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#giovanni duns scoto
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La disputa alla Sorbona dove trionfò la verità dell’Immacolata
Anno 1305: Duns Scoto si presenta alla Sorbona per la disputa tra lui e tutti i professori avversari dell’Immacolata Concezione. Il beato francescano confuta una a una le 200 obiezioni, presentando argomenti che saranno decisivi per la definizione del dogma. Continue reading Untitled
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loveantoniolove-blog · 7 months
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➡️🌺🙏Mercoledì 8 Novembre 2023
S. Goffredo; B. Giovanni Duns Scoto; S. Chiaro
31.a del Tempo Ordinario
Rm 13,8-10; Sal 111; Lc 14,25-33
Felice l’uomo pietoso, che dona ai poveri
👉🕍📖❤️VANGELO
Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
+ Dal Vangelo secondo Luca 14,25-33
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Parola del Signore.❤️🙏
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amicidomenicani · 1 year
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Quesito Buongiorno egregio Padre, sono Michelangelo - il ragazzo di 15 anni non-battezzato a causa di situazioni difficili in casa, che le scrisse chiarimenti sulla Lettera di San Giacomo e sulla mal comprensione dietro alla “vendita delle indulgenze” qualche mese addietro - in virtù del fatto che non voglio rubarle tempo con molteplici email ho altri due argomenti ai quali mi farebbero piacere ricevere una sua risposta curata e chiara come avviene con le altre email che lei riceve, quindi eccole con tanto di premesse: 1. Ultimamente hanno ricevuto la mia attenzione alcuni dibattiti sul rapporto della Tradizione e del Magistero Cattolico nelle relazioni pre e post Concilio Vaticano II, per informarmi ho visto questa serie di puntate fatte da questo pio Padre Marcelo Bravo Pereira che parlavano appunto di questa corrente teologica che sarebbe nata nel XX° secolo con il nome di “Nouvelle Théologie 2. Potrebbe spiegarmi un po’ le relazioni tra la Chiesa - in particolare tra i Papi e tra gli ordini religiosi vari - con questa corrente? Come mai inizialmente fu combattuta da Padre Labourdette e sospettata di eresia da grandi figure come Padre Garrigou-Lagrange? Come mai andò poi alla ribalta come corrente vittoriosa nel Concilio Vaticano II? (…). Recentemente mi sono posto la domanda sull’uso della maiuscola e della minuscola in seno alla gerarchia ecclesiastica: mi potrebbe spiegare con ordine schematico la gerarchia ecclesiastica partendo dal fondo fino ad arrivare in cima?  Potrebbe anche cortesemente espormi i vari titoli ecclesiastici con l’uso dell’iniziale maiuscola/minuscola? Buona giornata e grazie del suo tempo, Padre. Risposta del sacerdote Caro Michelangelo, solo ora sono giunto alla tua mail del 27 settembre 2021. Mi dispiace e te ne domando scusa. Ho tagliato alcune tue domande perché diversamente andremmo troppo in là. Se vuoi, possono essere oggetto di una nuova risposta. 1. A proposito della nouvelle théologie va detto che si trattava di una reazione alla teologia neoscolastica. La teologia neo scolastica va distinta dalla scolastica perché questa è tipica del XIII secolo, la neo scolastica invece è venuta fuori dopo l'enciclica Aeterni Patris (1879) di Leone XIII.  Papa Leone, dopo lo sconvolgimento subìto dalla Chiesa a partire dalla rivoluzione francese, intendeva rilanciare lo studio della teologia e della filosofia avendo come maestro San Tommaso d’Aquino. 2. A differenza però di San Tommaso d'Aquino che fondava la teologia sulla Sacra Scrittura e sui Santi Padri (chi apre la Somma teologica vede una citazione continua di passi scritturistici e di riferimenti ai Santi Padri) la neo scolastica si è incagliata nelle dispute tra tomisti e scotisti, tra domenicani e gesuiti. I primi si rifacevano soprattutto ai commenti di San Tommaso fatti dai grandi domenicani del secolo 16º (il Gaetano, D. Bañez, Francesco Silvestri detto il ferrarese, Giovanni di San Tommaso…), gli scotisti invece si rifacevano a Duns Scoto, francescano, detto anche il dottor sottile a motivo delle quasi ininterpretabili distinzioni che si trovano nel suo pensiero. Inoltre era una teologia tutta espressa in lingua latina e per forma di sillogismo dove necessariamente si doveva procedere con una affermazione una maggiore, una minore e una conclusione. Questo modo di fare teologia si diceva "in forma" e cioè nel metodo più inattaccabile e pertanto più sicuro. 3. La cosiddetta nuova teologia voleva invece agganciarsi maggiormente alla Sacra Scrittura e al pensiero dei Santi Padri, tralasciando il metodo neo scolastico. Ebbe inizialmente la reazione di alcuni grandi domenicani come il padre Michel Labourdette, insigne teologo moralista e il padre Reginald Garrigou Lagrange. A loro pareva in prima istanza che riagganciandosi maggiormente ai Santi Padri la teologia perdesse il suo stato di scienza, ormai acquisito. Dico in prima istanza perché ho davanti a me gli scritti di teologia morale del padre Labourdette, nel quale il metodo neo scolastico nel frattempo scomparve
del tutto. 4. Anche la teologia morale, anziché partire dalla Sacra Scrittura, si partiva dalle sentenze dei probati auctores e cioè dei grandi maestri che erano i teologi di quel tempo o di poco prima. Sembrava che le sentenze dei probabilisti, degli equiprobabilisti e dei probabilioristi contassero più della Sacra Scrittura. Giustamente il concilio Vaticano II dirà a proposito della teologia morale che, doveva rinnovarsi “fondandosi maggiormente sulla Sacra Scrittura, mostrare l’altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di portare il frutto della carità per la vita del mondo” (Optatam totius 16).  5. A proposito della teologia in generale il concilio Vaticano II dice che la Sacra Scrittura deve essere come l'anima della teologia. Che la Sacra Scrittura deva l’anima della teologia è la cosa più normale perché la teologia è essenzialmente l'intelligenza della fede, l'intelligenza del dato rivelato. Ma nel frattempo non era più così. La teologia si rifaceva soprattutto ai teologi e ai filosofi. 6. Va detto per la teologia morale che non dappertutto veniva sviluppata secondo i criteri della casistica (dei teologi probabilisti, degli equiprobabilisti e dei probabilioristi). Questo modo di fare teologia non aveva toccato l'Ordine domenicano che aveva sempre sviluppato il suo insegnamento seguendo San Tommaso d’Aquino. Al centro della teologia morale deve emergere la sequela Christi. Il centro della teologia morale è Gesù Cristo, la sua vita e il suo insegnamento. È Lui la via che ci conduce al Padre. 7. Purtroppo però dopo il concilio, ma non a causa del concilio, c'è stata una reazione non solo alla neoscolastica, ma anche alla scolastica e  in modo particolare a San Tommaso d’Aquino di cui il concilio aveva appena detto che bisogna tenerlo come maestro. Nei seminari e nelle facoltà teologiche, ad eccezione evidentemente degli studi teologici domenicani, si faticava a citare San Tommaso. C'era un'allergia nei suoi confronti, senza minimamente averlo letto se non per i riferimenti fatti dai testi che si usavano nella neo scolastica. Oggi le cose, grazie a Dio, non stanno più così. 8. Che cosa va detto infine?  I teologi contrari alla nouvelle théologie, se oggi fossero vivi, per alcuni versi potrebbero dire: avete visto che abbiamo avuto ragione! E tuttavia anche il loro modo di fare teologia andava rinnovato. Lo esigeva la natura stessa della teologia, che deve essere radicata nella Sacra Scrittura e in quella Tradizione che si esprime in modo particolare nell'insegnamento unanime dei Santi Padri, di coloro che sono stati immediatamente vicini anche temporalmente al magistero di Gesù Cristo. Lo esige anche il fatto che la teologia deve parlare agli uomini del nostro tempo, con le loro problematiche proprie, con la loro cultura ormai secolarizzata, con l'abbandono della fede.  La teologia deve rispondere agli interrogativi degli uomini di oggi illuminandoli con la luce che viene da Cristo. Su questo, almeno in teoria, tutti dovrebbero essere d'accordo. 9. Sulla seconda domanda che mi hai posto sarò breve. I gradi della gerarchia ecclesiastica sono i gradi dell'Ordine sacro.  Questi gradi sono tre: diaconato, presbiterato, episcopato.  Tra i vescovi ha un primato il successore di Pietro in qualità di vescovo di Roma. Tutti gli altri titoli sono di derivazione ecclesiastica. Molti di essi hanno perso il loro significato e rimangono come titoli onorifici. Alcuni di essi, con tutte le loro distinzioni, sono abbandonati, come ad esempio il titolo di reverendo distinto da quello di molto reverendo e di reverendissimo. Se il titolo di reverendo comunemente viene dato ancora oggi, sono del tutto abbandonate le distinzioni tra il “molto reverendo” che veniva dati solo ad alcuni e il titolo di “Reverendissimo” che veniva. Ma tutto questo non riguarda l'essenza della Chiesa. 10. Ti auguro che nel frattempo ti sia preparato al battesimo e finalmente sia diventato cri
stiano. Lo auguro con tutto il cuore. In ogni caso ti assicuro la mia cordiale preghiera per il progresso della tua vita cristiana e ti benedico. Padre Angelo
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ourvaticancity-blog · 7 years
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Perché abbiamo inviato la lettera Corretio filialis a Papa Francesco
Chi sono i firmatari della Correctio filialis indirizzata a Papa Francesco? Non “eretici”, “lefevriani” e nemmeno “tradizionalisti”, come vengono definiti, ma cattolici, apostolici romani, mossi solo – come scrivono nel loro documento – “dalla fedeltà a Nostro Signore Gesù Cristo, dall’amore alla Chiesa e al Papato”. di Roberto de Mattei (30-09-2017) Chi sono i firmatari della Correctio filialis indirizzata a Papa Francesco? Non “eretici”, “lefevriani” e nemmeno “tradizionalisti”, come vengono definiti, ma cattolici, apostolici romani, mossi solo – come scrivono nel loro documento – “dalla fedeltà a Nostro Signore Gesù Cristo, dall’amore alla Chiesa e al Papato”, e dalla devozione filiale verso Papa Francesco, ma costretti a rivolgere al Santo Padre, “una correzione a causa della propagazione di alcune eresie sviluppatesi per mezzo dell’esortazione apostolica Amoris laetitia e mediante altre Sue parole, atti e omissioni”. Questo gesto non è sembrato scandaloso né al cardinale Gerhard Müller, ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha proposto un dibattito teologico tra alcuni cardinali, nominati dal Papa, e gli autori dei Dubia e della Correctio, né al cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di Papa Francesco, che ha dichiarato: “Le persone che non sono d’accordo esprimono il loro dissenso ma su queste cose si deve ragionare, cercare di capirsi”. Malgrado il loro attaccamento al papato i firmatari del documento, il cui numero si è quadruplicato in questi giorni, non hanno rinunciato all’uso della ragione, perché la fede cattolica ha un fondamento razionale. L’accordo tra fede e ragione è stato dichiarato verità dogmatica dal Concilio Vaticano I. Oggi invece, come osserva lo scrittore americano Robert Royal, su The Catholic Thing, stiamo assistendo al tentativo di ricercare una fede svincolata dalla ragione, o addirittura contraria ad essa. Ma, scrive Royal, “è’ una vecchia verità filosofica, che una volta abbandonato il principio di non-contraddizione, tutto è possibile”. L’esistenza di una contraddizione, sul piano logico, tra alcuni passaggi dell’Amoris laetitia e il Magistero immutabile della Chiesa è stata rilevata da molti studiosi, tra i quali il professor Josef Seifert, uno dei più noti filosofi cattolici del nostro tempo. La legge naturale e la morale cattolica sono, per definizione, assolute e universali e non ammettono eccezioni. Chi convive more uxorio con un uomo o con una donna a cui non sia legato dal sacramento del matrimonio si trova in un oggettiva situazione di peccato grave. Né l’intenzione né le circostanze possono rendere buono un atto che in sé è intrinsecamente cattivo. Se si ammette una possibilità di eccezioni tutta la morale crolla. “Se solo un caso di atto intrinsecamente immorale può essere permesso e persino voluto da Dio, – scrive Seifert – ciò non si deve applicare a tutti gli atti considerati ‘intrinsecamente errati’? Se è vero che Dio può desiderare che una coppia adultera viva in adulterio, allora non dovrà essere riformulato anche il comandamento ‘Non commettere adulterio!’: ‘Se nella tua situazione l’adulterio non è il male minore, non commetterlo! Se lo è, continua a viverlo!’? Non dovranno pertanto cadere anche gli altri 9 comandamenti, Humanae Vitae, Evangelium Vitae e tutti i documenti passati, presenti o futuri della Chiesa, i dogmi o i concili, che insegnano l’esistenza di atti intrinsecamente errati?”. Come è possibile che queste contraddizioni possano insinuarsi all’interno dell’insegnamento della Chiesa e, soprattutto, che possano essere supinamente accettate da molti cattolici in nome di una acritica e cieca obbedienza a Papa Francesco? L’articolo del professor Benedetto Ippolito su Formiche.net del 26 settembre, è interessante a questo proposito. Ippolito è un apprezzato studioso di Giovanni Duns Scoto (1265-1308), ma nell’articolo in questione mostra di seguire le idee di un cattivo discepolo di Scoto, Guglielmo di Ockham (1258-1347), capostipite del cosiddetto “nominalismo”. "I nominalisti hanno una concezione di Dio diversa da quella di San Tommaso. Mentre quest’ultimo afferma che Dio non può fare nulla di contraddittorio, Ockham ritiene che Dio, essendo volontà assoluta, può volere e fare qualsiasi cosa anche, paradossalmente, il male, perché male e bene non esistono in sé stessi, ma sono resi tali da Dio. Per San Tommaso una cosa è comandata o proibita in quanto è ontologicamente buona o cattiva (imperatum quia bonum; prohibitum quia malum) per i seguaci di Ockham, vale l’opposto: una cosa è buona o cattiva, in quanto Dio l’abbia comandata o proibita (bonum quia imperatum; malum quia prohibitum). I nominalisti negano che le azioni siano buone o cattive in sé per loro natura propria; l’adulterio, l’assassinio, il furto, sono cattivi solamente perché Dio li ha proibiti. La moralità consiste unicamente nell’obbedienza al comando di Dio, la volontà del quale è assolutamente libera ed arbitraria. Una volta ammesso questo principio volontarista non solo la morale diviene relativa, ma il rappresentante di Dio in terra, il Vicario di Cristo, potrà a sua volta esercitare la sua suprema autorità in maniera illimitata e arbitraria e i fedeli non potranno che prestargli una incondizionata obbedienza." Ockham non fu conseguente con le proprie idee, perché si ribellò al Papa, ma il volontarismo dei nominalisti è alla base della attuale “papolatria”, secondo cui, criticare il Papa è sempre sbagliato perché, in ultima analisi, come afferma il prof. Ippolito, il Papa ha sempre ragione, “essendo Lui stesso a garantire l’ortodossia esterna della cristianità”. Papa Francesco, secondo Ippolito, “non soltanto non cambia nulla della dottrina, ma applica la carità e la misericordia per comprendere e aiutare chi è in difficoltà con il matrimonio e magari si trova in una condizione di sofferenza per il proprio stato irregolare”. Ma in che modo applica la dottrina? Autorizzando nella pratica ciò che la dottrina vieta. Ciò comporta una scissione tra la dottrina e la pastorale, con la conseguente trasformazione della nuova pastorale in una nuova dottrina, opposta alla precedente. Ma il Papa, secondo i neo-nominalisti, non può essere criticato e qualsiasi cosa dica o faccia deve essere accettata, come se egli fosse un secondo Dio in terra, incapace di peccare o di errare. Ben diverso però è l’insegnamento della Chiesa. La Commissione Teologica vaticana ha recentemente affermato che “avvertiti dal proprio sensus fidei, i singoli credenti possono giungere a rifiutare l’assenso a un insegnamento dei propri legittimi pastori se non riconoscono in tale insegnamento la voce di Cristo, il Buon Pastore” (Il sensus fidei nella vita della Chiesa, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2014, n. 63). Infatti, come ricorda l’apostolo Giovanni, “le pecore lo seguono (il Buon Pastore) perché conoscono la sua voce. un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei” (Gv, 10, 4-5). Il sensus fidei può spingere i fedeli, in alcuni casi, a rifiutare il loro assenso verso alcuni documenti ecclesiastici e a porsi, di fronte alle supreme autorità, in una situazione di resistenza o di apparente disobbedienza. La disobbedienza è solo apparente perché in questi casi di legittima resistenza vale il principio evangelico per cui bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini (Atti, 5, 29). Per San Tommaso d’Aquino in casi estremi è lecito ed anzi doveroso resistere pubblicamente anche ad una decisione papale, come San Paolo ha resistito in faccia a san Pietro. «Così San Paolo, che era soggetto a San Pietro, lo riprese pubblicamente, in ragione di un pericolo imminente di scandalo in materia di fede. E, come dice il commento di sant’Agostino, “lo stesso san Pietro diede l’esempio a coloro che governano, affinché essi, allontanandosi qualche volta dalla buona strada, non rifiutino come indebita una correzione venuta anche dai loro soggetti (Gal. 2, 14)”» (Summa Theologiae, II-III, q. 33, a. 4, ad 2.). Cos’altro è la Correctio filialis, se non un atto di doveroso richiamo nei confronti di chi sta portando la Chiesa universale nel disorientamento e nel caos? (fonte: formiche.net)
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ilbarattolo · 7 years
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Giovanni Duns Scoto: riassunto
Giovanni Duns Scoto: riassunto
La vita di Giovanni Duns Scoto
Fu chiamato dai contemporanei Doctor Subtilis per la finezza e profondità della dottrina. Giovanni Duns Scoto nacque nel villaggio di Duns in Scozia nel 1266. Tommaso d’Aquino e Bonaventura da Bagnoregio erano a quel tempo all’apice della loro produzione scientifica.
Si formò e operò nei due maggiori centri di studi: Oxford e Parigi.All’Università di Oxford apprese…
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Duns Scoto, il teologo dell’Amore (ordinato) di Dio
Duns Scoto, il teologo dell’Amore (ordinato) di Dio
Noto con l’appellativo di Doctor Subtilis, il beato Giovanni Duns Scoto ha dato un contributo fondamentale al riconoscimento dell’Immacolata Concezione. Ma nella sua opera teologica ha affrontato molteplici altri temi, mostrando che il fine dell’uomo è innalzarsi alla contemplazione di Dio. (more…)
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L'Immacolta, preservata da Dio dal peccato
L’Immacolta, preservata da Dio dal peccato
Padre Giorgio Maria Farè, carmelitano scalzo, e padre Serafino Tognetti, barsottiano, spiegano la meraviglia dell’Amore di Dio: l’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.
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Tutta bella e senza macchia è Maria! Segno di sicura speranza per tutti i fedeli, con la solennità dell’Immacolata Concezione la Chiesa ricorda che la Beata Vergine Maria è stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento.
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Immacolata Concezione, il “colpo di genio” del beato Giovanni Duns Scoto Come il beato Giovanni Duns Scoto vinse la disputa sull'Immacolata Concezione della Madonna e risolse per la Chiesa un mistero teologico.
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Perché Lucifero ha peccato?
Perché Lucifero ha peccato?
Lucifero si ribellò all’Incarnazione perché non poté sopportare di dover inchinare ad una creatura, una donna: la Beata Sempre Vergine Maria. (more…)
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San Massimiliano Maria Kolbe spiega l'Immacolata Concezione
San Massimiliano Maria Kolbe spiega l’Immacolata Concezione
Si era a Parigi nell’anno 1305. Dal convento dei Frati Francescani esce un giovane religioso [Giovanni Duns Scoto, ndr] e in grande raccoglimento si dirige verso la più celebre scuola di quel tempo, l’università della Sorbona. Pensa all’Immacolata e La invoca con sommesse giaculatorie affinché lo aiuti nel difendere il suo privilegio, a Lei tanto caro, di Immacolata Concezione. Proprio in quel…
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