#nipotino
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Finally the characters for TEDVAHRF (The Evil Doctor Vonfu And His Ruthless Family) are getting some references and illustrations!
Doctor Vonfu is a villain on a low budget, and he and his family must get creative to get their wacky, naughty plans done. Nipotino is Doctor Vonfu's nephew and he and his sister gleefully fills the role of evil sidekick (and co-protagonists for the story!). He cares about how he looks and what he wears because he thinks that curating one's aestethic is a must for a villain; this bad boy scout is very likely to come up with ideas that give good results with low effort (because he's lazy and would rather lounge on the couch like a cat rather than coming up with over-complicated evil schemes), but sometimes he just skips one too many details and it all ends in a big mess.
★ FurAffinity|Deviantart|Commission prices|Tapas|Pillowfort★
#oc#Nipotino#TEDVAHRF#traditional art#art#my art#original character#colored work#2024#human characters#human
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Oggi buongiorno a 0zpetek che ha la prima di Madama Butterfly
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io sono molto neutrale sui bambini e solitamente non interagisco abbastanza con loro per ricevere un feedback positivo o negativo da quest'ultimi, sono inserito però all'interno di una famiglia di balie naturali, non ho mai visto così tante persone essere capaci di farsi amare dagli infanti 0-10
quindi perché devo proprio interagire io con il pupo di mio fratello oggi
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La vita, proprio la vita
e io ho aspettato
Ha piovuto tutta la sera, tutta la notte e io ho aspettato ma tu non sei arrivata, e se qualcuno è arrivato certo non eri tu sono uscito in strada o sul balcone, non ricordo, e la pioggia scendeva, senza tregua, tutta la sera, tutta la notte, a meno che non siano state le stelle ad arrivare il cielo, l’eterno, il tempo dal principio, che è arrivato e mi è passato attraverso, così che la pioggia, se è piovuto, è arrivata e tu no, e io non ho mai detto a nessuno quanto è stato doloroso aspettare, quanti dischi ho suonato e tutte le canzoni parlavano di te, anche quelle che non parlavano affatto di te, anche il cielo parlava di te e il tempo, l’eterno, la pioggia, o se non di te della tua assenza, perché non sei arrivata e quella notte ho compreso il vero significato di buco nero, non solitudine, non dolore, non tragedia, non sole morto, ma qualcosa del genere, perché un buco nero è quando non arrivi quando decidi di vivere senza di me
no, non l’ho mai detto a nessuno, con quale dolore ho atteso, quanto è stata lunga la notte, che ogni minuto mi entrava dentro come un coltello smussato
e si piantava lì, che la notte mi si era avvolta intorno al collo come filo spinato, poi è arrivato il giorno e ha stretto più forte
Identico è il cielo, identico è il tempo e l’eterno è eterno, credo che sia una sequoia, ma forse non hai mai dovuto aspettare qualcuno che non è arrivato a meno che invece l’abbia provato e questo sia il motivo per tutti i buchi neri del cosmo, trecentomila all’ultimo conteggio
ecco quante volte non sei arrivata
Ricordo che non volevo sopravvivere alla notte, nemmeno vedere un nuovo mattino sorgere senza di te, avevo vent’anni e qualcosa e volevo morire
Come puoi continuare a battere chiedevo al cuore, nella tenebre del sangue
troppo giovane per sospettare che il cuore è il più vecchio muscolo del mondo, è un trattore ostinato, un pulsar costante
ma per molti mesi, molti, molti lunghi mesi, sei stata tu il mio inizio e la mia fine, chiudevo gli occhi e vedevo solo te che quella notte non sei arrivata, non hai risposto quando ho telefonato, e due giorni dopo ecco una lettera, scritta con una penna nera, diciamo una lettera da parte dell’amore, con l’inchiostro di un buco nero
Trent’anni più tardi salgo su un autobus ed eccoti lì, seduta davanti con in braccio un nipotino di tre anni, forse quattro, sei seduta con lui come a chiedere scusa per non essere arrivata quella notte di dicembre di tanto tempo fa quando la pioggia o le stelle sferzavano i vetri in Karlagata, mi si piantavano in fronte e l’eterno si era tramutato nella tua assenza e pensavo di morire
Ma se ti ricordi, il cuore è un trattore ostinato per questo posso prendere quell’autobus trent’anni dopo, vivo, con la barba, qualche cicatrice lasciata dalla vita, e tu sei lì e la vita, proprio la vita sta in mezzo tra me e te
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Mare, mare, mare: ma che voglia di arrivare fino a te

Ho quarantotto anni e sono già... una nonna! Mia figlia è separata e sgobba dalla mattina alla sera, con scarse ferie o permessi. Pur di far fare un paio di settimane di mare a Livio, il mio nipotino di tre anni, io e mio marito Luca ci siamo recati a Grottammare il sabato stabilito, nell'albergo prenotato tempo addietro. Scesi in spiaggia, abbiamo stretto amicizia con i nostri vicini d'ombrellone. Kiluake è un senegalese pallavolista professionista: alto, tutto muscoli e bellissimo. Nora è sua moglie, romagnola e avevano con loro il figlio Adam, di tre anni anche lui come Livio, la luce dei miei occhi.

All'una del primo giorno abbiamo mangiato nella sala pranzo dell'albergo. Recatici in stanza, ho notato che Kiluake e Nora erano alloggiati proprio nella stanza di fianco alla nostra. Domenica sera infine mio marito Luca è ripartito; sarebbe tornato solo il sabato mattina successivo per stare con noi due giorni. Il lunedì appresso Nora s'era offerta di badare per un paio d'ore ai due piccoli sulla riva, così io avrei potuto prendere un po’ di sole sdraiata. Indossavo un costume veramente ridotto e avevo di fianco quel bellissimo pezzo di manzo senegalese.

Dalla lettura distratta e francamente impossibile dei giornali, tanta era la voglia reciproca di parlare finalmente da soli, siamo subito passati alle chiacchiere. Lo desideravamo entrambi molto. Era il palese inizio di una vera, inevitabile intimità tra due poli che percepiscono una latente, vicendevole attrazione. Non potei fare a meno di notare che lui guardava con insistenza il mio basso ventre, i miei seni sodi, le mie gambe e il mio culo, quando ero a pancia sotto. Per parte mia, io mi interrogavo su come potesse essere bello da drizzato quell'ammasso di ben di Dio che gli riempiva il costume davanti.

La cosa mi stuzzicava non poco, confesso. Lo volevo dentro. Moltissimo. Ora, va detto che io la mia età me la porto benissimo e ho un fisico decisamente tonico. Faccio pole dance tre volte a settimana. Poi yoga, plank e corro ogni domenica mattina. Nora invece dopo il parto, così lui mi confidò, s'era un po' lasciata andare. Era notevolmente ingrassata e non curava più il suo aspetto; adesso era fuori forma e aveva quindi perso molto del sex appeal che aveva su di lui originariamente. Il giorno prima le avevo chiesto, in confidenza tra donne, come fosse partita la storia con Kiluake.

Lei mi aveva detto che, da sostenitrice, dapprima seguiva la squadra. In seguito, trovandosi spesso insieme nel dopo partita, da cosa nacque cosa. E a mia domanda esplicita, mi fece capire che il capitolo “dimensioni” non era stato secondario nella sua decisione di accaparrarselo. La sera alle dieci il piccolo Livio già dormiva della grossa nel suo lettino, anche in quel primo lunedì da soli senza mio marito. Quindi uscii sul balcone per respirare un po’ e guardare il mare di notte. Vi trovai Kiluake appoggiato alla sua ringhiera. Mi disse che la moglie era di sicuro un tipo mattiniero, ma che la sera, stanca morta dopo una giornata appresso alla piccola canaglia, crollava letteralmente.

Scherzando dissi: “allora potremmo farci un po’ di compagnia, noi due!” Egli rispose: “certo, scendiamo giù e andiamo a farci un drink.” Io ormai senza più pudore: “intendevo qui in camera mia.” L'uomo divenne serio, mi guardò fisso e rientrò dentro. Ero convinta di aver combinato un guaio ed in realtà ero rossa di vergogna. Ma subito dopo sentii bussare leggero alla porta: era lui. Mi disse con un tono comprensivo che nella sua cultura loro rispettano molto una donna sposata. Ero di brace. E che la vagina di una sposa è solo ed esclusivamente del marito. Io chiesi: “tutto il corpo della sposa?” e lui: “Beh, il culo e la bocca no!”

Ci facemmo una risata che sbloccò qualsiasi imbarazzo. Quindi lo abbracciai. Lui si scongelò, mi baciò infilandomi mezzo metro di lingua in bocca e poi scoprì i miei seni. Li soppesò, li accarezzò dolcemente e io iniziai a gemere. Li succhiò a lungo; poi si decise e mi distese sul letto, mi girò sul ventre e iniziò a massaggiare le mie natiche; me le divaricò, per disporre liberamente dell'interno del solco e vi sputò abbondantemente dentro, proprio sull'ano. Poi leccò e lubrificò con molta esperienza. Non ci potevo credere: tra un po’ avrei preso nel culo un guerriero africano! Appoggiò la sua cappella e cercò di entrare. Mi trattava come la sua troia.

E mi piaceva moltissimo: con sua moglie a due metri di distanza. A me francamente piaceva ancora di più, con mio marito a un'ora di viaggio. Gli dissi di aspettare, che il culo non l'avevo mai concesso a nessuno, neppure a mio marito e temevo mi rompesse, con quell'affare enorme. Rise di cuore e mi disse di non preoccuparmi. Mi fece rilassare e riprese il suo lavoro. Pian piano riuscii a prenderlo nel culo per metà. Dapprima stavo per svenire dal dolore. Ma lo volevo sentir sborrare dentro di me con tutta l'anima. Lui si accontentò del parziale ingresso nel mio culo e prese a tenere un'andatura molto lenta.

Man mano che procedeva, sputava sempre dall'alto della nuova saliva direttamente nel mio culo, così che il suo cazzo entrasse sempre un po’ di più. Era un'emozione nuova e bellissima: avevo scopato al di fuori del matrimonio già diverse volte, ma mai con un pezzo d'atleta del genere. E non l'avevo mai preso in culo: porca puttana, iniziavo direttamente dal top! Alla fine, con mia grande sorpresa, il suo cazzo entrò tutto! E prese a essere più veloce. Inarrestabile. Una vera bestia. Io non sapevo più se godere di lui e con lui o se invece soffrire per il mio culo dolorante palesemente rotto, sanguinante e dilatato al massimo.

Sentivo i suoi coglioni sbattermi sul perineo. Era il più dolce e gradito massaggio. Mi sembrò di vivere impalata ma… in paradiso! Sborrò dentro di me forse una mezza litrata di roba. E sotto di lui divenni una morbida bambola di pezza, mentre venivo gemendo più volte, se solo pensavo a lui dentro di me. Ero completamente sua. I seni erano nelle sue mani a coppa. Mi baciava il collo, me lo leccava, mi torceva la testa per baciarmi lingua in bocca. La sera dopo, martedì, mi feci trovare supina e nuda. Depilata, profumata e bellissima. A sorpresa, mentre tentò di girarmi, rimasi ferma, col culo incollato al letto e gli presi il cazzo enorme con le mie due mani e lo puntai decisa contro le mie piccole labbra.

Lui disse: “no, amore mio; questo non posso farlo” ma intanto non accennava ad andarsene. Per di più, io tenevo le sue palle strette nel mio pugno. Come faceva per allontanarsi, io glieli strizzavo. La sua indecisione e gli scrupoli durarono forse dieci secondi. Poi alla mia fregna già ben lubrificata e totalmente aperta per lui non seppe resistere; si decise. Entrò e mi sventrò letteralmente. Fu una cosa incredibile. Non la finiva di sborrarmi dentro. Ero incosciente dal piacere. Quel martedì sera mi fece venire tre volte. Scopammo regolarmente tutte le sere, fino al venerdì incluso e poi di nuovo da domenica sera fino alla fine della vacanza.

Ebbi modo anche di prenderglielo in bocca, ma solo fino a quasi metà. Era un suo grande desiderio, quello di riuscire a trovare una donna che glielo prendesse tutto in gola. Avrei dovuto avere più tempo a disposizione. Sospetto che la moglie Nora sapesse, ma non ci fu mai problema tra noi. Anzi: forse era sua complice. Aveva probabilmente capito che per tenerselo avrebbe dovuto sempre condividerlo con donne magari anche più mature ma più attraenti di lei.

Ci scambiammo i numeri e ci ripromettemmo di non perderci di vista. Conoscendomi bene, io da parte mia già sapevo che avrei comunque fatto in modo di godere ancora di quel bellissimo uomo durante i prossimi mesi. Ero sicura: infatti ero innamorata persa di quel vero guerriero africano, ma soprattutto del suo enorme arnese. E poi mi sarei esercitata ogni giorno con dei falli in gomma, per riuscire a prenderglielo in bocca tutto. E farlo finalmente felice.

RDA
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happy Thanksgiving day ♥️🦃
il primo totalmente in inglese per via di Amy la nostra amica irlandese, il primo del nostro nipotino Elio, il secondo da quando stiamo insieme.
letteralmente il mio discorso è stato: entiendo mas de lo que puedo hablar BUT i am extremely grateful for 3 things:
my wife
my friends and family
Taylor Swift
and you, what are you grateful for?







#grata di averti nella mia vita perché rendi tutto estremamente indimenticabile#love this family#happy Thanksgiving day ♥️#ragazza cute™ chronicles
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I biscotti fatti col mio nipotino...sono zietta 😁
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Voglio raccontarvi una storia...
È lunghetta vi avviso, però, almeno secondo me interessante.
"Quando la bellezza non basta"
Ho una cara amica bellissima (lo è ancora oggi, nonna di un nipotino bello quanto lei) che soffre di una profonda insicurezza.
Da ragazza era molto corteggiata, eppure non si è mai sentita bella
e la sua insicurezza ha sempre compromesso la sua serenità.
Ho pensato a lei ammirando questo dipinto di Waterhouse: "Psiche che apre la scatola d'oro".
Non sto a raccontarvi il mito, storia avventurosa piuttosto complicata (inserita da Apuleio nel suo "L'asino d'oro"). Potete trovarla sul web, se ne avete voglia, ma vi narro in sintesi il punto focale.
Eros, splendido dio dell'amore,
si innamora (contraccambiato) di Psiche. Tuttavia Venere, madre di lui, non tollera che esista al mondo un'altra donna stupenda quanto lei... o anche di più. Quindi la allontana dal figlio e la sottopone a una serie
di terribili prove.
Tra queste, la invita a scendere agli Inferi a prendere un cofanetto dove,
a suo dire, Proserpina conserva la sua eccezionale bellezza.
Psiche si fida, va e lo apre, ma in realtà nel cofanetto c'è solo una nebbia malefica che la fa cadere in un sonno infernale.
Rispetto ai miti dell'epoca questa favola, stranamente, finisce bene: Eros, che non ha mai smesso di cercarla, la salva, intercede presso suo padre Giove, chiede la ragazza
in sposa e la porta con sè nell'Olimpo.
L’episodio mi ricorda la storia di Pandora, (anche lei vittima della sua curiosità), ma si arricchisce di un elemento sottovalutato: la donna più bella del mondo - talmente bella da far invidia a Venere stessa - è insicura al punto da voler prendere la bellezza di un’altra perché pensa che la sua non le basti...
Perchè l'ingenua Psiche ha desiderato la bellezza di Proserpina, rischiando conseguenze letali?
Ma perché non ha fiducia in se stessa, teme che l'abbandono di Eros sia colpa sua e dipenda dal suo aspetto e dal non essere all'altezza!
La morale l'avete già capita, no?
Non facciamoci sopraffare dall’insicurezza, guardiamoci con stima, riconosciamo il nostro valore. È unico e irripetibile e non dobbiamo dipendere dal giudizio degli altri per riconoscerlo!
🎨 John William Waterhouse
pittore britannico
(1849-1917)
"Psiche che apre la scatola d'oro"
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il nipotino del mio ragazzo che mi chiama zia sara 🥹
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Fu qualche giorno dopo, sistemando la sua camera. C’era un odore….inconfondibile. Non sono così vecchia da non capire o riconoscerla, la marijuana!
“E così fumi?” gli dissi più tardi, prendendolo di sorpresa. Provò a negare, ma gli dissi ridendo che era inutile. Mi pregò di non dire nulla, e gli risposi sorridendogli che avrei tenuto il segreto….solo a condizione che avesse fatto fare un tiro pure a me!
Quella sera ci sistemammo di nuovo sul divano, e ci passammo più volte lo spinello. Eravamo tutti e due rilassati, allegri, e una piacevole sensazione di calore mi percorreva il corpo.
“Aspetta qui, torno subito!”, gli dissi, “ma non te lo fumare tutto da solo!”
Quando zia scoprì che fumavo, mi sentii morire. Già mi sentivo sempre più strano, a vivere con lei. Ora, aveva scoperto il mio segreto. La cosa che mi disse subito dopo però se possibile mi scosse ancora di più. Non potevo crederci che zia mi avesse chiesto di farle fare un tiro! Ma se era lei a chiederlo….
Mi cambiai e tornai da lui. Il vestito era aderente e mi piaceva come mi modellava il corpo. Mi appoggiai mollemente sul divano sollevando le gambe. Gli dissi di farmi fare un tiro. Mi guardava. “Ti piacciono queste di calze, tesoro?” Non mi preoccupavo che il vestito già corto in quella posizione risalisse, rivelandogli anche il bordo delle calze.
Era deliziosamente affascinato, il mio nipotino, e mi fece i complimenti anche per le scarpe con il tacco che indossavo.
Fu a quel punto che, come la sera prima, improvvisamente mi chinai su di lui. Schiacciai le mie labbra sulle sue. Gli presi le guance fra due dita, costringendolo a schiudere le sue. Poi soffiai il fumo nella sua bocca, mentre con la punta della lingua gli leccavo il labbro superiore.
“Sai, ai miei tempi si faceva così….” Gli sussurrai.
Mentre ci scambiavamo lo spinello, zia aveva un’aria rilassata, quasi sognante. Accidenti non avrei pensato che una signora di quella età potesse fumare….e che se lo godesse così tanto…Ero emozionato, e turbato, anche io da quella situazione, eppure mi sentivo bene anche io…e non volevo che finisse. Per questo rimasi dispiaciuto quando zia si alzò e andò nell’altra parte della casa. Avevo forse fatto qualcosa di sbagliato?
Quando tornò, mi lasciò a bocca aperta. Aveva messo su un vestito nero aderente, e incredibilmente corto! Si sdraiò sul divano e mi chiese di nuovo di fare un tiro….Aveva delle calze velatissime, e il vestito lasciava vedere il bordo delle calze. Quelle gambe mi stavano facendo impazzire. Il mio lui si imbizzarrì dentro i pantaloni. Non sapevo che dirle. Balbettai, come la sera prima, che quelle calze erano bellissime e che le stavano bene anche le scarpe con il tacco. Mi sentivo un idiota, ma il peggio doveva venire: all’improvviso, mi afferrò il viso fra le mani, schiacciò le sue labbra sulle mie e mi soffiò dentro il fumo….forse sognai, ma mi parve che con la lingua mi leccasse addirittura le labbra….
Mi alzai e lo lasciai solo, chiedendomi se un ragazzo di quella età, così pieno di energie, si sarebbe masturbato quella notte…..
Rimasi lì come un cretino, mentre la guardavo andare a dormire. Non capivo cosa fosse successo. Come ubriaco andai a letto anche io. La testa mi girava per lo spinello…..ma quella notte mi masturbai nel letto tre volte…..e pensavo a zia Margherita!
(2/continua)
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I video che riprendono donne molto anziane, dalla schiena curva, visibilmente consumate da una vita "a servizio", impegnate a fare la pasta fatta in casa o il cibo preferito del figliolino e del nipotino, fanno solo venire voglia di prendere a calci in faccia figliolini e nipotini.
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Ogni tanto dimentico che siete come il mio nipotino di tre anni che si limita a guardare le figure!!!!
@nonvoglionulla
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Questa mattina mamma mi ha detto:
mi piacerebbe avere un nipotino, me lo fai?"
"No, sei troppo bambina tu, e non vuoi avere responsabilità."
Io ho taciuto.
Il mio vero problema è che penso che mai nessuno possa amare e trovare attraente una persona nelle mie condizioni fisiche, ed in più, io sono anche abbastanza complicata "nei gusti" quindi, le uniche persone che trovo di mio piacimento, sono persone che vedo su Pinterest o YouTube, perché i miei "gusti" non sono proprio "italici" per così dire, e quindi non avendo mai possibilità di viaggiare e non vivendo all'estero, è davvero dura per me, dire "ah quello, potrebbe essere un bel ragazzo."
Quindi non lo so.. resterò sola per sempre, per non rovinare la vita alle persone.
E forse è meglio così, per loro, sicuramente.
@un-mei-no-akai-ito// (Sab 10.08.24 h 11:48) @un-mei-no-akai-ito
#unmeinoakaito#frasi#frasi mie#pensieri#amore#bambino#figlio#mamma#famiglia#disabilità#coppia#citazioni#ragazzo
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Sono un nonnino e il suo nipotino aaaw
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La zia Lucia

Lucia era la quinta di sei fratelli. Antonia era la maggiore di tutti e tra le due donne c'erano quindici anni di differenza. Vicende vollero che Lucia avesse ormai quarant'anni e fosse stata lasciata da suo marito cinque anni prima, perché invaghitosi di una sgualdrinella più giovane.

In occasione di un matrimonio in famiglia, Filippo, l'universitario figlio ventenne di Antonia, con galanteria aveva invitato a ballare sua zia Lucia. Che era bellissima, come sempre. Il ragazzo la adorava letteralmente e dalla pubertà poi le era praticamente devoto: ella infatti rappresentava il suo massimo sogno erotico. Zia Lucia delle sue notti insonni.

Vivendo a poche decine di metri di distanza, ingressi delle case sullo stesso marciapiede, se l'era spessissimo vista in giro per casa; altre volte invece era stato lui ospite a casa sua. Talvolta aveva intravisto nell'intimità casalinga, grazie alle vesti slacciate o a qualche porta socchiusa, le sue forme perfette di donna matura ma soda. E senza un uomo: che spreco, aveva pensato.

Ma ora in quella sala e vestita in modo così provocante lei era un vero splendore. Lui ne era attratto magneticamente, perciò l'abbracciava di continuo e la stringeva a sé. Lei gli diceva: “ehi ragazzino, ora basta”, ma dopo cinque minuti lei stessa gli ronzava attorno di nuovo. E gli faceva dei piccoli dispetti: minimi tentativi di seduzione subliminale. Solletico dietro le orecchie. O magari gli soffiava sul collo, gli accarezzava teneramente la testa.

Lei quella sera si sentiva strana: non aveva mai pensato veramente al suo nipotino come a un uomo, ma ora lo vedeva forse per la prima volta sotto una luce molto diversa dal solito e quindi lo stuzzicava, flirtava per un po’ palesemente e poi si faceva invitare a ballare di nuovo. Dopo un po' si stringeva spudoratamente a lui. Era proprio un gran bel pezzo di gnocco, nel vestito che calzava come fosse un fotomodello. E odorava del caratteristico profumo di dopobarba misto a deodorante maschile di marca che a lei faceva girare la testa.

Anche se da fuori nessuno poteva notarlo, lei ballando gli si stringeva oltre la decenza: gli premeva forte il bacino contro. Poi, scansando i suoi capelli bellissimi e profumati, apriva con nonchalance il suo collo nudo al contatto della bocca del ragazzo e ogni qualvolta egli “casualmente” per un istante vi poggiava sopra le labbra, lei gemeva di piacere al suo orecchio, carezzandogli la nuca e premendogli più forte il bacino contro.

Filippo stava per scoppiare, travolto dal profumo e dal contatto intimo con quel corpo meraviglioso di donna in pieno rigoglio a sua disposizione. Lei lo invitò per l'indomani a casa, perché voleva parlargli di alcune cose. Per il suo bene, naturalmente. Perché oramai era un uomo fatto. E ci sono certe cose che… Perciò, di mattina Filippo si recò da lei. I due figli piccoli di Lucia erano entrambi fuori a scuola e lei aveva preso un giorno di ferie apposta. Lo fece sedere di fronte a lei e si tolse pian piano tutti i vestiti di dosso.

Il ragazzo era paralizzato da quello spettacolo meraviglioso, dal piacere ma anche dal pensiero di star forse commettendo peccato. Non ci poteva credere! La zietta a lungo sognata, uno specchio di virtù coniugale, era invece una vera e grande porca. Allora, pensava, forse tutte le donne lo sono… Lucia infine restò nuda sul divanetto davanti a lui e gli sorrise, maliarda e irresistibile, con le gambe allargate e la fica completamente aperta.

Lui poteva sentire il profumo delle sue parti intime e goderne. Stava per svenire. Da ultimo, la donna si sfilò le mutandine e gliele lanciò. Gli ordinò: “chiudi gli occhi e odorale. Sentirai l’aroma di una donna che ti vuole. E capirai da quel profumo di cosa ha bisogno una bella donna come me.” Dopodiché iniziò a sgattaiolare sul pavimento verso di lui. Nuda, bellissima e sensualissima…

Lo raggiunse, gli slacciò i pantaloni e gli tirò fuori l'uccello. Gli disse che stava scoppiando di voglia, che erano anni che non prendeva il cazzo di un uomo e che di fatto solo lui, oramai uomo maturo ma ancora non impegnato, poteva capirla e aiutarla.

Perché lei non desiderava certo farsi una cattiva nomina in paese, sporcare ulteriormente il buon nome della sua famiglia. Che con lui le cose sarebbero rimaste in un certo senso molto riservate e assolutamente segrete… “mi raccomando: neppure tua madre lo dovrà mai sapere, mi sembra ovvio, no?”

E poi era proprio ora che lui facesse pratica, per non far brutta figura con le ragazze che presto sarebbero arrivate nella sua vita. Non disse altro e quindi, non resistendo più, si tuffò golosa sull'asta del giovane che quasi scoppiava. Lo inghiottiva tutto e lo lavorava sapientemente di lingua. Ma dopo alcuni minuti:
"Zia Lucia, basta per favore…"
"Che c'è: non ti piace come ti spompina la zia? Devo aumentare il tiraggio, tesoro mio?"
"No, no… Va tutto bene, per carità! Ma il fatto è che da quando ero adolescente io non desidero altro che scoparti; lo sogno, lo voglio con tutta l'anima…"

Lucia allora rise di gola. Lo prese per mano, lo portò in camera, lo fece spogliare nudo e intanto lei si mise sul letto a pancia sotto. Filippo si gettò su quella grazia divina e la infilò in culo quasi a freddo. Il dolore per la penetrazione secca, fatta soltanto con un poco di sputo, in lei subito mutò in lunghi e crescenti brividi di piacere. Mentre pompava, il giovane prese a giocare con quelle grosse mammelle calde. Poi la girò e baciandola con trasporto la scopò da davanti: le leccava le tette, se ne infilava una tutta in bocca, mentre strizzava e titillava dolcemente il capezzolo di quella libera.

Poi invertiva il gioco dei seni. Lucia godeva, godeva e godeva. Finalmente aveva un cazzo nella fica. E che cazzo! Dopo tutti quegli anni. Mentre Filippo le sussurrava con voce roca dall’eccitazione: “sei una vera porca, una puttana da riempire di sborra, zia Lucia. E io ti sfonderò, ti farò dire basta…”

Lei in cambio gli diceva: “oh, caro, caro… nipote mio! Fottimi, sfondami, fammi tua. Fai godere la tua zietta come solo tu, giovane stallone ventenne, puoi fare. In seguito cercheremo il modo per continuare, noi due: ti farò scopare e godere spesso, vedrai. Ti darò le chiavi del paradiso.”

A sentire quelle parole, il ragazzo prese a montarla con foga maggiore e una furia tale che Lucia a un certo punto ebbe un orgasmo talmente forte che urlò, perse il controllo e allagò il letto. Lui in quel frangente le sborrò dentro: lentamente ma continuamente, per due interi minuti.

Con fiotti regolari. Sembrava inesauribile. Si riposarono un po’. Si prepararono un tè. Dopodiché lei per ringraziarlo gli riprese a lungo in bocca l'uccello, lo portò di nuovo a morire di piacere e lo fece sborrare dentro la sua bocca. Ingoiò di gran gusto il suo seme fresco.

Anche qui finalmente di nuovo il sapore che preferiva di un uomo: quanto le era mancato! Adorava farsi venire in bocca e ingoiare un carico di sana e salutare sborra. Stavolta la venuta di quel cazzo benedetto fu più breve, ma il piacere sia del ragazzo che della donna fu ugualmente intenso.

Lei a quel punto gli spiegò il programma della prossima volta: lei avrebbe indossato il collare. Lui l'avrebbe dovuta tenere al guinzaglio e portarla in giro per casa, dandole degli ordini e facendosi leccare spesso l'uccello, le palle. Ordinandole infine di spompinare. Poi, una volta venuto, l'avrebbe dovuta sculacciare forte. Molto.

Quando avrebbe pianto e le natiche le si fossero arrossate completamente, solo allora lui gliele avrebbe dovute leccare e baciare. Per raffreddargliele e lenirne la sofferenza. Quella donna a lungo repressa voleva soffrire, piangere di dolore e quindi gioire. Voleva essere dapprima umiliata e infine posseduta. Dopo averle baciato e leccato le natiche, sarebbe dovuto passare con la lingua a lubrificarle a lungo l'ano. Per poi finalmente incularla e spaccarle il culo.

"Voglio che tu mi rompa il culo, con vigore. Mi prenderai per i capelli e non potrò sfuggirti. Anche se ti implorerò, anche se vedrai che piango, tu sfondami pure tranquillo. Io sogno di farlo così. Voglio sentirti sborrare nelle mie viscere. Da stasera mi preparerò, tenendomi lubrificata ogni giorno e cercando la sera di allargarmi l'ano con un dildo per facilitarti. Terrò dentro di me un plug di dimensioni XL ogni notte: lo farò solo per te, tesoro."

Al marito non aveva mai consentito di entrarle nel culo, ma ora che c'era lui, quel bel pezzo di ragazzone sexy, lo voleva ovunque nel suo corpo e con tutte le sue forze. Per legarlo ancor di più a sé, gli si sedette in grembo, gli diede i seni sul viso e se li fece di nuovo succhiare a lungo; lo nutrì di sé. Il ragazzo fu infatti felice, quando alcune gocce di latte si depositarono sulla sua lingua.

Filippo la succhiò avidamente per una mezz’oretta. Quindi si inginocchiò, le leccò rapidamente i piedi, poi decisamente più a lungo le mangiò la fica e così Lucia venne un'ultima volta. Prima di uscire, le diede un casto bacio sulla guancia e le disse semplicemente: “grazie, zia Lucia.” La donna arrossì timidamente. In fondo, lei era soltanto un altro essere umano, seminascosto dietro un portone. Con un grande cuore, semplicemente in cerca di risposte e di un po' d’amore.
“Sei sulla Terra, non c’è una cura per questo” (Samuel Beckett)

RDA
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Questa mattina mamma mi ha detto
"mi piacerebbe avere un nipotino, me lo fai?"
E poi
"No, sei troppo bambina tu, e non vuoi avere responsabilità."
Io ho taciuto.
Il mio vero problema è che penso che mai nessuno possa amare e trovare attraente una persona nelle mie condizioni fisiche, ed in più, io sono anche abbastanza complicata "nei gusti" quindi, le uniche persone che trovo di mio piacimento, sono persone che vedo su Pinterest o YouTube, perché i miei "gusti" non sono proprio "italici" per così dire, e quindi non avendo mai possibilità di viaggiare e non vivendo all'estero, è davvero dura per me, dire "ah quello, potrebbe essere un bel ragazzo."
Quindi non lo so.. resterò sola per sempre, per non rovinare la vita alle persone.
E forse è meglio così, per loro, sicuramente.
@un-mei-no-akai-ito// (Sab 10.08.24 h 11:48) @un-mei-no-akai-ito
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