EPOCA DISSONANTE
Dissonanze di suoni e umanità
nella scansione di fiati incerti
al crocicchio d’echi equidistanti.
Scommesse nel dì
d’aliti graffianti
perduti nel bieco spessore
d’estranee sequenze.
Decadenti armonie del costume
nel disincanto d’un sogno
scivolato nel pozzo.
E’ passeggero balenio
nel passo cadenzato
d’un transito di luna nera
al confine d’un’eclisse
in bilico sulla costellazione di…
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Ci sono brividi è brividi ....
Certi li senti scendere bagnati sulla pelle.....
Altri li senti .....
Graffianti .....
Eccitanti.....
Egoisti....
Ecco questi ultimi sono i migliori.......
Sono quelli che ti fanno dannare l'anima ......😘🌹
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What were my 2023 favourite books?
Grazie a @transaeneas per il tag!
Molto rumore per nulla, William Shakespeare
Avendo avuto occasione di interpretare Beatrice per il saggio teatrale di Natale ed essendomi piaciuta molto come personaggio, non potevo non leggere tutta l'opera in cui compariva. Giustamente, essendo una commedia, mi sono molto divertita! Ho adorato i personaggi (secondari) di Beatrice e Benedetto e i loro graffianti scambi di battute, così come non ho disprezzato la sottotrama di Dogberry e Verges. Forse l'antagonista e la trama principale sono un po' deboli, ma nonostante tutto una lettura gradevolissima!
(Senza contare che ho avuto modo di vedere la trasposizione teatrale con David Tennant e Catherine Tate, che mi ha fatta spaccare dal ridere.)
Trotula, Pietro Greco
Un saggio super interessante, dalla scrittura che scorre via come acqua, su una figura altrettanto interessante: la prima medica della Scuola di Salerno. Si tratta della sua vita, delle sue (presunte) opere, del contesto storico-geografico in cui ha operato, della sua ricezione, ed ho imparato tantissimo.
Mai sottolineato così tanto un libro.
Il cognome delle donne, Aurora Tamigio
Sarò sincera, non sono una grande fan delle saghe familiari, e generalmente neanche di quelle storiche. Eppure, sarà stata l'ambientazione abbastanza vicina temporalmente (il Novecento), sarà stata la costruzione dei personaggi o la scrittura, ma ho divorato questo romanzo. Aurora Tamigio descrive la storia di una famiglia dal punto di vista delle sue donne (nonna, madre e tre nipoti), creando personaggi memorabili e tutti distinti, evitando anche (secondo me) di cadere in cliché fastidiosi.
Una lettura che mi ha tenuta incollata e piacevolmente intrattenuta durante le vacanze.
Preludio alla Fondazione, Isaac Asimov
In realtà è una rilettura, anche abbastanza dilatata nel tempo visto che avevo letto questo romanzo durante il mio secondo anno di università. Ma quest'estate ho rispolverato un po' della collezione asimoviana di mio padre, e Preludio è senza dubbio il mio preferito.
Adoro la dinamica tra i due protagonisti, Hari e Dors (lei in particolare, è uno dei miei personaggi femminili preferiti in assoluto), l'esplorazione del pianeta-ecumenopoli di Trantor, le sue diverse culture, i vari capitoli dal punto di vista dell'antagonista e il colpo di scena finale.
Alla fine, è diventato un vero e proprio comfort book e lo rileggo sempre volentieri!
Taggo a mia volte @hercorrupterofwords, @moi-ennepe, @headofmars, @anniegamgee e @dakovas-basette, ma non sentitevi obbligat*!
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rose villain che canta come il tipo della meme sull'avocado accanto a una delle cantanti più graffianti della canzone italiana è qualcosa. sicuramente qualcosa
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Ricordami in tutte le situzioni che ci mancheranno. Nei sorrisi che non potremo donarci, nel tempo che non condivideremo, nelle mani che resteranno lontane, nella tua stretta ad un'altra mano, nella mia che cerca un'ancora in mezzo a questo mare che divora di nostalgia. Ricordami nella primavera fiorita che fa splendere la città morta, nelle bugie che hai detto a te stesso per tenermi lontana, nei sorrisi che ti sono sfuggiti pensando alla mia ingenuità, ai fiori che guarderai nei tuoi viaggi, e che sono quelli che anche io avrei guardato accanto a te.
Ricordami soprattutto quando ti sentirai solo in questo mondo che non è rotondo ma quadrato e arido, così asettico, dove la gente si volta dall'altra parte se hai un cane troppo grande o se ti sei messa il rossetto troppo rosso. Ricordami nei tuoi silenzi, quelli che io avrei riempito di risate e chiacchiericcio, quelli nei quali avrei sussurrato il tuo nome all'infinito, e ti avrei donato il tutto che mi implode dentro.
Ricordami nelle tue bugie, nella tua vigliaccheria di uomo che fugge, che sceglie la comodità, che teme il rischio, che usa parole cordiali ma graffianti che pungono il cuore.Ricordami come si ricordano le persone che ci hanno dato tanto e andando via ci lasciano soli, ricordami negli oblò di tutti gli aerei e navi che prenderai, tra le lingue incomprensibili che ti circonderanno, nella mia voce che non sentirai mai più, ricordami nella lontananza, nel tempo che, come eco, riporta a noi tutti il senso vero della vita, la verità.
Tatiana Andena
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Estetica
Io quando leggo di un libro che è "scorrevole" inteso come qualità, mi incazzo. Le superfici oleose devono essere scorrevoli, i libri devono essere ruvidi, graffianti, scritti sulla carta vetrata, devono lasciare ferite sulla pelle e soprattutto nella testa.
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E tra silenzi graffianti e respiri celati,ecco che mi assale un’indecente percezione... quella dei suoi baci che diventano voraci e di lui che ingordo invadi la mia voglia..
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Album
da riascoltare
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Ero in uno dei miei peggiori periodi. Avevo paure ricorrenti e sogni da incubo, la notte.
In un cesto avevo libri e racconti. In un altro cesto stavano i CD di mia sorella, più grande.
Fu per caso, che grazie a un vecchio lettore portatile di Cd, ripescato in cantina, presi ad ascoltare la sera e di notte quella musica cosi differente da quella italiana.
Dopo aver ascoltato una ventina di Cd, ne scoprii uno che riusciva a "parlarmi".
Mi rilassava e mi dava energia
Era un album degli anni '90 che risuonava di qualcosa che ancora oggi mi fa effetto Aveva nella copertina con del giallo e un'immagine che mi faceva pensare alla Spagna o al pittore Mirò. Mi piacevano quelle canzoni per l'aroma allegro e lieve che lasciavano in testa.
Era l'album UNION di Toni Childs, una voce che mi attraversava completamente coi suoi acuti "graffianti" ma anche con le sue delicate ballate lente e armoniche.
Oggi me ne sono ricordato e l'ho voluto cercare. Lo condivido perchè è anche un pezzetto della mia storia.
Brani allegri e ritmati, alternati a canzoni più lente, ipnotiche, profetiche. Metafore e simboli che allora mi risucchiavano in nenie e territori che sapevano di altrove e di una dimensione magica.
Vi segnalo su tutti tre brani:
1) Where's the ocean?
2) Dreamer
3) Zimbawe
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Buon ascolto.
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Where's the ocean?
Dreamer
Zimbabwe
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"Il 29 agosto 1987 moriva a Londra Naji Al-Ali, colpito un mese prima da un colpo di pistola al collo.
"Era nato in Galilea nel 1936, 12 anni prima della Nakba. Fu costretto alla fuga con la famiglia per diventare rifugiato nel campo di Ain el-Helwe in Libano.
Naji Al-Ali è il creatore di Handala, bambino rifugiato palestinese di 10 anni, scalzo e con i vestiti sgualciti. I capelli che ricordano quelli di un fico d’india, simbolo della Palestina e della sua resistenza, con le mani incrociate dietro la schiena.
Ancora oggi, nonostante siano passati tre decenni, le sue opere sono tra le più conosciute in Palestina e in Medio Oriente. I campi profughi dentro e fuori la Palestina storica sono tappezzati da murales che ripropongono le sue graffianti vignette, atto di accusa contro l’occupazione israeliana ma anche contro le complicità politiche dei leader arabi. Oltre 40mila vignette che gli attirarono addosso almeno 100 minacce di morte." (notizie tratte dall' articolo: Riaperte le indagini sull'omicidio- NenaNews).
"Vittorio si portava addosso con Handala, tatuato sul braccio, la sua resistenza silenziosa e la sua speranza di bambino. Handala che non ha mai mostrato il suo volto: Naji Al-Ali promise di mostrarlo solo quando la sua terra fosse stata libera.
Li ricordo entrambi così, con il disegno di Carlos Latuff dedicato a Vittorio e con Handala sul muro di Bil'in."
(Egidia Beretta)
#najialali
#handala
#vittorioarrigoni
#freepalestine
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Hanno affibbiato loro l'etichetta di gruppo pioniere di svariati generi: pionieri del punk (si sono formati nel 1976), pionieri del post-punk, pionieri del gothic rock, pionieri del dark, pionieri della musica psichedelica degli anni '80. I Banshees sono il manifesto e i fondatori di qualsiasi tipo di musica oscura e, grazie alla fredda e vitrea Siouxsie Sioux, capo/paladina di una nuova tribù generazionale che rispondeva agli slogan "rock is dead", sono diventati il punto di partenza di almeno il 90% dei progetti capitanati da una cantante donna.
Siouxsie Sioux e Steven Severin si conoscono nel 1975 ad un concerto dei Roxy Music, la passione per un certo tipo di glam rock e per le sonorità più acide e graffianti di fine anni '70 (Velvet Underground, il primo vero gruppo "dark" della storia della musica, The Doors, Wire, Roxy Music, Can, Captain Beefheart etc), unite alla furia primigenia del punk dei Sex Pistols trovava un ennesimo punto di incontro con le sperimentazioni tribali delle formazioni contemporanee, come i Public Image Limited, Gang of Four e Joy Division. In questo micromondo di scambio d'influenze e di differenziazioni i Banshees collaborano per la creazione di quello status mentale che consisteva nella rimozione e nello scarto sonoro del post-punk.
La band sapeva quello che NON voleva nel proprio sound: niente assoli, nessun finale di canzone che finiva con un colpo secco di batteria; voleva concentrarsi sui tribalismi e fare largo uso dei tamburi e dei tom della batteria (una volta Siouxsie tolse perfino il charleston a Kenny Morris).
Gli esotismi del post-punk non si rivolgevano solo alla musica africana e alle sperimentazioni baleariche (i PiL ne erano maestri) ma anche agli orientalismi (ed è simpatico vedere poi come gli esotismi delle band orientali provenivano dalle nostre terre occidentali); "Hong Kong Garden", primo singolo dei Banshees, è introdotto da uno xilofono che colpisce una scala orientale mentre le chitarre di McKay, graffianti e con un leggero delay, raddoppiano le medesime melodie. Il brano schizzò al settimo posto della classifica nazionale, tutto l'underground era curioso di vedere immortalata, sul proprio singolo preferito, l'icona enigmatica e ammaliante di Siouxsie Sioux; ma invece la band, giocando e ridefinendo il proprio ruolo di superiorità artistica e quasi religiosa, pubblicò la foto di una donna dal volto coperto. Non solo: il singolo non venne incluso neanche in The Scream, debutto del gruppo nel novembre del 1978.
La potenza elettrica e travolgente si ha subito con "Jigsaw Feeling", nella descrizione del non-evento della morte, nel provare alcun sentimento mentre la propria testa viene tagliata da una motosega; semplicemente perché i sentimenti e il carattere di una persona sono tutt'uno un giorno e scissi in due il giorno dopo. Le chitarre di "Overground "sono ipnotiche e orecchiabili mentre la voce di Siouxsie ha un qualcosa di mantrico e stregonesco che creava un parallelo con i delay delle chitarre: i gorgheggi della nostra regina dei ghiacci si sovrappongono l'uno sull'altro rimbalzando da una cassa all'altra mentre il lavoro di Morris dietro le pelli è sempre incentrato sui tamburi.
Ma il nuovo concetto musicale della musica gothic (o meglio, quello che diventerà poi la musica gothic) sta nel porre parallelismi ma contemporaneamente schernire e prendere le distanze dal passato. La cover di "Helter Skelter" dei Beatles è quanto di più cacofonico ci possa essere; le fresche melodie del quartetto di Liverpool sono solo un ricordo sepolto dalle graffianti corde e dagli ossessivi tom; quel "da-da-da-da-da-da-da-da" non fa altro che sputare sopra il brano originale. Eppure in questo calderone di meschinità si prolungano le similitudini artistiche di questi due generi di musica come ad esempio la ricerca di sonorità sulle chitarre e sul loro modo differente di essere psichedeliche. L'amore dei Banshees era per il flanger e per il suo effetto "raddoppio" di segnale della chitarra, il suo sfasare leggermente il segnale originario creando una sorta di secondo strumento "ombra". Questo si differenziava dal sereno phasing psichedelico dei dischi anni sessanta. I Banshees ragionavano su questi effetti per tirare una netta linea di demarcazione fra ciò che stavano facendo e il rock anni sessanta.*
Altro stupendo manifesto di progressione anti-psichedelica si trova nella conclusiva "Switch", nei suoi arpeggi e nei suoi suadenti quanto oscuri sassofoni.
La denuncia sociale dei Banshees passava prima attraverso l'individuo. In "Carcass" si parla di un garzone di un macellaio che, innamoratosi della carcassa di un maiale, si recide gli arti per assomigliare al suo morboso oggetto del desiderio. Questa rembrandtiana memoria era un espressione della concezione che Steven Severin aveva verso il punk: ”disgregare se stessi, mettersi in discussione” e significava generalmente una morbosa analisi del lato più oscuro della natura umana: ossessione, irrazionalità, stati mentali estremi.**
Ancora l'immaginario collettivo, le piccole casalinghe ”eterne disilluse di periferia” descritte in "Nicotine Stain" e in "Suburban Relapse" dove si parla delle ansie fisiche e psicotiche di fumatrici incallite perché adagiate e annoiate dall'inattività, oppure dei nervi che saltano all'improvviso mentre si lavano i piatti. Schiette e forti le parole di Siouxsie dette mentre il brano velocizza fra scordati violini e freddi graffi in stile "Psycho": ”Se guardi quelle case (quelle della periferia nativa di Bromley e Chislehurst, a sud di Londra) ti rendi conto di quante siano le donne fuori di testa dentro quei giardini di rose potate. In periferia è facile che le emozioni siano represse”.
"Metal Postcard (Mitageisen)", oscuro e ipnotico singolo del disco, coincide con un'altra passione post-situazionista (come la definiva Robert Gretton, manager dei Joy Division e co-fondatore della Factory Records), singolare e irriverente del post-punk: le simpatiche e fuorvianti inclinazioni al nazismo. Mentre la stampa, ignorante e faziosa, chiedeva il perché di quei nomi e di quelle cose (il termine "Joy Division", il nome "March Violets", la Cavalcata delle Valchirie prima dei concerti dei Theatre of Hate, le svastiche di Siouxsie) le band ridevano e prendevano in giro gli interlocutori, troppo impegnati a chiedere spiegazioni per non rendersi conto del volontario caos ideologico di tali vanitas, del nichilismo e dell'elitaria distanza fra band e pubblico. Il brano è dedicato a John Heartfield, artista dadaista anti-nazista e con la dedica si gioca sia sul fatto di un vero e proprio tributo alla sua figura, sia sulla questione della sua persecuzione. Mentre Siouxsie canticchiava fra un brano e l'altro ”too many Jews for my liking” si definiva il rapporto fra leader e proseliti ma, allo stesso tempo, l'appartenenza a quella stessa tribù che il post-punk andava perseguire.
La ricerca di appartenenza ad una grande fratellanza vede The Scream il primo tassello su cui si intersecheranno generazioni di ascoltatori dark, un album ammaliante per quanto distaccato; come dice Simon Reynolds: ”I Banshees producevano musica da amplesso; se tentavi di persuadere qualcuno con Dreamhouse in sottofondo, poteva anche andarti bene; coi dischi precedenti, lo stratagemma avrebbe funzionato solo se uscivi con uno psicopatico o un vampiro”.***
*,**,*** cit. Simon Reynolds, Post-punk - 1978 - 1984, ISBN Edizioni
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Giannutri: "Promenade" è il nuovo singolo
Promenade, una ballad rock dal sapore romantico e malinconico, è il secondo singolo dei Giannutri che anticipa un lavoro sulla lunga distanza che vedrà la luce nell’autunno del 2024.
Il nuovo album è caratterizzato da sonorità in evoluzione rispetto ai dischi precedenti: qui a farla da padrone sono chitarre energiche e graffianti, un drumming forsennato, unito alla caratteristica ricerca…
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Spotify mi ha fatto sentire vago, ho voglia di voci graffianti.
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Ci sono brividi è brividi ....
Certi li senti scendere bagnati sulla pelle.....
Altri li senti .....
Graffianti .....
Eccitanti.....
Egoisti....
Ecco questi ultimi sono i migliori.......
Sono quelli che ti fanno dannare l'anima ......😘🌹
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SOLEMUTO - L’ULTIMO CROMANTICO (Orangle)
Sia pur ispirandosi, come ci racconta nel comunicato di presentazione di questo album confezionato da cima a fondo (musiche, testi, registrazioni, mix, mastering) da Solemuto, all’anagrafe italiana Adriano GIammanco, a nomi che rimandano a un mondo indie alternative (Soundgarden, Pearl Jam, Alice in Chains per il versante americano, Timoria, AfterHours, Karma per quello italiano), L’ultimo cromantico come l’autore stesso dice, è un tentativo di conciliare l’anima grunge/psichedelica americana con quella pop italiana (quella di Ivan Graziani soprattutto, altro artista citato nel comunicato). Purtroppo, nonostante i suoni siano ben curati e in alcuni tratti sporchi e graffianti come avrebbero fatto i Soundgarden (Tu non mi hai mai visto) prevale la vena pop italiana. Per un anglofilo come me … no good! Ma come dire…de gustibus… E chiaramente tanto di cappello per il lavoro fatto da Adriano a livello sonoro.
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BOWERS
presentano il nuovo singolo e video di "4 giugno"
che preannuncia l'uscita dell'ep della band
Overdub Recordings
GUARDA IL VIDEO
4 GIUGNO
Concept:
Il brano "4 giugno" narra una vera storia di violenza, descrivendo un brutale attacco e pestaggio subito dal nostro chitarrista dopo un concerto di un noto rapper italiano, Piotta. Questo episodio, che lo ha lasciato abbandonato sul ciglio di una strada, diventa fonte di energia e rabbia per i The Bowers, alimentando la continua evoluzione del loro sound.
Virgolettato:
Una storia vera! parla di un'aggressione in piena regola dopo un concerto, la violenza e la tirannia di una società malata e annoiata che spinge verso un vortice di accidia ed inutili gesti criminali. Il riff di chitarra, che simula i colpi durante la strofa, cattura l'aggressività della situazione, mentre nel ritornello esplode in una distorsione punk. Lo “special” con l’assolo ritorna al suono acido e graffiante, richiamando le percosse subite.
Canale youtube The Bowers:
Link video youtube (non in elenco):
Descrizione video:
Il video assume un tono ironico per interpretare in modo provocatorio il testo che narra di un episodio di aggressione. Utilizzando personaggi iconici della nostra adolescenza, come Hulk Hogan e Skeletor, simboli della lotta, intendiamo evocare lo stato mentale caotico di un pestaggio. Dal punto di vista stilistico, il video si ispira alla matrice tipica del genere punk, riflesso anche nel sound, pur essendo contaminato da diverse sonorità. Il contrasto voluto tra le parole pungenti del testo e il tono sarcastico del video cerca quasi di sdrammatizzare l'episodio e di ridicolizzare la violenza.
Credits:
Produced by The Bowers
Engineered, recorded and mixed by Giorgio Andreoli (Busto Arsizio - ITALY)
Mastered by Giorgio Andreoli
Song/Lyrics by: Matteo Campana, Valentino Marchegiani
Videoclip by: Valentino Marchegiani Decline Videos
A&R: Marcello Venditti
Artwork and Layout by The Bowers
(P) Overdub Recordings
(C) The Bowers
All Rights reserved
Unauthorized Copying, ripping, hiring or rental of this cd strictly prohibited.
Lista autori e compositori:
Matteo Campana
Valentino Marchegiani
The Bowers - Bio
Il progetto The Bowers prende vita nel 2016. La band fa del melting pot sonoro e della contaminazione tra diversi stili musicali la propria cifra stilistica e attitudinale. La matrice punk hc di partenza si contamina con la fruibilità del pop che viene irrobustita da sonorità graffianti che ammiccano al crossover/nu metal. Le liriche in italiano, a metà strada tra la realtà e l'immaginazione, si sposano e si amalgamano con il sound spigoloso della band, tracciando traiettorie imprevedibili che disegnano un percorso immaginifico, dove la contrapposizione ed il paradosso duale la fanno da padrone. Inseguendo una ricerca introspettiva che non si conclude, né si arresta, come infinite e vaste sono le possibilità che l’arte può esprimere.
LINE-UP
Charitha Kamburugamuwa - Voce
Matteo Campana - Chitarra
Alessandra Biundo - Basso
Valentino Marchegiani - Batteria
LINKS
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oggi, 7 dicembre, a trieste: "storia di un burattino", visita guidata + racconto di ugo pierri
OGGI, govedì 7 dicembre, alle 18, al DoubleRoom arti visive di Trieste si parla nuovamente di Pinocchio nell’ambito di “Storia di un burattino”, mostra a cura di Massimo Premuda che presenta i graffianti acquerelli di Ugo Pierri e le espressive sculture di Renzo Possenelli per celebrare i 140 anni dalla pubblicazione di un capolavoro tutto italiano della letteratura per ragazzi, “Le avventure di…
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