#paolo bracci
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weirdlookindog · 1 year ago
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Paolo Bracci - Pattisons tollhaus (Pattison's Madhouse)
cover art from Silber Grusel-Krimi #148, July 19, 1977
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londranotizie24 · 11 months ago
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Generazione di Fenomeni, con le note di Dimitri Scarlato l' Italvolley va su Rai Due
Di Annalisa Valente  Andrà in onda il 23 luglio su Raidue "Generazione di fenomeni - La migliore squadra di Pallavolo del XX secolo ", il documentario Sulla Italvolley degli anni 90 con la colonna sonora di Dirmitri Scarlato. Generazione di Fenomeni, con le note di Dimitri Scarlato l' Italvolley va su Rai Due L’arte musicale sublime del Maestro Dimitri Scarlato, compositore romano da anni based in London, ci propone un nuova esperienza da non perdere, questa volta in televisione. Martedì 23 Luglio su RaiDue in prima serata, un documentario sportivo racconterà la Nazionale Italiana di Pallavolo degli anni ’90 guidata dal coach Julio Velasco. “Generazione di Fenomeni – La miglior squadra di Pallavolo del XX Secolo” è il titolo di questo speciale, di cui il Maestro Scarlato è stato chiamato a comporre la colonna sonora. Attraverso un tema musicale creato ad hoc per questo importante appuntamento, che andrà in onda a pochissimi giorni dall’inizio delle Olimpiadi 2024 a Parigi (venerdì 26 Luglio), le note di Scarlato ci accompagneranno attraverso immagini di repertorio, interviste, testimonianze di vita quotidiana e di autentici successi di questa squadra che è riuscita a far sognare tutti gli italiani, in patria e fuori, appassionati di pallavolo e non, autentici neofiti e tifosi incalliti. Una storia particolare, quella di questa Nazionale, diventata campione del mondo per ben tre volte consecutive (1990, 1994 e 1998) ma a cui è sfuggito due volte l’oro olimpico, alle Olimpiadi di Barcellona (Spagna) nel 1992 e a quelle di Atlanta (USA) nel 1996. Una sconfitta che a distanza di tempo ancora fa un po' male e ci rende magari nostalgici, ma che comunque non ha impedito a questa squadra dei sogni di essere nominata nel 2001 la Squadra di Pallavolo più forte del XX secolo. E i nomi di questi straordinari pallavolisti, uniti da un fuoriclasse seduto in panchina, Julio Velasco, restano scolpiti nella memoria e nel cuore della gente: Lorenzo Bernardi, Andrea Zorzi, Andrea Giani, Andrea Gardini, Paolo Tofoli, Samuele Papi, Luca Cantagalli, Marco Bracci, Ferdinando De Giorgi. Il documentario è stato scritto da Paolo Borraccetti e Filippo Nicosia, nato da un'idea di Andrea Zorzi (del dream-team originale)8, e diretto da Paolo Borraccetti, prodotto da Dinamo in collaborazione con Rai Documentari, con il Patrocinio di Coni e FIPAV. Musiche originali composte da Dimitri Scarlato. Ritroviamo quindi il Maestro con questo nuovo progetto musical-televisivo legato allo sport (dopo i concerti, i dischi, le colonne sonore, le fiction), praticamente all’indomani del successo della 49esima edizione del Cantiere Internazionale d’Arte di sabato 13 luglio a Montepulciano (SI), per cui ha composto un’opera per organo e coro dal titolo “Ricercare” (eseguita dal Maestro Riccardo Bonci), e di cui parleremo presto. Per omaggiare una squadra di autentici fuoriclasse dello sport non poteva che essere coinvolto un autentico fuoriclasse delle sette note, che tra Italia e Regno Unito, da sempre parla al cuore della gente con la potenza, la dolcezza e l’universalità della musica. Qui il trailer: https://vimeo.com/927644121#share   ... Continua a leggere su
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personal-reporter · 2 years ago
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Musicasottolio 2023 a Taurianova
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L'Associazione Multiculturale Mammalucco di Taurianova per il 19 agosto propone la XVII edizione di Musica Sottolio, il festival dei suoni buoni da conservare sott'olio,  sul palco Salvatore Muratore con le tre band di questa edizione: Plastic Farm Animals, Violent Scenes e Roboox. Taurianova, sulle coste della Calabria, divenne comune autonomo, con questo nome, nel 1928, dopo la fusione delle località Iatrinoli, Radicena e Terranova Sappo Minulio, che poi  riacquistò l’autonomia amministrativa nel 1946. Il nome della città  riprende quello dell’antica Taureana, spopolatasi verso il secolo VIII, a causa della malaria e delle incursioni saracene, che nel Medioevo fece parte dei possedimenti dei Lauria, degli Joinville, dei Sanseverino, dei Santangelo, dei Caracciolo di Gerace e dei Correale, poi dall’inizio del Cinquecento appartenne ai Cordova, ai de Marinis e ai Grimaldi, principi geracesi. Tornata ai Borboni, al termine della parentesi napoleonica, la città fu annessa al Regno d’Italia, insieme al resto della regione. Cuore del paese è la  Matrice di Santa Maria delle Grazie, con la facciata è ornata da arcatelle e rosone e fiancheggiata da due torri campanarie a pianta quadrata, dove è possibile ammirare numerose statue sacre e due campane in bronzo provenienti da chiese distrutte dal terremoto del 1736. La Chiesa del Rosario è la più antica, prima dedicata a San Basilio e subito dopo a Santa Maria della Misericordia, dove i quadri della Vergine di Pompei e l'altare dedicato alla Madonna del Carmine, sono opera di Michele Bacillari di Serra San Bruno. A Jatrinoli è da vedere la Chiesa dei santi Pietro e Paolo che si componeva di tre navate con cupola nell'incrocio dei bracci, poi demolita per ordine del Regio Genio Civile, mantenendo solo i muri perimetrali, quelli interni del coro e tronconi dei pilastri della navata centrale. Tra le opere custodite è da vedere una statua di marmo attribuita ad ignoto autore del 1400 o del 1500, rinvenuta tra le rovine della Chiesa parrocchiale di Bracadi, che sorgeva in prossimità dell’antico Monastero di Muscimini. Read the full article
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angolodonne · 6 years ago
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Emozioni e parole Source: Pinterest
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fondazioneterradotranto · 4 years ago
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Rocco Cataldi, poeta dialettale parabitano
di Paolo Vincenti
“Parabbita è chiantata su n’artura / e se standicchia janca cu lle vie / te menzu monte finu a lla npianura / tra fiche, ficalindie e tra l’ulie /”. Quando questi versi furono pubblicati, il loro autore, Rocco Cataldi, non era ancora diventato il poeta dialettale parabitano da tutti riconosciuto e apprezzato.
Questi versi, infatti, dedicati alla città di Parabita, facevano parte della prima raccolta di Cataldi, Rrobba Noscia, pubblicata nel 1949 con l’editrice Bruzia di Castrovillari, con Prefazione di Francesco Russo.  A quel tempo, la poesia dialettale era considerata poco più che un passatempo per improvvisati poeti popolari o peggio popolareschi, nonostante la letteratura salentina avesse già espresso nomi importanti della poesia vernacolare, fra fine Ottocento e inizio Novecento.
Dopo questa prima raccolta di poesie, ne sarebbero venute altre, molto importanti, a corollario di una carriera letteraria che seguì di pari passo la vita e di una vita che entrava  con onestà e sincerità nelle poesie. “E quandu  ‘u cielu e l’arria se sculura, / se sente lu rintoccu t’’a campana / te la Matonna Santa t’’a Cutura /e la burrasca prestu se ‘lluntana / E a mmenzu a ccinca tice l’Ave Maria / nci suntu jeu cu la famija mia/”. Rocco Cataldi era nato a Parabita il 9 gennaio 1927.
Maestro elementare a Matino, Lecce, Racale e Parabita, dove era diventato una vera istituzione, nel 1985 era stato insignito dal Presidente della Repubblica dell’onorificenza di “Cavaliere al merito della Repubblica”.  Dopo Robba noscia, pubblicò  Storria t’à Madonna t’à Cutura (Paiano Galatina, 1950), poi ripubblicata dall’Adovos di Parabita, nel 1987, con Prefazione di Padre Giuseppe Perrotta. Nel 1956, diede alle stampe Riflessi opachi (Gastaldi Milano) e, dopo una lunga pausa, Lu Ggiudizziu  ‘niversale (Adovos Parabita, 1975), con Prefazione di Aldo D’Antico. Uno dei temi ricorrenti nella sua poetica era il mondo degli umili, quella civiltà contadina alla quale si sentiva profondamente radicato e dalla quale mai volle staccarsi, rivendicandone orgogliosamente l’appartenenza in tutti i suoi scritti. Una civiltà contadina che era, però, al suo crepuscolo e questo determinava in Cataldi un senso di profonda amarezza. Il filo che lo teneva legato a quel mondo in dissoluzione era quello della memoria, del ricordo del buon tempo antico, un tempo fatto di semplicità di gesti e di parole, un tempo in cui bisognava certo tirare la cinghia per andare avanti, ma in cui vi era una genuinità di sentimenti ed una bontà di intenti che, con l’avanzare dei nuovi tempi,  Cataldi temeva fossero irrimediabilmente compromessi. Di qui, l’amaro sfogo contro le brutture e la tristezza dei tempi.
La scelta del dialetto come mezzo espressivo aveva proprio questa valenza, quasi di una battaglia civile in difesa di quei principi di cui la sua storia è sempre maestra. Dice bene Aldo D’Antico, che difende questa scelta di Cataldi rifiutando l’etichetta, che per un certo tempo gli fu appiccicata addosso, di poeta nostalgico, ripiegato su se stesso;  invece, come afferma nella Prefazione al libro  Lu Ggiudizziu  ‘niversale : “scrivere in dialetto non significa soltanto usare la sintassi popolare, ma assumere, quale categoria di ricerca e di espressione, l’anima del popolo, la sua saggezza antica, la sua astuzia proverbiale, la sua inarrestabile dinamica storica, sociale e politica […] Il dialetto, frutto di un’elaborazione linguistica secolare e paziente. .. è uno dei pochi mezzi ‘puri’ rimasti al poeta per esprimere la sua disapprovazione, la sua contestazione, la sua inquietudine [… ] Il linguaggio dialettale ha il potere di scarnificare il contenuto poetico, di renderlo essenziale, di ridurlo a parola; opera cioè una costruzione semantica fondamentale: riconduce il suono a significato culturale, ridando alla parola in sé tutto il suo potenziale espressivo.
E’ in questa visione che il dialetto diventa strumento di rivoluzione linguistica, perché avvicina il lettore al libro, ritenuto elemento di discriminazione fra la cultura ufficiale, quella degli intellettuali, e la cultura popolare, quella degli altri.” Quella di Cataldi, secondo Antonio Errico, è “poesia costruita sulle macerie di miti e deità che come ogni mito ed ogni deità esistono finchè esiste l’uomo che ci crede” (Introduzione a Arretu ‘lla nuveja nc’è lu sule). Nel 1977, venne pubblicato Pale te ficalindie dalla Editrice Salentina di Galatina, con Prefazione di Donato Valli. Nel 1982, è la volta di  Li sonni te li pòviri (Congedo Editore), con Prefazione di Luciano Graziuso, e nel 1988, venne pubblicato dal “Laboratorio” di Aldo D’antico A rretu ‘lla nuveja nc’è llu sule, con Introduzione di Antonio Errico. A proposito della poesia dialettale di Rocco Cataldi, Donato Valli, nel numero della rivista “NuovAlba”  dell’aprile 2005, tracciando un profilo dell’amico perduto, precisa il posto in cui si colloca Cataldi nel panorama della poesia dialettale in generale. Spiega Valli: “nell’ambito di quella che Croce chiamava poesia dialettale ‘riflessa’, esistono almeno due livelli: uno è quello della poesia dialettale dotta (è il caso del poeta di Ceglie Messapico, Pietro Gatti e del poeta magliese Nicola De Donno), l’altro è quello dei poeti che rimangono legati, nella lingua e nei contenuti, alla matrice originaria di una popolarità sentimentale ed espressiva (ed è il caso di Cataldi)”.
Nel 1989, fu pubblicato A passu t’ommu (Congedo), introdotto e commentato da Gino Pisanò. Nel 1996 poi, uscì Culacchi, con Prefazione di Gino Pisanò, e il ricavato della vendita di questo libro, dedicato “Ai buoni perché si mantengano tali; agli altri perché lo diventino”, stampato in numero limitato di copie, il poeta volle che fosse devoluto a favore dell’erigendo monumento a Padre Pio, a Parabita, realizzato grazie soprattutto alla forte religiosità dello stesso Cataldi. L’ultimo libro, del 2000, è Parole terra terra (Congedo editore), con Prefazione di Donato Valli e note esegetiche di Gino Pisanò. A questo, bisogna aggiungere tutte le poesie scritte su cartoncini, per i suoi allievi, nelle più svariate occasioni dell’anno scolastico, come il Natale, la Pasqua, la festa della mamma, la festa del papà, sempre amorevolmente illustrate da Mario Cala e che ancora oggi si trovano in molte case dei parabitani che sono stati allievi del Maestro Rocco. “Rocco Cataldi- Mario Cala” era diventato, negli anni, quasi un marchio di fabbrica: “la penna e il pennello”, come lo stesso Cala afferma in un commosso ricordo dell’amico sulla rivista “NuovAlba”(aprile 2005). E proprio quel materiale eterogeneo che egli aveva prodotto negli anni del suo insegnamento scolastico andò a comporre l’ultimo libro, pubblicato postumo, cioè  Mirando al cuore (Adovos Parabita, 2005),  con commento di Mario Bracci, Prefazione di Mario Cala e Presentazione di Aldo D’Antico. Questo libro, che può essere considerato il testamento morale di Cataldi, è una raccolta di componimenti d’occasione (45, per l’esattezza), cioè poesie scritte dall’autore in più di quarant’anni. Il poeta aveva deciso di raccogliere insieme tutto questo materiale e pubblicarlo, dedicando l’opera all’amico Raffaele Ravenna che, insieme a lui, aveva collaborato alla realizzazione del monumento a Padre Pio da Pietralcina, in Parabita. Sua intenzione era quella di donare tutti i diritti editoriali all’Associazione dei Donatori di Sangue, della quale faceva parte e alla quale, se negli ultimi anni non aveva più potuto contribuire con la donazione per problemi di salute, non faceva mai mancare la propria adesione convinta, con dimostrazioni di grande affetto e sensibilità, come ricorda, in una breve nota introduttiva del libro, Massimo Crusi, Presidente dell’Adovos Parabita. Quasi tutte le poesie presenti in Mirando al cuore nascono da un felice sodalizio: quello di Cataldi con Mario Bracci, che in questo libro cura il commento alle poesie.
La collaborazione Cataldi -Bracci era cominciata sul giornalino scolastico “Il Pierino”, nato nel 1971 e continuato fino al 1995, come ricorda Mario Cala nella sua nota introduttiva. Il maestro Mario Bracci preparava il giornalino ciclostilato, che usciva una volta l’anno, appunto in occasione del Natale, salvo che vi fossero altre circostanze importanti che meritassero un’altra uscita. Cataldi scriveva le poesie e poi si rivolgeva a Mario Cala per preparare qualche disegnino che corredasse i componimenti poetici. Rocco Cataldi morì nel 2004, dopo una carriera lunga e fortunata all’insegna di quei valori, radicati nella società contadina, a cui, come detto, egli apparteneva. Nel 2010 è stata ripubblicata dal Laboratorio Editore la prima raccolta di Cataldi, Rrobba noscia, nella sua versione originale, con una nuova prefazione di Aldo D’Antico. Possiamo quindi rileggere “ A lli furesi”, “Basta ca è fiuru” “’A furtuna”, “’A verità” “La ‘ngurdizia” “Lu faticante e lu camasciu” “Lu scarparu”, e tanti altri testi suggestivi, costruiti su una sintassi semplice ed emozionale.  A distanza di tanti anni si scopre quanto queste liriche siano attuali e dense di significato. Ciò perché Rocco Cataldi  è ormai diventato un “classico”, ossia un punto di riferimento nella produzione letteraria  salentina del secondo Novecento.
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love-nessuno · 6 years ago
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---QUESTO PICCOLO GRANDE MONDO IPOCRITA--- BOY ERASED (vite cancellate) SODOMA (Un'inchiesta capace di riscrivere la storia della Chiesa) Due titoli che racchiudono una verità allucinante che ancora non vogliamo vedere. In queste due settimane di ferie mi ero ripromesso di fare due cose; leggere il libro di Frédéric Martel SODOMA, e vedere il film su una storia vera BOY ERASED (vite cancellate) del regista Joel Edgerton. Parto da quest'ultimo; questo film che tratta una storia vera, ha il grande pregio e merito di svelare e farci entrare in un mondo fatto di ipocrisia e pregiudizio dove si pensa che un "essere umano" possa essere “modificato”, partendo dal presupposto che il suo “essere” sia derivato da un modo, un atteggiamento, oppure una scelta. Benvenuti nel mondo delle terapie di “conversione”o “riparative”; centri tutt'ora operativi, in numerose località statunitensi (ben 700.000 persone sono state coinvolte in queste aberranti pratiche, che niente hanno di scientifico, ma rette solo da un falso retaggio religioso). Jared è un diciottenne, figlio di un pastore battista (Russell Crowe) e di una madre devota (Nicole Kidman) , perfettamente integrato in un tessuto rispettoso di sani ed integerrimi valori americani. Basta poco però, per rischiare di venire emarginato da tutto questo, in primis dalla famiglia, poi dalla comunità, infine dalla chiesa stessa. Basta rivelare di sentirsi attratto dagli uomini. Ma Jared non ha nulla da temere, sta a lui scegliere se davvero vuole “cambiare” e continuare ad essere amato e rispettato; per questo le porte del centro “Love in Action”, programma “Rifugio” sono aperte.(naturalmente pagando somme ingenti.) Ecco Boy Erased, il film manifesto di un percorso doloroso, inumano, traumatico, che molte volte ha causato suicidi, e che al tempo stesso è stato capace di portare alla consapevolezza e alla propria autodeterminazione. Ed è un percorso che il film interpretando questa storia vera, sottolinea in maniera perfetta, oserei dire consolatoria, con tanto di “poster” finale a suggellarne il buon esito. Jared abbandonerà questo “covo di matti”, andrà a vivere a New York con il suo compagno e vivrà in modo sereno la sua “vera vita” con successo. “Il pregiudizio, sia che tu lo eserciti o che ne sia vittima, danneggia sempre tutti” E veniamo a Sodoma, il libro inchiesta, del famoso scrittore e giornalista sociologo, Frédéric Martel, uscito da poco in contemporanea e tradotto in otto lingue, in una ventina di Stati, oltre all' Italia e Francia, dal Regno Unito agli Stati Uniti, dall'Australia al sud America, dalla Polonia alla Spagna ai Paesi bassi e altri ancora. Una indagine capillare svolta con novizia di particolari e fatti, tutti raccontati dai diretti interessati e che getta su questa istituzione ombre, misfatti e peccati mortali. Se da un lato la chiesa vorrebbe “curare” gli omosessuali, dall'altro scopriamo con questa inchiesta, se ancora ce ne fosse bisogno, una cruda ma reale verità. La chiesa con i suoi rappresentanti, preti, arcipreti, vescovi, arcivescovi, cardinali e papi; è l'essere fondamento, l'essenza, la natura, la realtà, la sostanza più vera dell'omosessualità. Ricordate quando si parlava di lobby gay all'interno del Vaticano? E le preoccupazioni del Papa? Ebbene non esiste solo una lobby gay in vaticano, ma esiste una quasi totalità di comunità di chiesa gay. Impedire l'ingresso ai seminari alle persone gay, non significa solo diminuire i casi di vocazione sacerdotale, ma svuotare e chiudere completamente le chiese. Cinquecento55 pagine che si basano su un gran numero di fonti reali. Durante gli oltre quattro anni di inchieste sul campo, sono state intervistate quasi 1500 persone in Vaticano e in trenta paesi diversi, tra questi figurano 41 cardinali, 52 vescovi e monsignori, 45 nunzi apostolici e ambasciatori stranieri e oltre 200 sacerdoti e seminaristi, tutti contrassegnati con nome e cognome. Tutte queste interviste, sono state realizzate sul campo di persona e registrate con l'aiuto di 80 “researchers”, corrispondenti, consulenti, mediatori e traduttori impegnati per svolgere al meglio le ricerche necessarie per il libro, Tutto questo per dire che niente è inventato o creato ad arte per screditare la chiesa. La chiesa si è screditata da sola. Perché coloro che tacevano ora hanno accettato di parlare. C'è un segreto in Vaticano che non può più essere ignorato. Dall'uscita di questo libro, stranamente, ma anche molto sospetto, la stampa e le televisioni non ne parlano; perché farlo significherebbe far crollare quella diga di falsità e ipocrisia che ancora con fatica continua a reggere. Francesco anche con il suo Motu Proprio, la sua ultima legge n. 297, non intende più chiudere gli occhi; troppi sono i casi di abusi sessuali che si contano ormai a migliaia, anzi a decine di migliaia, in tutto il mondo e sono un vero e proprio morbo per la chiesa cattolica. Ogni settimana vengono presentate nuove denunce, vengono accusati o incolpati vescovi, ci sono sacerdoti condannati e si susseguono gli scandali. In oltre l'80% dei casi si tratta di abusi omosessuali. Non è più possibile per Francesco, mettere la testa sotto la sabbia e tenere la linea di Giovanni Paolo II e dei suoi bracci destri, Angelo Sodano e Stanislaw Dziwisz ; ne mostrare indulgenza come faceva Benedetto XVI e dal cardinale Tarcisio Bertone. E' ormai assodato che le dimissioni di Benedetto non sono certo causate da motivi di salute, ma ben più vicine a problemi derivanti dall'omosessualità. Mi ricorda molto le sue scarpette rosse. Nessuno è innocente, tutti sono colpevoli. La causa profonda degli abusi sessuali sta nella rigidità di facciata che nasconde una doppia vita, (celebrare messa al mattino e cercare qualche escort in piazza dei cinquecento a Roma o nel resto dei “batuage” del mondo la sera) , e anche nel celibato dei sacerdoti. Dietro la maggior parte dei casi di abuso sessuale, ci sono sacerdoti o vescovi che hanno protetto gli aggressori a causa della propria omosessualità e per timore che questa possa essere rivelata in caso di scandalo o processo. La cultura del segreto (fai ma non dire nulla) era necessaria per mantenere il silenzio sulla forte presenza di omosessualità nella chiesa e ha permesso di nascondere gli abusi sessuali e ai carnefici di agire. Il Papa è convinto che la vicenda sia solo all'inizio, la chiesa è una torre di Pisa che minaccia di crollare o come il Titanic che affonda mentre l'orchestra continua a suonare. E' necessario cambiare tutto, se non si vuole rischiare di voler far scomparire una religione. All'interno del Vaticano esiste una macchina da guerra contro l'omosessualità, chiamata “La congregazione della fede”, a lungo chiamato “ Sant' Uffizio” incaricato della tristemente celebre “Inquisizione” e del suo famoso “Indice” (l'elenco di tutti i libri censurati e proibiti). Questo ministero del Vaticano continua ancora oggi a fissare la dottrina e definire il bene e il male. Tra i venti cardinali che attualmente figurano nell'organigramma della congregazione della dottrina della fede, una dozzina sono omosessuali “praticanti”, almeno cinque vivono con un ragazzo, tre fanno regolarmente ricorso a prostituzione di sesso maschile. Quindi, la congregazione è un caso clinico interessante, ed è il cuore dell'ipocrisia vaticana; essendo in gran parte omosessuale, questo clero impone l'odio verso gli omosessuali, ovvero l'odio di se stessi, con un atto di disperato masochismo. Questo interessante, anche se molto impegnativo libro, l'ho letto con grande passione, molta curiosità, ma altrettanta sofferenza; e alla fine ne devo dedurre che tutto quello che ho appreso, dalle confessioni di verità, alle dichiarazioni, misfatti, crimini e omissioni, mi hanno colpito molto, e in molti casi fatto provare un senso di schifo, di indignazione, di pena. Da omosessuale, il loro comportamento mi ferisce, perché dipingono l'omosessualità come il peccato, la volgarità, l'essere contro natura; moralmente disonesto. Come quel mantra che predicavano al congresso della famiglia di Verona “figli di Satana.” Loro sono tutto fuorché “moralmente onesti”; se volevano essere liberi di vivere la propria omosessualità con onestà e coerenza dovevano cercarsi un' altro lavoro e vivere con naturalezza per se stessi e nei confronti degli altri. La loro azione di mistificazione, inganno, montatura, truffa, ha causato e causa tutt'ora sofferenza e morte in tanti paesi del mondo dove per causa del fanatismo religioso le persone vengono discriminate e anche uccise. La superbia, la supponenza, di tanti cardinali e vescovi, è sconcertante. La loro vita da nababbi pieni di ricchezza in appartamenti di 900 metri quadrati e macchine di lusso, meriterebbe i strali di un Dio che loro vorrebbero misericordioso e buono, ma che a loro dovrebbe riservare le pene più infime dell'inferno. Il potere economico, all'interno della chiesa è più feroce e crudele del più malvagio degli assassini. E qui come non potrei infilarci il nome dell'arcivescovo americano Marcinkus, omosessuale attestato con un debole per le guardie svizzere e poi con una relazione con un sacerdote svizzero, ma questo sarebbe per questo prete il peccato minore; Famoso per essere il favorito di Giovanni Paolo II , nominato capo dello IOR, la famosa banca Vaticana che con lui ha conosciuto innumerevoli intrighi finanziari e spettacolari scandali. Accusato e incriminato di corruzione, e sospettato di aver fomentato assassinii compreso quello di Papa Giovanni Paolo I. Come ancora irrisolti appaiono, lasciando molte ombre e vergogne; l'omicidio della guardia svizzera Cédric Tornay del suo comandante e la moglie; anche in questo caso entra in gioco l'omosessualità. Altro mistero scandaloso, che meriterebbe finalmente la verità, il rapimento di Emanuela Orlandi. Il vaticano in quanto a segreti di stato, non è secondo a nessuno. Vorrei definire la chiesa non con parole mie, ma con quelle di un gesuita, padre Federico Lombardo, portavoce di due papi e cacciato dal gesuita Francesco: “l'obbedienza al papa è un valore assoluto, un valore che supera di gran lunga la verità. Quello che io vedo bianco, creda che sia nero se la chiesa gerarchica così stabilisce. La chiesa cattolica è certamente l'organizzazione che parla di più di verità, ha sempre questa parola in bocca. Brandisce costantemente la verità. Nel contempo è l'organizzazione che mente di più al mondo. Il “soldato” Lombardi è stato spesso costretto andare al fronte , incaricato di smentire e di difendere l'indifendibile ; un susseguirsi quasi ininterrotto di fallimenti, errori, scandali, affari e controversie. A differenza di altri però, lui è andato in pensione con grande umiltà e vive in una stanza spartana. A questo punto mi piacerebbe farvi una lunga lista di nomi di cardinali, vescovi e monsignori gay, dimenticavo papi; ma sarebbe interminabile e lunga da leggere; allora vi allego qualche dichiarazione simpatica, come quella di un arcivescovo gay della curia romana soprannominato “ La Paìva”che dice: “Lei sapeva che il papa è circondato da omosessuali?” Pensate quanto erano bellicosi in Vaticano; ai tempi del World Gay Pride tenutosi a Roma l'8 luglio 2000, i cardinali erano furiosi contro la sfilata gay, perché era stato loro rifiutato di parteciparvi con un carro. Simpatico poi quel cardinale polacco che chiamano “la vedova” da quando è morto papa Giovanni Paolo II, era il suo fedele e affidabile servitore. Un' altro simpatico cardinale in Vaticano viene chiamato Platinette, proprio come quella drag Italiana, e insieme ad un altro cardinale chiamato “la mongolfiera” per la sua arroganza e vanità, facevano parte di quella che potrebbe essere chiamata la prima “cerchia di lussuria” intorno a papa Giovanni Paolo II. Esistevano poi altre cerchie lussuriose che riunivano gli omosessuali “praticanti” a livelli gerarchici inferiori. I prelati eterosessuali erano e sono rari così come la castità era ancora più rara. Ecco una “perla” del cardinale Angelo Sodano, che dopo aver sempre difeso per principio i sacerdoti sospettati di abusi sessuali, dice “Dei non hominum est episcopos iudicare” (spetta a Dio, non agli uomini, giudicare i vescovi) Naturalmente sono solo pochi spunti, il libro ne racconta a migliaia; e per riassumere l'intera inchiesta posso dire: la misoginia del clero( atteggiamento di avversione e di repulsione da parte dell'uomo verso i rapporti sessuali con donne), la fine delle vocazioni sacerdotali, la cultura del silenzio in caso di abuso sessuale, le dimissioni di papa Benedetto, la guerra contro Francesco. Una rete smisurata di relazioni creatasi attorno alla vita intima dei sacerdoti, capace di sfruttarne le fragilità più profonde e di influenzare l'esercizio del potere della chiesa. Il volto nascosto della chiesa: un sistema costruito, dai seminari più piccoli alla curia romana, sulla doppia vita omosessuale e sull'omofobia più radicale. Più un prelato si mostra omofobo in pubblico, più è probabile che sia omosessuale in privato. La questione gay, naturalmente non spiega tutto, ma è una chiave decisiva per comprendere il vaticano e la sua posizione nella nostra società. Se si ignora questa dimensione relativa all'omosessualità, ci si priva di un elemento essenziale per decifrare gran parte dei fatti che hanno segnato la storia e la politica degli ultimi decenni. Dietro la rigidità c'è sempre qualcosa di nascosto, in tanti casi una doppia vita. Benvenuti in vaticano, una delle più grandi comunità omosessuali del mondo. “La Chiesa ha ammesso di aver commesso molti errori, solo che non vuole ammettere che sta continuando a farne.” Giovanni Corbanese
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live-news24 · 11 years ago
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ORDINANZA DI APPLICAZIONE DI MISURE CAUTELARI
Giudice delle indagini preliminari, dott.ssa Flavia Costantini, visti gli atti del procedimento penale procedimento penale N. 30546/10 R.G.N.R., nei confronti, tra gli altri, di:
1) Massimo CARMINATI nato a Milano il 31.5.1958 2) Riccardo BRUGIA nato a Roma il 06.11.1961, 3) Roberto LACOPO nato a a Roma il 08.06.1965 4) Matteo CALVIO nato a Roma il 01.09.1967 5) Fabio GAUDENZI nato a Roma il 03.03.1972 6) Raffaele BRACCI nato Roma il 24.2.1975 7) Cristiano GUARNERA nato a Roma il 16.12.1973 8) Giuseppe IETTO nato a Roma il 29.03.1958 9) Agostino GAGLIANONE nato a Sacrofano (RM) il 29.07.1958 10) Salvatore BUZZI nato a Roma il 15.11.1955 11) Fabrizio Franco TESTA nato a Roma il 27.12.1965 12) Carlo PUCCI nato a Roma il 24.07.1961 13) Riccardo MANCINI nato a Roma il 16.11.1958, 14) Franco PANZIRONI nato a Roma il 11.07.1948 15) Emanuela SALVATORI nata a Roma il 18.7.1957 16) Sandro COLTELLACCI nato a Monterotondo (RM) il 09.07.1964 17) Nadia CERRITO nata a Roma l’11.09.1965 18) Giovanni FISCON nato a ROMA (RM) il 29.1.1957 19) Patrizia CARACUZZI nata a Roma l’11.10.1962 1 20) Claudio CALDARELLI nato a Roma il 22.01.1951 21) Franco CANCELLI, nato a Roma il 13.03.1954 22) Salvatore FORLENZA nato a Potenza il 02.11.1953 23) Carlo Maria GUARANY, nato a Cutro (KR) il 19.09.1959 24) Emanuela BUGITTI nata ad Udine il 22.11.1953 25) Alessandra GARRONE nata a Roma il 22.07.1974 26) Paolo DI NINNO nato a Roma il 6.09.1962 27) Sergio MENICHELLI nato a Sant'Oreste (RM) il 5.11.1948 28) Marco PLACIDI, nato a Sant'Oreste (RM) il 5.1.1955 29) Raniero LUCCI nato a Roma (Rm) il 1.12.1967 30) Pierina CHIARAVALLE nata ad Avezzano (AQ) il 21.10.1984 31) Giuseppe MOGLIANI nato il 18.07.1952 a Campagnano di Roma (RM), 32) Giovanni LACOPO nato a Gerace (RC) il 24.06.1940 33) Claudio TURELLA nato a Roma (RM) il 28.11.1951 34) Emilio GAMMUTO nato ad Acri (CS) il 10.04.1954 35) Rossana CALISTRI nata il 10.08.1957 a Montecatini-Terme (PT) 36) Gennaro MOKBEL nato a Roma il 13.9.1960 37) Giovanni DE CARLO nato a Roma il 17.3.1975 38) Luca ODEVAINE , nato a Roma il 25.10.1956, ivi residente in via Marco Aurelio n. 49; 39) Mario SCHINA (C.F.: SCHMRA54H30H501F), nato a Roma il 30.06.1954, ivi residente in via Gina Mazza n. 3.
INDAGATI Massimo CARMINATI, Riccardo BRUGIA, Fabrizio Franco TESTA, Salvatore BUZZI, , Cristiano GUARNERA, Giuseppe IETTO, Agostino GAGLIANONE, Franco PANZIRONI, Carlo PUCCI, Riccardo MANCINI, Fabio GAUDENZI, Roberto LACOPO, Matteo CALVIO, Nadia CERRITO, Claudio CALDARELLI, Carlo Maria GUARANY, Alessandra GARRONE, Paolo DI NINNO: 1) del delitto di cui all’articolo 416bis commi 1, 2, 4, 6 e 8 c.p. per avere fatto parte di una associazione di stampo mafioso operante su Roma e nel Lazio, che si avvale della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti di estorsione, di usura, di riciclaggio, di corruzione di pubblici ufficiali e per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici, con i ruoli per ciascuno di seguito indicati: Massimo CARMINATI, capo e organizzatore, sovrintende e coordina tutte le attività della
associazione, impartisce direttive agli altri partecipi, fornisce loro schede dedicate per le comunicazioni riservate, individua e recluta imprenditori, ai quali fornisce protezione, mantiene i rapporti con gli esponenti delle altre organizzazioni criminali operanti su Roma nonchè con esponenti del mondo politico, istituzionale, finanziario, con appartanenti alle forze dell’ordine e ai servizi segreti; Riccardo BRUGIA, organizzatore, braccio destro di CARMINATI, collabora con lui in tutte le attività di direzione dell’associazione, coordina le attività criminali dell’associazione nei settori del recupero crediti e dell’estorsione, custodisce le armi in dotazione del sodalizio; Fabrizio Franco TESTA, organizzatore, testa di ponte della organizzazione nel settore politico e istituzionale, coordina le attività corruttive dell’associazione, si occupa della nomina di persone gradite alla organizzazione in posti chiave della pubblica amministrazione; Salvatore BUZZI, organizzatore, gestisce, per il tramite di una rete di cooperative, le attività economiche della associazione nei settori della raccolta e smaltimento dei rifiuti, della accoglienza dei profughi e rifugiati, della manutenzione del verde pubblico e negli altri settori oggetto delle gare pubbliche aggiudicate anche con metodo corruttivo, si occupa della gestione della contabilità occulta della associazione e dei pagamenti ai pubblici ufficiali corrotti; Cristiano GUARNERA, imprenditore colluso, partecipa all’associazione mettendo a disposizione le proprie imprese e attività economiche nel settore della edilizia per la gestione degli appalti di opere e servizi conseguiti dall’associazione anche con metodo corruttivo; Giuseppe IETTO, imprenditore colluso, partecipa all’associazione mettendo a disposizione le proprie imprese e attività economiche nel settore della ristorazione per la gestione degli appalti di opere e servizi conseguiti dall’associazione anche con metodo corruttivo; Agostino GAGLIANONE, imprenditore colluso, partecipa all’associazione mettendo a disposizione le proprie imprese e attività economiche nel settore della edilizia e del movimento terra per la gestione degli appalti di opere e servizi conseguiti dall’associazione anche con metodo corruttivo, costituisce flussi finanziari illegali al fine della loro veicolazione ai componenti apicali del sodalizio, custodisce per conto dell’associazione denaro contante provento delle attività illecite; Franco PANZIRONI, pubblico ufficiale a libro paga, partecipa all’associazione fornendo uno stabile contributo per l’aggiudicazione di appalti pubblici, per lo sblocco di pagamenti in favore delle imprese riconducibili all’associazione; garante dei rapporti dell’associazione con l’amministrazione comunale negli anni 2008/2013; Carlo PUCCI, pubblico ufficiale a libro paga, partecipa all’associazione fornendo uno stabile contributo per l’aggiudicazione di appalti pubblici, per lo sblocco di pagamenti in favore delle imprese riconducibili all’associazione; Riccardo MANCINI, pubblico ufficiale a disposizione dell’associazione, partecipa all’associazione fornendo uno stabile contributo per l’aggiudicazione di appalti pubblici, per lo sblocco di pagamenti in favore delle imprese riconducibili all’associazione; tramite dei rapporti dell’associazione con l’amministrazione comunale negli anni 2008/2013; Roberto LACOPO, partecipe, gestisce per conto dell’associazione il distributore di carburanti sito in Corso Francia, base logistica del sodalizio, si occupa delle attività di estorsione e recupero crediti per conto dell’associazione, svolge anche il ruolo di tramite delle comunicazioni per il sodalizio;
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stilouniverse · 3 years ago
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Le pagine di tuttatoscanalibri più visitate nel mese di dicembre 2021
Le pagine di tuttatoscanalibri più visitate nel mese di dicembre 2021
Alessia Gazzola e la nuova trilogia con Costanza Macallè Hans Tuzzi intervista Ottavia Niccoli autrice del giallo “Morte al filatoio” E.Lee Masters “Antologia di Spoon River” “Terapia forestale” a cura di Francesco Meneguzzo e Federica Zabini Juan Gómez Jurado “Regina rossa” Gianfranco Bracci “I misteri del tempio dimenticato” Jorge Luis Borges “L’Aleph” Paolo Cognetti “La felicità del…
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hellovadimme · 4 years ago
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Лондонская Национальная галерея
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serial-traveler · 4 years ago
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La chiesa della comunità serbo-ortodossa incombe con la sua mole di cupole azzurre sulla riva sinistra del Canale grande. L’edificio fu costruito su progetto di Carlo Maciachini e aperto al culto nel 1869: la grande cupola centrale è affiancata dalle semicupole a copertura dei quattro bracci della croce greca e sovrasta in altezza (40 metri) i quattro campanili angolari, anch’essi coronati da cupolotti. Il tempio presenta facciate ‘importanti’ su via S. Spiridione, la frontale, e su piazza S. Antonio Nuovo, quella a nord. L’alternanza di pietra bianca e arenaria accentua le linee orizzontali che percorrono l’intero edificio, mentre i mosaici, opera di maestri muranesi, scintillano sulle facciate principali. L’interno, con appariscente iconostasi e arredi in argento, riluce di affreschi a fondo oro che simulano dei mosaici. Di straordinario valore le quattro icone russe di inizio Ottocento che ornano il livello inferiore dell’iconostasi; una Croce gemmata d’oro e d’argento – con Gesù crocifisso, la Madonna e S. Giovanni – sovrasta l’altare; all’ingresso e la lampada votiva d’argento donata da Paolo Romanov (il futuro zar Paolo I) in occasione di una sua visita a Trieste, il 6 gennaio 1772. #trieste #friuliveneziagiulia (presso Tempio serbo-ortodosso della Santissima Trinità e di San Spiridione) https://www.instagram.com/p/CJlmehYBByI/?igshid=88acndv3lcv7
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weirdlookindog · 2 years ago
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Paolo Bracci - No Monster is a Gentleman
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ilragazzodellemele · 5 years ago
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Basilica di San Marco, Venezia:
La prima chiesa dedicata a san Marco fu costruita nell’820 per accogliere il corpo del Santo patrono della città. Questa prima struttura, distrutta da un incendio nel 976, a partire dal 1063, fu nuovamente demolita per lasciare il posto alla terza basilica, quella attuale.
Nella sua pianta a croce greca si riconosce la matrice stilistica orientale bizantina, in cui ognuno dei quattro bracci uguali è concluso da una cupola (più una al centro che eccede il tetto per 12 metri). L’esterno diviso in tre differenti registri: piano inferiore, terrazza e cupole, si presenta più sviluppato in larghezza, probabilmente per distribuire i pesi, appoggiati su un terreno sabbioso, in modo equilibrato. L'edificio è infatti lungo 76.5 metri e largo 62.60, mentre la cupola centrale è alta 43 metri. Una vera e propria ‘foresta di colonne’ composta da più di quattrocento elementi, ricopre la stupenda facciata, dalla quale, attraverso portali strombati si giunge al nartece che corre tutt’intorno al perimetro. La navata maggiore si prolunga nel presbiterio sopraelevato sulla cripta e separato dall’aula, e quindi dai fedeli, da un’iconostasi decorata con le statue dei dodici Apostoli, capolavoro della scultura gotica di Jacobello e Pier Paolo delle Masegne. Al piano superiore si osservano i matronei: ballatoi da cui le donne assistevano al rito.
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personal-reporter · 2 years ago
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Musicasottolio 2023 a Taurianova
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L'Associazione Multiculturale Mammalucco di Taurianova per il 19 agosto propone la XVII edizione di Musica Sottolio, il festival dei suoni buoni da conservare sott'olio,  sul palco Salvatore Muratore con le tre band di questa edizione: Plastic Farm Animals, Violent Scenes e Roboox. Taurianova, sulle coste della Calabria, divenne comune autonomo, con questo nome, nel 1928, dopo la fusione delle località Iatrinoli, Radicena e Terranova Sappo Minulio, che poi  riacquistò l’autonomia amministrativa nel 1946. Il nome della città  riprende quello dell’antica Taureana, spopolatasi verso il secolo VIII, a causa della malaria e delle incursioni saracene, che nel Medioevo fece parte dei possedimenti dei Lauria, degli Joinville, dei Sanseverino, dei Santangelo, dei Caracciolo di Gerace e dei Correale, poi dall’inizio del Cinquecento appartenne ai Cordova, ai de Marinis e ai Grimaldi, principi geracesi. Tornata ai Borboni, al termine della parentesi napoleonica, la città fu annessa al Regno d’Italia, insieme al resto della regione. Cuore del paese è la  Matrice di Santa Maria delle Grazie, con la facciata è ornata da arcatelle e rosone e fiancheggiata da due torri campanarie a pianta quadrata, dove è possibile ammirare numerose statue sacre e due campane in bronzo provenienti da chiese distrutte dal terremoto del 1736. La Chiesa del Rosario è la più antica, prima dedicata a San Basilio e subito dopo a Santa Maria della Misericordia, dove i quadri della Vergine di Pompei e l'altare dedicato alla Madonna del Carmine, sono opera di Michele Bacillari di Serra San Bruno. A Jatrinoli è da vedere la Chiesa dei santi Pietro e Paolo che si componeva di tre navate con cupola nell'incrocio dei bracci, poi demolita per ordine del Regio Genio Civile, mantenendo solo i muri perimetrali, quelli interni del coro e tronconi dei pilastri della navata centrale. Tra le opere custodite è da vedere una statua di marmo attribuita ad ignoto autore del 1400 o del 1500, rinvenuta tra le rovine della Chiesa parrocchiale di Bracadi, che sorgeva in prossimità dell’antico Monastero di Muscimini. Read the full article
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angolodonne · 6 years ago
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"Ma se io dovessi rinascere": una poesia di Marcos Ana | RestaurArs Source: Pinterest
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eleonoraperini1a · 5 years ago
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Mausoleo di Galla Placidia
Ravenna 
V secolo
Galla Placidia, sorella dell'imperatore Onorio, l’artefice del trasferimento della capitale dell'Impero Romano d'Occidente da Milano a Ravenna nel 402 d.C., fece costruire questo piccolo mausoleo a croce latina per sé. Anche se oggi appare come un edificio a sé, in origine doveva collegarsi al lato meridionale del nartece della vicina Chiesa di Santa Croce, realizzata sempre da Galla nel secondo quarto del V secolo. L'interno è animato da un ricco apparato decorativo, composto dai rivestimenti in marmo delle pareti e dai mosaici soprastanti. Al centro della cupola è rappresentata una croce latina dorata contornata da stelle concentriche su fondo blu ad imitazione di un cielo notturno, mentre negli angoli dei pennacchi compaiono quattro simboli alati che rappresentano gli esseri viventi dell'Apocalisse. Nei quattro lati del tamburo sono raffigurati a coppie otto Apostoli, tra cui si riconoscono Pietro e Paolo, intervallati da motivi decorativi simbolici come le colombe che si abbeverano e le colombe ai lati di una fontana. Nella lunetta del braccio meridionale si riconosce la figura di S. Lorenzo davanti a una graticola in fiamme, accanto un armadio con i libri degli Evangelisti. Nella parte opposta, sul portale d'ingresso trova posto la celebre lunetta contenente la raffigurazione del Buon Pastore, con il Cristo circondato dal suo gregge. La lunetta occidentale e quella orientale del transetto sono riservate all'immagine simbolica, alludente al Salmo 41, dei cervi assetati che si avvicinano ad una pozza d’acqua attraverso un graticcio di foglie d’acanto. La pianta del piccolo edificio presenta una forma a croce latina, poiché la navata centrale è leggermente più lunga rispetto al transetto, che non la interseca alla metà. Esternamente l'edificio ha un paramento in semplice laterizio con la cupola nascosta da un tiburio a base quadrata, che si sopraeleva sulla copertura a tetto a due spioventi dei quattro bracci. Anche qui come in altri monumenti ravennati, la subsidenza ha abbassato la struttura originaria di 1,5 metri. Le poche decorazioni esterne sono la pigna posta sulla sommità, la cornice e le arcate cieche apparentemente prive dello zoccolo di base, che movimentano le pareti ad eccezione del braccio settentrionale lì dove si apre l'ingresso, e il fregio posto sopra il portale d'ingresso, raffigurante due felini che si affrontano ai lati di un cratere a volute, tra rami di vigna carichi di grappoli d'uva.
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sguardimora · 6 years ago
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Poetiche e Pratiche. Numero 0
Dall’8 al 13 Luglio 2019 gruppo nanou sarà all’ Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino per una residenza creativa. Il nuovo progetto produttivo della compagnia sarà uno strumento per generare un primo confronto metodologico sul rapporto tra percorso artistico e organizzativo fin dalle prime fasi del processo di creazione, attraverso il lavoro condiviso degli artisti, Marco Valerio Amico e Rhuena Bracci e degli organizzatori,  Michele Mele e Domenico Garofalo.
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Da tempo, L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino pone agli artisti un interrogativo: nei luoghi e nei tempi di residenza che connessioni possono esistere fra ricerca e formazione, sperimentazione di linguaggi espressivi e strumentazioni pedagogiche?
Come rinnovare di continuo il primo sguardo che ha generato il mestiere e mantiene in vita, ogni volta, l’energia e il desiderio di comporre una nuova opera? Lungo quali vie maestre e accessi secondari si possono incrociare altri e differenti sguardi d’autore da sovrapporre agli orizzonti tracciati, a suo tempo?
Quello che gruppo nanou sta stimolando è una modalità virtuosa di relazione interna, di carattere artistico e programmatico, che intende generare “incidenti creativi” e stimolare un dialogo relativo alle poetiche e alle pratiche della danza e della creazione contemporanea nell’ambito delle performing arts.
Dal confronto tra gruppo nanou e L’Arboreto è nato il desiderio di creare, a margine di questa breve residenza, un incontro che coinvolga altri operatori, organizzatori e artisti per raccontare delle possibili interferenze fra processo creativo, produttivo e organizzativo, per riflettere su condivisione e moltiplicazione degli sguardi del pubblico e delle comunità di riferimento per generare ed estendere il potenziale dei suddetti “incidenti”. L’obiettivo è quello di progettare insieme nel 2020 una residenza creativa per artisti e operatori, insieme.
Ecco, ci siamo. Siamo in buona compagnia.
Il numero 0 è un primo confronto su invito e partecipano: Claudio Angelini, Ipercorpo Forlì Fabio Biondi, L’arboreto – Teatro Dimora Mondaino Paolo Brancalion, L’arboreto – Teatro Dimora Patrizio Cenacchi, ATER / Regione Emilia-Romagna Lorenzo Conti, Dancehouse Milano Elena Di Gioia, Agorà Bologna Francesca Giuliani, L’arboreto – Teatro Dimora / blog Sguardimora, ResidanceXl Edoardo Donatini, Contemporanea Festival Prato Domenico Garofalo, distribuzione gruppo nanou Giulia Melandri, Rete Anticorpi Emilia-Romagna / Festival Ammutinamenti Ravenna Michele Mele, art manger gruppo nanou Roberta Nicolai, Teatri di Vetro Roma Angelo Vassalli, ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione
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