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ithilindil · 5 years
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allmadamevrath-blog · 6 years
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Dizionario dell'esoterismo. Storia, simbologia, allegoria. Mondo
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Dizionario dell'esoterismo. Storia, simbologia, allegoria
Mondo
Per l'esoteriista, il mondoo è l'espressione della potenza della parola di Dio. In quanto effetto di tale potenza, il mondo ingloba non solo la natura fenomenica, osservabile e oggettivaa, ma anche la natura vivente fatta di scambi dinamici, psichici e spirituali che regolano la corrispondenza delle ragioni necessarie e sufficienti della necessità e della Grazia. E' quanto dire che la scolastica di una 'natura naturata' e di una 'natura naturante' avrebbe l'unica conseguenza di oscurare l'unità stessa dei livelli del mondo esoterico e di stabilire delle separzioni là dove non esisterebbe soluzione di continuità, se non fossimo troppo inclini a superare, con il falso pretesto del rigore scientifico, l'obiettivo dal soggettivo, il certo dal possibile. La soggetività, il possibile, come l'immaginario e il sacro fanno ancora parte del mondo in cui rivelano simultaneamente gli aspetti più segreti, L'interesse della scienza esoterica consiste nel radicare il quotidiano nel mistero e nel grao elevato delle sue origini, la banalità e il profano non sono più che indizi in base a cui effettuare un'urgente riconversione dello sguardo, troppo spento, volto alle apparenze. Occorre dunque la rigenerazione dello stesso uomo, del suo corpo, per sperimentare la sua totalità. Quest'ultima, quali che siano le gerarchie dell'essere e le scale di valori che possono articolare, l'ontolo gia e l'etica, si distingue sia da un sistema speculativo, interessato alle analogie dell'essere, sia da una morale, occupata a regola re il proprio rapporto con la legge sociale. L'esperienza del mondo esoterico è quindi la rinascita alle riunificazioni del senso e della vita, alle armonie di sé e degli altri, al cosmo. Il mondo esoterico, non esilia il mondoo del pensiero vuoto né si confina nelle terre sconosciute del dopo morte. Il mondo dell'esoterista interiorizza la presenza dei cicli invisibili; le sfere dell'evoluzione spirituale fanno risuonare il mondo terrestre dell'eco della loro musica: Orfeo, Pitagora e Platone hanno saputo riassumere la portata iniziatica di queste corrispondenze, nel Tirso, nei numeri e nella caverna. L'intensità dellla coscienza che riconosce la propria vocazione cosmica del tempo (illo tempore) della sua creazione, o l'occorrenza dell'essere, il quale per la sua stessa sruttura, è saldato al piano generale del mondo, sono da soli i 'segni' di un mondo il cui principio non è mai quello dell'arbitrarietà dei suoi significati, ma quello del senso con cui interpretare quegli apparenti vuoti all'interno della trama del senso stesso. <<Dio svolge nei cieli i rotoli fino a quando l'uomo li sappia leggeere>>riprendendo il Corano: <<Noi mostreremo ben presto loro i nostri Segni, nell'Universo e in loro stessi, fino a quando edranno chiaramente che questa è la verità>>. Il mondo esoterico può essere analizzato a tre livelli: quello dei rapporti tra Uno e Tutto, le randi strutture ontologiche; quello della sua genesi in rapporto al divino, che nelle sue manifestazioni è conemporaneo alla 'creazione' del mondo; quello del senso per l'uomo, la cui genesi è legata tanto alla manifestazione del divino quanto alla creazione del mondo, che lascia intravedere in quale senso l'uomo risulti un archetipo dell'universo. Il mondo degli esoteristi, sufi, cabalisti, indiani è contraddistinto dall'unità. L'Uno costituisce il Tutto, di cui quest'ultimo è l'espressione, ma ancora il Tutto si congiunge solo a se stesso, il che mette l'esoterismo al riparo dall'accusa di panteismo fin dal primo principio ontologico. Paolo: <<Noi siamo in Dio, e in Dio abbiamo la nostra esistenza?>> Parimenti niente è più vano delle controversie sull'uno e sul multiplo, sul monoteismo e sul politeismo, sulla creazione ex nihilo e sull'emanazione, dato che, perché l'essere sia, si deve in un senso paralre dell'essere di Dio, del desiderio del 'Tesoro dei Tesori' di esser conosciuto, e a tale scopo di produrre la propria natura ancora prima della natura della propria creatura. Questo desiderio o volontà di Dio, al limite questa grande illusione cosmica, il Gioco Cosmico del Vedanta, ci rimandano alla solidarietà ontologica del Tutto e dell'Uno, che origina Dio produttore della natura di Dio. Dopo di che, nel basso e nell'alto della scala è l'Identico che si rivela all'Iniziato, dunque a se steso, nella liberazione della csciienza separatista; è ancora Jehova che crea in Elohim un mondo la cui struttura riflette quella della Grande Figura. La Grande regola come dice lo Zohar dopo Ermete, Platone e Fo-hi è: <<il Tutto è Uno e non esiste separazione>>. <<Tutte le cose dipendono le une dalla altre e tutte sono legate a loro affinchési sappia che tutto è uno, e tutto è l'Anaziano e niente è separato da lui>>. Dio non è uno, nel senso in cui esso, in quanto <<luce dei Cieli e della Terraa>>, è la luce dell'essere e non un essere a fianco o al di sopra degli altri esseri>>. Ciò permette di realizzare il  tawhid  in sé, la reintegrazione o il riassorbimento dei livelli dell'essere  o della coscienza nel loro principio. L'unità del mondo in Dio fonda la presenza del divino in ciascuno degli anelli della catena. La comprensione adeguata del particolare implica la considerazione della presenza infinita della sua causa, presa nella storia eterna di tutte le ierofanie. La totalità, è anche un principio di coscienza dell'essere. Il mondo degli esoteristi non ignora la storia, preferendo ai tempi delle contraddizioni umane i cicli delle teofanie. Lo stesso vale per tutte quelle concezioni filosoficehe dlla storia le cui sottostrutture non coincidono con quelle delle teogonie, soprattutto quando esse ne intraprendono la smitizzazione. La capacità di rinnovamento dedl mondo è in rapporto con la duplice ralazione che unisce il Creatore alla sua creazione, e ciò in tutte le tradizioni. Il mondo è il contenitore in cui tutto giunge all'essere e il contenuto, in quanto manifestazione del prototipo universale. Ciò equivale a dire che Dio ha nei confronti della natura un rapporto di coincidenza secondo l'ordine della creazione, e una differenza essenziale quanto a essenza. Il sufismo situa il nome o gli attributi di Dio (Allah), l'Uno (al Haad), di Verotà e di Assoluto (al Havy) al di là dell'intera creazione, in cotrapposizione ad altri nomi, quello del Creatore (al Kalik), del Generoso (al Karim), di Colui che vive (al Haijy), del Riconoscente (al Shakin) - che rappresentano gli attributi di Dio secondo la successione antologica dei livelli della creazione. La tradizione cabalistica contiene due immagini differenti del Dio non manifestato (Oyim) e del Dio manifestato (En Soph), nell'eccellenza della Sefirot Kether, nella quale ha origine l'Albero del Mondo. Il Vedanta riconosce un'analoga distinzione tra il Brahman Nirguna (Brahman privo di qualificazioni) e Bahman  Saguna (Brahman fornito di qualificazioni). La storia del mondo, consce una messa in scena. Può capitare però che lo scenario cambi. LA vita stessa che Dio insuffla nel mooìndo ha origine nel principio di indeterminazione che rigenera l'ontologia. Il senso profondo dei cicli sta nel sancie le nuove alleanze della storia degli déi e della storia degli uomini. <<Coloro che sanno che il santo giorno di Brahman finisce solo dopo mille ere, e che la notte abbraccia un uguale intervallo temporale, conoscono veramente il giorno e la notte. Allo spirare di tale notte; Brahman che si era addormentato si risveglia...Un nuovo ciclo comincia al ritmo scandito dedll'espirazione e dell'inspirazione di Brahman. La storia del mondo ha per metafora quella delle sue respirazioni. La vita degli esseri comincia e finisce allo stesso modo. Quando Brahman inspira, riassorbe la sua creazione; quando espira, la emana. Di 'Lui' il 'qui e ora' dell'essere sono già lavorati dal nuovo che viene, così come si dice che Dio crea un <<nuovo cielo e una nuova terra>>. La storia del mondo è duplice: è uno svolgersi qui (in basso) delle teofanie, ma è soggetta, innanzi tutto, al continuo rinnovamento delle teofanie stesse. Il mondo comporta diversi livellii di realtà fisica, psichica, spirituale o divina, nei quali si è sviluppato nel corso di una genesi tanto mentale che fisica. Il mondo appare come la risultante di un processo sempre involutivo, quello della condensazione progressiva di una struttura e di un ordine esistenti in precedenza nel pensiero di Dio. Questo processo ne richiama un secondo, l'evoluzione o ritorno della creatura nel suo principio: è la via delle iniziazioni, ma anche del corso della natura. Quest'ultimo meno rapido descrive un'ellisse. Il ritorno non laascia immutato un mondo che si spiritualizza per realizzarlo. Ogni cosmologia implica, una teofania, come per esempio quella della Genesi. E' che se il mondo è un pensiero di Dio, Dio deve innanzi tutto sviluppare il suo pensiero in un linguaggio che articoli i verbi divini della sua potenza. Accadde così in Leschatons de la Sagesse di Ibn'Arabi, o nello Zohar, per Rabbi Simeone e Rabbi Eleazar. Il mondo è in primo luogo l'emanazione di questo pensiero. La prima istanza di questa decisione di essere evoca molto spesso la dimensione piena e sovracondensata del punto: <<Quando il misterioso di tutti i misteriosi vuole risvegliarsi, produce innanzitutto un punto, che diventa il Pensiero divino>>. Questo punto è qui Kether, e il suo riassunto vivente, da cui irradiano i trentadue sentieri, o il lume: <<origine di tutti i Verbi>> (Maamaroth). E' questo il punto iniziale di ogni teofania <<Finché la scintilla divina era chiusa nel palazzo sublime, cioè prima di manifestarsi, non formava alcuna particolarità suscettibile di essere designata come l'essenza divina attraverso qualsiasi nome>>. Il tutto non forma che l'Uno, sotto il nome di Rosch. Ma quando Dio creò il palazzo della materia, mediante il seme nascosto (Ascher), <<Ascher si delineò nell'essenza divina>>. Le Scritture possono insegnarci, che <<primariamente in  principio egli creò Elohim (determinò un'esistenza potenziale. Egli-gli Dèi, l'Essere degli esseri), l'ipseità dei cicli e l'ipseità della terra>>. Il segno di plurale-singolare e di un complemento-oggetto che è anche soggetto (Egli-gli Dèi) che precede la prima fase della Gnosi situa già il passaggio dal virtuale all'atto di una nuova potenzialità (nel principio)ricca di tutti i suoi sviluppi, il punto. Come tutte le figure si generano dal punto, Dio estrarrà dal punto (Yod) tutte le direzioni dello spazio, e tutte le Sefirot, <<il mondo intero è formato in tal modo, a partire dal misterioso punto supremo fino al più infimo grado della creazione, tutto fa da rivestimento a qualche altra cosa...>>. La pratica dei mantra si sforza di animare il bija, l'essere o simbolo essenziale della formula prnunciata, della ppotenza dell'uno che sostiene il cosmo. Così il triplice Bindu riassume la struttura della Maya-Shakti e di ogni manifestazione. La prima tappa delle cosmogonie rivela delle strutture isomorfe; il punto coorrisponde all'uovo del Codice di Manu, al 'Cielo stellato' della teogoni a di Esiodo, noto dall'esatta complementarietà tra Urano e Gea. Così nasce nella scrittura e nello Zohar il firmamento che separa e al tempo stesso unisce le acque in basso da quelle in alto, il cerchio e il punto, proiezione di un piano del triangolo delle tre pprime ipostasi (Kether, Hochma, Binah), che preparano la tappa della creazione mediante la divisione operata da quella struttura tra la luce e le materie cosmiche. Quando l'uomo si divvide in due, nel Codice di Manu, è la fine del primo anno del soggiorno di Brahma: <<Egli divise in due quell'uovo. Con i due emisferi, fece il cielo e la terra...>>. Esistono ormai due tipi di luce nello Zohar, la luce attiva (Hochma) e la luce passiva (Binah), che sono i due poli delle due parti dell'asse, o colonna centrale, equilibrata da Kether, è stato traccito un limite tra il cielo superiore degli Hoyath e le acque in basso. E' la fine del secondo giorno: la dualità è all'origine tanto della maniffestazione quanto degli antagonismi.  Il terzo giorno  vede la creazione della 'terra', dei 'mari', della 'vegetazione' e degli 'alberi fruttiferi' simbolici. Secondo lo Zohar, si tratta della giustizia e della scienza del bene e del male. E' l'opera della madre che riproduce il seme del padre, il popolo degli angeli. Ma si tratta di una terra di un'altra natura, la terra spirituale irrorata dall'alto dei cieli. Come l'emanazione della cabala comprende l'opera congiunta delle tre prime Sefirot, cosìì la creazione comprende quella del ternario Hesod, Geburah, Tipheret; la formazione attraverso Netzach, Hod e Yesod e l'azione che ne è il risultato: Malkut. Ogni Sefirot, ha un suo proprio ruolo cosmogonico. E' notevole il fatto che Al Farabi, il primo grande filosofo arabo, Avicenna, i Fratelli della Purezza svilupparono concezioni molto simili. Il sufismo in generale distingue tra tre discese di vere realtà. Semnani attribuisce la prima discesa all'Essenza che trascende ogni interpretazione; è infatti necessario, che lo stesso principio dell'essere discenda a livello dell'essere. E' questa discesa che fa essere l'essere, come Kether. E' solo a livello della sceonda discesa che noi possiamo concepire che questa Essenza, faccia essere gli attributi che le sono immanenti, essenziali tutti, come i princìpi della creazione lo sono nella saggezza di Hochma. Sono gli attributi della Vita. La terza discesa segna il passaggio dall'essere al fare. E' <<la teofania non per se stessa ma er gli altri, ed è la luce, pienezza della sua vita, rivelazione del suo essere>>. A queste tre sfere ontoteologiche, aggiungiamo le sfere del mondo dei simboli, il regno angelico (al Malkut) e la sfera propria della natura umana (al Nasut); abbiamo così le strutture del cosmo sufi che leggono le corrispondenze tra uomo, Dio e il mondo>>. Moltiplicando i confronti tra teofanie diveerse si giunge a due grandi divisioni, che scompaiono sul piano ontologico: l'unità indifferenziata assoluto a l'unità come princippio dell'essere e delle sue distinzioni. Lo sviluppo di tale unità avviene secondo un ternario divino, che altro non è che la polarizzazione equilibrata dell'unità di Dio. Infine lo sviluppo delle potenzialità ammette dopo il mondo dei princìpi e in base a simbolismi e catene numeriche di elementi differenti, il mondo delle leggi o delle energie cosmichee quello dei fenomeni naturali. Il punto più significativo in cui tutte le cosmologie interferiscono è che l'uomo si trova a essere al tempo stesso il contemporaneo del mondo e la'rchetipo della creazione. Tutte le tradizioni conoscono l'esistenza dell'Uomo Universale. Quest'uomo conosce i nomi sacri di Dio, la sua genesi è l'eco tanto della struttura del mondo quanto delle teofanie. La sua polarità è quella stessa della dinamica della creazione. E'al tempo steso l'artefice e l'erede del mondo. Lo Zohar ci ricorda che gli è promessa la corona della vita, ossia la padronanza dei misteri dell'universo. La genesi del mondo è quella stessa del suo corpo, così come i cieli spirituali e le terre sono gli organi del corpo divino. Una volta di più si veriifica la stupefacente profondità dell'autentica chiave dedl frontespizio di Delfi, che fa vibrare le armonie del Tutto: <<Conosci te stesso e conoscerai l'univverso degli dèi>>.
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