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#ritratti del Fayyum
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti
I VOLTI DELL'ABISSO
Alla perenne ricerca di un significato capace di riverberare il luogo dell'origine, mi sono lasciato attrarre in un dialogo silenzioso, occhi negli occhi, con i "Ritratti del Fayyum": intensi e vividi fino a scuotere intimamente, sono apparsi come ultima soglia del sacro, anfitrioni di un tempo che permane in attesa dell'incontro.
Un dialogo sospeso, leggero e suadente.
Così intenso da muovere memorie nascoste, fino all'emozione inattesa di una traccia limpida, eppure ineffabile.
La parola manca.
Ma è un'assenza piena di voci.
Udite da una mano pietosa che le raccolse per farne dono.
Soccorrono i versi di Friedrich Hölderlin (1770-1843) tratti da "Sonetti a Orfeo":
«…Anche se il mondo si muta, rapido, come forma di nuvola, ogni cosa compiuta ricade in grembo all’antica...».
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storiearcheostorie · 1 year
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ARCHEOLOGIA / I volti antichi del Fayyum: ritrovati in Egitto, altri straordinari ritratti di epoca tolemaica e romana
#ARCHEOLOGIA #SCOPERTE / I volti del #Fayyum: ritrovati a Gerze, l'antica Filadelfia in Egitto, altri straordinari #ritratti di epoca tolemaica e romana Dettagli e foto su Storie & Archeostorie: https://wp.me/p7tSpZ-5w @ElenaPercivaldi @TourismandAntiq
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foxpapa · 6 years
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I ritratti del Fayyum, antichi capolavori di realismo
Le decine di volti dipinti sulle mummie trovate nella località egiziana, in cui convivevano la cultura greco-romana e quella dell'antico pantheon dei faraoni, sono tra gli esempi più vividi e meglio conservati di pittura dell'antichità
di Eva Subías Pascual
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chez-mimich · 2 years
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KRIS RUHS: “THE THIN TIME”
Forse non tutti conoscono Kris Ruhs, un artista che a mio modo di vedere ha pagato lo scotto di essere una figura a cavallo tra arte e moda e questo, in Italia, ma meno per fortuna, nel resto d’Europa, è una specie di peccato originale. Succede perché spesso i critici italiani sono spocchiosi, intransigenti di maniera e, fondamentalmente, considerano la moda molti gradini “sotto” l’empireo dell’arte. E sbagliano. Arte e moda sono cugine di sangue e non solo perché lo affermarono le avanguardie storiche, ma lo sono dal tempo dei ritratti di Al-Fayyum e probabilmente anche da prima. Ma il discorso diventerebbe troppo lungo e finirei col non dirvi niente di Kris Ruhs. Senza troppi giri di parole occorre dire che Kris Ruhs è una scoperta di Carla Sozzani e che “Corso Como Dieci”, come si chiamava una volta, primo “concept store” d’Italia e certamente uno dei più fascinosi al mondo, diventato ora sede della Fondazione Sozzani, è il suo “buen retiro”. È in Corso Como che, con una certa regolarità, Ruhs tiene da anni le sue mostre dopo che ha deciso di spostare, a metà degli anni Novanta, il suo atelier da Lower Broadway (NYC) alla periferia di Milano. Lo seguo proprio da quegli anni e ho sempre trovato il suo lavoro originale, mai ripetitivo, anche se con una marcata cifra stilistica, tipica proprio di chi ha intrecciato la sua attività con il mondo della moda. Vale la pena ricordare che Ruhs ha fatto l’ illustratore per Vogue Italia, ha creato un marchio di gioielli e ha lavorato per numerosi stilisti. E questo, solitamente, non viene facilmente digerito dalla critica d’arte, quasi che disegnare gioielli, debba necessariamente essere meno nobile che progettare stazioni della metropolitana (ed ogni riferimento, NON è puramente casuale). Mi sono, come sempre, perso in chiacchiere, ma non me ne pento. La Fondazione Sozzani espone fino al 9 gennaio 2022, quindici sculture di Kris Ruhs, riunite sotto il titolo di “The Thin Time”. Qual è questo “tempo sottile”? È indubbiamente il nostro, proprio questo che stiamo vivendo, tra mille ansie e mille paure, con più di un dubbio e con poche certezze. Ma si sa che i tempi del dubbio, sono anche quelli più fecondi per gli artisti, per gli scrittori, per i poeti, ma io credo, in fondo, anche per gli scienziati. Nel mentre che la scienza cerca soluzioni razionali, efficaci ed incontrovertibili, cosa può fare un artista? Proporne altre, attenzione però, non in alternativa alla scienza, ma solo diverse. Io credo sia questo il senso della piccola, ma affascinante mostra della Fondazione Sozzani. Le quindici sculture rappresentano quindici animali misteriosi, appartenenti ad un mondo di una mitologia nuova ed eterna, afferenti alla sfera del fantastico, mostruosi ed incantevoli, capri espiatori o feticci poco importa, quel che conta è la volontà di “tematizzare” la paura, esorcizzarla con la fantasia. Questo è indubbiamente un esercizio a cui l’arte può dedicarsi, senza invadere campi non propri. “…Gli antichi, i savi, impararono a conoscere i momenti difficili cavalcando i cambiamenti del flusso e del riflusso. Alto e Basso – Luce e Notte – il mistero del buio. Il limite tra tempo e spazio. Quando la sera si raccoglie all’imbrunire sotto gli alberi dei parchi e i campi nebbiosi. E la notte buia arriva veloce. Quando il giorno passa al tramonto con un sussurro appena mormorato.” Queste parole fanno da guida a questa suggestiva esposizione. La creatività e l’arte non possono sostituirsi alla scienza, non è la loro “mission”, come s’usa dire oggi, ma possono sicuramente rappresentare le nostre paure, farci pensare o, se preferite, “fare della soluzione un problema” che, come diceva Kraus, è il compito precipuo di ogni artista. Per il resto lasciamo fare alla scienza, con incondizionata fiducia.
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allmadamevrath-blog · 5 years
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L'Arte egizia. La pittura. Nelle arti figurative, l'ubbidienza a un codice fisso di rappresentazione
L'Arte egizia La pittura Nelle arti figurative, l'ubbidienza a un codice fisso di rappresentazione
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Affresco della Valle dei Re
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Codice di raffigurazione dell'arte pittorica egizia
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Aratura e semina del campo con un aratro di legno. Pittura parietale della tomba di Sennegem dalla IX dinastia. 1308 a..C. - 1190 a.C.
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Scena dal libro delle porte. Tomba di Amonherkhopeshef. XI secolo a.C.
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Mummia di Artemidoro il Giovane dalla necropoli di Hawara, Egitto. 100-120 d.C. circa
Le più iimportanti opere dell'antico Egitto eranoo poste all'interno delle piramidi o delle tombe regali. L'arte era al servizio del faraone: doveva rendergli onore in veste e tramandarne poi la memoria. Elemento caraterizzante era il legame tra arte e religione. La produzione ufficiale, ha seguito con coerenza, dal III millennio fin quasi alla dominazione romana, un codice di raffigurazione basato su precisi rapporti di proporzione e su una rigida simbologia. Prescriveva figure stilizzate bidimensionali, disposte con regolarità lungo un'unica linea ideale, spesso a fasce sovrapposte. Scritture geroglifiche completavano le figurazioni. La loro chiarezza è accentuata dall'uso di colori vivaci, compiti uniformemente e delimitati da marcate linee di contorno nere. I contorni e i dettagli delle figure erano spesso incisi probabilmente sulla superficie trattata a gesso, in modo da accentuarne i caratteri di stilizzazione. Le proporzioni non sono reali, ma funzionali alla comunicazione di valori simbolici. La rappresentazione della figura umana utilizzava precisi accorgimenti: gli occhi e il torace frontali e il viso, i fianchi, le gambe e i piedi disegnati lateralmente senza sovrapposizioni. Tutte le parti del corpo erano rappresentata in modo da essere immediatamente e intuitivamente riconosciute, come è stata fissata nella memoria: le parti non presentano mai lati nascosti e vengono resi quasi con la chiarezza di forme geometriche, Il canone, definiva le proporzioni tra le parti del corpo: l'artista lo seguiva pedissequamente, disegnando la figura su una griglia quadrettata per poi riportarla sulla parete, Le tecniche più frequenti erano quelle della decorazione parietale e del rilievo policromo (bassorilievo o rilievo inciso). Anche i colori, vivi e brillanti, erano utilizzati in modo simbolico e ricorrono senza variazione in qualsiasi contesto. La principale produzione pittorica si trova nelle pareti dei templi e dellae tombe e rappresenta temi cerimoniali o tratti dalla vita quotidiana. La pittura è stata in origine legata al rilievo, distiinto in bassorilievo, quando la figura emerge dal piano di fondo, o in rilievo inciso, quendo le figure vengono isolate dal piano di contorno, inciso e via via abbassato. Il rilievo, utilizzato dal Regno Medio (dalla fine del terzo millennio a.C.), è caduto in  disuso durante il Nuovo Regno, rendendo la pittura una forma espressiva autonoma. L'inizio del Nuovo Regno, intorno al XV secolo a.C., segna un'evoluuzione sotto il profilo stilistico ed espressivo: piante, pesci, uccelli si liberano dalle convenzioni stilistiche, a differenza delle figure umane, che appaiono ancora blccate entro canoni di rappresentazione serrati. Utilizzata per decorare le superfici delle tombe ipogee e dei sarcofagi, la pittura si arricchisce di soggetti sacri, di danze rituali, di passi tratti dal Libro dei Morti. Raccolta di testi scritti, comprendenti un repertorio di formule magiche che propiziarono la rinascita dello spirito nel mondo degli inferi. Era corredato di disegni o divignette miniate e veniva disposto in moolte sepolture. Dal Basso Regno (I millennio a.C.) si diffuse la raffigurazione, sul coeprchio dei sarcofagi, delle sembianze del defunto. Sono stroardinari, per l'immmediatezza espressiva, i cosiddetti Ritratti del Fayyum, risalenti all'Età romana. Notevoli le scene di paessaggi acquatici e di vita quotidiana, in particolare di lavoro nei campi e di pesca. 
Colori e supporti della pittura egizia. Presso gli Egizi, la pittura murale era seguita da uno strato di gesso posto a rivestimento di una sueperficie di pietra, o di legno. Una volta che il gesso era ben asciugato, venivano stesi i colori a tempera, ricavati dalla macinazione di materiali naturali sciolti in acqua e miscelati con un collante (agglutinante) a base di lattice e di gomme o di albume d'uovo. La gamma cromatica veniva dal bianco (derivato dalla calce), al nero (dal carbone), ai rossi, fino alle gradazioni delle terre, fino alle ocre e ai gialli, al verde, al grigio, (derivato dalla sabbia), all'azzurro (dalla soda di maiolica). Il colore, miscelato all'acqua, veniva steso sul supporto mediante spazzole o pennelli di fibra di palma o calami (canne sottili di palude) dalla testa masticata. 
Una simbologia affidata ai colori Al ricco repertoria di immagini erano associati colori dal preciso significato simbolico. Il bianco era simbolo di felicità e di fortuna, cme indicava la bianca Corona del Regno del Sud. Il nero, propiziava la preservazione eterna e nello stesso tempo era simbolo di rinascita. Il verde rappresentava la vita, la rinascita e la salute. L'azzurro era attribuito ad Amon, dio dell'aria, e il giallo simbolo di immortalità. Il rosso era il colore della Corona del Nord, ma la sua simbologia assumeva in generale significati negativi, di violenza e di malignità.
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gaetaniu · 6 years
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I ritratti del Fayyum
I ritratti del Fayyum
Le decine di volti dipinti sulle mummie trovate nella località egiziana, in cui convivevano la cultura greco-romana e quella dell’antico pantheon dei faraoni, sono tra gli esempi più vividi e meglio conservati di pittura dell’antichità.
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Un ritratto conservato all’Egyptian Museum de il Cairo, mostra una giovane donna abbiente.
Profondi, diretti, espressivi. Gli occhi dei ritratti del Fayyum ci…
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Arte Romana: Ritratto del Fayyum
Ritratti del Fayyum, II secolo d.C. , pittura in tempera su legno, ritrovato a Fayyum, Egitto, conservato a Museo antichità egiziane, Il Cairo; British Museum, Londra; Royal Museum of Scotland, Edimburgo; Louvre, Parigi; Pinacoteca di Brera, Milano
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exploringatlas · 7 years
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Ritratti del Fayyum, Egitto, III-I secolo a.C
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
I VOLTI DELL'ABISSO
Alla perenne ricerca di un significato capace di riverberare il luogo dell'origine, mi sono lasciato attrarre in un dialogo silenzioso, occhi negli occhi, con i "Ritratti del Fayyum": intensi e vividi fino a scuotere intimamente, sono apparsi come ultima soglia del sacro, anfitrioni di un tempo che permane in attesa dell'incontro. Un dialogo sospeso, leggero e suadente. Così intenso da muovere memorie nascoste, fino all'emozione inattesa di una traccia limpida, eppure ineffabile. La parola manca. Ma è un'assenza piena di voci. Udite da una mano pietosa che le raccolse per farne dono. Soccorrono i versi di Friedrich Hölderlin (1770-1843) tratti da "Sonetti a Orfeo": 
«…Anche se il mondo si muta, rapido, come forma di nuvola, ogni cosa compiuta ricade in grembo all’antica...».
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chez-mimich · 7 years
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SENTIMENTAL MOOD. a sempre, descrivere stati d'animo e sentimenti è stato una delle necessità umane. Lo è stato nella letteratura, nella poesia, nell'arte, nel teatro. Basti pensare a Saffo, Catullo, Orazio, per citare a caso, che della lirica e del sentimento, in particolare amoroso, hanno fatto la loro stessa ragione d'essere. Ma anche più avanti, nel Medioevo, i sentimenti e la loro possibilità di essere espressi divennero motore di tante scuole di pensiero e movimenti letterari, basti pensare alla "Scuola poetica siciliana", a Dante Alighieri, la cui "Commedia" potrebbe essere definita come un enorme moto di anime e sentimenti. Poi Petrarca, tanti altri si sono cimentati nella rappresentazione dei sentimenti. Lo stesso è accaduto in arte, dai ritratti di Al Fayyum in avanti, sembra che gli artisti non abbiano pensato ad altro che rappresentare i moti dell'animo. Certo, i sentimenti non sono l'unico soggetto di attenzione da parte di letterati ed artisti, insieme ad essi scorrono battaglie, guerre, conquiste, credenze religiose, la storia del pensiero, ma, se fato caso i sentimenti ci sono sempre. Ma c'è di più, spesso un artista o un letterato è sembrato tanto più grande quanto più ha saputo rendere i sentimenti come qualcosa di palpabile, di aderente al nostro comune sentire. Vorrei ricordare solo Raffaello Sanzio, il padre della "maniera moderna", come definì la sua pittura, Giorgio Vasari nelle sue "Vite..." E la maniera moderna in pittura aveva la caratteristica di una più aderente adesione alla "mimesi" alla copia del vero, ad un rappresentazione naturale dei movimenti e, soprattutto, la caratteristica di saper rappresentare i moti dello spirito. Basta guardare il volto della Maddalena nella tavola del Louvre "Sant'Anna la Vergine e il Bambino" per rilevare come lo sguardo compassionevole della Maddalena su Gesù Bambino, sia tanto vero, quanto foriero della sventura che si abbatterà su di lui. La letteratura percorse tante strade nel desiderio di rendere appieno i sentimenti: Proust, Balzac, Beckett per sparare dei nomi a caso (ma non troppo). Così come il teatro ci offrì vere e proprie antologie di sentimenti con Shakespeare, Racine, Goldoni e via via fino a Cechov, Ibsen...Naturalmente il catalogo sarebbe sterminato. Tutti dediti alla ricerca formale del "come dirlo", del "come rappresentarlo", del "come dipingerlo". Poi un bel giorno, il presidente americano Abraham Licoln nel 1862 scrisse un discorso che ad un certo punto diceva: "...But it is also true that there is no precedent for your being here yourselves (applause and laughter ;)..." che più o meno significa "...Ma è anche vero che non esiste un precedente per il vostro essere qui voi stessi..." E allora? E allora non avete letto bene, perché tra parentesi Lincoln scrive una nota diretta a sé stesso che dice che avrebbero dovuto esserci applausi e che lui avrebbe dovuto probabilmente sorridere ;) Eh sì, Abraham Lincoln aveva inventato le emoticons. Qualcuno poi disse che in realtà fu un grafico americano, Harvey Ball ad usare per primo un emoticon nel 1963. Poco importa. In realtà oggi quasi tutti i nostri sentimenti e stati d'animo non passano più attraverso le parole, o solo attraverso le parole, ma attraverso le emoticons. Giusto? Sbagliato?
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foxpapa · 6 years
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I ritratti del Fayyum, antichi capolavori di realismo
Le decine di volti dipinti sulle mummie trovate nella località egiziana, in cui convivevano la cultura greco-romana e quella dell'antico pantheon dei faraoni, sono tra gli esempi più vividi e meglio conservati di pittura dell'antichità
di Eva Subías Pascual
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foxpapa · 6 years
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I ritratti del Fayyum, antichi capolavori di realismo
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di Eva Subías Pascual
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foxpapa · 6 years
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foxpapa · 6 years
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di Eva Subías Pascual
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exploringatlas · 7 years
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Ritratti del Fayyum, Egitto, III-I secolo a.C
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