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#sei tutti i limiti che superi
ragazzoarcano · 9 months
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“No, non siamo costretti a sopportare tutto. La pazienza ha un limite e la vita è fatta per essere vissuta, non sopportata.”
— John Blauder
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lamilanomagazine · 3 months
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Pm10 oltre i limiti: scattano le misure antismog in 9 province della Lombardia
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Pm10 oltre i limiti: scattano le misure antismog in 9 province della Lombardia. Dopo il quarto giorno di superamento dei valori limite del Pm10, domani in 9 province su 12 della Lombardia scattano le misure antismog di primo livello che prevedono fra l'altro il divieto di circolazione in tutti i giorni della settimana (dalle 7:30 alle 19:30) di mezzi fino a euro 1 benzina e fino a euro 4 diesel nei Comuni con oltre 30mila abitanti. Le limitazioni entrano in vigore a Milano, Monza, Como, Bergamo, Brescia, Mantova, Cremona, Lodi e Pavia. Le stesse misure erano entrate in vigore lo scorso 30 gennaio in sei province. Le misure di primo livello prevedono anche che il riscaldamento non superi i 19 gradi e il divieto in agricoltura di spandere liquami, digestati, fanghi di depurazione, fertilizzanti (salvo iniezione) e interramento immediato. È previsto inoltre il divieto di accendere fuochi all'aperto e di utilizzare stufe a legna fino a tre stelle. «Le misure sul miglioramento della qualità dell'aria in Lombardia proseguono», ha sottolineato l'assessore regionale all'Ambiente Giorgio Maione. «Investiremo anche quest'anno 30 milioni di euro per il rinnovamento degli impianti di riscaldamento e dei veicoli circolanti. In cinque anni - ha ricordato - gli investimenti complessivi legati alla sostenibilità ambientale in Lombardia ammontano a 19 miliardi». E inoltre «negli ultimi 20 anni le misure adottate dalla Regione, gli investimenti fatti dalle imprese e i comportamenti virtuosi dei cittadini hanno portato a una riduzione del 39% delle concentrazioni di Pm10 e del 45% delle concentrazioni di No2. Questi sono i dati di sistema sui quali calibrare le politiche ambientali. Nel frattempo, in considerazione delle condizioni meteo che determinano il ristagno degli inquinanti al suolo - ha concluso - attiviamo le misure temporanee previste dalla norma». Intanto si scatena la battaglia dei dati sulla qualità dell'aria di Milano, con l'allarme smog che in queste settimane è tornata ad occupare le cronache e a destare preoccupazione. Secondo la classifica della società svizzera IqAir, la metropoli lombarda risulta in questi giorni la terza città più inquinata del mondo. La classifica della società svizzera, che misura la qualità dell’aria in tempo reale, mette Milano sul podio come una delle peggiori, preceduta solo da Chengdu in Cina e da Dhaka in Bangladesh. Al quarto posto, quindi leggermente meglio di Milano, c'è Delhi in India. I dati della società svizzera, che si occupa di sviluppare prodotti per il monitoraggio della qualità dell'aria e per la pulizia dell'aria, sono stati ripotati da molti media e condivisi sui social ma a polemizzare su questo tipo di classifiche è il sindaco Giuseppe Sala: «Sono rivelazioni estemporanee fatte da un ente privato, io sono anche seccato di dover rispondere a domande su questioni che non esistono - dice il sindaco polemizzando con il giornalista che gli chiede conto della classifica -. Noi stiamo lavorando per migliorare l'aria, Arpa dice che è migliorata anche se io sostengo che non è abbastanza. Parliamo di cose serie e questa non è una cosa seria».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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chiarabacchiega · 4 years
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𝖘𝖊𝖎 𝖑𝖊 𝖈𝖔𝖘�� 𝖈𝖍𝖊 𝖘𝖚𝖕𝖊𝖗𝖎. 🥀
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motidelcuore · 6 years
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"Nel momento in cui si fissa un limite, ci sarà sempre qualcuno che vorrà andare oltre"
Prof di storia medievale
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cielostellato · 3 years
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Sei tutti i limiti che superi.
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comefiorineldeserto · 3 years
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Sei tutti i limiti che superi.
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È settembre e a settembre di solito succedono le cose che ricordo meglio fino all'autunno successivo. Forse perché l'estate si esaurisce con esperienze che smettono di avere effetti appena varcata la soglia di casa dopo i lunghi viaggi, non importa quanto di ciò che ero in primavera sia rimasto intatto e quanto sia cambiato (di solito, quasi tutto), non importa quanto abbia significato per me quel periodo di giornate così lunghe da farmi scordare l'esistenza dei disturbi depressivi. Anche l'angoscia che ho provato ad agosto, come la serenità, passa senza lasciare traccia. E poi arriva repentina la resa dei conti. A settembre di solito succedono le cose, io divento un po' più triste ma riesco a trasformare quel rumore confuso proveniente dal fondo dei miei pensieri in un dialogo pacifico, a volte mi ritrovo ad affrontare inizi faticosi per la mia debole dose di stabilità e sono costretta a guardare le mie paure allo specchio, a vederle nitidamente e a riconoscere la loro esistenza, ma è anche il momento in cui penso che, a giudicare dalle loro ombre, sembravano più grandi. A settembre di solito succedono le cose, come nel 2016, quando ho messo in pausa la mia corsa a rapporti tossici e impersonali, che perpetuavo nel tentativo di mostrarmi più forte di ciò che la società si aspettava da me, delle norme sociali che mi volevano monogama e seria, senza rendermi conto che volevo solo dimostrare, aspettare che la mia ribellione fosse approvata dall'esterno. Intanto mi accingevo ad adattare i miei ritmi a quelli di qualcun altro, forse per compensazione, o perché l'idea dell'amore mi era sempre mancata. Come nel 2017, quando iniziavo l'università ed ero tranquilla e mi accorgevo di essere cambiata, di aver perso familiarità con l'ansia sociale e con gli attacchi di panico, ma di essere comunque un po' spaventata da tutta quella serenità perché era una dinamica che non conoscevo, perché credevo di aver bisogno del conflitto per evolvermi e realizzavo di sentirmi un po' in trappola, di essere incastrata in una relazione che non cresceva con me, di stare con una persona che provava gelosia e invidia di fronte alla mia capacità di superare i limiti, di aprirmi alle persone come non ero mai stata in grado di fare, di aver messo un po' meno radici e di aver camminato con un po' più di leggerezza, come di passaggio. E mi accorgevo di avere di fianco qualcuno che mi attraeva ancora ma mi piaceva sempre meno, che non mi colpiva più quando parlava con persone nuove nel mezzo di una cena e lo vedevo come se fossi una degli altri, come se lo stessi conoscendo allora per la prima volta e ciò che provavo era: nulla, se non un po' di fastidio per tutti i difetti che iniziavo a tollerare con fatica. Come nel 2018, quando quel senso di oppressione si era concretizzato e il cinque settembre prendevo un aereo per Bordeaux e me ne andavo, imparavo a respirare ricominciando da capo, facevo i conti con tutte le debolezze che in adolescenza mi avevano portata a odiarmi. Come nel 2019, quando era chiaro che non avrei mai trovato pace per più di sei mesi senza avvertire un senso di mancanza che svuota e riempie, senza il bisogno di cambiare aria, di abbandonare qualcosa a cui tenevo o di farmi carico di problemi irrisolti per impedirmi di adagiarmi, e che questa inquietudine aveva condizionato in modo irreversibile il mio modo di vivere le relazioni romantiche. Tornavo ad avvicinarmi mentre dall'altra parte percepivo la distanza, poi il giro cambiava nuovamente e questa altalena sembrava il mio sport preferito, ma solo perché il tentativo di capirsi era fallito. Chiudevo quel pezzo di vita durato anni e me ne andavo di nuovo in un posto esotico, da sola, mi distraevo, ma al mio ritorno era autunno inoltrato e trovavo ad aspettarmi un altro episodio depressivo, un'ansia ingombrante e quasi invalidante. È stato questo a costringermi a pensare ad altro, a non farmi piangere troppo sulla fine di un capitolo anche mentre mi sentivo mutilata, perché, oltre quel dolore, in gioco c'era tutta la mia identità racchiusa in una mente dilaniata da disturbi
incontrollabili. Pensavo ad altro, infatti, quando ho iniziato a rivivere le emozioni come non mi capitava da tempo, istintivamente, senza pensare ad esse quando non c'erano e senza essere infastidita dalla loro presenza quando mi accompagnavano, con innocenza quasi. Pensavo ad altro quando, a fine estate, leggevo la campana di vetro e parallelamente uscivo dalla campana che io stessa mi ero costruita, iniziavo ad accorgermi delle persone, della loro complessità, ma anche della spontaneità con cui potevo costruire e decostruire il mio modo di legarmi, senza sentirmi condannata. Pensavo ad altro anche nell'autunno del 2020, messa a dura prova dall'universo, un po' più consapevole ma anche più scettica, indipendente e al tempo stesso dipendente dall'immagine idealizzata della persona che aveva risvegliato in me la capacità di innamorarmi. La conoscevo meglio, quella persona, e sapevo che ero innamorata davvero, ma che ci sarebbe sempre stato uno squilibrio di potere tra noi, che quell'incertezza mi dava l'adrenalina necessaria per sentirmi viva e intera ma mi precludeva la possibilità di fidarmi, di costruire qualcosa di duraturo. E tutto si dileguava appena prima di ricadere in un lungo inverno di isolamento, in una casa nuova che iniziavo a sentire mia ma che appariva un mondo a parte, estraneo alla città che la circondava. Come a settembre del 2021, dopo un anno fatto di ripetizione di gesti, persone nuove, successi e insuccessi che, nel complesso, hanno avuto somma zero. Nessun dramma, nessun sollievo, solo tanta ripetizione, retorica del lavoro su me stessa come unica consolazione, quella di saper cucinare meglio e ambientarmi in grandi città e vivere nel mondo un po' di più e aver lasciato dietro di me zaini pesanti e chiedermi come potessi vivere con quella paura di socializzare. Ma, in fondo, niente che mi abbia fatto sentire abbastanza felice da volerne ancora, niente che non sia stato calcolato, che mi abbia permesso di lasciarmi andare, di mettere in pausa il freddo ragionamento su costi e benefici di ogni scelta. A settembre del 2021 torna anche lui, dopo che, per un anno intero, o forse due, ogni persona che incontravo, a ogni delusione, mi portava ad aggiungere un tassello al mosaico del suo ricordo, e nessun sentimento reggeva mai il confronto con ciò che ero riuscita a provare, in modo così dirompente e inaspettato, per qualcuno che non era ancora parte della mia vita. Torna anche lui e quando leggo il suo messaggio divento cosciente di ogni capillare del mio corpo, perdo un attimo l'equilibrio e il battito e poi ritorno in me, misuro attentamente le parole e i silenzi, misuro le attese. Poi succede che anche leggere il suo nome è immaginare il tono della sua voce, il suo sguardo e il movimento delle sue sopracciglia diventa abitudine, e per quei minuti o quelle ore in cui ho il controllo, tutta la matassa emotiva si affievolisce e metto in discussione ciò che pretendevo di definire amore. Ma è solo un'illusione: non appena rispondo, facendo un passo verso di lui, il potere torna nelle sue mani e io torno a provare quella trepidazione in ogni parte del corpo che mi fa venire voglia di scrivere di lui, più che a lui, perché questo è ciò che ho sentito la prima volta e che continuo a sentire, come un bisogno fisiologico di dare forma a un concetto, al tempo stesso incredibilmente astratto e tragicamente carnale, troppo pesante da portarmi dietro. Eppure, mi sento stanca. E aspetto che la stanchezza superi la determinazione di inseguire sempre ciò che non posso avere.
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“Sei tutti i limiti che superi.”
- Negramaro
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ragazzoarcano · 2 months
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«Nella vita le cose passano sempre, come in un fiume. Anche le più difficili che ti sembra impossibile superare le superi, e in un attimo te le trovi dietro alle spalle e devi andare avanti. Ti aspettano cose nuove.»
— Niccolò Ammaniti
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monamour10 · 4 years
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24
24. c'è una citazione che ti ispira?
per ora una in particolare: sei tutti i limiti che superi 🖤
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accordingtomes-blog · 5 years
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Una frase di una canzone dice "sei tutti i limiti che superi, tu". Frase bellissima, ma prima di porsi un limite da voler superare, ci pensiamo mai da che punto vogliamo partire per poi giungere ad un traguardo, quel famoso limite che noi consideriamo come punto di arrivo? Un limite presuppone un punto di partenza. Un punto di partenza a sua volta presuppone idee chiare da mettere in pratica. Idee chiare presuppongono un ragionamento. Quindi, una domanda: quanto è duro porsi dei limiti, se non ci sono le fondamenta da cui prender spunto? A cosa serve sapere dove vogliamo arrivare se non sappiamo nemmeno quando e in che modo partire?
00:13
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dammiamoree · 5 years
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sei tu quel sole che fa crescere anche gli alberi,
sei tu la luna che addormenta tutti gli angeli,
sei tu l’inizio di ogni cosa che tu immagini
e sei la fine di ogni limite che superi, sei tutti i limiti che superi, tu.
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robertapia-04-blog · 5 years
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Sei tutti i limiti che superi.
Sii forte non abbatterti, abbattili per una volta nella vita dopo numerose sconfitte dimentica le ferite ancora aperte, le cicatrici che fanno ancora male, e dimentica le lacrime del passato. Alzati, abbattili e dopo averli abbattuti sorridi come mai prima d'ora perché tu... SEI TUTTI I LIMITI CHE SUPERI.! ❤️
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ipusheveryoneaway · 6 years
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Sei tutti i limiti che superi.
Negramaro
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carmela27 · 2 years
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Sei tutti i limiti che superi
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paoloxl · 3 years
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"L’Europa alza ancora di più le sue mura. Pronto un database biometrico universale di tutti gli extracomunitari che transitano nell’Unione. Anche se minorenni. Per il nuovo “Eurodac” manca solo il via libera del parlamento di Strasburgo
Schedare i bambini, come nei romanzi distopici a grande tiratura. I bambini di sei anni. Prender loro addirittura le “impronte” degli occhi. Schedarli. E con loro, tutti quelli di qualsiasi età che provano ad entrare nella fortezza Europa. Per costruire un gigantesco database coi nomi, cognomi e “tratti” dei migranti – di tutti i migranti – che arrivano nel vecchio continente. Per controllarli. Uno per uno. Sempre e in ogni passo.
Un controllo di massa, rinunciando a tutte le leggi che pure l’Europa si è data. Leggi però che sembrano proteggere solo i “suoi” cittadini.
Farlo e fare tutto sotto silenzio. Invece è successo che una delle più serie e combattive associazioni per i diritti digitali – l’Edri – sia riuscita ad entrare in possesso del testo di riforma dell’Eurodac.
Che cos’è? E’ una sigla poco conosciuta e decisamente strana – significa: European Dactyloscopie – e all’inizio doveva essere la banca dati, in comune dei paesi Ue, dove conservare le impronte digitali dei richiedenti asilo. Solo dei richiedenti asilo.
E’ vecchia di quasi vent’anni, fu introdotta nel 2003 con un vincolo preciso: doveva servire esclusivamente a velocizzare le pratiche burocratiche e a stabilire a quale paese europeo destinare le domande di protezione. Ed evitare anche – così era scritto – che un migrante potesse presentare domande verso più paesi. Va detto che qualcuno – pochi in verità – già allora denunciò i possibili usi repressivi di quel database ma non ebbe molto ascolto.
Così, cinque anni fa sono cominciati i primi tentativi di cambiare la funzione originale dell’Eurodac. Tentativi, solo tentativi, perché i paesi non riuscirono a trovare un accordo. Questo, fino a poco tempo fa. Quando in trattative delle quali nessuno ha mai saputo nulla, governi e commissione hanno deciso di accelerare i tempi per cambiare natura all’Eurodac.
Ora manca solo un passaggio, la ratifica parlamentare del nuovo regolamento ma con l’accordo di tutti i governi sembra scontata.
E a quel punto, il vecchio continente si troverebbe con una delle norme peggiori nel mondo. La meno rispettosa, con la sanzione definitiva che i “migranti non possono godere dei diritti dei cittadini europei”. Il timbro ufficiale sul fatto che sono considerati di serie B, insomma.
Sì, perché chi arriva, da qualsiasi parte del mondo provenga, dovrà subire un controllo invasivo e totale. Umiliante. Compresi i bambini, appunto, dai sei anni in su. Che saranno schedati biometricamente, verrà catturata anche l’immagine del loro volto e dell’iride. Come gli altri migranti, tutti, che dovranno essere schedati e le loro schede raccolte in questo gigantesco database. Esattamente come si usa per i criminali ricercati.
Ed è proprio per questo che 31 organizzazioni per i diritti umani hanno scritto in questi giorni una lettera aperta all’’Europa. Lettera diversa dalle tante altre che circolano sui temi più disparati. Perché stavolta i firmatari insistono esplicitamente sulla denuncia “politica” – è proprio la parola che usano – più che sugli aspetti tecnici. Per spiegare che tutto questo è “ingiustificato, inammissibile”, che fa a pugni “con gli standard internazionali sui diritti umani”.
Una norma drammaticamente sbagliata, allora. Non solo perché un po’ tutto il mondo si sta interrogando sui limiti e sugli errori dei cosiddetti riconoscimenti facciali ed è assai strano che la nuova Eurodac sia varata proprio mentre le istituzioni europee hanno cominciato a discutere sui limiti per l’intelligenza artificiale. Ma qui siamo ancora ai dettagli.
Conta di più – e lo scrivono – che così l’Europa contraddice se stessa. Perché in base alle normative, le avanzatissime normative del vecchio continente, i dati personali possono essere raccolti da un’istituzione solo se sono scritti nero su bianco gli obiettivi del progetto.
Per capire: vuoi i miei dati sanitari? Devi scrivere che ti servono solo a contenere la pandemia e a questo limite devi attenerti. E l’Eurodac, all’inizio, prevedeva appunto solo il rilevamento delle impronte digitali al fine di sveltire le pratiche delle domande di asilo.
Cambiando gli obbiettivi dell’Eurodac – il controllo totale sui fenomeni migratori – la norma entra in contrasto col principio di “limitazione delle finalità”, per usare un’espressione burocratica. Se ci sono di mezzo i dati personali, insomma, non puoi solo aggiornare un provvedimento che era stato varato con ben altri scopi.
Di più. In Europa, i dati possono essere usati solo col consenso individuale. E a parte che prima di sedici anni quel consenso non si può dare e comunque non avrebbe valore di legge, va ricordato che nella prima stesura di questa “riforma”, si prevedeva nientemeno che l’obbligo di fornire i dati da parte dei migranti, ipotizzando sanzioni per chi si fosse rifiutato. Ovviamente ciò deve essere sembrato troppo anche agli estensori ed infatti nell’ultimissima versione questa imposizione non c’è più. Se non nei casi nei quali la polizia lo ritenga necessario.
E quindi, nella pratica tutti sanno che la rilevazione dei dati diventerà un obbligo di fatto. E già oggi le organizzazioni a difesa dei migranti denunciano che è una pratica diffusa. In Grecia, in Turchia, in Inghilterra.
Ma poi, quei dati che fine faranno? Che uso si farà di quel data base che conterrà tutta la vita di chiunque superi una frontiera? Comprese le persone salvate in mare? Prima i dati dei soli richiedenti asilo venivano conservati per 18 mesi. Ora lo saranno di tutti per cinque anni.
Creando così una gigantesca “black list” delle persone migranti. Utilizzabile per qualsiasi obiettivo. Tanto più che saranno tolti alcuni limiti all’accesso al data base. Qualsiasi polizia europea, quindi, potrà andare a sbirciare fra gli elenchi.
E’ tutto? Ancora no. Perché su qualche nome – magari quello di chi, espulso, provasse a rientrare da un’altra frontiera – verrà aggiunta una “bandierina”, una spunta. Un segnale di pericolo, insomma. Che ovviamente segnerà la sua vita futura, le possibilità di restare, di trovare rifugio.
Il tutto accompagnato, lo si diceva anche questo, da un alone di mistero e segretezza che ha accompagnato la definizione della nuova Eurodac. Mai stato reso pubblico il testo, mai consultato chi davvero tutti i giorni si occupa delle condizioni di chi arriva in Europa.
Ce n’è abbastanza, insomma, perché le associazioni chiedano ai governi dei singoli paesi, alle istituzioni del vecchio continente uno scatto di dignità. Di fermarsi e di bloccare tutto.
Il pdf della lettera aperta qui
Un estremo tentativo. Lo firmano 31 associazioni. Quasi tutte a carattere internazionale, da AccessNow a Border Violence Monitoring Network, che hanno, certo, “sedi”, filiali e militanti nel nostro paese. Ma colpisce che fra i firmatari ci sia una sola organizzazione tutta italiana: la Hermes Center. La sola.
Stefano Bocconetti
da il manifesto"
http://www.osservatoriorepressione.info/leuropa-vuole-prendere-dati-biometrici-tutti-migranti-anche-dei-bambini/#:~:text=L%E2%80%99Europa%20alza%20ancora,da%20il%20manifesto
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