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#inquinamento idrico
ilmiotastolibero · 1 year
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Fiume Sarno: La crisi dei rifiuti solidi minaccia l'ecosistema
Il fiume Sarno è minacciato dalla presenza di rifiuti solidi, causando danni all'ecosistema e problemi di salute. La gestione dei rifiuti e la sensibilizzazione sono essenziali per risolvere la crisi
Rifiuti solidi nel fiume Sarno: un’indagine sull’ecosistema minacciato Nella zona del Bacino Idrografico del Sarno, si verifica frequentemente una situazione in cui una massa di rifiuti galleggianti si accumula e blocca il deflusso delle acque del Fiume Sarno proprio sul ponte di Via Roma strada provinciale di Salerno n. 5 a San Marzano Sul Sarno. Questo fenomeno si ripete regolarmente. In…
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medicomunicare · 2 years
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I metalli pesanti come causa di endometriosi: indagini su responsabili e possibili meccanismi
I metalli pesanti come causa di endometriosi: indagini su responsabili e possibili meccanismi
L’endometriosi è una condizione in cui le cellule endometriali, sia ghiandolari che stromali, esistono come raccolte che proliferano e secernono attivamente in posizioni ectopiche al di fuori della cavità endometriale. Poiché il tessuto endometriale è caratterizzato da perdita e ricrescita periodica, dette anche mestruazioni, l’endometriosi può presentarsi con dismenorrea secondaria, dolore…
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scienza-magia · 6 months
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Successo economico ma a un costo ambientale ed umano elevato
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I due paesi pagano un prezzo elevato per la loro crescita.  La Cina e la Russia sono due delle maggiori potenze economiche del mondo, ma il loro sviluppo ha avuto un impatto negativo sull'ambiente e sui diritti umani. Cina e Russia sono due delle nazioni che negli ultimi anni hanno registrato la crescita economica più rapida al mondo. Questo successo è stato ottenuto grazie a un modello di sviluppo che ha privilegiato l'industria e l'estrazione mineraria, a discapito dell'ambiente e della popolazione. Queste due nazioni hanno sfruttato le loro risorse naturali, come le miniere, senza riguardo per la salvaguardia dei territori, della biodiversità e della salute delle popolazioni. Hanno inoltre adottato politiche di redistribuzione del reddito inique, che hanno favorito solo una ristretta élite di potere, mentre la maggior parte della gente vive in condizioni di povertà e precarietà. Infine, hanno destinato gran parte dei loro proventi alla spesa militare, alimentando conflitti e tensioni a livello regionale e globale. L'impatto ambientale L'impatto ambientale dell'industrializzazione cinese e russa è evidente in diversi ambiti. La Cina è il primo produttore mondiale di CO2, responsabile del 28% delle emissioni globali. Il suo consumo di carbone, che copre il 60% del fabbisogno energetico nazionale, ha causato gravi problemi di inquinamento atmosferico, idrico e del suolo. La Cina ha anche realizzato grandi opere infrastrutturali, come la Diga delle Tre Gole, che hanno alterato l'equilibrio ecologico e idrologico delle regioni interessate¹. La Russia, invece, ha sfruttato intensivamente le sue risorse minerarie, soprattutto in Siberia, dove ha estratto petrolio, gas, oro, diamanti e altri metalli preziosi. Questa attività ha provocato la distruzione di vaste aree di foresta, la contaminazione di fiumi e laghi, e il rilascio di sostanze tossiche nell'aria. La Russia è anche il quarto produttore mondiale di CO2, con il 4,6% delle emissioni globali. L'industria mineraria, in particolare, ha un impatto devastante sull'ambiente. Le miniere a cielo aperto, ad esempio, causano la degradazione del territorio, l'inquinamento atmosferico e l'avvelenamento delle acque superficiali e sotterranee. In Siberia, ad esempio, le miniere di carbone stanno causando il disgelo del permafrost, con conseguenze potenzialmente catastrofiche per l'intero pianeta. Anche le industrie in generale contribuiscono all'inquinamento atmosferico e idrico. In Cina, ad esempio, le emissioni di gas serra sono tra le più alte al mondo, e l'inquinamento atmosferico nelle città è spesso irrespirabile. L'impatto umano L'impatto umano dello sviluppo cinese e russo è altrettanto preoccupante. Queste due nazioni hanno basato la loro crescita economica sulla sfruttamento della forza lavoro, senza garantire adeguati diritti e tutele ai lavoratori. In Cina, milioni di contadini si sono trasferiti nelle città, dove hanno trovato impiego nelle fabbriche e nei servizi, ma con salari bassi, orari lunghi e condizioni precarie. La Cina ha anche una scarsa protezione sociale, che costringe le famiglie a risparmiare per far fronte alle spese sanitarie e pensionistiche. Di conseguenza, il consumo interno è rimasto limitato, e la ricchezza nazionale è stata concentrata nelle mani di pochi. La Cina ha infatti uno dei più alti livelli di disuguaglianza al mondo, con un indice di Gini pari a 0,46⁷. In Russia, la situazione non è migliore. La Russia ha subito una profonda crisi economica e sociale dopo il crollo dell'Unione Sovietica, che ha portato a una drastica riduzione del reddito e del benessere della popolazione. La Russia ha anche una forte corruzione e una debole democrazia, che hanno favorito l'ascesa di una classe di oligarchi legati al potere politico. La Russia ha un indice di Gini di 0,42⁹, e il 10% più ricco della popolazione detiene il 48% della ricchezza nazionale. Il successo economico di Cina e Russia si basa anche sullo sfruttamento della forza lavoro. I lavoratori nelle miniere e nelle industrie sono spesso pagati salari bassi e non hanno tutela contro gli infortuni e le malattie. In Cina, ad esempio, le morti sul lavoro sono all'ordine del giorno. Inoltre, i guadagni economici di questi paesi vanno a beneficio di una piccola élite, mentre la popolazione versa in condizioni di povertà. In Russia, ad esempio, il divario tra ricchi e poveri è tra i più alti al mondo. La guerra la Cina e la Russia hanno investito ingenti somme nella spesa militare, che hanno usato per affermare i loro interessi e la loro influenza a livello regionale e globale. La Cina ha aumentato la sua spesa militare per il ventiseiesimo anno consecutivo, raggiungendo i 292 miliardi di dollari nel 2022, pari all'1,6% del PIL. La Cina ha modernizzato le sue forze armate, potenziando le sue capacità nucleari, missilistiche, navali e spaziali. La Cina ha anche espanso la sua presenza e la sua assertività nel Mar Cinese Meridionale, dove rivendica la sovranità su isole e scogli contesi con altri paesi asiatici. La Russia ha speso 86,4 miliardi di dollari nel 2022, pari al 4,3% del PIL, per rafforzare il suo arsenale militare, soprattutto nel settore nucleare, missilistico e cibernetico. La Russia ha anche condotto operazioni militari in Siria, in Georgia, in Ucraina e in Bielorussia, violando la sovranità e l'integrità territoriale di questi paesi. La Russia ha anche minacciato e intimidito i paesi vicini, in particolare quelli appartenenti alla NATO, con esercitazioni e provocazioni militari. La maggior parte dei proventi economici di Cina e Russia viene utilizzata per acquistare o costruire armamenti e condurre guerre. In particolare, la Russia ha utilizzato i proventi del petrolio e del gas per finanziare la sua invasione dell'Ucraina. Questa situazione determina che non solo Cina e Russia stanno degradando il loro territorio, ma che stanno anche creando condizioni di invivibilità che possono compromettere l'intero pianeta. Conclusione La Cina e la Russia sono due esempi di come lo sviluppo economico possa avere un costo elevato in termini ambientali ed umani. Queste due nazioni hanno privilegiato la crescita a scapito della sostenibilità e della giustizia sociale, creando gravi problemi interni e esterni. La Cina e la Russia hanno anche usato la loro potenza economica per aumentare la loro potenza militare, mettendo a rischio la pace e la sicurezza internazionale. Questo comportamento richiede una risposta adeguata da parte della comunità internazionale, che deve promuovere il dialogo, la cooperazione e il rispetto delle norme e dei valori condivisi. Il successo economico di Cina e Russia è un successo che ha un costo elevato. Questo modello di sviluppo è insostenibile e sta causando danni irreparabili all'ambiente e alla popolazione. È necessario trovare un nuovo modello di sviluppo che sia più sostenibile ed equo. Articolo redatto con l'aiuto di Bing e Bard Read the full article
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personal-reporter · 10 months
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La crescita delle città e le sue implicazioni
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La crescita delle città è uno dei trend più importanti del nostro tempo. Secondo le Nazioni Unite, entro il 2050, la popolazione urbana mondiale raggiungerà i 6,3 miliardi, pari a circa l'80% della popolazione totale. Questa crescita è dovuta a una serie di fattori, tra cui l'urbanizzazione, il cambiamento climatico e la migrazione. La crescita delle città ha una serie di implicazioni positive. Le città sono centri di innovazione, creatività e opportunità economiche. Offrono accesso a servizi e infrastrutture migliori, come istruzione, sanità e trasporti. Inoltre, le città sono più sostenibili rispetto alle aree rurali, poiché possono sfruttare le economie di scala e le tecnologie innovative. Tuttavia, la crescita delle città comporta anche una serie di sfide. La congestione del traffico, l'inquinamento e la povertà sono solo alcuni dei problemi che le città devono affrontare. Inoltre, la crescita delle città può portare alla perdita di identità culturale e alla disuguaglianza sociale. Ecco alcuni dei principali problemi legati alla crescita delle città: Congestione del traffico: Le città sono sempre più trafficate e questo può portare a problemi di inquinamento, sicurezza e qualità della vita. Inquinamento: Le città sono spesso responsabili di un'alta percentuale di inquinamento atmosferico, idrico e acustico. Povertà: Le città sono spesso luoghi di povertà e disuguaglianza, con quartieri malsani e sovraffollati. Perdita di identità culturale: La crescita delle città può portare alla perdita di identità culturale, poiché le persone di diverse culture si mescolano e si integrano. Diseguaglianza sociale: Le città possono essere luoghi di disuguaglianza sociale, con quartieri ricchi e poveri che coesistono fianco a fianco. Per affrontare queste sfide, è necessario adottare politiche e misure che promuovano lo sviluppo sostenibile delle città. Queste misure dovrebbero includere: Investimento in infrastrutture: È necessario investire in infrastrutture di trasporto pubblico, energia pulita e gestione dei rifiuti per ridurre la congestione del traffico e l'inquinamento. Politiche sociali: Sono necessarie politiche sociali per affrontare la povertà e la disuguaglianza, come l'istruzione e la formazione professionale per i giovani. Progetti di rigenerazione urbana: I progetti di rigenerazione urbana possono aiutare a preservare l'identità culturale delle città e a creare spazi pubblici più inclusivi. La crescita delle città è un fenomeno complesso che presenta sia opportunità che sfide. È importante affrontare queste sfide in modo da garantire che le città siano luoghi sostenibili e inclusivi per tutti. Read the full article
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lamilanomagazine · 1 year
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Inquinamento idrico e gestione illecita dei rifiuti: l’intervento dei Carabinieri Forestali in provincia di Siena
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Inquinamento idrico e gestione illecita dei rifiuti: l’intervento dei Carabinieri Forestali in provincia di Siena. La stazione Carabinieri Forestale di Chiusi, a conclusione di attività investigativa avente ad oggetto il riscontro di una segnalazione riguardante la presenza di sostanze oleose lungo un fosso di scolo al confine tra il Comune di Chiusi (SI) ed il Comune di Città della Pieve (PG), con contaminazione delle acque e della vegetazione ripariale di sponda, ha accertato che gli idrocarburi provenivano dallo scarico di un’autofficina della zona. In particolare è stato accertato, anche con la collaborazione di personale A.R.P.A.T., che le acque di lavaggio del piazzale antistante l’officina ed i reflui dell’autolavaggio confluivano all’interno del sistema di allontanamento delle acque meteoriche, senza subire trattamenti depurativi. Nel medesimo corpo recettore confluiva anche una consistente perdita di olio esausto, proveniente dalla cisterna di stoccaggio. E’ stato, inoltre, accertato che un ingente quantitativo di rifiuti speciali provenienti dalle lavorazioni meccaniche dell’officina risultavano depositati da periodi superiori a un anno, senza che si fosse provveduto al loro smaltimento. Per tali fatti è stato deferito alla competente A.G. il gestore dell’autofficina, in violazione delle norme in materia ambientale, con attivazione della procedura prescrizionale prevista per legge. Il contrasto delle condotte illecite che hanno ad oggetto la gestione dei rifiuti e l’inquinamento delle matrici ambientali (acqua, aria, suolo), sia in contesto agricolo che industriale, costituisce un forte impegno per tutti i reparti della specialità forestale dell’Arma agli ordini del T. Col. Alessio Brogi, in considerazione delle implicazioni che queste attività illegali hanno sulla qualità dell’ambiente, sulla conservazione del patrimonio naturalistico e sulla salvaguardia della salute umana.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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lamannafranco · 1 year
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inquinamento idrico in svizzera
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L'acqua del rubinetto è Più economica Ma è senza inquinanti ? https://www.rsi.ch/play/tv/popupvideoplayer?id=12079137&startTime=65.87 In occasione della Giornata mondiale dell'acqua, la presidente dell'ACSI ci spiega perché è meglio consumare quella del rubinetto
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LUGANO - Sugli scaffali del supermercato si trova acqua minerale di tutte le marche e proveniente da ogni parte del mondo. Da quella che sgorga dalle nostre montagne a quella più “prestigiosa”, come la Evian dalla Francia, la Voss dalla Norvegia e la Fiji dall’omonima isola del Pacifico. «Ma l’acqua del rubinetto è la bevanda ideale, dato che è molto più economica ed ecologica» ricorda, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, Evelyne Battaglia Richi, presidente dell’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana (ACSI). L’acqua del rubinetto è inoltre, sempre secondo Battaglia Richi, più sicura di quella in bottiglia: «È più controllata» ci dice, ricordando il recente caso delle microplastiche riscontrate in tutte le acque in bottiglia di alcuni dei principali marchi. (Tratto da https://www.tio.ch/ticino/attualita) L'80% dell'acqua potabile consumata in Svizzera proviene dal sottosuolo. Le riserve idriche sono abbondanti, ma sono sempre più soggette a contaminazioni.
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In Svizzera, l’acqua potabile è ricavata da tre diverse risorse. Circa il 40% proviene dalle falde acquifere, un altro 40% dalle sorgenti e il restante 20% da acque di superficie, soprattutto da laghi e fiumi. Le acque sotterranee sono alimentate dalla pioggia, dallo scioglimento della neve e dei ghiacciai, così come dalle infiltrazioni dei corsi d'acqua. Le riserve nelle cavità del sottosuolo sono enormi: 150 miliardi metri cubi, ciò che corrisponde all'incirca al volume di tutti i laghi svizzeri. Di questi, soltanto poco più di un miliardo è prelevato per soddisfare il fabbisogno in acqua potabile. Nitrati e residui di pesticidi nell'acqua Teoricamente, sarebbe possibile estrarre una quantità oltre dieci volte superiore, senza ripercussioni permanenti sul livello della falda freatica e sull'ambiente, osserva Ronald Kozel, a capo della sezione 'Idrologia' presso l'Ufficio federale dell'ambiente (Ufam). Il problema prosegue, è che oggigiorno è spesso impossibile realizzare nuovi punti di captazione dell'acqua, in particolare sull'altopiano elvetico. La crescente urbanizzazione, l'utilizzo intensivo del territorio da parte dell'agricoltura e i conseguenti conflitti di interesse limitano sempre più la quantità di acqua effettivamente sfruttabile, sottolinea Kozel. A inquietare l'Ufam non è però l'aspetto quantitativo.  "Le riserve idriche sotterranee sono sempre più soggette a contaminazioni, la maggior parte delle quali proviene dall'agricoltura", rileva il rapporto dell'Osservazione nazionale delle acque sotterranee (NAQUA) pubblicato dall'Ufam.
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La qualità dell'acqua è compromessa in particolare da nitrati, da residui di prodotti fitosanitari, da medicamenti e da micro-inquinanti provenienti dalle industrie, dall'artigianato e dalle economie domestiche, scrive l'Ufam.
Nuove sostanze
https://www.rsi.ch/play/tv/popupvideoplayer?id=12175369&startTime=17.015 In generale, in Svizzera la qualità delle acque è buona. Tuttavia Residui di fertilizzanti e prodotti fitosanitari o ingredienti di cosmetici, detergenti o farmaci, ad esempio, compromettono le acque sotterranee e superficiali. Questi cosiddetti micro-inquinanti possono avere effetti pregiudizievoli sulla qualità delle acque già in concentrazioni molto basse. In molti fiumi di medie e grandi dimensioni, la maggior parte dei micro-inquinanti proviene dagli impianti di depurazione delle acque di scarico (IDA). Circa 4800 dei 65 000 chilometri della rete idrografica svizzera sono inquinati dalle acque di scarico rilasciate da queste sorgenti puntuali. (FONTE) Società svizzera di idrologia e limnologia SSIL, CHy (ed.) 2011: Auswirkungen der Klimaänderung auf die Wasserkraftnutzung – Synthesebericht. Beiträge zur Hydrologie der Schweiz Nr. 38. Bern: 28 S. Micro e nano-plastiche nell'acqua del rubinetto
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Claudio Crivelli Barella interroga il Governo sulla presenza di micro e Nano-plastiche nelle reti di acqua potabile "Le micro-plastiche (dalla dimensione inferiore ai 5 mm) e le nano-plastiche (inferiori ai 0.1 µm) sono particelle inquinanti di materiale plastico. Introdotte nell'ambiente da fonti primarie (appositamente fabbricate quali componenti di cosmetici, detergenti per il viso o per la tecnologia di sabbiatura ad aria compressa) o da fonti secondarie (derivati dalla frammentazione di detriti di plastica di grandi dimensioni). Le micro- e nano-particelle di plastica sono ormai ovunque, nelle acque sia marine che dolci, nei suoli e nell'aria. Attraverso l'ingestione o la respirazione, le particelle di plastica possono essere integrate nei tessuti degli organismi. Rischi per la salute Successivamente accumulate lungo la catena alimentare e infine consumate dagli esseri umani, situati all'apice della catena alimentare. Conseguenze nocive delle micro e nano-plastiche nell'ambiente sono state rilevate nei molluschi, vermi, crostacei, pesci, uccelli, tartarughe e in altri organismi acquatici. I rischi per la salute di animali e dell’essere umano derivano dagli effetti tossici e cancerogeni delle sostanze utilizzate nella fabbricazione delle plastiche. Ftalati Bisfenolo e altri inquinanti tossici Come gli agenti plastificanti (p.es. gli ftalati), gli agenti usati per indurire la plastica (p. es il bisfenolo A) e i ritardanti di fiamma (p. es. il tetrabromobisfenolo), oppure dagli effetti derivati da inquinanti organici persistenti (p.es. il PCB), metalli pesanti o patogeni accumulati sulla superficie delle particelle durante la loro persistenza nell'ambiente Malgrado i rischi diretti per la salute umana delle micro e nano-plastiche non siano ancora sufficientemente studiati e “ciò che è noto è circondato da una notevole incertezza” Le prove presentate dal DEFRA(Dipartimento per l'ambiente Food & Rural Affairs) Hanno dimostrato che le particelle più piccole, conosciute come nano-plastiche, possono persino permeare le membrane cellulari, così come nei tessuti intestinali. Una volta all'interno dei tessuti, è teoricamente possibile che le micro-plastiche interagiscano con i tessuti biologici in modo tossico, ma questo non è ancora stato testato. Un fattore essenziale che determina se le micro-plastiche presentano una minaccia fisica e/o agiscono come vettore per il trasferimento di sostanze chimiche è la capacità di assorbimento di tali particelle. Visto che le micro e nano-plastiche sono in grado di bio-accumulare, presentano una fonte a lungo termine di sostanze chimiche che possono riversarsi nei tessuti e nei liquidi corporei. Ciò è preoccupante poiché alcuni additivi utilizzati per la produzione di micro-plastiche hanno effetti tossici sulla salute umana Sostanze pericolose le sostanze contenute o associate ad esse possono condurre allo sviluppo di tumori, a malattie cardiovascolari, obesità, infertilità, malformazioni congenite, disfunzioni del sistema endocrino, diabete, disfunzioni epatiche e danni alla cute. È risaputo che sono le particelle più piccole ad essere capaci di penetrare nelle cellule umane e di conseguenza a causare il maggior numero di danni. In un’intervista rilasciata al periodico francese Journal de l’environnement, la ricercatrice irlandese e esperta del soggetto Anne-Marie Mahon (del Galway-Mayo Institute of Technology), dichiara: "Non sappiamo ancora esattamente quale effetto le micro-plastiche hanno sulla salute umana. Ecco perché dovremmo applicare il principio di precauzione e aumentare la ricerca per scoprire i rischi reali". Nello stesso articolo, la professoressa di Chimica della New York State University Sherri Mason invece si interroga: "Abbiamo abbastanza dati sugli effetti della plastica sulla fauna selvatica. Se hanno un tale impatto su di essa, come possiamo pensare che non abbiano un impatto su di noi?" Secondo uno studio pubblicato in aprile del 2018 nel quale sono stati analizzati campioni d’acqua del rubinetto, l’83 % dei campioni di acqua potabile del mondo contengono micro-plastiche (72% dei campioni europei). In Svizzera, il 90% dei suoli delle pianure alluvionali sono contaminate da micro-plastiche. Il Dipartimento del territorio (DT) del Cantone Ticino ha recentemente pubblicato uno studio che rivela che la concentrazione di micro-plastiche nel Lago Ceresio (213'500 particelle per km2) e nel Lago Maggiore (220'000 particelle per km2) risulta essere pari al doppio rispetto alla media rilevata nelle acque elvetiche. Per ovviare alla problematica delle micro-plastiche nei laghi il DT prevede ulteriori approfondimenti e una campagna di sensibilizzazione. Incentrata sulla prevenzione dell’emissione nell'ambiente (evitare i prodotti con imballaggi monouso in plastica, evitare l'uso di saponi, cosmetici e prodotti abrasivi con plastiche primarie), sulla riduzione (evitare i prodotti “usa e getta” in e con plastica) e sulla chiusura del ciclo dei rifiuti promuovendo il riciclaggio. Poca attenzione verso le micro-plastiche In Svizzera la presenza di micro e nano-plastiche nell'acqua potabile non viene sistematicamente analizzata Perché l'Ufficio federale dell'ambiente (BAFU) ritiene che il rischio che queste raggiungano l’acqua potabile sia basso. Si presume infatti che le acque di falda siano in gran parte liberate dalle plastiche durante la filtrazione attraverso i vari strati di terreno, o che avvenga negli impianti trattamento dell'acqua potabile. Ammissione dell'inquinamento Tuttavia L’ufficio preposto all'approvvigionamento idrico della Città di Zurigo, ammette che, seppure le particelle più grandi di 300 μm siano trattenute durante il processo di filtrazione dell’acqua potabile, la rimozione delle particelle più piccole, in particolare delle nano-plastiche (ovvero le particelle più pericolose per la salute) risulti più difficile. Ultrafiltrazione rimedio valido Per rimuovere le nanoparticelle (che comprendono anche le nano-plastiche) dall'acqua potabile, la Città di Zurigo prevede l’istallazione di una fase di ultrafiltrazione nell'impianto di captazione a lago di Moos, a partire dal 2024, istallazione già operativa nei comuni di Horgen e Männedorf sul Lago di Zurigo. In Ticino, seppure alcune aziende dell’acqua potabile si preparino all'istallazione di nuove tecnologie comprendenti anche l’ultrafiltrazione nel trattamento delle acque captate a lago. Il rischio della presenza di micro e nano-plastiche nell'acqua potabile pare poco chiaro, alla luce del fatto che gli attuali filtri “a sabbia” non diano garanzie sul trattenimento delle micro e nano-particelle e in presenza di acque lacustri (nel Lago Ceresio e Lago Maggiore) con tenori in micro-plastiche doppi rispetto alla media Svizzera". Appello DELL'OMS: servono dati sulle micro-plastiche presenti nell'acqua che beviamo L'Organizzazione mondiale della Sanità lancia un appello sulle micro-plastiche contenute nell'acqua: presenti ovunque, anche nell'acqua del rubinetto, in quella acquistata in bottiglia e in quella di sorgente, le micro-plastiche sono ancora poco studiate e abbiamo «urgente bisogno di sapere di più sul loro impatto sulla salute». L'Oms ha pubblicato il rapporto «Microplastics in Drinking Water», in cui chiede un'ulteriore valutazione della presenza di queste sostanze nelle acque che beviamo e delle loro conseguenze sul nostro organismo. Potenziali Pericoli I potenziali pericoli associati alle microplastiche presenti nell'acqua potabile, osserva l' Oms, sono di tipo fisico (collegato al loro accumulo) e chimico (collegato alla loro tossicità), ma vi è anche la possibilità che possano essere veicolo per l'ingestione di microbi patogeni. Dall'esame della letteratura scientifica disponibile, sono stati identificati solo nove studi che hanno misurato le microplastiche nell'acqua potabile e, nei singoli campioni, sono stati riportate da 0 a 10.000 particelle/L. Degradazione dei rifiuti Le microplastiche provengono dalla degradazione di oggetti e tessuti sintetici che entrano nel ciclo dell'acqua potabile, ad esempio attraverso le acque reflue o scarichi industriali, ma «anche le stesse bottiglie di plastica e i tappi possono esserne fonte». Comprendono una vasta gamma di materiali, con diverse composizioni chimiche (come polietilentereftalato e polipropilene), diverse forme (fibre o frammenti) e diverse dimensioni (da 5mm a meno di 1 micrometro). Si ritiene che le microplastiche superiori a 150 micrometri vengano espulse dall'organismo con la digestione e che anche l'assorbimento di particelle più piccole sia limitato. Tuttavia, l'assorbimento di nanoparticelle, può essere più elevato, perché attraverso il sistema linfatico e il sangue possono raggiungere organi, come fegato e reni. Secondo L'OMS, è quindi urgente fermare l'aumento dell'inquinamento da plastica in tutto il mondo, diminuendone l'uso e migliorandone il riciclo. Read the full article
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editorialstaff2020 · 1 year
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Fattorie verticali, Garanzia SACE Green supporta l’idroponica indoor
La Garanzia SACE Green è pensata per agevolare progetti domestici in grado di accelerare la transizione verso un’economia a minor impatto ambientale
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 Agricoltura urbana ad alta tecnologia, e con un impatto ecologico molto ridotto. È il mix di innovazione e rispetto per l’ambiente e le sue risorse che ha permesso a Planet Farms di aggiudicarsi un finanziamento da 17,5 milioni di euro di UniCredit coperto dalla Garanzia Green di SACE, un supporto concreto per allargare il business dell’idroponica indoor con un nuovo stabilimento a Cirimido (CO).
L’azienda lombarda fondata nel 2018 da un’idea di Luca Travaglini e Daniele Benatoff offre ai consumatori prodotti a chilometro zero e a inquinamento zero puntando sulla verticalità: è la mission con cui è nata la prima fattoria verticale di Planet Farms a Cavenago, e con essa lo slogan ‘Go Vertical’. Un edificio appositamente progettato che si estende per 9mila metri quadrati disposti su sei piani: l’equivalente di 45 campi da tennis messi uno sull’altro. La fattoria verticale più grande d’Europa.
Il nuovo impianto consentirà una riduzione del consumo idrico del 95% e l’azzeramento di pesticidi e altri fitofarmaci. La fattoria verticale permette anche di portare l’orto in città, riducendo la lunghezza della filiera, e contiene il consumo di suolo. In più, Planet Farms utilizza edifici energeticamente autosufficienti ideati per ospitare la coltivazione di specie vegetali a scopo alimentare.
Requisiti che hanno permesso all’azienda di accedere alla Garanzia SACE Green, pensata per agevolare progetti domestici in grado di accelerare la transizione verso un’economia a minor impatto ambientale, integrare i cicli produttivi con tecnologie a basse emissioni e promuovere iniziative volte a sviluppare una nuova mobilità a minori emissioni inquinanti.
La garanzia favorisce gli obiettivi del Green New Deal italiano e viene emessa per un massimo dell’80% dell’importo finanziato. A condizione che il progetto apporti benefici significativi ad almeno uno di questi sei obiettivi fissati dall’UE, senza danneggiarne altri: mitigazione dei cambiamenti climatici, adattamento ai cambiamenti climatici, uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine, transizione verso una economia circolare, prevenzione e riduzione dell’inquinamento, protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.
Obiettivi che coincidono con gli aspetti qualificanti dell’idea di fattoria verticale di Planet Farms. “Questa operazione – ha sottolineato Enrica Delgrosso Responsabile Mid Corporate Nord-Ovest di SACE – rafforza il nostro sostegno ai piani di crescita di Planet Farms, una realtà in cui tecnologia, innovazione, sostenibilità e visione si combinano al saper fare italiano. Questo intervento conferma l’impegno di SACE a supporto del settore agroalimentare e della propria filiera promuovendo tecnologie rivolte alla transizione ecologica, in linea con gli obiettivi del nostro nuovo piano industriale Insieme2025”.
“UniCredit ha assunto un concreto impegno nella transizione verso un’economia green e sostenibile. – afferma Marco Bortoletti, Regional Manager Lombardia di UniCredit. Con questa nuova operazione, siamo lieti di continuare a supportare l’ambizioso piano di sviluppo aziendale e la relativa espansione della capacità produttiva di Planet Farms”.
 LINK: https://www.rinnovabili.it/green-economy/green-market/fattoria-verticale-unicredit-sace-idroponica-indoor/
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corallorosso · 2 years
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Migranti al gelo, foresta distrutta: la frontiera del crimine tra Bielorussia e Polonia Della tragedia umanitaria si è detto. Ma quella che si sta consumando ai confini tra Bielorussia e Polonia è anche una immane tragedia ambientale. “Anche grazie ai finanziamenti europei per la gestione dei flussi migratori – annota Carboni su wired.it– il governo della Polonia costruirà un muro di 200 chilometri lungo il confine con la Bielorussia. L’obiettivo è di impedire l’ingresso in Unione europea delle persone in cerca di rifugio dai conflitti, dalle violazioni dei diritti umani e dalle crisi sociali dovute al cambiamento climatico in Medio Oriente e in Asia. Tuttavia, oltre a mettere in ulteriore pericolo le vite dei migranti, costringendoli a vie più pericolose o a restare bloccate all’aperto e senza riparo, il muro taglierà a metà la più antica foresta europea, mettendo a rischio le oltre 12mila specie animali che la abitano. Il muro sarà alto quasi sei metri, con una fitta matassa di filo spinato in cima, sensori di movimento, telecamere, luci eallarmi sonori. Secondo le stime riportate da Politico, potrebbe costare tra i 110 e i 350 milioni di euro e taglierà a metà quello che rimane della più antica foresta primordiale che una volta copriva la gran parte delle pianure europee. Dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni unite per l’educazione, la scienza e la cultura, la foresta di Bialowieza si estende tra Polonia e Bielorussia e negli ultimi mesi è stata teatro del dramma umano dei migranti respinti tra i due paesi e poi abbandonati all’addiaccio a morire, letteralmente, di freddo. Questo tipo di barriere fisiche, come muri e recinzioni, coprono ormai circa 32mila chilometri di confini in tutto il mondo e, oltre ad avere un grande costo in termini di vite umane, rappresentano anche una grave minaccia ambientale. Infatti, la fortificazione dei confini mette in pericolo la biodiversità di ecosistemi unici, causando deforestazione, inquinamento del suolo, idrico, sonoro e luminoso e mettendo in pericolo le specie animali che abitano questi luoghi. Un gruppo di esperti di ecosistemi forestali, con tre decenni di esperienza lavorativa proprio a Bialowieza, hanno descritto sull’importante rivista Science come e perché ilmuro polaccometterà in pericolo questa foresta patrimonio dell’umanità. La gran parte dell’area è caratterizzato da alberi antichi e grandizone di legname in decomposizione da cui dipende la vita di muschi, licheni, funghi, insetti e di molti vertebrati che si nutrono di queste cose. Inoltre grandi animali come il bisonte europeo, il cinghiale, la lince, l’orso bruno e il lupo abitano la foresta su entrambi i lati del confine. Il muro, si legge nell’articolo scientifico, influenzerebbe la vita di queste specie in maniera drastica. Prima di tutto bloccherebbe le naturali migrazioni animali, impedendogli di attraversare i due confini. Se infatti le persone in viaggio sono in grado di usare scale, rampe o gallerie, la fauna selvatica semplicemente non può farlo, oppure, come gli esseri umani, potrebbe essere costretta a percorrere vie più pericolose. Inoltre, il muro comporterebbe un’invasione di nuovi tipi di piante, causerebbe inquinamento acustico e luminoso che spaventerebbe e sposterebbe la fauna e l’afflusso di persone e veicoli necessari per la costruzione del muro causerebbe quasi certamente un forte inquinamento ambientale causato dall’immondizia. Oltre a questo, scrivono gli scienziati, la presenza umana potrebbe anche contribuire alla diffusione di malattie tra le specie animali, come nel caso del Covid-19 che può facilmente compiere passaggi di specie. (...) Umberto De Giovannangeli
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vforvileda · 4 years
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Per P-Therm
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sciscianonotizie · 6 years
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medicomunicare · 3 years
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Infezione da Criptosporidium
Introduzione Cryptosporidium è stato identificato come causa di infezione umana nel 1976. Durante i primi anni ’80, la criptosporidiosi è stata riconosciuta come principale causa di diarrea cronica nei pazienti con AIDS, come causa di focolai di diarrea zoonotici e trasmessi dall’acqua e come causa di diarrea nei bambini. Verso la metà degli anni ’90, il criptosporidio era noto per essere…
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scienza-magia · 4 years
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Il 60% delle acque Italiane sono chimicamente inquinate
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Dagli antibiotici ai pesticidi: ecco la chimica che inquina il 60% delle acque italiane. Anche microplastiche e creme solari: tante le sostanze e i composti chimici di quotidiano utilizzo che inquinano i corpi idrici. Un dossier di Legambiente fotografa l'inquinamento industriale.
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Il fiume Seveso (foto: Mauro Lunardi, via Wikimedia Commons) Nei giorni del lockdown abbiamo visto le acque più limpide, dai fiumi alla Laguna. Ma cosa c'è che le inquina? E con quali impatti su salute e ambiente? Il dossier di Legambiente dal titolo "H2O – la chimica che inquina l’acqua" (qui il .pdf) fa il punto sulle sostanze inquinanti immesse nei corpi idrici, con numeri, dati e un focus dedicato alle sostanze emergenti: tra queste fitofarmaci, farmaci a uso umano e veterinario, pesticidi di nuova generazione, microplastiche. Sono 46 le storie raccolte a testimonianza della contaminazione. Lo sversamento incontrollato In Italia circa il 60% dei fiumi e dei laghi non è in buono stato e molti di quelli che lo sono non vengono protetti adeguatamente. Su dati del registro E-PRTR (European Pollutant Release and Transfer Register), l’associazione ambientalista calcola inoltre che dal 2007 al 2017 gli impianti industriali abbiano immesso, secondo le dichiarazioni fornite dalle stesse aziende, ben 5.622 tonnellate di sostanze chimiche nei corpi idrici. Acque inquinate d'Italia: il dossier di Legambiente Alla vigilia della Giornata mondiale dell’Ambiente, l’associazione ricorda che la corretta gestione e la cura della risorsa idrica devono essere una priorità del Paese insieme alle bonifiche e al rafforzamento della Direttiva Quadro Acque per mantenere gli obiettivi, senza nuovi slittamenti e sotto la revisione degli Stati membri. E
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lancia un appello al Governo, affinché una parte considerevole dei mille miliardi di euro stanziati dall’Ue per le politiche ambientali e climatiche finanzi il Green New Deal italiano per favorire il recupero dei ritardi infrastrutturali, l’adeguamento ed efficientamento degli impianti di depurazione e della rete fognaria e acquedottistica, gli interventi di riduzione del rischio idrogeologico. "Per anni utilizzati come discariche dove smaltire i reflui delle lavorazioni industriali, i nostri fiumi, laghi, acque marino-costiere e falde sotterranee sono stati contaminati da scarichi inquinanti: ma oggi, alle minacce di ieri se ne aggiungono di diverse e non meno insidiose". L'obiettivo, in questa Fase 2 che vede ripartire la gran parte delle attività, è imporre una ripartenza diversa. A cominciare delle industrie che continuano a perseguire metodi e attività incompatibili con la tutela dell’ambiente e delle risorse idriche in particolare, come dimostrano casi ancora aperti quali gli sversamenti illeciti nel fiume Sarno, in Campania, il più inquinato d’Europa, o quello del bacino padano, area di maggiore utilizzo europeo di antibiotici negli allevamenti, i cui residui si ritrovano nelle acque. I laghi dei veleni alle pendici del Vesuvio: il videoreportage sull'inquinamento del Sarno "La riapertura delle attività produttive – commenta Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – ci ha restituito in diverse situazioni anche la riattivazione di scarichi inquinanti nelle acque. Un fenomeno che ha un impatto notevole su corpi idrici in molti casi già compromessi da decenni di inquinamento e oggi minacciati anche dalla presenza dei nuovi 'contaminanti emergenti', un rischio per la salute, oltre che per l’ambiente. Di certo non può essere il lockdown la misura per restituirci acque limpide, ma ora che abbiamo tutti visto come sia possibile ritornare ad avere fiumi e laghi puliti, occorre puntare sulle giuste politiche e misure a livello nazionale fin da questa fase di ripartenza".
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"Servono un sistema di controllo e monitoraggio sempre più accurato e uniforme su tutto il territorio nazionale e un’azione di denuncia degli scarichi illegali. - prosegue Zampetti - Per questo abbiamo deciso di iniziare a raccogliere le segnalazioni sugli scarichi inquinanti da parte delle persone che continueranno ad essere sentinelle sul territorio. Le storie che abbiamo raccolto in questo dossier ben ci raccontano le pratiche legali e illegali che tutt’oggi continuano ad avvelenare acque, persone e territori. Condotte che non sono più tollerabili, specie in settori che dovrebbero essere protagonisti di una nuova fase di transizione ecologica”. La Direttiva Acque e gli obiettivi mancati "Il raggiungimento di una buona qualità ecologica e chimica dei corpi idrici in Europa, che la Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE) aveva fissato al 2015, non è più procrastinabile – dichiara Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente –– Diverse le cause del mancato conseguimento dei risultati, tra cui gli scarsi finanziamenti erogati, un’attuazione troppo lenta della direttiva da parte degli Stati membri e un’insufficiente integrazione degli obiettivi ambientali nelle politiche settoriali. L’Italia, da questo punto di vista, è in forte ritardo. La piena attuazione della Direttiva Acque, peraltro, è fondamentale per contrastare i cambiamenti climatici: serve a migliorare lo stato ecologico dei corpi idrici, restituire spazio ai fiumi, mitigare il rischio alluvioni ed evitare alterazioni dei corridoi fluviali rispettando la naturalità. Per una ripartenza post-Covid, occorre che anche le aziende facciano la loro parte”. L'effetto cocktail
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L’Ue ha individuato inoltre 45 sostanze prioritarie che rappresentano un "rischio significativo per l’ambiente acquatico o proveniente dall’ambiente acquatico" che gli Stati membri sono tenuti a monitorare: per lo più nelle nostre acque se ne individuano due famiglie, sostanze organiche e metalli pesanti, immesse tramite i processi produttivi o gli impianti di depurazione delle aree urbane. Non meno impattanti, ma considerati emergenti, sono invece le migliaia di contaminanti cui Legambiente dedica un capitolo a parte: inquinanti dai potenziali effetti avversi su salute e ambiente stimati in oltre 2.700 in commercio, in gran parte non regolamentati. Tra questi, fitofarmaci, farmaci a uso umano e veterinario, pesticidi di nuova generazione, additivi plastici industriali, prodotti per la cura personale, nuovi ritardanti di fiamma e microplastiche. Sostanze magari presenti nelle acque in piccole concentrazioni, ma che interagendo per molto tempo possono creare un 'effetto cocktail'. Allarme pesticidi
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Sono 130 mila all’anno, invece, le tonnellate di pesticidi usate nella filiera agricola italiana: secondo l’Ispra, quantità significative di principi attivi e metaboliti di questi fitofarmaci si ritrovano in acque superficiali (67%) e sotterranee (33%), evidenziando la correlazione fra chimica nelle filiere tradizionali e impatti negativi sul sistema idrico, come sostenuto da sempre anche da Legambiente. Altro rischio sanitario deriva dai contaminanti nelle attività agrozootecniche: una ricerca pubblicata da The Lancet nel 2018 rivela che in Italia avviene un terzo delle 33 mila morti annue nell’Ue da infezioni da Amr (agenti resistenti agli antimicrobici). Nel 2019 l’Agenzia Europea del Farmaco ha evidenziato un uso di antibiotici sproporzionato nei nostri allevamenti: 1.070 tonnellate all’anno, il 16% dei consumi Ue, con il bacino padano area di maggiore utilizzo europeo.
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La mappa dei casi italiani di acque inquinate non è affatto rassicurante. Il dossier fotografa casi che da decenni aspettano bonifiche e riqualificazioni. Partendo da Porto Marghera in Veneto, primo sito nazionale da bonificare individuato nel 1998, passando per la Sardegna con il forte inquinamento da metalli pesanti nella zona industriale di Portoscuso e quello da sostanze organiche, solventi clorurati e idrocarburi nella zona industriale di Porto Torres, per arrivare in Sicilia, a Milazzo, Gela, Augusta Priolo e Melilli, devastate dalle industrie del petrolchimico. In mezzo, tanti altri siti d’interesse Nazionale: dalla laguna di Grado e Marano in Friuli alla Caffaro di Brescia in Lombardia; dai siti toscani di Piombino, Livorno e Orbetello a quelli marchigiani di Falconara Marittima; dalla Valle del Sacco nel Lazio ai siti pugliesi di Brindisi, Taranto e Manfredonia. Tutte aree dove IPA, PCB, metalli pesanti, diossine, pesticidi e idrocarburi hanno portato a problemi sanitari oltre che ambientali. E ancora, la Campania, con l’inquinamento del fiume Sarno e delle falde del Solofra, e la Terra dei Fuochi; la contaminazione del lago Alaco in Calabria, quella delle acque potabili dei comuni metapontini in Basilicata, del lago d’Orta in Piemonte o dell’acquifero del Parco Nazionale del Gran Sasso, in Abruzzo, dove Legambiente è parte civile nel procedimento penale in corso. L'emergenza Pfas
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Sono solo alcune delle decine di casi segnalati nel dossier, che si avvale dell’apporto dei circoli locali e regionali di Legambiente. Come per il focus sui pesticidi e sul glifosato in Emilia Romagna. O, ancora, per gli approfondimenti sull'inquinamento da Pfas (composti chimici che rendono le superfici trattate impermeabili ad acqua, sporco e olio), con i casi della provincia d’Alessandria, dove è in fase di autorizzazione un progetto che prevede l’utilizzo di una nuova sostanza (cC604) dagli effetti potenzialmente dannosi in un’area in cui “l’eccesso di ricoveri e di mortalità è segnalato da anni”; del Veneto dove l’inquinamento da Pfas è storicamente dovuto allo scarico di un’industria chimica e interessa le province di Vicenza, Verona e Padova, minacciando la salute di 300 mila persone; della Lombardia, dove l’Arpa ha rilevato Pfas in tutti i bacini della pianura. Le proposte di Legambiente Oltre all’appello al Governo, l’associazione ambientalista rilancia alcune sue proposte. Secondo Legambiente, le microplastiche devono rientrare tra i criteri di valutazione del buono stato delle acque interne. Serve, inoltre, dare spazio all’innovazione tecnologica e ridurre drasticamente l’uso di sostanze di sintesi pericolose in agricoltura. Per farlo occorre approvare i decreti attuativi della Legge 132/2016 che ha istituito il Sistema Nazionale a rete per la Protezione Ambientale (Snpa), consentendo di potenziare, uniformare e migliorare i controlli sul territorio incidendo sulla prevenzione dall’inquinamento. Read the full article
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personal-reporter · 10 months
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La crescita delle città e le sue implicazioni
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La crescita delle città è uno dei trend più importanti del nostro tempo. Secondo le Nazioni Unite, entro il 2050, la popolazione urbana mondiale raggiungerà i 6,3 miliardi, pari a circa l'80% della popolazione totale. Questa crescita è dovuta a una serie di fattori, tra cui l'urbanizzazione, il cambiamento climatico e la migrazione. La crescita delle città ha una serie di implicazioni positive. Le città sono centri di innovazione, creatività e opportunità economiche. Offrono accesso a servizi e infrastrutture migliori, come istruzione, sanità e trasporti. Inoltre, le città sono più sostenibili rispetto alle aree rurali, poiché possono sfruttare le economie di scala e le tecnologie innovative. Tuttavia, la crescita delle città comporta anche una serie di sfide. La congestione del traffico, l'inquinamento e la povertà sono solo alcuni dei problemi che le città devono affrontare. Inoltre, la crescita delle città può portare alla perdita di identità culturale e alla disuguaglianza sociale. Ecco alcuni dei principali problemi legati alla crescita delle città: Congestione del traffico: Le città sono sempre più trafficate e questo può portare a problemi di inquinamento, sicurezza e qualità della vita. Inquinamento: Le città sono spesso responsabili di un'alta percentuale di inquinamento atmosferico, idrico e acustico. Povertà: Le città sono spesso luoghi di povertà e disuguaglianza, con quartieri malsani e sovraffollati. Perdita di identità culturale: La crescita delle città può portare alla perdita di identità culturale, poiché le persone di diverse culture si mescolano e si integrano. Diseguaglianza sociale: Le città possono essere luoghi di disuguaglianza sociale, con quartieri ricchi e poveri che coesistono fianco a fianco. Per affrontare queste sfide, è necessario adottare politiche e misure che promuovano lo sviluppo sostenibile delle città. Queste misure dovrebbero includere: Investimento in infrastrutture: È necessario investire in infrastrutture di trasporto pubblico, energia pulita e gestione dei rifiuti per ridurre la congestione del traffico e l'inquinamento. Politiche sociali: Sono necessarie politiche sociali per affrontare la povertà e la disuguaglianza, come l'istruzione e la formazione professionale per i giovani. Progetti di rigenerazione urbana: I progetti di rigenerazione urbana possono aiutare a preservare l'identità culturale delle città e a creare spazi pubblici più inclusivi. La crescita delle città è un fenomeno complesso che presenta sia opportunità che sfide. È importante affrontare queste sfide in modo da garantire che le città siano luoghi sostenibili e inclusivi per tutti. Read the full article
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lamilanomagazine · 2 years
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«Signora, non c’è tempo, le sta per esplodere la casa», anziana capisce che è una truffa e chiama i Carabinieri
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«Signora, non c’è tempo, le sta per esplodere la casa», anziana capisce che è una truffa e chiama i Carabinieri. Meda (MB), 8.30 del mattino. Un’anziana sente suonare il campanello della sua abitazione. Si affaccia fuori di casa e si trova davanti uno sconosciuto in tenuta da lavoro che, mostrando un tesserino attaccato sulla giacca, afferma di essere un tecnico del servizio idrico che deve urgentemente controllare il contatore dell’acqua. La donna gli apre il cancello per farlo entrare nel cortile interno dell’abitazione, lì dove si trova lo sportello dell’acqua. Il sedicente tecnico, dopo alcune finte misurazioni, si rivolge nuovamente alla 78enne informandola di alcuni guasti sia sull’impianto del gas che su quello dell’acqua per poi, immediatamente dopo, contattare – a suo dire – la sua centrale operativa e avere conferma dell’imminente pericolo su tutta l’abitazione. A quel punto l’uomo chiede all’anziana di poter ispezionare tutte le tubature di casa e di aprire i rubinetti. Intanto si sparge nell’aria un forte odore acre. «Senta che odore, c’è inquinamento», afferma l’uomo. La donna, memore delle istruzioni ricevute durante la campagna anti-truffe svolta dai Carabinieri di Meda, comincia a guardare l’uomo con sospetto. Quest’ultimo, in tutta risposta, cerca di far precipitare la situazione provocando, senza farsi vedere dall’anziana, dei forti botti sulle tubature per farle scoppiare.  Poi, sentita la donna esclamare di voler chiamare i Carabinieri, il finto tecnico le intima: «Signora, faccia presto e tiri fuori tutto l’oro e i soldi che tiene in casa e nella cassaforte perché bruciano». Intimorita dalla situazione, la donna prende da un cassetto alcuni gioielli.  A quel punto l’anziana si fa coraggio e prende in mano il telefono, esclamando con decisione: «Adesso chiamo i carabinieri anche se scoppia il telefonino». Vista la caparbietà dell’anziana, il finto tecnico e il suo complice - giunto nel mentre per dargli una mano - decidono dunque di uscire dall’abitazione e darsela a gambe levate.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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lamannafranco · 1 year
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Inquinamento Idrico Lombardia
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Tonnellate di sostanze chimiche nell'acqua di Milano (ricerca dell'Istituto Mario Negri)
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I depuratori non trattengono numerose sostanze chimiche che dagli scarichi industriali, zootecnici o umani finiscono nell'acqua del capoluogo lombardo. I depuratori d’acqua non trattengono decine di sostanze Un cocktail di farmaci e sostanze chimiche, droghe, nicotina e caffeina viaggia nella corrente dei fiumi di Milano. Lo ha scoperto uno studio condotto dall'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri in collaborazione con il Servizio Idrico di MM (ex Metropolitana Milanese). La ricerca, condotta con il finanziamento della Fondazione Cariplo, si è concentrata sui cosiddetti “nuovi inquinanti” che finora non vengono compresi nelle statistiche ufficiali sulla qualità dell’acqua, ma che invece sono sempre più interessanti per un corretto monitoraggio scientifico.
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Farmaci Droghe Disinfettanti e Prodotti Chimici I nuovi inquinanti vanno dai farmaci alle droghe, dai disinfettanti ai prodotti chimici per la cura della persona, da sostanze perfluorurate e plastificanti fino a caffeina e nicotina. La ricerca sul sistema acquifero milanese ha preso in esame gli ultimi 5 anni, per arrivare a conclusioni preoccupanti: Ogni giorno la popolazione del capoluogo lombardo immette nei corsi d’acqua 6,5 kg di farmaci, 1,3 kg di disinfettanti e di sostanze chimiche utilizzate per la cura della persona, 200 g di sostanze perfluorurate, 600 g di plastificanti, 400 g di droghe di abuso, 13 kg di nicotina e caffeina. (Rinnovabili.it) L’analisi si è svolta sulle acque fognarie e quelle di falda, da cui deriva l’acqua potabile 26 sostanze Pericolose nell'acqua potabile
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In tutto, hanno cercato la presenza di 80 sostanze che, come ha spiegato Sara Castiglioni, che dirige l’Unità di biomarkers ambientali dell’Istituto Mario Negri. «Tutte queste sostanze vengono utilizzate quotidianamente in quantità elevate e possono essere immesse nell'ambiente tramite gli scarichi urbani. Parte del carico di inquinanti deriva dai depuratori che ricevono le acque fognarie prodotte dalla città di Milano contenenti inquinanti in notevoli quantitativi. I depuratori contribuiscono a ripulirli prima del loro scarico nell'ambiente ma solo parzialmente e molti inquinanti, in particolare i farmaci, le droghe e i prodotti chimici utilizzati per la cura della persona permangono nelle acque trattate e sono riversati in canali e fiumi con ripercussioni sugli ecosistemi. A ciò si aggiungono anche altre fonti di inquinamento, tra cui gli scarichi diretti delle attività zootecniche ed industriali».
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Vista attraverso le mappe dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) sulla presenza di pesticidi nelle acque, la Lombardia è tappezzata di pallini rossi. Sembra che si sia presa il morbillo e in effetti, stando all'analisi di fiumi e falde, la regione non sta molto bene. Quei pallini, secondo la legenda dei laboratori Ispra, rappresentano i punti in cui la concentrazione di pesticidi è superiore ai limiti europei: 0,1 microgrammi litro per singola sostanza e 0,5 per la somma. La Lombardia è piena. I nostri fiumi sono fiumi di veleni. Spesso già alla fonte. Secondo i dati di Regione e dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (Arpa) acquisiti dall'Ispra, in Lombardia sono state trovate 26 sostanze pericolose (9.539 le misure effettuate). PERCENTUALI ALL'ARMANTI Dei 168 punti di monitoraggio delle acque superficiali, l'82,7% ha restituito residui. Una media più bassa per le falde: sono state riscontrante sostanze nel 56,4% dei casi (195 punti di prelievo). Erbicidi, insetticidi, fungicidi, anti-infestanti.
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71% delle acque sotterranee inquinate Pertanto, nel 2017, in Lombardia, è stato attribuito uno Stato Chimico NON BUONO al 71%. delle acque sotterranee. Le principali sostanze responsabili, in rapporto alla totalità dei superamenti a livello idrico, sono: Ione di Ammonio, Triclorometano, Arsenico, Bentazone, Tricloroetilene e Tetracloroetilene, e in misura minore Zinco, Nitrati, Ampa e Cromo VI. (Fonte ARPA) https://www.arpalombardia.it/Pages/RSA/Acque.aspx Erbicidi e pesticidi “Sono biocidi, ovvero composti chimici pensati per uccidere gli esseri viventi – spiega Pietro Paris, responsabile sostanze pericolose dell'Ispra Anche se sono pensati per determinati parassiti, fanno male a tutti gli organismi”, Uomo compreso. Quindi Stiamo parliamo solo delle sostanze semplici, “perché i pericoli delle miscele non li conosciamo ancora”, aggiunge Paris. Ma sappiamo che ci sono, i cocktail di pesticidi. L'Ispra riferisce che in un campione sono state trovate fino a 23 componenti chimiche. Nei fiumi e nei laghi lombardi (a livello quindi di acque superficiali) la sostanza più comune è l'Ampa: compare nel 92% dei punti di monitoraggio. Quindi Spiega Paris: “Si tratta di un metabolita, ovvero una molecola che si forma nell'ambiente per degradazione della sostanza madre, il glifosate. Questo è un erbicida usato nel mais coltura” ed è presente nel 68% dei punti di osservazione. Ampa e glifosate, insomma, infestano tutta la nostra regione. “Si tratta di sostanze contaminanti conclamate – aggiunge l'esperto dell'Ispra – e la Lombardia è l'unica regione in grado di individuarle”. Pesticidi vietati ma ancora in circolo Nel sottosuolo la situazione non è migliore. Dal ventre della terra riemerge l'eredità dei nostri padri. Ovvero i pesticidi banditi dal commercio ma assorbiti dal terreno. Fuori dal mercato, ma che restano in circolo nelle falde. Uno stillicidio prolungato. Le acque sotterranee lombarde contengono, tra le molecole osservate più spesso, atrazina e terbutilazina (quest'ultima la sostanza più diffusa in tutta Italia), disinfestanti utilizzati negli anni Ottanta e Novanta e poi messi al bando. Il rapporto Ispra si basa sui dati di Arpa Lombardia, che nel suo ultimo dossier evidenziava un aumento dei veleni nelle acque dei laghi.
CONCLUSIONE
Quindi nonostante le assicurazioni dell'acquedotto, che l'acqua è buona da bere.( buona perché è potabile) Non perché sia priva di inquinanti. (in percentuali non dannose secondo loro). Le percentuali non sono dannose per la salute, se prese per singolo inquinante, ma qui parliamo di varie decine di inquinanti pericolosi, che messi insieme creano Un cocktail di 26 veleni. Quindi è indispensabile, fornire il vostro rubinetto di acqua potabile di un purificatore ad Ultrafiltrazione, sistema capace di bloccare fino al 99% gli inquinanti nell'acqua. Mantenendo le qualità organo-elettriche e i sali minerali inalterati. Visto che anche l'acqua in bottiglia non è molto salutare. Read the full article
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overthedoors · 7 years
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Keystone: perdite per 800mila litri di petrolio in South Dakota
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La notizia e’ di 30 minuti fa. Non ci sono ancora immagini e quelle in alto sono di altre perdite, di altri scempi. Ma le immagini del South Dakota non saranno diverse. Siamo a Marshall County, South Dakota. L’operatore rassicura che e’ tuttapposto. Sempre. Sempre.In questo caso e’ TransCanada. Nessun inquinamento, nessun impianto idrico e’ contaminato. Si, e dove e’ andato il petrolio? 800mila…
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