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lucianopagano · 1 year
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I sensi della volgarità. La volgarità dei sensi. Su «Lingua volgare» di Paola Maritati
«Lingua volgare» verrà presentato per la prima volta a Lecce il 21 aprile prossimo, alle ore 19, presso la Biblioteca Bernardini di Lecce.
Si tratta del libro d’esordio, il primo libro di Paola Maritati, di cui cerco di dare, una mia opinione e spiegazione, a partire dal titolo. Interpreto la scelta di «Lingua volgare» in due modi, il primo è inerente al fatto che qui ci si riferisce a una lingua “diretta”, “sconcia”, volgare appunto, afferente a un linguaggio che noi utilizziamo quotidianamente quando vogliamo essere il più diretti possibile. Quindi queste poesie sono poesie che nascono da situazioni reali e le affrontano in maniera esplicita, diretta.
«Lingua volgare», in battuta parallela, è anche un richiamo alla lingua delle origini. Quando Dante Alighieri decide di realizzare le sue opere dove si parla di lingua, dove si affronta la tematica della scrittura in lingua volgare, decide di utilizzare la lingua volgare e fa diventare questa scelta una scelta politica. La Commedia è scritta in volgare, è l’opera a cui lui crede di affidare il suo messaggio per i posteri, l'opera percepita da lui stesso come più importante. Non è la stessa scelta che è stata fatta per esempio da Petrarca che ha scritto in latino molta della sua scrittura anche poetica («Africa», «De Vita Solitaria», «Secretum»).
Dante fa questo passo in avanti, che è quello di scrivere la Divina Commedia in volgare, ed è anche con lo spirito di questo esperimento dantesco che va colto il riferimento di questo titolo, «Lingua volgare», la raccolta di poesie ideata e scritta da Paola Maritati, uscita numero quarantuno della collana di poesia di Musicaos Editore. È quindi un'esordiente con uno sguardo alla contemporaneità e allo stesso tempo rivolta alle origini. Un altro discorso della lingua volgare è un richiamo allo stesso canzoniere di Francesco Petrarca, che si intitolava «Rerum Vulgarium Fragmenta», cioè ‘frammenti di cose scritte in volgare’, o ‘frammenti di cose volgari’, perché lo stesso Petrarca riteneva che le poesie, il «Canzoniere» a cui lui ha lavorato per tutto il corso della sua vita, fossero in realtà una raccolta di cose e meno importanti rispetto alla sua scrittura poetica, filosofica, trattatistica in latino. Il fatto quindi di utilizzare questo aggettivo “volgare” come per riferirsi a qualcosa di poco importante, perché l’utilizzo dell’aggettivo volgare “all'origine”, significa esplicitare “immediatamente comprensibile”.
“Immediatamente comprensibile”, lingua volgare perché “lingua del volgo”, quindi quando Dante scrive in lingua volgare scrive la lingua del volgo, del popolo, e quando Petrarca decide di definire le sue poesie “rerum vulgarium”, sa che sta utilizzando il linguaggio del volgo, sappiamo bene a posteriori quanto questo linguaggio del volgo nella scrittura di Petrarca e nella scrittura di Dante abbia fondato la letteratura e la lingua italiana.
Nella lingua italiana è avvenuta una cosa, grazie a Dante e grazie a Petrarca, straordinaria, ovvero sia la lingua italiana al contrario delle altre letterature, ha raggiunto il suo apice, il suo picco, all'inizio della propria storia. Difficilmente riusciremo a raggiungere i vertici raggiunti dalla poesia di Petrarca, che ha tracciato una strada “lirica” nella produzione della letteratura italiana, e allo stesso modo da Dante, che ha approntato una strada poetico lirica di poesia che parla anche della quotidianità, della politica, che affronta i fatti accaduti nella cronaca trasfigurandoli in un pensiero politico, filosofico e religioso. Queste due linee date da Petrarca e da Dante sono nate in una lingua volgare decisa, fortemente voluta; è quella che poi ha "vinto", ed era questa linea poetica che racconta la lirica dell’io, quindi quella petrarchesca, insieme a poesie che raccontano le cose quotidiane, la politica, le cose che accadono nella società.
L’illustrazione di copertina di «Lingua volgare» è opera di Andrea Moriero, raffigura un pesce, ha le pinne, anche se somiglia un po’ a un uroboro che si morde la coda. Mordendosi compie un cerchio al cui interno ci sono le corde di una lira, un antico strumento musicale per cantare qualcosa che in teoria non è cantabile, quella lingua sommersa dei pesci che non emettono suoni. Questa raccolta, «Lingua volgare» di Paola Maritati, ha la coerenza interna di un canzoniere, per lingua e tematiche.
«Lingua volgare» è la raccolta poetica esemplare dello stupore che genera la realtà e diviene verso in una scrittura dalla cifra stilistica tracotante, dal discorrere ripido. L’esordio poetico di Paola Maritati si muove in un terreno polisemantico dove la tenzone è accesa, brillante, tra poesia aulica e verso sconcio, nella ricerca continua di un punto di equilibrio in una forma che fa suoi alcuni modi della poesia italiana delle origini, per arrivare a spingersi in zone ipermoderne, invettive. «Le persone che hanno molta immaginazione naturalmente sono spinte a parlare ad alta voce», scriveva Pietro Verri, «… vi è però un che di scurrile in questo modo di esprimersi». 
Qui c’è una voce alta, dal tono “in levare”, che delinea personaggi archetipici, protagonisti di filastrocche per adulti e rime del disincanto, dove gli hashtag sono segnavia e allo stesso tempo indizi di smarrimento, tendono la mano nella costruzione di un filo rosso che coniuga modalità antiche e moderne, per poi ritrarsi lasciandoci un quadro organico, coerente. «Lingua volgare» è poesia che ci riporta all’istante immediato di una vita «qui e ora», con una radicalità da medioevo contemporaneo, sacro e profano, tra trivialità e ironia, sarcasmo e irrisione, con echi poetici dai Limerick, Rodolfo Wilcock e «Carmina Burana».
Luciano Pagano
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LXIV. GLOBALIZZAZIONE LUNARE
Mi piace pensare alla globalizzazione lunare
come alla prima forma, quella vera,
che unica sarebbe dovuta restare.
Luna,
s o g n o p o p o l a r e
ovunque uguale e disponibile da ammirare,
a portata di occhi,
di tutti i tipi
grandi piccoli poveri e ricchi.
Luna globale,
l ’ o r i g i n a l e.
Neanche nei migliori negozi te la puoi comprare.
Che cazzo ci siamo globalizzati a fare
#noglobal #luna #globalizzazionelunare #originales #scrivocomeparlo
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Paola Maritati, nata nel 1985 a Galatina, vive a Nardò. Laureata in scenografia teatrale e cinematografica all’Accademia di Belle Arti di Lecce, lavora nel teatro come scenografa, costumista e progettista teatrale. Firma progetti in campo sociale e artistico, collabora con varie cooperative impegnandosi maggiormente sui problemi legati all’immigrazione e alla lotta di genere sul territorio Pugliese. Appassionata d’arte, politica e fantascienza, attualmente lavora presso l’Accademia Mediterranea dell’Attore di Lecce come Social Media Manager. Ha due figli, Cosimo e Alice.
“Lingua volgare”, Paola Maritati (Musicaos Editore, Collana Poesia, 41) | formato 12,7x20,3cm, pagina 182, prezzo €15,00, ISBN 9791280202796
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luigicella · 5 years
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“Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta, ch’ogne lingua deven tremando muta, e li occhi no l’ardiscon di guardare”. #DanteAlighieri #8marzo #Festadelladonna #italialove #festa #instagram #instalike #insta #likeforlikes #mystyle #dante #alighieri #cultura #linguavolgare #stile #post (presso Pavia, Italy) https://www.instagram.com/p/BuwA66tF6G1/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=dse9kokc35sr
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