre per questa vita così poco avventurosa. E da qui, nascono i problemi matrimoniali.
Diego pensa che Lila lo tradisca ed entra nella CIA con lo scopo di ritrovare una vita più movimentata. Ora, ci può anche stare questa dinamica tra Diego e Lila. E' anche molto realistica e trova una coerenza nei personaggi.
Tumblr media
Ma anche qui la troppa velocità rovina le cose. Alla CIA Diego parla con un uomo che si lamenta perché gli manca la famiglia: lavora troppo e troppo tardi ha capito che i suoi figli e sua moglie sono la cosa più importante per lui. Questa scena, che dura 3 minuti forse, illumina Diego che gli dà ragione e nel giro di neanche una puntata, lo vede far dietrofront e tornare da moglie e figli, consapevole che loro, sono le cose più importanti della sua vita. Tutto ciò grazie ad una frase detta da un tizio random.
Domanda: ma anziché mandare Lila e Five nella metropolitana, non ci potevano mandare Diego e Lila? Così avrebbero risolto i loro problemi matrimoniali capendo l'importanza di ciò che hanno costruito assieme.
D'altronde Diego ha avuto un infanzia abusante ed un padre orribile. Lila è stata manovrata dalla madre ed ha avuto anche lei una vita terribile. Adesso hanno dei figli... non si poteva analizzare questo? l'essere genitori, costruire una vita più bella, le difficoltà di essere un padre ed una madre migliori di quelli che hanno educato loro.
Buon Dio, non sappiamo nemmeno i nomi di questi bambini!
Il suo finale è forse uno dei peggiori poiché viene cancellato dall'esistenza senza sapere se sua moglie lo ama, tradito da lei e da suo fratello, andandosene da questo mondo amareggiato e con il cuore spezzato.
Tumblr media
Stesso percorso ma con esiti diversi per Lila.
Anche lei come il marito soffre questa vita monotona e ritrovandosi bloccata con Five per 7 anni nella metropolitana, "cade" in amore per il fratello del marito, vivendo una vita idilliaca assieme a lui, coltivando le piante, pomiciando e facendosi regalini.
Durante questo periodo Lila pare dimenticarsi del tutto della sua vita fuori di lì. Non pensa mai ai figli, al marito, alla famiglia che ha lasciato dietro di sé. Ma d'altronde questo pezzo importantissimo che manda a puttane due personaggi dura venti minuti. Se ci mettevi anche l'introspezione poi non bastava il tempo!
Alla fine Five le rivela che ha trovato il modo per tornare a casa e SBAM! Lila si ricorda improvvisamente che è una moglie ed una madre. Che gli mancano i suoi figli... non Diego
Fino alla fine non si capirà se il rapporto con Five sia nato per via della sopravvivenza o se ci sia davvero amore tra loro: lei dice la prima ma quando Diego le chiede se ama Five, Lila è indecisa e non risponde.
La crisi quindi non viene minimamente affrontata ma anzi le cose si fanno più complicate e da un finale di serie ti aspetti che ormai i personaggi siano maturi abbastanza, che siano cresciuti, che si siano evoluti maggiormente per risolvere la questione e lasciarci con personaggi finalmente progrediti. Ed invece...
Lila era uno dei miei personaggi femminili preferito: psicopatica, folle ma in fondo buona e desiderosa di avere una famiglia. Per certi versi era simile a Five. Ma in questa stagione la vediamo buttar via tutta la costruzione della sua storia con Diego, tutti i risultati raggiunti per... una cosa non necessaria né alla trama né al personaggio.
Alla fine tutta sta storia Five/Lila... cosa ha aggiunto al personaggio? in cosa l'ha cambiata?
PS: anche per lei, poteri strani. Adesso può sparare i laser dagli occhi. Bello. Peccato che il suo potere fosse il poter replicare i poteri degli altri e NESSUNO tra loro ha questo potere. Chiaramente un potere dato solo per fare le scenette divertenti e chi se ne frega della coerenza narrativa.
Tumblr media
Ma don't worry. Se la situazione personaggi è brutta, può ancora peggiore con Five, colui che più di tutti viene massacrato da questa stagione. Per tutta la stagione mi sono ripetuta come un mantra ":- Questo non è Five. Questo non è Five. Questo non è Five."
Il buon Five infatti, si ritrova bloccato con Lila nella metropolitana e piano piano si innamora di lei, tradendo suo fratello ecc ecc. Questa nuova vita è così paradisiaca che nonostante trovi la via di casa, Five ci mette 5 mesi a rivelarla a Lila, troppo timoroso che lei se ne vada e l'idillio finisca.
Una volta poi che tornano a casa, Five non pare nemmeno troppo dispiaciuto di aver rubato la moglie al fratello. Anzi. Nel momento clou, quando il blob Ben/Jennifer rischia di uccidere tutta la sua famiglia, anziché combattere per salvarli, comincia a fare a botte con Diego, ignorando totalmente il pericolo.
Five viene cancellato anche lui dall'esistenza con suo fratello furioso con lui e la donna che ama che gli ha detto che la loro storia è stata solo un avventura... fantastico.
Tumblr media
Mio Dio, non so nemmeno da dove cominciare:
Per 3 stagione abbiamo visto Five cercare di salvare la sua famiglia. E' rimasto bloccato 45 anni nell'Apocalisse completamente da solo con l'unico desiderio di tornare dagli altri. E' sempre lui che riunisce la family, li sprona o manda a puttane le loro vite tranquille perché si riuniscano. Non c'è niente di più prezioso per Five dei suoi fratelli. Ha fatto cose orribili per tornare da loro. Ha ammazzato innocenti, è diventato un assassino, ha venduto la sua moralità solo per poterli vedere e salvare.
Poi gli sceneggiatori alla quarta stagione si sono resi conto che l'attore che fa Five adesso è grande abbastanza per avere una storia d'amore - d'altronde tutti i personaggio l'hanno avuta perché lui no?! - ed hanno ben pensato di piazzarlo con Lila perché con 6 puntate difficilmente avrebbero avuto il tempo di creare una storia d'amore credibile per un personaggio come Five con una persona random. Tanto più che tra loro c'è sempre stato questo rapporto un po' frizzantello...
Risponderò a ciò riprendendo un discorso letto qui su Tumblr ma che non ritrovo più [ se lo trovo lo metto ] e che in sintesi sosteneva che Five ha già una storia d'amore. La più importante di tutte: quella con la sua famiglia. D'altronde The Umbrella Academy parla proprio di famiglia.
E' un amore totalizzante, potente. Che gli ha dato la forza per sopravvivere fino alla quarta stagione ed affrontare cose terribili e lo ha reso l'uomo che è adesso. La prima preoccupazione di Five è sempre stata la sua famiglia. Sempre.
Perciò la storia d'amore con Lila non era necessaria. Soprattutto una storia d'amore che lo vede mandare a puttane la sua famiglia come se non gliene fregasse nulla di loro. Buon Dio, non voleva tornare! Aveva la strada di casa sottomano e non l'ha seguita. Sarebbe rimasto fermo a vedere gli altri morire!
Vederlo fare a pugni con Diego mentre gli altri rischiano la vita è stata una visione straziante: quello non è Five. Non sarebbe mai rimasto a guardare mentre Luther, Klaus o Allison rischiano di essere uccisi.
Tutto ciò è ancora più assurdo perché questo stravolgimento del personaggio è nato in venti minuti di puntata. La serie ci dice che sono passati sette anni ma per noi spettatori non è nemmeno una puntata. E' un cambiamento così repentino e fuori dal personaggio che mai e poi mai potrei digerirlo. Non puoi modificare un personaggio così cementificato, impostato come Five in una sola puntata.
Tumblr media
L'idea che mi sono fatta è che gli autori volessero dirci che Five si fosse stancato di salvare la sua famiglia. Se nell'Apocalisse non aveva mai mollato perché era solo, questa volta ha compagnia e per la prima volta dalla prima stagione, appende il cappello al chiodo e si riposa. Non trova di nuovo la via di casa ma stavolta Lila è con lui.
E se da una parte posso apprezzare questa idea per esplorare questo fatto che Five sia stanco, che voglia riposarsi, che non ne possa più perché d'altro canto è umano pure lui, dall'altro posso certamente dire che se questa era l'idea, potevano farlo meglio: esattamente come con Viktor, la cui evoluzione mentale cambiò lungo tutto l'arco della prima serie, avrebbero dovuto mostrarci un Five che sin dall'inizio della quarta stagione soffre questa situazione. Farci vedere come cercare una soluzione per la famiglia lo stressi e distrugga mentalmente. No che nel giro di mezzo episodio abbandona tutto e tutti!
Ma soprattutto, se questa era la scelta, dovevano farci vedere un Five che anche se sta bene con Lila, sceglie la sua famiglia alla fine perché questo è sempre stato il filo conduttore della sua vita. Perché per come l'hanno gestita pare che Five non torni dai suoi fratelli non perché non può...ma perché non vuole.
A pezzi. Hanno fatto a pezzi questo personaggio. E ripeto l'idea di Five che cede alla stanchezza non era nemmeno male come concetto da esplorare. Poteva essere interessante. Ma non così.
Five se ne va da questo mondo senza aver fatto pace con Diego, senza aver risolto nulla ma soprattutto dando l'impressione che la sua storia con Lila fosse più importante della sua famiglia e questo non lo posso accettare.
Che poi: Lila ci ripete costantemente che lei e Five sono rimasti intrappolati per 7 anni. Come se la quantità di tempo assieme fosse una giustificazione. :-" ci siamo innamorati perché abbiamo passato 7 anni insieme!! Capito? sette anni!! era ovvio che ci saremmo innamorati! Perché siamo io e lui da 7 sette anni!"
Cioè è la serie che ci ripete fino alla nausea che sono passati tot anni così da giustificare la cosa!
Tumblr media
Un massacro.
Persino il personaggio di Reginald che è sempre stato un mistero da risolvere, non si salva:
Non ho capito ad esempio, perché se il suo obiettivo era riportare in vita la moglie, ha creato l'Umbrella Academy e tutte le Academy che abbiamo visto. Che c'entra questo con il suo obiettivo finale? E poi non abbiamo saputo nulla su di lui. Sul suo pianeta, su come sia morte Abigail. Perché in certe linee temporali questa donna era viva e in altre no... niente. Non si è scoperto niente.
Ed infine, il buco di logica finale che mi ha dato la certezza che tra i tanti problemi di questa serie, ci fosse anche il fatto che gli autori non abbiano riguardato le stagioni precedenti: i figli di Allison e Diego che giocano felici e contenti nella linea temporale originale. Tutto molto bello. Peccato che ciò contraddica quanto detto nelle stagioni prima, in particolare il Paradosso del Nonno. Se tuo nonno muore prima che nasca tuo padre, tu non puoi esistere. Semplice e efficace. E allora, se Lila, Diego e Allison non sono mai esistiti, come possono esistere i loro figli????!!! Da dove sono nati?
Tumblr media
E niente finisce così. Finisce così una - e l'unica - serie occidentale che seguivo sin dall'inizio e amavo tantissimo. Una delusione e un enorme peccato.
Perché meritavamo di meglio. Perché Luther, Diego, Allison, Klaus, Ben, Five, Viktor e Lila meritavano di meglio. Andavano celebrati, dopo tutto il percorso che avevamo affrontato assieme. Ed invece siamo stati costretti ad assistere alla cancellazione - in tutti i sensi - dei loro personaggi e progressi.
La cosa che mi dispiace di più è che arrivata alla fine della serie, avrei voluto percepire il senso di famiglia. La storia inizia con questi fratelli che sì, si vogliono bene, ma sono così traumatizzati che rendono le relazioni tra loro molto disfunzionali e bizzarre. Dopo 3 stagioni di mirabolanti avventure, di crescita personale, d'evoluzioni, di rapporti riallacciati ma anche tesi, mi aspettavo che i ragazzi dell'Umbrella Academy si ritrovassero come famiglia, uniti nell'affetto e comprensione. Ed invece...
Un peccato. Un dannato peccato.
Tumblr media
*consoliamoci con questi due adorabili idioti
16 notes · View notes
aitan · 3 months
Text
"Frattamaggiore è una piccola città a Nord di Napoli, un comune di poco più di cinque chilometri quadrati, ma molto densamente popolato, cementificato e trafficato.
A Frattamaggiore ci sono molte banche e poche attività produttive ed è presente un gran numero di istituti scolastici pubblici e privati. Inoltre, a Fratta, ogni giorno si inaugurano nuovi bar, pub, sale giochi, punti scommesse e pizzerie che aumentano la capacità di attrazione di questo piccolo territorio di periferia.
Pochi, invece, gli spazi pubblici di aggregazione culturale, soprattutto per i giovani, che si riversano per le strade con in mano una birra, un cicchetto, una pizzetta o una canna di erba o di fumo e vengono accusati di schiamazzi notturni da una generazione che offre loro scarse alternative e pochi modelli culturali che esulino dalla logica della dipendenza e del consumo.
Eppure, per la sua storia e per la grande quantità di artisti nati in questo territorio, Frattamaggiore potrebbe diventare una autentica *città della musica*, con tutto l’indotto economico e socioculturale che questo potrebbe comportare.
Era di Frattamaggiore un genio dell’armonia come Francesco Durante (1684-1755) precursore della Scuola musicale che fece di Napoli, nel XVIII secolo, uno dei massimi centri operistici mondiali.
E sono o sono stati di Frattamaggiore una lunga serie di musicisti, soprattutto clarinettisti, sassofonisti e batteristi, legati al mondo del jazz, della musica classica, del rock e del pop.
Una lunga serie di cui sono stati antesignani i fratelli Pierino, classe 1927, e Gegè Munari, classe 1934, due meravigliosi diffusori del drumming jazz e del verbo swing in Italia.
Pierino – per anni nella Big Band della RAI e batterista di centinaia di colonne sonore composte da artisti del calibro di Ennio Morricone, Nino Rota e Piero Umiliani – se ne è andato nel 2017; Gegè, invece, è ancora attivo, energico e trascinante alle soglie dei 90 anni che compirà tra un paio di giorni, ed è giustamente considerato uno dei padri fondatori della “musica sincopata” italiana [...]."
Questo lo scrivevo un paio di giorni fa.
Oggi è arrivato il grande giorno del compleanno di Gege Munari. 90 anni compiuti.
Ieri, gli è stato conferito dal Presidente Sergio Mattarella il titolo di "Ufficiale della Repubblica".
Per chi si trovasse a Roma, Gegezz festeggia nel ristorante di Stefano Di Battista e Nicky Nicolai "Da Peppe a Tor Cervara".
Chi, invece, si trova a Frattamaggiore città della musica può venire alla prima serata dell'ottava edizione del Mediterraneo Reading Festival, che si tiene alle 20:30 al civico 27 di Via Lupoli.
3 notes · View notes
Text
//discorso fuori dal personaggio:
Roleplay (i giochi di ruolo) sono sempre stati positivi sia se si vuole interpretare un evento storico, storia alternativa oppure un evento immaginario, non possono certo mancare personaggi legali (quelli buoni) e quelli illegali (quelli che fanno crimini) tuttavia è meglio aggiungere alcuni temi complicati perché servono per sviluppare meglio la trama altrimenti sarebbe troppo superficiale e manca logica.
Qualche personaggio inventato può anche essere ispirato a una figura storica esistente ma sarà leggermente un pò simile per motivi che potrebbe andare bene nella trama per creare disastri e il FBI dovrà intervenire una volta superati i limiti.
Non confondere un account roleplay con gli account dove ci sono persone che si spacciano per persone famose perché non è la stessa cosa.
Se non ti piace un certo tipo di roleplay, sparisci perché non sei abbastanza maturo reggere certi temi.
Inoltre io non supporto nessuna ideologia violenta e nè tantomeno la propaganda che cerca di negare eventi avvenuti,le atrocità commesse ma le condanno assolutamente piuttosto è un semplice interesse per la storia completa senza censura,psicologia e criminologia.
21 notes · View notes
ambrenoir · 10 months
Text
Amare… Il mal d’amore prima o poi tocca a tutti. È terribile ma se sopravvivi è fatta. Niente più ti può più toccare.
“S’INNAMORÒ come s’innamorano sempre le donne intelligenti: COME UN’ IDIOTA”.
Lo aveva visto arrivare un mattino, le spalle erette e il passo sereno, e aveva pensato: «Quest’uomo si crede Dio». Ma dopo averlo sentito raccontare storie di mondi lontani e di passioni sconosciute, si innamorò di lui e delle sue braccia come se non parlasse latino sin da bambina, non avesse studiato logica e non avesse sorpreso mezza città imitando i giochi poetici di Góngora e di suor Juana Inés de la Cruz come chi risponde ad una filastrocca durante la ricreazione. Era tanto colta che nessun uomo voleva mettersi con lei, per quanto avesse occhi di miele e labbra di rugiada, per quanto il suo corpo solleticasse l’immaginazione risvegliando il desiderio di vederlo nudo, per quanto fosse bella come la Madonna del Rosario. Gli uomini avevano paura di amarla, perché c’era qualcosa nella sua intelligenza che suggeriva sempre un disprezzo per il sesso opposto e le sue ricchezze.
Ma quell’uomo che nulla sapeva di lei e dei suoi libri le si accostò come a chiunque altra. Allora la zia Daniela lo dotò di un’intelligenza abbagliante, una virtù angelica e un talento d’artista. Il suo cervello lo guardò in tanti modi che in capo a dodici giorni credette di conoscere cento uomini.
Lo amò convinta che Dio possa aggirarsi tra i mortali, abbandonata con tutta se stessa ai desideri e alle stramberie di un uomo che non aveva mai avuto intenzione di rimanere e non aveva mai capito neppure uno di tutti i poemi che Daniela aveva voluto leggergli per spiegare il suo amore.
Un giorno così com’era venuto, se ne andò senza neppure salutare. Non ci fu allora in tutta l’intelligenza della zia Daniela una sola scintilla in grado di spiegarle ciò che era successo.
Ipnotizzata da un dolore senza nome né destino, diventò la più stupide delle stupide. Perderlo fu un dolore lungo come l’insonnia, una vecchiaia di secoli, l’inferno.
Per pochi giorni di luce, per un indizio, per gli occhi d’acciaio e di supplica che le aveva prestato una notte, la zia Daniela sotterrò la voglia di vivere e cominciò a perdere lo splendore della pelle, la forza delle gambe, l’intensità della fronte e delle viscere.
Nel giro di tre mesi divenne quasi cieca, le crebbe una gobba sulla schiena e dovette succedere qualcosa anche al suo termostato interno, perché, nonostante indossasse anche in pieno sole calze e cappotto, batteva i denti dal freddo come se vivesse al centro stesso dell’inverno. La portavano fuori a prendere aria come un canarino. Le mettevano accanto frutta e biscotti da becchettare, ma sua madre si portava via il piatto intatto mentre Daniela rimaneva muta, nonostante gli sforzi che tutti facevano per distrarla.
All’inizio la invitavano in strada, per vedere se, guardando i colombi e osservando la gente che andava e veniva, qualcosa in lei cominciasse a dare segni di attaccamento alla vita. Provarono di tutto. Sua madre se la portò in Spagna e le fece girare tutti i locali sivigliani di flamenco senza ottenere da lei nulla più di una lacrima, una sera in cui il cantante era allegro. La mattina seguente inviò un telegramma a suo marito:«Comincia a migliorare, ha pianto un secondo». Era diventata come un arbusto secco, andava dove la portavano e appena poteva si lasciava cadere sul letto come se avesse lavorato ventiquattr’ore di seguito in una piantagione di cotone. Alla fine non ebbe più forze che per gettarsi su una sedia a dire a sua madre:«Ti prego, andiamocene a casa».
Quando tornarono, la zia Daniela camminava a stento, e da allora non volle più alzarsi dal letto. Non voleva neppure lavarsi, né pettinarsi, né fare pipì. Un mattino non riuscì neppure ad aprire gli occhi.
«E’ morta!», sentì esclamare intorno a sé, e non trovò la forza di negarlo.
Qualcuno suggerì a sua madre che un tale comportamento fosse un ricatto, un modo di vendicarsi degli altri, una posa da bambina viziata che, se di colpo avesse perso la tranquillità di una casa sua e la pappa pronta, si sarebbe data da fare per guarire da un giorno all’altro. Sua madre fece lo sforzo di crederci e seguì il consiglio di abbandonarla sul portone della cattedrale. La lasciarono lì una notte con la speranza di vederla tornare, affamata e furiosa, com’era stata un tempo. La terza notte la raccolsero dal portone e la portarono in ospedale tra le lacrime di tutta la famiglia.
All’ospedale andò a farle visita la sua amica Elidé, una giovane dalla pelle luminosa che parlava senza posa e che sosteneva di saper curare il mal d’amore. Chiese che le permettessero di prendersi cura dell’anima e dello stomaco di quella naufraga. Era una creatura allegra e attiva. Ascoltarono il suo parere. Secondo lei, l’errore nella cura della sua intelligente amica consisteva nel consiglio di dimenticare. Dimenticare era una cosa impossibile. Quel che bisognava fare era imbrigliare i suoi ricordi perché non la uccidessero, perché la obbligassero a continuare a vivere.
I genitori ascoltarono la ragazza con la stessa indifferenza che ormai suscitava in loro qualsiasi tentativo di curare la figlia. Davano per scontato che non sarebbe servito a nulla, ma autorizzarono il tentativo come se non avessero ancora perso la speranza, che ormai avevano perso.
Le misero a dormire nella stessa stanza. Passando davanti a quella porta, in qualsiasi momento, si udiva l’infaticabile voce di Elidé parlare dell’argomento con la stessa ostinazione con la quale un medico veglia un moribondo. Non stava zitta un minuto. Non le dava tregua. Un giorno dopo l’altro, una settimana dopo l’altra.
«Come hai detto che erano le sue mani?», chiedeva.
Se la zia Daniela non rispondeva, Elidé l’attaccava su un altro fronte.
«Aveva gli occhi verdi? Castani? Grandi?».
«Piccoli», rispose la zia Daniela, aprendo bocca per la prima volta dopo un mese.
«Piccoli e torbidi?», domandò Elidé.
«Piccoli e fieri», rispose la zia Daniela, e ricadde nel suo mutismo per un altro mese.
«Era sicuramente del Leone. Sono così, i Leoni», diceva la sua amica tirando fuori un libro sui segni zodiacali. Le leggeva tutte le nefandezze che un Leone può commettere. «E poi sono bugiardi. Ma tu non devi lasciarti andare, sei un Toro: sono forti le donne del Toro».
«Di bugie sì che ne ha dette», le rispose Daniela una sera.
«Quali? Non te ne scordare! Perché il mondo non è tanto grande da non incontrarlo mai più, e allora gli ricorderai le sue parole: una per una, quelle che ti ha detto e quelle che ha fatto dire a te».
«Non voglio umiliarmi».
«Sarai tu a umiliare lui. Sarebbe troppo facile, seminare parole e poi filarsela».
«Le sue parole mi hanno illuminata!», lo difese la zia Daniela.
«Si vede, come ti hanno illuminata!», diceva la sua amica, arrivate a questo punto.
Dopo tre mesi ininterrotti di parole la fece mangiare come Dio comanda. Non si rese neppure conto di come fosse successo. L’aveva portata a fare una passeggiata in giardino. Teneva sottobraccio una cesta con frutta, pane, burro, formaggio e tè. Stese una tovaglia sull’erba, tirò fuori la roba e continuò a parlare mettendosi a mangiare senza offrirle nulla.
«Gli piaceva l’uva», disse l’ammalata.
«Capisco che ti manchi».
«Sì» disse la zia Daniela, portandosi alla bocca un grappolo d’uva. «Baciava divinamente. E aveva la pelle morbida, sulla schiena e sulla pancia».
«E com’era… sai di che cosa parlo», disse l’amica, come se avesse sempre saputo che cosa la torturava.
«Non te lo dico», rispose Daniela ridendo per la prima volta dopo mesi. Mangiò poi pane e burro, formaggio e tè.
«Bello?», chiese Elidé.
«Sì», rispose l’ammalata, ricominciando a essere se stessa.
Una sera scesero a cena. La sia Daniela indossava un vestito nuovo e aveva i capelli lucidi e puliti, finalmente liberi dalla treccia polverosa che non si era pettinata per tanto tempo.
Venti giorni più tardi, le due ragazze avevano ripassato tutti i ricordi da cima a fondo, fino a renderli banali. Tutto ciò che la zia Daniela aveva cercato di dimenticare, sforzandosi di non pensarci, a furia di ripeterlo divenne per lei indegno di ricordo. Castigò il suo buon senso sentendosi raccontare una dopo l’altra le centoventimila sciocchezze che l’avevano resa felice e disgraziata.
«Ormai non desidero più neppure vendicarmi», disse un mattino a Elidé. «Sono stufa marcia di questa storia».
«Come? Non mi ridiventare intelligente, adesso», disse Elidé. «Questa è sempre stata una questione di ragione offuscata: non vorrai trasformarla in qualcosa di lucido? Non sprecarla, ci manca la parte migliore: dobbiamo ancora andare a cercare quell’uomo in Europa e in Africa, in Sud America e in India, dobbiamo trovarlo e fare un baccano tale da giustificare i nostri viaggi. Dobbiamo ancora visitare la Galleria Pitti, vedere Firenze, innamorarci a Venezia, gettare una moneta nella Fontana di Trevi. Non vogliamo inseguire quell’uomo che ti ha fatto innamorare come un’imbecille e poi se n’è andato?».
Avevamo progettato di girare il mondo in cerca del colpevole, e questa storia che la vendetta non fosse più imprescindibile nella cura della sua amica era stata un brutto colpo per Elidé. Dovevano perdersi per l’India e il Marocco, la Bolivia e il Congo, Vienna e soprattutto l’Italia. Non aveva mai pensato di trasformarla in un essere razionale dopo averla vista paralizzata e quasi pazza quattro mesi prima.
«Dobbiamo andare a cercarlo. Non mi diventare intelligente prima del tempo», le diceva.
«E’ arrivato ieri», le rispose la zia Daniela un giorno.
«Come lo sai?»
«L’ho visto. Ha bussato al mio balcone come una volta».
«E che cosa hai provato?»
«Niente».
«E che cosa ti ha detto?»
«Tutto».
«E che cosa gli hai risposto?»
«Ho chiuso la finestra».
«E adesso?», domandò la terapista.
«Adesso sì ce ne andiamo in Italia: gli assenti si sbagliano sempre».
da Donne dagli occhi grandi di Angeles Mastretta - Traduzione di Gina Maneri
2 notes · View notes
daniela--anna · 1 year
Text
Tumblr media
Ernő Rubik (Budapest, 13 July 1944) is a Hungarian designer and architect at the Moholy-Nagy Művészeti Egyetem University of Art and Design in Budapest.
He owes his fame to the invention of the homonymous cube and other logic and strategy games.
📸Erno Rubić, 1981
Ernő Rubik (Budapest, 13 luglio 1944) è un designer e architetto ungherese all'istituto universitario d'arte e design Moholy-Nagy Művészeti Egyetem di Budapest.
Deve la sua notorietà all'invenzione dell'omonimo cubo e di altri giochi di logica e strategia.
📸Erno Rubić, 1981
3 notes · View notes
Text
La tana del lupo. “Sei andato nella tana del lupo, che cosa ti aspettavi. Tu hai la fortuna di abitare lontano da lei, per cui per rischiare di incontrarla devi fare abbastanza strada. Pensa averla avuta come vicina di casa, pensa se abitasse in una strada che fai quasi tutti i giorni, sarebbe diverso”.
“Ultimamente sono particolarmente malinconico, la mia proposta probabilmente è nata da questa sensazione, volevo vederla. E poi è successo quello che è successo”.
Tra poco saranno passati due anni e io sono cambiato, sono un altro rispetto a due anni fa. Però c’è un filo che mi connette al passato, non solo al mio passato con lei ma pure al ragazzino che ero per esempio prima della maturità. Rileggendo le mie parole di quel periodo non sono poi cambiato così tanto. Uscito da una relazione, da un cuore spezzato, la mia reazione è sempre stata la stessa. Confusione, disorientamento, rabbia, poi nostalgia, ricordi, voglia di andare avanti. Quel limbo tra una relazione e la prossima c’è sempre stato, quel dolore ogni volta che si ripensa a quello che è stato, quella spinta verso ciò che ci potrebbe essere di nuovo. Quella costante ricerca del passato in occasioni presenti, che poi non è mai come ci si aspetta che sia. E’ come una partita a scacchi una volta che riinizi, sai le regole ma a seconda di come te la giochi ci sono diversi risultati. Ogni persona è un nuovo labirinto da comprendere e curare, richiede tempo e dedizione. Il tutto facendo frutto delle partite e dei labirinti del passato, con la consapevolezza che “perché tutto cambi, nulla deve cambiare”. 
Rivederla risveglia molte sensazioni. Sono peggiorato da quando stavamo insieme, sono più brutto, ho meno capelli, ho un fisico peggiore, ho meno amici, sempre gli stessi, più o meno. Tutto quello che di negativo c’è nel mio presente diventa materia di confronto con la ragazza nuova e sconosciuta che una volta ho amato e che rimane la più importante nella cronologia di relazioni, ad ora. Le insicurezze crescono, le parole si bloccano, il cuore batte a mille e non ci si sente più sé stessi. Non si riesce ad elaborare una risposta logica a queste reazioni. Si sa cosa si dovrebbe fare, ma non si riesce a farlo e così ci si sente arenati. Poi i giorni successivi arrivano flash di quel volto, del fatto che si sia nascosta, che abbia un nuovo gruppo di amici, del fatto che non siamo più nessuno l’uno per l’altra, che le relazioni sono caratterizzate da un’innata labilità. Nulla è per sempre, questo è il messaggio. La sensazione è che nonostante il tuo cuore dica qualcosa, il cervello sa che è una cazzata. Diventi cinico, freddo, distaccato, odi quella stessa persona che un giorno amavi, odi come ti fa sentire, diventi ossessionato da questo pensiero al punto che devi fumare due sigarette di fila per illuderti che possano calmarti, cosa che non accade. Allora brami la novità, brami l’affetto come un animale affamato. Ti schifi sentendo il suo profumo in giro perché non vuoi ammettere a te stesso che sei ancora legato a quella persona, che lo sarai finché non troverai di meglio. Ti odi perché hai una fitta al cuore a rivederla in un contesto in cui non vali più di un ricordo per lei e ti convinci che, logicamente, dovrebbe essere così anche per te. Logicamente. Ma come si fa a essere logici. Pragmatici. 
Fa tutto un po’ schifo, né più né meno di prima, basta solo cercare di evadere la prigione mentale che ci si fabbrica quando si viene travolti da un’onda troppo grande di schifosi pensieri e ricordi. 
2 notes · View notes
crazy-so-na-sega · 2 years
Text
Siamo nel 1996. Sulla rivista di studi culturali Social Text, giornale accademico divulgato dalla Duke University Press, e nato nel 1979 dalle intenzioni di un collettivo editoriale indipendente, viene pubblicato un articolo firmato dal noto fisico Alan Sokal (1955): Transgressing the Boundaries: Toward a Transformative Hermeneutics of Quantum Gravity (La trasgressione dei confini: verso un’ermeneutica trasformativa della gravità quantistica).
La terminologia utilizzata attinge, fin dal titolo, al sempre più AMBIGUO vocabolario del postmodernismo, particolarmente amato in ambito accademico americano e ormai ben oltre il nativo recinto della critica letteraria e filosofica. Le intenzioni espresse (ma come vedremo non quelle reali) dall’autore sarebbero quelle di indagare le implicazioni ideologiche, filosofiche e politiche delle nuove teorie e considerazioni della fisica contemporanea, con particolare riferimento alla gravità quantistica.
Il grande inganno di Sokal
Tumblr media
Tali intenzioni vengono reputate ATTENDIBILI dagli editori del Social Text, che decidono di pubblicare SENZA VERIFICARE l’impronta reale dal pezzo o accertarne i presupposti scientifici (una sorta di revisione cieca priva di qualunque forma di peer review) . Appropriandosi di FORMULE TIPICHE dell’imperante relativismo culturale, sapientemente mescolate al gergo scientifico, Sokal sostiene che «la “realtà” fisica, non meno che la “realtà” sociale, è in fin dei conti una costruzione sociale e linguistica, lungi dall’essere oggettiva, riflette e codifica le ideologie dominanti e le relazioni di potere tipiche della cultura che l’ha generata» e aggiunge che «le verità della scienza sono intrinsecamente dipendenti dal contesto teorico usato e quindi autoreferenziali […] pur nel loro innegabile valore, non possono rivendicare una posizione conoscitiva privilegiata rispetto alle narrazioni controegemoniche che vengono prodotte in comunità dissidenti o marginalizzate» (Alan Sokal e Jean Bricmont, Imposture intellettuali, Garzanti, Milano 1999, p. 218).
Essendo, dunque, FINTAMENTE ALLINEATO al pensiero accademico relativista, e manifestando la modalità di transposizione terminologica e concettuale tipica degli ADEPTI  del postmodernismo, l’articolo viene LETTO E APPREZZATO, fino a quando l’autore stesso non svela la beffa rilasciando una dichiarazione in A Physicist Experiments with Cultural Studies, un contro-articolo pubblicato sulla rivista Lingua Franca, che svela la “truffa” e lo SCOPO PARODICO del primo.
Attacco al postmodernismo
Tumblr media
(Sokal e Bricmont)
Il vero intento di Sokal, infatti, è quello di SBUGIARDARE la temperie culturale dominante, denunciandone L'ASSURDITA' e l’evanescenza di metodi e contenuti fondati su arroganza intellettuale, vuota retorica, DIVAGAZIONE LINGUISTICA superficialità, IGNORANZA, VOLUTA INCOMPRENSIBILITA' in cui «allusioni, metafore e giochi di parole sostituiscono la prova e la logica».
La protesta è CONTRO LA STRUMENTALIZZAZIONE politico-ideologica tipica del relativismo, argomento che l’autore approfondisce insieme al collega belga Jean Bricmont (1952) nel libro Impostures Intellectuelles (1997), pubblicato sulla scia della polemica innescata con gli articoli , e nel quale i due analizzano i testi di alcuni dei padri fondatori del postmodernismo e del POSTUMANESIMO come Jacques Lacan (1901-1981), Jean Baudrillard (1929-2007) e anche Gilles Deleuze (1925-1995).
La denuncia di un abuso filosofico
Tumblr media
L’analisi minuziosa delle loro opere evidenzierebbe, per Sokal e Bricmont, ricercata ambiguità espositiva, conoscenza superficiale degli ambiti scientifici saccheggiati, imitazione illogica e priva di contenuti del linguaggio scientifico e isolamento macchinoso di METAFORE TRATTE DA CONTESTI DIVERSI, ponendole al di fuori del loro valore e significato originale, tutto con lo scopo di DECOSTRUIRE – e dunque negare – la realtà oggettiva per dare autorevolezza a un relativismo sfamato di autoritarismo filosofico. L’abuso dei significati scientifici genera così dei non significati, sollecitando la fluidità dei valori, dell’etica, dell’identità individuale, sociale, perfino sessuale.
Le analogie linguistiche – e concettuali – ricamate con innumerevoli stilemi retorici tra scienza, filosofia, sociologia, o anche psicologia, non sembrano essere altro, alla fine, che sovrascritture per dare autorevolezza a teorie che scientificamente non ne hanno, poiché prive di qualunque base empirica. Il risultato sarebbe un «minestrone di idee, spesso malamente formulate, che possono essere raggruppate sotto il nome di relativismo e che sono attualmente piuttosto influenti in alcuni settori accademici delle scienze umane e sociali» (Imposture intellettuali, op. cit. p. 58).
L’ambiguità del relativismo
Tumblr media
Il problema è, però, che i testi postmodernisti accuratamente letti e smontati dagli autori di Imposture Intellettuali sono la base di gran parte della cultura contemporanea, dove sembra non esserci più un rapporto equanime fra l’idea e la realtà. Il relativismo estetico, cognitivo, morale o etico che sia, e che fonda il postmoderno, ha per Sokal «conseguenze enormi sulla cultura in generale e sul modo di pensare della gente»; non può dare vita a una conoscenza oggettiva del mondo, anzi conduce al nichilismo, alla deframmentazione della verità e all’annullamento della ragione, contribuendo alla deriva scientifica e ontologica.
------
dal manicomio è tutto....bye.
2 notes · View notes
scontomio · 1 month
Text
Tumblr media
💣 Lisciani Giochi Bing Logic - Gioco di Logica e Strategia per Bambini 🤑 a soli 4,00€ ➡️ https://www.scontomio.com/coupon/lisciani-giochi-bing-logic-gioco-di-logica-e-strategia-per-bambini/?feed_id=267004&_unique_id=66c6ed493b590&utm_source=Tumblr&utm_medium=social&utm_campaign=Poster&utm_term=Lisciani%20Giochi%20Bing%20Logic%20-%20Gioco%20di%20Logica%20e%20Strategia%20per%20Bambini Scopri un gioco educativo che stimola il pensiero logico e la creatività dei bambini, con mini-puzzle autocorrettivi e pezzi resistenti per ore di divertimento. #coupon #liscianigiochi #giochidatavolo #offerteamazon #scontomio
0 notes
m2024a · 1 month
Video
youtube
L'attacco all'identità femminile mascherato da difesa dell'inclusività Il sipario sulle Olimpiadi è calato, e meno male che ci sono state le straordinarie soddisfazioni sportive e umane regalateci dagli atleti azzurri. Ciò che invece non finirà, perché inscritto in un percorso che parte da lontano, è l'attacco alle donne, un attacco ormai consolidato a livello internazionale, che questa edizione dei Giochi ha reso evidente. Solo per limitarci agli ultimi giorni, dai giochi «inclusivi» di Parigi è stata infatti esclusa, con una squalifica che ha dello sconcertante, un'atleta afghana, della «squadra dei rifugiati» istituita dal Comitato Olimpico, che aveva mostrato la scritta «Liberate le donne afghane». Nel cuore di un Occidente sempre più orwelliano, la giovane afghana è stata messa fuori gioco per aver ricordato al mondo i motivi per cui era costretta a gareggiare fra i rifugiati, e per i quali tante sue connazionali sono espropriate dei diritti più elementari. Nelle stesse ore, commentando le polemiche che hanno accompagnato le competizioni di pugilato femminile, il presidente del Comitato Olimpico, Thomas Bach, ha affermato che non ci sarebbe un sistema «scientificamente solido» per distinguere uomini e donne. Senza rendersi conto, tra l'altro, che un'affermazione del genere toglie senso alla tradizione di gare sportive divise per categorie maschili e femminili. Se non è scientificamente possibile distinguere gli appartenenti ai due sessi, come si fa a gareggiare separati? Le due questioni sono purtroppo due facce della stessa medaglia. Una medaglia che non ha niente a che fare con i trionfi olimpici, ma che rappresenta le pericolose e sottili forme di un nuovo patriarcato, che in nome di una «inclusività» divisiva vuole cancellare le faticose conquiste delle donne. Sia nel caso dell'afghana sia in quello dell'assegnazione degli atleti alle competizioni dell'uno o dell'altro genere, si tratta di un attacco alla identità femminile, non riconoscendo la realtà del corpo sessuato. È un attacco che in queste Olimpiadi ha compiuto un salto di qualità e cercato una legittimazione planetaria. È infatti proprio sul corpo delle donne che in tante parti del mondo, come in Afghanistan, si esercitano l'oppressione e il controllo più feroci, è per il loro corpo che alle donne vengono sottratte le libertà fondamentali. E oggi si vorrebbe annegare il femminile in una inesistente neutralità del genere, che minaccia l'identità delle donne: ma non quella maschile. Da tempo denunciamo che le battaglie per le pari opportunità sono incompatibili con la «fluidità» di ogni ordine e grado, perché le pari opportunità si fondano sull'esistenza della differenza sessuale. È evidente che a pagarne lo scotto sono le donne perché, per esempio, non si ha notizia di un caso analogo a quello di Imane Khelif in ambito maschile. Così come di nessuna donna con identità «fluida» che chieda di gareggiare con gli uomini, o di entrare in spazi maschili (carceri, bagni, spogliatoi, ecc.). È dunque profondamente contraddittorio che a sostenere la fluidità siano proprio le stesse parti politiche e culturali che pretenderebbero la rappresentanza esclusiva delle battaglie delle donne. Le Olimpiadi francesi, prima ancora che per le acque della Senna, verranno ricordate per questo: per aver segnato un salto quantico nell'attacco alle donne che si nasconde dietro l'ideologia woke. Nei prossimi Giochi, per logica conseguenza, ci aspettiamo che sia abolita la divisione fra maschi e femmine nelle competizioni agonistiche, che potrebbero a questo punto essere accorpate in un unico genere «neutro», per impossibilità di distinguere «scientificamente» gli appartenenti all'uno o all'altro sesso. Sembra uno scherzo, ma non lo è. È il dominio dell'asterisco, la dittatura della schwa. Con la benedizione delle acque opache della Senna, efficace metafora di un'ideologia alla quale continueremo a opporci con tutte le nostre forze.
0 notes
inclusivita · 3 months
Text
In questa pagina trovano spazio una serie di Giochi didattici gratuiti per alunni di scuola primaria e secondaria di I grado. Accedi ai giochi per DISCIPLINA Italiano Matematica Logica Storia Geografia Scienze  Inglese
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
cinquecolonnemagazine · 5 months
Text
Escape Room: un'avventura immersiva alla conquista di enigmi e segreti
Le Escape Room, nate in Giappone all'inizio del 2000, hanno conquistato il mondo con la loro formula immersiva e coinvolgente. Si tratta di giochi di logica e abilità in cui un gruppo di partecipanti, solitamente da 2 a 6 persone, si ritrova chiuso in una stanza a tema. L'obiettivo è quello di evadere entro un tempo limite (solitamente 60 minuti) risolvendo enigmi, decifrando indizi e utilizzando oggetti sparsi per la stanza. Un'esperienza a tutto tondo Le Escape Room non si limitano a un semplice gioco di fuga. Sono un'esperienza a tutto tondo che stimola il lavoro di squadra, la creatività, il pensiero critico e le capacità di problem solving. I partecipanti devono collaborare tra loro, comunicare in modo efficace e sfruttare i propri punti di forza per superare le sfide poste dalla stanza. Un'ampia varietà di temi Esistono Escape Room di ogni genere, dai classici thriller e misteri alle ambientazioni storiche, futuristiche e persino fantasy. Le stanze sono allestite con cura e attenzione ai dettagli, trasportando i giocatori in un'atmosfera coinvolgente e realistica. Benefici per tutti Le Escape Room offrono numerosi benefici a chi le prova. Oltre al divertimento e all'adrenalina, sono un'ottima occasione per: - Migliorare le capacità di comunicazione e lavoro di squadra - Sviluppare il pensiero critico e la capacità di problem solving - Aumentare la fiducia in se stessi e nelle proprie capacità - Ridurre lo stress e migliorare l'umore - Vivere un'esperienza unica e memorabile Come prepararsi Per godersi al meglio è consigliabile: - Scegliere una stanza con un tema che interessi a tutti i partecipanti - Formre un gruppo di persone con cui si ha un buon rapporto e si collabora bene - Comunicare tra di sé durante il gioco e condividere le idee - Non farsi prendere dal panico e mantenere la calma - Divertirsi e godersi l'esperienza! Escape Room: un'attività per tutti Le Escape Room sono un'attività adatta a persone di tutte le età e abilità. Non è necessario essere particolarmente bravi a risolvere enigmi o avere conoscenze specifiche per partecipare. L'importante è avere voglia di divertirsi, collaborare con gli altri e mettersi alla prova. Se siete alla ricerca di un'esperienza nuova, divertente e stimolante, le Escape Room sono l'ideale. Preparatevi a vivere un'avventura indimenticabile! Foto di Clockedin dk da Pixabay Read the full article
0 notes
notonlycoloringbooks · 5 months
Text
Tumblr media
Libro prescolare 3-6 anni è una preziosa risorsa di giochi e passatempi per bambini 3-6 anni con Metodo Montessori
Un libro ricco di attività divertenti e coinvolgenti per accompagnare i bambini dai 3 ai 6 anni nel loro percorso di apprendimento secondo i principi del Metodo Montessori.
283 pagine di giochi e attività suddivise in 9 sezioni:
Divertiti a colorare: Tante immagini da colorare con pastelli, pennarelli o colori a cera per liberare la creatività e sviluppare la motricità fine.
Impara a disegnare: Esercizi graduali per imparare a disegnare linee, forme, figure e oggetti, stimolando la fantasia e la coordinazione mano-occhio.
Unisci i puntini: Divertenti attività con i puntini da unire per rivelare immagini e personaggi, favorendo la concentrazione e la percezione visiva.
Ritaglia, colora, incolla: Attività creative con forbici, colla e colori per sviluppare la manualità, la precisione e il senso di spazio.
Associa le forme: Giochi per imparare a riconoscere e associare le forme geometriche, favorendo la classificazione e la logica.
Impariamo i numeri: Attività divertenti per imparare a contare, riconoscere i numeri e le cifre, sviluppando le prime competenze matematiche.
Divertiamoci con i labirinti: Labirinti di difficoltà crescente per allenare il problem solving, la pazienza e la perseveranza.
Impariamo l'alfabeto: Esercizi per imparare a riconoscere le lettere dell'alfabeto, tracciarle e scriverle, preparando il bambino alla lettura e alla scrittura.
Colora e ritaglia i tuoi stickers: Tante immagini da colorare e stickers da ritagliare per creare divertenti composizioni e decorare quaderni e libri.
Perché scegliere questo libro?
✔ Metodo Montessori: Le attività proposte si ispirano ai principi del Metodo Montessori, favorendo l'apprendimento autonomo, il gioco e la scoperta.
✔ Divertimento e apprendimento: I giochi e le attività sono divertenti e coinvolgenti, per motivare i bambini e rendere l'apprendimento un'esperienza piacevole.
✔ Sviluppo completo: Le attività proposte favoriscono lo sviluppo di diverse abilità cognitive, motorie e creative.
✔ Ricco di contenuti: 283 pagine di giochi e attività per ore di divertimento e apprendimento.
✔ Adatto a bambini dai 3 ai 6 anni: Le attività sono adatte a bambini di età compresa tra i 3 e i 6 anni, con difficoltà crescente per accompagnare la loro crescita.
Cosa troverai all'interno del libro:
★ 283 pagine a colori
★ 9 sezioni con diverse attività
★ Istruzioni chiare e semplici
★ Illustrazioni accattivanti
★ Tanti stickers da colorare e ritagliare
Libro Prescolare 3-6 anni con Metodo Montessori è il libro perfetto per accompagnare i bambini nel loro percorso di apprendimento secondo i principi del Metodo Montessori, offrendo loro un'esperienza divertente e coinvolgente che li aiuterà a sviluppare diverse abilità cognitive, motorie e creative.
Acquista subito il tuo libro e regala al tuo bambino il piacere di imparare divertendosi!
0 notes
Text
//Dichiarazione fuori dal personaggio: concordo con il player in questione, furto d'identità è disgustosa perché persone di questa categoria non ammetterano mai di aver creato un falso account e preso foto di altre persone come tentativo di dire che è quella persona per non parlare degli account porno rifiutando di mettere il reale nome di quella celebrità.
Io per fortuna non sono di questa categoria, avendo sempre specificato che questo account è falso e fatto solo per scopi roleplay (giochi di ruolo), odio le flame in generale ma alla fine non mi importano assolutamente che personalmente non so nemmeno chi c'è dietro il profilo perché potrebbe essere un troll qualsiasi che è meglio li evito perché è un caso perso e irragionevole con loro perché la loro aggressività è assurda e manca di logica, la cosa peggiore è che il furto d'identità porta a cose illegali chiedendo i soldi o altre cose peggiori.
Roleplay è un altra cosa: si interpreta un personaggio reale se storico oppure inventato e bisogna specificare che è un account roleplay e non oltre.
Tumblr media
4 notes · View notes
iotnoitutti · 6 months
Link
0 notes
guida-ai · 9 months
Text
Buddy.ai: divertenti giochi didattici - App su Google Play
Tumblr media
Incontra Buddy, il primo al mondo tutor di intelligenza artificiale vocale per bambini dai 3 agli 8 anni. Impara le prime parole, l'ABC, i numeri, i colori, le forme. Buddy offre lezioni di inglese interattive con esercitazioni vocali, cartoni animati divertenti e giochi di apprendimento in età prescolare per bambini per rendere il processo educativo efficace e divertente.La tecnologia vocale all'avanguardia dell'app consente ai bambini di chattare con Buddy proprio come una persona dal vivo, offrendo opportunità di apprendimento precoce illimitate. Ciò significa che tuo figlio riceve tutta l'attenzione individuale di cui ha bisogno per avere successo nella scuola materna, all'asilo e oltre! Buddy insegna abilità comunicative essenziali e concetti chiave dell'educazione precoce attraverso un divertente mix di cartoni animati, attività educative e giochi di apprendimento dell'inglese per bambini.È già una delle app educative leader a livello mondiale con giochi per bambini: • Oltre un milione di bambini imparano con Buddy ogni mese • 470.000 recensioni di utenti a 5 stelle • App TOP 10 nelle classifiche per bambini e istruzione nei principali paesi dell'America Latina e dell'Europa • Importanti premi e nomination tra cui Global EdTech Startup Awards (GESA) Londra, EnlightEd Madrid, Startup Worldcup San Francisco
Ideale per i primi studenti
I giochi e le attività didattiche di Buddy per la scuola materna e prescolare fanno parte di un programma attentamente progettato da un team esperto di educatori e ingegneri con dottorati in Scienze dell'educazione, Psicologia dell'apprendimento e Informatica.Con Buddy, il miglior tutor di intelligenza artificiale, tuo figlio imparerà i concetti e le competenze fondamentali per avere successo a scuola. • Aspetti accademici: esercitati sugli elementi costitutivi dell'istruzione come numeri, forme e colori e ottieni un vantaggio su materie della scuola primaria come lettura, matematica, scienza e tecnologia, musica e altro ancora. • Abilità essenziali di comunicazione e memoria: migliora la conservazione del vocabolario, la pronuncia e la comprensione orale. • Abilità sociali fondamentali: sviluppare sicurezza nel parlare e sviluppare gli strumenti necessari per lo sviluppo socio-emotivo.
Trasforma il tempo trascorso davanti allo schermo in tempo per imparare
I bambini giocano all'app Buddy come se fossero il loro gioco mobile preferito, grazie al nostro fantastico tutor AI, alla vivace grafica 3D e alla raccolta curata di cartoni animati e fantastici oggetti da collezione virtuali. I genitori hanno fiducia che i loro figli imparino competenze e concetti importanti con ogni lezione basata sul gioco. E poiché l'app Buddy è priva di pubblicità, gli adulti possono sentirsi a proprio agio lasciando che i bambini giochino (e imparino) più a lungo!
Ottimo anche per gli studenti ESL!
Buddy insegna inglese ai bambini utilizzando flashcard, cartoni animati, video e/o effetti sonori. Sfida i bambini a usare correttamente parole e frasi nelle conversazioni e li aiuta a migliorare la pronuncia.I giochi di apprendimento prescolare per bambini di Buddy rendono le lezioni di inglese divertenti e coinvolgenti e incoraggiano l'interesse del tuo bambino per l'apprendimento.
Tutti gli strumenti di cui il tuo bambino in età prescolare ha bisogno
• Prime parole, ABC, vocabolario e frasi inglesi di base • Colori, numeri e forme • Comprensione orale e corretta pronuncia inglese • Giochi educativi per bambini per migliorare la memoria e la logica • Strumenti essenziali per diversi livelli e gruppi di età (dai più piccoli ai bambini in età prescolare)!Soprattutto, l'app Buddy consente ai genitori di monitorare i progressi dei propri figli con rapporti settimanali e statistiche di apprendimento.
Inizia a imparare con Buddy oggi!
"Buddy.ai: Giochi didattici divertenti per bambini" offre al tuo bambino di età compresa tra 3 e 8 anni gli strumenti, le competenze e la sicurezza di cui ha bisogno per eccellere nel suo percorso educativo. Le opzioni di piano convenienti dell'app offrono un mese di apprendimento con il nostro tutor AI al costo di una sessione di tutoraggio dal vivo. 0(•‿–)0
CONTATTI
Per ulteriori informazioni visitate il nostro sito: https://buddy.aiQualsiasi domanda? Mandaci una email: [email protected] ----------"Buddy.ai: Fun Learning Games" — App educativa che aiuta i bambini a imparare le prime parole, li aiuta a prepararsi per la scuola e migliora le capacità di comunicazione. Offre giochi di apprendimento in età prescolare per bambini dai 3 agli 8 anni, cartoni animati divertenti e attività interattive per rendere il processo di apprendimento facile ed emozionante. Source link Read the full article
0 notes