Tumgik
#pioggia e sampietrini
Io faccio lo scemo ma co' lei no, non attacca Io tipo da Campari, lei da oliva nel Manhattan La volante passa, stasera tira un'ariaccia Non ho mai imparato a fare il nodo alla cravatta Ma tanto tutto passa, forse dovrei cambiare aria Prendere il primo volo Alitalia Ubriaco in strada con i miei canto Albachiara Al distributore senza scheda sanitaria Io che c'ho solo guai dentro le tasche dei miei Levis Vorrei rubare i desideri a Fontana di Trevi Abbiamo stesso sangue, no, non serve che mi spieghi Te dimmi dove sei mi faccio tutta Roma a piedi Il tuo ricordo sfuma una notte senza luna Lei si morde un'unghia e fuma E questa birra è tutta schiuma Sorrido a mio fratello, siamo su di giri Fiori cresciuti in mezzo ai sampietrini
E c'avrei scommesso su noi due Una vita intera sempre in due E c'avrei scommesso su noi due Invece ognuno per le sue
Sveglia all'alba pel mercato delle sette Ho tamponato una Mini ferma al verde Il ragazzino in auto mi fa "gne gne gne gne" Il nasone scorre sempre non la smette Ho perso il treno poi l'aereo pe' Berlino Vorrei trasformare questa pioggia in vino A Nettuno i miei ricordi Polaroid Ciocco le foto porno di Leotta su un tabloid Scotch sulla fotocamera del Mac Non ce la faccio più, uh va bene coffee break Ho passato mesi a balla' la techno Il mio amico veneto mi chiama vecchio La mia amica che nasconde il sushi nella borsa Gucci A terra panni sporchi che non stendo (no no no no no) Un'altra multa di sale che prendo (oh oh oh)
E c'avrei scommesso su noi due Una vita intera sempre in due E c'avrei scommesso su noi due Invece ognuno per le sue E c'avrei scommesso su noi due Una vita intera sempre in due E c'avrei scommesso su noi due Invece ognuno per le sue
E c'avrei scommesso su noi due Una vita intera sempre in due E c'avrei scommesso su noi due Invece ognuno per le sue
Carl Brave, Franco126
0 notes
Text
Roma
Quando penso a chi mi manca di più penso a te, ci credi? Perché in effetti per me sei la persona più saggia e bella del mondo, perché sei Roma. 
Mi manchi come se fossi una persona, perché ci sei sempre per me e mi pare quasi di parlarti dato che sono cresciuta con te e dentro di te. 
Mi manca uscire e sapere di poterti vedere, mi mancano quei giorni di sole in cui decido di scendere a Colosseo senza motivo, solo per poter alzare lo sguardo sul tuo cuore e pensare che non ne ho mai visto uno battere così, e solo allora sento il mio battere all’unisono e sento di essere il tuo sangue. Penso di essere come un globulo rosso che scorre insieme a tutti gli altri abitanti, scorriamo nelle tue vie, nelle tue vene, portiamo ossigeno al tuo cuore rosso e respiriamo con te. Mi manca portarti ossigeno e riceverne altrettanto, scorrere per le tue vene con gli altri e guardare le tue vie, che non mi basta una vita per vederle tutte. 
Fermarmi davanti al Colosseo quando sono triste e farmi accogliere da lui come un amico e confidente, guardarlo dritto nei suoi finestroni come fossero orbite e trovare conforto in quegli occhi. Nessuna parola mi dice, ma mi conosce bene e lo sa cosa significa quando lo guardo con quell’espressione, non glielo devo dire. Lui ne ha viste tante di facce, un numero che nessun uomo ha mai pronunciato, un numero che è più infinito dell’universo. Ha visto la gente morire e susseguirsi nei secoli, e ora è li che guarda anche me, questo mi fa sentire parte della sua storia, mi piace crederlo. 
Poi mi manca camminare su quei terribili sampietrini che adoro, magari prendermi anche una storta e maledirli come sempre. Guardare i Fori e fermarmi perché sono sempre tua turista anche se sei casa, perché sei cosi grande che non ti scoprirò mai tutta. Mi fermo sempre a guardare bene anche le cose che conosco perfettamente, non sono mai scontate per me, perché ogni volta penso a quanto sei bella e non ci sarà giorno in cui guardaró il tuo profilo senza darti il giusto sguardo, lo sguardo che ti meriti, non te ne dedicherò mai uno distratto. Mi manca stare sul 30 e alzare gli occhi sull’Altare della Patria, lo faccio sempre quando ci passo davanti come fosse un gesto naturale dato che sto passando accanto a qualcosa che non posso perdermi, anche se la conosco bene. 
Mi manca camminare senza sapere nemmeno dove sto andando, camminare solo per viverti un pó, accompagnata da qualche suonatore bizzarro che è seduto sul marciapiede. Suonano per te, suonano con te; mi dispiace pensare che le vie ora siano silenziose, senza le tue canzoni, senza qualcuno che grida “Ao”, senza il rumore, senza i clacson, senza i turisti.
Mi mancano i tuoi rumori, ma anche i profumi, i colori; quel tuo bel cielo serale che alzo lo sguardo e ringrazio di poterlo vedere uno spettacolo cosi. Mi manca farmi Via del Corso fino a Piazza del Popolo, sedermi sotto l’obelisco e guardare le vite che scorrono, per poi decidere di guardare te dall’alto a terrazza del Pincio e dedicarti un sorriso a mezza luna. 
Mi manca camminare lungo il tuo fiume, attraversare i ponti e fermarmici, guardare quell’acqua, la tua linfa; mangiare qualcosa al volo seduta sulle scalinate a Piazza Venezia, con la testa leggera e lo sguardo lontano che riesce a vedere il cuppolone che si ingiallisce nella sera estiva fino a che il sole non muore su di te macchiandoti rossa del suo sangue, ma pronto a tornare il giorno dopo perché ti vuole illuminare ancora. 
Poi Trastevere, che nonostante sia bella anche senza di me, mi manca e solo a pensarci mi si stringe lo stomaco; le serate barcollanti e colorate con gli amici in quelle vie strette e vive, mi manca sedermi su quelle gradinate mentre mi sento bene e penso che non mi serva altro, mi sento la tua ciumachella. Fare tardi senza accorgersi che ti sei fatta scura, salire su un notturno solitario illuminato a neon e attraversare la notte mentre dai finestrini vedo la gente sui tuoi terrazzi che fuma.
Sai che mi manca? Scendere a Cavour e girare per i negozi vintage, provarmi degli occhiali gialli e vedere il mondo cosi per un po’ mentre mi faccio un giro per Rione Monti. Mi manca vedere Fontana di Trevi, maledire i turisti che non me la fanno guardare bene; ma lo sai che ci ho buttato un soldo solo una volta nella vita? Quando ci torno lo rifaccio, promesso. Prometto anche che rientro nel tuo Pantheon e guardo nel suo occhio ciclopico anche se l’ho fissato tante volte pensando alla pioggia che lo attraversa. Prometto che torneró a vedere Piazza San Pietro e che andró a cercare tutti i tuoi angoli più segreti.
Mi manca Campo de’ Fiori e guardare la statua di Giordano Bruno quasi con riverenza. Mi manca andare a Villa Pamphili ma sopratutto a Villa Borghese, stesa sul prato e di tanto in tanto allontanare chi cerca di vendermi una rosa. Mi manca guidare nelle tue strade che mi fanno sobbalzare sul sedile, con qualche melodia dalla radio mentre ai finestrini scorri tu come la pellicola di un film ma sei più bella di un set cinematografico.
Mi mancano gli spritz a due euro del Chiringuito il mercoledì sera, che forse sarà lo spritz più annacquato di sempre ma è il più buono, bermelo in compagnia su quelle panchine sgangherate mentre il brecciolino mi scoppia sotto le suole e c’è quel vociare tutto attorno. Passare una serata cosi, arrivare a parco Schuster d’estate e poi guardare la Basilica illuminata nella notte. Magari arrivare più avanti a Ostiense dove ci ho passato infiniti momenti e poi guardare il Gazometro che sembra la carcassa - ormai scheletro - di un animale gigante che veglia sulla città. Mi manca stare sulla metro e guardare fuori guando passo a Garbatella ma soprattutto a Piramide, che il sole entra nel vagone e guardo le pietre poggiate sull’erba di fuori e mi viene sempre voglia di scendere e magari farmi un giro al Cimitero Acattolico. Mi mancano gli autobus, vedere Roma da quei finestrini sporchi mentre traballo sui sedili.
E se Roma è la mia casa, l’Eur è la mia camera, e quella mi manca molto perché ci sono tutte le mie cose più care che ho imparato a conoscere negli anni da sempre. Sai più di tutti cosa? Il mio laghetto, che se contassi le ore che ci ho passato nella vita e i chilometri che ci ho percorso non basterebbero cento mani. Ci andavo anche solo per passeggiarci e respirarlo, per farmi tirare su perché lui mi conosce meglio di tutti. Andavo su quelle altalene con mio nonno e se le guardo mi ci vedo ancora, mi ci vedo ancora a fare i giochi. Ora lo percorro innumerevoli volte e mi manca stendermi su quel prato e guardare quel cielo, attraversare il ponticello, che ho visto rovinarsi sotto i miei piedi negli anni. Il laghetto ha visto il mio primo amore nascere e fiorire in lui, come i suoi ciliegi che quest’anno non verranno ammirati da nessuno e resteranno muti fino a quando non appassiranno. Mi manca riflettermi in quell’acqua che anche se è sporca mi sembra limpidissima perchè mi ci specchio e ci vedo tutta la mia storia riflessa.
Mi mancano viale Beethoven, Piazza Sturzo e le sue scalette e quel Mc in cui ho passato momenti infiniti e notti infinite. Mi manca passare davanti al liceo con i miei amici e guardarlo come si guarda un genitore, che non l’ho odiato nè amato, lo guardo con il rispetto dovuto perché in fondo gli voglio bene. Fare le scalinate fino a Spep, berci la birra lì e poi andare al Colosseo Quadrato, passare la serata anche solo a guardarlo, fino a che non lo si vede spegnersi e allora sai che ore sono, come se a scandire il tempo non servisse più un orologio ma bastasse Roma. Mi manca il nostro posto vicino agli archivi, seduti in una macchina con la musica che ti fa da colonna sonora. 
Mi manca prendere la metro a Laurentina ed entrare come fosse un varco per la scoperta, uscirne ore dopo stanca ma guardare il cielo ed essere serena, che anche mettermi ad aspettare l’autobus non mi pesa. Mi mancano anche questi tuoi difetti, mi manca lamentarmi di loro, sbraitare contro l’atac e sbuffare davanti alle scale mobili guaste. Che chi ama apprezza anche i difetti e io ti amo come sei, perche se fossi perfetta non mi piaceresti allo stesso modo, perchè mi piaci caciarona e rumorosa. Mi manca parlare con i vecchietti rompipalle alla fermata dell’autobus, andare a mangiare dal greco, andare dal bangla a comprare i filtri che ho finito o qualche limoncello di seconda marca a basso costo, mi mancano le tue luci di notte e i tuoi sottopassaggi.
E ti dico grazie perché mi fai provare tutto questo, come quando sono nel Giardino degli Aranci su quella panchina al sole e la musica suona, che sei tu che mi fai capire quanto sia bella la vita e che non voglio sprecare nemmeno un momento perchè voglio viverla questa Roma. Che ho visto decine di città e posti bellissimi ma ogni volta che rimetto piede sul tuo suolo e ti guardo so che non vorrei stare da nessun’altra parte, perchè nulla è più bello che tornare da te.
E forse sei l’unica costante della mia vita, l’unica certezza, l’unica che non passerà mai. Tu che sei eterna, io sono solo un tuo battito di ciglia ma mi basta.
7 notes · View notes
Text
youtube
Io faccio lo scemo ma co' lei no, non attacca
Io tipo da Campari, lei da oliva nel Manhattan
La volante passa, stasera tira un'ariaccia
Non ho mai imparato a fare il nodo alla cravatta
Ma tanto tutto passa, forse dovrei cambiare aria
Prendere il primo volo Alitalia
Ubriaco in strada con i miei canto Albachiara
Al distributore senza scheda sanitaria
Io che c'ho solo guai dentro le tasche dei miei Levis
Vorrei rubare i desideri a Fontana di Trevi
Abbiamo stesso sangue, no, non serve che mi spieghi
Te dimmi dove sei mi faccio tutta Roma a piedi
Il tuo ricordo sfuma una notte senza luna
Lei si morde un'unghia e fuma
E questa birra è tutta schiuma
Sorrido a mio fratello, siamo su di giri
Fiori cresciuti in mezzo ai sampietrini
E c'avrei scommesso su noi due
Una vita intera sempre in due
E c'avrei scommesso su noi due
Invece ognuno per le sue
Sveglia all'alba pel mercato delle sette
Ho tamponato una Mini ferma al verde
Il ragazzino in auto mi fa "gne gne gne gne"
Il nasone scorre sempre non la smette
Ho perso il treno poi l'aereo pe' Berlino
Vorrei trasformare questa pioggia in vino
A Nettuno i miei ricordi Polaroid
Ciocco le foto porno di Leotta su un tabloid
Scotch sulla fotocamera del Mac
Non ce la faccio più, uh va bene coffee break
Ho passato mesi a balla' la techno
Il mio amico veneto mi chiama vecchio
La mia amica che nasconde il sushi nella borsa Gucci
A terra panni sporchi che non stendo (no no no no no)
Un'altra multa di sale che prendo (oh oh oh)
E c'avrei scommesso su noi due
Una vita intera sempre in due
E c'avrei scommesso su noi due
Invece ognuno per le sue
E c'avrei scommesso su noi due
Una vita intera sempre in due
E c'avrei scommesso su noi due
Invece ognuno per le sue
E c'avrei scommesso su noi due
Una vita intera sempre in due
E c'avrei scommesso su noi due
Invece ognuno per le sue
Carl brave ❤️
6 notes · View notes
Text
" Tanto per far passare la noia "                          (2015)
-1. Senti anche tu quel vuoto nel cuore ? : alcune volte si, solo se mi ci fermo a pensare a qualcosa che mi manca, ma non so cosa
-2. Scrivi il testo di una canzone che ti rappresenta: taylor swift- back to december, scriverò solo il pezzo che mi rappresenta di più…‘It turns out freedom ain’t nothing but missing you Wishing I’d realized what I had when you were mine I go back to December, turn around and make it alright I go back to December all the time These days, I haven’t been sleeping Staying up, playing back myself leaving When your birthday passed, and I didn’t call ’
-3. Cosa vorresti dire alla persona che ti a fatto più male fino ad adesso? : “ grazie per avermi fatto male, non lo dimenticherò….mi è servita di lezione per il futuro, grazie, grazie ancora”
0. Ti piace il cielo? : “ si, lo osservo sempre, lo trovo meraviglioso, mi piacciono le sue varie sfumature della giornata. Faccio molte foto al cielo ”
1. Che hai fatto oggi? : “ Sono uscita con degli amici ”
2. Come ti immagini da grande? : “ mi immagino che farò un lavoro artistico e sarò riconosciuta da molte persone, per il mio talento ”
3. Come ti chiami? : “ Elisa ”
4. Dove abiti? : “Roma”
5. Quanti anni hai? : “ 15”
6. Cosa ti piace di te stessa/o?: “ gli occhi e le labbra ”
7. Cos'è l'ultima cosa che hai guardato su YouTube ?: “ un video di cleotoms ”
8. Vai spesso su siti porno? : “em..no, non ho interesse hahaha 😅”
9. Che scuola o lavoro fai? : “liceo linguistico ”
10. Cosa deve fare un ragazzo per conquistarti ? : “ deve farmi ridere e saper accettare le mie scelte, sopratutto per i gusti musicali ”
11. Hai una data che significa o ti fa ricordare qualcosa di importante ? : “ ne avrei tre.. 29/06/2014 San Siro, lo so può sembrare stupido, ma è stata una delle giornate più belle della mia vita, 16/07/2014 primo viaggio in America 😍 e 25/12/2013 viaggio a london 😍”
12. Che posti ti piacerebbe visitare ? : “ un'altra volta Londra, New York e Boston e per la prima volta Los Angeles, Berlino e alche paese dell Europa del Nord ”
13. Cosa rappresenta per te la tua migliore amica ? : “ niente, non la ho ”
14. Ti confidi mai con qualcuno ? : “ qualche volta, ma in casi rari”
15. Fai qualche sport? : “ quest'anno no, ma ho fatto Karate e hip hop, gli scorsi ”
16. Sei vergine ? : “ No, pesci…🙈 a parte glie scherzi si ”
17. Cos'è la prima cosa che noti in una persona del sesso opposto sia di fisico che di carattere ? : “ fisico le spalle, mi piacciono i maschi con le spalle grosse e il torace piatto, mentre carattere noto subito se una persona sa Divertisti o meno, non mi piacciono i mosci ”
18. Quanto sei alta ? : “ boh, l'ultima volta ero 1. 53, due anni fa 😂”
19. Ti piace leggere ? : “ abbastanza, diciamo che ho imparato da poco ad amare quest'arte ”
20, Segui qualche serie TV ? : “ e melo chiedi pure ?! Ovvio, shameless, teen wolf, pretty little liars, american horror story, glee, suits, csi, ncis, scorpion e tante altre ”
21. Spesso sola ? : “ Direi più che mi manca avere una migliore amica, ma completamente sola no ”
22. Hai mai detto “ ti amo ” a qualcuno ? : “ a loro due ogni giorni della mia vita #nashgrier #niall horan
23: Ti piace qualcuno ? : ” Shiii “
24. Scrivi il nome di qualcuno importante per te. Nash e Niall
25. Come immaginavi la tua adolescenza da piccola ? : “non la immaginavo, ora che ci penso non mene fregava un cazzo di come sarei diventata ”
26. Che gente di musica ti piace ? : “ Non ho un genere, mi piacciono tutti…
27. La tua canzone preferita la momento ? : ” Jordan jea- hopping fences “
28. Credi negli alieni ? : ” Si …“
29. Credi in Dio ? : ” non ho mai fatto comunione, battesimo ecc… Ma ci credo “
30. Credi negli esseri umani ? : ” non ho capito a pieno il senso, perché sono stanca morta (sono le 3 di notte ), quindi non so come risponderti e vado a letto, riprendo domani
31. Qual è il tuo colore preferito ? : “ nero e verde ”
32. Qual è il tuo cibo preferito ? : “ forse l'oreo o la parmigiana, non saprei scegliere ”
33. Hai mai avuto un ragazzo ? : “ yep ”
34. Sessualità ? : “in che senso… Se intendi te "se sono maschio o femmina” sono femmina, se intendi “se sono gay o etero ” sono etero “
35. Come si chiama la tua migliore amica ? : ” non la ho e sono 429182829 “
36. Che ascolti adesso ? : ” Gli uccelli fuori dalla finestra “
37. Che tipo di persona sei ? : ” Divertente, casinista, tendo a trovare sempre il pelo nel l'uovo e sono abbastanza pigra. Però so essere una brava amica e sono molto altruista
38. Riesci a parlare di te ? : “ Si, so ammettere i miei pregi e i miei difetti, anche quando faccio una cosa sbagliata lo ammetto ”
39. Secondo te, cosa ti manca per essere felice ? : “ avere l'amica ideale, a qui puoi dire tutto ”
40. Fai uso di droghe ? : “ sono già matta di mio, non ne ho bisogno ”
41. Fumi ? : “ no..”
42. Bevi ? : “ occasionalmente 👍🏻 ”
43. Ti sei mai ubriacato ? : “ no ”
44. Racconta un fatto divertente : “ allora… Partiamo dal fatto che io faccio figure di merda praticamente sempre, quindi ne avrei tanti da raccontare, ma racconterò quello più recente. Ieri stavo passeggiando per andare da una mia amica.( Dove stavo camminando io ci stavano i sampietrini e aveva appena piovuto, quindi il terreno era scivoloso) quindi stavo andando da questa mia amica, quando un tizzio con lo skate mi è arrivato addosso e mi sono ritrovata col culo per terra davanti a tutti i suoi amici che ridevano. Io infuriata mi alzo e faccio per attraversare, quando inciampo sul gradino del marciapiede e ricasco 🙈🙈. Quindi ci ho fatto doppia figura di merda…
45. Sei triste ? : ” nah..“
46. Sei felice ? : ” normale “
47. Sei innamorata ? : ” sono nel periodo che mi piacciono tutti e nessuno “
48. A quanti anni hai dato il tuo primo bacio ? : ” 12 è stato orribile “
49. Ti piacciono con il sole o con la pioggia ? : ” allora in inverno quando si muore di freddo, la pioggia e in estate, in primavera e in autunno , il sole “
50. Estate o inverno ? : ” inverno “
51. Secondo te l’ inferno esiste ? : ” si “
52. Secondo te il paradiso esiste ? : ” yes “
53. Hai un autore preferito ? : ” la rowling forevah 💁🏼, cioè “
54. Che genre di libri ti piace leggere ? : ” fantasy “
55. Dai una tua definizione alla parola ” demone “. Demone, dal greco demae (?), è una sorta di figura oscura che controlla l'inferno, chiamato diavolo o satana. Alcune volte si impossessa delle persone terrene e le controlla, facendole completamente impazzire…. NO OKAY, NON SO DARGLI PROPRIO UNA DEFINIZIONE”
56. Hai veri amici ? : “ Boh… ”
57. Credi nelle relazioni a distanza ? : “ se uno si ama e vuole mantenere un rapporto si..perché no?!”
58. Sei fedele ? : “ credo di si ”
59. Ti piacciono le piante ? Ne hai una preferita ? : “ si, le margherite anche se sono fiori ”
60. Riusciresti a vivere 3 giorni senza usare il cellulare ? : “ si, non sono così disperata ”
61. Secondo te sei dipendente da internet? : “ abbastanza ”
62. Cosa farai per Natale ? : “ non lo so, siamo a giugno ”
63. Cosa farai per l'anno nuovo ? : “ qualcosa che non ho mai fatto ”
64. Quando compi gli anni ? : “ 02/03/2000 ”
65.Sei figlia/o unica/o ? : " no, ho due fratelli da parte di mamma " 66. Cosa indossi ora ? : "una maglietta
1 note · View note
emukat · 3 years
Text
Una Lettera Per Licanìas 2021
Tumblr media
Una Lettera ai Cittadini di Neoneli
Cara Neoneli,
Sono io, Emilie Miller, la vostra scrittrice americana di New York City. Sono in Italia e ancora una volta sono alla ricerca della strada per tornare da voi. Spero di trovare ancora una volta la strada verso il centro. Verso il centro della Sardegna, e forse anche verso il mio.  Per ritornare al cuore del cuore. Per scalare le montagne e per ritrovare un senso di prospettiva dopo questo periodo così difficile di pandemia, lockdown e incertezza continua. Il tempo in cui siamo stati tutti tenuti separati.
Sono venuta in Italia forse per riparare alcuni dei pezzi rotti, dopo un anno e mezzo passato quasi sempre da sola a New York.
Dopo essere partita dall’Italia, la devastazione del Covid19 è arrivata, senza pietà, a New York. Siamo stati colpiti duramente e velocemente. Le sirene erano forti e continue. Ognuna portava con sé la consapevolezza che qualcuno stava soffrendo.
La gente ha abbandonato New York, le strade sono diventate vuote e silenziose. Si stima che più di 200 mila persone abbiano lasciato New York all’inizio della pandemia. Nell’edificio dove vivo era rimasto soltanto un vicino di casa.
L’evidenza fisica delle nostre perdite divenne sempre più grande. Abbiamo perso e abbiamo perso. Non c’è stato il tempo per onorare il dolore della nostra città. Per le strade del mio quartiere c’erano camion dell’obitorio. La mia città era sotto assedio. Alle fine di agosto del 2020 erano morti più di 33 mila miei concittadini newyorkesi.
È stata una combinazione sconcertante da sperimentare: la nostra inerzia e la contemporanea rapida perdita di vite preziose.
Un pomeriggio ho camminato per Central Park sotto una pioggia leggera per 45 minuti; ho visto solo altre due persone. Non è stato rilassante, come spesso può esserlo passare un po’ di tempo da soli nella natura. La speciale elettricità di New York proviene da tutte queste persone che stanno insieme per forza, e riempiono questa città con i loro sogni e la loro impazienza. Siamo il cuore inquieto nella città che non dorme mai.
Anche a New York, come in Sardegna, siamo resilienti e indipendenti, ma credo che non basteranno la riapertura dei negozi e dei musei per guarire la nostra enorme perdita. Come si guarisce da questo profondo dolore collettivo?
A volte si vedono le cose chiaramente solo guardando da lontano.
Quando scalerò le vostre montagne in cerca di una prospettiva e tornerò a Neoneli, ci sono alcune costanti che sono sicura di ritrovare:
Neoneli pianificherà e pianterà, letteralmente e metaforicamente, per il futuro. I semi saranno piantati nella terra. Ci sarà un’attesa paziente di crescita. Il prosciutto, la coppa e il salame saranno lasciati appesi, ad acquistare lentamente sapore. L’uva maturerà dalle viti. L’alchimia del sole e dell’acqua, della terra e del tempo. Un giorno diventeranno qualcosa che riempirà i bicchieri sulle tavole delle famiglie e degli amici, per regalare lunghe notti di risate e ricordi. Dopo la mia prima visita a Neoneli, nel 2015, sono state create le Cantine di Neoneli, e i loro vini ora si trovano in tutto il mondo. Come mi avete detto a Neoneli, “niente è impossibile. Con il tempo e la pazienza, si può fare davvero tutto.”
Ora vi state preparando per Festival Licanìas 2021. State raccogliendo tanti elementi potentissimi: parole e storie. Chi scrive le parole e le storie. Chi fa musica. Chi, attraverso l’arte e la cultura, ci permette di IMAGINE un nuovo futuro. E ci aiuta a riflettere sul presente. Per lasciare una traccia di chi siamo, e di chi siamo stati. Anche se intanto gli incendi divampano e il virus continua a diffondersi. Che cos’altro possiamo fare, se non raccontare la storia? E seminare per il futuro, con un’attesa paziente di crescita.
Un’amica mi ha raccontato che a Roma, durante il lockdown, senza più il traffico e il passaggio della gente, piccole piante sono spuntate tra gli antichi sampietrini, in quei passaggi prima occupati.
Di recente ho incontrato un’altra amica romana che ha perso il padre per il Covid19 lo scorso aprile. È mancato due settimane prima della data fissata per la sua prima dose di vaccino. Lei è ancora così giovane. Mentre termina il suo dottorato in restauro di opere d’arte, restaura e conserva importanti opere dell’arte italiana, affinché le generazioni e i secoli a venire possano goderne. Penso a lei che cammina per le strade di Roma, una città dove puoi casualmente passare davanti a mura antiche di quasi 2000 anni, mentre vai a prendere un caffè. Com’è possibile che nella stessa città dove le cose sopravvivono per migliaia di anni, tuo padre –il fondamento del tuo cuore, della tua famiglia e della tua vita – che hai amato e che avresti avuto bisogno di avere accanto per migliaia di anni, possa un giorno improvvisamente scomparire.
Non ho una risposta. Ma che cos’altro possiamo fare, se non raccontare le storie di chi non ha avuto il tempo per raccontare la propria? Le storie sono importanti perché le persone sono importanti. Che cos’altro possiamo fare, se non prenderci cura gli uni degli altri, e prenderci cura del posto che chiamiamo casa? Ospitalità.
Per la gente di Sardegna i gesti di ospitalità sono naturali, normali, semplici. A Neoneli, l’ospitalità, il far sentire le persone importanti, è automatico e fondamentale, come respirare. Penso sempre di più, specialmente in questi tempi così difficili di pandemia, che questi gesti di generosità e ospitalità siano i fili che tengono insieme tutti i pezzi rotti del mondo.
Nel mio libro su Neoneli ho raccontato che “I giovani lasciano spesso Neoneli… Sentono il bisogno di confrontarsi col resto del mondo: ma dopo un po’ desiderano fortemente di tornare. È come se a Neoneli fossero legati da un misterioso cordone ombelicale dell’anima.”
E posso confermare che è la verità. Voglio tornare. E spero di rivedervi presto, quando potremo riunirci tutti insieme in sicurezza. Fino ad allora, io farò Imagine:
Festival Licanìas! Auguri! La potenza e la magia della gente che si riunisce per sognare.
Le vostre storie raccontate fino a notte fonda davanti a un calice di ottimo vino.
E il vostro seminare per il futuro, perché anche le prossime generazioni possano fare lo stesso.
Traduzione dall’inglese all’italiano Alessandro Notarpietro
https://www.licanias.it/
0 notes
Text
Tumblr media
Io faccio lo scemo ma co' lei no, non attacca
Io tipo da Campari, lei da oliva nel Manhattan
La volante passa, stasera tira un'ariaccia
Non ho mai imparato a fare il nodo alla cravatta
Ma tanto tutto passa, forse dovrei cambiare aria
Prendere il primo volo Alitalia
Ubriaco in strada con i miei canto Albachiara
Al distributore senza scheda sanitaria
Io che c’ho solo guai dentro le tasche dei miei Levis
Vorrei rubare i desideri a Fontana di Trevi
Abbiamo stesso sangue, no, non serve che mi spieghi
Te dimmi dove sei mi faccio tutta Roma a piedi
Il tuo ricordo sfuma una notte senza luna
Lei si morde un'unghia e fuma
E questa birra è tutta schiuma
Sorrido a mio fratello, siamo su di giri
Fiori cresciuti in mezzo ai sampietrini
E c’avrei scommesso su noi due
Una vita intera sempre in due
E c’avrei scommesso su noi due
Invece ognuno per le sue
Sveglia all'alba pel mercato delle sette
Ho tamponato una Mini ferma al verde
Il ragazzino in auto mi fa "gne gne gne gne"
Il nasone scorre sempre non la smette
Ho perso il treno poi l'aereo pe' Berlino
Vorrei trasformare questa pioggia in vino
A Nettuno i miei ricordi Polaroid
Ciocco le foto porno di Leotta su un tabloid
Scotch sulla fotocamera del Mac
Non ce la faccio più, uh va bene coffee break
Ho passato mesi a balla’ la techno
Il mio amico veneto mi chiama vecchio
La mia amica che nasconde il sushi nella borsa Gucci
A terra panni sporchi che non stendo (no no no no no)
Un’altra multa di sale che prendo (oh oh oh)
E c’avrei scommesso su noi due
Una vita intera sempre in due
E c’avrei scommesso su noi due
Invece ognuno per le sue
E c’avrei scommesso su noi due
Una vita intera sempre in due
E c’avrei scommesso su noi due
Invece ognuno per le sue
E c’avrei scommesso su noi due
Una vita intera sempre in due
E c’avrei scommesso su noi due
Invece ognuno per le sue.
- Sempre In Due, Carl Brave x Franco126
6 notes · View notes
logicamentepoetico · 7 years
Text
Io faccio lo scemo ma co' lei no, non attacca
Io tipo da Campari, lei da oliva nel Manhattan
La volante passa, stasera tira un'ariaccia
Non ho mai imparato a fare il nodo alla cravatta
Ma tanto tutto passa, forse dovrei cambiare aria
Prendere il primo volo Alitalia
Ubriaco in strada con i miei canto Albachiara
Al distributore senza scheda sanitaria
Io che c’ho solo guai dentro le tasche dei miei Levis
Vorrei rubare i desideri a Fontana di Trevi
Abbiamo stesso sangue, no, non serve che mi spieghi
Te dimmi dove sei mi faccio tutta Roma a piedi
Il tuo ricordo sfuma, una notte senza luna
Lei si morde un'unghia e fuma
E questa birra è tutta schiuma
Sorrido a mio fratello, siamo su di giri
Fiori cresciuti in mezzo ai sampietrini
E c’avrei scommesso su noi due
Una vita intera sempre in due
E c’avrei scommesso su noi due
Invece ognuno per le sue
Sveglia all'alba pel mercato delle sette
Ho tamponato una Mini ferma al verde
Il ragazzino in auto mi fa "Gne gne gne gne"
Il nasone scorre sempre non la smette
Ho perso il treno poi l'aereo pe' Berlino
Vorrei trasformare questa pioggia in vino
A Nettuno i miei ricordi Polaroid
Ciocco le foto porno di Leotta su un tabloid
Scotch sulla fotocamera del Mac
Non ce la faccio più-uh va bene coffee break
Ho passato mesi a balla’ la techno
Il mio amico veneto mi chiama vecchio
La mia amica che nasconde il sushi nella borsa Gucci
A terra panni sporchi che non stendo
Un’altra multa di sale che prendo
E c’avrei scommesso su noi due
Una vita intera sempre in due
E c’avrei scommesso su noi due
Invece ognuno per le sue
-Carl Brave "Sempre in 2"
Tumblr media
10 notes · View notes
paoloxl · 7 years
Link
Alle ore 10 sono stabiliti i funerali del compagno Francesco Lorusso. L’ordinanza del prefetto che vietava ogni tipo di manifestazione nel centro storico, ha impedito l’allestimento di una camera ardente nel centro della città; il funerale si é tenuto alla periferia della città in Piazza della Pace. Per quanto riguarda i partiti: il PCI non ha aderito ufficialmente, il PSI ha mandato una delegazione. Da notare che il sindacato ha indetto un’ora di sciopero con assemblee in fabbrica, proprio in coincidenza con l’orario del funerale… Gli studenti hanno inviato delegazioni nelle più grosse fabbriche, per spiegare l’accaduto e richiedere un prolungamento dello sciopero. Nonostante tutto vi é stata una forte partecipazione da parte di operai, cittadini e studenti. Al tentativo di isolamento del funerale, si é sommato lo sciopero dell’ATC, che ha di fatto impedito la partecipazione di molte persone. Nel pomeriggio gli studenti si sono riuniti al quartiere San Donato per tenere un’assemblea che poi è stata impedita dalla polizia la quale, dopo aver bloccato il ponte, ha circondato il quartiere. Gli studenti allora si sono divisi in delegazioni per fare interventi nelle fabbriche; venivano intanto accuratamente seguiti da elicotteri della polizia. I pullman che andavano verso il centro sono stati fermati dalla polizia che ha fatto scendere con i mitra spianati gli studenti, perquisendoli e fermando chi era senza documenti o in possesso di limoni. Al termine delle assemblee nelle fabbriche, gli studenti si sono riuniti al cinema Minerva per valutarne i risultati: si é notato un grado notevole di disinformazione tra gli operai su quanto era avvenuto nei giorni precedenti. In assemblea si é inoltre deciso di mandare una delegazione alle Aldini per chiedere agli studenti l’utilizzazione di tre aule come luogo di riaggregazione del movimento”. Bologna. 14 marzo 1977 (documento del Collettivo di controinformazione del movimento) BOLOGNA MARZO 1977 … FATTI NOSTRI (AUTORI MOLTI COMPAGNI – BERTANI EDITORE) “Ora so che era la notte tra il 10 e l’11 marzo. Al mattino ci si doveva vedere, come al solito, in Piazza Verdi, verso le dieci. Noi non saremmo andati ma é anche difficile spiegare il perché. Eravamo forse stanchi, forse avevamo solo voglia di stare insieme. Certamente non sentivamo sensi di colpa e non eravamo piú “indispensabili”, cioé quasi inutili. Quando ci si ritiene indispensabili, in politica, specialmente quando é vero che lo si é, vuol dire che si lavora al posto di troppi altri che a loro volta non sono affatto indispensabili. Ma ci eravamo ritrovati in quattro o cinque, passando di casa in casa, non certo per dirci queste cose. E non ricordo neppure quello che ci siamo detti. Ci siamo tirati degli Optiladon sulla testa, abbiamo fumato, io ho rinunciato a pisciare in camera di Pino perché pensavo fosse un cesso occupato, Paolo e Ivo giocavano ai pesi e alla bilancia, G.B. sbriciava un libro. Cosí fino a giorno, con le mascelle indolenzite e con un grande sonno. Due scompaiono in qualche camera, dove Paola e chissá chi altro dormivano gi dalla sera, G.B. crolla completamente vestito, io metto i calzini fuori dalla finestra e mi butto su un lettino in cucina. Abbiamo dormito poco. La voce spaventata di Paola sembra a tutti un sogno: fuori piove. – Francesco chi? Lorusso? – Gli hanno sparato alla schiena, non parlava piú, gli usciva il sangue dalla bocca. Sono stati i carabinieri. – Quei bastardi… – Hanno detto di chiamarvi. State attenti, qui fuori c’é una 127 piena. – Usciamo un po’ alla volta in fretta. Datemi dei calzini, i miei sono tutti bagnati. Mentre si va all’universitá penso alla discussione avuta con Francesco sul servizio d’ordine, che non era mai stato un problema sapere chi aveva ragione. Ogni tanto lo vedo su una carrozzella e allora scuoto la testa e dico che sono scemo. Me lo ricordo sudato, con la camicia bagnata e lo spolverino aperto, che si scappava via insieme. In via Zamboni ci sono barricate che si susseguono una all’altra, tutte lucide di pioggia; riconosco i tavoli della mensa, le panche di Lettere, i vasi di fiori di Piazza Scaravilli. Piazza Verdi é un’istantanea terribile che mi spaventa e nello stesso momento mi inghiotte, e non penso piú, vado avanti sbattendo ogni tanto contro qualcuno, senza salutare nessuno, senza che nessuno mi fermi. Ci sono centinaia di compagni, di studenti, tutti muti, con i capelli bagnati. Qualcuno allinea, facendole tintinnare, decine di bottiglie vuote di diverse dimensioni che vengono riempite di benzina travasata da un enorme contenitore della mensa. Ogni tanto ci si lamenta che il nastro sta per finire, che bisogna andare a prendere altri antivento. Francesco é morto, e dalle facce si capisce che tutti lo sanno. Si vedono occhi arrossati ovunque, uno piange da solo davanti a un muro, alcuni vanno avanti e indietro per la piazza, come se cercassero di parlare, ma non ce n’é bisogno. Tutti pensano la stessa cosa. Nel CPS ci sono compagni buttati sulle sedie, che piangono e si guardono in faccia. Dopo un po’ entra Matteo, quasi sorretto da Paola e da Fernanda che, staccatasi un attimo, mi abbraccia piangendo e mi fa delle domande che non capisco. Matteo non sembra neanche vivo, é pallido, ha la bocca socchiusa. Muove solo gli occhi che in un attimo mi chiedono un sacco di cose. Arrivano altri compagni e, non so come, si inizia a parlare, in fretta, con una durezza che non so descrivere. Ogni tanto si sente qualcuno che singhiozza. Nessuno fa grandi discorsi, gli obiettivi sono chiari, un compagno inizia a strappare una bandiera per ricavarne dei fazzoletti. In piazza incontro G.B. che si aggira con un sorriso nervoso in faccia e mi dice che non riesce a fare altro. Vicino a Lettere, un compagno mi ricorda senza cattiveria che avevo quasi litigato con Francesco, un altro mi dice che é stato attaccato un commissariato lí vicino. Nell’aula bianca ci sono altri che discutono nervosamente. E’ chiaro che vogliamo andare in centro, che vogliamo passare per la Democrazia Cristiana, ma penso che la gente che si sta ammucchiando per via Zamboni non ha bisogno di un tracciato da seguire. Il corteo si ferma poco dopo e si iniziano a sentire i primi slogan: in testa gridano “guai guai guai a chi ci tocca”. Io sto in coda con un centinaio di compagni dei vari SdO dell’universitá. Ma in mezzo non c’é un corteo da difendere. Passano migliaia di compagni con le tasche piene di sampietrini, tra le file girano sacchetti di bottiglie. E’ un corteo diverso da quelli fatti solo pochi giorni prima, anche se le facce sono le stesse; il mucchio mobile, festante, che invade i marciapiedi tra le borse della spesa, che invita a parlare con l’ironia e crea un rapporto con tutti. Non é il serpentone che partiva a mezzanotte per tirare giú dal letto quelli che erano abituati ai riti ordinati delle manifestazioni. Sembrava che nessuno volesse tornare a “casa” neanche per un attimo. I compagni sfilano nei cordoni senza cantare, con una disciplina non guidata. Ma il salto, la differenziazione, non é avvenuto di lato alla voglia di essere soggetti non astratti delle proprie lotte, dei propri movimenti. Ora i sassi, le bottiglie, le barricate, sono di tutti, non c’é niente di nascosto. La retorica commemorativa non percorre neppure per un attimo i gruppi delle facoltá, delle scuole. L’attacco é contro tutti. Ucciso un compagno, non hanno militarizzato piccoli gruppi, ma hanno dato a tutti la responsabilitá di difendersi e di capire. L’attacco che si prepara é passato attraverso un dibattito politico ancora vacillante, una ricerca promossa dalle case dei compagni, dalle esperienze collettive che avevano ricondotto capillarmente al posto giusto le parole e la critica. La critica é viva e manifesta; la ricomposizione si manifesta cristallina nella agitazione delle piazze e delle strade e la violenza cresce dentro in un’opposizione radicale simultaneamente pedagogica e non separata. Questa sensazione l’avevo giá avuta ai cortei del collettivo Jacquerie, nel mio cordone di amici, compagni presenti ora allo stesso modo. La vendetta non puó piú essere fatta di epicitá isolata, ma di assimilazione e di coscienza, di amore e di ricerca di amore. Mi viene da pensare ai funzionari di partito, ai giocolieri prezzolati delle parole, ai cadaveri ammuffiti degli insegnanti democratici. La linea di demarcazione é diventata un fossato: tra il cinismo della cultura ufficiale che é l’arroganza del potere, e la forza della vita e delle contraddizioni reali che si agitano e si compongono su mille fronti.  Nessuna strada contiene interamente il corteo: quasi per guardarci meglio giriamo per Piazza Maggiore che non basta per farci vedere tutte le facce nascoste dai fazzoletti e dai passamontagna. A fianco delle lapidi una cinquantina di militanti del PCI che sembrano quasi veri. Ogni loro provocazione é inutile: non esistono nemmeno. Non piove piú. Alla gente che forse spaventata, intontita, se ne sta ammucchiata sui marciapiedi si grida insieme “gente gente gente non state lí a guardare – abbiamo un compagno da vendicare”. Quando la coda sta per entrare in via Ugo Bassi, da via Marconi si sentono le prime detonazioni,e in pochi secondi la strada si riempie di rumori, di richiami e il fumo si spande per centinaia di metri. I frammenti del corteo diventano macchie nere che si spostano evitando i candelotti che girano sull’asfalto e i fuochi delle bottiglie lanciate. Ci gridano che la polizia si sta spostando dalla Questura temiamo di essere imbottigliati. A dividerci c’é subito uno sbarramento di fiamme, ma non si puó piú stare lí, c’é tanto di quel fumo che non ci riconosciamo tra di noi. Io e Gigi, che siamo restati indietro crediamo di non farcela a raggiungere gli altri che scappano verso via Indipendenza. Non vediamo assolutamente nulla, ci viene da vomitare, seguiamo la voce di Andrea che grida di aver trovato aria fresca. Lungo via Indipendenza ci ritroviamo in un centinaio, con le idee poco chiare sul dove andare. Il piccolo gruppo si stira come un elastico in una direzione o in un’altra. Ma tutti abbiamo la sensazione che in tutta la cittá, in tutto il centro, molti gruppi si muovono come il nostro. Non riusciamo a capire se abbiamo vinto, se abbiamo perso, ma nessuno si sente né vinto né vincitore: sappiamo che non é finita cosí. All’universitá incrociamo un piccolo spezzone di corteo e aspettiamo insieme notizie dai compagni che girano in bicicletta. Molte notizie arrivano confuse, qualcuno si é provato a seguire le tracce degli scontri, una scia di vetri rotti, frammenti di bottiglie, alettoni di candelotti lacrimogeni. Alla stazione ci sono degli scontri, molti compagni sono chiusi dentro. Si riparte subito, quasi di corsa. Alla stazione ci sono molti autobus di traverso, un sacco di fumo, non si sa da che parte andare. Gruppi di carabinieri e poliziotti si spostano velocemente sotto i portici, verso le due uscite. Ma i colpi che subito si sentono non sono dei candelotti. Ci sparano addosso con i moschetti, in tutta la piazza esplodono numerose bottiglie, si libera un’uscita. Io e altri due o tre ci mettiamo a gridare di buttarsi per terra, di strisciare verso le colonne. Uno studente, fuggito dalla stazione ha una crisi isterica: piange, tossisce, racconta che gli hanno sparato addosso con un mitra. Dal fumo, reso piú spesso dai fari della stazione, si vede uscire piegato sulla bicicletta Maurizio, che agitando un braccio grida a chissá chi di non sparare. Un altro compagno in bicicletta si butta per terra sotto le schegge di muro sollevate da un colpo di moschetto. Torniamo all’universitá solo quando siamo certi che tutti sono usciti dalla stazione. Si dice che qualcuno é stato arrestato. In Piazza Verdi affluiscono folti gruppi di compagni: siamo tutti stremati, assenti, scossi. Molti girano per la piazza chiedendo di questo e di quello, io chiedo di Sara, di Gigi, di altri amici e solo quando li vedo riesco a sentirmi addosso la stanchezza, la fame, la sete. Tutti i bar sono chiusi, non c’é neache una fontanella per l’acqua. Molti entrano al “Cantunzein” e dopo un po’ girano pezzi di carne, frutta, bottiglie di vino. Penso che non é giusto né sbagliato. Nessuno si diverte del saccheggio, si mangia e si beve per tenersi su. Non riesco a parlare con nessuno, non mi va di raccontare e di sentire racconti. Riprendo a pensare a Francesco, alla morte, all’assenza, a me. La notte mi ha riportato la paura, gli scricchiolii delle porte. Ogni sigaretta sa di lacrimogeno.”      
1 note · View note
paoloferrario · 8 years
Text
Colloquio con Emanuele Severino, di Saverio Mariani e Andrea Cimarelli | in Ritiri Filosofici
Colloquio con Emanuele Severino, di Saverio Mariani e Andrea Cimarelli | in Ritiri Filosofici
di Saverio Mariani e Andrea Cimarelli
Primo febbraio 2014. Un lungo viaggio in auto ci porta a Brescia. Profondo settentrione d’Italia. La città ci accoglie, nel primo pomeriggio, fredda, con una leggera pioggia ed il cielo plumbeo. Attraversiamo corso Garibaldi, dove il grigio dei sampietrini è amplificato dalle pozze d’acqua. Gli abitanti di questa città stanno iniziando il pomeriggio libero,…
View On WordPress
0 notes
Text
Ehi, 2001
Roma vince lo scudetto
Lo tengo stretto nel petto
Come se fosse un gioiello
Ricordi di qualche famiglia
Abbracci che non ho mai dato
Per te ho scritto una strofa
Parlo di chi non c'ha mai calcolato
E il futuro me lo so tolto io
Lasciando la scuola e parlando in strada con Dio
Se un giorno morirò cerca le mie parole
Dove?
Ehi, ehi
In mezzo le vie dentro la pioggia
Sotto i sampietrini, sotto la svolta
Via dei Sabelli con tutti i miei fra'
Abbiamo sbocciato sorrisi ma senza una flotta
Manco una giacca firmata, cuori di ottima annata
2001, bambini per strada.💉💫
0 notes
a--piedi--nudi · 4 years
Text
Prima del concerto compri il biglietto. A volte molto prima, troppo.
Poi guardi il biglietto e aspetti che arrivi quel giorno.
Quel giorno parti, anche presto, poi si dormirà per strada, o in albergo, o sul prato mentre s'aspetta ancora un po'.
Poi si arriva lì, assieme alla gente.
Hanno tutti negli occhi l'aria della festa, del sogno, della gioia.
Mani, piedi, bicchieri, panini, tappeti, lampadari, piazze, sampietrini, palchi, panchine, luci, lucine, magliette, ritagli di giornale. Culi, tette, pance all'aria, sogni nelle tasche, fumo, fantasia.
Poi hai sonno, di nuovo, prestami la spalla, appoggiati qui.
Poi mangi, poi ti stiracchi, poi ti sposti un poco più avanti.
Cala la sera, si scalda l'atmosfera, la puzza il sudore, se si potesse faremmo l'amore.
Poi cala il sole, si alzano le luci artificiali, fischi su fischi, parte una canzone.
Poi minaccia la pioggia, poi piove, poi si riapre si squarcia, si sente che arriva, piano piano il piacere.
Poi è buio, proprio buio, buio tutto, ti afferro da dietro affondo il volto sul tuo collo, ti mangio, ti sento afferrarmi sui fianchi.
Energia tutt'intorno, scalpita, si dimena.
La sento lungo la schiena.
Eccoci, ci siamo.
Vibrano le prime corde, il basso preme dentro, grancassa regna sovrana, sbatte forte nella carne che vorrebbe sparire
O volare
Siamo esseri disperati, non lo sappiamo fare
Poi la musica si diffonde
Quel che mancava ci riprende
E' tutta una questione d'anime
non di gente.
66 notes · View notes
sportpeople · 6 years
Text
Astraendoci anche solo per un attimo dai fatti di cronaca nera che hanno caratterizzato la partita di Anfield, credo sia giusto dare ai nostri lettori la possibilità di leggere anche un nostro classico resoconto della partita. Se non altro per quello che Liverpool-Roma è stata e sarà sempre per le due tifoserie.
  La “battaglia” di Via del Corso
Sebbene il fischio d’inizio fosse fissato per le 19:45 locali di martedì 24 aprile 2018, questa partita è iniziata molto prima. Dalla vendita dei biglietti, che penso vada quanto meno menzionata, giusto per far capire quanta fame di calcio ci sia a Roma e quanto determinati momenti diventino giocoforza tragicomici.
Due sono le nottate passate da centinaia di ragazzi e signori attempati fuori il Roma Store di Via del Corso. Occhi stanchi, cambi turno al lavoro, gente che si è addormentata sui sampietrini, nel cuore della Capitale. La palpitazione e l’ansia per rimediare tutti i biglietti delle trasferte precedenti, utili ad acquistare il ticket in prelazione.
C’era chi si faceva i conti su quanti biglietti sarebbero dovuti rimanere in vendita libera e chi gestiva gli appelli in base ai bigliettini posseduti dai presenti. C’era pure chi – armato di saliva e ditino – girava l’angoletto infilandosi nei vicoletti per cercare di cancellare il nome apposto a penna sui biglietti di Barcellona-Roma: “Se er nome nun corrisponde all’abbonamento rompono li cojoni!”.
Attimi di tensione e nervosismo al momento della vendita, gente che ha pianto per non esser riuscita a prendere un tagliando e tanti dubbi su come non si sia riusciti ad arrivare alla vendita libera. Modalità di vendita contestatissime dai tifosi, anche in virtù della confusione generata da quella per la gara di ritorno, all’Olimpico.
La cosa certa è che molti tagliandi sono finiti in mano a bagarini o pseudo tali. Risultato? È ancora possibile riscontrare online la vendita degli stessi a cifre esorbitanti. Si va dai 400 ai 1000 Euro.
Credo che per quanto riguardi i biglietti per la partita dell’Olimpico si debba fare una seria riflessione sulla vendita attraverso i canali telematici: oggigiorno il bagarino non è più lo scapestrato di turno che si presenta fuori dallo stadio con la mazzetta di tagliandi, bensì un personaggio che sa muoversi bene nel mare magnum della rete, arrivando anche ad hackerare sistemi di vendita. Per questo genere di eventi, non sarebbe meglio bandire totalmente la vendita telematica e consentire solo quella attraverso pochi punti vendita fisici? Si creerebbero code, è vero, ma si assicurerebbe una maggiore limpidezza.
A tal merito abbiamo raccolto la testimonianza di un tifoso della Roma residente a Milano, presente a Liverpool malgrado non sia riuscito ad acquistare il biglietto del match. Il suo appello a una migliore organizzazione delle vendite è alquanto eloquente:
http://www.sportpeople.net/wp-content/uploads/2018/04/WhatsApp-Video-2018-04-27-at-09.40.17.mp4
  Road to Liverpool
Il mio viaggio inizia domenica sera alle 23:30, con il più classico dei Flixbus per Verona. Da là treno per Venezia la mattina successiva, aereo per Leeds e ancora pullman per Liverpool. Quasi ventiquattrore in giro, accompagnato solo da uno zaino, qualche panino e 3/4 birre mandate giù tra l’Italia e l’Inghilterra.
La prima nota di colore è il passaggio dal Veneto allo Yorkshire. Che più o meno equivale allo spostamento da una località caraibica a una polare. Il mio è chiaramente un paradosso, ma la forte escursione termica risulta comunque fastidiosa.
Liverpool attorno a mezzanotte sembra essere una città ancora viva. Incontro un amico e decidiamo di farci un giro per il centro dopo aver posato il bagaglio in ostello. Ci sono tanti ragazzi ma nessuna traccia di italiani. In molti hanno alloggiato nella vicina Manchester o addirittura a Londra, mentre la maggior parte del contingente giallorosso arriverà in città soltanto l’indomani.
Non c’è praticamente traccia di poliziotti in giro per la città e sebbene la militarizzazione sia una prerogativa eccessivamente italiana, rimaniamo alquanto sorpresi considerando la gara a rischio e le possibili scie lasciate dai fumi dell’alcol. Faccio presente che ammiro il modello inglese di gestione dell’ordine pubblico sotto molti punti di vista. Non facendo ovviamente riferimento a quel “modello inglese” acritico spesso invocato dai media italiani come panacea di tutti i mali del calcio.
Mettiamo subito le cose in chiaro: i sudditi di Sua Maestà non hanno certo eliminato scontri e tensioni a margine delle partite, ed è sufficiente fare una rapida ricerca online per dimostrarlo. Del resto la perfezione non può essere di questo mondo e spesso, in terra d’Albione, si preferisce non dare eco a incidenti o turbolenze, proprio per non intaccare questa nomea di oasi felice che ormai tutto il sistema calcistico britannico si è costruito agli occhi del mondo.
Comunque è vero che le forze dell’ordine locali preferiscono il dialogo e il buon senso con i tifosi, pur restando rigide e inflessibili se una regola viene trasgredita. In Inghilterra a nessuno è mai venuto in mente di vietare una trasferta o costringere i tifosi a presentare i propri documenti per acquisire un biglietto o un abbonamento.
Non so se questo raggiungimento del karma (dal loro punto di vista) può aver influito nella leggerezza con cui è stato organizzato e gestito il servizio d’ordine di questa partita. Di certo le tante testimonianze che si sono avvicendate in questi giorni e la brutta vicenda capitata a Sean Cox gettano più di un’ombra sulla perfezione del lavoro effettuato dai bobbies.
Lo abbiamo raccontato (qui e qui) e in questo pezzi mi limiterò solo a qualche accenno, volendo parlare di altro.
È altrettanto vero che Liverpool rappresenta uno spartiacque per il modo di fare ordine pubblico in Gran Bretagna. Una nazione falcidiata, almeno fino alla fine degli anni ottanta, da veri e propri disastri nei propri stadi. Culminati con la tragedia di Hillsborough, il 15 aprile 1989, quando a causa di una folle gestione dell’afflusso dei tifosi alla semifinale di FA Cup morirono 96 supporter del Liverpool. Ci sono voluti più di vent’anni per ammettere che i veri responsabili di quella tragedia furono le forze dell’ordine, anziché i tifosi dei Reds, vittime di un’infame campagna denigratoria da parte di molti tabloid nazionali, su tutti The Sun.
Paradossalmente l’Inghilterra è divenuto ormai un Paese che tiene molto più in considerazione i tifosi rispetto all’Italia. Due esempi su tutti? La grande discussione in atto ormai da anni sulle reintroduzione delle standing area (già avvenuta in alcuni stadi) e il progressivo abbassamento dei biglietti per i tifosi ospiti.
Già, proprio quei biglietti che a Liverpool hanno generato tanto malumore tra i tifosi che andranno all’Olimpico e saranno costretti a pagare ben 85 Euro, a fronte delle 48 Sterline (56 Euro) pagate dai romanisti ad Anfield. Fate voi il raffronto tra gli stadi, i settori ospiti e il costo medio della vita nei due Paesi e traete le vostre conclusioni.
http://www.sportpeople.net/wp-content/uploads/2018/04/WhatsApp-Video-2018-04-27-at-13.29.01.mp4
  Matchday
La mattina di martedì il cielo annuncia pioggia, come nella più classica delle tradizioni inglesi. I goccioloni bagnano Liverpool e il suo mare. La gente sembra ampiamente fregarsene e già dalle 9 riempie pub bevendo birre e mandando già full english breakfast. Fanno altrettanto gli italiani che alla spicciolata cominciano ad arrivare. Nel frattempo le strade sono un tripudio di bandiere biancorosse e tifosi che indossano maglie e sciarpe della squadra allenata da Klopp.
Ecco, in questo già si nota – ad esempio – una certa differenza con Londra, ma anche con la vicina Manchester. Gli scousers hanno la fama di essere tifoseria calda e viscerale. E sono odiati in tutta l’Inghilterra, che vede in loro un modo zingaresco di professare la propria fede. Sarà anche per questo che ho sempre avuto la curiosità di vederli all’opera. Pur sapendo che ormai di quella tifoseria che saliva sulle navi senza pagare e rubava le autoradio a rotta di collo è rimasto ben poco.
La zona del porto – un tempo uno dei posti più malfamati di tutta l’Inghilterra – risulta carina e accogliente, totalmente ristrutturata e ricca di musei sulla città e sulle sue tradizioni storiche e marinare. Da là, camminando lungo il Mersey, è possibile avvicinarsi ad Anfield. E cominciare a respirare l’aria della partita.
I Reds tornano in una semifinale di Champions League dopo diversi anni e – come detto – la città è in fibrillazione. Malgrado la pioggia che continua a cadere imperterrita in tanti sono appostati laddove passerà il pullman della squadra per salutarlo con torce e fumogeni. Un’usanza molto poco inglese, che viene però ripetuta ad ogni occasione simile. Con il Manchester City, ai quarti di finale, questo aveva creato non pochi problemi a causa di qualche oggetto lanciato verso il pullman dei Citizens. Tanto è vero che nella conferenza del giorno precedente Klopp ha invitato i propri tifosi a non assaltare il pullman della Roma.
Sta di fatto che a livello emotivo e passionale è davvero bello vedere questo assembramento di gente con sciarpe, torce, fumogeni e bandiere caricare i propri idoli. Sono in tanti a salire addirittura sui blindati della polizia, che si limita ad osservare. A onor del vero il giorno successivo la Merseyside Police dichiarerà di aver aperto un’indagine per individuare i possessori degli artifizi pirotecnici. 
Prima di entrare tappe d’obbligo sono il cancellone con la scritta “You’ll never walk alone” e la targa in memoria della Strage di Hillsboroug. Luoghi culto, per diversi motivi, della Liverpool calcistica.
Le entrate di Anfield sono alla “vecchia maniera”, quelle tipiche degli stadi inglesi di una volta. Diciamo che l’afflusso nel settore ospiti non è dei più ordinati, con bobbies e steward che non sembrano dare grande peso né al controllo dei biglietti né tanto meno a quello “corporale”. Cosa che posso dire non sia esattamente normale in Inghilterra. Mi basta pensare alle esperienze di Old Trafford, City of Manchester e Stamford Bridge, con steward pronti a tastare ogni parte del corpo. La mia non è certo una lamentala, ma una constatazione su come forse il dispositivo di sicurezza abbia preso un po’ a cuor leggero tutta la giornata. Per essere netti: non si giocava contro il Sutton United o lo Yeovil Town. Forse non era molto chiaro.
Che dire dello stadio? Penso il più bello a livello strutturale/ambientale visto nel Regno Unito. Senza troppi fronzoli, ma moderno. Non altezzoso (in stile Emirates Stadium) ma confortevole. Ma soprattutto caldo e vivo. Sarà stata la dirompente partita dei Reds e l’entusiasmo per l’importanza della posta in palio, ma praticamente per 90′ la Kop e buona parte delle tribuna si sono fatte sentire in maniera impeccabile, con diversi fumogeni accesi ai gol. Quasi tutti in piedi peraltro (altra particolarità per essere uno stadio inglese).
Avendo visto nel giro di pochi mesi due tempi celebrati del calcio internazionale come il Westfalenstadion di Dortmund e Anfield, posso tranquillamente dire che almeno nel secondo caso la fama è meritata. Sia chiaro, non parliamo del Marakana di Belgrado e neanche di uno stadio italiano mediamente caldo, ma per quello che gira nella Perfida Albione siamo davvero oltre ogni più rosea aspettativa. Non so se in campionato si raggiungano questi livelli, tuttavia l’orgoglio degli scousers è veramente ammirevole in questa serata di aprile.
E il settore ospiti? Forse un po’ per quanto successo fuori, forse per il pesante passivo e forse anche per la dubbia composizione (tanti sono sembrati davvero alla prima trasferta della vita) la performance non è esattamente delle migliori. Dopo un primo tempo discreto, nella ripresa i giallorossi calano vistosamente, riprendendosi nel finale con i due gol che riaccendono una flebile fiammella di speranza per il ritorno e protraendo i propri cori anche oltre il fischio finale, in un moto d’orgoglio di chi comunque ha macinato migliaia di chilometri dopo l’immane fatica per acquistare il biglietto.
Beninteso, in una partita del genere occorre anche tenere conto della tensione legata alla partita. Il popolo romanista aspettava una sfida del genere da oltre trent’anni e nelle settimane precedenti l’ha caricata all’inverosimile. Forse in maniera autolesionista, come spesso gli avviene. Cinque gol in sessanta minuti hanno proiettato negli occhi dei presenti un film già visto decine di volte, con una probabile umiliazione difficile da sopportare per chi nel calcio ripone tutte le proprie speranze, gioie e delusioni.
Sul post partita abbiamo già detto negli articoli relativi agli scontri. Il deflusso è stata forse la parte più critica e peggio gestita di tutta la giornata. Personalmente, dovendo tornare verso Londra in macchina, riesco a districarmi abbastanza agevolmente.
Mi aspetta ancora un viaggio della speranza: cinque ore di macchina, due di aereo verso Milano e tre di treno per Roma. Ma tutto sommato resta nel cuore e nella mente un’altra esperienza da raccontare.
Ultimo pensiero va al tifoso dei Reds attualmente in coma farmacologico a cui auguro una pronta ripresa per tornare a occupare il suo abituale posto nella Kop!
Simone Meloni
      Liverpool-Roma, Champions League: c’è tutta la gioia, l’isteria e la sofferenza di un popolo Astraendoci anche solo per un attimo dai fatti di cronaca nera che hanno caratterizzato la partita di…
0 notes
tmnotizie · 7 years
Link
ACQUAVIVA PICENA – Piazza San Nicolò è opggetto degli strali del gruppo consiliare di minoranza Acquaviva Futura. “Lo stato di abbandono in cui versa -scrivono gli esponenti politci- è sotto gli occhi di tutti gli acquavivani e, sfortunatamente, anche sotto gli occhi dei turisti (che sono sempre meno). La piazza è sempre stata il biglietto da vista di Acquaviva visto che è il primo luogo del centro storico che solitamente visita il turista. A pochi giorni dalla Santa Pasqua lo spettacolo offerto non è dei più gratificanti”.
Acqauviva Futura sonocciola, poi, le problematiche. “I rattoppi fatti stuccando i sampietrini con un cemento chiaro, denunciano l’improprietà soprattutto sul piano estetico. Tutti sanno che i sampietrini non si murano, ma si battono su sabbia umida per poi sigillarli con malta dello stesso colore, in caso contrario si avrà una piazza “a chiazze” come è successo a Piazza S. Nicolo. Le buche causate dalla mancanza dei sampietrini sono pericolosissime soprattutto per chi ha difficoltà motorie”.
E poi c’è anche il problema muschio. “Non è solo estetico -spiegano – ma c’è anche erba su tutta la piazza. Oltre a darle un colore innaturale, rende la pavimentazione molto scivolosa soprattutto dopo la pioggia e nelle ore più umide. Denota, inoltre, la totale mancanza di manutenzione e attenzione da parte dell’amministrazione dandole l’aspetto di un luogo abbandonato a se stesso. Anche la salita da Porta da Sole ha il problema dei sampietrini mancanti, mentre Porta da Bora ha il lampione penzolante, vero pericolo per tutti i passanti”.
“Uscendo da Porta da Bora -aggiungono- scopriamo, al di là del parapetto, una piccola discarica più volte segnalata. Solitamente è il luogo dove i turisti ammirano il panorama verso nord, invece si trovano di fronte lo “spettacolo” immortalato nelle foto. Come Gruppo Consiliare Acquaviva Futura, continueremo imperterriti a stimolare la maggioranza affinchè si impegni a dare nuovamente ad Acquaviva il decoro che merita, anche in linea con le aspettative del turista che viene a visitare un paese Bandiera Arancione. Queste -concluidono i consiglieri di Acquaviva Futura- non sono critiche infondate, ma segnalazioni di problemi che sono sotto gli occhi di tutti”.
    The post Acquaviva Futura lancia in resta contro il degrado di piazza San Nicolò appeared first on TM notizie - ultime notizie di OGGI, cronaca, sport.
0 notes
persinsala · 7 years
Text
Enrico Montesano porta sul palcoscenico del Sistina uno dei suo personaggi più amati dal pubblico: Il Conte Tacchia, liberamente tratto dal film di Sergio Corbucci e riscritto dallo stesso attore romano con Gianni Clementi. In scena fino al 25 marzo.
Sui sampietrini bagnati dalla pioggia di via Sistina, si alternano diverse carrozze trainate da cavalli bianchi e neri e al loro interno alcuni dei protagonisti della versione teatrale de Il Conte Tacchia, che scendendo salutano fotografi, giornalisti e parte di quel pubblico in attesa della prima, che si è tenuta il 22 febbraio scorso. Sono trascorsi quasi trentasei anni da quando in Italia uscì la pellicola cinematografica diretta da Sergio Corbucci con protagonista lo stesso Enrico Montesano, a quei tempi già popolare grazie a tanti personaggi di successo portati sul grande schermo. Francesco (Checco) Puricelli, soprannominato appunto Il Conte Tacchia, per via delle zeppe di legno poste sotto i mobili per non farli traballare, è in realtà un personaggio realmente esistito, ispirato ad Adriano Bennicelli, vissuto tra il 1860 e il 1925, diventato, per merito dell’interpretazione di Montesano, un’altra famosa maschera dopo quella di Rugantino e de Il Marchese del Grillo, che lo stesso Enrico ha portato sul palcoscenico con grande seguito.
La storia a teatro ha subìto delle modifiche, considerando anche l’età anagrafica del protagonista, che pur interpretando lo stesso identico ruolo, ci mostra anche un ideale sequel. Checco, infatti, dall’America ritorna nella sua bella Roma alla ricerca di Fernanda e come per magia rivive tutto quel periodo in cui, pur essendo figlio di mastro Alvaro, falegname di umili origini, si divertiva a girare con abiti aristocratici frequentando soprattutto la dimora del Principe Terenzi. Rivivono così anche questi due grandi personaggi della sua vita, interpretati nel film da Paolo Panelli (suo padre anche in altre commedie) e Vittorio Gassman, sulla scena omaggiati rispettivamente da Andrea Pirolli e Giulio Farnese; il loro è un compito arduo, ma nell’insieme il risultato è buono, seppur nelle orecchie resta l’eco delle inconfondibili voci dei due grandi predecessori. Ben riuscita la scena della grande abbuffata, in cui Alvaro e il Principe muoiono con gli spaghetti in bocca, e per questo applaudita calorosamente. Giorgio De Bortoli è invece Ninetto, Elisabetta Mandalari ricopre il ruolo di Fernanda, Monica Guazzini la Duchessa, mentre Benedetta Valanzano è la Duchessina Elisa. Accanto a suo padre recita anche il bravo Michele Enrico Montesano, tra l’altro somigliantissimo all’attore e regista, nel ruolo di Lollo D’Alfieri. Tutti i personaggi indossano costumi dell’epoca, realizzati con cura da Valeria Onnis.
Il Conte Tacchia si muove tra le interessanti scenografie di Carlo De Marino, che ha ricostruito la piazza principale dove si aprono negozi e portoni, nascosti quando il quadro lo richiede, dal viale alberato del Lungotevere proiettato su una parete velata. Il contesto è inoltre rallegrato dalla presenza dei popolani, ovvero da un corpo di ballo formidabile, in cui spiccano i salti acrobatici del bravo Manuel Mercuri. Le battute presenti nel testo sono sicuramente più colorite: se per esempio i letti, nel film, secondo Checco servivano per riposare, qui son fatti per «insifonare», non mancano inoltre riferimenti all’attualità, seppur mascherati; quando, sempre Checco, racconta di un uomo conosciuto in America col ciuffo biondo c’è un chiaro riferimento all’attuale Presidente degli Stati Uniti e alla politica, sempre presente in modo sottile nei copioni di Montesano. Un testo che invece non è stato alterato è quello della canzone Ansai che pacchia, sulle musiche originali del Maestro Armando Trovajoli a cui si aggiungono nuove canzoni scritte appositamente per la commedia dal Maestro Maurizio Abeni. Il Conte Tacchia allieterà le serate di quanti vorranno rivivere una bella commedia senza tempo fino al 25 marzo al Teatro Sistina, tempio del bel musical e dell’intramontabile romanità.
©antonio Agostini 3501
©antonio Agostini 3603
©antonio Agostini 3629
©antonio Agostini 3674
Lo spettacolo continua: Teatro Sistina via Sistina, 129 – Roma fino a domenica 25 marzo orari: da martedì a sabato ore 21.00, domenica ore 17.00, mercoledì 14 e 21 marzo ore 17.00 (durata 2 h e 30 minuti intervallo escluso)
Thalia Produzioni presenta Il Conte Tacchia di Enrico Montesano, Gianni Clementi regia Enrico Montesano con Enrico Montesano, Giulio Farnese, Giorgio De Bortoli, Andrea Pirolli, Monica Guazzini, Elisabetta Mandalari, Benedetta Valanzano, Michele Enrico Montesano, Roberto Attias, Tonino Tosto, Sergio Spurio,
Giacomo Genova, Gerry Gherardi, Ambra Cianfoni, Francesca Rustichelli solisti Valentina Bagnetti, Michela Bernardini, Saria Cipollitti, Annalisa D’Ambrosio, Viola Oroccini, Silvia Pedicino, Manuel Mercuri, Kevin Peci, Federico Pisano, Giuseppe Ranieri, Sebastiano Lo Casto, Rocco Stifani musiche Maurizio Abeni produzione esecutiva Valentina Mauro, Teresa Trisorio luci Luca Maneli suono Dario Felli coreografie Manolo Casalino costumi Valeria Onnis scene Carlo De Marino
Il Conte Tacchia Enrico Montesano porta sul palcoscenico del Sistina uno dei suo personaggi più amati dal pubblico: Il Conte Tacchia…
0 notes
ronniedevre-blog · 7 years
Text
Io faccio lo scemo ma co' lei no, non attacca Io tipo da Campari, lei da oliva nel Manhattan La volante passa, stasera tira un'ariaccia Non ho mai imparato a fare il nodo alla cravatta Ma tanto tutto passa, forse dovrei cambiare aria Prendere il primo volo Alitalia Ubriaco in strada con i miei canto Albachiara Al distributore senza scheda sanitaria Io che c’ho solo guai dentro le tasche dei miei Levis Vorrei rubare i desideri a Fontana di Trevi Abbiamo stesso sangue, no, non serve che mi spieghi Te dimmi dove sei mi faccio tutta Roma a piedi Il tuo ricordo sfuma una notte senza luna Lei si morde un'unghia e fuma E questa birra è tutta schiuma Sorrido a mio fratello, siamo su di giri Fiori cresciuti in mezzo ai sampietrini E c’avrei scommesso su noi due Una vita intera sempre in due E c’avrei scommesso su noi due Invece ognuno per le sue Sveglia all'alba pel mercato delle sette Ho tamponato una Mini ferma al verde Il ragazzino in auto mi fa "gne gne gne gne" Il nasone scorre sempre non la smette Ho perso il treno poi l'aereo pe' Berlino Vorrei trasformare questa pioggia in vino A Nettuno i miei ricordi Polaroid Ciocco le foto porno di Leotta su un tabloid Scotch sulla fotocamera del Mac Non ce la faccio più, uh va bene coffee break Ho passato mesi a balla’ la techno Il mio amico veneto mi chiama vecchio La mia amica che nasconde il sushi nella borsa Gucci A terra panni sporchi che non stendo Un’altra multa di sale che prendo E c’avrei scommesso su noi due Una vita intera sempre in due E c’avrei scommesso su noi due Invece ognuno per le sue E c’avrei scommesso su noi due Una vita intera sempre in due E c’avrei scommesso su noi due Invece ognuno per le sue E c’avrei scommesso su noi due Una vita intera sempre in due E c’avrei scommesso su noi due Invece ognuno per le sue
Sempre in 2.
0 notes
Text
Presta attenzione al maiuscolo tu che leggi, mi ci ritroverai.
Io faccio lo scemo ma co' lei no, non attacca
Io tipo da Campari, lei da oliva nel Manhattan
La volante passa, stasera tira un'ariaccia
Non ho mai imparato a fare il nodo alla cravatta
MA TANTO TUTTO PASSA, forse dovrei cambiare aria
Prendere il primo volo Alitalia
Ubriaco in strada con i miei canto Albachiara
Al distributore senza scheda sanitaria
IO CHE C'HO SOLO GUAI DENTRO LE TASCHE DEI MIEI LEVIS
VORREI RUBARE I DESIDERI A FONTANA DI TREVI
Abbiamo STESSO SANGUE, no, non serve che mi spieghi
TE DIMMI DOVE SEI MI FACCIO TUTTA ROMA A PIEDI
Il tuo ricordo sfuma, una notte senza luna
LEI SI MORDE UN'UNGHIA E FUMA
E questa birra è tutta schiuma
Sorrido a mio fratello, siamo su di giri
FIORI CRESCIUTI FRA I SAMPIETRINI.
E c’avrei scommesso su noi due (ci SCOMMETTO)
Una vita intera SEMPRE IN DUE
E c’avrei scommesso su noi due
Invece ognuno per le sue (col cazzo)
Sveglia all'alba pel mercato delle sette
Ho tamponato una Mini ferma al verde
Il ragazzino in auto mi fa "Gne gne gne gne"
Il nasone scorre sempre non la smette
Ho perso il treno poi l'aereo pe' Berlino
VORREI TRASFORMARE QUESTA PIOGGIA IN VINO
A Nettuno i miei ricordi Polaroid
Ciocco le foto porno di Leotta su un tabloid
Scotch sulla fotocamera del Mac
NON CE LA FACCIO PIÙ più-uh va bene coffee break
Ho passato mesi a balla’ la techno
Il mio amico veneto mi chiama vecchio
La mia amica che nasconde il sushi nella borsa Gucci
A terra panni sporchi che non stendo
Un’altra multa di sale che prendo
E c’avrei scommesso su noi due
Una vita intera sempre in due
E c’avrei scommesso su noi due
Invece ognuno per le sue.
(E ci scommetto tutt'ora anche se dico il contrario)
0 notes