Tumgik
#il tesoro delle scienze occulte
annalisalanci · 2 years
Text
0 notes
allmadamevrath-blog · 5 years
Text
Il tesoro delle scienze occulte. L'evocazione dei demoni
Tumblr media
Il tesoro delle scienze occulte. L'evocazione dei demoni
E' nostra convinzione che non tutti gli stregomi andassero al sabba. Il sabba è una cerimonia collettiva a cui gli interessati venivano irresistibilmente chamati da un segno segreto, e per recarvisi bisogna affrontare alcuni rischi. Coloro che erano abbastanza ardimentosi da affrontarli obbedivano al demonio e si mettevano per così dire in sua balìa.Esistevano degòi stregoni che ai demoni imponevano la propria volontà, e da essi si facevano ubbidire, chiamandoli quando volevano e costringendoli ad apparire se non venivano spontaneamente, tenendoli prigioneri e congedandoli ad apparire se non venivano spontaneamente, tenendoli prigionieri e congedandoli quando e come volevano. In questo caso lo stregone non era una specie di servitore e cortigiano del re-diavolo: ne era, semmai, il signore. Circondato da demoni che gli facevano intorno una specie di rumorosa e orribile corte, egli assumeva l'atteggiamento del domatore in mezzo alle belve, il che certo non poteva non lusingare il suo amor proprio. La strega di Teniers, da cui Petrini trasse una nervos aacquaforte: ella ha fatto apparire, per suo uso personale, un mondo d'esseri fantastici, che le obbediscono e non osano andarle vicino. Lei non si trova al saabba, ma a casa sua, nel suo regno, qualche remota caverna in cui opera secondo la fantasia e in cui si muove regolarmente, tenendo in mano il coltello magico con la punta del quale potrebbe immediatamente dssolvere qualsiasi spirito ativo che osasse attaccarla. Il signore che si pavoneggia in un costume stile Luigi XIV, con un bastoncino in mano e l'atteggiiamento del grande re, è altrettanto a suo agio in mezzo a demoni che ha appena evocato. L'abate Bordelon ha immaginato questa scena nella sua Histoire des Imaginations extravagantes de Monsieur Oufle, Amsterdam, 1710, e sebbe quest'indefesso derisore dell'occultismo abbia messo vicino all'elegante stregone un personaggio allegorico, che gli rimprovera la sua follia, egli continua a camminare tra gli abitanti dei domini infernali. Talvolta diverse persone si riunivano per evocare insieme i demoni in qualche casa abbandonata, in qualche monumento in rovina, invaso dai rovi e dalle ortiche e che ispirava un superstizioso timore ai contadini, come, la Torre delle streghe a Lindheim dove ancor oggi non ci si osa avventurare. Bisogna riconoscere che i racconti di queste apparizioni soo così frequenti negli sotrici del passato che è ben difficile liquidarli con una semplice negazione o con una risata. Le maniifestazioni dedll'invisibile sono state formalmente testimoniate non soltanto nell'ambito della Chiesa, alla quale l'incredulità riserva sempre a ben a diritto i suoi sovrani come se fosse stata essa a inventare i demoni, ma anche tra i greci e romani e in molti settori arabi, persiani, messicani, buddisti, alessandrini, e persino tra i filosofi razionalisti o atei del Rinascimento. Nella necropoli etrusca di Corneto presso Ciivitavecchia si sono trovati dipinti che si riferiscono al'evocazione di demoni. A Roma specialisti della magia, come quel Libo Druso di cui parla Tacito nei suoi Annales, evocavano le ombre infernali leggendo poemi incantatori. Presso i cristiani Satana e i suoi subalterni si sono fatti premura di rendere agli uomini i piccoli servizi che essi chiedevano loro; nei suoi Dialoghi, san Gregorio Magno racconta che un prete della provincia di Valeria aveva detto imprudentemente al suo servitore: <<Vieni diavolo toglimi le scarpe!>> <<Vieni diabole, discalcea me!>> e che subito, le calzature gli fuurono toleta da una forza invisibile ed egli ne rimase cos' spaventato che subito gridò: <Recede, miser, recede!>>. Un celebbre astrologo del XIII secolo, Michele Scotto, citato da Dante, invitava gli amicci senza prima preparare le vivande e quindi si faceva portare i piatti pronti da spiriti, i quali, li andavano a prendere alla mensa del re di Francia, del re di Spagna, del papa e di altri sovrani d'Europa. Brantome nelle sue Vie des Capitaines français, riferisce d'un certo signor de Salvoyson, cortigiano militare: <<Molti francesi, spagnoli e italiani dicevano e credevano fermamente che de Salvoyson avesse uno spirito serviore che gli compilava i diari e i disegni e  tutti coloro che io ho visto in Piemonete credevano e affermavano che il diavolo infine lo strappò alla morte e se lo portò via; ma sno fandonie>>. Duclos dice che l'abate di Suizendorff, il conte di Weserloo e il duca di Richelieu si fecero evocare dei diavoli in una cava presso Vienna da un abile mago. L'avventura più straordinaria e inaudita, tuttavia, è quella che il famoso scultore Benvenuto Cellini ciracconta con grande precisione nelle sue vivacissime memorie, in cui rivive di fronte ai nostri occhi sbalorditi la brillante società del XVI secolo, Egli aveva stretto amicizia con un prete siciliano, tale Vincenzo Romoli, che a Roma lo condusse nel Colosseo ed eseguì incantesimi così efficaci che, in capo a un'ora e mezzo; il Coosseo era pullulante di demoni: <<Comparse parecchie legioni, in modo che il Colosseo era tutto pieno>>. Benvenuto Cellini si dichairò completamente soddisfatto di quella notte: <<Io ebbi bene grandissima soddisfazione>>. Vi ritornarono una seconda volta con un compagno e un apprendista di dodici anni e la descrizione che eglici fa di questa seconda evocazione è semplicemente tragica e impressionante: le legioni di demoni giunsero in numero mille volte superiore e dei giganti sembravano minacciarli. Il ragazzo gridava: <<Tutto il Colosseo arde, e il fuoco viene addosso a noi!>> Il pete necromante non riusciva a credere egli stesso ai propri occhi e, terrorizzato, dichiarò di non aver mai visto nulla di così straordinario! Questa scena si protrasse per tutta la notte ed ebbe fine soltanto quando si sentirono suonare le campane del mattino: le legioni di demoni si dispersero con i primi chiarori del giorno e i quattro compari si trovarono soli in mezzo al Colosseo e tornarono infine a casa in preda alla più viva agitazione.
1 note · View note
raregrimoires · 6 years
Photo
Tumblr media Tumblr media
La clavicola del gran re Salomone il vero tesoro delle scienze occulte del Drago Rosso, 1905
0 notes
annalisalanci · 2 years
Text
0 notes
annalisalanci · 3 years
Text
0 notes
annalisalanci · 3 years
Text
0 notes
annalisalanci · 3 years
Text
0 notes
annalisalanci · 3 years
Text
0 notes
annalisalanci · 3 years
Text
0 notes
annalisalanci · 3 years
Text
Il tesoro delle scienze occulte. Gli stregoni. Il sabba
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
La partenza per il Sabba di Hans Baldung, 1514 Museo di Monaco. Il tesoro delle scienze occulte. Gli stregoni. Il sabba
Una volta compiuti tutti i preparativi nelle loro riunioni parziali, streghe e stregoni potevano avviarsi verso la grane assemblea plenaria: il sabba. Questa adunata maledetta, una delle pagine più inquietanti del medioevo, rappresentava il capolavoro satanico. Aveva luogo, per l'Europa occidentale, nelle pianure del menhir di Carnac in Bretagna, o in Germania sulla vetta del Bloksberg, o nella chiesa demoniaca di Blokula in Svezia, o ancora, sulla cima del Puy Dòme in Auvergne. Il primo a parlarne nel IX secolo fu il benedettino Réginon de Prum, nel suo De ecclesiasticis disciplinis, in cui raccomanda di indagare se per caso non esistano nella parrocchia persone che affermano di andare alle assemblee di demoni che di notte vanno a cavallo di animali, perché in tal caso si deve provvedere ad allontanare dalla comunità. Il sabba più conosciuto e più frequentato era certamente quello della montagna di Brocken e Bloksberg nell'Hartz. Questa, una delle regioni della Germania occidentale, fa parte della Foresta Nera e proprio là, nel paese di Schelrke, Goethe pose, attenendosi alla tradizione, il sabba del suo Faust, che è più una scena di fantasia e di critica che non un vero documento. L'importanza del sabba del Brocken era così grande che verso la metà del secolo XVIII i geografi che disegnavano carte di quella regione non omettevano di disegnarvi anche delle streghe a cavallo del loro manico di scopa. Una di queste strane carte tedesche fu realizzata nel 1732 da un ingegnere di nome L.S. Bestehorn, e poi fu pubblicata nel 1749 e nuovamente nel 1751 da un editore di Nurimberg che, fa qualche riserva sulle eventuali aggiunte fantastiche dell'incisore. In mezzo alla carta si innalza maestosamente il monte Brocken, dominante tutte le circostanti montagne. Per il cielo giungono a cavallo di scope, sei streghe, da Holberstadt, da Weringerode, da Zellerfeld e da tutta la Germania. La didascalia annessa alla carta ci informa che vicino si trova il famoso <<Spiazzo delle streghe, dove si svolge il sabba: vicino, un altare consacrato nel passato a un falso dio dei pagani e una fantasia, ambedue utilizzati nelle cerimonie diaboliche. Il sabba si teneva, nel cuore della notte e l'arrivo delle streghe doveva essere piuttosto sinistro se giudichiamo dall'incisione di Amaliet tratta del quadro di Teniers, che è complementare alla Partenza per il sabba dello stesso maestro. La strega, che si è spogliata delle sue vesti, avanza tra i diavoli e, consegnando il manico di scopa a un demone a forma di ornitorinco, ne riceve in cambio una traccia con cui si rischiara il cammino. Esseri fantastici, pipistrelli e barbagianni la circondano, uno strano omuncolo se ne sta ritto nella sua minuscola statura davanti a una lanterna posta a terra, mentre un cartello, che si staglia contro il cielo come un pipistrello, indica il limite del territorio satanico. L'Assemblea del sabba non seguiva tuttavia un rito fisso e invariabile. Se è pur vero che in sostanza la cerimonia era sempre la stessa, non seguì però un rituale fisso. Satana, vi si presenziava di persona, sotto forma di rospo piumato, di corvo, di gatto nero o più spesso di caprone. L'imprigionamento avvenuto nel 1460 ad Atras di diversi individui accusati di <<vaulderie>, cioè di patto col demonio, era motivato dal fatto che, essi andavano al sabba <<e lo ritrovarono un diavolo in forma di caprone, di cane, di scimmia, e qualche volta d'uomo>>. Alcune di queste forme bizzarre le vediamo nelle incisioni, tratte da un libro del R.P. Guaccius intitolato Compendium Maleficarum, pubblicato a Milano nel 1626. Nella prima illustrazione, in cui riceve l'omaggio degli stregoni giunti al sabba, il diavolo siede su un trono e presenta fattezze inequivocabilmente caprine. Nella seconda, in cui rivolge un discorso edificante ai suoi seguaci, pur mantenendo più o meno quella forma, ha un muso più lungo, che rassomiglia quasi a un becco d'uccello. Nell'altra ancora, in cui richiede imperiosamente un patto ai nuovi adepti, presenta un muso più schiacciato, quasi scimmiesco. Abbiamo una descrizione
del sabba che avveniva tutti i mercoledì e i venerdì dell'anno sul Puy de Dome; tale descrizione è opera d'un consigliere del Parlamento di Bordeaux del XVII secolo, Florimond de Rémond. Nel suo libro, L'Antipapesse, egli racconta che in un campo, verso la mezzanotte della vigilia di San Giovanni, si riunirono circa sessanta persone intorno a un caprone che era il diavolo, quindi tutti andarono a porgergli uno sconcio saluto. Il caprone aveva una candela nera tra le due corna, ch'egli aveva acceso <<provocando il fuoco con la coda>>, tutti i persenti che portavano una candela simile l'accesero a quella del caprone. <<In quell'assemblea si diceva la messa in cui colui che officiava volgeva le spalle all'altare, era vestito d'una cappa nera senza croce e innalzava una fetta di rapa colorata di nero invece dell'ostia>>. Una testimonianza ancora più attendibile è quella della reverendissima madre Francoise-Madeleine de Chaugy, che fu segretaria di santa Giovanna di Chantal e superiora del primo monastero della visitazione. In un libro sulla vita delle religiose di questo monastero, che ella pubblicò ad Annecy nel 1659, si trovano i seguenti particolari a proposito di Anne-Jacqueline Coste, una delle più devote di quelle monache. Era una donna di montagna e <<durante la notte della festa di San Giovanni Battista, questa devota contadina e le sue consorelle udirono un rumore e un frastuono spaventoso; guardando da tutte le parti per vedere da dove potevano venire quelle urla orribili e quelle strida d'animali di ogni genere, scorsero ai piedi della montagna figure di gatti, caproni, serpenti e draghi, e d'ogni altro tipo di animali impuri e immondi, che tenevano il loro sabba, accoppiandosi, profferendo le parole più infami e sacrileghe che si possano immaginare e riempiendo l'aria delle più esecrabili bestemmie>>. Ci sono due principali rappresentazioni del sabba: una è una stampa dell'incisore polacco I.Zianko, che si trova talvolta accostata ad alcuni esemplari dell'oscuro libro di Pierre de Lancre: Tableau de l'incostance des mauvais anges et démons, où il est amplement traicté des sorciérs et de la corcellerie, Parigi, 1610; l'altra è quella del quadro si Spranger, di cui è andato perso l'originale ma di cui esiste un'eccellente incisione nella bizzarra opera dell'abate Bordelon, Histoire des imaginations extravagantes de Monsieur Oufle, Amsgterdam, 1710. Queste due composizioni sono animate da un movimento impetuoso, da quell'irresistibile turbinio e da quella febbrile agitazione scomposta e folle che trascina tutti i personaggi in un giardino infernale, simile a quello che avveniva durante i baccanali e i saturnali degli antichi. Ambedue racchiudono le stesse scene e particolari identici; la prima, quella di Ziarnko, è accompagnata da una scritta che ci permette di esaminarla traendone nozioni precise, come ben di rado avviene in questo campo. Il sabba è presieduto da Satana che, è seduto su un seggio e ha la forma di caprone, con cinque corna di cui quella mediana arde per accendere tutte le candele e i fuochi del sabba>>>. Questo caprone contrassegnato con la lettera A è veramente e completamente un animale. L'aspetto di caprone conferito a Satana nel sabba è un evidente retaggio dell'antichità: il Mendés dell'Egitto decadente è un miscuglio di fauno, satiro e Pan che tende a diventare la sintesi definitiva dell'antidivinità. Il caprone è talvolta la cavalcatura di Venere ed è l'animale sacrificato a Dioniso che si veste con la sua pelle; presso gli ebrei esso era il capro espiatorio di tutti i peccati d'Israele; per questo miscuglio di paganesimo e storia biblica, esso è l'entità invariabile e consacrata che presiede a tutti i sabba dell'Europa. Al di sopra della lettera B, <<La regina del sabba incoronata>> e, a sinistra del diavolo, <<una meno favorita>>. Sono le streghe privilegiate che appaiono anche al sabba di Spranger, e una delle quali è curva verso il bracciolo del trono di Satana. Egli ha infatti tra le streghe le favorite con le quali spesso tiene anche il commercio amoroso. L'intimità dei
diavoli con le donne è cosa frequente e infatti Ulrich Molitor nel suo severo libro ci mostra una strega che stringe amorosamente tra le braccia di un uomo che non sospetteremmo essere un demonio se non fosse per gli artigli da uccello rapace che tradiscono la sua cera identità. Davanti al trono del caprone satanico, segnato con la lettera C, vediamo una strega che presenta un bambino, certamente rubato. Satana è molto avido di queste reclute in tenera età, tanto che le streghe se non potevano rubare il bambino d'una vicina, erano costrette a portare al sabba, se ne avevano, i propri figli, a rischio altrimenti di fare cattiva figura agli occhi del padrone dell'inferno. Nel quadro di Spranger una delle due streghe favorite presenta infatti un bambino al diavolo e questa stessa scena la ritroviamo nell'opera dell'eccellente padre Guaccius, che ci servirà da guida sicura in tutte le cerimonie del sabba. Il diavolo dava un padrino e una madrina al bambino, gli faceva rinunciare a Dio e gli apponeva sull'occhio sinistro un marchio con la punta d'una delle sue corna. Ed ecco ora nell'angolo di destra in basso il pranzo del sabba, contrassegnato con la lettera D. Alcune streghe sostenevano che la tovaglia era dorata e che le vivande e i vini serviti erano squisiti, mentre molti autori tre cui il de Lancre derivano la scena in termini poco invitanti: <<Ecco le convitate dell'assemblea, ciascuna con un demonio vicino e in questo pranzo non si serve altra carne che di carogne e di impiccati, cuori di bambini non battezzati e animali immondi; di tutto insomma all'infuori delle cose comuni dei cristiani, e tutto insipido e senza sale>>. Sono proprio le membra squartate d'un bambino che si vedono nel nefasto piatto, come nella stampa di Spranger, ma il pasto di cui padre Guaccius ci ha lasciato una preziosa illustrazione: è servito da diavoli maschi e femmine e i piatti ch'essi portano sono numerosi e appetitosi e sembrerebbe quindi rendere ragione a quelle streghe che sostenevano di ricevere al sabba un trattamento di prim'ordine. Vicino ai convitati si notano dei personaggi ammessi soltanto a titolo di spettatori: sono <<parecchie povere streghe confinate negli angoli che non osano avvicinarsi alle grandi cerimonie>>. <<Dopo il pasto viene il ballo, perché infatti dopo essersi saziati di carni, o evanescenti e illusorie o dannose e abominevoli, ciascun demonio conduce la sua vicina di tavola sotto quell'albero maledetto e là, l'uno col viso verso il centro della danza, e l'altro verso l'esterno, danzano, ballano e si divertono con i movimenti più indecenti e spudorati>>. L'artista ha messo un secondo gruppo di danzatrici <<donne e fanciulle che danzano tutte col volto volto verso l'esterno del circolo, i musicanti suonano gli strumenti comuni dell'epoca: viola ad arco ricurvo, violoncello, corno, flauto e arpa. Anche nel sabba del padre Guaccius si balla al suono di un violoncello, che un musicista strimpella standosene accovacciato tra i rami di un albero ma con meno foga che le quadro di Spranger, dove la danza ha veramente l'andamento scatenato e galoppante che conviene a una tregenda. I quattro personaggi che davanti al trono diabolico eseguono danze acrobatiche con pericolose piroette, il vero ballo satanico, il vero tripudium, degli antichi, in cui l'individuo, sotto l'influenza dello spirito che lo possiede, scopre in se stesso risorse muscolari ignote e si lancia in esercizi che sarebbe incapace di compiere in condizioni normali, come quello stregone che con grande stupore dei suoi vicini e delle comari della cittadina olandese esegue sul proprio letto un ballo da sabba, la vignetta 'T Olgerkut Mom-Ansight der Tooverye, Amsterdam, Andriés van Damme, 1725, conservato nella Biblioteca dell'Aia. Abbiamo già parlato del crogiuolo delle streghe che appare in tutte le assemblee preliminari al sabba. Lo ritroviamo anche nel sabba stesso e de Lancre fornisce la seguente spiegazione: <<Ecco sul fuoco la caldaia per preparare ogni sorta di veleni che facciano morire o soffrire l'uomo e che danneggiano il
bestiame, una tiene i serpenti e il rospo in una mano, l'altra taglia loro la testa e li scortica quindi li getta nel crogiuolo>>. Il ruolo di questa caldaia è importantissimo perché alcuni addirittura dicono che esso sia l'essenza stessa del sabba ed è per questo che lo ritroviamo in primo piano sul forntespizio di due opere del XVII secolo in cui si parla diffusamente dei diavoli e del sabba: il primo di Hemigus Grosius intitolato Magica de Spectris et apparitionibus Spiritum, Leida 1656; il secondo di Louis Lavater, eminente teologo come dice il titolo, e che tratta De Spectris, Lemuribus varsique prestagitionibus, Tractatus vere aurucs, Leida 1659. Durante tutto il tempo del sabba, streghe arrivano sui manici di scopa e altre su caproni, queste ultime, più rare rappresentano le privilegiate. I becchi che esse montano non sarebbero altro che demoni trasformati e su un caprone montò la strega della cattedrale di Lione, e ancora su un giovane caprone, a cui non sono ancora spuntate le corna, cavalca lo stregone che ci presenta Ulrich Molitor e che, attraverso un paesaggio della Svezia, si reca a qualche misteriosa riunione dei suoi confratelli. Il becco è anche la cavalcatura che padre Guaccius assegna alle streghe. E ce le mostra mentre superano colline e valli per accorrere al richiamo del padrone. Pare che streghe e stregoni abbiano un marchio impresso da Satana su qualche parte segreta del corpo, dove una specie di dolorosa fitta li avverte quando devono recarsi al sabba. Nell'incisione del sabba di Ziarnko un gruppo compatto di personaggi molto eleganti se ne stanno, senza partecipare apparentemente a nessuna delle attività. <<Sono, grandi signori e le grandi dame, e le altre persone ricche e potenti che trattano gli affari del sabba nel quale comparivano velate le dame mascherate per rimuovere sempre nascosti e incogniti>>. Il sabba era frequentato da persone d'alto rango e si sbaglierebbe se si pensase che gli spettatori e gli attori fossero soltanto <<misere streghe>> o genticola ingnorante. Si può vedere nelle numerose incisioni che qui presentiamo dell'opera di padre Guaccius che i personaggi del sabba sono vestiti riccamente, alla moda opulente dell'epoca di Luigi XIII: brache a sbuffo con nastri alle giarrettiere, sottane con guardinfante, colli e collari con rigonfi e pieghettature, la cui complicata inamidatura incornicia il viso in una spumeggiare di merletti, come nei ritratti di Pourbus, Mierevolet e van Dyck. Molti signori <<dame onorate>>andavano non di meno al sabba e ritenevano un onore grande quello di essere prescelti a reggere la coda del diavolo nelle processioni grottesche che vi avvenivano; ci fu persino un certo curato d'Acain, in Guascogna, oggi ridente e località del cantone di Saint-Jean-de Luz, che rinunciò al sacerdozio divino per officiare solennemente al sabba. La didascalia, descrive il gruppo dove secondo quanto spiega de Lancre, <<ci sono piccoli bambini che con bacchette e verghe, a una certa distanza dalle cerimonie custodiscono i greggi di rospi che le donne hanno l'abitudine di portare al sabba>>. A questa innocente occupazione infatti erano messi i novizi, già presentati al diavolo, ma ai quali la tenera età non permetteva di partecipare attivamente a veri e propri riti demoniaci. Vi venivano ammessi più tardi, e i diavoli approfittavano persino di questa occasione per unirli, come qui vediamo, in vincoli incestuosi. Avvenivano al sabba al tre cerimonie particolari, la maggior parte delle quali erano abitudinarie nei patti conclusi col demonio al di fuori del sabba. I nuovi arrivati venivano marcati dal diavolo con un segno d'unghia sotto la palpebra sinistra. Nella stampa dell'incisione la sua tavola sarebbe stata capovolta, ci presenta qui un Satana che incide il suo segno sull'occhio destro del novizio. Il demonio poi obbligava i nuovi amici a camminare sulla croce; essi vengono rappresentati ciechi, in questo i loro occhi erano effettivamente chiusi alla luce divina. Veniva quindi consegnato loro un libro nero in cambio del libro dei Vangeli, a cui essi rinunciavano, e
venivano persino ribattezzati con qualche misterioso liquido. Satana infine incominciava personalmente a spogliare i <<nuovi stregoni>> e li invitava a mettersi nel costume adamitico lo stesso adottato da molti dei partecipanti al sabba, nonostante non fosse questa una regola generale. Quando streghe e stregoni arrivavano al sabba si affrettavano ad andare a rendere omaggio al diavolo, omaggio che consisteva in una cerimonia, omessa volontariamente dallo Ziarnko nella sua magistrale opera sul sabba, ma che Spranger, ha rappresentato senza vergogna. Tale cerimonia consisteva nel dare un bacio sul posteriore del diavolo, insigne onore in cambio del quale il diavolo donava alla fedele un pidocchio d'argento. C'erano streghe fanatiche che ripetevano questo rito diverse volte nel corso del sabba e anzi baciavano il deretano di tutti i demoni che incontravano: nell'incisione dello Spranger ne vediamo, con una candela in mano, bacia quella specie di secondo volto d'un demonio. Le streghe giustificano questo loro gesto: <<Non è un deretano>>, dicevano con santa indignazione <<ma un secondo viso ch'egli ha sotto la coda!>>. Esse avevano perfettamente e teologicamente ragione; abbiamo segnalato l'esistenza di questo secondo volto del diavolo delle cattedrali, che spesso ne aveva un terzo sul ventre. Padre Guaccius tuttavia non ha tenuto conto di questa sottigliezza e quello che la nobile dama lascia nella figura ch'egli disegnò per il suo libro. Questa era nelle sue grandi linee l'inimitabile, augusta e grottesca cerimonia del sabba, che stende un velo d'orrore su tutta l'Europa del XV secolo dal XVII secolo e che trascina nel turbine in personaggi più umili e quello più illustre che turba le menti di teologi e magistrati, che ispira agli artisti le loro più efficaci composizioni, perché inquieta persino sovrani e re, come Giacomo II d'Inghilterra, che si preoccupò di servire una feroce requisitoria contro le streghe. Esistevano a Parigi sotto Carlo IX, a quanto si dice, trentamila stregoni, e centomila in tutta la Francia. Non è difficile immaginare quale spaventoso ballo scatenato doveva fare una tale orda nelle notti fatidiche, sulla vita delle montagne maledette o ai crocicchi delle grandi strade. La descrizione è conforme a questo ci hanno tramandato su tale argomento da una parte i demonologhi e dall'altra le numerose rappresentazioni che di secolo in secolo si rinnovano con scrupolosa esattezza il che dimostra il persistere d'una tradizione e di forme rituali scrupolosamente osservate. Nel corso del sabba avevano luogo anche alcune cerimonie particolari, ma avremo occasione di descriverla nel parlare di patti e di altre opere sataniche. Qui ci limitiamo a menzionare, alcune illustrazioni del sabba, disegnate o incise nel XVIII secolo, che si distaccano totalmente dal sabba tradizionale o sono parto gratuito dell'immaginazione di artisti che non si sono curati di documentarsi nemmeno in minima misura. Appartiene a questa categoria il sabba di Gillot; si tratta d'una bellissima composizione di innegabile effetto decorativo, ma nella quale non si ritrovano gli elementi essenziali del sabba classico. Vediamo, a destra un caprone incoronato di fuori che dà la mano a una donna che probabilmente è la regina del sabba, ma egli dirige il ballo in modo strano, senza scomodarsi dal sedile di pietra sul quale troneggia. Una strega appollaiata su un'alta roccia e con un gufo sulla testa e lo zodiaco a bandoliera legge il libro di magia, con grande gioia dei diavoli e di quel caprone simile a un anagro che sembra ridere dello scherzo d'un diavolo.
1 note · View note
annalisalanci · 3 years
Text
Il tesoro delle scienze occulte. Gli stregoni. Il sabba
Il tesoro delle scienze occulte
Gli stregoni
Il sabba
Tumblr media
L'arrivo al sabba, di Teniers, inciso da Aliamet.
Tumblr media
Il bacio rituale del sabba. Padre Guaccius
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
lI sabba
Tumblr media
Il sabba di Spranger. Abate Bordelon, Histoire des Imaginations de M. Oufle, Amsterdam 1710
Tumblr media Tumblr media
Il sabba
Tumblr media
La partenza per il sabba. Francisco de Goya y Lucientes (Capricci)
Tumblr media
Il pasto delle streghe
0 notes
annalisalanci · 3 years
Text
0 notes
annalisalanci · 3 years
Text
0 notes
annalisalanci · 3 years
Text
Il tesoro delle scienze occulte. Gli stregoni. Preparazione al sabba
Il tesoro delle scienze occulte.
Gli stregoni.
Preparazione al sabba
Tumblr media
Hans Baldung, Streghe che si preparano a partire per il sabba. Museo di Francoforte
Tumblr media
Orrori delle streghe. Ulric Molitor, De Lamiis et phitonicis mulieribus, Costanza, 1489
Tumblr media
La partenza per il sabba, di Teniers, incisa da Aliamet
Tumblr media Tumblr media
La preparazione al sabba
I maghi di solito agivano da soli nelle loro attività malefiche, ma si riunivano per la grande cerimonia del sabba che, era in certo senso il capolavoro demoniaco a cui Satana presiedeva di persona.
Erano necessarie alcune operazioni preliminari, la principale delle quali consisteva nelle riunioni di piccoli gruppi di streghe e stregoni che potremmo chiamare sabba parziali.
Ecco il celebre gruppo di quattro streghe di Albrecht Dürer, del 1491. Esse stanno finendo di spogliarmi per andare al sabba; una ha tutto l'aspetto della grande dama dall'acconciatura complicata e ricercata come quelle che si attribuiscono alle fate, e un leggero velo le scende fino a metà del viso, le altre sono contadine, e una ha la testa cinta da foglie alla maniera pagana. Da una porta semiaperta - la porta dell'inferno - il diavolo ride con grinta feroce come una tigre in attesa di quelle che saranno le sue compagne del sabba e poi sue prede.
Questo soggetto fu inciso con tutta probabilità da Israel von Meckenem e Wenceslas d'Oltumuz; la stampa di Israel von Meckenem sembra, anteriore a quella di Dürer, ma indubbiamente si deve la gloria di tale mirabile composizione a questo maestro fiammingo ingiustamente dimenticato.
In tre stampe del pittore tedesco Hans Baldung, che portano la data del 1514 vediamo le quattro streghe al lavoro. Innanzitutto le vediamo intente a un'operazione bizzarra, la preparazione dell'unguento o grasso di strega nel quale entrano sangue di upupa e di pipistrello, raschiatura di campana e fuliggine. Una d'esse tritura le droghe in un piccolo recipiente - il crogiuolo tradizionale che avevano tutte le streghe - mentre le altre guardano con ammirazione e invidia una vecchia che, più sollecita di loro, già vola tra le nubi verso il sabba a cavallo d'una forca e seguita da un caprone.
Pronto l'unguento esse ungono la forca che servirà loro da cavalcatura: pronunciando un'orribile consacrazione, mentre una innalza verso il cielo il piatto colmo d'ossa e un'altra sgrana un rosario i cui grani sono rappresentati da campanelli, due dadi da gioco, il cranio di un piccolo feto, ma che manca del crocifisso infranto, che noi ritroviamo indispensabile per qualsiasi rosario da strega degno di rispetto.
Ben presto una delle comari si appresta a partire per il sabba. Seduta al contrario su un caprone, si invola reggendo tra i denti d'una forza il famoso crogiuolo. Le altre, rimaste a terra, continuano a preparare le loro creme misteriose; un altro crogiuolo bolle sul fuoco e ad un terzo si innalza un vapore carico di essenze malefiche; una delle donne, la più vecchia, eleva verso il cielo su un piatto una sinistra offerta, che si direbbe costituita da membra infantili.
Questa scena la ritroviamo su un'incisione in legno di un antico libro tedesco, Die Emeis del dottor Johannes Geiler von Keisersperg, pubblicato a Strasburgo da Grüninger nel 1517 (fig.27). Si nota qui che le streghe innalzano due crogiuoli, uno dei quali sembra stabilire un misterioso rapporto col cielo. Anche qui vediamo a terra delle ossa: la strega di destra regge la forca alla quale è stata fissata una tela a mò di vela, espediente adottato sovente dalle streghe per la loro cavalcata, allo scopo di sfruttare il vento e forse anche di disporre d'una specie di paracadute nel caso che l'incantesimo fosse venuto improvvisamente a mancare.
Ed ecco infine la strega trionfante riprodotta sottoforma di allegoria stilizzata da Albrecht Dürer con una vigorosa acquaforte. Seduta maestosamente ma, per ironia, al contrario su un caprone, riceve gli omaggi e i saluti di due puttini, l'uno dei quali viene ironicamente sulle spalle, un cardo o cactus; in mano la strega tiene la conocchia e il fuso, emblemi delle Parche, il che sta qui forse a significare che la strega tiene nelle proprie mani, con la potenza dei suoi malefizi, la sorte degli umani, ma potrebbe anche essere una piatta allegoria della <<donna>>, ipotesi rafforzata dalla presenza d'un lontano sfondo di placidi flutti marini, altra allusione alla perfidia delle onde che una certa amara filosofia, di moda a quei tempi è già espressa nel Roman de la Rose e poi ripetutamente fino a Shakespeare, si compiaceva di riferire al sesso femminile.
In un rarissimo incunabolo del grafico esperto in demonologia Ubrich Molitor, intitolato De lamiis et phitonicis mulieribus, Costanza 1489, vediamo le streghe a tavola (fig. 28) intente a divorare un neonato; quella che qui presiede il pasto sembra in atto di pronunciare una <<benedicite>> satanico per consacrare il piatto in mezzo alla tavola. La stampa quasi sconosciuta di Jaspar Isac intitolata Abomination des Sorcièrs e la maggior parte delle prove della quale furono distrutte da troppo zelanti membri delle streghe. Questa scena, assai completa, contiene quasi tutti gli elementi dell'arte satanica e ci fa conoscere l'incoerente confusione che si faceva spesso nel XVI secolo a proposito di quelle che noi oggi chiameremmo le varie branche dell'occultismo. Ci troviamo nell'interno d'una vera e propria casa di streghe, quattro di esse si stanno svestendo per mettersi nella tenuta rituale, la nudità d'Eva. In mezzo, un uomo, uno stregone sulla cui testa è appollaiato un pipistrello, legge un libro di magia, testo celebre di cui ci si contendeva le copie manoscritte a peso d'oro. A terra, vediamo un cranio in mezzo a un cerchio nel quale sono stati tracciati segni cabalistici. Questo cerchio ha una parte comsiderevole in quasi tutte le operazioni di stregoneria. Accanto al teschio, un altro libro aperto sormontato da un pentacolo formato da due triangoli intersecantosi, segno che gli occultisti hanno chiamato <<scudo di Mosè>> o <<sigillo di Salomone>>. Nel camino ritroviamo il nostro fatale crogiuolo in cui stanno animali fantastici. Sulla mensola la mano d'uno scheletro, la <<mano di gloria>>, e una candela. In una nicchia a scaffali, a sinistra, ci sono i brattoli d'inguento, le droghe probabilmente il <<setaccio>> che serviva alla divinazione. Attraverso la finestra aperta l'artista, ricorrendo a un artifizio usaato spesso nei quadri di quell'epoca, ci mostra l'esterno della casa qual'era in quel preciso momento col fumo che esce a fiotti dall'infernale cucina e due contadini terrorizzati che si allontanano precipitosamente.
Presso il camino infine vediamo tre streghe nude che stanno mettendosi a cavallo di bastoni di scopa, pronte a prendere il volo mentre una, di cui vediamo i piedi sotto la coppa, già si è levata in aria. Quella era la via che prendevano per recarsi al sabba. Il manico di scopa, che ha sostituito la forca di Hans Baldung, è l'accessorio indispensabile per recarsi al sabba: è la cavalcatura del diavolo, l'equivalente degli <<stivali delle sette leghe>> dell'orco, per mezzzo della quale le streghe supereranno in pochi minuti spazi immensi e attraverseranno province intere.
E la via naturale al sabba è il camino, una strega non potrebbe uscire dalla porta ne dalla finestra. Il cunicolo misterioso del camino, in cui soltanto il più piccolo spazzacamino sa avventurarsi senza tremare, è la comunicazione abituale col cielo, o almeno con quel paradiso relativo in cui troneggia Satana in attesa dei suoi fedeli e dei suoi vassalli.
La stessa scena è stata interpretata con una cruda violenza nello splendido quadro di Frans Francken (1581-1642) esposto al Kunstistoriches Muesum di Vienna e intitolato: Raduno di streghe. In primo piano ritroviamo la stessa giovane donna che si toglie le calze e al suo lato una compagna spaventata all'dea dell'atto che sta per compiere, forse per la prima volta. Una vecchia unge di balsamo le spalle d'una strega mentre altre due sono intente a mescolare il contenuto del crogiuolo e a soffiare sul fuoco, e una terza intanto legge il libro di magia.
Furono questo quadro e alcune delle incisioni da noi riprodotte che ispirarono a Goethe la strana scena della cucina della strega nella prima parte del Faust: egli fa uscire la strega secondo la tradizione dalla canna fumaria.
Le streghe che per questa bizzarra via escono da una casa in una piccola incisione su legno che illustra il frontespizio di alcuni esemplari dei Dialogues touchant le pouvoir des sorciérs et de la position qu'elles méritent de Thomas Erastus, Ginevra 157.
0 notes
annalisalanci · 3 years
Text
Il tesoro delle scienze occulte. Gli stregoni. Lo stregone, sacerdote della chiesa demoniaca
Il tesoro delle scienze occulte
Gli stregoni
Lo stregone, sacerdote della chiesa demoniaca
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Le quattro streghe. di Israel van Mackenem, sec. XV
Tumblr media
Compendium Maleficarum, PAdre Guaccius, Milano, 1626
E' perfettamente logico dunque che alcuni uomini, preso atto dell'esistenza dei due opposti del bene e del male e avendo constatato che Dio aveva sulla terra la sua Chiesa ricca e onorata, i suoi preti, la sua liturgia, le sue cerimonie, la sua messa, i suoi libri si siano chiesti perché lo spirito del male, di cui talvolta si mostrava loro un'immagine spaventosa, non avrebbe potuto anch'egli avere la sua Chiesa, i suoi sacerdoti, le sue cerimonie, la sua messa. E' perché non avrebbero potuto questi sacerdoti del demonio concedere loro ciò che Dio non si era degnato di concedere? Perché non tributare ad essi tutti gli onori chiedendo a lui la felicità e la gioia, dato che lo si diceva padrone delle ricchezze temporali e beni transitori? La Chiesa lo rappresentava come un angelo decaduto, ma non era egli l'equivalente di Dio, poiché nel libro di Giobbe lo vediamo partecipare al consiglio del Signore, parlare a quest'ultimo familiarmente e addirittura fare con lui una scommessa?
Non si mostra impunemente il diavolo sulle cattedrali per dieci secoli a trenta generazioni di uomini senza che arrivino ad esserci dei curiosi che lo vogliono vedere veramente di persona, degli adulatori che gli vogliono fare la corte e dei ribelli che vogliono consacrargli il proprio corpo e la propria anima. Satana ebbe i suoi sacerdoti: gli stregoni. Soprattutto ebbe le sue sacerdotesse: le streghe. E sempre come conseguenza della più ovvia logica, dato che gli uomini erano i soli ammessi al servizio del Signore, le donne, che ne sono escluse, si volsero in numero preponderante al suo rivale tenebroso che le accoglieva con maggiore magnanimità.
Sulla pietra di volta di destra del portale ovest della cattedrale di Lione non vediamo uno stregone, ma una strega tra le sculture zodiacali, si tratta di un'opera molto strana del principio del XIV secolo, certo la più antica rappresentazione di questo personaggio in una cattedrale. La sua presenza non può che indicare un implicito riconoscimento da parte della Chiesa della realtà della stregoneria, a differenza di alcuni cristiani moderni, che sarebbero ben lieti di rinnegare queste imbarazzanti tradizioni e con esse il diavolo.
La strega è nuda, e lo sarà anche nelle incisioni del sabba, del XVI e XVII secolo: cavalca un caprone di cui tiene con la destra un corno mentre con la sinistra fa volteggiare un animale, il classico gatto nero, lo stesso che ritroviamo ancor oggi presso le cartomanti. Nel bassorilievo di fronte due personaggi rinchiusi in un castello fortificato la indicano dall'alto delle torri all'attenzione di un terzo che le lancia addosso due cani e corre a rinchiudersi precipitosamente nella porta rimasta aperta del maniero.
E' quasi impossibile dare una definizione precisa dello stregone: le sue funzioni erano molteplici ed esistevano diversi tipi di stregoni e di streghe, senza contare che questi nomi erano spesso attribuiti abusivamente a personaggi che occupavano posti ben diversi nella scala sociale e che erano ben distanti gli uni dagli altri per il loro grado di cultura.
Funzione principale dello stregone era da gettare la mala sorte su coloro verso cui per una ragione era di gettare la mala sorte su coloro verso cui per una ragione o per l'altra aveva dell'ostilità: invocava su di essi la maledizione dell'inferno, così come il prete invocava la benedizione del cielo, e in questo campo egli si trovava in rivalità diretta e assoluta col mondo ecclesiastico.
Egli poteva inoltre, ottenere benefici e vantaggi temporali per coloro che erano disposti a fare un patto, vantaggi che la Chiesa condannava per la loro origine demoniaca, anche qui lo stregone si trovava in netta contraddizione col prete, il quale predicava che i beni temporali non possono essere ottenuti senza peccato tranne che da Dio, indirizzandosi a lui, o direttamente o tramite i suoi santi.
C'erano stregoni esperti che conoscevano l'arte di far apparire il diavolo i demoni subalterni dell'immenso esercito infernale; evidente superiorità sul prete, al quale la teologia impediva di tentare Dio con la richiesta di miracoli e che quindi non poteva provocare alcuna apparizione benevola; altri stregoni, detti necromanti, facevano apparire i morti, operazione che spesso viene confusa con l'apparizione dei demoni da cui invece differisce nettamente.
Si dava il titolo di <<stregone>> o <<strega>> a individui che in realtà erano semplicemente dei <<posseduti>> e questa distinzione non è definita con chiarezza. I fenomeni di innovamento erano spesso, manifestati con la stregoneria e dovevano ritrovarsi persino nella consacrazione suprema delle svariate qualità dello stregone, il capolavoro dell'arte infernale: il sabba, adunata di tutti gli stregoni d'una zona sotto la direzione del diavolo in persona. Non tutti gli stregoni però si recavano al sabba e non tutti erano dediti alle attività tenebrose che abbiamo citato. Molti erano quelli che si limitavano ad esercitare arti meno malefiche: predicevano la buona ventura, leggevano l'avvenire nei tarocchi, interpretavano le linee della mano e si dedicavano alla divinazione secondo svariati procedimenti di cui si trasmettevano misteriosamente le tradizioni. Quella popolazione girovaga degli zingari pare si sia sempre dedicata in modo particolare a questo genere di stregoneria, mentre di stregoni sataneggianti erano solitamente stabili nel loro paese.
C'erano infine gli stregoni che definiremo <<intellettuali>>. Venivano chiamati stregoni perché non esisteva allora il concetto esatto di quello che è oggi per noi lo <<scienziato>>, L'uomo dotto era l'uomo dei libri, insegnava ex cathedra nell'università senza allontanarsi dalla dottrina della Chiesa e da quella di Aristotele. Ma colui che si cimentava nella manipolazione della materia per strapparle i segreti nell'ombra del laboratorio e per coordinare i primi in certi passi della scienza sperimentale, era una specie di mago, nome che spesso gli veniva dato perché allo studio dei segreti della natura affiancava volentieri attività psichiche.
In tutte le città della Germania, dell'Ungheria, delle Fiandre e del Brabante nel medioevo c'era sempre un vecchio che viveva isolato in una casa misteriosa, in fondo a qualche vicolo cieco, col catenaccio della porta ineluttabilmente sprangato in faccia ai curiosi e agli intrusi. Mezzo orefice e mezzo antiquario, veniva ritenuto estremamente ricco; talvolta aveva una figlia graziosa che si faceva vedere soltanto a messa e che non sapeva nulla dell'attività del padre. Si immaginava che egli leggesse negli astri e cercasse di trasformare i metalli e che cercasse degli automi, si finiva nel concludere che aveva venduta l'anima al diavolo e li si chiamava dunque stregone. Questo personaggio, molto popolare, ha ispirato una quantità di racconti fantastici, come quelli di Hoffmann; il famoso dottor Faust.
Ci furono anche monaci ai quali si diede questo appellativo: Ruggero Bacone e Alberto Magno, che divenne arcivescovo di Ratisbona in Baviera, si lasciarono alle spalle fama di stregoni. E ci furono anche dei re, come Enrico III e sua madre Caterina dè Medici, e perfino dei papi: il papa san Leone Magno vissuto nel V secolo, il papa Onorio del VII secolo e il papa Silvestro II dell'XI secolo furono tutti, a torto o a ragione, ritenuti stregoni e si attribuirono loro diverse magie.
Numerosissimi nei secoli passati, di stregoni di campagna non sono ancora completamente scomparsi in Europa, ma se ne incontrano ancora spesso nei paesi balcanici e jugoslavi.
Quanto agli stregoni di città, oggi sono rappresentati dalle chiromanti, dalle cartomanti e dagli astrologhi; la scienza di questi ultimi ha visto nella prima metà del nostro secolo un vero e proprio rifiorire ed essi sono attualmente numerosi in Francia, in Germania, in Danimarca, in Inghilterra e soprattutto negli Stati Uniti. Tramite gli alchimisti essi si ricollegano come un tempo alla scienza analitica e sperimentale che non di rado si china sui libri del passato chiedendosi se gli antichi non abbiano avuto l'intuizione delle più avanzate teorie moderne.
1 note · View note
annalisalanci · 3 years
Text
Il tesoro delle scienze occulte. Gli stregoni. Le manifestazioni demoniache nella vita religiosa
Le manifestazioni demoniache nella vita religiosa
Tumblr media
La cattiva confessione. Romedius Knoll.
Tumblr media
L'anticristo
Tumblr media
La tentazione di Sant'Antonio di Israel van Meckenem, sec. XV
Tumblr media Tumblr media
La tentazione di Sant'Antonio
Tumblr media
La tentazione di Sant'Antonio
Tumblr media
La tentazione di Sant'Antonio, incisa da Cranach
Tumblr media
La tentazione di Sant'Antonio
La certezza che i fedeli della chiesa avevano nella possibilità da parte della divinità di mostrarsi in certe occasioni agli uomini in forme diverse, non esclusa quella umana era bilanciata da quest'altra certezza, ugualmente logica: al che il demonio poteva apparire nelle stesse sembianze. I diavoli subordinati, suoi satelliti, avevano anche la facoltà di rendersi visibili come gli angeli, satelliti di Dio. Basta leggere gli interminabili capitoli di San Tommaso d'Aquino ha deidicato alla Summa Theologica agli angeli o ai diavoli, così come ai modi in cui possono assumere la forza umana, per comprendere come allora non fosse ammesso alcun dubbio a questo proposito.Le apparizioni del diavolo sono menzionate quasi in ogni pagina degli storici e dei cronisti medievali; alcuni autori, come Thomas de Cantipré, Césaire d'Heisterbach, Pietro il Venerabile, nei suoi due libri di Miracoli e il compilatore dei Dialoghi di san Gregorio Magno tutti costoro sembrerebbe che si siano prefissi unicamente di raccogliere racconti del genere.Chi dunque avrebbe potuto osare di dubitare delle famose apparizioni diaboliche di cui era stato sfortunata vittima sant'Antonio l'eremita nel deserto, e che il grave e solenne padre della Chiesa, sant'Antonio, ha narrato nei minimi particolari? Questa celebre narrazione che nel medioevo fece le spese di molte conversazioni nei chiostri, nelle sale dei castelli o nei tuguri dei poveri, molto prima che Flaubert se ne servisse per un romanzo di grande impegno e di lettura avvincente, ispirò tutti gli artisti che già avevano rappresentato il giudizio universale e che si esercitavano con una Tentazione di sant'Antonio per affrontare infine l'orrida e proibita scena del sabba.La più notevole delle opere di questo genere è forse quella di Israel von Meckenem, incisore fiammingo poco conosciuto del XV secolo, che si direbbe superi tutti i suoi contemporanei per la nobiltà d'ispirazione e la perfezione di fattura. Sant'Antonio è sostenuto a mezz'aria dai demoni, (15), ai quali l'artista ha conferito forme prese dai più grotteschi e ripugnanti ossirinchi, e ciclometopi e cirripedi; inverosimili oloturie del muso atteggiato a smorfia, mictiri dalle molte zampe, limoli dalle proboscidi acuminate. Una scimmia dal muso rabbioso batte un randello sulla testa del santo, al cui saio si aggrappano mostri forniti d'aculei, come quelli dello spandilo o della citera, e della spina dorsale come quelle dei dattolotteri, dei trigli, dei rascassi volanti e degli pteroidi dalle pinne spiegate. Quanto al pio eremita, egli mantiene uno sguardo rassegnato e un sorriso faceto da vecchio smaliziato che ne ho viste di tutti i colori e che sa come tutta questa fantasmagoria in realtà - una volta fatta l'abitudine - non ha nulla di pauroso.Gli artisti del XVI secolo si dimostreranno indubbiamente più prolissi e si compiaceranno di un maggior numero di particolari nel trattare questa scena.Nella sua Grande Tentazione, immensa stampa divisa in due settori (fig. 19), Callot conferisce all'avventura del santo un'ampiezza insolita con una profusione di personaggi ciascuno dei quali meriterebbe uno studio a parte; nella Piccola Tentazione, egli riconduce la scena a proporzioni più modeste e si serve dei metodi del Bruegel, con un senso della misura però, dell'armonia e dell'equilibrio delle masse che non possedeva il maestro fiammingo. La scienza delle diavolerie qui è portata alle più alte vette: quest'opera, già celebre mentre era vivo l'artista, è troppo nota perché dobbiamo descriverne a preparare la scena del sabba, con la quale ha molti punti in comune.La Tentazione di sant'Antonio è stata trattata a più riprese da Teniers, autore che non possiamo qui certo trascurare per la familiarità che egli aveva con tutte le scene pittoresche e misteriose in cui introduceva una fine nota di umorismo e scetticismo. La stampa incisa da Le Bas da un quadro di Teniers, e oggi al museo di Lilla, è una delle migliori <<tentazioni>> di questo artista, pur essendo poco conosciuta: si distacca delle rappresentazioni anteriori per la donna sontuosamente
vestita che in primo piano presenta al santo un filtro d'amore, particolare sensuale tratto dalla vita del pio eremita, ma trascurato sino allora degli artisti; un'altra donna con corni in testa, forse un diavolo travestito, se ne sta china sulla spalla di sant'Antonio e presenta i tratti caratteristici - oseranno dire classici - che si attribuivano allora alla strega.Molte <<tentazioni>> dipinte dal Teniers e sparse per i musei d'Europa appartengono al tipo qui raffigurato che è del tutto diverso da quello precedente. In questa pregevole stampa incisa da Jacques Français Van den Wyng ritroviamo, i paesaggi di quest'opera indossano sai, cappucci, tonache e pellegrine quasi per irridere al santo e falsi eremiti come lui, astuzia a cui il diavolo ricorreva sovente ai suoi bei giorni.La parte principale di questa scena è affidata alla strega cornuta dalla bocca contratta e imperiosa che mostra al santo la pentola che ha messo sul fuoco, colma di carni saporite, altro genere di tentazione con la quale essa pensa di mettere fine agli ostinati digiuni che stiracchiano lo stomaco del buon religioso.Se scorressimo tutte le vite dei santi dalle età più remote sino ai nostri giorni, dall'epoca dei padri del deserto sino al Curato d'Oro, non ne troveremmo uno solo risparmiato dall'assalto dei demoni. Tutte queste brave persone dovettero fare i conti con i nemici invisibili che talvolta però diventavano visibili; nelle vite dei famosi solitari, sant'Antonio, san Benedetto, san Domenico, san Tommaso d'Aquino, san Francesco d'Assisi, santa Maddalena dè Pazzi, santa Caterina da Siena, sant'Agata di Folpiano e in migliaia d'altre, scritte dai loro contemporanei, dai loro confessori o devoti, i demoni occupano un pasto importante, turbano l'esistenza di queste persone umili e pure, le strappano alle loro pie contemplazioni, giocano loro tiri ignobili; le rotolano nelle loro celle, le spogliano, ne lordano i visi con immondizie, le fustigano senza pietà, come avvenne varie volte a san Giovanni della croce, emulo e discepolo di santa Teresa.I demoni gettarono diverse volte santa Caterina nel fuoco, la fecero cadere da cavallo, la precipitarono a capofitto in un fiume gelato. Altrettanto perseguitata dai demoni era la madre di san Bartolomeo, Anna, consorella di santa Teresa, che essi inseguivano per i corridoi del monastero e a cui spegnevano la lanterna. Santa Maria Angelica della provvidenza, d'Eveux, la cui vita fu scritta dall'abate Baudon, fu perseguitata per due anni da un demonio che aveva preso le forme di un cane ricoperto di scaglie verdi, e spesso i diavoli la tiravano per le gambe immobilizzandola al suolo. Suor Margherita del santo Sacramento, carmelitana del monastero di Beaume, fu colpita da tutte le possibili malattie demoniache che guarivano su comando della priora; Satana cercò diverse volte di strangolarla.Ma suor Agnese di Gesù, fu una delle più provate dalle potenze infernali: i demoni le gettavano grossi ceppi sui piedi o per schiacciarglieli e uno d'essi le apparve sotto forma d'etìope gigantesco che lanciava fuoco dagli occhi e mostrava una lingua fiammeggiante lunga un piede e soffiava con forza sino a spegnere il fuoco ch'ella accendeva. Questa religione venne spesso circondata da diavoli giunti a frotte e sotto vsrie e sembianze: di serpenti che le si infilavano sotto le sottane e le si attorcigliavano intorno alle gmabe, di lupi affamati che l'assillavano con le fauci aperte; formicai interi di spiriti maligni la circondavano senza tregua e la coprivano dalla testa ai piedi!Alla beata Margerita Maria: <<mentre stava seduta con le consorelle presso il fuco comune, una forza invisibile le strappava violentemente di sotto il sedile sul quale si trovava, facendola cadere varie volte a terra. Nel 1715 vivevano ancora tre suore che l'avevano vista e che hanno fatto una deposizione ufficiale su questo fenomeno...>>.La vita diabolica domina il medioevo, e in certa misura anche in tempi moderni, tanto quanto la vita divina. Satana appare nell'iconografia più spesso del Salvatore. L'esistenza del diavolo era allora
articolo di fede quanto l'esistenza dell'Altissimo. Non bisogna cercare, di separare queste due nozioni, dichiarando rispettabile l'idea della divinità e ridicola, volgare e ripugnante quella del diavolo. Non si tratta di conoscere la teologia, perché non si può rinnegare Satana senza che l'edificio laboriosamente innalzato dai padri della Chiesa con crolli per intero .Il personaggio singolare e vago dell'Anticristo, mezzo demone e mezzo creatura umana, che Luca Cranach ha rappresentato nella Cronaca di Norimberga di Schedel, 1493 e la cui esistenza era una articolo di fede, veniva a rendere ancora più evidente e concreta l'antinomia esistente tra i principi eternamente opposti del bene e del male.
0 notes