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#risonanze
molecoledigiorni · 1 year
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- risonanze -
Eravamo controtempo di parole e di pensieri che per noi esercitare il dubbio non è mai esistito, eravamo un colore improbabile un codice segreto, non eravamo meglio né peggio di una casualità. Non eravamo sicuri di niente, testardi come il cielo come un' illusione eravamo belli, eravamo noi.
©bruna.b.s
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associazionerisonanze · 11 months
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aschenblumen · 1 year
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Luigi Nono, Risonanze erranti. Liederzyklus a Massimo Cacciari. Sobre siete poemas de Hermann Melville combinados con poemas de Ingeborg Bachmann. Marco Angius, director Ensemble Prometeo
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instabileatrofia · 2 months
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Le risonanze ambientali (Environmental resonances)
I.S.A.
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Do not remove the captions pls.
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donaruz · 7 months
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Federico Garcia Lorca
Pioggia
La pioggia ha un vago segreto di tenerezza
una sonnolenza rassegnata e amabile,
una musica umile si sveglia con lei
e fa vibrare l'anima addormentata del paesaggio.
 
È un bacio azzurro che riceve la Terra,
il mito primitivo che si rinnova.
Il freddo contatto di cielo e terra vecchi
con una pace da lunghe sere.
 
È l'aurora del frutto. Quella che ci porta i fiori
e ci unge con lo spirito santo dei mari.
Quella che sparge la vita sui seminati
e nell'anima tristezza di ciò che non sappiamo.
 
La nostalgia terribile di una vita perduta,
il fatale sentimento di esser nati tardi,
o l'illusione inquieta di un domani impossibile
con l'inquietudine vicina del color della carne.
 
L'amore si sveglia nel grigio del suo ritmo,
il nostro cielo interiore ha un trionfo di sangue,
ma il nostro ottimismo si muta in tristezza
nel contemplare le gocce morte sui vetri.
 
E son le gocce: occhi d'infinito che guardano
il bianco infinito che le generò.
 
Ogni goccia di pioggia trema sul vetro sporco
e vi lascia divine ferite di diamante.
Sono poeti dell'acqua che hanno visto e meditano
ciò che la folla dei fiumi ignora.
 
O pioggia silenziosa; senza burrasca, senza vento,
pioggia tranquilla e serena di campani e di dolce luce,
pioggia buona e pacifica, vera pioggia,
quando amorosa e triste cadi sopra le cose!
 
O pioggia francescana che porti in ogni goccia
anime di fonti chiare e di umili sorgenti!
Quando scendi sui campi lentamente
le rose del mio petto apri con i tuoi suoni.
 
Il canto primitivo che dici al silenzio
e la storia sonora che racconti ai rami
il mio cuore deserto li commenta
in un nero e profondo pentagramma senza chiave.
 
La mia anima ha la tristezza della pioggia serena,
tristezza rassegnata di cosa irrealizzabile,
ho all'orizzonte una stella accesa
e il cuore mi impedisce di contemplarla.
 
O pioggia silenziosa che gli alberi amano
e sei al piano dolcezza emozionante:
da' all'anima le stesse nebbie e risonanze
che lasci nell'anima addormentata del paesaggio!
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schizografia · 2 months
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Le Belle Lettere minacciano ogni linguaggio che non sia puramente fondato sulla Parola sociale. Rifuggendo sempre più da una sintassi del disordine, la disintegrazione del linguaggio conduce inevitabilmente al silenzio della scrittura. L’agrafia finale dei Rimbaud e di certi surrealisti (caduti per questo nell’oblio), questo sconvolgente autoannientamento della Letteratura, insegna che, per certi scrittori, il linguaggio, prima e ultima risorsa del mito letterario, finisce col ricomporre ciò che pretendeva di evitare, che non c’è scrittura capace di mantenersi rivoluzionaria, e che ogni silenzio della forma sfugge all’impostura solo col mutismo completo. Mallarmé, sorta di Ámleto della scrittura, esprime bene questo fragile momento della Storia, in cui il linguaggio letterario si regge soltanto per meglio cantare la sua necessità di morire. L'agrafia tipografica di Mallarmé vuol creare intorno alle parole rarefatte una zona di vuoto in cui la Parola, liberata dalle sue risonanze sociali e colpevoli, cessa felicemente di destare echi. Il vocabolo, liberato dalle scorie delle formule abituali, dei riflessi tecnici dello scrittore, è allora pienamente irresponsabile di tutti i possibili contesti; si avvicina con un gesto breve, isolato, la cui opacità attesta una solitudine, dunque un'innocenza. Quest'arte ha esattamente la struttura del suicidio: in essa il silenzio è un tempo poetico omogeneo che si incunea tra due strati e fa esplodere la parola, ancor piú del frammento di un crittogramma, come una luce, un vuoto, un omicidio, una libertà (si sa quanto questa ipotesi di un Mallarmé uccisore del linguaggio abbia influito su Maurice Blanchot). Questo linguaggio mal-larmeiano, è Orfeo che può salvare chi ama solo rinunciandovi e che tuttavia osa voltarsi un po' indietro; è la letteratura condotta alle porte della Terra Promessa, cioè alle porte di un mondo senza Letteratura, di cui tuttavia sarebbe ancora compito degli scrittori dare testimonianza.
Roland Barthes, Il grado zero della scrittura
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susieporta · 3 months
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Stupisce il fatto che il lavoro, facendo parte della nostra vita per almeno un terzo della giornata, venga considerato così poco dalla crescita personale. Eppure, il lavoro è un universo ricchissimo di prove, sfide, cadute, abbandoni, tradimenti, conflitti, paragonabile a un viaggio dell'eroe tra i più impegnativi. Nel lavoro dobbiamo prendere in mano responsabilità di ogni tipo, allargare il nostro sguardo per avere una visione più ampia che possa darci maggiore capacità organizzativa. Possiamo gustarci relazioni piacevoli, oppure subdorare il clima emotivo quando è incandescente, per proteggerci o attaccare qualcuno se serve a farci rispettare. Dobbiamo prendere bivi, strade ed entrare in certi labirinti ogni giorno al lavoro, di ogni tipo: relazionali, burocratici, procedurali, manageriali, finanziari e via di seguito. Il lavoro è davvero un mondo ricchissimo al pari delle relazioni sentimentali, in quanto ne raffigura una versione più formalizzata e ritualizzata, ma non per questo meno arricchente e a volte dura da sopportare, oltre che da sbrogliare. Il mio terapeuta più e più volte mi disse, di fronte a diversi snodi traumatici, di ascoltarne le risonanze durante il lavoro, in quanto i rapporti umani mi avrebbero permesso di lavorarci come se stessi in palestra. Una palestra umana, emotiva, spirituale, capace di metterci alla prova e di permetterci di mettere mano ai nostri irrisolti. Siano essi un'autostima zoppicante, un senso di responsabilità fragile, una ferita da riconoscimento o una mancanza di indipendenza.
Omar Montecchiani
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crazy-so-na-sega · 2 months
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Vi è l'anima. Vi è anche l'intelligenza. Una rivoluzione non si fa a colpi di bravate, e, ancor meno, a colpi di ingiunzioni vuote dalle risonanze inesistenti. Ogni rivoluzione ricca è frutto di una lunga preparazione intellettuale.
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Léon Degrelle Appello ai giovani europei
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gasparodasalo · 1 year
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Francesco Geminiani (1687-1762) - Concerto grosso No. 1 (after Corelli's Op. 5) for Strings and Basso continuo in D-Major, II. Allegro. Performed by Carlo Chiarappa/Ensemble Risonanze on period instruments.
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princessofmistake · 5 months
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Il mio sembiante, la mia ansietà pendono dal tuo sguardo. Vaso di risonanze e di stelle prigioniere.
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canesenzafissadimora · 7 months
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Credevo che la violenza fosse nelle urla, nelle botte, nella guerra e nel sangue. Adesso so una volta per tutte che non si scacciano le immagini, e ancora meno le crepe invisibili che si aprono in fondo alle viscere, non si scacciano le risonanze, né i ricordi che si risvegliano quando scende la notte o spunta l'alba, non si scaccia l'eco di quelle grida, né tantomeno quello del silenzio. Adesso so che la vita è solo una successione di tregue e squilibri, il cui ordine non obbedisce ad alcuna necessità. Adesso so che la violenza è anche nel silenzio e qualche volta è invisibile a occhio nudo. La violenza è il tempo che risana le ferite, la sequenza irriducibile dei giorni, l'impossibile ritorno indietro. La violenza è quello che ci sfugge, che tace, che non si manifesta, la violenza è ciò che non ha spiegazione, che resterà opaco per sempre.
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unquadernino · 7 days
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mi sento così deficiente a provare questa enorme gigantesca insormontabile difficoltà con alcune occasioni sociali e in cui avverto di essere sotto lo sguardo giudicante delle persone. non so esprimere a parole questa difficoltà. so soltanto che appena alle 17 è stato aperto il link per segnarci in uno dei due track per le presentazioni in classe, mi è scoppiato un mal di testa fortissimo. continuo a chiedermi se ho scelto il track giusto, sospetto di no, sospetto che avrei avuto dei validi motivi per scegliere l'altro, ma più o meno validi di quelli che mi hanno portata a scegliere quello che ho scelto?, la mia testa ha semplicemente esaurito le risorse per pensarci. questi pensieri per me sono invalidanti e intorno a me ogni cosa, per tutti, sembra del tutto naturale. ho lavorato due ore per il tirocinio, sono già quasi le sei, di tutte le cose che dovevo fare ho solo fissato due risonanze per due partecipanti. mi fa male la testa vorrei solo rinascere con meno pensieri
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gabrielesalvaterra · 4 months
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Alberto Fiorin / Mirijam Heiler GEOMETRIE SENSIBILI curated by Santina Ricupero texts and introduction by Gabriele Salvaterra Spinea (VE), Oratorio di Santa Mari Assunta April 12th - May 5th 2024
La doppia esposizione Geometrie sensibili pone a confronto il lavoro di Alberto Fiorin, veneziano di nascita, con la ricerca dell’artista altoatesina Mirijam Heiler. Alberto Fiorin, scultore, insegna Tecniche del Marmo e delle Pietre Dure presso L’Accademia di Belle Arti di Venezia ed è specialista del restauro di opere in marmo, con commissioni da parte di prestigiosi musei. L'autore espone in Santa Maria Assunta, Opus Sectile, una scultura a terra che riprende le armoniose organizzazioni pavimentali di chiese e palazzi antichi, il cui gioco prospettico distorto mette in discussione le nostre regole di visione acquisite. Tale scultura è posta in relazione con un massiccio blocco grezzo di marmo di Carrara retto alla base da quattro solidi, sculture in marmo di diversi colori, scolpite con eleganza e raffinatezza ma che, fungendo da basi per il grosso blocco, sono celati al nostro sguardo. Come simbolici pilastri di senso dell’esistenza, l’essenziale, invisibile alla nostra vista, va cercato col cuore e le risonanze interiori. Alle pareti due pannelli con disegni mostrano il percorso mentale di sviluppo del progetto e degli accorgimenti tecnici per la sua realizzazione. Nell’oratorio di Villa Simion Mirijam Heiler espone una serie di delicate opere pittoriche definite “Opere d’astrazione geometrica che parlano di paesaggi commoventi, esperimenti di poesia visiva che danno parola alla voce silenziosa degli alberi, direttrici e linearità provenienti dagli oggetti più comuni che consentono l’emersione sul supporto di liriche vibrazioni. Composizioni che si muovono con adattabilità tra l’astrazione geometrica, la poesia visiva, l’universo segnico e il disegno lirico minimale (Licini, Melotti o Matisse). Una geometria che sa anche essere sensuale quindi, ribaltando i presupposti di freddezza da cui sembrava nascere; una geometria che si dimostra capace di emozioni e gentilezza".
with exhibition catalogue
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thegretchenimages · 2 months
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Cose delle quali non mi ero minimamente preoccupata finché la radiologa stamani non me lo ha fatto notare: pericolo dato dalle radiazioni sulle ovaie.
Ma proprio completamente lontano dalla mia immaginazione, nemmeno nei miei sogni più sbagliati. Tra tac, radiografie e risonanze nell'ultimo mese e mezzo ho dato per tutto il resto della mia vita.
Ma cazzo gli eventuali e relativi problemi non li avevo proprio calcolati perdio.
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schizografia · 11 months
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Può succedere che i censori, anche i più ottusi, abbiano buon orecchio. Se il tribunale di Parigi condannò le Fleurs du mal, fu anche perché vi aveva presentito un’oltraggiosità di una specie sino allora ignota. Non certo quella dei libertini settecenteschi. E neppure quella di Sade. Nulla di macchinale e petulante. Ma qualcosa di più grave, una commistione fra l’osceno e il devoto. Non si era mai incontrata prima una tale «sensualità liturgica». E da che cosa si lasciava riconoscere? Dal timbro. «La singolarità del suo timbro poetico dipende per una parte non trascurabile da questo, che i gemiti repressi del piacere, i sospiri amorosi, le intimità da alcova vanno a risvegliare come naturalmente nei suoi versi risonanze da cattedrale».
Roberto Calasso, Ciò che si trova solo in Baudelaire
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susieporta · 2 months
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La felicità giunge attraverso uno sforzo?
Vi siete mai sforzati di essere felici?
È impossibile, non è vero? Vi sforzate di essere felici e non c'è felicità: non è così?
La gioia non giunge attraverso la soppressione, attraverso il controllo o l'indulgenza. Si può indulgere; ma alla fine vi è amarezza. Si può sopprimere o controllare; ma nascosto c'è sempre il conflitto. Perciò la felicità non giunge attraverso uno sforzo, né la gioia attraverso il controllo e la soppressione; eppure, tutta la nostra vita è una serie di soppressioni, una serie di controlli, una serie di indulgenze piene di rimorso. Vi è pure un accavallarsi continuo, una lotta ininterrotta con le nostre passioni, la nostra avidità e la nostra stupidità. Così non lottiamo forse, non combattiamo, non compiamo sforzi, nella speranza di trovare la felicità, di trovare qualche cosa che ci dia un senso di pace, un senso di amore? Eppure, l'amore o la comprensione vengono forse attraverso il conflitto?
A mio avviso è assai importante comprendere che cosa intendiamo per lotta, conflitto o sforzo. Lo sforzo non significa forse una lotta per mutare ciò che è in ciò che non è, o in ciò che dovrebbe essere o dovrebbe accadere? Vale a dire: lottiamo continuamente per evitare di affrontare ciò che è oppure cerchiamo di sfuggirgli, o di trasformare o modificare ciò che è.
Chi è veramente felice? Chi comprende ciò che è, chi dà a ciò che è il suo vero significato. Questo è appagamento vero; non si occupa di possedere, poco o molto, ma della comprensione, nel suo pieno significato, di ciò che è; il che può accadere soltanto quando si riconosce ciò che è, quando se ne è consapevoli, non quando si tenta di modificarlo, di alterarlo. Vediamo così che lo sforzo è un conflitto o una lotta per trasformare ciò che è in qualche cosa che si desidera sia.
Parlo soltanto del conflitto psicologico, non della lotta con un problema fisico, come la tecnica, o una qualche scoperta o trasformazione che sia puramente di carattere tecnico. Parlo unicamente di quel conflitto che è psicologico e che va sempre al di là di quello tecnico. Si può costruire, con grandissima cura, una società meravigliosa, impiegando la conoscenza infinita che la scienza ci ha dato. Ma finché la lotta e il conflitto psicologico non verranno compresi e le risonanze e le correnti psicologiche non saranno state superate, la struttura della società, per quanto meravigliosamente costruita, è destinata a crollare, come è accaduto infinite volte.
Lo sforzo è una distrazione da ciò che è.
Nel momento in cui accetto ciò che è non vi è conflitto.
Jiddu Krishnamurti
Lo sforzo
An alter ego by Eva Eller
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