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#la vita giusta per me
em420sblog · 2 years
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13/11/2022
Cara me, esistono persone sbagliate e persone giuste. Questo non dipende da te. Nell’arco della vita ne incontrerai tante, qualcuna ti farà del male, qualcuno ti farà del bene. Capiterà di credere nelle parole, accadranno anche i fatti prima degli addi. Le persone fingono, non darti colpe, tu hai fatto quello che hai potuto. Anche le cose vere se sono destinate a finire, finiscono. Ma fanno spazio ad altre cose, altrettanto vere e forti. Aspettati di tutto dalle persone, anche tradimenti. Aspetto della pioggia dalla vita, ma anche il sole. Non esiste il bene senza il male, non esiste amore senza dolore.
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colonna-durruti · 7 months
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A Mario mancano tre anni alla pensione, da 35 è impiegato nella grande distribuzione, in un supermercato Pam di Corso Svizzera a Torino.
A un certo punto la vita comincia a precipitare: il mutuo di casa schizza alle stelle, sua moglie si ammala. Mario stringe i denti, dà fondo ai risparmi. Ma con questi lavori mica metti in banca milioni e i risparmi finiscono presto.
Un giorno perde la testa, sono parole sue, e ruba sei uova e una scamorza affumicata dagli scaffali del supermercato, gli stessi che aveva riempito e su cui aveva vigilato per tanti anni. Lo beccano subito perché lui non è un ladro di professione, è solo un uomo disperato e affamato. Appena viene sorpreso con la scamorza nel sacco, ammette tutto e chiede scusa: “Ho sbagliato, ma vivo una situazione privata ed economica al limite del sostenibile. Non è una giustificazione, solo una spiegazione”.
All’azienda le scuse e la mortificazione non bastano. Il licenziamento in tronco arriva per raccomandata: “Appare particolarmente grave che lei abbia deliberatamente prelevato dagli scaffali di vendita alcune referenze per un valore complessivo di 7,05 euro e sia poi uscito dal negozio senza provvedere al pagamento delle stesse. Le scuse da lei fornite non possono giustificare in alcun modo l’addebito contestato. Considerati violati gli obblighi generali di correttezza, diligenza e buona fede, ritenuto venuto meno l’elemento fiduciario, avendo abusato della sua posizione all’interno dell’organizzazione a proprio indebito vantaggio e a danno della società, le comunichiamo la risoluzione del rapporto di lavoro per giusta causa”.
I sindacati, giudicando la misura del licenziamento sproporzionata, hanno fatto ricorso.
Anche Jean Valjean, il protagonista dei Miserabili, ruba un mezzo pane e per tutta la vita viene inseguito da Javert, il poliziotto che diventerà il simbolo universale della giustizia ottusa e, appunto, sproporzionata.
Ma questi sono gli aggettivi della burocrazia e dei tribunali, abbiamo bisogno di altre parole per capire un sistema disumano, che si basa su uno schiavismo legalizzato che (anche) nella grande distribuzione trova terreno fertile.
Questo sistema feroce – in cui si sono polverizzate le reti sociali (in un alimentari a gestione familiare la vicenda di Mario sarebbe andata a finire nello stesso modo?) e milioni di individui sono esposti alle intemperie del mercato – è pensato a discapito della maggioranza e a vantaggio dei pochi che si spartiscono le ricchezze del mondo, con l’avallo dei governi.
Il nostro, nonostante una situazione di crescente, paurosa povertà, ha abolito il Reddito di cittadinanza anche grazie a un’indegna campagna di stampa portata avanti dai principali giornali italiani per conto di lorsignori.
In un bel libro appena uscito per Einaudi, Antologia degli sconfitti, Niccolò Zancan mette in fila le storie dei nuovi Valjean: nella discesa agli inferi dell’emarginazione gli apre la porta Egle, un’anziana signora che fruga nell’immondizia del mercato di Porta Palazzo, in cerca di verdura per fare il minestrone. Ma nella vita di prima c’erano state una casa, una famiglia, le vacanze a Loano sulla 500. Poi si è ritrovata a vivere con la pensione di reversibilità del marito e la dignità perduta in un cassonetto della spazzatura.
In questo atlante della disperazione c’è tutto il catalogo degli emarginati: un padre separato, un senzacasa che dorme in auto, un cassintegrato, prostitute, migranti, rider. E un ladro di mance che viene licenziato come Mario. L’aiuto cuoco gli dice: “Da te non me lo sarei mai aspettato”. E lui gli risponde, umiliato, “nemmeno io”.
Invece è tutto prevedibile e ha un nome semplice: si chiama povertà. Dei poveri però non frega niente a nessuno, incredibilmente nemmeno dei lavoratori poveri: sono solo numeri nelle statistiche dell’Istat.
Finché non rubano sei uova e una scamorza.
(Silvia Truzzi, FQ 29 febbraio 2024) da Tranchida.
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angelap3 · 3 months
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Se hai paura di avermi dato
poche carezze, sappi che
non ne ho scordata nemmeno una.
Se sei pentito di avermi sgridato
anche solo una volta,
sappi che io nemmeno me la ricordo.
Se pensi di avermi lasciato troppo tempo
da solo, sappi che io ti ho sempre aspettato.
Se temi di avermi dedicato poco tempo,
sappi che io, anche di quel poco,
ne ho goduto ogni istante.
Se credi di aver giocato poco con me,
sappi che io non ho mai contato
le volte in cui mi hai lanciato la pallina.
Se pensi che io abbia dimenticato il tuo
profumo, sappi che anche adesso lo sto
annusando nel vento.
Se tu volessi rinascere in un’altra vita,
sappi che io vorrei essere il tuo cane
anche in quella.
Se sei convinto di avere qualche difetto,
sappi che per me tu sei stato
la perfezione.
Se credi che l’amore possa avere una fine,
sappi che nel mio cuore il posto
per l’amore è infinito.
Se pensi di nutrire dei rimpianti
verso me, sappi che io non cambierei
un solo secondo della vita che ho
trascorso con te.
Se credi che io non senta più la tua voce
quando mi chiami, basta che tu affidi
alla brezza della sera il compito
di portarmi le tue parole.
Se pensi che io possa scordare il tuo viso,
sappi che avrei voluto vivere solamente
per godere di un tuo sguardo.
Se credi che avrei potuto amare
qualcuno più di te, sappi che io ti ho
amato più di me stesso.
Se pensi che mi sarebbe piaciuto
sdraiarmi su di un morbido divano,
sappi che con te avrei dormito
anche sui sassi.
Se credi che io volessi più di ciò
che mi hai dato, sappi che io mi sono sempre sentito il cane più felice
e ricco del mondo.
Se a volte ti sei sentita solo, sappi che io
non ho mai lasciato il mio posto accanto
a te.
Se pensi che la mia vita sia stata breve,
sappi che io non avrei voluto vivere
nemmeno un minuto in più se non lo
avessi passato al tuo fianco.
Se temi che io non sia più vicino a te,
sappi che appena chiuderai gli occhi
io mi addormenterò al tuo fianco.
Se pensi di non aver fatto la scelta giusta,
sappi che io mi sono sempre fidato di te.
Sempre.
Se sogni un giorno di potermi rivedere,
sappi che sarò lì ad aspettarti,
come ho sempre fatto.
~ Emanuele Grandi ~
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diceriadelluntore · 3 months
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Storia Di Musica #331 - Antonello Venditti, Sotto Il Segno Dei Pesci, 1978
L’ultimo disco di questo scatolone incredibile che ho ritrovato in soffitta è uno dei dischi più famosi di sempre fatti in Italia. È un disco che segna un momento storico per il nostro Paese a cui indirettamente anche lui contribuisce, e uno più personale, che proietta l’autore a diventare una delle voci più famose, e incisive, della canzone italiana. È anche l’opportunità per raccontare di un cantautore che troppo spesso è stato bistrattato per il suo essere “commerciale” (definizione che per me ha valore di assoluta stupidità). Il disco di oggi esce l’8 Marzo 1978. 29 anni prima, era nato nello stesso giorno l’autore, Antonello Venditti. Proprio per questo, il titolo, profondamente autobiografico, è Sotto Il Segno Dei Pesci. Dico subito che nello scatolone ho la fortuna di avere una prima edizione originale: la stupenda copertina di Mario Convertino, designer celeberrimo di fortunatissime copertine di album e uno dei primi ad usare la grafica in TV (Mister Fantasy del 1981, di cui cura sigla e grafica, alle videosigle de La Domenica Sportiva nel 1986, e persino la grafica delle partite dei Mondiali di Italia '90) insieme ai due pesci colorati vi sono in rilievo i dodici segni dello Zodiaco. Venditti arriva a questo disco dopo un percorso artistico particolare. L’inizio, famosissimo, è al Folkstudio, il locale romano dove stringe amicizia con Giorgio Lo Cascio, Ernesto Bassignano e soprattutto Francesco De Gregori: a quel momento dedica una delle strofe più famose della canzone italiana, quattro ragazzi con la chitarra e il pianoforte sulla spalla, di Notte Prima Degli Esami. La It di Vincenzo Micocci gli dà l’opportunità di fare un disco insieme a De Gregori, e nasce così nel 1972 Theoruis Campus. Il disco segna però un distacco tra i due, su cui la stampa musicale ha ricamato cose assurde e per la maggior parte inventate (su tutte che Pianobar di De Gregori fosse indirizzata a lui). Segue quindi il percorso di un cantautorato febbrile e intenso, estroverso e popolare, incentrato sulla passione per la sua città, Roma (a cui dedicherà veri e propri inni, come Roma Capoccia, E Li Ponti So’ Soli da L’Orso Bruno del 1973, Campo De’ Fiori da Quando Verrà Natale del 1974, e sul raccontare storie forti e niente affatto scontate. Tra queste ultime, Mio Padre Ha Un Buco In Gola (Le Cose Della Vita, 1973) sugli attriti generazionali, Canzone Per Seveso (da Ullalà, 1977) per l’ecologia, e soprattutto una carrellata di canzoni dedicate a figure femminili che faranno epoca, come Lilly (dall’omonimo album del 1975), struggente, una delle prime canzoni italiane scritte sulla droga, Maria Maddalena (1977), sulla prostituzione.
Sotto Il Segno Dei Pesci uscirà una settimana prima del sequestro Moro. Ne diventerà suo malgrado una sorta di colonna sonora, in un disco cruciale che assomma, in una maniera decisiva la contestazione e il riflusso, le storie dell’amore intimo e l’impegno per le lotte sociali, le speranze pubbliche e le frustrazioni quotidiani. Ne è esempio il ritornello, che conosciamo tutti, della title track, dedicata alla storia di Marina e di Giovanni (due veri suoi amici) delle loro paure sul futuro, del cambiare città perchè “Tutto quel che voglio, pensavo\È solamente amore\Ed unità per noi\Che meritiamo un'altra vita\Più giusta e libera se vuoi\Corri, amore, corri, non aver paura”. È il disco con cui “ricompone” con De Gregori: gli dedica la scarna e delicata Francesco, (Possiamo ancora suoniamo ancora l'ultima volta\Senza rimpianti, senza paura\Come due amici antichi\E nient'altro di più di più di più) e soprattutto Bomba O Non Bomba, che parla di due ragazzi, Antonello e Francesco (De Gregori, naturalmente), e ripercorre il cammino dei due protagonisti, e gli incontri fatti, a Sasso Marconi, Roncobilaccio, Firenze e Orvieto (in ordine cronologico le uscite dell’Autostrada Del Sole, direzione Roma), per raggiungere il successo, rappresentato da Roma come meta finale. È anche un disco per le donne: Sara (“svegliati è primavera”) è una toccante storia di una ragazza incinta, amica della prima moglie Simona Izzo al Liceo Mamiami di Roma, di un ragazzo “mammome e anaffettivo” (Ma Sara, mi devo laureare, e forse un giorno ti sposerò\Magari in chiesa (…) tu non sei più sola, il tuo amore gli basterà\Il tuo bambino, se ci credi nascerà); Giulia è invece la prima canzone che parla apertamente di un amore lesbico all’interno di una coppia eterosessuale, il punto di vista del testo è dell’uomo che si trova a ragionare sull’allontanamento della sua amata, la canzone è un gioiello del disco, potente e struggente, È Giulia che ti tocca\È Giulia che ti porta\Via da me (…) Lei è solo troppo anche per te\Lei è solo un po' confusa\E ti prego non portarla\Via da me. C’è pure la canzone sociale di Chen Il Cinese, la deliziosa Il Telegiornale, che sembra scritta adesso “TG1, TG2, che confusione\Ma almeno rimane il pregio dell'informazione\E tra una smentita e l'altra e un sorriso ministeriale\Ci fa capire che le cose non vanno poi\Troppo male.
Il disco fu registrato a Roma nei Trafalgar Recording Studios e a Londra ai Marquee Studios; il tecnico del suono è Gaetano Ria, che si occupa anche del missaggio insieme a Tim Painter. Tra i musicisti sono da ricordare i componenti del gruppo degli Stradaperta, già collaboratori di Venditti in Lilly; anche Carlo Siliotto e Pablo Romero avevano già suonato con il cantautore (entrambi nell'album Quando verrà Natale), ed inoltre suona nell'album il tastierista dei Goblin, Claudio Simonetti. Durante le session dell'album venne registrata anche un'altra canzone, Italia, che però non venne inserita nel disco (solo nel 1982 sarà pubblicata in Sotto La Pioggia). Il disco venderà tantissimo: 700.000 copie quell’anno, Sotto Il Segno Dei Pesci\Sara singolo Numero Uno, riuscendo, come pochissimi, a intuire l’umore della piazza. Perché è un fatto che forse per la sua produzione quantitativamente molto elevata rispetto ad altri grandi cantautori, e spesso per alcune sue scelte facili, abbia sempre avuto critica feroce. Il problema della “musica commerciale” è la scusa di chi deve per forza contestare le scelte artistiche non per quelle che sono (un lavoro artistico ha tutto il diritto di essere considerato brutto). Venditti fu accusato di disimpegno negli anni ’80, su cui per anni la critica ha ironizzato sul suo intimismo da supermercato, seppure nonostante dischi non così belli come questo scriverà inni generazionali, ne elenco un paio: Ci Vorrebbe Un Amico e Notte Prima Degli Esami nel 1984 da Cuore, In Questo Mondi Di Ladri del 1988 che venderà più di un Milione di Copie, Alta Marea, cover di Don’t Dream It’s Over dei Crowded House del 1991. Ditemi se è poco.
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amespeciale · 2 months
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E' un distacco apparente, il mio. In realtà il peso della mia fragilità lo sento tutto, continuamente.. E' solo che a volte cerco di dimenticarmene, un po' per non impazzire... un po' perché comunque la vita fagocita e assorbe i miei pensieri.. Tuttavia.. non me la sento di esorcizzare questo tipo di sofferenza, tipica degli animi più provati..., poiché essa dona quella sensibilità che, se incanalata nella giusta direzione, riesce a divenire fonte di riflessioni e slanci sempre inediti... Mi riferisco a quella sensibilità che consente di appassionarsi alla vita.. alle piccole cose.. a quei gesti quotidiani rassicuranti che solo chi ha vissuto periodi più o meno lunghi con l'angoscia nel cuore... riesce a non dare mai per scontato..
•Anonimo
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be-appy-71 · 4 months
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L’ho sempre pensato: se nella vita ti capita di incontrare la persona giusta allora sono un altro paio di maniche. Un po’ come nascere con la camicia. E’ tutta un’altra storia, ma lo è pure se invece questa fortuna non ce l’hai. A quel punto la strada diventa più ardua, perché, per quanto una persona possa accontentarsi di ciò che la vita gli riserva, ciò non toglie che nel profondo avvertirà sempre una spinta a risalire la corrente e buttarsi anima e corpo nella ricerca di qualcosa d’altro. Le anime affini esistono.
Si chiamano, si rincorrono, si cercano, e la loro ricerca reciproca è qualcosa di talmente naturale che non si avverte mai tensione. Semmai è una questione di vibrazioni impercettibili e armoniche. L’affinità è una musica che bisogna saper riconoscere. E ascoltare. Esiste una chimica perfetta del corpo e anche della mente. Ma forse il mondo per andare avanti ha bisogno di tutt’altro, di una specie di tensione evolutiva, di equilibri costantemente messi alla prova, distrutti e ricostruiti all’infinito.
Forse per tutto il resto, ma non per l’amore secondo me. Nell’amore non esiste nessun equilibrio perfetto, nessuna via di mezzo. Esiste la verità o la menzogna. Bisogna solo allenare gli occhi, perché spesso la menzogna calza perfettamente gli abiti della verità.
L’amore, quello vero, è roba per coraggiosi. E’ solo per chi sa aspettare. E sono davvero pochi quelli capaci di accorgersi che sotto un fuoco spento, a volte, restano braci incandescenti…….♠️🔥
Sandor Marai
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der-papero · 3 months
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Le parole che uno dovrebbe dire.
Me la sono appuntata come una medaglia questa frase, ma non per vanto, ma come sigillo che quello che provo mi sta guidando sulla strada giusta, non senza pericoli, non senza rischi, ma di sicuro piena di futuri ricordi per i quali vale la pena vivere.
Me ne sono accorto dalla naturalezza con cui racconto quello che mi sta accadendo, con una punta di vanità, lo ammetto, perché non si è mai visto nessuno non essere orgoglioso della propria felicità. Il mio momento felice? Quando ci vediamo, i primi minuti, mi fai quello sguardo smorfioso, ti nascondi, perché ormai è diventato il nostro gioco, il nostro linguaggio, lo fai solo con me, è come se sapessi già che adoro essere speciale per qualcuno, allora scappi via, con una espressione piena di malizia, adori che poi ti vengo vicino per sussurrarti di stringerci la mano, da lì è tutta curve e discese, e io non dico più nulla, mi nutro del tuo sguardo e dei tuoi silenzi, parliamo due lingue diverse e nessuna delle due ci è utile per sentirci davvero.
Penso di poter dire che in tutta la mia vita ho amato tanto e ricevuto forse altrettanto, ma tu sei diventata la scala per tutto, come quel caos che poi, tramite una forza potentissima, diventa un ordine perfetto, è come se vedessi tutto in modo diverso, non è una questione di più o meno, ma è come se ci fosse una nuova dimensione, una linea completamente nuova, uno spazio solo tuo.
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alessandrom76 · 2 months
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la bottiglia
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quella sera avevo tante cose da fare e restai in bottega fino a tardi.
nonostante l'estate allungasse le giornate, fuori iniziava già a imbrunire. capii quindi che doveva essere già passata anche l'ora di cena; non serviva neanche guardare l'orologio.
fu in quel momento che, tutto trafelato, entrò dalla porta un grosso signore, vestito con uno strano gessato marrone. era grottesco in quel vestito che, nonostante fosse di buona fattura, gli cadeva malamente addosso, complice il fatto che era palesemente di una taglia più grande.
«buonasera buon uomo», mi disse, «vorrei una bottiglia di buon vino; sa, uno di quelli da bere in compagnia. e poi un'altra di un vino ancora più buono, da bere da solo.»
benchè avessi voglia di andare via, la richiesta mi incuriosì tanto che dissipò la mia premura. sorridendo presi due bottiglie: una dal ripiano in basso e una dallo scaffale alto, piena di polvere.
«ecco... vede, questo è un vino fresco e amabile che è un piacere bere in compagnia, soprattutto nelle serate estive, mentre questo...» con la mano pulii l'etichetta coperta di polvere «... mentre questo è un vino che non perdona, è corposo e di buona gradazione. nella dose giusta i ricordi scorreranno come un fiume, ma se il fiume dovesse essere troppo tumultuoso... un altro bicchiere farà calmare le acque e piombare tutto nel buio.»
mi ringraziò, pagò velocemente e poi andò via.
pochi giorni dopo, stavolta nel tardo pomeriggio, lo vidi entrare di nuovo, come la prima volta con il suo consueto passo svelto, e subito mi abbracciò, nonostante io fossi dietro il bancone, quasi sollevandomi da terra.
«amico mio... grazie! L'altro ieri con amici ho bevuto il primo vino che mi hai consigliato, le lingue si sono sciolte e le risate scorrevano... davvero, siamo stati bene... ma poi ieri» continuò senza darmi modo di rispondere «... ieri ho assaggiato l'altra bottiglia ed è andata proprio come hai previsto tu, la memoria e i pensieri si intrecciavano e...»
a briglia sciolta iniziò a raccontarmi della sua vita e io, senza fare un fiato, presi un'altra bottiglia dal ripiano alto, la stappai e ne versai due bicchieri. Più i bicchieri si svuotavano, più la mia piccola bottega si riempiva dei suoi ricordi e di immagini che sembravano dipinti da un pennello intinto nel rosso del vino...
mi raccontò delle sue donne... di A., la donna che aveva sposato ancora acerbo, e che adesso «neanche più un bacio... da mesi», ma andava bene così, erano bravi genitori, e le cose funzionavano, e tanto gli bastava. come soldati nella stessa guerra, ognuno copriva le spalle all'altro pur sapendo dei peccati commessi.
e mi parlò di S., la ragazza ora cresciuta che ancora lo vedeva come un principe azzurro, mentre lui a ben vedere tutto sembrava, ma certamente non questo. e continuò con M., bella e giovane in cerca di se stessa, che si sarebbe concessa a lui ma che insomma... nonostante la testa veloce e la parlantina spigliata, con lui, oramai alla soglia dei 50 anni, avrebbe formato una coppia grottesca.
i suoi occhi poi si fecero sereni mentre parlava di L. mi parlò di lei con un sorriso sincero, lasciandosi andare a un «chissà cosa poteva essere»... fantasticò un po' con gli occhi fissi e poi aggiunse «lei adesso sta bene... e questo per me è abbastanza».
mi disse che a metà della bottiglia, ieri sera, aveva chiamato R. per ridere come scemi, e l'aveva sentita serena, rifiorita e libera, finalmente. erano stati importanti l'uno per l'altra, più amici che amanti, ed era bello avere una persona con cui non avere vergogne, ridere e potersi confidare.
poi si fermò un attimo e notai subito un cambiamento nella sua voce, ma quasi come a volersi togliere un peso dal cuore, subito mi parlò di C., la sua principessa guerriera che è infine uscita dal suo buio e che adesso ha trovato il coraggio di andarsene. e anche se lui adesso si sente buttato via, come una candela che non serve a nulla alla luce, in verità ne è davvero felice, perché la vede finalmente camminare nel sole dopo tanta pioggia. e anche se sono condannati ad una eterna danza in punta di spada, danzano insieme, sanguinano insieme, ma ridono, perchè stare vicini vale il dolore.
gli versai un altro bicchiere e restai ad ascoltare in silenzio poi chiesi
«… e quale di queste hai amato?»
«tutte» rispose senza esitazione, «un me diverso, in un diverso tempo, ha amato ognuna di loro, anzi, ama ancora ognuna di loro. Le ama pacatamente, nell'unico modo in cui sono capace, con un cuore senza eccessi. ma amico mio, non passa giorno in cui io non ringrazi il destino per tutte le occasioni che mi ha dato, anche per quelle che non ho avuto la forza o il coraggio di cogliere, e soprattutto per tutti i sorrisi che mi ha fatto scoprire...
...per le donne speciali, che il fato ha messo sul cammino di un uomo ordinario.»
detto questo, vidi di sfuggita i suoi occhi lucidi, finì il vino nel bicchiere con un grande veloce sorso, e prima che potessi controbattere si avviò fuori, zittendomi con un secco «grazie».
tutto sembrava irreale in quel pomeriggio, mi fermai un attimo, come rapito dalle ombre che si allungavano. quindi rassettai e misi a posto i bicchieri e poi... poi guardai in alto, sullo scaffale.
era rimasta solo una bottiglia. forse per me.
@alessandrom76
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pizzetterosse · 6 months
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ti auguro di non accasciarti mai contro la porta la notte del tuo compleanno inghiottendo i singhiozzi per non farti sentire da nessuno. ti auguro di non rimanere un’ora e mezza chiuso in bagno guardandoti allo specchio facendoti pena per tutto ciò che sei diventato. ti auguro di non dover mai aspettare mesi pur di ottenere una risposta. ti auguro di correre su per le scale di casa sapendo di aver baciato la persona che hai sempre desiderato. ti auguro di guardare qualcuno e di pensare di essere fortunato ad averlo nella tua vita. ti auguro discussioni che finiscano sempre in un abbraccio. ti auguro di rimanere sveglio la notte a fissare il soffitto pensando “ho fatto l’amore con una persona a cui voglio bene”. ti auguro di non dover mai entrare nella vita di qualcuno in punta di piedi sapendo che non sarai mai il benvenuto e che qualcuno da un giorno all’altro ti sostituirà. ti auguro che sia tutto semplice, senza troppe complicazioni. ti auguro di non rivelare mai a nessuno i tuoi segreti più profondi, inutilmente, come quelli che custodivo su mio nonno, sapendo che saranno un mare di parole in mezzo a molto caos. ti auguro di essere compreso con un solo sguardo. ti auguro di poterti fidare delle tue sensazioni, senza mai pensare che forse c’è qualcosa che non va. ti auguro di rifugiarti fra le braccia di qualcuno senza che ti chieda fin troppe spiegazioni a riguardo. ti auguro di guardare negli occhi qualcuno consapevole che non ti farà mai del male. ti auguro di poterti fidare di qualcuno senza rimanere sveglio per una notte intera chiedendoti se stai facendo la cosa giusta. ti auguro di dormire sonni tranquilli sapendo che il giorno dopo ti sveglierai con la notifica di qualcuno che vuole starti vicino tutti i giorni. ti auguro dimostrazioni spontanee senza bisogno di richiesta.
ti auguro quello che forse nessuno mi ha mai augurato in tutta la mia vita: tanto amore, tante emozioni, tanti baci da togliere il fiato, tanti progetti da farti dimenticare il passato e pensare solo al futuro, tante promesse mantenute, tanta stabilità emotiva, e tanta felicità da farti dimenticare cosa sia accaduto fino oggi e farti essere grato per tutto ciò che hai ottenuto. ti auguro tutta la felicità che a me mai nessuno ha augurato, ma a cui ho tanto sperato di arrivare senza mai fare del male a qualcuno. ti auguro tutto questo, perché è quello che vorrei per me stessa.
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mucillo · 3 days
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"O lei e nessun’altra”
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Era quella giusta
una di quelle che incontri
una sola volta nella vita
mi metteva la testa in disordine
e il cuore a posto
per lei ho inventato un nuovo me
corroso dai rimorsi
stimolato dai rimpianti
ma fragile a tal punto
da poterla proteggere da me
per lei ho imparato a dire:
“O lei o nessun’altra”.
(Francesco Piscitelli )
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tiaspettoaltrove · 4 months
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L’imprevedibilità dell’ignoto ci mette tutti a rischio. [Parte I]
Durante la notte appena trascorsa ho sognato una collega. Una donna con cui ho lavorato, per circa due anni, fianco a fianco. Ora siamo in due settori diversi, ma in quel periodo eravamo letteralmente a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altra. Per otto ore al giorno, tutti i giorni (perché non c’era stato ancora il “coviddi” e quindi l’inizio del lavoro da casa in Italia). Ha dieci anni in più di me, tuttavia mentirei se scrivessi che non esercitò su di me un certo fascino. E lo sappiamo, ragazze: certe sensazioni non spariscono mai completamente, del tutto. Ora non ci vediamo quasi mai, praticamente. Se capita, capita veramente di sfuggita. Ogni tanto ci scriviamo nella chat di lavoro per questioni squisitamente professionali, ma finisce lì. A volte basta però incrociare la sua presenza anche solo per qualche istante, e qualcosa riaffiora. Non ero innamorato di lei, ma da parte mia c’era sicuramente una “cotta” importante. Andavamo d’accordo, si scherzava, si rideva. Una volta mi diede addirittura una sculacciata, ma non reagii come avrei voluto. Perché comunque sia parliamo di una donna impegnata, peraltro con un altro collega che è una bravissima persona. Quindi, è ovvio che avrei voluto quantomeno ricambiare quel piccolo gesto in qualche modo, ma ho scelto la via più giusta, più lucida, più matura. Non tutti lo avrebbero fatto, e lo so benissimo. Ma io non sono “tutti”. Io non disgrego le famiglie, e non lascio che tutto vada a gambe per l’aria solo per un capriccio di natura erotica o sessuale. Questa donna mi attira, all’epoca mi attizzava proprio, ma sono abbastanza intelligente da capire che non avrei mai potuto intraprendere con lei una tradizionale relazione sentimentale. Penso a come sia facile vivere una contaminazione di emozioni contrastanti, seppur importanti nella loro portata. Una volta la stavo salutando, perché di lì a poco si sarebbe assentata per qualche giorno dal lavoro. Ci abbracciammo, e ricordo ancora quanto ce l’avessi duro. E quanto fosse forte il mio imbarazzo, perché non volevo che se ne accorgesse. Tant’è che scelsi di ritrarmi subito. E in un’altra occasione, c’incrociammo nel corridoio che porta ai bagni dell’ufficio. Lei improvvisamente mi abbracciò forte. Era un periodo difficile per lei, e io ne “approfittai” prendendomi tutto quell’abbraccio. Come voglio ampliare questo discorso? Mi soffermo pensando a tutte le situazioni, nella nostra quotidianità, che ci toccano intimamente. Quei piccoli gesti, quegli istanti fugaci, in cui è come se ci staccassimo dalla nostra dimensione terrena e andassimo altrove. Più che chiedermi se si possa davvero essere fedeli (e immagino di sì), mi domando più che altro quanto sia facile abbandonarsi a qualcos’altro. Cos’avrà provato lei? “Ti vedeva solo come un collega, al massimo come un amico”, mi rispondereste voi. E sono d’accordo, anche io credo che fosse così. Ma quello a cui la mia mente realmente pensa è all’imprevedibilità, all’ignoto, alla gamma infinita di situazioni che si possono presentare in ogni singolo istante della nostra vita.
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Caro Fulvio, è quasi un anno che le nostre strade si sono divise e che hai lasciato la mia vita. Me ne vergogno ma è come se fossi stato un sogno, quando ti penso è come se tu non fossi mai esistito, come se non valessi nulla e questo a volte mi fa paura. Sei stato al centro del mio mondo per un anno e mezzo e sei stato spazzato via cosí velocemente che a volte mi sono chiesta se ti amassi veramente. Ma non sento il bisogno di scriverti di noi o cose simili, anzi volevo raccontarti di me di quella che ora è la mia vita. Penso di non essere mai stata cosí incasinata, mi sento persa continuamente e con la sensazione che sono sulla strada giusta. Quest'anno ho trovato lavoro, ho scoperto quanto valgo, di cosa sono capace e anche i miei limiti. Ho passato tanto tempo da sola, ho scoperto nuovi lati di me stessa e sono cresciuta tanto. A stenti riusciresti a riconoscermi se ci incontrassimo per caso, ma so che non accadrà mai. Non so quanto peso avrò dato nella tua vita, ma di certo tu nella mia ce l'hai avuto eccome. Certo mi hai lasciato delle ferite che mi hanno segnato per sempre, ma ho incontrato qualcuno che mi sta facendo vedere che sono solo delle mere illusioni. Ed è di questa persona che vorrei tanto parlarti. Il mio rapporto con lui è un totale disastro, non ci capisco mai nulla ma ho qualcosa con lui che tu hai sempre voluto con me. Abbiamo la nostra complicità, i nostri segreti, leggerezza e la nostra lunaticità. Mi fa stare bene, ed è stato il primo dopo tanto tempo a farmi provare qualcosa. Ilaria è del pensiero che lui è quello di cui avevo bisogno, perchè non abbiamo una vera storia e in effetti a volte sono talmente confusa su quello che provo e voglio che sono soddisfatta della mia situazione attuale. Ed è questo periodo della mia vita a renderlo fondamentale, perchè lui sta attraversando la mia vita ora. Sto costruendo le basi di quello che sarà il mio futuro, sono al primo capitolo della mia nuova vita e lui è qui con me a farmi ridere e a farmi impazzire. Lui sta diventando piú importante di quanto lo sia stato tu. Lui e tutte le altre persone di cui ti racconterò piú avanti se avrò ancora voglia di scriverti.
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occhietti · 1 year
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C’è chi mi dice che ero meglio "prima", ma se domando "prima di cosa?" non sanno rispondere.
C’è chi mi dice che sono cambiata, ma nessuno ha il coraggio di dire se in meglio o in peggio.
Lo dico io: sì... sono cambiata!
Cambio ogni giorno,
non sono mai uguale a me stessa.
Assorbo. Imparo. Mi metto in discussione. Mi interrogo. Sono in continuo divenire. Ogni giorno ricomincio da capo e scopro parti di me che ignoravo... Mi sorprendo. Mi reinvento. Mi rafforzo scoprendomi fragile. Già... ogniqualvolta mi sento vulnerabile, costruisco un tassello di me. Così le lacrime si trasformano in concime di vita e, quando sono a terra, prendo fiato e cerco la giusta spinta per saltare più in alto.
È vero... non sono più la donna che ero, sono ogni istante di più la donna che voglio essere, perché essere orgogliosi di se stessi è il più importante traguardo di vita.
Dopo una vita spesa a piacere agli altri, mi sono accorta che piacermi era il presupposto.
Così amarmi è più complicato, non per me, ma per gli altri. Soprattutto per chi non mi ama davvero. Perché non mi accontento più di chi mi amava per come lo amavo, ma cerco qualcuno che mi ami per quello che sono...
Ogni giorno diversa.
Ogni giorno più Io.
- Letizia Cherubino, Se non t’incontro nei sogni, ti vengo a cercare
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canesenzafissadimora · 2 months
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[ L’amore, quello vero, è roba per coraggiosi. ]
L’ho sempre pensato: se nella vita ti capita di incontrare la persona giusta allora sono un altro paio di maniche. Un po’ come nascere con la camicia. E’ tutta un’altra storia, ma lo è pure se invece questa fortuna non ce l’hai. A quel punto la strada diventa più ardua, perché, per quanto una persona possa accontentarsi di ciò che la vita gli riserva, ciò non toglie che nel profondo avvertirà sempre una spinta a risalire la corrente e buttarsi anima e corpo nella ricerca di qualcosa d’altro. Le anime affini esistono. Si chiamano, si rincorrono, si cercano, e la loro ricerca reciproca è qualcosa di talmente naturale che non si avverte mai tensione. Semmai è una questione di vibrazioni impercettibili e armoniche. L’affinità è una musica che bisogna saper riconoscere. E ascoltare. Esiste una chimica perfetta del corpo e anche della mente. Ma forse il mondo per andare avanti ha bisogno di tutt’altro, di una specie di tensione evolutiva, di equilibri costantemente messi alla prova, distrutti e ricostruiti all’infinito. Forse per tutto il resto, ma non per l’amore secondo me. Nell’amore non esiste nessun equilibrio perfetto, nessuna via di mezzo. Esiste la verità o la menzogna. Bisogna solo allenare gli occhi, perché spesso la menzogna calza perfettamente gli abiti della verità.
L’amore, quello vero, è roba per coraggiosi. E’ solo per chi sa aspettare. E sono davvero pochi quelli capaci di accorgersi che sotto un fuoco spento, a volte, restano braci incandescenti.
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Sándor Márai - "Le braci"
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pensieri-di-dea · 18 days
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- Oggi l’hai sentito?!
- Sì.
- Ti ha chiamato?
- No.
- Allora ti ha mandato un messaggio...?!
- Nemmeno.
- Non capisco.
- Eppure non è complicato, sai?! Oggi l’ho “sentito” senza parole e senza voce. Succede, sai?! È regalare spazio al pensiero. Ed è meraviglioso. Domandarsi chissàcomesta o cosastafacendo... senza domandare. Immaginare la sua vita che scorre... parallela. Sperare che vada tutto bene e sapere per certo che, per qualunque cosa di bello-brutto che sia, io sono qui e lui... anche. Concedersi il tempo della mancanza. Evitare conversazioni di circostanza o messaggi di forma che servono solo a colmare vuoti. Scoprire che il VERO SENTIRE è privilegio di pochi, gioco sottile di libertà e giusta distanza...
- Cazzate. Io se amo qualcuno lo voglio sentire tutti i giorni.
- Io lo sento tutti i giorni.
- Non fare finta di non capire...
- Io capisco. Pensa... a me, a volte, capita di sentirlo di più quando non lo sento davvero. E ho la sua voce nell’orecchio e le sue mani addosso... Mi piace pensare a tutta la vita che ci racconteremo e a tutti i pensieri che potremo condividere.
- Ma, cavoli, non ti manca?!
- Sì. Mi capita quando “sento” che non lo sento. A volte succede, sai... Allora ho un po’ paura. Però passa. È umano.
- Io non sarei capace...
- Nemmeno io sarei capace di amarlo diversamente da così.
Letizia Cherubino
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elenascrive · 21 days
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Mio Caro Settembre,
IO SONO PRONTA!
Anche quest’anno Ti ho atteso trepidante per poter porre fine ad un’altra lunga estenuante Estate, la quale mi ha sfinita con il Suo caldo incessante e per lunghi tratti perfino insopportabile. Un’altra Estate trascorsa in città, fra alti e bassi, in particolar modo quest’ultimi che hanno messo a dura prova la Mia Resilienza, di cui però sono fiera e raggiante di farti sapere che non hanno avuto la meglio. Ebbene sì, alla fine ho vinto Io! Questo perché li ho sfidati a muso duro, rimanendo in piedi, nonostante tutto, nonostante tutti! Ora dentro di Me continuo a coltivare la voglia di rinnovamento di cui Tu, come detto, sei Grande Maestro e anche quest’anno Mi auguro che riuscirai a darmi una mano, insieme all’Universo tutto che non smette di inviarmi segnali incoraggianti. Sappi che per questa ragione mi sento parecchio fortunata, se non addirittura miracolata. Questo perché nel bel mezzo della tempesta senza fine, posso comunque continuare a contare sul prezioso appiglio che mi tende il Cielo con i Suoi illustri abitanti come la Mia Amata Luna e il Re Sole, insieme a Mamma Natura. Mi sento fortemente connessa ad Essi come non mai. Ciò fa sì che tramite questa connessione pazzesca, riesca poi a trarre la giusta forza ed energia per continuare a combattere.
Sento ancora più voglia dentro di Me infatti di darmi fiducia, di donarmi più Amore, prendendomi ancora più cura del Mio corpo, della Mia Anima. Sento più nitida la voglia di migliorarmi, rischiando il Mio coraggio ed i Miei limiti. In sostanza sono più o meno questi i Miei obiettivi, i Miei buoni propositi, gli stessi di una Vita, che mi auguro con tutto il cuore di riuscire a raggiungere ancora, per sentirmi fiera e in pace con Me Stessa. L’importante è che continuo a non tirarmi indietro, evitando così di farmi bloccare dalla paura costantemente in agguato, mettendocela tutta, senza alcun risparmio, facendo come sempre fede alla Mia gentilezza e al Mio coraggio. All’arrembaggio!
@elenascrive
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