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#giornodieci
L’arte di rimanere attuali, 19 anni dopo. Go to home
Con oggi sono dieci giorni, tondi tondi, di reclusione a casa. E’ un controsenso lamentarsi, ora, che tutti possiamo stare a casa dopo esserci lamentati per una vita del lavoro, della frenesia del quotidiano e del non aver tempo per far nulla. Ma ora che abbiamo tutto questo tempo, che stiamo facendo effettivamente? Assolutamente nulla, se non lamentarci del fatto che dobbiamo stare in casa. La paura più grande resta comunque per il futuro. Che cosa succederà dopo questa dannata epidemia? Personalmente spero di riprender quanto prima il mio lavoro, spero di tornare presto alla quotidianità e al contatto di tutti i giorni con l’arte.  Penso un sacco a quello che effettivamente ho perso in questi dieci giorni, all’abbandono della mia città, Matera, per tornare al paesello e star vicino alla mia famiglia, ma penso anche al futuro, sperando di tornare alla solita routine quanto prima. Il modo migliore per continuare ad affrontare questa situazione è pensare a quello che in questi anni è diventato il mio lavoro, ma anche il mio motivo di felicità, ovvero l’arte. Riflettendoci, la tematica portante dei miei pensieri è la stessa che accomuna la ricerca di un artista a me molto caro, ovvero Adrian Paci.
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Nato a Scutari in Albania il 28 gennaio del 1969, è attivo a Milano dove vive dal 2000. Ha frequentato l'Accademia delle Arti di Tirana dal 1987, studiando con il Professor Edi Rama (ex sindaco di Tirana e attualmente primo ministro albanese) e formandosi su corsi di arte figurativa, gli unici insegnamenti d'arte possibili, poiché imposti dal regime vigente in quegli anni in Albania.Nel 1992 ha frequentato, grazie ad una borsa di studio, il corso ‘Arte e Liturgia' presso l'Istituto Beato Angelico di Milano. Quando nel 1995 è ritornato in Albania, ha insegnato Storia dell'Arte e Estetica all'Università di Scutari solo per un breve periodo, infatti nel 1997 a causa dei disordini nello Stato si trasferisce con la famiglia a Milano.Nel 2006 a Modena è stata inaugurata la sua prima personale italiana all'interno di uno spazio pubblico. La personale giunge dopo l'affermazione alla cinquantunesima edizione della Biennale di Venezia e i numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui i momenti espositivi al PS1 di New York e una presentazione dell'opera al Museum of Modern Art di New York.Nel 2010 ha partecipato al simposio Lost in Translation (da cui poi è nato il premio Arte, Patrimonio e Diritti Umani) organizzato alla Triennale di Milano da Connecting Cultures.Fra le mostre personali recenti si ricorda la mostra itinerante Vite in transito allo Jeu allo Paume di Parigi (2013), al PAC di Milano (2013), alla Röda Sten Konsthall di Göteborg (2014) e al MAC, Musée d'art contemporain de Montréal (2014).Adrian Paci è rappresentato dalla galleria kaufmann repetto, Milano, e la dalla galleria Peter Kilchmann, Zurigo.
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Paci realizza le sue opere servendosi di svariate tecniche e materiali, senza prediligerne uno in particolare, determinando una notevole libertà di espressione e stile, nascono dipinti fotografie, sculture e video. Nei suoi lavori prende spunto da vicende umane vere che conosce e sono a lui familiari, traendone il significato della vita stessa, toccando i sentimenti più profondi.  Dopo aver lasciato l’Albania nel 1997 per trasferirsi in Italia portando con sé un carico di speranza e futuro, reso incerto e difficile dalla fase storica che caratterizzava la sua terra. Nel 2001 realizza “Home to go”, opera iconica dell’artista, che consiste nel calco in marmo del suo corpo nudo che porta sulla schiena un frammento di tetto; da quest’opera nascono una serie di immagini che lo ritraggono.  L’opera rappresenta oggi la sintesi perfetta dell’attuale crisi che attraversa il mondo occidentale, incapace di dare risposta ad una libera e naturale esigenza di libera circolazione delle persone fuori dal confine del proprio stato e fuori da costrizioni e condizioni fisiche e mentali.
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Non so voi, ma in quest’opera rivedo tanto di quello che stiamo vivendo tutti noi in questo particolare periodo storico. Penso che con quest’opera Paci abbia portato a compimento in maniera perfetta quello che è il lavoro dell’artista. Dovremmo essergli tutti un po grati!
Valerio Hank Vitale
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concesionscrittrice · 4 years
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Per la rubrica "30 giorni per conoscermi", oggi rispondo alla domanda "I tre film che ti hanno lasciato qualcosa". Due sono di produzione italiana e vedono protagonista e regista un giovane molto talentuoso e "sensibile" che io seguo da anni, ossia Edoardo Leo official. Lo apprezzo particolarmente, per gli argomenti che spesso tratta, con sensibilità, ma anche ironia. I suoi film, non solo divertono e appassionano, ma lasciano sempre qualcosa dentro. L'altro é Il miglio verde, di Frank Darabont Movies e tratto dal bellissimo romanzo di Stephen King. Nel penitenziario di Cold Mountain, lungo lo stretto corridoio di celle noto come "Il Miglio verde", i detenuti come lo psicopatico "Billy the Kid" Wharton o il demoniaco Eduard Delacroix aspettano di morire sulla sedia elettrica, sorvegliati a vista dalle guardie. Ancora oggi, quando leggo i libro o vedo il film, ho i brividi. Uno specchio veritiero di quanto l'essere umano possa essere l'arma più pericolosa del mondo. #EdoardoLeo #stephenking #30giorniperconoscermi #martedi #film #filmpreferiti #qualcosadentro #movies #movietime #giornodecimo #giornodieci #ladeadellafortuna #cosavuoichesia #ilmiglioverde Voi li avete visti? Cosa ne pensate? E quali consigliate a me di vedere? https://www.instagram.com/p/CHH5LW4nKLZ/?igshid=1soo9dbomdax2
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