#iOS 18 problemi
Explore tagged Tumblr posts
Text
iPhone 16 Pro korisnici već u problemima s touchscreenom
Korisnici iPhone-a 16 Pro izvještavaju o problemima s osjetljivošću na dodir, gdje uređaj povremeno ne registrira neke pokrete i dodire, što značajno utječe na funkcionalnost. Problem je prisutan na iOS-u 18 i iOS-u 18.1. Smatra se da je za ovu poteškoću odgovoran algoritam za odbijanje dodira dlanom, jer je problem izraženiji oko rubova zaslona, osobito u blizini gumba za upravljanje kamerom.…
#Apple Bildschirmproblem#Apple dodirni zaslon greška#Apple nadolazeće ažuriranje#iOS 18 Probleme#iOS 18 problemi#iPhone 16 Pro algoritam odbijanja dodira#iPhone 16 Pro dodirni zaslon problem#iPhone 16 Pro problemi#iPhone 16 Pro Randempfindlichkeit#iPhone 16 Pro tanji rubovi#iPhone 16 Pro Touchscreen-Probleme#iPhone softverski problem#iPhone Software-Fehler#iPhone zaslon rubovi ne reagiraju#iPhone zaštitna maska rješenje
0 notes
Text

#porcaccia di quella madonna di occasioni per de-escalare e fare qualcosa di costruttivo per tutti ce ne sono state cento milioni#ma no. trattiamo il mondo come un cazzo di gioco da scacchi dove gli esseri umani sono le pedine#che poi diciamoci la verità i giocatori mi fanno tutti schifo ma è solo una parte che ha la capacità di farla finita con sto tritacarne#'e no ma voi ci avete fatto questo e quest'altro niente cessate il fuoco ci dispiace' e intanto muore più gente ancora#e questo riguarda la palestina ma cazzo magari i problemi finissero lì#conosco un ragazzino russo che tra poco compie i 18 e se le cose continuano così o finisce in prigione o in prima linea#e poi una cosa che mi rode tantissimo il cazzo sono quelli che si inalberano se gli critichi il governo. 'oh ma se odi israele ci odi tutti'#amore mio sei forse il governo? che se poi ci muori tu non è mica che gli faccia differenza anzi è un giovedì come l'altro#tu non sei il giocatore sei la cazzo di pedina che fa il tifo per quello che vuole farti mangiare per fare strada alla prossima mossa#tipo militari. non voglio dire che mi fanno pena ma su dai. cazzo stai a farti ammazzare per uno come trump. o come putin.#ma a sto punto mi vien da dire che gli unici che ci hanno capito un cazzo nella vita sono i cazzo di francesi durante la rivoluzione#facciamo fuori quei quattro stronzi che vogliono spedirci a scannarci a vicenda mentre loro invece se ne stanno scialli scialli a casa loro#ma no. è colpa del nemico [inserisci minoranza a casaccio]#che poi gli stronzi ci sono anche tra i civili eh non tolgo a nessuno il diritto di essere un pezzo di merda#ma senza il tiranno e la propaganda dietro che gli danno ammunizioni anche lo stronzo di turno fa ben poco#non voglio cadere nel mito del buon selvaggio ragazzi ma a o creiamo un governo che funziona o facciamola finita e proviamo qualcosalto#poi ci tengo a dire: obbligatorio promemoria che il 7 ottobre è stato una tragedia#più tragedia ancora sono 2 anni di 7 ottobre consecutivi.#poi magari mi sbaglio io eh. 'la miseria ama la compagnia' dopotutto#poi tra qualche decennio ci dimentichiamo tutto e ricominciamo da 0#come direbbe trilussa siamo davvero un 'popolo cojone'
2 notes
·
View notes
Text
Ghali riaprirà il discorso sullo ius soli ma nessun governo continuerà a fare niente. Quel pezzo di carta costa anni di attese e di problemi: io l'ho richiesto a 18 anni e l'ho ottenuto dopo tre anni e mezzo. Per non parlare della sensazione di avere la dignità continuamente calpestata ogni volta che rinnovi il permesso o rinnovi la domanda di cittadinanza come se dovessi supplicare in ginocchio qualcuno per un diritto inequivocabile. Cresco in un quartiere popolare come tanti, la mia gente è per lo più magrebina; arrivo comunque all'università tra tanti sacrifici, supportata da genitori che non hanno mai studiato, sempre senza quel pezzo di carta. Inizio a dare esami senza quel pezzo di carta, conosco studenti stranieri con origini italiane: cittadini italiani pur non parlando una parola di italiano. Loro italiani sulla carta e io no.
Ad oggi neanche "l'opposizione" ha in programma riforme in merito. Un paese senza ius soli nel 2024 è un paese ridicolo.E a ricordarvelo un ragazzo che sino ai 18 anni e oltre non è stato cittadino italiano, e per quanto te lo puoi sentire che sei italiano, quel pezzo di carta mancante pesa. Ti fa rabbia ed è una rabbia che non si sana. Sono dolori (traumi veri e propri, sinceramente) che non si sanano e a questi dolori e a questi traumi irrisolti non ci pensa nessuno.
61 notes
·
View notes
Text
Nino Benvenuti: «Senza ricordi non c’è futuro»
Campione olimpico nel 1960, campione mondiale dei Pesi superwelter tra il 1965 e il 1966 e dei pesi medi dal 1967 al 1970, Giovanni (Nino) Benvenuti è stato uno dei migliori pugili italiani di tutti i tempi e il suo nome troneggia tra i grandi del pugilato internazionale. È entrato nell’immaginario collettivo in una notte di aprile nel 1967 quando 18 milioni di italiani seguirono la diretta del suo incontro con Emile Griffith al Madison Square Garden di New York. Di quel match che gli portò il titolo di campione mondiale dei pesi medi, ma anche dell’infanzia a Isola, dei primi passi nella boxe, del significato dell’essere pugili, del rapporto con gli avversari sul ring e di tanto altro Nino Benvenuti – insignito nel 2018 dalla Can comunale del premio Isola d’Istria –, parla in un’intervista esclusiva di Massimo Cutò pubblicata di recente sulla Voce di New York, che riproponiamo.
[...]
Chi è un pugile?
“Uno che cerca sé stesso sul ring. Uno che vuole superare i propri limiti come faceva Maiorca in fondo al mare o Messner in cima alla montagna. La sfida è quella: fai a pugni con un altro da te e guardi in fondo alla tua anima”.
Lei cosa ci ha visto?
“La mia terra d’origine, una verità che molti continuano a negare. La storia di un bambino nato nel 1938 a Isola d’Istria e costretto all’esilio con la famiglia. Addio alla casa, la vigna, l’adolescenza: tutto spazzato via con violenza, fra la rabbia muta e la disperazione di un popolo. Gente deportata, gettata viva nelle foibe, fucilata, lasciata marcire nei campi di concentramento jugoslavi”.
Una memoria sempre viva?
“Ho cercato di non smarrirla, per quanto doloroso fosse. Riaffiora in certe sere. Ti ritrovi solo e sale una paura irrazionale”.
Riesce a spiegare questo sentimento?
“Il passato non passa, resta lì nella testa e nel cuore. A volte mi sembra che stiano arrivando: Nino scappa, sono quelli dell’Ozna, la polizia politica di Tito viene a prenderti. Un incubo che mi tengo stretto perché senza ricordi non c’è futuro”.
Che cosa accadde in quei giorni?
“Isola d’Istria odora di acqua salata. È il sole sulla pelle. La nostra era una famiglia benestante, avevamo terra e barche, il vino e il pesce. Vivevamo in una palazzina di fronte al mare: papà Fernando, mamma Dora, i nonni, io, i tre fratelli e mia sorella. Siamo stati costretti a scappare da quel paradiso”.
Come andò?
“Mio fratello Eliano fu rapito e imprigionato dai poliziotti titini, colpevole di essere italiano. È tornato sette mesi dopo, un’ombra smagrita, restò in silenzio per giorni. Mia madre si ammalò per l’angoscia. È morta nel ‘56 di crepacuore: aveva 46 anni. Attorno si respirava il terrore delle persecuzioni. Un giorno vidi dalla finestra della cameretta un uomo in divisa sparare alla nostra cagnetta, così, per puro divertimento”.
Finché fuggiste?
“Riparammo a Trieste dove c’era la pescheria dei nonni. Fu uno strappo lacerante, fisico. Così la mia è diventata in un attimo l’Isola che non c’è. Non potevamo più vivere lì dove eravamo nati”.
[...]
Quant’è difficile invecchiare?
“Dentro mi sento trent’anni, non ho paura della morte. Sono allenato. Sul ring risolvevo i problemi con il mio sinistro, la vita è stata più complicata però ho poco da rimproverarmi. E ho ancora un desiderio”.
Quale?
“Vorrei che un giorno, quando sarà, le mie ceneri fossero sparse da soscojo. È lo scoglio di Isola d’Istria dove ho imparato a nuotare da bambino”.
Intervista di Massimo Cutò a Nino Benvenuti per La Voce di New York, 23 luglio 2022
26 notes
·
View notes
Text
Zmiany, zmiany...
⭐ Co nowego
Wprowadziliśmy nowe operatory wyszukiwania, które działają na wszystkich platformach. Dzięki nim bez problemu znajdziesz post, którego szukasz.
Możesz już wyciszyć licznik nieprzeczytanych wiadomości ze społeczności, do której należysz, używając menu trzech kropek w prawym górnym rogu na stronie społeczności.
Administratorzy społeczności mogą teraz zezwolić moderatorom na zapraszanie nowych członków. Sprawdź to w ustawieniach społeczności!
Każdy może już wyszukiwać społeczności w przeglądarce. W przeglądarce pojawiła się nowa opcja na liście rozwijanej podczas wyszukiwania, która pozwala przeglądać społeczności związane z wyszukiwanym hasłem (w aplikacjach pojawi się ona wraz z kolejną aktualizacją). Na pasku bocznym w przeglądarce wyświetla się też nowa sekcja „Podobne społeczności”.
Od teraz w wielu miejscach będziemy polecać społeczności użytkownikom, którzy już do jakichś dołączyli, między innymi na nowej karuzeli na kanale „Dla Ciebie”.
Wsteczne datowanie postów może działać w nieco nieoczekiwany sposób. Zawsze tak było, ale teraz dorzuciliśmy nowe ostrzeżenia dotyczące tej kwestii.
🛠 Co poprawionego
Reklamy w aplikacji na iOS nie przerywają już dźwięku w tle. Żeby ta poprawka zaczęła działać, zaktualizuj aplikację do wersji 36.4.
W niektórych przypadkach w przeglądarce na komputerze oraz w przeglądarce mobilnej na urządzeniach z Androidem podczas wpisywania dłuższego komentarza kursor przeskakiwał tu i tam w polu tekstowym. Już tego nie robi!
18 września przez krótki czas nie docierały e-maile do weryfikacji własnej domeny. Naprawiliśmy to, a wszystkie e-maile do weryfikacji zostały wysłane jeszcze raz.
🚧 Co w toku
Nic nowego.
🌱 Co nadchodzi
Złota jesień!
Widzisz jakiś problem? Sprawdź znane problemy lub prześlij nowe zgłoszenie, a my wkrótce się odezwiemy!
Chcesz podzielić się swoją opinią? Sprawdź blog @ekipa i zacznij rozmawiać ze społecznością.
Chcesz wesprzeć Tumblr finansowo? Dorzuć się do utrzymania serwisu i zgarnij nową odznakę patrona!
8 notes
·
View notes
Text
4 SETTEMBRE
Non mi sento bene, mi sento vuota, come se nulla avesse senso. Ho sempre avuto paura, tantissima paura di cadere in depressione. Mi sono sempre fatta da psicologa, analizzo ogni mio comportamento, mi chiedo perché ho fatto questo, perché sono cosi.
Conosco i miei periodi no, però ora è come se non ne avessi voglia, come se volessi lasciarmi andare. E non capisco il perché. Prima dicevo, a 16 anni è normale, a 18 anni ancora ancora, e oggi, oggi sono 21 anni e io sono la stessa, se non peggio, con tutti i miei disagi, con tutti i miei problemi, con tutta la mia voglia di cambiare a cui penso la notte e la mia non voglia di fare nulla con cui mi sveglio la mattina seguente.
Io sono sempre stata serena, ma poi c'è quel vuoto, la voglia di ricominciare da un'altra parte, la voglio di essere una sconosciuta, e poi quella voglia di sparire per sempre…
Voglio fare qualcosa ma è come se il mio letto mi tenesse legata. La mia testa e il mio corpo non si aiutano, ognuno fa quel che vuole. Il mio corpo è stanco, la mia testa pensa sempre, sempre, senza mai fare nulla.
Che senso ha questa vita? Che senso ha svegliarsi ogni mattina chiedendosi il senso di tutto questo?
Mi sento vuota vuota vuota vuota ed è la sensazione più brutta che io abbia mai provato.
IL VUOTO È ORRIBILE
La depressione ti svuota, sei facile preda dell’ansia della paranoia, sei indifesa davanti ai tuoi pensieri. Li vedi attorcigliarsi, ossessionarti e piano piano senza rendertene conto ti sgretoli senza trovare più una via d’uscita chiedendoti che senso abbia tutto questo.
12 notes
·
View notes
Note
Confessione parte uno
Quando ho cambiato ginecologa dal consultorio a una privata, non avevo capito che il mio nuovo medico fosse un uomo.
Avevo appena 18 anni e stavo avendo dei problemi di anorgasmia e la penetrazione mi faceva male.
Ricordo la sorpresa che ho provato quando sono stata accolta nello studio medico e davanti a me si presenta questo giovane uomo, pelato ma con la barba rossa.
Mi fa sedere e gli racconto di quello che mi sta accadendo, mi chiede se il mio fidanzato avesse delle dimensioni importanti, su come fosse il dolore alla penetrazione e poi indugia sulla mia masturbazione, mi chiede se raggiungo l’orgasmo da sola, se mi fa male quando mi metto le dita dentro e mi chiede di fargli vedere come muovo le dita.
Io sono molto imbarazzata mentre gli spiego come mi sento o quello che faccio e lui mi mette a mio agio.
Arriva il momento della visita, mi dice di spogliarmi e che la solita tenda che c’è per spogliarsi è rotta e che quindi dovrò farlo davanti a lui.
mi spoglio e lo sento sospirare quando vede il mio tanga di pizzo.
Mi accomodo sulla sedia ginecologica, rossa in viso per la vergogna, mentre lui mi chiede di spostarmi in avanti e si posiziona in mezzo alle mie gambe.
per i primi minuti guarda la mia vagina senza dire nulla, poi lo sento mentre si infila i guanti.
Adesso infilerò il dito’ disse mentre si bagnava con il lubrificante ‘se qualcosa non va dimmelo pure’ e sentii ogni parte del suo dito entrare dentro di me, era freddo, lo sentii premere dall’interno come di consuetudine ma poco dopo iniziò a fare dentro e fuori come se mi stesse facendo un ditalino ‘se faccio così ti fa male?’ mi ha chiesto guardandomi negli occhi mentre con l’indice pompava dentro di me, scossi la testa quasi incapace di parlare.
‘okay mi sembra non ci sia nulla di particolare, ora capiamo per la difficoltà negli orgasmi’ disse, avvicinandosi lo sgabello e sedendosi con il viso all’altezza della mia fighetta.
.
6 notes
·
View notes
Text
Più apro threads più mi rendo conto di quanti decerebrati ci siano in giro.
I peggiori sono:
1) ah i ventenni/venticinquenni sono mantenuti e non fanno niente, io a 18 anni avevo giá cambiato 28489283822 lavori
2) Non ci sono più le ragazze di una volta, avete tutte OF, io odio OF (però ci sono iscritto), che schifo che scegliete l'orso, bla bla bla
3) foto di palestrat* senza vestiti ovunque
4) viscidoni/rattusi (addirittura becco quarantenni che ammettono senza problemi di guardare le quindicenni, quindi aggiungiamo pure i pedofili)
5)i fascistoni (raga siamo nel 2024, aggiornatevi, studiare, sentitevi un telegiornale almeno😭)
7 notes
·
View notes
Text
Oggi è stata la giornata di Venerdì in smart.
Che dire se non che bello che è? Godo del mio tempo e dei miei spazi.
Mi sono alzata ad un orario per me umano e ho fatto la mia colazione con calma, sebbene sia stata interrotta da una cosetta di lavoro (ma ci sta, sto pur sempre lavorando).
Uso la mia pausa pranzo per andare a fare la solita passeggiata sulla sponda del fiume Edo. Ultimamente qui è soleggiato ma il vento è forte e molto freddo, qualche fiore sta sbocciando e tutto il paese è in fremito perché in questo weekend si prevede la piena fioritura dei sakura. Guardo le casette intorno abitate da vecchietti e penso... forse pure fare la badante non è così male. Vitto e alloggio assicurati e senza sbatti di andare e tornare in ufficio... questa fame di (come lo si deve chiamare) successo? Di essere arrivati? che a volte sento dentro non la capisco e non so se mi stia facendo vivere bene.
Tornata a casa, ho pranzato, sempre con calma e alle 15:00 avevo un colloquio con un'azienda giapponese.
"Sicura di poter sostenere una conversazione a livello business?"
(Io che metto in campo tutta la mia non-abilità di fingere):"Per me penso non ci sono troppi problemi..."
"Beh, da quel che sto constatando ora, non penso sia ancora a quel livello..."
(Io che già ho l'autostima sotto i piedi e mi prendo sto bello schiaffo in faccia):"In verità attualmente lo uso tutti i giorni nel mio attuale lavoro quindi penso di potercela fare"
Chiudiamo sapendo entrambi la situazione come andrà a finire.
Alle 16:00 meeting con il mio team e io che mi domando come mai la mia azienda mi abbia preso se la situazione in generale nelle aziende giapponesi sia questa... probabilmente ha una varietà di aziende a cui inviare personale vasta al punto che pure se fai mezzo schifo va bene comunque (e infatti un sacco di stranieri parlano peggio di me eppure vengono spediti a destra e manca senza problemi - la mancanza di manodopera a livelli stratosferici nel settore porta a questo, forse).
Alle 16:15 un colloquio per un'azienda di orientamento (che manco avevo capito fosse tale). Lei molto carina e simpatica e non ha menzionato nulla sul mio giapponese e sulle mie spiegazioni alla buona su quali posizioni vorrei puntare (meglio così).
Leggo un libro per un'oretta circa (sebbene avrei dovuto studiare un po' per l'esame di lingua che vorrei dare a luglio) e saluto tutti perché sono le 18:00.
A breve vado in palestra e finirò la mia giornata.
Mi basterebbe così poco per stare meglio... e invece no.
19 notes
·
View notes
Text
Dovrei studiare... ma come si fa a trovare la concentrazione?
Studio questa materia ormai da quasi un anno... sono stata bocciata ben due volte e devo dire che la seconda volta non l'ho presa benissimo.
Credo di sapere ormai a memoria tutto il libro e non ho veramente voglia di ripetere e ripetere all'infinito cose che già so e ho studiato fino allo sfinimento giorno e notte.
Ma a quanto pare non è bastato e dovrei spingere ancora di più.
Ma dove lo trovo l'entusiasmo per farlo? Studiare una materia sapendo che gli assistenti del professore sono tanto bastardi e frustati dalla vita che anche se sai il libro a memoria troveranno sempre qualcosa per affondarti e non farti passare, possibilmente per una stupidaggine... come se poi i voti non vanno dal 18 al 30 e lode.
Io non voglio il 30 e lode perché non me ne faccio proprio niente. Voglio solo passare questa materia che devo dire mi ha distrutta fisicamente e mentalmente. Mi ha portato tanti problemi, gli elevati sbalzi di stress mi hanno sballato i valori della tiroide (dopo averli curati per due anni ed essere "guarita"). Mi ha fatto cadere tanti capelli. Mi ha tolto la vita, non uscivo più di casa. Avevo perennemente ansia, tachicardia e nausea, ho perso chili e tanta autostima.
È la mia penultima materia. Queste due bocciature mi hanno fatto slittare la data della laurea e già solo questo mi ha fatto sentire una fallita.
8 notes
·
View notes
Text
RELAZIONI COME CAMPO DI BATTAGLIA
Vogliamo amare e farci amare, vero, ma siamo troppo passivi verso noi stessi, e troppo attivi ed aggressivi verso gli altri in quanto a pretese, e nel contempo, non facciamo nulla per eliminare tutto ciò che ostacola questo naturale fluire dell'amore, dell'amicizia e della pace.
Non facciamo nulla per comprenderne le cause profonde, le condizioni, e tutte le implicazioni, mentre invece, quasi sempre, continuiamo imperterriti ad agire solamente sui sintomi, ed è per questo motivo che non cambia mai nulla.
Noi vogliamo qualcuno che ci ami e che si prenda cura di noi, e basta. Questo è ciò che vogliamo. Tutto il resto non c'importa.
Per questo ci troviamo sempre nei pasticci e non sappiamo ancora nulla sull'amore.
Pochi hanno avuto dei validi esempi d'amore in famiglia.
Non sappiamo distinguere l'amore dalle emozioni, dall'infatuazione, dall'attrazione fisica, dalle sensazioni, dai sentimenti, dai sentimentalismi, dall'attaccamento, dalla paura della solitudine e dell'abbandono; come possiamo dire di amare e di permettere gli altri di amarci a loro volta?
Bisogna considerare sempre: causa, condizione, ed effetto, in ogni cosa e situazione vitale, se vogliamo comprendere, cambiare qualcosa, e dunque crescere.
Non serve a nulla chiamare i pompieri per domare l'incendio (effetto), se non chiudi anche il rubinetto del gas (causa).
Indaga profondamente in te stesso: "Che cosa impedisce al tuo essere di amare e di farsi amare senza tante complicazioni e lotte?".
Cosa rende le relazioni un campo di battaglia?
1. Le paure inconsce?
2. Troppe aspettative irrealistiche?
3. Condizionamenti famigliari su come deve essere l'amore e la relazione?
4. Gelosie, invidie, orgoglio, vanita', fissazione sul partner, egocentrismo, vittimismo, autocommiserazione?
4. Cuore chiuso, mente chiusa, tensione e rigidità fisica?
5. Paura a rimettersi in gioco solo perché qualcuno ci ha ferito?
6. Mancanza di fiducia in se stessi, poca autostima, poca fiducia negli altri?
7. Non ami te stesso?
8. Troppa rabbia e risentimento mai lasciati andare?
9. Bisogno di dominare il partner, solo così ti senti sicuro/sicura?
10. Bisogno di avere tutto sotto controllo, il non riuscire a vivere liberi, sereni e rilassati, lasciando ogni tanto le cose a se stesse?
11. Bisogno di mettere su famiglia solo per sistemarsi?
12. Paura della solitudine e dell'abbandono?
13. Dipendenza psicologica dal partner, non stai in piedi da solo, da sola?
14. Usi l'altro per compensare i tuoi buchi emotivi?
15. Usi l'altro come oggetto sessuale?
16. Aspetti che sia sempre l'altro a renderti felice, e lo rimproveri di renderti infelice, come se tutta la responsabilità fosse soltanto sua?
17. Cerchi nel partner un surrogato del papà o della mamma?
18. I problemi organizzativi e l'economia domestica diventano dei fattori preponderanti...più importanti dell'amore che vi unisce? Tanto da distruggere l'amore stesso?
19. Ti vuoi bene solo se qualcun altro dimostra di volerti bene?
20. Confondi l'amore con il bisogno di attenzione, di riconoscimento, e di approvazione?
21. La tua frase chiave è forse: io ho bisogno che tu abbia bisogno di me?
Il fatto è che desideriamo amore e felicità senza conoscere noi stessi, senza saper gestire la nostra mente ed emozioni.
Vogliamo cambiare gli altri e il mondo, perché non siamo capaci di cambiare noi stessi...per funzionare bene.
Abbiamo un mondo interiore tutto nostro che non conosciamo affatto, e per questo che colpevolizziamo gli altri per i nostri stati negativi.
Se ti piove in casa non è colpa della pioggia, ma del tetto.
Rifletti...
Questa è una delle tante tematiche, teoria e pratica, che trattiamo all'interno dell'istituto per la crescita e l'evoluzione interiore e spirituale dell'uomo moderno WAKE UP!
Info. Scrivere a [email protected]
Roberto Potocniak
4 notes
·
View notes
Text
Oggi c'è stata la prima lezione del corso 1.2 di giapponese.
All'andata ho incontrato una signora che mi ha riconosciuto come uno che lavorava al laboratorio di pasticceria "dove adesso c'è la pizzeria". Inizialmente mi ha confuso un po' e ho detto che non ero io, il fondo lo vedo tutti i giorni e non è utilizzato abitualmente. (infatti mi chiedo se sia ancora dei miei ex datori di lavoro) Poi ho capito che si riferiva alla pizzeria che ha l'entrata principale in una via parallela e quella di servizio dalla parte del laboratorio. Quindi mi sono corretto, ero io.
Da poco, al ritorno, mi ha salutato un signore che, dopo aver visto un'ambulanza che cercava di passare nel traffico, mi ha raccontato di un paio di problemi con le ambulanze: del traffico e della carenza di volontari tra le 18 e le 21. Caso vuole che io stia aspettando le selezioni per il servizio civile universale nella croce rossa. Le coincidenze.
2 notes
·
View notes
Text
-18 ore più o meno.
A quest'ora domani sarò già a Riga ad aspettare l'aereo, le sensazioni si mischiano tra passato e futuro, anche se il futuro non esiste e dipende da noi. Stamane ho chiuso internet, comprato il cibo per oggi e per il viaggio, mitologico pranzo a sacco. Questa sera al bar saluterò le persone che si presenteranno, chi non viene cazzi suoi. Non so cosa mi aspetta una volta in Trinacria, non ho idea di cosa farò, non ho mai programmato la mia vita se non seguendo il mio sogno musicale, perché a differenza della maggior parte delle persone di questo pianeta io non ho bisogno della comfort zone o dell'istituzione che mi para il culo (vedi i ricercatori per esempio). Ho notato e soprattutto dalle domande che mi sono state poste in quest'ultima settimana che molti non avrebbero il coraggio di muoversi senza una certezza, quando nel 98 presi lo zaino degli scout di mia sorella e la mia chitarra e partii alla volta di Napoli l'unica cosa che mi dava sicurezza era andare a stare da Spock, per il resto non ho mai cercato riparo, la mia zona di conforto sono io. Lo so che qualcuno mi potrebbe chiedere 'Ma non hai paura?' Certo, ovvio, l'ignoto fa sempre paura, ma lo affronto a viso aperto senza temerlo, forse questo è il motivo per cui blocca il desiderio di cambiamento che hanno molti, a partire anche da andare a vivere da soli, cosa che ho fatto a 20 anni, si lo so sono un italiano anomalo, ma mia madre non accettava che mi portavo le ragazze a casa di notte, di giorno si la notte no, difficile comprendere quel meccanismo di una donna sicula d'altri tempi, che poi la cosa strana che mia nonna, sua madre, era più aperta mentalmente.
Adesso sono aperto a tutte le buone possibilità che si presenteranno e cercherò di valutare al meglio cosa fare, so che ho tanta voglia di suonare, visto che l'ultima band risale a quando stavo a Londra circa 17 anni fa, Jesus and the dirty machines nome cazzutissimo, magari vi farò sentire qualcosa visto che abbiamo fatto anche il cd, niente di speciale rock blues semplice, ma mi piacevano i ragazzi ci divertivamo.
Di una cosa sono certo e che ne sono anche contento di togliermi di dosso questo vestito che sono stato obbligato a indossare in questo posto pieno di false persone ipocrite, sappiamo che per vivere in una società e in qualche modo farsi accettare (soprattutto in un paese che non è il tuo) bisogna stare ai loro giochini, fanno schifo sti giochini e mi hanno causato anche problemi perché è difficile capire per me queste cose se non hanno una logica di base solida, qua la logica è l'alcol, il maschilismo, l'egoismo, la supremazia, il nazionalismo, il razzismo e l'ignoranza, si parlo degli estoni, se vi capita non venite mai qua, mai. Non dico questo perché mi è andata male con la mia ex o perché sto andando via e quindi chissenefrega, dico quello che ho visto, che ho dovuto sopportare per amore della famiglia, perchè gli estoni sono scarsamente mediocri e quando si accorgono che tu hai qualcosa in più iniziano a demonizzarti, mobbizzarti fino ad atti di vero e proprio razzismo, per me non sono un popolo europeo, dovevamo lasciarli a loro stessi almeno per altri 50 anni, loro e tutti gli stati dell'ex URSS, stati cuscinetto con la clausula di difesa se i russi avrebbero tentato di invaderli di nuovo, anche se sappiamo bene che dopo la caduta del muro la russia aveva tanti problemi che figuriamoci se pensa di invadere un paesino piatto con 4 alberi e 3 pozzanghere dove non c'è 1 sola risorsa, questo sia in passato che adesso che tutti sono amminchiati con sta cosa che i russi invadono, che cazzo se ne fanno, e poi vladimiro anche se è stronzo, e lo è, non è scemo che si tira dietro tutti i paesi della nato.
Non vi fate infinocchiare da chi vi dice sta cosa, gli yankee vogliono far si che la russia non ci difenda più per finire la loro conquista dell'Europa, vi ricordo che invasione è quando un esercito entra nel territorio di un altro paese, abbiamo abbondantemente soldati e armamenti americani nel nostro territorio, come la chiamate? Nel mio futuro distopico usciranno dalla basi e ci uccideranno se minimamente ci ribelliamo, si lo so è un futuro disastroso, ma può accadere. Mi sono dilungato con argomenti random, ma non ho niente da fare.
youtube
1 note
·
View note
Text

Francesco Dall'Aglio:
Due premesse e un post (l’ho riletto e in certi passaggi sembra roba scritta da Tosa o simili, ma mi sa che è inevitabile in certe circostanze e su certi argomenti).
Le premesse:
1 - Sarebbe il caso di smetterla una volta per tutte con l’equiparazione antisionismo = antisemitismo. È un’equiparazione falsa, furba e vigliacca, per motivi che sono ovvi a chiunque sia ancora in possesso delle proprie facoltà logiche. Il sionismo è un’idea politica, come lo era (magari, era) il fascismo: dirsi antifascisti non significa dirsi anti-italiani, e a nessun italiano, io credo, è mai venuto in mente di rispondere all’accusa di essere fascista appellandosi al pregiudizio anti-italiani, e soprattutto di vincere così il dibattito o lo scontro.
2 - La Taverna a Santa Chiara è una colonna del centro storico di Napoli. Lo è non solo perché è uno dei pochi posti che fa ancora cucina tradizionale vera e non le cacate per turisti coi camerieri vestiti da pescatore di Posillipo, ma perché è uno dei pochi presidi di umanità e di accoglienza (mi viene in mente, naturalmente, il bar di Pino, altra oasi di quiete e bellezza) in uno dei quartieri più devastati di Napoli, in cui per gli abitanti non c’è NULLA, in cui l’assessora al turismo e il sindaco non si sono mai visti e che rientra nelle statistiche cittadine solo per i metri quadri sottratti alle abitazioni e rivenduti per b&b e ‟affitti brevi”, l’unica cosa di cui al comune di Napoli importa. Lavoro con le associazioni locali, i produttori del territorio, slowfood e non, attività sociali tipo ospitare la campagna tesseramento di Mediterranea Napoli (ovvero gente che si occupa di ripescare i migranti in mare), aiutare le raccolte della Tienda Equosolidale per i senzatetto, collaborazione con la scuola di calcio popolare lo Spartak San Gennaro, eccetera. Nives Monda, che cura e governa tavoli e cucina (insieme a Potito Izzo ai fornelli), non è la pazza dei gatti, non è una scippata da centro sociale, non è una pasionaria: è una donna che vive, lavora, lotta, crede, e non ha problemi a esprimerlo. Come dovremmo fare tutte, come dovremmo fare tutti, sempre. Ooooh, una santa, un’apostola dunque! Non penso proprio (tra l’altro su parecchie cose mi sa che saremmo pure in forte disaccordo), anzi una gran rompiscatole, ma intanto per la città, e non solo, di sicuro fa molto più di me. Quindi muto.
Queste le premesse. Questo il post:
Gli storici sono dei gran rompiscatole, e non ho ancora capito se è deformazione professionale o se sono i rompiscatole che poi fanno gli storici (anche se certo condividiamo questo tratto con parecchie altre professioni, intellettuali e non). Siamo un po’ come i bimbi piccoli, che chiedono sempre ‟e perché? E perché? E perché?” finché qualcuno non ci strilla che è così e basta, non ci fidiamo mai di niente perché da qualche parte c’è di sicuro una fonte minore studiata solo da un filologo bavarese dell’inizio del 18° secolo o un codice registrato erroneamente nella biblioteca del monastero di Montecapocchione, e soprattutto vogliamo sempre andare alle origini di tutto, perché il presente è triste e non ci piace (è per questo che compatiamo i contemporaneisti, e nonostante tutto ce li portiamo appresso alle feste. Menano vita grama, bisogna capirli, pensano che tutto sia iniziato nel 1945 o, nei casi più gravi, nel 1990). E così anche per questa storia, che non mi quadra e continua a non quadrarmi, ho deciso di tornare un po’ indietro. Non molto, che nemmeno per ogni cosa si può partire dalla caduta di Roma, ma diciamo un mesetto.
11 aprile: sui social della Taverna viene condiviso il manifesto (ancora oggi visibile ed evidente, come due giorni fa) nel quale l’esercizio annuncia la sua adesione agli ‟Spazi liberi dall’apartheid israeliana”, ovvero luoghi ‟contro l’occupazione militare e l’apartheid israeliane”. Luoghi duqnue non contro Israele, non contro il popolo israeliano, non contro gli ebrei ma contro L’OCCUPAZIONE MILITARE ISRAELIANA; e ovviamente non luoghi dove ‟gli ebrei non possono entrare” o ‟non sono graditi” o ‟vanno cacciati” e altre amenità lette in giro nelle ultime 48 ore. Sei d’accordo? Bene. Non sei d’accordo? Bene. Tanto, appunto, non ti cambia niente: se entri non ti viene chiesta abiura o professione di fede, e a meno che tu non sia a favore dell’occupazione militare (non penso di doverlo di nuovo scrivere in lettere tutte maiuscole) non mi pare nemmeno che si possa essere troppo in disaccordo con la cosa. La cosa nasce e muore lì, sostanzialmente. Per quanto ottimo ristorante (lo certifico io personalmente, che ci sono stato varie volte e l’ho sempre consigliato a chiunque mi chiedesse, e le centinaia di recensioni – nemmeno il bombing degli ultimi giorni ha abbassato la media), resta un ristorante locale, a visibilità diciamo limitata anche perché a Napoli, si sa, il turista deve mangiare o la pizza o robaccia fritta, e nessuna delle due cose la si trova qui.
12 aprile: il botto. Il locale viene recensito entusiasticamente dal Gambero Rosso (link 1), non solo per la cucina ma anche per le attività sociali. La piccola eccellenza locale diventa famosa. Il manifesto, ovviamente, sta sempre là.
12 aprile, sera (oh, manco 24 ore sono passate): l’avevo detto nelle premesse, vero, che Nives è una gran rompiscatole? Pensate, lei e la sua squadra avevano avuto l’ardire di sistemare davanti al locale una panchina fatta con legno di recupero. Certo, per fare qualche coperto in più abusivamente, eh, sti napoletani, lo sappiamo come fanno. No, per far sedere la gente senza nessun obbligo di consumazione, visto che la panchina più vicina sta a Piazza Dante. Non contenta di questo atto vandalico, ci ha pure appeso dei vasi vicino, per metterci dentro nientemeno che delle PIANTE! Ma cosa se ne fa uno di altre piante a Napoli, che come tutti sanno è la città in Europa, ma che dico, nel mondo, col più alto rapporto di verde pubblico per abitante! E per concludere, l’hanno dedicata a Giacomo Leopardi (probabilmente criptocomunista e pure gay) immaginando addirittura di farci cose tipo presentazioni di libri in strada, e una volta ci è pure venuta Vandana Shiva, l’ambientalista indiana, e i rappresentanti della comunità senegalese di Napoli per presentare il progetto di costruzione di un insediamento rurale in Africa. Ah, ci è venuto pure Erri De Luca, uno che con il mondo ebraico ha un certo rapporto. E non gli è successo niente, nessuno lo ha cacciato o gli ha detto che non era benvenuto. Nel 2020 la commissione Beni Comuni approva la presenza della panchina, ma poi arriva la giunta Manfredi. I beni pubblici non ci piacciono più, vogliamo quelli privati, tipo duecento tavolini fin nella strada e concessioni in deroga a ogni legge pur di alzare due lire in più dai ristoratori, che ovviamente non si fanno pregare.
Insomma, sta panchina rompeva le scatole. A tarda sera del 12 (era sabato) arriva la polizia municipale a ispezionare il locale. Nulla di irregolare all’interno (ah, sti napoletani), ma all’esterno, eccola, la panchina! Occupazione abusiva di suolo pubblico, multa di 121 euri. Nives e Potito, ovviamente, pagano. Manco per il cazzo. Fanno ricorso e fanno un bel po’ di casino, spalleggiati dalla gente del quartiere che considera quella panchina roba sua. Arrivano Fanpage (link 2) e Napolitoday (link 3), ai quali entrambi confidano i loro pensieri sull’argomento. ‟La panchina” dice Nives ‟nasce proprio come denuncia della mercificazione dello spazio pubblico. Una cosa che sicuramente è l’opposto di un tavolino dove si consuma a pagamento viene poi multata come un tavolino […] la visione liberista che questa giunta ha della città ci sta secondo me portando a un triste epilogo. Il primo è che si espellono gli abitanti, ma soprattutto i poveri; aumenta la pressione sociale; è molto miope pensare che una città come Napoli si possa governare agendo per il decoro […] la panchina resta al suo posto […] la speculazione è una forma di gestione della città che evidentemente a questa giunta risulta più congeniale”. Ahia. Qua il problema non è il manifesto (che sta sempre là). Il problema è ben altro.
26 aprile: questa notizia è venuta fuori oggi ma si riferisce appunto a questa data. L’associazione ‟Donne in nero” di Bari (https://www.facebook.com/DONNEINNEROBARI) ogni sabato, da venti mesi, manifesta silenziosamente a favore della Palestina, vestiti a lutto. In quell’occasione, riporta la portavoce, la setssa donna che poi entrerà alla Taverna il 3, ‟si è fermata e ha iniziato a inveire contro di noi a voce alta e con toni sempre più accesi, accusandoci di terrorismo e antisemitismo” mentre il marito filmava la scena ‟soffermandosi in particolare sui volti delle partecipanti”. Le donne in nero, fedeli alla loro idea, non hanno minimamente risposto. ‟L'episodio è durato alcuni minuti, in un crescendo di toni e parole. La Digos è stata informata telefonicamente in tempo reale. Un passante sconosciuto si è avvicinato alla coppia chiedendo di smettere e, poco dopo, Fabio Losito, molto spesso al nostro fianco, che era seduto sulla gradinata, vista la veemenza crescente della contestazione, si è alzato per intimare ai due di andarsene e di lasciare esprimere liberamente il presidio che era perfettamente autorizzato e completamente pacifico. La coppia si è allontanata mentre la donna continuava a urlare in inglese”. La versione della donna, ovviamente, è diametralmente opposta ma pare che il vizio di tirar fuori il cellulare e di riprendere le facce della gente sia recidivo.
3 maggio: sapete cosa succede (oddio, non lo so se lo sapete: il video è disponibile e lo si trova ovunque, ma pure leggo cose strane. Va bene non sapere interpretare i testi, ma le immagini è più grave). La cosa interessante succede dopo: i due allertano non tanto la polizia, ma il Mattino, nella persona di Antonio Crimaldi che scrive un paio di articoli il giorno dopo, entrambi con titoli palesemente menzogneri: ‟Via dal nostro ristorante: famiglia di Israele cacciata a Napoli (nota bene: ‟famiglia”, non coppia. Quei poveri bambini!!!) (link 4) e ‟Turisti cacciati da Napoli ‟perché ebrei”: il caso finisce in Procura” (link 5). Dagli articoli apprendiamo che l’assessora comunale al turismo, Teresa Armato, ha incontrato la coppia alla quale ha offerto caffè e sfogliatelle (coi soldi, immagino, miei e dei miei concittadini, non penso di tasca sua), ha incassato la solidarietà del sindaco, che come abbiamo visto pochi giorni prima era stato ben criticato dai nostri, e la sera l’Associazione Italia-Israele di Napoli li ha portati a cena (stavolta a spese dell’Associazione) ‟inella storica pizzeria Vanvitelli” che tanto storica non è, ma lasciamo stare. Il presidente onorario dell’Associazione, se siete curiosi di saperlo, altri non è che Crimaldi stesso. Tutto lecito e legittimo, e ci mancherebbe.
Ma quindi, mi chiederete, tu stai dicendo che questi hanno organizzato il trappolone perché Nives rompe le scatole all’amministrazione comunale ed è apertamente schierata per la Palestina? Io non dico niente. Io ho messo in ordine gli eventi e ho cercato collegamenti che altri non avevano notato, che è il mio lavoro. Altri facciano il loro.
(nella foto, la panchina: il motorino occupa il doppio dello spazio)
Link 1: https://www.gamberorosso.it/.../la-piccola-taverna.../
link 2: https://www.fanpage.it/.../a-napoli-il-comune-multa-la.../
Link 3: https://www.napolitoday.it/.../multa-panchina-letteraria...
Link 4: https://www.ilmattino.it/.../israeliani_napoli_cacciati...
Link 5: https://www.ilmattino.it/.../turisti_cacciati_napoli...
0 notes
Note
Ho 18 anni e sto con il mio ragazzo da 2 anni, ultimamente le cose non vanno tra di noi , lui è distante e io mi sto innamorando di unaltro che mi sta sempre vicino, non so come fare per lasciarlo, lui mi ha tradito due volte , e anche se l'ho perdonato questa cosa mi pesa.
Mi dai un consiglio ?
Strano che vi ricordate tutti di me solo quando avete i casini. Devo mettere la targa ‘sportello di ascolto aperto H24’? Spoiler: è chiuso.Non sono tenuta a rispondere a tutto né a risolvere problemi che non ho creato. È ora che ognuno si faccia carico del proprio caos.Sono stanca di raccogliere i cocci degli altri mentre nessuno si accorge dei miei. Ho capito che l’empatia non è per tutti, e i maschi, almeno alcuni, la confondono con debolezza. Quindi sì, forse la risposta è semplice: stai sola, ma intera. Meglio che accompagnata a metà
0 notes
Text
Omicidio (sfiorato) sulla Breslavia- Cracovia: il reportage di una serata terrificante
Ed eccoci tornati a scrivere su questa piattaforma. Come quello precedente, sarà un post abbastanza lungo, quindi, caro lettore, mettiti comodo, sorvola su qualsiasi errore di sintassi, grammaticale di punteggiatura o di qualsiasi altra natura e divertiti.
Il tutto inizia in un anonimo pomeriggio di gennaio, per essere precisi quello del 21, in quel della stazione ferroviaria di Breslavia in Polonia, sento già la domanda:
E tu che ceppa ci stavi facendo in quel di Breslavia a gennaio del 2025?
Ebbene, è stato il mio regalo di compleanno. Una tre giorni polacca tra Cracovia ed, appunto, Breslavia. Meta vicina, facilmente raggiungibile e abbastanza economica. Meglio di così...
Comunque, dopo aver visitato il centro storico della città in lungo in largo, dopo aver fatto tante foto, dopo aver preso quantità indefinite di permafrost addosso, verso le 18 mi dirigo verso la stazione ferroviaria dove alle 19:15 era previsto il treno di ritorno verso Cracovia. La prima cosa che faccio è quella di dirigermi verso il tabellone degli orari e controllare che il mio treno ci sia e che l'orario fosse quello che sapevo senza eventuali ritardi o chissà quale altra cosa, quindi dopo aver visto che era tutto come da previsione, mi metto tranquillo seduto su una panchina e ne approfitto per fare delle chiamate, giusto per passare il tanto tempo che mancava prima della partenza.
Concluse le chiamate, decido di dirigermi verso il binario; cosa importante: in quel della Polonia non ci sono i binari come qui, ci sono le piattaforme e nella piattaforma ci sono due binari. Con estrema calma mi dirigo verso la piattaforma che nel mio caso era la numero 4, mancava ancora circa un quarto d'ora all'arrivo del treno e in quel poco tempo che mancava mi immaginavo il viaggio, la comodità (sì, i treni polacchi sono comodi e funzionano bene al contrario dei nostri) e al fatto che il giorno dopo sarei ritornato a casa in Italia, quindi organizzare per bene il trasferimento in aeroporto con i mezzi, quando svegliarmi e cosa fare. Insomma, le cose normali che chiunque fa quando viaggia. Passano i minuti e il treno non arriva, vabbè, penso, un po' di ritardo ci può stare, non ho problemi con gli orari, visto che a Cracovia i mezzi pubblici per tornare a casa alle 22:15 circa ci sono ancora. I minuti passano e del treno non c'è ancora traccia; in sottofondo sento degli annunci ovviamente in polacco che ovviamente non capisco e a cui non do importanza. Quindi, cosa fare nell'attesa? Beh, facciamo una foto, no? Eccola.

Bello, penso, la foto mi è venuta anche abbastanza bene, chissà, magari prima o poi la pubblicherò nei social, mi piace, la tengo. Nel frattempo il ritardo comincia a farmi innervosire e sulle info del binario lo schermo rimane costantemente spento. Ad un certo punto, dal niente lo schermo miracolosamente si accende ma la destinazione del treno in arrivo non è quella che mi aspettavo. La gente sale, la banchina si svuota e lo sconforto comincia. Mi decido di andare allo sportello a chiedere informazioni: adesso il problema è: come faccio a farmi capire con il mio inglese? E gli impiegati allo sportello sapranno parlarlo? Mi faccio coraggio e faccio la coda. Arrivo allo sportello e chiedo come prima cosa "do you speak english?" La risposta è stata NO ma (a gesti) la mia collega all'altro sportello lo parla. Ok, rispondo, grazie.
Lo senti l'inizio della fine? Anche io.
Quindi, mi sposto all'altro sportello, chiedo per conferma se fosse in grado di capire e parlare l'inglese: la soggetta mi risponde positivamente e comincio a spiegare che il mio treno previsto per le 19:15 non è ancora arrivato e quindi chiedo cosa potesse essere successo. La malcapitata mi risponde nella maniera in cui non avrei mai voluto. Mi risponde le seguenti parole: (traduco)
"Come non è passato? Il treno è anche partito ma mezz'ora fa!"
Non ho più sentito il pavimento sotto i piedi e ho cominciato a sudare malissimo nonostante la temperatura della stazione fosse abbastanza bassa.
Con il cagotto in corso, chiedo ancora come sia potuto succedere nonostante fossi presente sul binario indicato dal tabellone con, oltretutto lo schermo della destinazione e l'orario spento. La risposta è stata il colpo di grazia estremo:
"Signore, il treno è partito ma è stato annunciato il cambio binario."
Ricordi la foto? Sì, quella di prima, quella che penso di postare sui social per prendere sconsiderate quantità di like? Ebbene, quello era il mio treno.
L'incazzatura comincia a salire e la povera malcapitata viene sommersa di italiche ingiurie di qualsiasi tipologia. Nel mezzo chiedo come sia possibile fare un annuncio di un cambio piattaforma di un treno Intercity solamente in lingua polacca quando nel resto dell'Europa, o almeno nei posti in cui sono stato, gli annunci vengono fatti anche in lingua inglese, giusto per un senso di civiltà, ecco. La risposta abbastanza sullo scocciato andante della personaggia è stata la seguente:
"L'annuncio è stato fatto in polacco perché siamo in Polonia."
Valanghe di bestemmie anche qui. Fortuna vuole però che ci sia un altro treno che potrebbe riportarmi in quel di Cracovia ed è alle 21. Dopo che l'impiegata mi dice questa cosa, chiedo:
"La prenotazione che ho del treno precedente, visto che mi avete fatto perdere voi il treno per l'annuncio in polacco, vale lo stesso vero?" Risposta tombale:
"No, deve rifare il biglietto." Bestemmie italiche a raffica partite in automatico.
Non potendo fare altro, do l'ok a farmi fare un'altro biglietto. L'impiegata mi dice che il treno è alla piattaforma 3, qual è la carrozza in cui devo salire e il posto che ho prenotato. Tutto chiaro. Mentre stavo per ringraziare ed andarmene a bestemmiare per tutta la stazione, sempre l'impiegata mi dice che il treno previsto per le 20 viaggia con un'ora di ritardo. Indovina anche qui cosa sono partite? Esatto, le bestemmie. Tante bestemmie.
Ok, il biglietto è fatto, resta solo da aspettare il treno. Manca ancora tipo un'ora all'arrivo dell'altro treno e per paura che possa succedere quello che era appena successo mi piazzo fisso davanti al tabellone delle partenze per controllare che non ci siano cambiamenti. Per essere sicuro, ogni tot controllo anche tutti i tabelloni che ci sono all'inizio di ogni scala che fanno accedere alle piattaforme. La rabbia è tanta, l'incazzatura ancora di più.

Il tempo passa, cambiamenti non ce ne sono ma per annunciare il ritardo questa volta fanno anche l'annuncio in inglese. Secondo me qualcuno ha sentito i miei scongiuri molto coloriti per tutta la stazione e ha capito. il treno sta per arrivare. Il tabellone questa volta, per ovvie ragioni, si accende e ha mostrato la tanta sperata destinazione:

Ricapitoliamo: treno perso, mezza rissa allo sportello, biglietto da rifare, treno successivo con un'ora di ritardo. Finita qui? Assolutamente no.
Finalmente salgo in treno, un InterCity proveniente da Berlino. Dentro di me sento che l'avventura, seppur abbastanza tragica è arrivata al termine; bastava sedersi, rilassarsi e arrivare a Cracovia. Arrivo al mio posto assegnato e dentro lo scompartimento (sì, tipo i nostri InterCity di una volta) mi trovo una coppia di vecchi, probabilmente marito e moglie. Mostro alla signora che il posto in cui il marito è seduto sarebbe assegnato a me e che quindi si sarebbe dovuto alzare e smammare. La signora, non so come, mi fa capire che purtroppo al marito fa molto male la gamba e che fa fatica a muoversi; mi fa capire poi che nello scompartimento accanto c'è posto e che se voglio posso mettermi lì. Alla fine, dopo tutto quello che è successo, non ho voglia di mettermi lì a discutere per un posto a sedere, faccio cenno che va bene e mi piazzo lato finestrino dell'altro scompartimento e amen. Nello scompartimento c'è un personaggio alquanto strano: uomo sulla quarantina, fisico da muratore, tratti somatici tipici della Polonia. Fino a lì niente di particolarmente strano o fastidioso; mi siedo, tiro un sospiro di sollievo grande non so quanto e tempo un paio di minuti il soggetto che ho davanti a me comincia a tirare su con il naso. Il rumore di questa cosa è una delle poche (ehm, direi tante) che proprio mi fa andare fuori di testa. Dopo quello che era successo non mi andava di mettermi a discutere con sto tizio qua, anche perchè non avrei saputo come, visto che la probabilità di avere una lingua in comune era a livelli tragicamente bassi. Gli sguardi di sfida non sono bastati a farlo smettere e noncurante di tutto e soprattutto di tutti (io me in questo caso) è andato avanti a deliziare me e i vicini con i suoi rumori nasali. Due ore e tre quarti di concerto, signore e signori. Il soggetto non si sa se sia ancora vivo. È probabile che non abbia ancora consultato un buon otorinolaringoiatra e in questo momento starà inconsciamente crescere dei potenziali serial killer; vicini di casa? Familiari? Fidanzate/i? Moglie? Marito? Chi lo sa.
Alla fine della fiera il viaggio si conclude alle ore 00:58 circa e l'unico modo per tornare a casa era quello di contattare un Bolt che sarebbe arrivato nel giro di pochi minuti.
Nel mentre che aspetto la macchina che mi riporta a casa mi si avvicinano due personaggi chiaramente alterati da droga o alcool ma per fortuna non pericolosi. Mi chiedono qualcosa in polacco e io faccio finta di non capire. I due insistono e ho la poco brillante idea di dire "in english, please"; mi chiedono una sigaretta e, non fumando rispondo che non ne ho facendo il gesto con la mano. Mi chiedono poi di dove fossi e in maniera velatamente orgogliosa rispondo che sono italiano; appena ho detto "italiano" i due mi guardano con gli occhi sgranati tipo quando qualcuno ha un'apparizione mariana e con un sorriso a pochi denti cominciano a cantarmi a tutto volume L'Italiano di Toto Cotugno. La scena è durata fortunatamente 10 secondi perchè poi nel frattempo è arrivato il salvifico Bolt che nel giro di pochi minuti mi ha portato a casa.
L'avventura si può dichiarare conclusa alle ore 01:10 del mattino. Una giornata cominciata alle 05:30 che non mi aspettavo potesse finire in questa maniera. Però, se non succedono queste cose, come si può dire che ci si è divertiti?
Alla prossima. Forse.
0 notes