Tumgik
#sta di fatto che ho fame e bisogna muoversi
crocodilesareboring · 2 years
Text
Uno dei dilemmi della vita maschile è cosa fare quando stai camminando in una strada solitaria e hai davanti una ragazza che va nella tua stessa direzione.
Immagino sia ancora più spiacevole per la ragazza, certo, ma questa ha deciso di rallentare mentre io sto tornando a casa di fretta con il necessario per il pranzo. Per pietà muovi il culo che così arriviamo a casa sani e salvi tutti e due.
24 notes · View notes
aloy97 · 5 years
Text
commentary episode 15 MCLUL
ENG:  With a bit of delay, cause work, I leave here too my commentary of episode 15. TRASH and Fan fiction as a child of 11 years, I think are reductive as terms.( and only from this you already understand that no, I did not like the episode) The relationship with Castiel is a continuous doing 500 steps back like shrimps, neither one can really understand what they want , I explain myself better : Castiel has always been very fragile and insecure when it comes to relationships, I understand it very well because after the story with Debrah it is difficult to jump into a new relationship  but I do not conceive that if the candy  say “A”, he immediately changes his mind. Because he if he backed out was to respect what Lynn said in the last episode. Which WAS that SHE doesn’t want to plan anything and basically  think  about the future. It does not seem sensible to give in just because she  went  against what you say, because at this point there is a fundamental problem about what you and her  really wants. I see so much confusion but more for  candy, because Castiel from the beginning has  said that he wants to make things work and if the nagging is because he can’t stand behind her, he can’t even understand how to move. In fact, when everyone was at rosalya’s  home  to study, as much as he doesn’t love the effusions, Castiel stopped her because  he stayed at the " I want to live day by day". The route of Castiel is very close to my heart and I certainly do not mean for any reason to cut it off, because I have always loved complex and messed up relationships but it must also be said that this is also too much, I don’t  thinki beemoov that we ask  too much but  only,at least, to maintain a WIRE of consistency with what is said. Because honestly with Castiel as well as curbing the drama on fame, you are from two episodes to this fomenting a whim of two boys of 12 years, not of 23. I want to hope therefore that from the next episode there is a bit of consistency and that the beemoov understands that the candy is with a rock star, as a result you can not concentrate on a bickering without neither head nor tail , the drama VERO is the one that also involves the protagonist. Bickering over the question of the " we do not want to be together/ but yes / however  candy don’t want to think about the future". These aren’t bickering as adults, they’re bickering as five-year-olds. The pros of this episode were vaguely the date and well the spicy romance of cass , along with the fact that he tries to live serenely his relationship. For the rest the ending  SEEMS  promises well, but overall how episode was a SHIT I therefore hope that things will take a clear turn with Castiel, because now it is a tangle of arches and nothing concrete. It doesn’t seem difficult  , there are  SO MANY dramas, anime and manga Shojo about rock stars getting engaged to a fan or however a normal girl. p.s     yeelen Beginning to understand why it is so but still keeps on bugging me
Priya: I hope you can overcome this difficult moment, your bow was now begun
______________________________________________________________
ITA:      Con un po' di ritardo, causa lavoro, lascio qui anche io il mio commentary dell'episodio 15. TRASH e  Fan fiction da bambina di 11 anni, penso siano riduttivi come termini.( e solo da questo si capisce già che no, non mi è piaciuto l'episodio) La relazione con castiel è un continuo fare  500 passi indietro come  i gamberi, nessuno dei due si capisce realmente cosa vuole , mi spiego meglio : Castiel da sempre quando si parla di relazioni diventa molto fragile e insicuro , lo capisco benissimo perchè dopo la storia con debrah è difficile buttarsi a pesce ma non concepisco che se la dolcetta gli fa due moine, cambia subito idea. Perchè lui se  si è tirato indietro è stato per rispettare quello che Lynn nello scorso episodio ha detto.Ovvero che lei non vuole programmare nulla e in sostanza pensare al futuro. Non mi sembra sensato cedere solo perchè lei va contro a ciò che  dice, perchè a questo punto c'è un problema di fondo su ciò che si vuole realmente. Io vedo tanta confusione ma più per la dolcetta, perchè castiel sin dal principio ha detto che vuole far funzionare le cose e se la assilla è perchè non riesce a stare dietro a lei, non riesce nemmeno lui a capire come muoversi. Infatti quando tutti erano a casa di rosa per studiare, per quanto non ami le effusioni , castiel l'ha fermata perchè è rimasto al " voglio vivere giorno per giorno". La route di castiel mi sta molto a cuore e di sicuro non intendo per nessuna ragione al mondo  troncarla, perchè ho sempre adorato le relazioni complesse e incasinate ma  bisogna anche dire che così sia anche troppo, non mi sembra beemoov  che vi chiediamo tanto ma almeno di mantenere un FILO di coerenza con ciò che si dice. Perchè onestamente  con castiel oltre che frenare il drama sulla fama, si sta da due episodi a questa parte fomentando un capriccio di due ragazzini di 12 anni, non di 23. Voglio sperare perciò che dal prossimo episodio ci sia un po' di coerenza e che la beemoov capisca che la dolcetta sta con una rockstar, di conseguenza non ci si può concentrare su un battibecco  senza nè capo nè coda , il drama VERO è quello che coinvolge anche la protagonista. Bisticciare sulla questione del " non vogliamo stare insieme/ però si/ però non vogliamo pensare al futuro"..Non sono battibecchi da  persone adulte, sono battibecchi da bambini di 5 anni.DI un immaturità unica. I pro di questo episodio sono stati vagamente l'appuntamento e  beh il romanticismo piccante di cass , assieme al fatto che cerchi di vivere serenamente la sua relazione. Per il resto il finale SEMBREREBBE  promettere bene, ma nel complesso come episodio è stato penoso. Spero perciò che con castiel le cose prendano una piega  chiara ,perchè adesso è un accozzaglia di archi e nulla di concreto. Non mi sembra una cosa difficile , ci sono NON SO QUANTI drama, anime e manga  shojo su rockstar che si fidanzano con una fan o comunque una ragazza normale.
11 notes · View notes
pangeanews · 5 years
Text
1, 10, 1000 Rimbaud! Per una nuova traduzione di Arthur: “ha posto un interrogativo senza tempo: è davvero necessario scrivere poesia?”
Paradosso meridiano: Rimbaud, lo scomparso, il giovane svanito, il gioco di prestigio della lirica – eccolo, lo dici, ne acciuffi il ceppo del verbo e… puf!, è già via – chiede condivisione di miracolo. Va spezzato, come il pane. Se lo leggi da solo, nello shuttle della tua stanza, Rimbaud ti confonde, ti divora, ti ammazza. Non puoi imitarlo; devi seguirlo. Cioè, starti zitto. Smettere l’opera quotidiana – la scrittura, oppure: l’accomodarti tra le ore – e partire, avventarsi nell’ignoto, nel senza niente, avventurarsi a mordere la limonaia della vita. Da solo, Rimbaud brucia; insieme, stiamo intorno alla sua fiamma, oranti a quel lampo. Stiamo intorno alla sedia lasciata vuota dal poeta veggente, facendo rito di gratitudine – quella sedia è lì, chi avrà fame sufficiente per sedersi? In questa moltiplicazione di Rimbaud – un Rimbaud centuplicato, acceso all’eccesso – credo stia il lavoro di Carmine Pistillo, che si è messo nel pericolo maggiore, tradurre Una stagione all’inferno (per La Vita Felice), dopo che nell’inferno del tradurre Rimbaud si sono messi in moltissimi. La traduzione, però – che, come deve accadere, esige che il tradotto perda ogni vocabolario – è l’esito di un incontro fugace – con Moravia, mito dell’adolescenza di Pistillo – e di una ossessione mordace – inizia a tradurre ventenne. Rimbaud, appunto, obbliga al silenzio. E Pistillo – che ha esorcizzato il silenzio scrivendo decine di pagine introduttive – per uscire dall’incubo bianco in cui è piombato ha chiesto aiuto. Ai vivi. Ai morti. Per capire questo libro, parere mio, bisogna partire dal fondo, dalla “Crestomazia rimbaudiana” – che dura sessanta pagine – dove si schedano molteplici, millesimati Rimbaud: di Giovanni Testori (“Credo che Verlaine avesse intuito subito una cosa: che gli angeli in esilio non desiderano il paradiso, bensì l’inferno; e che fatalmente lo cercano sulla terra dove, appunto, sono stati gettati…”) e di Vittorio Sereni (“Su Rimbaud si potrebbe tranquillamente spendere una vita di studio. Ma come vincere lo smarrimento di fronte a quel baratro; o, per altro verso, la tentazione di abbandonarsi alle troppe e contrastanti ipotesi che pullulano dal fondo di esso, variamente autorizzate da quanto lui ha lasciato di scritto?”), di Soffici e di Solmi e di Penna e di Bloom, ma pure dei poeti viventi, pretesi da Pistillo per questo libro, spesso balbettanti di fronte a Rimbaud il Tagliagole, ma è questo il bello, l’audacia dell’indeciso, del titubante (tra tutti, ritaglio parte del pensiero di Giancarlo Pontiggia: “Leggere Rimbaud, negli anni del ginnasio, fu come entrare in un continente nuovo, in una sorta di Africa nera della poesia. Come muoversi, quasi ipnoticamente, verso le sorgenti del Nilo, abbeverarsi di cieli inauditi, di pensieri assoluti”). Voglio dire, il resto è un gioco spericolato, un puzzle infernale, la mattanza sotto il mattino delle allocuzioni. Falciare brandelli di Saison e compararli:
Io! io che mi sono proclamato angelo o mago, liberato da qualsiasi obbligo morale, sono qui, riportato sulla terra, con un dovere da cercare, e la ruvida realtà da stringere! Contadino! Sono forse in inganno? la carità è sorella della morte, per me? Infine, chiederò perdono per essermi illuso con le menzogne. E andiamo. Non c’è nessuna mano amica! e dove chiedere aiuto? (Carmine Pistillo)
Io! io che mi ero detto mago o angelo, dispensato da ogni morale, eccomi riportato al suolo, con un dovere da cercare, e la realtà rugosa da stringere! Bifolco! Sono ingannato? la carità sarebbe sorella della morte, per me? Insomma, chiederò scusa per essermi nutrito di menzogna. E andiamo. Ma neanche una mano amica! e dove attingere soccorso? (Diana Grange Fiori)
Io! io che mi son detto mago o angelo, esonerato da ogni morale, vengo restituito al suolo, con un compito da cercare, e la realtà rugosa da abbracciare! Bifolco! Sono ingannato? la carità sarebbe forse sorella della morte, per me? Infine chiederò perdono per essermi nutrito di menzogna. E via. Non una mano amica, però! e dove trovare aiuto? (Ornella Tajani)
Eppure, è questa comunità rimbaudiana, di poeti ribaldi che non hanno neppure un’Africa né un Aden in cui sparire, in espatrio poetico, che coltivano il cuore di tenebre nell’Harar della metropolitana, che mi conquista. Non resta, rifiutati, sfigati, spretati, che conquistare una città, il circondario del sé, fino all’ultimo fiato. (d.b.)
L’editore Marsilio ha da poco pubblicato una nuova traduzione delle poesie di Rimbaud: di fatto, non c’è editore che non abbia il ‘suo’ Rimbaud. Perché non ti sei accontentato del tanto che già editorialmente esiste, delle traduzioni esistenti, intendo?
La risposta, in un certo senso, è già nella domanda. La Vita Felice, la mia casa editrice, accanto a moltissimi classici antichi e moderni, non aveva nel catalogo Rimbaud. Ma non è solo questo, naturalmente. Sarebbe una risposta editoriale che non mi compete. In realtà, come scrivo nella premessa, avevo un conto in sospeso con questo poeta rivoluzionario. La traduzione della Saison en enfer, in gran parte scritta ai tempi del servizio di leva – nel libro racconto come – era rimasta in silenzio sotto forma di desiderio inconfessato. Quel primo manufatto scritto a vent’anni sia a mano che di nascosto con l’Olivetti della fureria, dormiva da decenni nel cassetto. Parlando con l’editore è riemersa quell’idea, che poi ho abbandonato forse per paura di misurarmi con tutta la letteratura già esistente in proposito e sicuramente perché Rimbaud mi aveva gettato in una spirale di malinconia e di disfatta creativa. Sono stato un anno intero chiuso in casa, seduto in poltrona a guardare il soffitto. Come talvolta accade a chi scrive, mi sono sentito assediato dal fantasma del personaggio.  Era già accaduto anni fa con Vincent van Gogh, un altro parto lunghissimo che mi ha portato a sperimentare la scrittura automatica. Parti di quel libro sono state scritte così. Non so spiegarne le ragioni. Probabilmente sono un caso clinico. Ma è anche vero, come dice Benn, che: “bisogna continuare /a portare in sé i motivi, / per anni, si deve saper tacere”. Quando devo affrontare un autore ho sempre la sensazione di trovarmi davanti a un’urna segreta e inviolabile. A un certo punto, come alcuni personaggi pirandelliani, Rimbaud ha deciso di venire alla luce e di chiedermi conto e giustizia poetica di quell’esperienza giovanile. Voleva esistere ancora una volta sulla pagina. Come un bravo soldato, ho obbedito. Ho ripreso la marcia.
Di Rimbaud, poi, scegli “Una stagione all’inferno”, lavoro barbarico e forse terminale: come mai?
Un caso. Comprai il libretto di Rimbaud tradotto da Ruggero Jacobbi in una libreria di Sabaudia, sotto gli occhi di Moravia, autore che amavo incondizionatamente e che ebbi la fortuna di conoscere proprio in quel luogo. Rimbaud, ha scritto Moravia, ha contribuito a salvargli la vita durante la sua lunga malattia. Se Moravia ama Rimbaud, pensai, come per una sorta di transfer, non posso che seguire il suo esempio. Tra una marcia e una ronda, una lezione di balistica e di storia, vale a dire tra la noia e la nausea per il servizio militare, mi avventurai nella traduzione di quel prosimetro infernale. Non so giudicare il risultato. Spetta a chi ne sa più di me. So che per trasformare un fantasma in un oggetto di studio, non mi è bastato tradurre la sua opera più famosa, ma ho dovuto scrivere un saggio di sessanta pagine che accompagna la traduzione. E altre duecento che dormono in uno dei tanti files dentro la memoria del computer.
Spalanco la domanda precedente: perché è ancora così decisivo Rimbaud, oggi? Perché è necessario continuare a tradurlo, a tradirlo?
Rimbaud, il ragazzo di Charleville, rappresenta la storia infinita della poesia. Con la sua opera ha posto un interrogativo senza tempo: è davvero necessario scrivere poesia? Lui l’ha fatto egregiamente, ma poi ha lasciato a noi il conto in sospeso.  Ha preferito andarsene in giro per il mondo e ripiantare le radici in Africa. Nel momento stesso in cui ha decretato la fine della sua poesia, ha lasciato a noi l’onere di riportarla in vita. È come se ci avesse detto: se ci credete, andate avanti voi! Forse sta qui il motivo di cercare la spaccatura, la ferita che ha prodotto la sua metamorfosi, vale a dire quell’istante in cui è accaduto qualcosa di enorme e d’inspiegabile: il sacrificio delle parole poetiche a favore di quelle della vita.  È questa la sfida!
Ti sei fatto accompagnare, nel lavoro, da una massa di poeti, ciascuno dei quali ha dato descrizione del suo Rimbaud: come mai questa scelta? 
Avevo rinunciato, ero solo.  Chi scrive, lo so, è sempre solo. Scrivere vuol dire decidere d’imprigionarsi nelle stanze della propria mente. Scrivere, ha detto Hebbel, vuol dire anche suicidarsi. Ma nessuno sapeva di questo lavoro rimasto in sospeso e che stavo male. Nemmeno l’editore, che pazientemente aspettava il lavoro finito. E lì che è scattata l’idea di chiedere ai poeti una loro testimonianza, in realtà un soccorso spirituale. Quell’idea è stata terapeutica. Tutti i libri in circolazione riportavano sempre il giudizio e le riflessioni di scrittori morti. Un vero cimitero, una sequela di croci legate alla cultura del passato. Nessuna contemporaneità.  Ho cominciato a fare l’appello e la risposta è stata… beh, basta sfogliare quella che ho definito Crestomazia rimbaudiana, in assoluto un unicum. Si tratta di sessanta pagine, un libro nel libro. Alcuni poeti hanno scritto dei brevi saggi, andando al di là della misura richiesta. Naturalmente, accanto ai testimoni d’oggi, tutti corredati della loro bibliografia, ho voluto recuperare le voci del passato, alcune mai citate, ma cruciali e fondamentali per la mia prospettiva. Ne è venuto fuori una specie di palcoscenico con i poeti di ieri da un lato e quelli di oggi dall’altro. Al centro Rimbaud, l’oggetto del desiderio.
Ognuno, in effetti, ha il ‘suo’ Rimbaud: Arthur è tanto sfuggente da stare nella tasca di chiunque lo legge, si fa predare da tutti, essendo di nessuno. Qual è il tuo Rimbaud? O meglio: qual è l’aspetto di Rimbaud che ti ha affascinato, che ti continua a conquistare?
La sua vita, la prosa più della poesia. Lo so, sembra un paradosso, soprattutto per un autore come me che vive immerso nei libri e che rifugge dagli aspetti del mondano.
 *In copertina: caricatura di Rimbaud sulla copertina di “Les Hommes d’aujourd’hui”, n.318, gennaio 1888
L'articolo 1, 10, 1000 Rimbaud! Per una nuova traduzione di Arthur: “ha posto un interrogativo senza tempo: è davvero necessario scrivere poesia?” proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/39Gc5Tf
0 notes
tatiwomanofletters · 7 years
Text
Brothers, you’re not alone
23 Settembre, seconda parte
Le due amiche sono sole in cucina: Matilde lava i piatti e Tania li asciuga. La cena è stata rilassata e tranquilla, senza parlare di lavoro. Nel pomeriggio la donna ha passato in rassegna il magazzino cercando di capire quanti libri e tomi vari sono stati accatastati e dimenticati e ha scoperto un vero tesoretto. Con sua soddisfazione è anche riuscita a collaborare con Sam senza interferenze imbarazzanti da parte di Dean e Matilde.
- Hey, stavo pensando… - comincia Matilde - riguardo ai miei studi…
- Mmm - risponde Tania sapendo già dove vuole andare a parare la ragazza.
- Tu non sei di grande aiuto e da sola non vado molto lontano…
- Ti aiuto quanto basta affinchè tu riesca ad essere indipendente. - dice - se ti insegno a pescare, poi puoi procurarti il cibo da sola, ma se ti do il pesce già cotto e pulito...come fai quando non ci sono? Muori di fame?
Matilde la guarda senza capire di cosa stia parlando. Poi capisce. - Non sto parlando dei riassunti! Parlo degli altri studi…
Tania posa lo strofinaccio e la guarda. - Ah...beh, lo sai, io con la magia normale non vado molto d’accordo, già è complessa e piena di insidie quella enochiana...e a quella ti vieto di avvicinarti, troppo pericolosa!
La ragazza alza gli occhi al cielo, un’altra madre era quello che le ci voleva, come se l’enochiano le interessasse, per altro!
- Appunto, sei una pippa! Quindi, stavo pensando… insomma, tu non sei d’aiuto, quei due lasciamo stare… e io ho bisogno di fare pratica…
- Arriva al dunque, miss tatto! - sbotta la donna.
- Lo sai qual è il dunque! E non ho bisogno del tuo permesso per farlo… volevo solo dirti che mi è venuto in mente come convincerlo.
Tania sa benissimo di chi sta parlando, ma la cosa la mette comunque in agitazione. Matilde è brava, impara in fretta, molto dotata, ma è giovane.
- Senti, lo so che non posso impedirtelo, non mi piace ma ammetto che ciò che potresti imparare da lui è notevole, solo...non correre rischi. - dice tornando ad asciugare i piatti prima di riporli nella dispensa.
Matilde è soddisfatta, non sperava di ottenere molto di più.
- Lo sai che vi terrò d’occhio e nemmeno ve ne accorgerete, vero? - ci tiene a farle sapere Tania prima di uscire dalla cucina per andare a prepararsi per la serata fuori.
Matilde mette via l’ultimo piatto ridendo sotto i baffi… ognuno ha le sue perversioni, chi è lei per giudicare se l’amica vuole guardare?
                                                                 -0-
In fondo, è solo una serata al bar, uno di quei bar alla Winchester, senza pretese, con birra, biliardo e gente grezza, per cui Tania non capisce perché si sente così agitata. Ha già provato a cambiare abito non sa quante volte senza decidere cosa indossare, anche perchè gli abiti nelle enormi valigie in realtà sono quasi assenti, lo spazio occupato quasi interamente da libri e attrezzatura varia. Il loro guardaroba dovrebbe arrivare a giorni con il resto del materiale dall’Italia. Alla fine opta per un paio di jeans attillati e una maglietta rossa senza maniche fin troppo scollata per lei. Un paio di sandali con platò e tacco completano l’outfit per la serata. Ha optato per un trucco da sera con occhi marcati, perché non sentirsi in ordine una volta ogni tanto? Per l’occasione ha deciso anche di tenersi i capelli sciolti, liberi dalla solita crocchia morbida e alta sulla testa. Un po’ di femminilità non guasta.  
- Hey, angelo - Matilde apre la porta senza bussare - ci sei o no? - per un po’ ha meditato di vestirsi con decenza ma poi ha lasciato perdere, si è giusto tolta i pantaloni sporchi e ha messo la gonna lunga e un po’ logora che le ha passato la madre dieci anni prima, la stessa camicetta larga bianca con il ricamo di sangallo che le cade a sacco. Però si è data una lavata ai piedi prima di rimettere i sandali francescani.
- Sono pronta - risponde Tania fingendo una sicurezza che non ha. - Se esagero con l’alcol fammelo notare, ok?
A Matilde viene da ridere, possibile che non possa lasciarsi andare nemmeno per una sera?
                                                               -0-
Sam si rimbocca le maniche della camicia bianca mentre sogghigna dell’impazienza del fratello. Una serata di relax è davvero da molto tempo che non la passano, ci vuole.
- Hai visto, Cass? Sammy si è fatto bello per la ragazza - ghigna Dean di rimando. A dire il vero anche lui ha sentito il bisogno di darsi una sistemata, ma in fondo si sarebbe dovuto radere comunque prima o poi per cui non vale.
- Idiota - risponde il fratello. A chi la conta, anche lui s’è dato una lucidata, dopo tutto andare al bar con due belle donne è ormai una rarità.
Castiel invece...beh, lui è Castiel. Trench e completo. - Ha fatto bene, anche tu potevi imitarlo e cambiare la camicia da boscaiolo. - dice l’angelo con tono di rimprovero all’amico. - Ma perché andiamo in quel locale, il Maddy’s?
Dean evita di fare commenti sull’abbigliamento da impiegato delle poste dell’altro. - Dove vorresti andare? E poi il Maddy’s è perfetto, un classico.
Castiel alza gli occhi al cielo, definire quel pub perfetto è esagerato persino per Dean. Gli torna in mente il Lux che, per quanto luogo di perdizione, è in effetti su un altro livello.
- Sono sicura che il Maddy’s sarà bellissimo - Matilde entra nella sala con un gran sorriso e la borsa di jeans a tracolla - c’è un biliardo? - a parte la matita agli occhi e il rossetto è identica a sempre.
Quando Tania li raggiunge Sam rimane per un momento incapace di muoversi: sta benissimo con i capelli sciolti sulla schiena. Poi si schiarisce la voce e guarda il fratello, - Bene, possiamo andare - dice sperando di avere la voce ferma.
Tania sorride a Castiel che, imperterrito, tiene indosso la sua divisa. - Castiel...non togli il trench nemmeno quando c’è da divertirsi?
Ha volutamente cercato di evitare lo sguardo di Sam per non cominciare ad andare in apnea così presto. Quella camicia bianca gli sta davvero bene.
- Lo tolgo solo quando devo fare finta di essere un agente dell’FBI, Dean dice che sono più credibile, almeno. - risponde con grande sincerità l’angelo.
- Stai benissimo, Cass - risponde Matilde - nemmeno Colombo porta il trench in quel modo.
- Io continuo a dire che somiglio più a Constantine… - bofonchia la creatura angelica.
Tania non può fare a meno di ridere. - Si, ma Constantine è biondo, e il biondo sul trench stona! Meglio il moro.
Dean le tira un’occhiataccia. Quella sta tenendo il piede in due scarpe e questo non è giusto. Si alza per andare verso il garage - Quando avete finito di farvi i complimenti c’è una birra che mi aspetta…
Il gruppetto si avvia verso l’Impala tirata a lucido.  
- Bella macchina - osserva Matilde.
- Che meraviglia! - esclama Tania in contemporanea con la sua amica.
Le donne si guadagnano un’occhiata compiaciuta di Dean subito prima di bloccare il fratello. - Dietro.
Sam lo guarda stranito. - Come dietro? - chiede guardandolo senza capire.
- Dietro. Oggi è il turno di Cass. - dice in tono risoluto.
Il più giovane lo guarda come fosse impazzito prima di arrossire senza motivo. Preferisce evitare discussioni idiote e apre la portiera alle donne mentre Castiel lo supera guardando incuriosito Dean: non esiste nessun turno secondo il quale lui si siede davanti. Lui siede sempre dietro.
Matilde s’infila per prima ringraziando Sam e mettendosi dietro a Dean guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Tania che, senza altra scelta, si infila nei sedili posteriori tra l’amica e Sam. Lo spazio è poco quando uno dei tre passeggeri è un gigante tutto gambe...per cui ben presto si sente andare a fuoco poiché sente Sam molto vicino. L’uomo, dal canto suo siede rigido dietro Castiel. Questa al fratello la farà pagare, poco ma sicuro.
                                                             -0-
Al Maddy’s è una serata tranquilla, il locale è mezzo vuoto e non hanno nessun problema a trovare un tavolo dove sedersi. Dean si accomoda per primo sulla panca contro la parete.
- Devo darti ragione, questo pub è ottimo! Adoro la musica irlandese! - dice Tania soddisfatta guardandosi intorno.
- Scherzi? Sembra uscito da un romanzo di Cormac McCarthy… - dice Matilde entusiasta.
La ragazza offre la sedia a capotavola all’angelo occupando quella alla sinistra, di fronte a Dean, mentre Sam prende posto di fianco al fratello e Tania di fianco a lei.
- Sarà, ma mi piace, magari è la musica… - continua la donna.
- Ma infatti era un complimento - dice Matilde sistemandole una ciocca nera dietro la schiena.
Dean deglutisce a vuoto, è certo che almeno uno dei suoi porno inizi così.
- Allora, per una serata in compagnia come si deve, bisogna parlare di qualcosa - inizia Tania con un sorriso.
- Ma prima ordiniamo!-  esclama Matilde temendo l'idea di chiacchiera da bar dell’amica.
Sam alza la mano per richiamare l’attenzione di una cameriera sorridendo per il terrore che ha letto negli occhi della ragazza. Tania invece guarda di sbieco l’altra borbottando qualcosa che si perde dietro la musica.
La cameriera arriva subito pronta a prendere l’ordinazione: pub rustico, menù del giorno e da bere quello che c’è!
- Cosa vi porto?
- Per me una rossa doppio malto, media grazie. - ordina Tania. Ha sete...forse per  l’agitazione.
- Anche per me - si accoda Sam.
- Un whisky doppio, Jen - ammicca Dean alla cameriera.
- Avete un tè caldo? - chiede Matilde. La cameriera fa un cenno d’assenso e segna.
- E tu, tesoro? - chiede rivolta a Castiel.
- Un whisky anche per lui - interviene Dean, poi rivolto a Matilde - un tè?!
- Non bevo - risponde alzando le spalle e lasciando l’uomo senza parole.
- Ho provato a guarirla, ma è una malattia incurabile - interviene Tania scuotendo la testa con fare drammatico.
- Ognuno ha i suoi vizi - ribatte Matilde con un sorriso.
- Io non ho vizi - sghignazza l’altra.
- Ti rendi conto di chi mi tocca sopportare? - ammicca la ragazza - e poi mente spudoratamente… la dovreste vedere davanti al cioccolato.
La donna spalanca gli occhi sconvolta. - Il cioccolato è un’arte! - dice dando una leggera spinta con la spalla all’amica che ride di cuore.
- Quasi tutti i vizi sono un’arte - puntualizza Dean con grande approvazione della giovane.  
Sam sorride guardando la scena. - Ma siete sempre così voi due? - chiede alle donne.
- In realtà ci stiamo trattenendo per non spaventarvi subito con il nostro modo di essere così italiane. - lo informa Tania chinandosi sul tavolo con fare cospiratorio.
- Vero, sono molto affettuose tra di loro - interviene Castiel con un gesto d’assenso. - l’ho constatato stamattina. Tania ha fatto un massaggio a Matilde per la cervicale.
Dean fissa prima Cass e poi le ragazze con occhi sbarrati. Lui dov’era in tutto questo?
- L’angelo ha ragione, lei ha delle mani fantastiche - conferma Matilde fissando Sam - ma devo ammettere che me la cavo anche io. - aggiunge.
Sam si schiarisce la voce, per fortuna arriva la cameriera con le ordinazioni. Ha voglia di conoscere meglio le donne, soprattutto Tania. Comincia passandole la birra con un sorriso. La donna prende il boccale ricambiando e pensa che questa serata è davvero una bella idea.
Dean sorseggia contento il suo whisky senza capacitarsi della teiera davanti a Matilde. - Sul serio non bevi? Mai?
Ride lasciando in immersione la bustina. - Mai. Non bevo, non mangio carne…
Dean la fissa come se arrivasse da Marte. - Cosa sei, una specie di santona hippy?
A Tania va di traverso la birra che sta bevendo. Si mette a ridere al pensiero di quanto ci sia andato vicino Dean, magari non santona...di santo non c’è nulla in lei, ma sciamana...strega...beh, l’imbarazzo della scelta. - Sei una santa, orsacchiotta? - chiede alla ragazza con sarcasmo.
Matilde ride - Animaletto Buffo, al massimo! E comunque mettiamola così, il sesso tantrico e le orge sono pur sempre un vantaggio, no?
Tre paia di occhi ora guardano la ragazza sconvolti.
- Decisamente! - risponde Tania lanciandole uno sguardo complice.
- Mi insegni a giocare a Biliardo? - chiede Matilde a un Dean ammutolito di punto in bianco.
La donna la guarda offesa. - Ma come! Non hai mai voluto che ti insegnassi io!  
- Tu sei una rompicoglioni! Mi metti ansia…
- Se vuoi imparare bene è giusto che ti stimoli! - risponde Tania scrollando la testa esasperata, - Traditrice!
Dean fissa il fratello con gli occhi sbarrati in cerca di aiuto, ma Sam alza le mani arreso ridendo di gusto. Abbandonato al triste destino di soccombere sceglie di farlo con dignità: finisce in un sorso il bicchiere e afferrando quello davanti a Cass si alza.
- Io e la ragazzina contro di te - propone guardando Tania che ricambia lo sguardo sorpresa. Beh, in fondo perché no, tra loro deve sciogliersi quel ghiaccio.
- Sfida accettata! - dice alzandosi a sua volta scolando la sua birra. .
- Ti va bene un 15-ball Pool o Carambola in onore dell’ospite? - chiede Dean mentre raggiungono il tavolo da biliardo.
- 15-ball Pool va benissimo. Alla terza?
- Andata.
- Io non ho idea di cosa stiate blaterando - borbotta Matilde mentre Dean porge una stecca a Tania. La donna la accetta misurandola con la sua altezza, trovandola adeguata, e afferrando il cubo di gesso per prepararne la punta mentre l’uomo riassume le regole base a Matilde.
- Bene, iniziamo.
                                                             -0-
Quella è decisamente la miglior serata al Maddy’s da sempre. Non solo ha vinto contro un mezzo angelo, che vale quasi doppio, ma ha passato tutto il tempo a guardare quelle due enormi biglie mezze nude che spuntavano tanto bene dalla maglietta scollata ogni volta che si chinava sul tavolo. E fare la lezione alla ragazzina… diavolo, possibile che in tutti questi anni non gli sia mai capitato un clichè simile? Ora capisce perché è un clichè: chinarsi sulla stecca in due, facendo aderire i corpi e sentendo il profumo di cannella e vaniglia dei suoi capelli, trattenere insieme il fiato prima del colpo… crea una certe tensione.
Sam lo guarda sogghignando. Anche lui ha apprezzato lo spettacolo ma da fuori ha visto anche altro.
- Cos’hai da ridacchiare?
-Ti rendi conto che ti ha lasciato vincere, vero? - lo informa il fratello.
Dean lo guarda male - Primo: non è affatto vero! Secondo, di quella scena tu hai guardato la partita, sul serio Sammy? A volte mi chiedo se siamo davvero fratelli…
- Su… - bofonchia il più giovane prima di schiarirsi la voce e ricomporre i pensieri. Stupido Dean. - La prima partita ti ha studiato, avete finito alla pari. La seconda ti ha stracciato in modo vergognoso, nella terza...ti ha lasciato vincere. Ottima tattica! È in gamba. Un’altra partita a scommessa e ti avrebbe ripulito il conto in banca!
Dean è piccato ma quasi sicuro che il fratello si sbagli. Quel “quasi” però lo infastidisce a sufficienza: - Amico, io ero distratto, va bene? Ma tu, tu sei completamente fottuto. Quella ti ha fuso il cervello, dico sul serio…
- Ma che dici? Tu piuttosto, ho notato che eri distratto...su più fronti! - ribatte con una punta di acidità di troppo Sam.
- Hey, una bella vista è una bella vista! Tranquillo che non si consumano… e poi cosa avrei dovuto fare? Cavarmi gli occhi?
- Magari essere più discreto... sei imbarazzante! - lo rimprovera il fratello.
- Discreto? Ma le hai viste? Non mi pare siano “discrete”! - risponde il maggiore afferrando bicchieri che Ashlie ha lasciato sul bancone ammiccando - Quella mangia con gli occhi sia te che Cass, altro che discrezione!
- Si che le ho viste...ma puoi evitare di fare come  tuo solito? - sibila tra i denti Sam afferrando i restanti bicchieri e dirigendosi verso il tavolo.
I fratelli tornano a sedersi mentre vedono Castiel confabulare con le donne. Sembra quasi sogghignare.
- Non lasciarti prendere nel circolo di cucito, amico! - scherza Dean poggiando una mano sulla spalla dell’angelo con fare protettivo andando a sedersi al suo posto.
- Ma so cucire bene! - risponde ingenuamente l’altro, facendo ridere di gusto Tania.
- Sul serio? Io faccio la maglia… e il punto croce, a volte. - risponde Matilde come se fosse una conversazione del tutto sensata.
- No, quello non lo so fare, però so ricucire il trench. - dice serio Castiel, - e so come raccogliere il miele dagli alveari.
- Col miele faccio le maschere per il viso e le creme… anche la cera è utile.
- Okay, questa conversazione non ha senso! - borbotta Dean sentendosi escluso.
- Decisamente - concorda il fratello. Sam guarda Tania che è completamente rilassata, un’altra donna rispetto ai due giorni passati. È solare, brillante, e la sua risata ha diversi stadi di giubilo: da quella profonda e calma a quella squillante e piena di ilarità. Si, può ammetterlo, se ne sente attratto. La donna si accorge dello sguardo fisso su di lei, come tutti al tavolo, del resto. Quando incontra gli occhi di Sam però lui non li distoglie, non si sente nervosa e gli sorride con sincera gioia.
Per una casualità fortuita in quel momento parte un lento e Matilde risponde allo sguardo divertito di Dean sperando che colga il senso: - Balli? Così facciamo vedere a questi due come si fa… - aggiunge abbassando la voce con tono cospiratore ma non abbastanza perché non sentano tutti.
Dean si alza ghignando e uscendo dal tavolo punzecchia Sammy - Eddai fratellino, non fare il cafone.
Sam lancia uno sguardo di fuoco ai due cospiratori. - Ballare? Non credo che…- comincia a dire in imbarazzo.
Tania gli va in soccorso intervenendo anche lei per togliere entrambi dall’empasse. - No grazie...con questi tacchi potrei rompermi l’osso del collo...andate pure voi.
Dean alza gli occhi al cielo - Giuro che non è mio fratello! - esclama rivolto a Matilde che sorride divertita dall’imbarazzo della donna.
- Angelo - dice rivolta a Castiel - tu balli?
Guarda la ragazza con sconcerto non meno profondo di quello di Dean. - Gli angeli non ballano…
- Faremo un’eccezione per questa sera, okay Cass? - lo esorta Dean al quale si sono risvegliati i neuroni. Se è con loro, non può flirtare con Tania alla quale non resta che farlo con Sammy e, magari, è la volta che si decide.
- Su, muoviti! Se puoi ricucire un trench puoi ballare - insiste la ragazza - ti insegna Dean, è un bravissimo maestro.
- Ma io… - comincia Castiel prima che l’uomo lo afferri di peso per una spalla. - Poche storie e balla! - bofonchia. La confusione dell’angelo è tale che non sa cosa dire, poi lo sguardo, che in realtà cerca aiuto, casca su Sam e Tania che si fissano sorridendo e capisce. - Oh...ok - e si arrende all’imperioso invito dell’amico di allontanarsi dal tavolo.
La consapevolezza di essere soli al tavolo coglie la donna nel momento in cui le sale l’ansia. E adesso che deve fare? Una parte di lei vorrebbe lasciarsi andare, una parte bella sostanziosa, mentre l’altra più razionale le dice che sarebbe meglio di no. Non sa a quale dare retta. Certo che se guarda negli occhi Sam di voce nella sua testa ne sente una sola.
L’altra parte della situazione, il cacciatore, prova esattamente le stesse cose della donna. Come superare quel momento? Tra tutto quello a cui può pensare, una domanda continua a farsi avanti. - Posso chiederti una cosa? - dice finalmente. Al cenno d’assenso della stessa trova il coraggio di porla. -Cos’ha visto Cass nella tua anima?
Per un attimo rimane spiazzata. Quello è un argomento che avrebbe preferito affrontare in seguito, ma forse un momento vale l’altro, a quel punto. Con un profondo sospiro si alza e gli si siede di fianco sulla panca lasciandosi dare spazio.
- Vuoi cominciare dalle cose facili, eh? - dice con un sorriso forzato.
- Mi dispiace - comincia a dire Sam - forse non dovevo…
- No tranquillo, va bene, tanto prima o poi dovrò pure dirvelo. - e sotto lo sguardo curioso dell’uomo comincia a raccontare della sua natura di ibrido, di come l’Organizzazione studia metodi per potenziare i propri agenti sul campo, e di come lei sia unica nel suo genere. Quando termina a grandi linee il suo racconto Sam rimane in silenzio a guardarsi le mani congiunte sul tavolo. Può vedere la mascella contrarsi ritmicamente, segno dell’ira che prova in quel momento.
- E così...praticamente hanno usato cavie umane...neonati compresi. - vuole conferma l’uomo.
- Si, almeno fino al mio caso. Dopo di me hanno finito con le ricerche. L’ibrido angelico è stato l’ultimo esperimento genetico ad essere stato effettuato. Un solo esemplare. - risponde con voce atona.
- Come fai a continuare a lavorare per loro? - chiede ad un certo punto Sam in uno scatto di nervosismo. Una volta ancora ha la prova che quei folli sono tutti uguali: dei bastardi.
- Sono nata all’interno dell’Organizzazione, non conosco altra vita - risponde con semplicità, - inoltre, non tutto è così oscuro e disturbante: io ne condivido lo scopo fondamentale, l’equilibrio che perseguiamo. Non può esserci luce senza tenebra, bene senza male. - distoglie lo sguardo quando termina il discorso - e...senza di loro io sarei morta. Loro non possono fare a meno di me, e io non posso fare a meno di loro. Siamo in equilibrio: io ho le mie libertà fintanto che obbedisco ai compiti che mi affidano.
- Però...hai detto che venire qui non è stata una loro decisione, che son stati obbligati…- vuole sapere Sam.
- Si, e questo probabilmente ha segnato la mia condanna a morte in certi ambienti interni dell’Organizzazione. Ho troppo potere, secondo alcuni, e questo non va bene.- lo informa Tania. Ha sempre saputo che prima o poi sarebbe successo, la sua stessa esistenza è stata un errore, più volte le è stato ripetuto.
Sam è pensieroso. Ora che sa la capisce meglio. Ci sono ancora molte cose che lei non gli ha detto, ma col tempo verranno fuori. Le nozioni appena apprese sono sufficienti per ora, o non potrebbe reggere il colpo. - Mi dispiace. - dice alla donna con tono cupo.
- E di cosa?
- Per ciò che ti hanno fatto…- Non sa come esprimere il disgusto, la rabbia, l’indignazione che prova.
- Mi hanno dato la vita, anche se una vita a metà e in gabbia, da mostro.
- Tu non sei un mostro - dice infine fissandole gli occhi che, nella semi oscurità del pub, sono profondi come due pozze di acqua in mezzo al bosco.
Tania sente il cuore scaldarsi, sinceramente grata all’uomo. Con un sorriso allunga la mano e gli afferra la sua - Grazie.
- Perché non l’hai mai vista se provi a toglierle il cioccolato! - interviene con grande garbo Matilde tornando a sedersi piuttosto congestionata.
- Se tocchi il mio cioccolato sei morta, semplice. - dice la donna ritraendo la mano con un sospiro. - ballato?
Anche Dean ha ripreso il suo posto accanto al fratello - Ballato benissimo! Dovevate vedere Cass…
Matilde scoppia a ridere mentre l’angelo si siede a sua volta.
- Ballare non è male - afferma con serietà Castiel.
- Dipende con chi lo fai, Cass - risponde Matilde con un gran sorriso - è la stessa cosa del sesso ma non ti arrestano se lo fai nei locali.
- Veramente Dean mi ha portato in locali dove non ti arrestano per quello…
Matilde lo guarda sgranando gli occhi e poi scoppia ridere mentre Dean diventa rosso fuoco.
- Questa me la dovete raccontare…
- Decisamente no! - risponde Dean - e non è come pensi! Era… era una cosa educativa.
Le scuse dell’uomo non fanno che aumentare l’ilarità di Matilde.
Sam tossisce cercando di non pensare a Cass in un bordello con Dean. - Ok...preferirei non vedermi l’immagine di Cass nella perdizione grazie a mio fratello…- dice in preda all’imbarazzo mentre Matilde cerca di contenere l’ilarità deflagrante - che ne dite di cambiare discorso?
- Di cosa stavate parlando? - raccoglie Dean cercando di non guardare la ragazza.
Sam si fa cupo e guarda con la coda dell’occhio la donna al suo fianco. - Di...cose. - riferisce incerto al fratello.
- Voleva sapere cos’ha visto Castiel toccandomi l’anima.
Dean è curioso ma forse preferiva ricordare il bordello quando quello accanto a lui era ancora il SUO angelo.
Matilde lancia a Tania un’occhiata esasperata, quella ragazza non sa passare una serata allegra in nessun modo.
- Ehm, avrei da chiedervi un favore - comincia la donna guardando Sam. - domani avete impegni?
- In che senso? - chiede Dean.
- Avete da preparare una caccia? Dovete lasciare il bunker per andare da qualche parte?
- Niente in vista, perché?
- Io e Matilde dovremmo andare a Lawrence, lei deve registrarsi per l’Erasmus in segreteria in Università e ci servono cose...il resto dei nostri bagagli arriverà a giorni, nel frattempo...beh, diciamo che ci servono vestiti!
- Vi prego salvatemi, vuole portarmi a fare shopping! - risponde Matilde.
- Puoi sempre prestarmi l’Impala! - dice Tania con sguardo fintamente innocente a Dean.
- Scordatelo! - l’ammonisce serio il cacciatore - ma potete andare con la macchina di Cass.
Tania guarda l’angelo seria. - Non credo sia possibile… - comincia a dire la donna, - avrà da fare domani…
Dean si volta stupito a guardarlo.
- Si...mi stanno chiamando i miei fratelli...hanno bisogno di me. - annuisce Castiel assorto nell’ascolto di Radio Angeli.
- E tu come lo sai? - chiede Dean rivolto a Tania.
La donna si tocca la tempia. - Collegamento. Sono connessa con la loro mente collettiva...io posso ascoltarli, ma loro non possono ascoltare me. Generalmente tengo quel canale chiuso, ma ho gettato dei piccoli “virus”...quando nominano qualcuno che mi interessa...io lo sento.
- Fantastico! - bofonchia Dean. Ci mancava la connessione telepatica adesso… - ci vuole un altro whisky - aggiunge alzandosi.
                                                             -0-
È notte fonda ed è stanca, quella stanchezza che toglie il sonno e rende i contorni delle cose sfumati e manda il buon senso in cantina. Le cose migliori le sono sempre capitate in quello stato di incoscienza e rilassatezza. Dovrebbe andare a dormire ora che si è lavata, magari bussare alla stanza di Tania e infilarsi sotto le coperte abbracciandola, allora dormirebbe anche se non ha sonno… però continua ad avere davanti agli occhi il sorriso del cacciatore e non si capacita di come abbia potuto non perderci il cuore prima. Non ha mai saputo resistere ai sorrisi tristi ed è sicura che quella stretta allo stomaco non le passerà fino a quando non se ne sarà presa cura in qualche modo. Scuotendo la testa contro se stessa va a bussare alla porta di Dean.
L’uomo ha appena finito di slacciarsi le scarpe e sta ripiegando la camicia sulla sedia affianco al letto quando sente bussare e va ad aprire.
- Che succede? - le chiede perplesso trovandosela di fronte ancora vestita.
Smette di chiederselo quando sente le labbra della ragazza contro le proprie, labbra morbide, delicate, chiedono un permesso che il suo corpo concede prima che la testa elabori. Senza nemmeno volerlo le prende i fianchi e quando le labbra si staccano restano un momento in silenzio a fissarsi, i respiri rotti che si incrociano e i cuori che corrono.
Matilde sorride congestionata per il calore del desiderio che le fa girare la testa mentre Dean si scosta per lasciarla entrare e richiude la porta.
Per un momento la testa del cacciatore torna a funzionare e si rende conto della situazione, cerca di protestare mentre si avvicina alla ragazza in piedi affianco al letto: - dovresti andare… - borbotta poco convinto ma intanto è a un passo da lei e la fissa con quegli occhi color di foglia che le chiedono un altro bacio.
Matilde ubbidisce rubando tra le sue le labbra dell’uomo, prima assaggiandone una, poi l’altra, senza più bisogno di chiedere. Vorrebbe dirgli che andrà tutto bene, che non deve più preoccuparsi, vorrebbe che ogni bacio diventasse un fiore e una carezza e in qualche modo le sembra che l’uomo capisca. Quando la stringe contro di sé si sente piccola contro quel corpo mentre le mani di Dean sembrano tracciarle sulla pelle scie di brividi e piacere alzandole la camicia.
Dean non dovrebbe, per un miliardo di ottime ragioni. Non si può fidare, abbassare la guardia in quel modo non è un bene, domani se la ritroverà di nuovo per casa e non saprà cosa dire, è troppo giovane, lui è troppo vecchio per queste cose… quelle labbra sono così morbide, così gentili e calde e non si era accorto di quanto ne avesse bisogno. All’improvviso c’è bramosia nei loro gesti e ogni possibilità di staccarsi scompare, i corpi si fondono stringendosi l’uno contro l’altro e la stoffa sembra una barriera inaccettabile. Matilde gli alza la maglia scoprendo il torso fino a che non è costretto a sfilarla e il calore e il profumo di quella pelle le danno alla testa. Gli bacia il collo, gli bacia il petto e traccia con le mani i contorni di quel corpo di uomo, così forte, così perfetto.  
Dean lascia scivolare le mani dalla morbidezza dei fianchi pieni fino all’orlo della camicia della ragazza, cerca la pelle morbida della schiena con le dita sotto la stoffa fino l’allacciatura del reggiseno che apre in un momento. I vestiti cadono a terra e loro sul letto mentre il cacciatore le bacia il collo, le chiude il seno nella mano mentre lei ansima stringendogli i capelli in un eccesso prima di tornare ad accarezzargli la nuca e respirare. Si baciano ancora mentre Dean le sfila le mutande da sotto la gonna prima che la ragazza lo ribalti sulla schiena e inizi a baciare con urgenza ogni centimetro di pelle che trova disponibile ascoltando i gemiti rochi che gli strappa mentre gli si inturgidiscono i capezzoli sotto le sue labbra. Traccia con le dita la linea del ventre dell’uomo sotto l’ombelico prima di slacciargli la cintura e sbottonargli i jeans.
Matilde, in un istante di lucidità, non può credere di star davvero facendo una cosa del genere con quell’uomo: ha letto di lui, sa chi è lui, sa cos’ha fatto… forse è questo il punto, chi non vorrebbe trovarsi lì con l’uomo che ha salvato il mondo?
Il resto dei vestiti di Dean Winchester scivola ai bordi del letto mentre la ragazza si impossessa di lui sfiorandogli la pelle bianca e sottile dell’interno coscia con le labbra. L’uomo geme inarcando la schiena. L’aria è piena del suo profumo mentre lei esita tra la voglia di guardarlo godere e il bisogno di lasciarsi prendere che alla fine prevale. Torna a baciarlo senza smettere di accarezzarlo e un attimo dopo il cacciatore le è sopra e lo sente duro contro di sé mentre scosta la stoffa della gonna per lasciarlo entrare.
Dean impazzisce per l’intensità del bisogno mentre si guida con la mano contro l’apertura calda e bagnata della ragazza, le bacia un capezzolo mentre sente la sua schiena inarcarsi e il corpo fremerle quando le entra dentro. È solo una spinta, riprende un minimo di lucidità ed esce allungandosi verso il comodino col fiato corto, recupera un preservativo dal primo cassetto e lo indossa in fretta mentre le mani gli tremano. La ragazza è rimasta immobile, il volto arrossato a riprendere fiato. Sorride quando la guarda, poi gli afferra le braccia tirandoselo di nuovo sopra. Le scivola dentro di nuovo, di nuovo lei inarca la schiena, geme, gli arpiona i capelli, le spalle, gli ruba le labbra, gli morde la gola, gli succhia le orecchie e il piacere aumenta, aumenta il ritmo, il battito cardiaco, il sangue che bolle, il sudore, l’odore di sesso. I corpi si rincorrono, lei con le mani sui suoi fianchi gli guida il ritmo mentre lui si solleva su un braccio e la guarda scoprire la gola, gli occhi chiusi mentre si morde le labbra. La sente stringersi contro di lui, pulsare mentre il corpo le si rilassa, quel corpo morbido, facile da capire, facile da far vibrare.
La ragazza sorride, fa scivolare le gambe sotto di lui e l’uomo pensa lo voglia cacciare, fa per spostarsi ma con le mani lo trattiene. Chiude le gambe tenendoselo dentro e torna a guidargli le spinte inarcandosi a ritmo con lui. Dean scopre un nuovo gioco e gli piace. Dopo un momento il contatto così stretto delle cosce contro il suo sesso anche quando si ritrae gli lascia scariche di piacere continue e lei è diventata così stretta e calda e bagnata che sente salire di colpo il piacere mentre Matilde gli arpiona le natiche e chiede un ritmo sempre più veloce.
Quando sente i muscoli tendersi e il corpo fremere sopra di lei apre gli occhi, gli lascia il bacino e afferra il volto imperlato di sudore di Dean tra le mani. Quegli occhi così chiari, così duri e bisognosi la fissano pieni di piacere mentre il volto si piega in una smorfia di estasi e fatica e l’ultimo gemito gli si strozza in gola.
Dean si lascia cadere sulla schiena annaspando prima di sfilarsi il preservativo, annodarlo e lanciarlo nel cestino. Matilde sorride riprendendo fiato, rotola su un fianco contro di lui e lo abbraccia.
All’improvviso l’uomo si sente in imbarazzo, non avrebbe dovuto… : - Ascolta, ragazzina - borbotta cercando un modo gentile per dirlo e le accarezza la testa sperando di alleviare la situazione - io non… insomma, non voglio che tu… fraintenda la situazione.
Matilde alza il volto guardandolo perplessa e dall’espressione preoccupata capisce il problema. Sorride, gli accarezza il volto indugiando sul profilo della tempia: - Nessuna promessa, nessun rimpianto, va bene? Ho solo voglia di dormire con te per questa notte.
Dean sorride annuendo, forse non è un’idea brillante ma gli piace tenersi addosso quel corpo tiepido e profumato di sesso per quella notte. Matilde torna a posargli la testa sul petto e dopo un minuto sta già dormendo.
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3718132
0 notes