#moraviany

[familyadventuresinnewyorkstate]

This is one of the most beautiful parks in New York State and the most underrated. People often over look this gorgeous park but it is worth taking the time to explore…https://familyadventuresinnewyorkstate.com/fillmore-glen-moravia-new-york/ #fillmoreglen #fillmoreglenstatepark #newyorkstateparks #cowshedfalls #hiking #fingerlakesoutdoors #fingerlakes #fingerlakesny #fingerlakesregion #waterfall #waterfalls #waterfallhike #gorgetrail #hikingadventures #waterfallhike #chasingwaterfalls #moraviany #waterfallchasing #explorenewyork #bestgetaway #magicplace (at Fillmore Glen State Park) https://www.instagram.com/p/CRUyK75hrVN/?utm_medium=tumblr

[nylandquest]

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[iltrombadore]

Heri dicebamus: come nacque e andò a finire un battibecco tra “Il Popolo” e “l’Unità”

Il 26 Aprile del 1980  si era appena aperta la campagna elettorale per il rinnovo dei consigli regionali. Io ero al mio posto di redattore culturale all'Unità. Non riuscivo a digerire la brusca reprimenda ad Amendola fatta da Berlinguer al Comitato centrale del PCI nel novembre 1979 con l'annuncio di una contrapposizione alla DC che metteva la parola 'fine' alla politica di 'solidarietà nazionale'. Non approvavo in cuor mio quella tendenza. Ero stato favorevole  alla convergenza parallela  con la Democrazia Cristiana, intesa quale ricucitura della collaborazione governativa tra le forze popolari (comunisti, socialisti, cattolici) che aveva inaugurato la vita repubblicana fino al 1947, e di cui il progetto del 'compromesso storico' mi sembrava un aggiornamento. C' era stato da poco (1978) l'assassinio di Moro, smanie guerrigliere di vario genere serpeggiavano nel sottosuolo della sinistra extraparlamentare anti-PCI, e un sommario ma incisivo intervento della magistratura aveva  messo fuori combattimento (7 Aprile 1979) lo stato maggiore  eversivo della 'autonomia operaia'. 

Adesso però avvertivo che qualcosa stava mutando, e non solo nei toni, nella propaganda del partito da poco tornato all'opposizione. Assistevo ad un accanimento polemico, al susseguirsi di partiti presi, come se nel PCI fosse invalsa la ossessiva preoccupazione di far dimenticare gli anni in cui aveva collaborato con la DC (che furono comunque anni in cui si affrontò il controllo dell'inflazione tutelando redditi e stato sociale) nella persuasione che ciò valesse il prezzo di un rilancio del consenso popolare (ma accadde il contrario...). In questa drammatica situazione al giornale, diretto allora da Alfredo Reichlin, ci si impegnava ad ingigantire la polemica finanche sulle pagine culturali; e per questo venni incaricato di 'sistemare'  Alfredo Vinciguerra, giornalista democristiano, che su 'Il Popolo' se l'era presa con la politica culturale del PCI per la decadenza pedagogica nelle scuole medie, dove gli studenti non leggevano più una riga dei 'Promessi sposi' sostituiti dalle pagine di Moravia e Pasolini. Era una polemica frusta e bacchettona, quella di Vinciguerra, scontata e facile; tuttavia non era priva di qualche fondamento, se si pensa alla complessità morale del capolavoro manzoniano, unico romanzo di formazione della nostra storia letteraria (con l'eccezione forse del Nievo), al paragone con l'epicedio para-verista ed esistenziale dei racconti moraviani e delle 'storie scellerate' di Pasolini. 

Ci sarebbe stato da discutere e approfondire, volendo. Per prendere una buona volta le distanze dal tanto decantato acume letterario di Antonio Gramsci, che aveva capito ben poco del Manzoni, liquidandolo come prova di aristocratico distacco, di stampo alto borghese e cattolico, dalla vita del popolo. Mi sarebbe piaciuto accennare, sia pure in breve, ad una revisione critica in proposito. Ma urgeva la propaganda e alla fine per tagliare corto mi chiesero una netta stroncatura del Vinciguerra e della sua uscita 'anticomunista'. Buttai giù un corsivo, facendo la faccia feroce un po' a malincuore. Avrei voluto anch'io che nelle scuole italiane non si perdesse, come invece si andava perdendo, l'attenzione manzoniana per la storia e l'esperienza morale dei due popolani gettati tra i tumulti della storia come anime irresponsabili sorrette dal filo di una invisibile provvidenza. Ma non lo dissi. Rimbeccai il giornalista de 'Il Popolo' trattandolo da ignorante e incompetente in fatto letterario. Il corsivo fu pubblicato ma in segreto me ne pentii. Ed avvertii il bisogno di far sapere privatamente al Vinciguerra, che non conoscevo, che solo ragioni di schieramento elettorale avevano motivato i toni aggressivi nei suoi confronti e della memoria di Alessandro Manzoni, per il quale avevo personalmente tutto il rispetto che si deve ai maestri della letteratura che hanno formato la coscienza nazionale. Morale: con Vinciguerra facemmo pace, e dalle opposte barricate ci stringemmo la mano. Per alcuni anni, quando aveva qualche dubbio relativo alla cultura di area marxista e comunista, egli si rivolgeva a me, chiedendomi consiglio. Non so se gli fui di giovamento o meno. So che la polemica su Manzoni, nata per artificiosa contrapposizione, alla fine ci fece sentire più vicini e anche più amici.

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