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#leggere e rileggere
latuaamicaimmaginaria · 8 months
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“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.”
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sasdavvero · 1 year
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me, writing four connected oneshots, suddenly adding a middle chapter that implies plot, going on writing the previous part and then the future part, suddenly adding the second chronological oneshots and the continuing the nth future part: parkour
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somehow---here · 9 months
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La vecchiaia è una realtà che deve esserti comunicata, da solo non si riesce mai a intenderla, può essere scambiata per stanchezza, per noia, e anche per un raffinamento del gusto, del modo di intendere la vita: chiudersi, star soli, leggere e rileggere, sentirsi saggi.
Ennio Flaiano, "Melampus, La metamorfosi amorosa di una donna", 1970, cap. 12
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Ma quanto sono belle quelle rughe attorno agli occhi e alla bocca...segni d'espressione di dolori e di risate.
Segni dei prima e dei dopo.
Adoro la mia pancetta, l'abbiocco serale davanti alla Tv, le commozioni,
i ricordi, i film e quei pezzetti della mia vita trascorsi in bianco e nero.
Ed ancora...la vespa, il solito muretto, il primo bacio e...la prima volta che hai davvero pianto per amore.
Siamo quello che abbiamo imparato da mamma e papà e...quello che poi insegnamo ad essere ai nostri figli.
Da quando ti chiamano Mammina a quando poi ti dicono: “Ma quanto rompi Mà...”
Quanto cazzo siamo belli.
Ognuno con la nostra storia.
Tutti un pò aquile ed un pò conigli.
Belli da leggere…rileggere e da raccontare.
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frammenti--di--cuore · 3 months
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I noiosi bilanci che mi tocca fare ogni tanto (e che a voi tocca leggere)
La mia vita è cambiata così tanto nell'ultimo periodo e stava cambiando anche quando credevo di essere ferma, stava cambiando anche quando io mi sentivo sempre la stessa (inutile) persona di sempre, anche quando ho passato pomeriggi interi a cercare soluzioni e a non trovarne neanche una, anche quando ho fatto passi indietro, anche quando ero incazzata, schifata, delusa, anche quando dicevo di volermi fermare e non andare più avanti. La mia vita e già mi basta dire "la mia vita" per sentirmi le lacrime agli occhi...la mia vita è perfetta così, anche se non è perfetta e non è sempre come la vorrei e delle volte mi fa piangere, delle volte mi ferisce ma la mia vita...vedi, la mia vita mi regala emozioni, sensazioni forti sulla pelle, mi fa sentire il cuore leggero e pesante, mi fa toccare il cielo e mi fa precipitare per terra ed io in quei momenti sono felice e soffro e oggi mi sento finalmente grata per entrambe le cose. Oggi so che la vita è sentire che sei vivo e, per sentire che sei vivo, devi vivere e, vivere, è una cosa bella e brutta allo stesso tempo, è freddo e caldo, è buio e luce...e queste sono tutte cose di cui nessuno di noi può fare a meno, perché la vita è vita solo così.
Oggi sono qui a scrivere questo, tra qualche giorno potrei rileggere tutto ciò e pensare che sono tutte cazzate...e mi sta bene così.
Oggi non so ancora chi sono e mi sta bene così, perché significa che dovrò fare ancora infinite esperienze per scoprirlo e non vedo l'ora di viverle.
Oggi mi affaccio ad un nuovo anno e mi fa paura come mi fanno sempre paura i nuovi anni, ma oggi i miei occhi sono in grado di guardare indietro ed avanti e il mio cuore è in grado di essere grato per quello che mi lascio dietro e per quello che mi aspetta da adesso in poi.
Non ho solo un anno in più, ho mille esperienze in più dentro e sono più vicina ad altre mille esperienze che mi aspettano più avanti lì fuori.
zoe, sì sempre io
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abatelunare · 5 months
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Questione d'esperienza
Sto provando a rileggere ora dei libri che non sono riuscito a leggere quando ero ragazzo. Non è che una questione d'esperienza. Più vivi e più leggi, più sei in grado di capire certe scritture. A parte quelle che rimangono del tutto inarrivabili. Perché non potrai vivere né leggere abbastanza per poterle un giorno anche solo sfiorare.
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kyda · 8 months
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ieri ho finito di ascoltare cuore di cane, molto molto bello, tra oggi e domani penso finirò anche uova fatali. mi chiedo se non sia il momento giusto per provare a rileggere anche il maestro e margherita nei prossimi mesi. ieri sera ho continuato a leggere la commedia di fonvizin che mi piace veramente tanto, la trovo geniale e molto divertente, sono contenta di aver scelto quest'opera a occhi chiusi e anche forse un po' con le spalle al muro, ok, ma a questo punto mi dispiace solo non conoscere abbastanza bene il russo da vedere e capire a fondo la rappresentazione teatrale. oggi comunque finalmente è l'ultimo giorno di orari rigidi di studio e stress e pensare che da domani posso respirare un po' mi sembra una bugia 🤔
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girasolealtramonto · 9 months
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“Non sarà il primo giorno di un nuovo anno a farci ricominciare. Il tempo scorre sempre e comunque, con o senza di noi. Siamo noi a decidere quando chiudere un capitolo ed iniziarne uno nuovo, quando siamo pronti, questa è la verità. Possiamo solo sperare di essere pronti il prima possibile a ricominciare da noi stessi, di lasciarci alle spalle il capitolo che non riusciamo a finire di leggere, quello che non ce ne fa iniziare uno nuovo. Non mi auguro di finire di leggerlo oggi perché è un nuovo anno, mi auguro solo di riuscire a finire di leggerlo, quando sarò pronta, e passare a quello successivo senza tornare a rileggere le pagine vecchie, quelle che tanto pure se le rileggo non cambiano il prossimo capitolo. Questo mi auguro.”
@girasolealtramonto
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armandoandrea2 · 1 year
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Per me fotografo, o almeno per il tipo di fotografia che amo e che cerco di praticare, la realtà è un infinito libro da leggere e rileggere.
Ferdinando Scianna
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unfilodaria · 2 months
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Stai a scrivere, pesando le parole giuste
A rileggere, cercando la forma e la fluidità
Correggi, limi, rileggi, tagli, aggiungi, esplichi, cancelli, terza persona, no prima persona, é meglio, no no terza persona, fa più universale. Parli di un tu ma in realtà parli di te, solo di te.
Rileggi ad alta voce. Maniacalmente lo fai più volte. Sei convinto, forse no, ma si. Vorresti che fosse solo una persona a leggere e che ti commentasse pure. E invece sono solo parole, e tali restano, date in pasto ai social. Parole che si dissolvono. Di tanto in tanto riemergono. Ma sono parole.
I fatti sono tutti dentro di te, affastellati dai ricordi di sguardi, sorrisi, urla, baci e abbracci, silenzi… lunghi silenzi… qualche lacrima. Ma alla fine diventano solo parole che scivolano via, in un cambio di schermo, in un click di troppo.
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unamacchiasulcuore · 1 year
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Ho provato a leggere per distrarmi un po’, ma in ogni riga c’era il tuo nome e in ogni pagina vedevo il tuo viso. Ho dovuto rileggere lo stesso foglio tre volte prima di arrendermi al tuo ricordo…
#unamacchiasulcuore
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greatmoonballoon · 1 month
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Sembra una banalità, ma se c'è qualcosa che può tirare un pochino su di morale è rileggere vecchi diari/agendine che scrivevo tanti anni fa.
Ho sempre avuto l'abitudine di sfogarmi scrivendo, per cui ho vari pensieri di stati d'animo diversi impressi in queste pagine.
Rileggendo cose di tanti anni fa ho ricordato quanti periodi negativi ho passato perché non vedevo cambiare alcune situazioni. Avevo dei desideri che in quel tempo non riuscivo a realizzare. Mi sentivo bloccata! Rileggendoli oggi quante cose sono felice di aver realizzato che ho superato quei periodi!
Non è stato facile, ricordo ogni frustrazione e rabbia che provavo in quei periodi. Sembravano infiniti. Eppure oggi alcune cose che desideravo con tutto il cuore si sono realizzate e le apprezzo ancora di più perché so quanto a lungo ho atteso.
Oggi vivo altre situazioni che mi fanno soffrire ma leggere questi vecchi sfoghi mi ha dato un po' di coraggio. Se quei tempi bui li ho superati e ho realizzato delle cose, mi aiuta molto ad avere un po' di fiducia che lecose che mi fanno soffrire oggi cambieranno. Avrò la mia svolta!
Quanto vorrei tornare indietro nel tempo e dire a quella ragazzina che ce la farà, che quel grigiore e quella monotonia non dureranno per sempre.
Ne avrebbe davvero bisogno! 🤍
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innamoratadellenuvole · 5 months
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Continuo a leggere e rileggere quei messaggi nella speranza di capire, nella speranza che tu decida improvvisamente di sbloccarmi, di poterti parlare...
Combatto costantemente contro l'impulso di scriverti da un account fake perché tanto poi mi bloccheresti anche lì e poi non voglio rifare gli errori già commessi con altre persone prima di te.
Già quello che è accaduto, non sarebbe dovuto succedere.
Mi stai mandando in panne il cervello.
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precisazioni · 1 year
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da quanto ne so, chi ha voglia di studiare, di solito, si siede davanti a un libro e studia. evito discorsi sull'adhd e territori adiacenti: non è quello a cui mi riferisco. fintanto mi limito a leggere libri e riviste per diletto, mi pare di assimilare ogni concetto; sono in grado di leggere un articolo di giornale, un paragrafo di un libro e spiegare abbastanza bene cosa vi è riportato. nel momento in cui l'attività si direziona verso un approccio didattico, finalizzato a un esame, si presentano un vuoto nella comprensione e una serie di insicurezze: leggo e rileggo; inizialmente credo di aver capito ma poi nell'esposizione mentale mi forzo a ripetere doverosamente ogni riga o quasi del paragrafo, che inevitabilmente mi porta a ritenere fallacea la mia immagazzinazione del testo e da lì: credevo di avere capito, ma se così non fosse? non è che ci sono significati sfuggevoli in quel che ho letto, un substrato di informazioni? perché non sento la scintilla della comprensione, un eureka! permeo di sensazione fisica, un bagliore cerebrale nel leggere un testo? non è che forse non ho capito nulla? cosa significa capire un testo? che so spiegarlo a parole mie? perché non sono capace di esprimermi con parole mie su ogni argomento che mi interessa? non è che faccio così anche per i libri, per i saggi, per le riviste che leggo? che non capisco niente e faccio finta? di fronte a un esperto, sarei in gado di reggere un confronto verbale? inizio dunque a fissare il testo, a rileggere le parole, concentrandomi su ogni frase che, dopo un po', inizia a perdere di significato, chiedendomi se tra una lettera e l'altra magari si cela, magari riesco a trovare una nuova chiave di lettura
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gregor-samsung · 1 year
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“ Il metodo Falcone
«Nemico numero uno della mafia», l'etichetta gli resterà attaccata per sempre. Circondato da un alone leggendario di combattente senza macchia e senza paura, il giudice Giovanni Falcone, cinquantadue anni, ne ha trascorsi undici nell'ufficio bunker del Palazzo di Giustizia di Palermo a far la guerra a Cosa Nostra. Queste pagine ne costituiscono la testimonianza. Non si tratta né di un testamento né di un tentativo di tenere la lezione e ancor meno di atteggiarsi a eroe. «Non sono Robin Hood,» commenta in tono scherzoso «né un kamikaze e tantomeno un trappista. Sono semplicemente un servitore dello Stato in terra infidelium». Si tratta dunque piuttosto di un momento di riflessione, del tentativo di fare un bilancio nell'intervallo tra vecchi e nuovi incarichi: il 13 marzo 1991 il giudice Giovanni Falcone è stato nominato direttore degli Affari penali del ministero di Grazia e Giustizia a Roma.
Lontano da Palermo.
La partenza dal capoluogo siciliano, il distacco da una vita che si alternava tra auto blindate, dall'atmosfera soffocante del Palazzo di Giustizia, dalle lunghe notti a leggere e rileggere le deposizioni dei pentiti dietro le pesanti tende di una stanza superprotetta, dai tragitti tortuosi con la scorta delle auto della polizia a sirene spiegate sono forse stati una specie di sollievo. Ma Falcone non si fa illusioni, non dimentica il mancato attentato del 21 giugno 1989. cinquanta candelotti di tritolo nascosti tra gli scogli a venti metri dalla casa dove trascorre le vacanze: «È vero, non mi hanno ancora fatto fuori… ma il mio conto con Cosa Nostra resta aperto. Lo salderò solo con la mia morte, naturale o meno». Tommaso Buscetta, il superpentito della mafia, lo aveva messo in guardia fin dall'inizio delle sue confessioni: «Prima cercheranno di uccidere me, ma poi verrà il suo turno. Fino a quando ci riusciranno!».
Roma è soltanto in apparenza una sede più tranquilla di Palermo; ormai da tempo i grandi boss mafiosi l'hanno eletta a loro domicilio. La feroce «famiglia» palermitana di Santa Maria di Gesù vi ha installato antenne potenti. Senza contare la rete creata dal cosiddetto «cassiere» Pippo Calò, con il suo contorno di mafiosi, gangster e uomini politici. Le ragioni per le quali Falcone ha scelto Roma come nuova sede di lavoro sono diverse: nella capitale di Cosa Nostra non poteva più disporre dei mezzi necessari alle sue inchieste e il frazionamento delle istruttorie aveva paralizzato i giudici del pool anti-mafia. Era diventato il simbolo o l'alibi di una battaglia disorganizzata. Conscio di non essere più in grado di inventare nuove strategie, l'uomo del maxiprocesso, che aveva trascinato in tribunale i grandi capimafia, non poteva rassegnarsi a rimanere inerte. Ha scelto di andarsene. Le informazioni da lui raccolte possono essere utilizzate con profitto anche lontano da Palermo. Certo, non dovrà più svolgere personalmente le indagini, dovrà invece creare condizioni tali per cui le indagini future possano essere portate a termine più rapidamente e in modo più incisivo, dando vita a stabili strutture di coordinamento tra i diversi magistrati. Il clima nel capoluogo siciliano è cambiato: è spenta l'euforia degli anni 1984-87, finita la fioritura dei pentiti, lontano il tempo del pool antimafia, dei processi contro la Cupola istruiti magistralmente. In questa città impenetrabile e misteriosa, dove il bene e il male si esprimono in modo ugualmente eccessivo, si respira un senso di stanchezza, il desiderio di ritornare alla normalità. Mafiosi regolarmente condannati sono tornati in libertà per questioni procedurali, alcune facce fin troppo note ricompaiono nei ristoranti più alla moda. Le forze dell'ordine non hanno più lo smalto di un tempo. I pool di magistrati sono ormai svuotati di potere, il fronte ha smobilitato. Cosa Nostra dal canto suo ha rinunciato all'apparente immobilità. La pax mafiosa seguita alle pesanti condanne del maxiprocesso, da un lato, e al dominio dittatoriale dei «Corleonesi» sull'organizzazione, dall'altro, non è più salda come prima. Si moltiplicano i segnali di un progetto di rivincita delle «famiglie» palermitane per riconquistare l'egemonia perduta nel 1982 a favore della «famiglia» di Corleone, i cui capi, latitanti, si chiamano Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Luciano Leggio, quest'ultimo in carcere. La mafia sta attraversando una fase critica: deve riacquistare credibilità interna e rifarsi una immagine di facciata, in quanto entrambe gravemente compromesse. «Abbiamo poco tempo per sfruttare le conoscenze acquisite,» ripete instancabilmente Falcone «poco tempo per riprendere il lavoro di gruppo e riaffermare la nostra professionalità. Dopodiché, tutto sarà dimenticato, di nuovo scenderà la nebbia. Perché le informazioni invecchiano e i metodi di lotta devono essere continuamente aggiornati.». “
Giovanni Falcone in collaborazione con Marcelle Padovani, Cose Di Cosa Nostra, Collana Saggi italiani, Milano, Rizzoli. Prima edizione: 13 novembre 1991.
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progvolution · 1 year
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Finché anch’io arrivo a un punto che certo è il culmine del racconto e mi strappa un forte: «Ah! Che splendida pensata! Com’è ben detto!» e chiudo per un momento gli occhi per ripensare a quanto ho letto, che apre un varco nella babele dei miei pensieri, mi fa scorgere prospettive del tutto nuove, fa fluire verso di me nuove idee e associazioni, sì, mi mette perfino nell’orecchio quell’eterna pulce: «Devi cambiare la tua vita!» E quasi meccanicamente allungo la mano verso la matita e penso: «Questa te la devi segnare», e «ci scriverai vicino un “Molto bene” con un grosso punto esclamativo, e con un paio di parole chiave annoterai i pensieri che questo brano ti ha fatto venire in mente, per aiutare la memoria e documentare il rispetto che provi per l’autore che ti ha così illuminato!» Ma, sorpresa! Quando porto la matita sulla pagina per scarabocchiarci il mio «Molto bene!» mi accorgo che un «Molto bene!» c’è già, e anche le parole chiave che volevo annotare il lettore che mi ha preceduto le ha già scritte, e con una calligrafia che conosco molto bene: la mia. Infatti il mio predecessore altri non era se non io stesso. Ho già letto questo libro molto tempo fa. Allora mi assale una pena indicibile. È una ricaduta dell’antico morbo: l’amnesia in litteris, la perdita totale della memoria letteraria. E mi sento travolgere da un’ondata di rassegnazione davanti all’inutilità di tutti gli sforzi di sapere e di tutti gli sforzi in genere. Perché leggere, dunque, perché rileggere questo libro ancora una volta quando so benissimo che tra poco non mi resterà più neppure l’ombra di un ricordo? Perché, mi chiedo allora, fare qualunque cosa, quando tutto alla fine si disintegra? Perché vivere, quando comunque si deve morire? E richiudo il bel libro, mi alzo e abbattuto, come un cane bastonato, torno davanti alla libreria e lo ripongo in mezzo ad una schiera di volumi altrettanto anonimi e dimenticati.
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