Tumgik
#quest'anno è stato fuori tutto gennaio
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E quindi si, non so come ma sono a Vienna. A dir la verità sono qua da ben due mesi, giorno più giorno meno. Ma il tutto è stato talmente programmato male (si può parlare di programmare anche quando non c'è stata traccia di un programma?) e traumatico che ancora non me ne rendo conto. Sono finita qua come risultato del mio esaurito nervoso slash depressione dell'anno scorso. Ero( sono) talemnte confusa che ho ben pensato di dover prendermi una pausa dal mio amato Innsbruck per almeno un anno stravolgendo totalmente la mia vita togliendomi ogni tipo di sicurezza e soprattutto punto di riferimento. Quindi sono andata a vivere in un posto in culo al mondo, per i miei canoni lontanissimo da casa mia e per lo più totalmente diverso da quello che ho visto in 26 anni. Questa volta però me lo sono giurata. È l'ultima volta che mi impongo di fare cose che non voglio fare solo per combattere il mio senso di inferiorità e per dimostrare che no, io non sono sfigata ma sono forte e brava e faccio tutto quello che voglio fare,senza paure. Ecco, tutta sta marea di cazzate, io mi auguro questa sia l'ultima volta. Comunque c'è poco da dire. Sono qua. 
La città mi fa cagare. Non ho mai vissuto in un posto così enorme e con milioni di persone. La sensazione quotidiana è :soffoco. Per non parlare del fatto che mi sento in esilio. Ecco allora d'ora in poi quest'anno lo chiameremo l'anno dell'esilio volontario. Non ho il potere di scegliere quando andarmene fuori dai coglioni e tornare a casa. Che poi, casa. Come se casa mia fosse un posto sano dove stare. Ma ho imparato in questi due mesi che il mio andare a casa 5 volte all'anno era il mio "fuggire" da Innsbruck dal tedesco, dall'Austria, da tutto. E ora non lo ho più. Ed è una merda.  Comunque back to la cosa di Vienna. Vienna. Un ammasso di infiniti edifici ovunque. Gente ovunque. Macchine ovunque. Bus ovunque. Assurdo. Esci la sera per passeggiare 5 minuti dopo lavoro e c'è *sempre* ma dico *sempre* qualcuno. Asfissiante, soffocante. Non so come cazzo ve lo devo spiegare. Sono venuta qua anche e forse soprattutto perché mi sono (stupidamente,ma aimé sono ancora giovine) lasciata influenzare da gente che alla fine si è rivelata diversa da me. E ci sta. Ma io dovrei finalmente capire minimamente che cazzo voglio dalla vita in modo da non vivere come una banderuola in balia di opinioni altrui. Vabbè, questa la ho imparata. 
Dove eravamo. Ah sì, giusto. Lavoro. Una delle mie migliaia di paure. A Gennaio ho finito definitivamente tutti i miei studi e vabbè, sappiamo tutti cosa è successo i mesi prima. Ignoravo gli effetti che un cambiamento simile potesse avere su di me. Comunque di nuovo, lavoro. Che alla fine era la mia priorità qui a Vienna. Che sia qua o la, Vienna o Innsbruck o che cazzo ne so io dove, alla fine devo lavorare. Ho già parlato miliardi di volte di quanto si scioccante per me che da ora in poi per i prossimi 40 anni (se va bene) non avrò più controllo sulla mia vita ma che *dovrò* ( e già il verbo dovere a me fa stare male) lavorare e rispettare delle regole imposte da qualcun altro. Quindi il discorso vedremo di affrontarlo il meno possibile che ne ho un po' piene le palle. Comunque, di nuovo, lavoro. Eh sì, ho fatto l'unica cosa che una come me poteva fare. Insegnante di tedesco per i rifugiati. Era l'unica cosa che mi immaginassi di poter fare in qualche modo. A dire la verità io non mi vedo come niente, ma a quanto pare qualcuno ha detto che dobbiamo lavorare e quindi si stronzi, andrò a culturizzare tutti quelli che voi non volete capre ignoranti per farveli trovare come vicini di casa, speriamo un giorno non troppo lontano. Il vostro incubo di uno stato senza più chiese e pandori si avvererà anche grazie a me. Ah ops, qui non mangiamo pandori. Vabbè. Senza chiese e Schnitzel e Strudel ok?? Il concetto rende ugualmente. Comunque il mio lavoro contribuisce notevolmente alla mia sensazione di estraneazione, se il vocabolo esiste. Si perché che cazzo ci faccio io qui, a insegnare loro una lingua che non è manco mia? Ma qualcuno ha detto che andavo bene e quindi boh, sono qua. E qualcuno ha detto anche che dovrei lavorare e quindi boh, Hallo, ich bin hier. A dire la verità non mi trovo neanche troppo male, con gli alunni,intendo. Con i colleghi come sempre un disastro. Non parlo, non interagisco. A dire la verità in due settimane ho avuto qualche accenno di interazioni. Allora diciamo che se il lavoro precedente già dalla prima settimana era circa meno 20 qua siamo a più due. 
Che poi, in realtà se non avessi ansia a parlare con la gente sarei anche abbastanza bravina. Ovviamente a volte dicono delle cazzate, d'altronde non è la mia madrelingua. Del tipo che sbaglio articoli. E allora mi prende l'ansia che uno di loro mi dica "ma come, non era das?" E la credo che morirei. E poi mi viene pure l'ansia perché penso e se per il accento di merda poi non capiscono quando li parlano per strada? E se non si integrano perché insegno di merda? E allora poi non dormo più, di nuovo. Eh niente, una vita in pena.
Che poi si, avete capito bene, ho iniziato da due settimane ma ho già le paturnie. Pazienza non è mai stato il mio forte. Ci sarebbero altre migliaia di cose da dire ma lentamente non ho più sbatti di scrivere.
Che altro dire. Antidepressivi ho smesso già a dicembre, il sonno rimane un gran problema. Ho ridotto le dosi, ma di smettere totalmente non mi va. Dormo male con la dose minima, figurati senza. Il fatto è che so che non posso prendere sonniferi per sempre e pure questo mi dà ansia. Come mi dà stra ansia di non poter tornare a casa quando cazzo voglio.
Comunque boh, chissà che cazzo mi aspetta. Sono davvero curiosa perché alla fine io in un modo o nell'altro ce la ho sempre fatta, bisogna solo vedere se questa volta ce la faccio senza rifinire in psichiatria o no. Io ci provo ad essere positiva ma ho tante di quelle ansie e gli ultimi mesi mi hanno totalmente traumatizzata.
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Quest'anno non scriverò nessun resoconto in nessun social del cazzo augurandomi il meglio per l'anno nuovo, sperando in atto di bontà da parte del 2023 dopo quello che si sta per chiudere.
A gennaio del 2022 è morto mio padre, era solo quando se n'è andato, non era più cosciente, ed era solo quando si è sentito male.
Non so quali siano stati i suoi ultimi pensieri, ma ricordo i miei.
La percezione che ho avuto poco prima di sapere che non c'era più, e la notte prima, quando fino all'ultimo speravo si risvegliasse, e l'avrei rivisto.
L'ultima volta lo avevo incrociato per strada e non sembrava più lui, consumato dai vizi, l'ho sorpassato senza salutarlo, forse non mi aveva neanche riconosciuta.
Avevo così rabbia dentro, eppure pwnsavo a cosa avrei potuto dirgli.
Il discorso tutto in mente, pronto.
Ridicola, era chiaro che non sarebbe successo, ma in cuor mio speravo sempre che la situazione migliorasse, che lui migliorasse. Lo odiavo, perché lui non ha mai saputo amare e prendersi cura di sé stesso, perché non ce l'ha fatta.
E ho trovato le sue cose, aveva la mia foto nel portafoglio comunque, e ha fatto male.
Avevo perso mio padre, e anche se non era mai stato un grado di esserlo come avrebbe dovuto, era mio padre, e a modo suo ci teneva, non abbastanza da salvarsi.
Esattamente un mese dopo ho fatto un incidente con la macchina, roba da poco, mi sono presa un palo, io perfetta, la macchina no, ed è stata quasi un anno ferma nello stesso punto fino a che non è stata demolita, come gran parte della mia persona in questo 2022 del cazzo.
A Giugno è morta mia madre.
Non per tutte le patologie, che l'hanno abbattuta piano piano negli anni, non per l'infarto o i due interventi subiti per questo, non per la setticemia - causata sempre da terzi - ma per la superficialità di una persona, per una pastina data con la gola anestetizzata.
Poco prima stavamo parlando, poco dopo mia madre non c'era più.
Solo due giorni prima di parlava di tutte le cose che avremmo potuto fare, ora che era finalmente a casa dopo mesi di ospedale.
Stavamo parlando, ricordo perfettamente il suo sguardo quando mi chiese di chiamare qualcuno perché stava poco male.
Ricordo il reparto di terapia Intensiva, gli infermieri cacciare fuori tutti, il rumore del macchinario, l'ansia, il tentativo di rianimazione.
Era tornata a casa da 15 giorni, era stato difficile farle accettare qualcuno in casa per stare con lei, ma ce l'avevamo fatta e ora si parlava di nuovi inizi, nuovi traguardi, lei voleva sempre far tanto, neanche le gambe, che non collaboravano come una volta, l'avrebbero fermata.
Mi sono trovata a seppellirla e a firmare un atto di una casa che doveva essere l'inizio di qualcosa.
Doveva essere un bel momento, una svolta, e lei doveva essere con me.
Dovevamo fare tante cose.
Voleva un nipote. Si preoccupava di non poter venire, un giorno, al mio futuro e ipotetico matrimonio in sedia a rotelle. Le sembrava brutto.
Dovevamo uscire con il bel tempo per un gelato, una bella passeggiata con il sole.
E ora so che questo bel tempo non ci sarà mai più.
La persona al mio fianco, crolla anche lei, perché è malata, di una malattia che ancora non conosco, che non capisco, e ho paura, perché è fragile, ma lo sono anche io, e lo so che nelle coppie ci si sostiene a vicenda, ma quando sei già a terra, che più a terra di così non si può, come fai ad essere d'aiuto?
Mi dicono che sono coraggiosa, che ho passato l'inferno e che continuo ad alzarmi la mattina comunque e non è da poco.
Che sono intelligente, forte, un eroina.
Io, se devo dirla tutta mi sento solo ridicola, debole, mi guardo allo specchio e provo pietà, disprezzo, come fossi un animale ferito che ha solo bisogno di una pallottola per smetterla di soffrire una volta per tutte.
I miei problemi con il cibo, l'insonnia, la voglia di farla finita che è sempre troppo presente, l'apatia, la sensazione costante di non essere all'altezza, di non essere abbastanza, di non capire più in che direzione sto andando e soprattutto se ha senso andare avanti. Ecco cosa sono.
Sono sola.
In compagnia, sono comunque sola.
Le cose normali non stimolano in me più nessun interesse, nessun benessere.
Da sola sto male, vorrei fare qualcosa ma allo stesso tempo con gli altri è come doversi costringere a mostrarsi interessati, ma interessati a cosa?
Ho perso i miei genitori nel giro di niente, in una situazione familiare a pezzi sin da quando ho iniziato ad aver memoria.
Un infanzia di merda segnata da violenza, urla, lacrime, e tanto dolore.
Bullismo a scuola, la dipendenza dall'alcol di mio padre, la serenità che non ho avuto.
Ho annaspato in tutto questo per ben 29 anni, credendo di poter annegare quasi tutto il tempo.
C'è stato anche un tempo in cui pensavo di aver imparato a galleggiare.
Solo stronzate.
Mi guardo allo specchio e non mi riconosco.
Sono un fantasma, riesco solo a lavorare, quello lo so fare, va tutto bene lì, sono la Michela che lavora, lo so fare bene, e lì mi sento normale, prego arrivi il weekend per riposare, come tutti.
Poi arriva il weekend, le festività, le domeniche, la sera, ed è tutto uno schifo, e sono stanca, semplicemente stanca.
Di tutto.
Ecco perché non mi auguro nulla per l'anno che verrà, sono demolita, non mi sento neanche più una persona, non so più cosa credere, non ho speranze.
Sono fallita.
Cerco di andare avanti, alle volte mi sento morire e vorrei accadesse davvero.
Getto la spugna, voglio solo aspettare, al centro di questo mare, l'onda più alta in grado di trascinarmi via, lontano da qui.
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enkeynetwork · 2 years
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asterargureo · 2 years
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pleaseanotherbook · 3 years
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Il 2021 di Please Another Book
Finalmente siamo riusciti a lasciarci alle spalle questo benedetto 2021 in cui abbiamo perso tantissimo da vari punti di vista. Sono molto stanca e incredibilmente ansiosa di vedere finire questa maledetta situazione. Mi rendo perfettamente conto che rispetto al 2020 stiamo molto meglio eppure questo senso di precarietà sconcertante non mi abbandona e continuo a sperare per un tempo in cui tornare ad essere più sereni, meno angosciati.
La prima grande notizia di questo 2021, con cui come al solito apro questo genere di post, è il compleanno di Please Another Book: il 29 dicembre 2021 ha compiuto 10 anni. Ancora non riesco a crederci sembra un numero alieno. Se penso alla me fresca di laurea che si butta in questa avventura perché seguiva diversi blog e aveva voglia di comunicare le sue letture quando non riusciva a farlo con nessuno che la circondava e che non si aspettava niente, non riesco a riconciliarla con tutte le esperienze che questo spazio di web mi ha permesso di vivere. Gran parte delle persone a me più care hanno gravitato per Please Another Book. Come dimenticare il primo incredibile abbraccio tra me e Amaranth di La Bella e il Cavaliere nel bel mezzo del Salone del Libro edizione 2016 dopo mesi di corrispondenza on-line? E come tutte le Belle e le loro amiche siano diventate le mie amiche e un importante punto di riferimento per me e come dico sempre mi abbiano salvato quando mi sono trasferita a Torino? Come dimenticare i viaggi e i progetti messi in piedi con Lorena di Petrichor? Come non pensare al fatto che quest'anno ho accompagnato la Marti di Liber Arcanus nel giorno più importante della sua vita? Come non pensare al fatto che mi ha dato modo di conoscere Mirya e di conseguenza tutto il mondo che ha ruotato intorno ai Trentatré Anonimi? E come non realizzare tutte le possibilità che mi ha dato di incontrare e intervistare alcuni dei miei autori preferiti come Virginia de Winter, Alice Basso, Sally Gardner e Jennifer Niven?
Sono incredibilmente grata a Please Another Book e molto felice di essere ancora qui a pubblicare cose. Spero di riuscire a farlo ancora e raggiungere un nuovo equilibrio. È una speranza e un buon proposito allo stesso tempo. Vedremo dove andremo.
Il 2021… beh come siamo arrivati al 2022? Non riesco ancora a crederci. Faccio la conta dei mesi e non riesco a realizzare il fatto che il tempo è passato così velocemente. A gennaio eravamo bloccati ancora in casa, in quarantena. Per fortuna sono riuscita ad andare a casa dei miei genitori e a mezzanotte del 31 ero con mia madre a mangiare panettone e bere spumante, guardavo il cielo buio e speravo per il meglio.
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Sono stata fagocitata dalle call di lavoro, dalla spossatezza, dall’indolenza. Gennaio è stato infinito e anche se sono riuscita ad andare in giro, gambe in spalla e passeggiate chilometriche al Valentino pure mi sono sentita un po’ claustrofobica. Ho chiuso gli occhi e anche febbraio è passato per fortuna con qualche giornata fuori con le mie amiche e poi di nuovo chiusa in casa.
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Marzo è passato in lockdown, in zona rossa, le zone colorate che forse non significano niente, la solitudine attaccata alle ossa, lo spazio fisico occupato ridotto all’osso e l’incapacità di uscire dalla mia mente. Ho iniziato a fare plank, ho ripreso a fissare il soffitto in preda all’insonnia, a cercare di consolarmi come posso in questa situazione che rischia di fagocitarmi tutta. Per fortuna ho potuto sentire le mie amiche via Skype alla sera e questo mi ha aiutata a tenermi ancorata alla realtà, stare con loro e pensare a modi per stare loro vicina mi fa stare bene, mi tiene cosciente a me stessa. Sapere che la mia famiglia, anche se lontana chilometri sta bene, mi rassicura. Vivere da sola, in uno spazio mio in cui sclerare male e ubriacarmi di rhum o soju se serve, è ancora una consolazione grandissima. La primavera è stata fagocitata dalla fine della zona rossa, e l’inizio di un periodo in cui finalmente tornare ad appropriarci dei nostri spazi.
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Se aprile è stato il mese dell’attesa facendo il conto alla rovescia per tornare a superare i confini regionali, con una Pasqua desolante chiusa da sola con il mio casatiello, maggio è stato finalmente il mio mese non solo perché c’è stato il mio compleanno ma soprattutto perché ho potuto riabbracciare le mie amiche, viaggiare, tornare a godermi il firmacopie in presenza di Alice Basso, insomma essere di nuovo capace di non fermarmi negli spazi costretti del mio monolocale. Ho rivisto il mare, dal vivo. Mettere i piedi in acqua, abbracciare con lo sguardo una spiaggia mi ha dato i brividi. Ancora non ci credo.
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E a giugno ho finalmente potuto riabbracciare di nuovo tutta la mia famiglia, le mie zie che non vedevo da anni, tornare in una città che è sempre stata un po’ casa nonostante tutto, anche se solo per 24h. D’altronde sempre meglio di niente. Sono stata per la prima volta ad Arona. Ho festeggiato compleanni, successi e il matrimonio di una delle mie amiche più care in quel di Venezia.
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Ho lavorato, moltissimo, e ho cercato di godermi ogni momento, alla faccia del covid. Tra un tampone rapido e un altro sono tornata a viaggiare sui Frecciarossa (e Italo*****) e tra le mura accoglienti e le braccia spalancate delle persone a cui voglio bene.
L’estate è volata letteralmente via, sono stati mesi intensi e pieni. Luglio è stato un mese di attesa in cui volevo risposte che tardavano ad arrivare ma nel frattempo ho passeggiato per Torino con due delle mie persone preferite. Sono anche riuscita a tornare a casa dei miei. Ad agosto sono riuscita finalmente a vaccinarmi in un rientro a dir poco rocambolesco. Mentre le ferie sembravano allontanarsi sempre di più invece che avvicinarsi e la burocrazia mi seppelliva sotto scartoffie e telefonate, abbiamo festeggiato un compleanno speciale ed è incredibile pensare a come cambiano le cose nel corso di un anno.
A settembre finalmente mi sono goduta le ferie (con la seconda dose del vaccino fatta). Con le Merendine abbiamo partecipato ad una bellissima iniziativa: “Open House Torino” che ci ha permesso di entrare in alcuni edifici privati che non sono quasi mai aperti al pubblico come il Palazzo della Luce. Sono luoghi incredibilmente affascinanti in cui perdersi e da visitare e che mi hanno lasciato a bocca aperta.
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Ma sono anche riuscita a visitare con le mie amiche la mostra di Monet a Palazzo Reale a Milano e mi è piaciuta un sacco. La mostra è curata da Marianne Mathieu ed è realizzata in collaborazione con il Musée Marmottan Monet di Parigi, da cui proviene l’intero corpus di opere. Ve la consiglio molto, ci sono dei pezzi molto interessanti e l’allestimento è molto curato.
E poi ho raggiunto la consapevolezza che ce l’avevo fatta. Ho chiuso un capitolo importantissimo della mia vita per aprirne uno nuovo: il 20 settembre ho firmato il contratto per il mio nuovo lavoro e tutto ottobre è passato con un po’ di ansia da prestazione e il ritorno in ufficio in presenza cosa che mi ha lasciato senza parole e davvero non me lo aspettavo minimamente.
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Ad ottobre sono riuscita però ad entrare nel Duomo di Milano, e soprattutto a girare sulle terrazze in cima al tetto. È stata una delle esperienze più emozionanti della mia vita. Guardare piazza Duomo dall’alto è una cosa da fare almeno una volta nella vita.
Ho anche colto l’occasione di ascoltare Margaret Atwood dialogare con Loredana Lipperini nell’ambito del Salone Off non me la sono lasciata scappare. Il 3 ottobre, nonostante i tentennamenti sono andata in quel del Lingotto a fare una fila che non finiva più con un vento glaciale e la consapevolezza di non essere sola. Ho avuto la possibilità di sedermi in un posto strategico e nonostante tutto mi sono goduta un’ora di magia. E poi dopo più di un anno sono anche andata al Salone del Libro edizione 2021. È stato bellissimo e traumatico allo stesso tempo. Ma ascoltare di nuovo Stefania Auci dal vivo non ha prezzo. Viverlo con Lorena poi ancora di più.
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A novembre ho cercato di stringere a me tutti i momenti possibili a contatto con le mie amiche un’altra gita a Milano, una merenda fantastica a base di pumpkin spice latte riabbracciare una mia carissima amica, e un mio ex collega e amico, con cui non ho fatto neanche una foto ma che mi ha riempito di gioia.
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Abbiamo inaugurato il periodo natalizio a dicembre con una gita a Verona che non avevo mai avuto occasione di visitare e che mi è molto piaciuta. Entrare nell’Arena mi ha molto colpito.
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Riabbracciare le mie amiche e poter viaggiare mi ha molto consolata nonostante l’accumulo di cattive notizie che continuano a piombarci addosso e ora che l’anno è finito mi guardo alle spalle e mi ritrovo a mettere in fila le cose belle che mi ha regalo il 2021 e forse la somma totale è ancora positiva.
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Non so dove ci porterà questo nuovo anno, che cosa ci riserverà il futuro, posso solo sperare di poter conservare almeno un po’ della gioia che ho accumulato e avere la forza di non abbattermi. Vorrei portarmi dietro la voglia di continuare a fare workout, di leggere, di essere propositiva, di essere comunicativa, di lasciarmi scivolare addosso le cose, e allo stesso tempo essere assertiva. Vorrei essere più empatica, meno sulle mie, meno incline a tenermi tutto dentro a sedimentare. Vorrei riuscire ad essere più vicina alle persone che amo e meno incline alla malinconia. Vorrei continuare a coltivare questo spazio di web e dedicare nuove energie all’approfondire tematiche che mi stanno a cuore. Vorrei cercare di essere una persona migliore senza snaturarmi. E più di tutto mi auguro di essere più serena. Se questa pandemia mi ha lasciato qualcosa è sicuramente il fatto che al centro delle nostre vite ci siamo noi e sta a noi costruire il percorso che voglia, sta a noi aprirci, sta a noi tendere la mano verso il mondo.
Buon anno e speriamo che vada nel miglior modo possibile.
E a voi come è andato il 2021?
Raccontatemelo in un commento se vi va.
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lasko2017 · 3 years
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LA LETTERA DELLA M1 A VALENTINO: "SARAI SEMPRE PARTE DI ME" La Yamaha ha rivolto a Valentino Rossi questa lettera idealmente scritta dalla M1 al pesarese: "Ricordo sabato 24 gennaio 2004 come fosse ieri. Il nostro primo appuntamento in Malesia. Ho aspettato qualcuno come te per così tanto tempo. Ero nervosa, ma è stato amore a prima vista per entrambi. Ho capito subito che la nostra relazione sarebbe stata qualcosa di veramente speciale. C'è stata una scintilla irripetibile e tutti i pezzi del puzzle sono andati al loro posto. Non dimenticherò mai come ci siamo fermati sull'erba a Welkom nel 2004. Solo noi due, rendendoci conto che io e te insieme avevamo ragione - e che questo era solo l'inizio. Abbiamo vinto 4 titoli MotoGP e 56 gare insieme. Abbiamo portato gioia a milioni di persone in tutto il mondo e creato ricordi che dureranno una vita. Abbiamo fatto la storia perché abbiamo lavorato insieme e abbiamo tirato fuori il meglio l'uno dall'altra. Mi hai resa di nuovo forte. Mi hai resa rispettabile. Mi hai fatto amare di nuovo. Solo tu, Valentino, avevi il potere di farlo. E mi sono completamente fidata di te. Ti ho sostenuto con tutto il cuore. Ho combattuto tutte le tue battaglie con te. Solo io sono stata in grado di rendere gli sport motoristici entusiasmanti per te fino alla fine. Dal nostro primo bacio sull'erba a Welkom al nostro ultimo ballo a Valencia quest'anno, abbiamo vissuto così tante avventure straordinarie. E poi ci sono stati i nostri viaggi speciali a Laguna Seca nel 2008 e in Catalogna nel 2009. Nessuno ne aveva come noi in quei giorni, vero? Anche ad Assen nel 2009, quando ti ho aiutato a vincere la tua 100esima gara. È stato magico! Ti ho accompagnato per 16 anni della tua incredibile carriera. Ma anche tu mi hai portato nel tuo cuore. Dal Mugello a Motegi, da Silverstone a Sepang e da Barcellona a Buriram, ci siamo sempre stati l'uno per l'altra. Ti ho data tutta me stesso, come tu hai dato a me. L'unica cosa di cui farò sempre tesoro sono i nostri discorsi sulla griglia. Eravamo io e te contro il mondo. Ma, purtroppo, anche le storie d'amore più belle finiscono. Valentino, sei parte di me. Parte della mia storia.... https://www.instagram.com/p/CWTM4NZorBVOhcBLga_V8VEpglsqquxoXe3jY40/?utm_medium=tumblr
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giancarlonicoli · 4 years
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26 gen 2021 18:14
MANCO RENZI CREDEVA CHE CONTE SI SAREBBE DIMESSO: INFATTI SABATO È VOLATO IN ARABIA SAUDITA PER UNA CONFERENZA DA 50MILA EURO IN QUANTO MEMBRO DEL COMITATO CONSULTIVO DEL "FII INSTITUTE", CONTROLLATO DALLA FAMIGLIA REALE - DOMANDA: È NORMALE CHE UN MEMBRO DELLA COMMISSIONE DIFESA DEL SENATO ITALIANO RICEVA UNA RETRIBUZIONE DA UN ISTITUTO CONNESSO AL REGIME DI MOHAMMED BIN SALMAN E FAMIGLIA? – TRA STIPENDIO DA PARLAMENTARE E SPEECH VARI, IL SENATORE SEMPLICE DI RIGNANO IN DUE ANNI HA GUADAGNATO...
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Sedere nel board del FII Institute è certamente rilevante per un ex Presidente del Consiglio. Tuttavia, Matteo Renzi è attuale membro della commissione Difesa del Senato. E se è vero ciò che scrive @emifittipaldi, riceve una retribuzione da un istituto connesso al regime di MBS.
Emiliano Fittipaldi per www.editorialedomani.it
Le dimissioni di Conte hanno colto di sorpresa Renzi, costretto stanotte a prendere un aereo per tornare a Roma. Il senatore, ha scoperto Domani, era a Riad perché membro del comitato consultivo dello FII Institute, un organismo controllato dalla famiglia reale. Il leader toscano non vuole rinunciare alle sue consulenze all’estero: anche per questo non farà il ministro: Matteo Renzi sperava che Giuseppe Conte non si dimettesse.
O meglio, confidava che l'avvocato del popolo salisse sì al Quirinale per aprire ufficialmente la crisi, ma non prima di qualche giorno. Il senatore semplice di Scandicci, infatti, questa settimana aveva da fare. All'estero, in Medio Oriente. Più precisamente, in Arabia Saudita. «Sto tutta la settimana fuori per cose importanti, torno solo al volo se bisogna votare la relazione sulla giustizia di Alfonso Bonafede», aveva infatti chiarito ai suoi fedelissimi tre giorni fa, prima di imbarcarsi su un aereo destinazione Riad, dove è atterrato sabato scorso.
Il programma prevedeva che Renzi presenziasse a una conferenza organizzata dall'FII Institute, un organismo controllato dal fondo sovrano saudita, il Saudi public investment Fund (Pif). Un meeting sul tema degli investimenti innovativi necessari al mondo post-Covid 19, previsto per domani e dopodomani, 27 e il 28 gennaio. Appuntamento a cui Renzi doveva partecipare in presenza perché da qualche mese non è più un semplice conferenziere, ma siede – ha scoperto Domani – in uno degli advisory board (sorta di comitato consultivo) dell'ente di Stato.
Le consulenze con Mohammed bin Salman Conte ha però fatto saltare i piani del leader di Italia viva, che proprio stanotte – appena il portavoce Rocco Casalino ha mandato un messaggio nelle chat di giornalisti e addetti ai lavori che annunciava le dimissioni del presidente del Consiglio - è stato costretto a tornare a Roma in fretta e furia, per seguire da vicino l'apertura ufficiale della crisi e le successive consultazioni.
Renzi parteciperà comunque alla conferenza saudita, collegandosi da remoto come faranno – causa pandemia – anche molti dei 150 relatori previsti da tutto il mondo. Nessun rischio economico per l'ex sindaco di Firenze, che prenderà ugualmente il gettone di presenza garantitogli dal contratto che gli garantisce l’istituto: se garantisce la sua presenza alle riunioni, l’ex sindaco guadagnerà circa 80mila dollari l’anno.
Del viaggio in Medio Oriente in piena crisi politica (da lui stesso innescata) nessuno sapeva nulla. Tranne pochissimi deputati del suo partito, che sanno come il loro capo a Riad ci va ormai da anni. Per la precisione, ha scoperto chi vi scrive, dal 2017. Dunque quattro volte, compreso questa. Presenza fissa, quella di Matteo, da quando esiste il FII Events, organizzato dall'omonimo istituto voluto dalla la famiglia reale, guidata dal re Salman e dal principe ereditario Mohammed bin Salman (detto MbS), leader incontrastato del paese che di Renzi ha (ricambiato) un'ottima considerazione.
Se dal 2017 al 2020 Renzi era semplice un conferenziere all'evento, quest'anno il suo ruolo è diventato più rilevante, tanto da obbligarlo a una presenza fisica nella capitale saudita: il capo di Italia viva siede nell'advisory board dell'FII Institute che si occupa di intelligenza artificiale, robotica e cybersicurezza.
Gli incontri del board si tengono quattro volte l'anno, e i membri (tra cui c'è Jack Lang, ex ministro della cultura francese, e Irina Bokova, ex direttrice generale dell'Unesco) devono essere fisicamente presenti almeno una volta l'anno. Un suo collega a Palazzo Madama che chiede l'anonimato spiega che Renzi sarebbe specializzato non tanto nel campo complesso dell’intelligenza artificiale, ma che darebbe ai sauditi soprattutto consigli tecnici «su come usare la cultura nelle città, che è un possibile driver del cambiamento del paese mediorentale».
Il ruolo dell’ex premier nel comitato consultivo dell’istituto è ormai «di tutto rilievo», tanto che il nome con rimandi fiorentini dell'edizione di quest'anno dell'FII, “The Neo-Renaissance”, l'avrebbe suggerito proprio lui. «Nessun conflitto d’interesse» Un anno fa, intervistato da Corrado Formigli che gli domandava (dopo che un altro pezzo del Financial Times aveva segnalato la sua partecipazione a un meeting in Arabia) se da «senatore italiano» si ponesse «il problema etico quando tiene conferenze in paesi che violano i diritti umani come l'Arabia Saudita», Renzi aveva detto con franchezza che per lui non c'era alcun conflitto di interesse, che sarebbe sorto solo se lui avesse «fatto parte del governo come ministro o premier».
Così a chi gli chiede oggi se – dopo il brutale assassinio del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi da parte dei servizi segreti sauditi (comandati proprio da MbS) – sia ancora il caso di di coltivare amicizie e relazioni economiche con soggetti simili, risponde secco che il principe ereditario è in realtà uomo di grandi capacità, un sovrano assai più riformista del padre, e propugnatore di un'Arabia Saudita moderna e più rispettosa del ruolo delle donne.
Un politico che secondo lui è stato centrale anche negli storici Accordi di Abramo di qualche mese fa (quelli tra Israele e gli ex nemici storici Emirati Arabi Uniti e Bahrein), che l'Europa non può trattare come un paria. «Ha ragione. Qualche giorno fa anche Luigi Di Maio, titolare della Farnesina, ha incontrato Mohammed bin Salman» spiega un renziano della prima ora «Il colloquio è stato tenuto però riservato fino alla fine della missione in Arabia Saudita, quando le foto che immortalano i due sono state pubblicate dall’agenzia ufficiale saudita Spa».
O la borsa o il ministro
L'agenda di Renzi è varia, e ricchissima. Le consulenze meglio pagate gli vengono offerte non solo in Medio Oriente (Arabia e Emirati Arabi Uniti su tutti), ma anche in Cina (gli speech orientali gli garantiscono circa centomila euro l'anno) e in Usa, dove i rapporti del leader toscano con alcuni settori imprenditoriali vicini al partito democratico sono ottimi. Dopo le ultime elezioni potrebbero persino migliorare: Renzi conosce il nuovo presidente Joe Biden, ed ha eccellenti entrature con il neo segretario di Stato Antony J. Blinken, presente anche alla cena organizzata nel 2016 da Obama alla Casa Bianca in onore dell'Italia, quando l'ex premier sedeva a Palazzo Chigi.
Visto che il senatore intende anche nel 2021 continuare a tenere conferenze e gestire i suoi affari in giro per il mondo (alcuni di questi rendez-vous sono organizzati dall'amico Davide Serra, gran patron di Algebris) che gli hanno garantito negli ultimi 24 mesi di guadagnare poco meno di due milioni di euro (compresi gli stipendi da parlamentare), ha annunciato stamattina ai suoi uomini che non ha alcuna intenzione di entrare in un nuovo esecutivo, dovesse davvero nascere (come lui spera) tra pochi giorni.
Sia che si tratti di un Conte Ter, sia che sia un esecutivo tecnico o istituzionale, Renzi rimarrà dunque fuori dal risiko delle poltrone. La politica resta per lui certamente rilevante («se sono preoccupato per la mia carriera dopo la decisione di ritirare i ministri? me ne frega anche il giusto», ha detto qualche giorno fa in un'intervista), ma il business – nella seconda vita di Matteo - conta altrettanto. Se non di più.
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carolinerecords · 4 years
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ELEPHANT BRAIN
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Gli Elephant Brain sono una band nata a Perugia nata nel 2015 dalle menti di Vincenzo Garofalo, Andrea Mancini, Emilio Balducci, Roberto Duca, Giacomo Ricci. Il loro è un indie alternative cantato rigorosamente in italiano. Negli anni hanno aperto, Giorgio Canali, Ministri e The Zen Circus e nel 2019 hanno vinto il  Premio SIAE al Rock Contest di Controradio. Il disco d’esordio “Niente di speciale” è uscito a gennaio 2020, al quale ha collaborato anche Jacopo Gigliotti, bassista dei Fast Animals and Slow Kids.
ASCOLTALO QUI > NIENTE DI SPECIALE 
1 - Ti svegli su un isola deserta. No panic: hai potuto portare con te tre cose e una di queste è un album.
-  Vincenzo: Masterpiece dei Big Thief (poi con il tempo realizzerò che avrei dovuto portare anche un lettore cd/giradischi, ma quelli sono altri problemi), una chitarra e un po' di sana soppressata calabrese sottovuoto (sia mai che qualche altro naufrago arrivi, che faccio mi faccio trovare a mani vuote?). Andrea: L’album lo approvo! Sulla soppressata avrei da ridire... insomma su un’isola deserta... capisco l’attaccamento ma ti vuoi proprio male! Sostituirei i 2 oggetti con un coltellino multiuso e una cassa di Best Bräu (vale come una cosa, vero?)
2 - On the road: c'è un’ autoradio con dentro una musicassetta. Dentro ci sono almeno tre canzoni da cantare a finestrino aperto.
-  Vincenzo: Gazebo Penguins – Senza di Te, Riviera – Cosa Rimane e Verme – Va tutto malone (sono andato di italiane nostrane, ogni volta che partono in macchina è uno sbrocco).
3 - Hai rimandato, hai rimandato, ma oggi tocca a te. La playlist dal dentista per non sentire il trapano nelle orecchie.
-  Roberto: credo la scelta sarebbe tra qualcosa di molto arrogante, colma di hardcore punk incazzatissimo à la Converge e gruppi affini, oppure qualcosa di calmissimo. Mi ci vedrei a farmi trapanare i denti mentre ascolto Punisher di Phoebe Bridgers, non so perché.
4 - Qual è il tuo memorabilia musicale a cui non potresti mai rinunciare?
-  Andrea: “Ok Google, cerca il significato di memorabilia musicale”. Google: I memorabilia musicali comprendono qualsiasi articolo possa ricordare un cantante o una band, siano essi articoli appartenuti a personaggi noti, come diari manoscritti, strumenti musicali, abbigliamento oppure articoli di altro genere, come merchandising e materiale promozionale. Andrea: Ok, top!
5 - Guilty Pleasure : quella canzone che ti fa vergognare, ma che non puoi proprio fare a meno di ascoltare.
- Andrea: “Un nuovo bacio” di Gigi d’Alessio. Ovviamente non la ascolterei mai di mia spontanea volontà. È capitato una volta che passasse in radio mentre ero con la mia ragazza, e in quel momento invece di cambiare subito (non so per quale motivo non lo feci e soprattutto perché stessimo ascoltando la radio) ho cominciato a farci lo stupido sopra cambiando il testo e gridando come un matto quando arriva la parte, no? “Le domeniche d’agosto quanta neve che cadrà... questa cosa l’ha fatta ridere un sacco, per cui da quel momento in poi quando facciamo viaggio in macchina (e non ho il controllo di Spotify) cerca sempre il modo di infilarla in rotazione, l’unica accortezza che le chiedo è di mettere la modalità privata su Spotify, almeno quello. Vincenzo: Ok posso fare il momento verità? Io nel lontano 2010 andai per gioco ad un concerto di Gigi assieme ad altri due amici. Concerto incredibile, non c’era una canzone che non sapevamo! Momento verità chiuso.
6 - Film o serie tv : questa volta sceglilo per la colonna sonora.
- Giacomo: dal mio punto di vista Westworld è una delle serie TV con la miglior colonna sonora che siano mai state prodotte negli ultimi anni. Inoltre è colma di raffinate rivisitazioni al piano dei Radiohead, Kanye West, Nirvana e White Stripes. Per quanto riguarda i film internazionali non posso che non citare I love radio rock Radio Caroline, trasmetteva negli anni ’60 da una nave danese boicottando le trasmissioni radio ufficiali con tutta la “musica proibita” dell’epoca. L’intera pellicola è un omaggio musicale al rock di quel periodo. Invece per quanto riguarda film Italiani la mia colonna sonora preferita rimarrà sempre quella del film Nuovo Cinema Paradiso, un brano bomba del maestro Morricone.
7 - La chiavetta nello spazio : la band o il musicista di cui la terra non ha proprio bisogno.
-  Vincenzo: Gli 883, li odio nonostante per forza di cose io sappia molte loro canzoni ahahahah. Andrea: Io mi libererei volentieri anche di Gigi d’Alessio comunque!
8 - Il 1999 per noi Caroline Records è stato l'anno in cui abbiamo cominciato a diventare quello che musicalmente siamo oggi: tu a che punto eri?
- Roberto: avevo 6 anni, compravo le cassette pezzotte alle bancarelle per strada nel paese natale di mia madre, in Campania: i Liquido e Lene Marlin, che svolta. Un mio cugino mi avrebbe passato proprio in quel periodo Enema Of The States dei Blink-182.
9 - E invece un album degli ultimi 12 mesi che tutti dovrebbero ascoltare?
- Roberto: il disco che ci siamo ascoltati più in assoluto proprio tutti noi della band credo sia Somewhere City degli Origami Angel, emo math molto pop punk (e molto di più, anche), di quello coi chitarrini, ma anche -oni, accordati strani. Direi questo. Vincenzo: Sottoscrivo ogni singola parola.
10 - Dal vivo: il miglior concerto che hai visto, quello che rimpiangi di aver perso e quello che non vuoi assolutamente perdere.
- Roberto: di concerti belli ne ho visti, negli anni, molti, ma se dovessi scegliere il migliore non potrei fare altro che indicare quella volta in cui ho visto i Touché Amoré suonare un'ora e mezzo di concerto tecnicamente e soprattutto emotivamente impeccabile al Covo, mi pare fosse il 2017.  Il più grosso rimpianto è non aver visto i Brand New, cioè quella che definirei la mia band del cuore, a Londra, sempre nello stesso anno: una settimana prima del concerto era venuta fuori una brutta storia su Jesse Lacey, voce e chitarra, e tutte le date furono annullate. Ancora mi rattrista. Infine, ho un biglietto per andare a vedere i My Chemical Romance (nostalgia? In realtà non tanta, ad essere sincero, sono proprio genuinamente carico). Doveva essere a luglio di quest'anno, ma è ovviamente stato spostato a quello dell'anno prossimo e farò in modo, vita che scorre permettendo, di andarci lo stesso.
11 - Si apre il sipario: con quale grande artista vorresti condividere il palco almeno una volta nella vita?
- Vincenzo: Vabbè troppo scontato dire Dave Grohl? Ok si forse si. Allora dico Paul McCartney.
12 - Pizza, Netflix e passeggiata col cane: oltre ai siiti cliché, com’è stato il tuo rapporto con la musica durante il lockdown? Cosa hai creato e cosa hai ascoltato?
- Vincenzo: personalmente creato davvero molto poco, ascoltato e suonato tanto. Per citare alcuni dischi che ho letteralmente consumato: Somewhere City degli Origami Angel, Brave Faces Everyone degli Spanish Love Songs, tutta la discografia dei Death Cab For Cutie (due album sopra tutti Transatlanticism e Narrow Stairs) e Random Desire di Greg Dulli.
13 - Adesso chiudi gli occhi e quando li riapri il calendario recita “Agosto 2021”, dove sei e cosa stai facendo con la tua musica?
- Vincenzo: Sboom! Un nuovo virus ha sterminato l’intera popolazione mondiale e siamo rimasti solamente: io, Arnold Schwarzenegger e Satana. Mi vedo a sorseggiare un cocktail insieme a loro. A parte tutto, mi vedo su di un palco a sudare insieme a quei 4 stronzi con cui condivido da più di 7 anni due giorni a settimana di sala prove. Mi vedo con un nuovo disco da registrare (o già registrato chi lo sa? mistero).
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bastarmi · 7 years
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Non riesco a fare post sulla fine dell'anno e i nuovi propositi, non ce la faccio a racchiudere tutto in un anno. Sta cosa di raccontare il 2017 a partire dal 1 gennaio la vedo una gran cazzata, sfido chiunque a dimostrare che il 1° gennaio di quest'anno, del 2016 e così via già si è messo all'opera per cambiare qualcosa. Il cambiamento, almeno per me, c'è stato a fine settembre del 2016, è stato l'inizio di un percorso che sento che dura ancora. In quest'anno e mezzo (quasi quasi) sono cambiate tante cose, persone che mi stanno accanto, eccetera, eccetera. È incominciato tutto quando iniziai a lavorare, uscii finalmente di casa (non per cazzeggiare con i miei amici ovviamente) ed iniziai a vedere quanto il mondo fosse bastardo, che mentalità retrograda regna in Italia. Sento di citare settembre 2016 perché lì è partito tutto, fino al coronamento di un "sogno". Per molti può sembrare una cazzata, per me non lo è. Purtroppo è stato sempre un taboo l'università, sia per una questione personale (non pensavo di farcela) sia monetaria. È stato l'anno del test d'ingresso, dell'estate passata sui libri,dell'accesso al corso programmato e l'inizio di un percorso difficile e tortuoso, ma che porterà di sicuro tantissime soddisfazioni.
Non sono un narcisista, tutto ciò è stato bello ed è bello grazie a tante persone, alcune fanno parte della mia vita, altre no, soprattutto per colpa mia. È stato l'anno in cui mi sono messo in discussione molte volte, in campo amoroso e non, e sono felice per la voglia e la "cazzutaggine" con la quale mi sono messo in discussione, ho frequentato persone, alcune si sono rivelate una merda, altre mi hanno fatto capire che c'è del buono in me e (seppur poche) non smetterò mai di essere grato a loro. Non voglio fare propositi per il nuovo anno, a me interessa il futuro prossimo e quello remoto. Non vedo l'ora di rimettermi in gioco, di fare il benedetto tirocinio, di stare a contatto con pazienti in ospedale ed essere disponibile con loro, sento di aver tanto da dare. Non vedo l'ora di provare sensazioni nuove, di ridere insieme ai miei amici più stretti, ai miei amici universitari ed altre persone, che siano vecchiette fuori la fermata del bus o persone in metro. Vorrei continuare a mettermi in gioco come per esempio sto facendo ora scrivendo queste cagate su un blog, vorrei fare nuove esperienze che mi facciano crescere come persona, quindi vorrei continuare 'sto percorso con tanta positività. Ringrazio tutte le persone che hanno fatto parte della mia vita e quelle che ne faranno parte, buon fine anno a tutti.
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voglioessereio · 4 years
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Resoconto dell'anno, visto che è già passato.
Ho frequentato dei corsi fighissimi e ho rivalutato alcune materie che avevo scartato a prescindere. Ho conosciuto professori nuovi che mi hanno resa più curiosa, sono grata di ciò perché non è facile rendermi interessata a cose che non considero importanti. Ho vissuto nella mia (ex) casetta e fino a Natale credevo che sarebbe stato tutto come l'anno prima, sinceramente non speravo altro. Capodanno passato con una persona speciale, Natale festeggiato un po' il 25 è un po' i 2 gennaio. Sono stata dai bimbi e dai vecchietti a portare la calza, come ogni anno, solo che questa volta ho comprato solo caramelle morbide per i nonnini. Sono tornata nella mia città, ho dato gli esami. Torno a casa, quasi per scherzo, e ci rimango bloccata per tutta la quarantena. Poi la grande, brutta notizia: sta male. Esami. Ansia. Università messa in stallo. Esiti. Conferma. Sta male. Lascio la casa, non sarò più una studentessa fuori sede. Terapie. Ospedale. Analisi. Capelli che se ne vanno. Dieta da cambiare. Pianti da sola. Ansia. Sperare che vada tutto bene. Vita che sembra fermarsi ma che in realtà sta andando così veloce che non riesco neanche più a starci dietro.
Ecco, in quest'anno mi sono resa conto delle persone che vale la pena avere attorno, e che varrà la pena avere attorno anche l'anno prossimo. In primis la mia famiglia, anche e soprattutto quella allargata a cui non avevo dato poi così tanta importanza fino ad ora. E i miei amici, non tutti, ma tutto questo mi ha ricordato che da soli si può fare tanto, ma non tutto. Bisogna chiedere aiuto. Non avrei mai pensato di vivere un anno così intenso, però eccomi qui, con una consapevolezza totalmente diversa dall'anno scorso. Spero tanto che l'anno prossimo le cose cambino un po', in meglio.
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frontedelblog · 4 years
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Zona rossa ad Alzano e Nembro: a chi spettava davvero istituirla? Ecco le leggi che la regolano
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Infuria la polemica su chi, tra Regione Lombardia e Governo dovesse istituire la zona rossa. Come stanno davvero le cose?   La legge conferisce alle pubbliche autorità il potere di emanare "ordinanze contingibili ed urgenti". Di che si tratta? In certi casi si determina una situazione di pericolo nella vita sociale che richiede una risposta immediata e decisa da parte dello Stato. Per esempio si apre una crepa in un ponte di grande comunicazione, e bisogna bloccare il traffico per evitare incidenti con vittime. Oppure si libera nell'aria un gas venefico ed è necessario obbligare i cittadini di una certa zona a rimanere nelle loro abitazioni con le finestre sbarrate per scongiurare un'intossicazione letale. In queste circostanze è di estrema importanza che un organo dello stato possa dettare senza indugio disposizioni stringenti ed imporle ai cittadini per il loro bene, con l'appoggio della forza pubblica.  Nessun dubbio che quando nei mesi scorsi il contagio da coronavirus nel nostro paese ha raggiunto un trend di diffusione esponenziale, con il famoso "R 0" che volava, si sia determinata in molte zone d'Italia una situazione di pericolo passibile di interventi con "ordinanza contingibile ed urgente" per limitare la libera circolazione e i contatti sociali, veicolo di propagazione dell'epidemia. Infatti, ciò è accaduto a più riprese. Dapprima con due ordinanze firmate congiuntamente il 21 e 22 febbraio scorsi  dal Ministro della Sanità e dai Governatori di Lombardia e Veneto, per creare "zone rosse" ovvero aree in cui, appunto, libera circolazione e contatti sociali sono temporaneamente limitati , con sospensione drastica delle attività economiche e commerciali e  forti prescrizioni di profilassi sanitaria. Le aree interessate erano, come tutti sanno, quella lombarda del Lodigiano, e quella veneta intorno al paese di Vo Euganeo. All'epoca, la legittimazione normativa di simili interventi stava in due articoli di legge. Per la precisione l'art. 32 della legge 833/78, la quale ha istituito il Servizio sanitario nazionale,  e l'art. 117 della legge 112/98, provvedimento che, nell'ambito della "riforma Bassanini", si occupa del "decentramento amministrativo". Clicca la foto per ingrandirla   Entrambe le norme dicono la stessa cosa, ovvero che il "potere di ordinanza contingibile ed urgente", in materia di sanità e igiene pubblico, spetta sia agli organi del governo nazionale che a quelli del governo locale (Regioni e Comuni) con un criterio di competenza territoriale.  In parole semplici, ciascuno deve intervenire a casa sua: se il pericolo sanitario riguarda il territorio di un comune, se ne occupa il Sindaco; se riguarda un territorio che ricomprende più comuni di una Regione, se ne occupa il Governatore della stessa; se è interessato un territorio a cavallo tra più regioni, se ne occupa il Governo. Una ripartizione di compiti  molto sensata, anche se, giustamente, l'art. 117 della legge 112/98 prevede che, se Governo e Regione rimangono inerti, il potere/dovere del Sindaco di provvedere in casa propria si conservi intatto. Faccio notare che l'"ordinanza Codogno", come viene chiamata dal nome della città più grande di quella zona, e quella "Vo' Euganeo", sono state sottoscritte, di comune accordo, dal Ministro della Sanità e dal Governatore, anche se a rigore avrebbe potuto provvedere autonomamente quest'ultimo. Per completezza, aggiungo che le due ordinanze contingibili ed urgenti , del 25 e 30 gennaio, che hanno bloccato in funzione anti contagio il traffico aereo dalla Cina sono state firmate,  coerentemente, dal solo Ministro della Sanità. Tutto chiaro, quindi? Non proprio, perché il 23 febbraio di quest'anno, a immediata ruota delle citate due ordinanze congiunte  Ministro della Sanità/ Governatori, il governo ha emanato il Decreto Legge 6/2020. Questo provvedimento, assai criticato per presunta violazione della riserva di legge costituzionale in materia di limitazioni alla libera circolazione sul territorio nazionale, all'art. 1 stabilisce che, con specifico riguardo all'emergenza coronavirus, in deroga alla già illustrata previsione  generale delle leggi 833/78 e 112/98, a intervenire per far fronte ai pericoli del contagio debba essere il governo, con lo strumento del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Cosa ripetutamente avvenuta, per esempio col DPCM dell'8 marzo, che ha decretato la "zona arancione" in tutto il territorio della Repubblica. Si deve dunque ritenere che col decreto legge 6/2020 il governo nazionale abbia avocato a sé ogni potere di intervento di emergenza per frenare il contagio da coronavirus? Privandone totalmente Regioni e Comuni? Sarebbe così, se il Decreto Legge 6/2020 all'art. 2 non disponesse, testualmente: "Le autorita' competenti possono  adottare  ulteriori  misure  di contenimento e gestione  dell'emergenza,  al  fine  di  prevenire  la diffusione dell'epidemia da COVID-19 anche  fuori  dai  casi  di  cui all'articolo 1, comma 1." Questa norma fa salvo il potere di ordinanza contingibile e urgente di Comuni e Regioni durante lo stato di emergenza per la pandemia da Coronavirus, decretato, ricordiamo, sino alla fine di luglio dal  provvedimento del Consiglio dei Ministri dello scorso 31 gennaio. Si sono effettivamente dati numerosi casi, oltre un centinaio dall'inizio del contagio, in cui le Regioni hanno esercitato questo potere, istituendo "zone rosse" in aree circoscritte all'interno del proprio territorio. Rino Casazza Guarda gli ultimi libri di Rino Casazza - QUI Read the full article
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scienza-magia · 4 years
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2 giugno si festeggia la fondazione della Repubblica Italiana
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Festa della Repubblica, 2 giugno: perché si festeggia, storia e parata delle frecce tricolori. Ogni anno, il 2 giugno si celebra la Festa della Repubblica. Qui raccontiamo la sua storia e il significato: cosa si festeggia e quando è stata istituita, dove vedere la parata e le Frecce Tricolori. E cosa succede quest'anno La Festa della Repubblica si celebra ogni anno il 2 giugno. Una ricorrenza nazionale, molto sentita, che ricorda la nascita della moderna nazione italiana, l’atto fondativo della Repubblica e la fine della monarchia sabauda. Festa della Repubblica, perché si festeggia
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Le Frecce Tricolore in volo sopra l'Altare della Patria, per festeggiare il 2 giugno, Festa della Repubblica italiana (istock) Il 2 e 3 giugno 1946, infatti, gli italiani furono chiamati a votare, tramite referendum istituzionale, quale forma di stato dare al Paese appena uscita dalla Seconda Guerra mondiale. Fu la prima votazione a suffragio universale indetta in Italia. Dalle urne, il verdetto: con 12.718.641 voti (contro 10.718.502 favorevoli alla monarchia e 1.498.136 schede nulle o bianche) si sancì la nascita della Repubblica Italiana dopo più di 80 anni di governo da parte dei Savoia. Il risultato venne comunicato il 18 giugno 1946; in seguito re Umberto II partì per l’esilio in Portogallo. Il 1 luglio fu nominato il primo presidente della Repubblica, Enrico De Nicola, e il primo presidente del Consiglio, Alcide de Gasperi.  L’1 gennaio 1948 entrò in vigore la nuova Costituzione della Repubblica Italiana. Quando è stata istituita la Festa della Repubblica La Festa della Repubblica venne celebrata per la prima volta il 2 giugno 1947. La prima parata militare in via dei Fori Imperiali, con il cerimoniale al Vittoriano inaugurato dall’allora presidente Luigi Einaudi si tenne nel 1948. Ma fu solo nel 1949 che il 2 giugno fu definitivamente dichiarato festa nazionale. Fu così fino al 1977 quando, per motivi di crisi economica, si decise di spostare la celebrazione alla prima domenica del mese. Nel 2001, grazie al Presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi, il 2 giugno Festa della Repubblica tornò festivo. Dove e come si svolge la parata della Festa della Repubblica Il cerimoniale ufficiale della Festa della Repubblica si tiene ogni anno a Roma. Si inizia con l’alzabandiera all’Altare della Patria e la deposizione della corona di alloro al Milite Ignoto da parte del Presidente della Repubblica, accompagnato dalle massime cariche dello Stato. Dopo l’esecuzione dell’Inno di Mameli, è il momento delle Frecce Tricolori, che attraversano con acrobazie e scie colorate i cieli di Roma. Intanto, il Presidente, scortato dai corazzieri, si sposta in via San Gregorio, passando in rassegna i reparti schierati. Poi, davanti alla tribuna presidenziale, in via Fori Imperiali, assiste alla sfilata dei militari. La celebrazione della Festa della Repubblica si chiude nel pomeriggio, con l’apertura al pubblico del Quirinale e l’esibizione dei complessi bandistici dell’Esercito Italiano, della Marina Militare Italiana, dell’Aeronautica Militare Italiana, dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza, del Corpo di Polizia Penitenziaria e del Corpo Forestale dello Stato. La Festa della Repubblica nel 2020, al tempo del Covid-19
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Festa della Repubblica: la bandiera italiana sventola all’Altare della Patria (ph. istock) Causa Coronavirus, quest’anno l’appuntamento con parata della Festa della Repubblica, che richiama solitamente un pubblico numeroso, è stato cancellato. Sarà quindi un 2 giugno sobrio, senza persone in strada, per evitare assembramenti. Ci saranno però le Frecce Tricolori. Aggiornamenti sul programma sono disponibili sul sito festadellarepubblica.it. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo l’omaggio al Vittoriale, sarà in visita a Codogno. L’evento sarà seguito in diretta tv su Rai 1. La tv di stato omaggia in 2 giugno con una programmazione speciale. Sempre su Rai 1, alle 20.35, dopo il Tg, il tenore Vittorio Grigolo canterà l’Inno italiano dall’Arena di Verona. Segue Alex Zanardi, che condurrà il programma Non mollare mai: storie tricolori, serata-evento a favore della Croce Rossa Italiana. Non potendo visitare di persona il Quirinale, si passa allo streaming. Sky celebra la Festa della Repubblica Italiana con il documentario Dentro il Quirinale – Il Palazzo degli Italiani, disponibile gratuitamente per tutta la giornata sul sito di Sky Arte e sul video portale di Sky. Quando passano le Frecce Tricolori il 2 giugno 2020 Quest’anno, in occasione del 74esimo anniversario della Festa della Repubblica italiana, la Pattuglia Acrobatica Nazionale ha effettuato una serie di sorvoli su tutto il territorio nazionale, dipingendo il cielo con i colori della nostra bandiera. Il viaggio delle Frecce Tricolore è iniziato il 18 maggio con il passaggio sopra Trento, Codogno, Milano, Torino, Aosta. Ed è proseguito nei giorni successivi, toccando tutte le regioni, unendole in un simbolico abbraccio, in segno di unione e solidarietà in questo anno così difficile. L’ultimo volo, come da tradizione, sarà il 2 giugno 2020 sopra il cielo di Roma: saranno effettuati alcuni passaggi nel momento della cerimonia deposizione della corona di alloro presso l’Altare della Patria. Sul canale YouTube ufficiale dell’Areonautica militare si possono guardare i video del tour delle Frecce Tricolore in giro per l’Italia. Cosa fare il 2 giugno 2020 Festa della Repubblica italiana Impossibile quest’anno godersi un ponte del 2 giugno fuori dai confini regionali. Ma non per questo bisogna rinunciare a una gita fuoriporta. I Grandi Giardini Italiani e i musei hanno riaperto al pubblico. E non mancano le grandi mostre da visitare. Il 2 giugno riapre anche il Parco Archeologico di Ercolano, mentre i Beni Fai saranno aperti al pubblico con visite a contributo libero, solo su prenotazione, per celebrare insieme a tutto il Paese la Festa della Repubblica e condividere, seppur con prudenza, il ritorno alla normalità. Le frasi per il 2 giugno 2020, Festa della Repubblica Italiana Vi abbiamo già raccontato la storia e il significato del 2 giugno, con il suo cerimoniale ufficiale e il passaggio delle Frecce Tricolori. Qui invece condividiamo con voi le frasi più belle da ricordare durante la Festa della Repubblica. Per augurarvi un buon 2 giugno 2020. “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Articolo 1 della Costituzione Italiana “Questa storia ci induce quindi a guardare al futuro con maggiore ottimismo e forza d’animo: il 2 giugno, oggi come ieri, è una festa per tutti gli italiani”. Sergio Mattarella “Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi”. Sandro Pertini “Quando il 2 Giugno 1946 nacque la Repubblica, tutti avemmo la consapevolezza che conservare integri nel tempo gli ideali cui essa si ispirava, avrebbe comportato momenti di duro impegno ed anche grandi sacrifici.” Giovanni Leone “La Costituzione è il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal governo e dal Parlamento, se è manomessa dai partiti verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà”. Luigi Sturzo “Questa Repubblica si può salvare. Ma, per questo, deve diventare la Repubblica della Costituzione.” Nilde Jotti “O la repubblica o il caos.” Pietro Nenni “La repubblica, per me, è l’esplicazione storica e necessaria e l’assettamento morale della democrazia ne’ suoi termini razionali: la repubblica, per me è il portato logico dell’umanesimo che pervade ormai tutte le istituzioni sociali”. Giosuè Carducci Aeronautica Militare - Il sorvolo delle Frecce Tricolori su Roma a 360°   Read the full article
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ilquarta · 7 years
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Mi sei venuta dietro 7 mesi; ci siamo messi insieme il 22 febbraio 2015. Mi hai lasciato il 15 gennaio 2017. Siamo stati insieme due anni quasi. Mi hai baciato l'ultima volta a San Valentino. Il 27 febbraio hai baciato lui per la prima volta e da quel giorno non sei più stata la stessa con me. Ci siamo visti pochi secondi l'ultima volta il 17 aprile. In più di 7 mesi non mi hai mai cercato una volta, ti cercavo sempre io. Non sei mai venuta a dirmi che ti manco o che hai ancora bisogno di me. Non ti sei mai preoccupata di come stavo, cosa facevo o come andava la mia vita. Sei felicissima anche senza di me. A questo punto sorge spontaneo chiedermi se tutte quelle belle cose che mi hai detto e hai fatto per due anni emmezzo sono vere o sono solo semplici parole o atti di una ragazzina innamorata e presa dal momento. Forse gran parte delle cose che dicevi a me ora le dici a lui, o il nostro rapporto che reputavamo fantastico hai preferito demolirlo e farne uno nuovo con lui. Fra poco inizierà ancora la scuola e lo riavrai in classe anche quest'anno. Incomincerai a metterti davanti alle scale la mattina per correre in classe per prima e prendere subito i due posti in fondo, uno per te e uno per lui che arriva sempre in ritardo. Passerete le ore vicini, dato che non avete la possibilità di farlo fuori da scuola. Inizierà ancora a corteggiarti e ti prenderà come prima, forse anche di più dato che adesso inizierà subito dal primo giorno di scuola. La cosa bella è che lo hai fatto già per mesi a mia insaputa. Ma forse la cosa più bella è che sono stato due anni con una persona che si è lasciata portare via da un altro così facilmente. Perché è vero,certi amori possono finire, si può smettere di amare una persona. Ma passare dal dirmi certe cose a fare queste “follie” in così poco tempo inizia a farmi ricredere su molte cose ora che inizio ad avere la mente lucida e non più offuscata dai sentimenti che provo per te. E sì, avrò anche mille difetti non lo nego ma tutto ciò inizia veramente a farmi ragionare. Dopo 7 mesi ogni tanto mi viene quel momento di malinconia in cui mi manchi è vero non lo posso negare io, ma adesso fa molto meno male. Mi basta pensare a tutti quegli atteggiamenti che hai con lui e subito la mancanza viene ricoperta da un senso di delusione e disprezzo e così va da un po’. E poco a poco quella tua immagine splendida e perfetto che era rimasta dentro di me va via via a offuscarsi e sgretolarsi. Non ho idea di quanto tempo mi ci vorrà ancora per non provare più nulla di concreto verso di te ma di questo passo penso non troppo tempo. E non sai quanto tutto questo mi dispiaccia.
25-08-17
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Tarjei on an article for VG Rampelys. You can find the English translation in the pictures (cred. Skamenglish on twitter) and the original Norwegian article here: http://www.vg.no/rampelys/tv/musikal/skam-tarjei-i-ny-rolle-naa-synger-han/a/24012148/. __ Di seguito la traduzione italiana ©: Tarjei da Skam in un nuovo ruolo: ora canta. Tarjei Sandvik Moe (18) canterà e ballerà per il suo nuovo progetto: farà parte nel musical di Grease. Dovrete aspettare fino a gennaio 2018, ma allora potrete vedere Tarjei Sandvik Moe sul palco del teatro Chateu Neuf di Oslo. Il teatro ospita circa 1000 persone per cui lui reciterà e si divertirà nel ruolo di Doody in Grease. Dopo aver fatto l'audizione insieme ad altri 800 aspiranti ha ricevuto la parte nel musical. - Amo i musical! È ciò che mi ha spinto a recitare. Sapevo che ad un certo punto della mia carriera sarebbe arrivato il momento. Perciò è divertente che sia successo ad una giovane età. Sono così felice. - dice Moe a VG. Per la maggior parte delle persone è conosciuto come Isak in Skam - un ruolo che gli è valsa la nomination ai Gullruten come "Best Male Actor" e per cui ha vinto il "TV moment of the year" con il collega Henrik Holm. L'ultima stagione quasi sta per finire. - È triste, ma è anche bello avere altre cose da fare - dice il 18enne. Le prove per Grease iniziano questo autunno. - Interpreterò un vero tonto, Doody - dice alla VG. - È uno dei T Birds. Lui e Roger sono i losers del gruppo di fighetti. Doody è solo nella sua camera ed è più un ragazzo sensibile, mentre quando è con i ragazzi del gruppo cerca di atteggiarsi anche lui in modo cool anche se non può raggiungere esattamente il livello di Danny a cui risulta naturale. Credo sia un ruolo piuttosto divertente, dice. Come ci lavorerai su? - Forse anch'io sono un po' così - cerco di atteggiarmi da duro anche se non lo sono per niente. Ma, oddio, è un musical e questi personaggi sono dei veri archetipi e ti permettono di farlo emergere e metterlo in scena. Con Doody non c'è bisogno di ricorrere a Stanislavkji, dice Moe. - Puoi provare e renderlo divertente così da godertelo durante il musical ed è molto importante. Per non parlare dell'allenamento della voce, le prove di danza e di resistenza. Credo che sia così stancante recitare in un musical - ammette l'attore. - Sembra da pazzi cantare e ballare per così tanto tempo. In più devi ricordarti di recitare anche. Perciò prendo che andrò a correre un po' di più o correrò su e giù per le scale. Forse - aggiunge ridendo. Chissà se ci saranno delle "Summer Nights" per Moe in futuro. È "Hopelessly Devoted" alla recitazione e alla scuola. Questo mercoledì ha avuto il suo ultimo esame, matematica scritta e ha ancora un anno di liceo. Come riesci a gestire la carriera e la scuola? - È un po' tanto! Non sono quasi mai a casa perché sono sempre di corsa o su un taxi. Vado a scuola e lavoro ma sta andando bene, davvero. Il prossimo anno frequenterò tutte le materie più le lezioni pomeridiane di italiano, che tra l'altro mi spaventano, ma Carl Martin Eggesbø, che interpreta Eskild, ha vissuto in italia perciò mi farò aiutare da lui. Userò qualsiasi contatto italiano che ho per non fallire. Oltre a Grease ha molti altri possibili progetti di cui però non può ancora parlare. Sembrano un sacco di cose! - Non ho scelta! Devo prendere il mio diploma scolastico! E non ho avuto tempo per frequentare lezioni di lingue quest'anno, non ce l'ho fatta. Perciò ora devo farlo, dice. Hai pensato di prenderti una pausa? - No. Gli piace variare Il suo obiettivo è avere una carriera da attore - avere una formazione nella recitazione e nella scrittura di copioni. Come sceglierai i tuoi ruoli in futuro? - Scelgo ciò che penso sarà divertente da interpretare. Ed è anche bello spaziare tra cose sempre diverse. Voglio recitare in diversi generi ed interpretare diversi tipi di ruoli, dice Moe. Il suo collega di Skam ha recentemente firmato un accordo con la Panorama Agency che ha dichiarato che Holm non interpreterà più "personaggi omosessuali" per un po'. Morten Hegseth Riiben della VGTV ha iniziato una discussione sul fatto che l'omosessualità sia un ruolo o meno. Cosa pensi di questo dibattito? - Non considero l'omosessualità un tipo di ruolo. Spero che non intendessero che interpretare un omosessuale sia un ruolo perché spesso è del tutto irrilevante il fatto che il personaggio sia gay o meno. Dove ti vedi tra cinque anni? - È bello lavorare in Norvegia, credo che sia bello rimanere qui per il momento. Penso di essere un attore di 18 anni molto fortunato. Non molte persone lavorano in serie tv, film e teatro allo stesso tempo mentre cercano di finire la scuola. Sembra stancante. - No. La cosa più stancante è annoiarsi, per questo cerco di fare qualcosa tutto il tempo. Se non ho niente da fare allora sì che mi stanco! Il direttore Sterri: «È stato...WOW» - Non è male che il cast abbia già fatto grandi cose in televisione. Ma per noi spetta al tuo talento e Tarjei ha passato il test facendo scintille, sottolinea Tom Sterri (56). Lui dirige Grease così come ha fatto nel 1999 e nel 2008. Passerà l'estate cercando di aggiornare la versione del 2018. Come ha avuto la parte di Doody Tarjei? - Prima di tutto ha alle spalle un'audizione di tre anni durante le stagioni di SKAM. Perciò il fatto che sia un bravo attore lo sappiamo tutti molto molto bene. Ne abbiamo avuto la conferma quando ha fatto qualcosa di completamente diverso per la sua audizione. Ha colto il personaggio al primo colpo. E ci ha mostrato anche che può essere ironico, precisa Sterri, il quale ammette di essere un fan di Skam. È rimasto sorpreso dall'abilità di ballare e cantare di Moe. - Non ne avevamo idea. E poi si presenta e fa una canzone davvero intricata. Ha dato il massimo con un certo impatto e sentimento. Si capisce che ama cantare. Ed è stato semplicemente «Wow». Ha funzionato dannatamente bene, dice ildirettore che continua: - Ha partecipato a diverse audizioni di ballo e anche se non sapeva cosa stava facendo il primo giorno, si è buttato e si può dire che ha un senso del ritmo. È stato una continua sorpresa. Tarjei ha una presenza scenica fuori dal mondo. Quando è sul palco è l'unico che vorresti guardare, indipendentemente dal fatto che sia stato in tv o meno.
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traceofaftersound · 8 years
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Cose ritrovate sepolte nella neve di Nagano
La motivazione necessaria per riprendere ad aggiornare il blog. Non ho nemmeno aspettato di tornare a casa e inizio a scrivere questo post nel trenino sgangherato ma coi sedili riscaldati che sferragliando mi porterà da Hakuba a Matsumoto (ciao Lucilla, ti penzo 💙).
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(Il paesaggio fuori dal finestrino del treno now).
Cosa mi abbia portato qui è presto detto: long story short, da fine novembre dell'anno scorso ho un nuovo capo a lavoro (la giapponese di prima dopo un anno di mobbing ha deciso che si era divertita a sufficienza ed è andata a tormentare qualcun altro lasciando posto a Lilo, una ragazza svizzera di un anno più grande di me che probabilmente a breve inizierà ad odiarmi pure lei lol, ma che per il momento posso dire essere stata un dono dal cielo per farmi ritrovare la motivazione per andare in ufficio ogni mattina senza meditare di buttarmi sotto i binari già in stazione). Il weekend del 28-29 gennaio era in programma una gara di sci intercamerale tra le Camere di Commercio austriaca, tedesca e svizzera, giunta quest'anno alla seconda edizione, e fosse stato per il mio capo di prima col cazzo proprio che avremmo partecipato, ma Lilo ha deciso che non essendoci tra l'altro troppi partecipanti sarebbe stato meglio andare quantomeno per fare numero lol
Così il 27 di gennaio siamo partiti in anticipo dall'ufficio e ci siamo diretti in Shinkansen verso la prefettura di Nagano, che ancora mi mancava, in compagnia del presidente (che immaginando che non avremmo avuto tempo di cenare ci porta gli hamburger, ma che stellina T_T) e di un'amica norvegese di Lilo.
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Business trip (s)now! ❄
La prefettura di Nagano è nota anche col nome storico di Shinshū (信州) o Shinano-no-kuni (信濃国), una lettura totalmente a cazzo che sembra derivare in realtà dalla più antica e sensata grafia 科野国, che è stata interpretata da studiosi diversi o come “il paese (che prende il nome dalle) distese di tigli” o come “il paese delle distese di dislivelli (=montagne)”. “Shinano-no-kuni” è anche il titolo dell’inno della regione, una canzone LUNGHISSIMA e abbastanza teribbile che però è stata eseguita pure durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici Invernali che proprio Nagano ha ospitato nel 1998. Le montagne che insieme alle mele rendono famosa questa zona sono definite le Alpi giapponesi e in effetti devo ammettere che per certi versi visitandole mi è sembrato in parte di rivedere alcuni paesaggi dell'Alto Adige, dove da piccolo mi portavano a trascorrere le vacanze invernali.
L'evento che ci vedeva coinvolti in quanto staff si teneva a Hakuba, un paesino infrattato tra i monti dal romantico nome di "cavallo bianco" e collegato a Nagano da una corriera su cui sono collassato in parte anche per sfuggire allo sguardo tagliente e risentito della bambina che mi sedeva affianco che non poteva perdonarmi il fatto di aver ingurgitato caramelle senza offrirgliele (bambina non te l'hanno insegnato? Non si accettano le caramelle dagli sconosciuti, soprattutto quando gli sconosciuti ti odiano perché c'hai meno di dieci anni e già parli fluentemente francese e inglese essendo un qualche strano misto e fiera di questo guardi sprezzante negli occhi la gente più grande di te).
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Dalla stazione di Hakuba (una di quelle vecchie stazioni di montagna dove c’è ancora il tabellone con il risicato numero di treni che passano ogni ora e dove la Pasmo, la tessera elettronica ricaricabile che in teoria si può usare in tutto il Paese non è accettata perché non ci sono circuiti che la leggano, non so se capite l’arretratezza) chiamiamo un taxi che ci porta fino al nostro hotel, passando davanti a quelli che credo fossero i due trampolini per il salto da sci di Hakuba costruiti per le Olimpiadi, entrambi illuminati come fari nella notte.
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Nagano scelta per ospitare le Olimpiadi invernali nel 1998 e se la tira ancora da allora!
L’hotel, una struttura onesta col legno a vista e discutibili poster dal sapore mitteleuropeo, le pastiglie di zucchero di canna di benvenuto vecchie di secoli, la sala comune dove mangiare la colazione che viene preparata e servita rigorosamente dalle 7:30 alle 8:30 e se non ti presenti ti telefonano in camera alle 8:00 per dirti che è pronto quindi fai il favore di venire a tavola, e poi l’andare in giro con la calzamaglia e tutti quei vestiti orrendi e scomodi che si rendono necessari per difendersi dal freddo montano mi hanno proprio risvegliato le sensazioni che provavo da piccolo quando mi portavano in vacanza in Alta Pusteria, e mi hanno fatto pensare che forse il modo in cui si vive in montagna non cambia poi così tanto da paese a paese, forse perché in effetti le insidie che si devono affrontare sono simili ovunque (quante insidie!).
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In montagna ci si rompe il c***o
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C’erano davvero i discutibili poster dal sapore mitteleuropeo, non stavo scherzando! © Courtesy of Lilo
È stato bello ritrovare la naturalezza dei movimenti una volta sugli sci nonostante non li mettessi ai piedi da anni. Movimenti totalmente innaturali per un essere umano in condizioni normali, appresi anni e anni fa da maestri dall’accento austriaco (beh, ‘movimenti’... spazzaneve, principalmente lol). I giapponesi si confondono in continuazione tra austriaci ed australiani perché in giapponese i due Paesi suonano ancora più simili, Ōsutoria e Ōsutoraria; non sono aiutati dal fatto che a Tokyo le due ambasciate siano a meno di un chilometro di distanza, e ho rischiato di fare confusione anch’io stavolta perché mentre mi tornava in mente l’accento austriaco dei miei maestri di sci sentivo intorno a me l’accento delle tonnellate di australiani che durante la stagione sciistica popolano Hakuba. Australiana era persino la commessa del negozio dove abbiamo noleggiato sci e scarponi con Norah Jones che cantava in sottofondo. Non ce l’hanno fatta però a farmi sbroccare, neanche quando il signor Tanaka, il tassista che mi ha riportato in stazione dall’hotel al ritorno, mi ha chiesto: “Com’è che si chiama quel Paese vicino all’Italia?” “L’Austria?” “Sì, sì, l’Austria. È pieno di australiani qui a Hakuba” “Ah, sì, però quelli vengono dall’Australia, non dall’Austria, e l’Australia non è vicina all’Italia”, inutile sfoggio di saccenza che ha fatto cadere un silenzio imbarazzato e che mi è costato 400 yen perché nonostante il tragitto fatto fosse lo stesso dell’andata stavolta l’ho pagato di più lol.
Ho riprovato anche quelle sensazioni di sgradevole fatica nel camminare con gli scarponi, trascinandosi dietro gli sci, arrancando verso le piste; di frustrazione nel cercare di risalire un lievissimo pendio con gli sci che però tirano verso il basso; di ansia quando dietro di te incombe la seggiovia e non sai bene se riuscirai a sedirtici senza prendere un colpo alla colonna vertebrale che ti immobilizzerà per il resto della vita (ma di preciso, ma perché andiamo a sciare? sento che si potrebbe fare un discorso sull’amare lo sci ma odiare tutto quello che ci sta intorno del tutto simile a quello sul nuoto in ‘Medianeras’ lol). Tra l’altro, mi sono molto sorpreso nel constatare che la seggiovia che abbiamo preso, per quanto di certo non esemplificativa di tutte le seggiovie del Giappone, nel suo piccolo non aveva la sbarra di sicurezza, e la cosa mi ha un po’ stupito in un Paese che si fa un sacco di fisime sulla sicurezza appunto. Avrei potuto tornare a casa fiero di non essere nemmeno caduto dagli sci se non fosse stato che la norvegese, che sorprendentemente metteva su un paio di sci per la prima volta, dopo aver imparato a curvare ma evidentemente non proprio del tutto mi ha tagliato la strada falciandomi di prepotenza in un incidente quasi diplomatico tra Italia e Norvegia che dev’essere stato coreograficamente pirotecnico per gli spettatori ma che abbiamo trattato con la nonchalance che l’educazione impone a due persone che si conoscono da meno di ventiquattr’ore e già si sono prese a sforbiciate.
Dopo la parte vespertina dell’evento, in un hotel che doveva essere comodamente raggiungibile andando sempre dritti secondo Google Maps, salvo poi alzare gli occhi dal telefono e trovarsi vestito da ufficio in mezzo a una pista da sci con la gente che mi sfrecciava di fianco e io in scarpette di pelle che a momenti vengo falciato per la seconda volta in una giornata, dopo aver vinto alla lotteria del vino austriaco sospetto e dopo aver ascoltato il discorso di Mutai-san, che ho scoperto essere il tizio che ha inventato lo “Yama no Hi”, il nuovo giorno di vacanza che dall’anno scorso ci fa restare a casa l’11 agosto (grazie Mutai-san!), il giorno dopo parto di buon’ora dall’hotel e mi do al turismo selvaggio, cercando di vedere il più possibile sfidando le distanze e soprattutto la non troppa frequenza dei treni per riuscire a vedere il castello di Matsumoto e lo Zenkōji di Nagano prima del treno di ritorno per Tokyo nel tardo pomeriggio.
Separata da Hakuba da un’ora e mezza abbondante di treno (senza cambi però, proprio a prova di stupidi come me lol), Matsumoto è una cittadina abbracciata dai monti dove appena arrivo la gioia che sempre mi regala viaggiare per il Giappone viene completamente liberata dalla morsa del freddo. Qualcosa delle sue strade mi ricorda vagamente Okayama - sarà che entrambe le città hanno una statua davanti alla stazione (l’eroe mitologico Momotarō nel caso di Okayama e il leggendario monaco-alpinista Banryū Shōnin nel caso di Matsumoto), o che entrambe sono famose per il loro castello che, casualmente, per il colore nero è noto in ambedue i casi come “Castello del Corvo” (con la sola disambiguazione permessa da una perversione del linguaggio che, in giapponese, permette a entrambe le diciture di venire scritte 烏城 in caratteri ma pronunciate ‘Ujō’ nel caso del castello di Okayama e ‘Karasujō’ nel caso del castello di Matsumoto). Per altri versi invece mi ricorda Sapporo e l’Hokkaidō, principalmente per il clima (da cui mi difendo andando in giro con i miei amatissimi kairo, i cerotti autoriscaldanti salvavita, applicati addosso) e per quella strana atmosfera che forse è ciò che cerca di comunicare la Lonely Planet descrivendola col termine ‘cosmopolita’, quella sorta di bizzara sensazione che a dispetto di quanto possa sembrare in realtà Matsumoto sia un mondo, forse a sé stante ma un mondo, pieno di contaminazioni e nuovi stimoli da scoprire.
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Il monaco Banryū Shōnin (1782-1840), che per primo ascese allo Yari-ga-take nel 1828; ultimo grande rappresentante della tradizione dei monaci alpinisti, del cui pantheon fa parte insieme ad altri sei mistici che contribuirono ad aprire nuovi sentieri conquistando le vette (En-no-gyōja, che avrebbe scalato il Fuji nel VII secolo; Taichō, pioniere dello Hakusan nell’VIII secolo; il suo quasi contemporaneo Jikō di Tateyama; Shōdō, che per primo scalo il Nantai tra l’VIII e il IX secolo; Hasegawa Kakugyō, fondatore tra il XVI e il XVII secolo di una setta che aveva il suo centro sul Fuji; e Fukan, che fece la stessa cosa tra XVIII e XIX secolo sull’Ontake).
Non me ne voglia la mia nuova capa che a quanto pare ha un pallino per i castelli giapponesi e quando ho fatto questa osservazione a momenti mi licenziava, però sono dell’idea che un po’ sia vero che visto uno visti un po’ tutti. O almeno, lo ero, fino a quando non ho visto il castello di Matsumoto che, per quanto di unico non abbia neanche il soprannome che come vi dicevo divide con quello di Okayama, vanta un panorama intorno a sé più unico che raro, con le Alpi giapponesi che lo circondano e si estendono a perdita d’occhio. Viste in inverno, con la neve, poi, sono uno spettacolo mozzafiato. Tra l’altro, osservandole mi è tornato in mente il profilo delle montagne che si vedono dalla finestra di casa mia in Italia, una cosa che mi manca molto perché prima di venire in Giappone ero stupidamente convinto che essendo i monti molto alti in qualsiasi posto del mondo fosse possibile vederli in lontananza, e invece l’unica cosa che si vede all’orizzonte a Tokyo sono grattacieli, grattacieli e ancora grattacieli / o \
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Il castello di Matsumoto deriva da un castello edificato nel XVI col nome di castello di Fukashi, costruito per volere del clan Ogasawara poco distante da un’importante fortificazione della zona, il castello di Hayashi, di cui oggi non restano che poche rovine. Nel 1549 il castello di Fukashi fu assediato e conquistato dal clan rivale dei Takeda, e solo nel 1582 Sadayoshi Ogasawara se ne riapproprierà cambiando il nome in castello di Matsumoto. Come molti altri castelli giapponesi, anche quello di Matsumoto presenta uno sfalsamento tra i piani visibili all’esterno e quelli effettivi: sembrano infatti cinque ma sono in realtà sei perché è presente un terzo piano senza finestre, una sorta di mezzanino, che veniva spesso inserito per ingannare i nemici e dove venivano immagazzinate provviste, polvere da sparo ed armi (alcune delle quali sono esposte all’interno del castello, soprattutto i famosi archibugi importati dai portoghesi nel XVI secolo), e dove dormivano i samurai. Ritroviamo anche i doccioni a forma di shachi, già presenti in cima al castello di Nagoya.
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Ve ne avevo già parlato in quell’occasione, ma adesso ho nuove fresche informazioni circa queste creature: dunque, il termine adesso significa ‘orca’, ma indicava delle creature marine con la testa di tigre e il corpo di pesce (il carattere con cui si scrive, 鯱, è composto da due parti che significano appunto ‘pesce’ e ‘tigre’, e non a caso sembra essere un kokuji 国字, caratteri cinesi nati però in Giappone, la nuova frontiera del tarocco insomma). L’esistenza di queste creature immaginarie era stata in effetti ipotizzata osservando proprio gli spruzzi lanciati dagli sfiatatoi delle orche, tanto che la pinna dorsale di questi animali è effettivamente presente anche negli shachi che hanno il dorso ornato di spine aguzze, e proprio dal getto d’acqua caratteristico deriva la capacità mitologica a loro attribuita di evocare l’acqua, che è il motivo per cui vengono posti in cima ai castelli come auspicio per scongiurare gli incendi. Insomma con la visita al castello di Matsumoto ho potuto completare la collezione dei quattro castelli giapponesi patrimonio UNESCO (Matsumoto, Hikone, Himeji e Inuyama) e arrivare un passo più vicino ad aver visto tutti i 5 dichiarati patrimonio nazionale (si aggiunge a questa lista quello di Matsue che se mai visiterò sarà solo per amore di completezza lol).
Mi rifiondo in stazione (facendo una triste ma obbligatoria tappa da Starbucks per ricaricare il telefono) e lì dopo tanto tempo ho di nuovo modo di scontrarmi con l’ottusa inflessibilità che i giapponesi ogni tanto tirano fuori. Sebbene sia riuscito a entrare in stazione dai tornelli passando la Pasmo (che qui funziona, vi dicevo che Matsumoto era cosmopolita, qui addirittura i pass elettronici vanno lol), mi viene il dubbio che il treno che mi porterà a Nagano, dal romantico nome “Wide View”, richieda un biglietto a parte. Mancano dieci minuti al suo arrivo e per puro scrupolo vado a chiedere all’omino dello sportello dei biglietti: “Scusi, devo prendere il Wide View, mi serve un biglietto a parte o basta la Pasmo?” “Ah no deve comprare un biglietto a parte”. “Pensa anche di vendermelo magari?” “No deve uscire dai tornelli e comprarlo alle macchinette”. Ora, sei l’omino dello sportello dei biglietti, posso chiedere per cosa precisamente percepisci uno stipendio? Faccio per uscire dai tornelli ma ovviamente siccome sto provando a uscire dalla stessa stazione in cui sono appena entrato la carta mi segna errore e non mi lascia uscire, così mi rivolgo a un altro omino che è lì che mi guarda dall’ufficio affianco all’omino dei biglietti: “Scusi mi dà errore, può annullare l’operazione?” chiedo come da prassi quando queste cose succedono a Tokyo. “Ah ma come mai le dà errore?” “Ero entrato con la Pasmo ma mi hanno detto che per il treno che devo prendere devo comprare il biglietto alle macchinette...” “Ah, ha fatto vedere la carta al mio collega dell’ufficio biglietti?” Sto cominciando decisamente a spazientirmi perché tra un po’ passa l’unico treno che mi permetterà di arrivare in tempo per visitare lo Zenkōji, per cui visto che tra l’altro se non mi aiuta lui ad annullare l’operazione dalla carta non capisco esattamente cosa l’abbiano messo lì a fare gli chiedo se non può andare lui a bussare all’ufficio del suo dirimpettaio da cui è diviso solo da una porta visto che non avrei intenzione di rifare la fila, ma questo non si schioda e mi tocca mettermi di nuovo in coda per tornare dallo stronzo di prima che annulla l’operazione e mi lascia libero. Mentre esco vedo con la coda dell’occhio l’altro omino che solo ora apre la porta per chiedere all’omino dei biglietti se era tutto a posto con la mia carta.
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Nonostante l’elasticità mentale degli omini della JR di Matsumoto riesco comunque a prendere il Wide View che in un’oretta scarsa mi porta alla stazione di Nagano, dove in una corsa contro il tempo visto che sono ormai le tre e il tempio alle quattro chiude baracca e burattini mi scaravento in metropolitana e raggiungo finalmente lo Zenkōji.
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Fondato nel VII secolo, custodisce la prima statua buddhista giunta in Giappone dalla Corea nel 552, una triade del Buddha Amida di cui è esposta soltanto una copia periodicamente, e chiaramente non quando ci sono andato io. Il simulacro, divenuto oggetto di una disputa tra due clan di feudatari, venne gettato in un canale e tratto in salvo da Honda Yoshimitsu che la portò a Nagano, sua terra di origine, donandola al tempio, che prese da lui il nome (Zenkōji 善光寺 è infatti la lettura alla cinese dei caratteri del nome di Yoshimitsu 本田善光 con l’aggiunta del carattere che indica ‘tempio’).
Pezzo forte di questo tempio è una sorta di tunnel che si snoda sotto l’altare principale, una galleria completamente buia dove ho avuto una delle esperienze più mistiche della mia vita in Giappone. Si dice che all’interno di questo tunnel si trovi la Chiave del Paradiso, una chiave di metallo appesa a una parete, e toccarla garantirebbe la salvezza e l'accesso alla Terra Pura. Questa cosa si dice ma io non la sapevo quando ci sono entrato seguendo semplicemente la comitiva di turisti davanti a me perché ho accuratamente evitato di leggere il cartello che lo spiegava. Così sono entrato in questa tenebrosa galleria dalle pareti di legno massiccio che vi giuro, era completamente buia oltre ad essere molto bassa, e la totale oscurità che mi ha avvolto mi ha atterrito e gettato in uno stato di angoscia profonda quasi atavica.
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Oscurità, legno massiccio... cosa mi ricorda?
Per muoversi occorre andare a tentoni tenendo la mano destra accostata alla parete (il trucco per toccare la chiave è tenerla all’altezza dei fianchi), ma in un punto in cui bisognava girare a destra ho totalmente perso l’orientamento e sono tornato indietro da dove ero venuto. Perplesso, sono tornato sui miei passi e ho finalmente beccato la curva. Continuavo ad avanzare irretito da un’inspiegabile paura ancestrale e disturbato ma al contempo rassicurato ogni qualvolta finivo addosso al cappuccio col pelo della tipa davanti a me, e a un certo punto mi sono reso conto che avrebbe dovuto esserci qualcosa perché tutti si fermavano e sentivo il rumore di qualcosa di metallico che veniva spostato e la gente che sussurrava: “hai toccato?”, ma non avendo letto la storia della chiave non capivo a cosa si riferissero e non ero sicuro di volerlo sapere, così me ne sono uscito a riveder le stelle così com’ero entrato.
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Siccome ero profondamente infastidito dall’aver fatto tutto quel giro senza raccapezzarmi, finalmente butto l’occhio sul famoso cartello e capisco qual era il senso, per cui mi ributto dentro al labirinto e finalmente riesco a toccare la famosa chiave. Da questa esperienza posso dire di aver capito svariate cose:
・fare le cose perché le fanno tutti si riconferma poco consigliabile ・ho un problema col leggere le consegne, devo stare attento a fare le cose se non ho prima capito quale sia l’obiettivo o mi tocca farle due volte ・probabilmente dovrò reincarnarmi un’altra volta prima di raggiungere la salvezza visto che ho beccato la chiave solo al secondo tentativo lol
Però insomma, adesso che mi sono garantito un posto nella Terra Pura sto più tranquillo dai. Anche perché con la tosse convulsa che mi ha preso da un paio di settimane a questa parte, potrebbe pure essere che ci finisco presto lol
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purpleavenuecupcake · 6 years
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🎥Attenato a Kabul, centinaia tra morti e feriti: elezioni politiche di ottobre sempre più lontane
Un attentatore suicida si è fatto saltare fuori da un centro di registrazione degli elettori nella capitale afgana, Kabul, uccidendo almeno 57 persone e ferendone oltre 100, nell'attacco più serio che tendono a minacciare le elezioni di ottobre. Lo Stato islamico ha rivendicato la responsabilità dell'attacco ad un progetto di fondamentale importanza per la credibilità del governo del presidente Ashraf Ghani, che è stato sottoposto a pressioni internazionali per garantire che le elezioni  a lungo ritardate si svolgano quest'anno. Il portavoce del ministero dell'Interno, Najib Danesh, ha detto che un attentatore a piedi si è avvicinato al centro dove i funzionari stavano emettendo carte d'identità come parte del processo di registrazione di circa 10 milioni di elettori in tutto l'Afghanistan. La registrazione è iniziata questo mese. Il presidente Ghani ha rilasciato una dichiarazione in cui condanna l'attacco e ha affermato che "non può distoglierci dai nostri obiettivi o indebolire questo processo democratico nazionale". Un portavoce del ministero della salute pubblica ha detto che almeno 57 persone, tra cui otto bambini, sono state confermate morte e 119 ferite, ma il totale potrebbe ancora aumentare. L'esplosione ha distrutto  auto e finestre  negli edifici vicini, lasciando macerie sparse per la strada, macchiata di sangue. È stata la più micidiale esplosione a Kabul da quando circa 100 persone sono state uccise a gennaio a causa di una bomba nascosta in un'ambulanza ed è arrivata dopo ripetuti avvertimenti che i militanti potrebbero tentare di interrompere il processo elettorale. Tadamichi Yamamoto, l'alto funzionario delle Nazioni Unite in Afghanistan, ha rilasciato una dichiarazione che condanna l'attacco. "Ad aggravare l'inflessibile disprezzo per la perdita di  vite civili, l'omicidio sembra essere parte di uno sforzo del tutto inaccettabile da parte degli estremisti per scoraggiare i cittadini afghani dall'eseguire il loro diritto costituzionale a partecipare alle elezioni", ha detto. Dopo settimane di relativa calma, l'esplosione è avvenuta a Dasht-e Barchi, un'area della Kabul occidentale abitata da molti membri della minoranza Hazara principalmente sciita, che è stata ripetutamente colpita dagli attacchi rivendicati dallo Stato islamico. "C'erano donne, bambini. Tutti erano venuti a prendere le loro carte d'identità ", ha detto Bashir Ahmad, che era stato vicino all'esplosione, che si è verificato nonostante l'aumento della sicurezza, dopo l'attacco di gennaio. Secondo i dati di U.N., più di 750 persone sono state uccise o mutilate in attentati suicidi e bombardamenti da parte di gruppi militanti durante i tre mesi fino a marzo in vista di un previsto inizio della solita offensiva primaverile dei talebani. I partner internazionali dell'Afghanistan hanno insistito sul fatto che le elezioni dovrebbero svolgersi quest'anno prima di un voto presidenziale previsto per il 2019, anche se è stato diffuso lo scetticismo sul fatto che andranno avanti. Più di 7.000 centri di registrazione degli elettori sono stati istituiti in tutto l'Afghanistan per gestire circa 10 milioni di registrazioni in un processo che è stato ripetutamente interrotto da problemi tecnici e organizzativi. I funzionari si erano impegnati a garantire una stretta sicurezza per garantire il processo, il che sarebbe vitale per garantire un voto abbastanza ampio da essere accettato come legittimo. "Dovrebbero tenere il paese al sicuro, se non possono farlo, qualcun altro dovrebbe farlo al loro posto", ha detto Sajeda, che è stata ferita nell'esplosione insieme ad altri tre membri della sua famiglia mentre si erano allineati per le loro carte. Il processo di registrazione degli elettori, progettato per ridurre i brogli elettorali, è iniziato questo mese, ma ci sono già stati diversi incidenti che hanno mostrato una cornice di sicurezza non appropriata. Domenica scorsa, una bomba sul ciglio della strada nei pressi di un centro di registrazione nella città settentrionale di Pul-i Khumri ha ucciso sei membri di una famiglia e ne ha feriti tre, anche se non vi era alcuna indicazione che l'incidente fosse direttamente collegato all'attacco di Kabul. La settimana scorsa, due agenti di polizia nella città orientale di Jalalabad sono stati uccisi fuori da un centro di registrazione degli elettori, mentre un centro elettorale nella provincia centrale di Ghor è stato bruciato la scorsa settimana e funzionari elettorali sono stati rapiti. Il voto potrebbe essere rinviato al prossimo anno se la registrazione degli elettori, molti dei quali non hanno carte d'identità nazionali, non viene completata prima di settembre 2018. Il Parlamento è ancora in carica tre anni dopo la sua scadenza ufficiale e ulteriori ritardi indebolirebbero gravemente la già fragile fiducia nel sistema politico. Domenica c'è stato un ulteriore spavento quando un convoglio militare della NATO a Kabul ha accidentalmente colpito e ferito un bambino e ha innescato una protesta che la polizia ha disperso sparando in aria. Un portavoce della NATO ha detto che il bambino era stato portato in ospedale ed era in condizioni stabili. Read the full article
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