Tumgik
#telefonamitra20anni
telefonamitra20anni · 27 days
Text
Tumblr media
Linguaggio Mastrojanni.
Linguaggio : comunicazione, estensione in espansione di uno stato emotivo, di un pensiero.
Ma la questione è ben più semplice, Marcello, senza tecnicismi è stato inconsapevole comunicatore di espressività eterogenea. Il suo linguaggio era fruitore emotivo universale, senza distinzione di genere. Lui si adoperava nella vita come nel cinema a comunicare. Lo faceva legato ad un filo di un telefono, tra le strade stanche di un quotidiano, spinto, da quell'urgenza gentile e dalla sua stessa vena di sola malinconia. Quel linguaggio, Il suo mestiere lo ha estremizzato, adoperato, spiegato. La sua espressività non canonica, così realistica ha svelato ogni colore possibile, celato nelle parole pronunciate durante le interviste, o in mezzo un tempo attoriale in una scena da "ciack azione". Un linguaggio complice, misurato, diretto, fisico, gesticolato, controllato, ma spontaneo. Un linguaggio coscienza, democratico, proiettato, congruo con il suo modo di essere e di voler dire, e poter avere quell' estensione spontanea e coinvolgente. Marcello era fruitore di un linguaggio che aveva il suo modo di fare linguaggio: indolente, gentile, attrattivo, seducente, eroticamente involontario, capace di sostenere un conscio pensiero che non fosse banalmente lasciato al caso. Tutto questo accadeva in semplicità, naturalezza in afferenza.
Tumblr media
15 notes · View notes
telefonamitra20anni · 1 month
Text
Tumblr media
Appuntamento con il destino all'ora del tè.
È una giornata qualunque della sua vita da impiegato, Marcello riceve una telefonata:
Pronto, Marcello? Vieni in Piazza di Spagna, c'è il Rugantino, una sala da tè, ci vediamo lì, devo presentarti una persona.
Quella persona era Visconti. Con lui Marcello, ha aperto le porte al proprio destino, varcando la porta d'oro del teatro, ma questo ancora non lo sapeva. Luchino lo ha allenato con le dovute durezze, riservate a un purosangue, alimentando in Marcello la chiara e sicura voglia di potercela fare. Gli ha insegnato la sacralità di quel palcoscenico, e del peso che le parole hanno. Lo ha forgiato, stancato, esortato, stimolato, esaltato, rivendicato e messo in discussione. Visconti ha sfidato il suo istinto, con un occhio attento al futuro e Marcello si è lasciato sfidare, così, semplicemente, in un giorno qualunque. Il mestiere dell' attore, è cominciato così, davanti ad un tè, mentre la vita si rimetteva in gioco con un banale "si", detto con la incosciente e ostinata voglia di giocare.
«Visconti mi ha messo in teatro e mi ha insegnato buona parte di quello che so, non solo il mestiere ma il gusto del mestiere, da uomo moderno, il non essere guitto, una cosa che tanti attori bravi non capiscono, pur essendo dotati di grandi possibilità. A parte naturalmente, insegnarmi a recitare, a capire certi testi, a capire come valorizzarsi […]. Questa partenza mi ha fatto capire le mete da perseguire, anche nel cinema».
Tumblr media
16 notes · View notes
telefonamitra20anni · 2 months
Text
Tumblr media
La dolce vita: Il punto più alto il punto più fragile.
Oui, Je suis content! È il 1960, Marcello vive uno dei momenti più belli della sua vita di attore e di uomo, inizia cosi, la sua "dolce vita". Tutto scorre veloce, il successo gli piomba addosso e d'improvviso, si ritrova ad essere riconosciuto come il latin lover di fama mondiale, l'attore simbolo italiano da mettere in vetrina. In questo vortice di successo, l'uomo viveva il punto più alto e il punto più fragile della sua vita, Marcello riscopre le sue più tangibili inettitudini e debolezze, ritrovandosi per un momento smarrito, in uno status di felicità incosciente. Vive lo spericolato viaggio di una crisi personale che mette alla prova, la conoscenza il perdono e l'accettazione del suo essere uomo virtuoso, inetto, umano, fragile. Lui, fino ad allora, sentiva di essere in qualche modo sbagliato. Eppure, quella dolce vita la accoglie, complice in causa Federico, che riscopre amico, confidente, complice, anima affine. Fino a quel momento, Marcello non sapeva che nome dare alla filia, alla felice libertà di sentirsi se stesso, senza quel retrogusto amaro del senso di colpa. Federico lo guida, lo ascolta e lo comprende. Gli dice che guardarsi come dentro uno specchio può far certamente paura ma, può essere capace di raccontarti bellezza. Marcello lo ascolta, cresce, evolve, si conosce. È il 1960 e per lui, è un nuovo battesimo. Dal punto più alto lui, ha capito che tanto valeva essere, e che il giusto rifugio dal punto più fragile sarebbe stata la cura della comprensione. Da quel momento tutto ha avuto un sapore diverso, sebbene un uomo non possa conoscersi mai abbastanza, Marcello ha capito di essere solo un uomo libero alla ricerca di se stesso, con la giusta cinica comprensione, con il piu adeguato spirito critico che lo contraddistingueva.
18 notes · View notes
telefonamitra20anni · 2 months
Text
Tumblr media
L'allenamento alla pazienza
Quando gli domandano, cosa ha dovuto imparare dal suo lavoro, risponde sornione: "la pazienza, in questo mestiere si aspetta sempre, è un mestiere fatto di attese il resto non è difficile". La sua propensione alla semplificazione non è una nota a margine. Nella pazienza c'è quel confine di resa che Marcello doveva allenarsi ad adoperare, quella saggezza sottile, che che ha alimentato con l'instancabile perseveranza di chi ha sempre osservato, intrapreso, voluto e sentito di essere nel posto giusto, nel giusto momento. La pazienza, era quel laconico confine da dover imparare a tracciare, quell' estensione del tempo in cui la tolleranza doveva respirare, il giusto peso del tempo da sopportare, lo spazio per l'accoglienza alla lucida lotta alla noia, per lui, che fermo e paziente proprio non ci sapeva stare e per questo Marcello, paradossalmente era il suo stesso contrapposto della sua ben più nota pigrizia. Paziente non lo era affatto, con il tempo lo è diventato, ci si è piegato, ha accolto questa virtù nel bene e nel male allenandosi alla pazienza, imparando il gusto di un'attesa voluta, subita, distillata, mutata in un tempo scandito, certamente più opportuno che non avrebbe mai saputo cedere alla noia, solo per il semplice diletto di farlo. Nella pazienza, c'è la ricerca dell'attesa, la resa alla solitudine, così detestabile per lui, tanto quanto un saggio confine fatuo. Nell'allenamento alla pazienza, c'è la forza motrice morale che gli permette di fare pace con quella solitudine, con quel confine.
18 notes · View notes
telefonamitra20anni · 16 days
Text
Esistenzialismo, alienazione, incongruenza.
Tumblr media
Lo straniero.
Meursault è un uomo apatico e distaccato, un antieroe sociale, incapace di provare emozioni genuinamente profonde o di conformarsi a schemi dogmatici e labili consuetudini sociali. La sua indifferenza nei confronti degli eventi più cruciali della sua vita lo lascia inerme, inetto, conducendolo a compiere scelte del tutto discutibili, culminando nella sua condanna a morte per omicidio.
Marcello cattura in modo straordinario e fervente l'essenza di questo personaggio così complesso e controverso trasmettendo al pubblico la sua apatica freddezza, adornata da un' inquietante calma, anche dinnanzi alla tragedia e all'ingiustizia, contribuisce al dono di un contrasto acceso, sottolineando un tratto di fatua e delicata sensibilità.
Lo straniero è un excursus esplorativo attraverso temi profondi come l'alienazione, l'assurdità distopica della vita e la mancanza di senso nell'esistenza umana e delle sue discutibili convenzioni sociali, nei suoi confini emarginati in regole da perseguire, per porsi il "dovere di essere" perfino quello che non si sente di essere. Mersault, resta ben lontano da tutto questo, scegliendo distintamente di camminare controcorrente, trascinato, emarginato, inetto, a suo modo elucubrante di un concetto ben più semplice, più asciutto, avulso da ogni sovrastruttura esistenziale, del tutto conscio di non essere l'unico a permeare il ruolo di un uomo alienato in una convenzione sociale e morale.
Tumblr media
8 notes · View notes
telefonamitra20anni · 1 month
Text
Tumblr media
Cinema, da fast food.
Hollywood lo ha corteggiato, gli imponeva un linguaggio, ma Marcello non voleva snaturarsi. C'era in lui un'integrità, una natura semplice e semplificante di fare il mestiere d'attore, che lo guidava a condurre scelte tutte personali. L'uomo, invece, faticava alla comprensione di quel linguaggio, nella sua imposizione, seppur dotato di estrema sensibilità e riconosciuto come tale, celava in sé una certa diffidenza a prendere parte ad un meccanismo cinematografico da fast food. Lui, detestava sentirsi come un impiegato che necessariamente doveva "timbrare il cartellino", la sua creatività spontanea e delicatezza attoriale, erano soffocate da tutto questo. Ma il suo mestiere, in qualche modo, lo destinava sempre alla caparbia richiesta di prendere una decisione, di capire quanto "giocare" in un sistema cinematografico di cui non sentiva totale appartenenza, potesse essere necessario. Marcello, attore italiano instancabile, non voleva tramutarsi in eremita artistico, votato ad un confine, ma bensì gli era più congeniale vivere liberamente quel confine, come un turista di lusso, con il più autentico gusto della scoperta, alimento vitale e opportuno per chi, come lui, ha voglia di riempirsi gli occhi e la testa. Ma la sua propensione alla curiosità spontanea, lo spinge a sperimentare e a non rimanere mai statico, fermo in un ruolo solo, in un qualunque posto del mondo. Alimenta nella sua testa e nei suoi occhi, mondi appartenenti ai suoi personaggi, e riesce a farlo senza troppa ricerca, solo istinto, raccolto, racchiuso, in appartenenza. Lo fa di tanto in tanto, concedendosi uno sguardo al di fuori da sé, dal suo confine, in prima linea, rendendo esterofilo il suo sguardo attoriale, senza dimenticarne l'integrità. Solo istinto analitico e sensibilità bastante a tirare su un carattere, un personaggio che necessariamente non difendesse il ruolo dell'italiano medio ma che, integrandosi, ne ricordasse le radici, anche fuori dal suo confine natio. Marcello era fruitore del suo linguaggio, opportunamente aderente a lui, familiare, congeniale, caustico di un cinema che potesse comunicare e non consumare.
8 notes · View notes
telefonamitra20anni · 5 months
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
15 notes · View notes
telefonamitra20anni · 11 months
Text
Tumblr media
Disperato erotico stomp!
Disperato. capitolo 1.
Per Marcello, la disperazione è un sentimento da evitare, l'emotività che ne consegue, è alienante al punto tale da farlo sentire fisicamente male. Quando ci si è trovato di fronte, si è lasciato colpire. Succede, di non essere pronti. Succede, di non saper recitare la parte del cavaliere indomito e coraggioso. È successo anche a lui, di fronte all'amore. Si lasciava legare, e si accertava che il nodo fosse ben stretto ma, quando quel nodo veniva sciolto, violentemente slegato non per suo volere, era immediato smarrimento. Vuoto attorno.
" Ho sentito sofferenza. In quale altro modo si sente la passione?"
Si interrogava, su come chi amava avrebbe potuto vivere senza la sua protezione, come l'occhio di qualcun'atro avrebbe potuto essere così attento, se non fosse stato il suo.
"Lungamente Eros mi ha guardato coi suoi occhi lunghi, in me è solitudine e io nel mio letto resto sola...". "Saffo".
Appunto.
Tumblr media
Erotico. capitolo 2
L'eros, il motore. Marcello di passioni si nutriva, chi non lo farebbe?! A lui, di "eros" gliene hanno attribuito molto. Il connubio visivo di un gesto da seduttore navigato, le "conquiste", e di nuovo, le etichette da sconfiggere fanno la somma. Suo malgrado, erotico, lo era innatamente, a suo modo. Senza esserlo in modo disturbante, tanto da "star simpatico" anche agli uomini, mentre le loro donne sognavano. Eroticamente innocente, quasi in modo "femminile", da rasentare una certa delicata e non sfacciata "ambiguità". Nonostante la stereotipia, la giacca scura, le spalle larghe, la camminata sicura, lo sguardo seduttivo indossato apposta per l'occasione, era delicato. Erotico, per lui, era tutto ciò che precedeva l'atto, il momento. Erotica era l'intelligenza della sua donna.
Tumblr media
Stomp. Capitolo 3.
"Smick, Smack, smick Smack", lo vedi giocare mentre si parla di sesso. In ogni film che toccava l'argomento, l'ironia era la chiave vincente. L'apoteosi dell'ironia si fa sequenza in " Città delle donne" di Federico Fellini, il vecchio Snáporaz, si ritrova nel tempio di "Sante Cazzonius", dove si fa strada tra un cimitero di orgasmi e donne di tutti i tipi. Marcello asseconda il percorso, si intimidisce, ma curioso alimenta il suo voyeurismo sull'argomento. Quasi, non fosse altro, che una parabola della sua vita privata. In molti si sono messi in cattedra per approfondire la materia e a domanda, rispondeva sempre geniale con ironia, e Fellini, suo complice se ne veicolava. In realtà lo facevano entrambi. Sgulp! E il curiosone era additato, tutti i riflettori erano sulla sua malizia.
46 notes · View notes
telefonamitra20anni · 3 months
Text
Tumblr media
Infondo cosa vuol dire divo? sono semplicemente Marcello.
Gli uomini della mia generazione sono cresciuti con miti di ogni natura, il divismo era un immagine mistica, onirica, negli occhi dello spettatore. Sognare rendeva leggeri, creativi, romanzieri. Lo ammetto a volte da ragazzo, da bambino, l'ho fatto anche io, ho usato i miei sogni, sceneggiato speranze e mi sono riscoperto a vivere molte vite ritrovandomi poi, con il successo, in una visione divistica negli occhi dello spettatore. Io, Divo! Infondo cosa vuol dire divo? sono semplicemente Marcello, la forma più concreta dell'uomo, nella sua bellissima e intera fallibilità. Sono il contrasto perfetto, più adeguato, più discutibile. Mi domando, come possa la gente trovare in me, un esempio di uomo da divizzare. Il divismo, forma-immagine così astratta in una realtà sostanziale da rifuggire. Ecco forse, cosa spinge a trovare in me il divo, una fuga che permetta leggerezza, quella sottile irraggiungibilità che alimenti la voglia e il desiderio, proprio come accade in amore. Ma divo io, non mi ci sento affatto. Privilegiato, fortunato, pubblicizzato sono aggettivazioni più opportune. I divi hanno temperamenti più spigolosi, definiti, a cui io sento di non appartenere, mi appartengono i mezzi toni, perché gioco in rimessa. Il divo è una figura eterea, e a me piace il concreto, prendere tutta la bellezza, io apprezzo il tangibile. Il divo elargisce sogni, io pezzi di cinica verità, mentre stai sognando. La differenza è sottile, intelligibile, dolcissima. Non sento di appartenere ad una immagine ma ad una riconoscibilità della stessa. Sento di essere entrato in un vortice, in una fenomenologia, ma ne rifuggo fortemente l'etichetta, la forma, il confine, il concetto, la sua volgarità sottile. È l'unico potere che ho, l'unico tratto più acuto, più spigoloso che mi concedo per difesa mentre tu, rimani a sognare.
Tumblr media Tumblr media
8 notes · View notes
telefonamitra20anni · 3 months
Text
Tumblr media
Dietro la luce fendente di un flash.
Dietro a quei flash ci sono io, con il mio contrapposto perché. Sono divenuto attore, come uno preso dalla strada, il successo me lo sono costruito, caparbiamente, ma senza nulla a pretendere, e così il successo, mi è piombato addosso. A me, Marcello, simbolo di maschio italiano, incarnazione del good man da ammirare, da divizzare. Certo, Il gioco si fa comodo e divertente, adulatore, per quella certa puttaneria che il mestiere ti richiede ma, faccio sempre i conti con quella parte di me che mette in discussione la mia bravura, la mia discrezione. Come tutti ho fatto i conti con la paura, la stessa che ha governato certe mie eterne insicurezze. Dietro la faccia del successo, alla luce fendente di un flash, resta l'uomo con la sua umanità più poveramente ricca di ogni vizio e virtù, resta l'anti-divo, l'essenzialità, l'indolente, il furbo, il languido vigliacco in cerca di protezione.
Assurdo pensare che un attore faccia di tutto per diventare famoso e poi, indossare un paio di occhiali da sole per nascondersi, con l'illusione di proteggersi.
Ma è proprio questo che mi accade, anche sotto la luce di un flash, capace di amplificare, adulare e trasgredire, mettere in mostra e tradire. Tutto questo è parte di un gioco che ho scelto, le cui regole a volte sono state pesanti da digerire, e allora gioco nel mio stile, in rimessa, in dolcezza, in difesa, in tolleranza, in bellezza.
9 notes · View notes
Text
Tumblr media
Pronto, ciao.
Amava telefonare, girava sempre con un sacchetto pieno di monetine per telefonare. Sembrava essere il suo rito, per scaricarsi dalle tensioni accumulate dal post ciak. Amava cercare, ma meno essere cercato. Amava prestare l'attenzione altrove, nei gesti semplici di comporre il numero e aspettare che qualcuno, dall'altro capo del telefono, rispondesse al suo "pronto, ciao!"
25 notes · View notes
telefonamitra20anni · 5 months
Text
Tumblr media
Uomo del '20, autoritratto.
È un giorno fra tanti, una sigaretta si lascia consumare fra gesti quotidiani, Marcello è seduto nel suo camerino, il suo riflesso che lo osserva. Cerca il prismatico esempio di un uomo da rispettare, un tipo d'uomo, che sente un po' lontano. Lo osserva, lo invita ad accomodarsi, tra tutti quei perché. Ma è solo un attimo. Uno smarrimento necessario di coscienza. Marcello, nel suo specchio ci scruta un uomo, capace di leggere attraverso un prisma di fragilità, intelligenza cinica e aspra ironia, ci vede un uomo delicato e gentile, un'anima che gioca e ha le ginocchia un po' sbucciate, a cui avrà detto, stai attenta, non correre! ma che a volte, avrà fatto orecchie da mercante. Il suo riflesso gli parla attraverso, anche sotto quel trucco di scena che aspetta il suo ciak e che non esita a farsi riconoscere, a lasciare che sia speculare esempio di un autoritratto, trasposto, trasfigurato, rimesso in immagine, esito di un un qualcosa da rivedere, rimescolare, rigenerare per poi migliorare. Marcello è un uomo del '20, antico e moderno, che ha conquistato il suo posto, il giusto centro, con quella fatica che comporta l'insegure un sogno, il cercar se stessi e l'identità anacronistica di quell'uomo del '20, che cammina nel suo oggi. Nel suo riflesso il rumore e il silenzio, il vanesio e il modesto, il superficiale e l'onesto e di fianco una cartolina, messa lì per ricordare che, tra tutti quei perché, non ci si debba sentire soli, sebbene nel suo camerino venga sempre qualcuno. Uno sguardo al telefono, un tiro alla sigaretta per sbuffare via un po' di fumo e preoccupazioni e l'uomo del '20 va in scena per essere medico, marito, professore, barone, casanova, per provare ad essere chiunque e tenersi un po' da parte, per non scrutarsi, per accendersi in colori vivacissimi, istrionici, malinconici, complessi e mai uguali lasciati lì apposta per essere visti, letti, notati. Marcello è un uomo del '20, determinato ad essere vivo, vitale e sognatore, un uomo da guardare nel suo vero riflesso, una vetrina di semplicità e meraviglia. Un'identità distaccata, complessa, rivelata, bellissima, proiettata come ieri "nell'oggi, domani e dopodomani", anche tra quelli più consumati.
10 notes · View notes
telefonamitra20anni · 5 months
Text
Tumblr media
Dai bordi di periferia, al cielo sopra Berlino.
26 novembre 1988,
Volo sopra Berlino e nell'attesa di atterrare, un muro divide l'Europa, la stessa Europa che condivide e esercita il mio sogno. Con la forza di un sogno e dell'immaginazione, quel muro diventa cielo, telo bianco su cui proiettare immagini, dove riversare fantasia. Questa sera, lo smoking è la mia divisa di "maschio italiano", incarnazione perfetta della mia dolce vita che mia ha portato fino qui, non con poco sacrificio e passione, ma si deve pur "timbrare il cartellino!". Lo confesso, mi sento teso, in queste occasioni lo sono sempre un pò, ma cerco un distacco. Prendere premi, riconoscimenti è piacevole e per certi versi, per me, poco sostanziale, in me, c'è quella lotta eterna che mette in discussione mia effettiva bravura. Sono occasioni queste per stare in vetrina, lasciarsi spiare, mettersi sotto una luce tagliente di giudizi, ma questo è circostanziale. A me importa solo amare il mio mestiere, farlo bene e con passione, in realtà dello smoking me ne farei probabilmente ben poco. Dalle quinte mi sento chiamare, " ladies and gentleman, Marcello Mastroianni!" passo sicuro e da buon professionista, conquisto il centro del palco. Il teatro esplode in un applauso e mi riversa il suo calore. In queste occasioni, sono bravo a schermare un emozione tradita, ma qui, in questo teatro, a Berlino, quell'applauso mi è sembrato significativo. La mia storia l'avevo scritta come una sceneggiatura imperfetta, caratterizzante, io protagonista di mille storie, vite, anche equidistanti dalla mia, ho lasciato che si raccontassero, che dicessero anche un pò di me, come adesso, in questo esatto momento che a tradire, proprio me, ironicamente sono io. Per un attimo ho pensato a mia madre, a cosa avrebbero visto i suoi occhi, al suo esortare "Bravo"! ma è stato un solo attimo. Applaudono me, opportunamente sbagliato ed onesto, il "romano tranquillo", l'immagine italiana, esito di un tipo d'uomo che vorrebbe pigramente migliorarsi, progredire, ma che alla fine vorrebbe solo eternamente giocare al mestiere d'attore. Applaudono me, e lo fanno in piedi, con il rispetto dovuto, di chi si sente in debito per aver ricevuto bellezza, applaudono e lo fanno referenzialmente e mi sembra di ricevere incredibilmente tante pacche sulla spalla. Applaudono, e dicono che sono grande, ed io mi sento sempre più piccolo e distante.
Stasera la mia Hollywood è l'Europa. "ma adesso, guarda quanta bellezza ricevo, come potrò contraccambiare?"
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
7 notes · View notes
Text
Tumblr media
Attore, ma d'istinto.
Nella sua testa era ben chiaro che essere attore era un privilegio assoluto, vivere mille volte, raccontando la propria storia, senza la pretesa di imporre, ma di poter guardare un nuovo punto di vista, una prospettiva focalizzate da arricchire, da adoperare. Nel suo cuore, conosceva l'amore consolidato per questo mestiere, la fedeltà da riservare, il sacrificio a cui non poter dare questo nome, perché chi fa il mestiere d'attore, del resto, non ha il "privilegio" di aver qualcosa da sacrificare veramente, e tuttavia non è proprio così, nonostante si continui a "giocare". Marcello attore instancabile, lasciava spazio alla più profonda intelligibilità emotiva, accoglieva il suo personaggio come si accoglierebbe un nuovo amico a cui raccontare una storia da vivere insieme. Portava vita, inevitabilmente. Ogni parola, ogni gesto in scena raccontavano il suo istinto, la sua emotività, elementi fragili e potentissimi. Ogni vita narrata, su pellicola, attraverso i suoi occhi, celava qualcosa di sé e vibrava di un sentire, vitale, reale, empatizzante, vissuto, compreso, così vicino da essere percepito. La sua istintività recitativa si manifestava in modo naturale e autentico, ogni parola pronunciata e ogni movimento erano sostenuti, guidati, dall'essenza stessa del personaggio che interpretava, a cui lui dava un nome, una nuova casa da abitare. Lui, attore volitivo, uomo dalla sensibilità acuta e intelligente, era capace di entrare con naturalezza, nelle profondità psicologiche dei suoi personaggi, ne abbracciava gioie, paure e desideri, portando in vita sfumature emotive e complessità umane. Senza artificiosi tecnicismi, incarnava il concetto stesso di versatilità, raccontando ogni colore di quelle vite vissute, attraverso la sua innata elasticità emotiva e coscienza attoriale permeate da una predominante d'istinto che non si imponeva, ma che lasciava solo vita a quel darsi, al concedersi, per meglio raccontarsi.
Tumblr media
5 notes · View notes
telefonamitra20anni · 7 months
Text
Tumblr media
Tre squilli di un telefono.
Poco più in là, un profilo in penombra, scorge il filo di un telefono, legato a lui un cuore sospeso, appeso ad fiume di parole, di intenzioni, malinconie e qualche semplice ironia. Dall'altra parte un orecchio atteso all' ascolto, cercato pensato, voluto pronto per l'urgenza di un saluto, di un pensiero acceso come un epifania, che sconvolge il momento apatico di un proposito. E allora, compongo il numero, e aspetto, si perché nell'attesa c'è quell' allenamento alla pazienza a cui tanto aspiro.
"il mio mestiere è fatto di attese si aspetta sempre. Tutto il resto non è difficile"
e allora mi alleno, ripongo in una monetina e nella pazienza pochi secondi e ascolto tre squilli, ma chi lo ha detto che tre poi, è il numero perfetto?! Aspetto che tu abbia la mia stessa urgenza, orecchio attento, cuore sospeso, e volenterosa accoglienza, perché chiamo te per dare un po' di vento alla tua giornata, per scuotere la noia, per farti sapere che devi sapere. Per raccontarti il mio stupore bambino, il mio realismo cinico, la mia felicemente inquieta malinconia. Tre squilli ancora, e poi riattacco, magari riproverò più tardi. Ed eccolo qui, in una monetina, il mio cuore appeso, il mio pensiero sospeso, te lo racconterò appena mi risponderai.
Tumblr media
9 notes · View notes
telefonamitra20anni · 7 months
Text
Tumblr media
Marcello, andata e ritorno.
Marcello era la disintegritá morale, in una onestà perfettamente integrata in sé stessa. Era l'accettazione di un limite convenzionale, lo stupore infantile dinnanzi ad un errore, ad una sofferenza. Era l'ambigua emotività, alla ricerca di calore, di un istinto. Era il suo stesso istinto. Marcello non era il compromesso, la pazienza, il raziocigno e l'ostilità. Era l'esplosione costante, l'accettazione di un limite, il riconoscimento dello stesso. Era il viaggio e il ritorno, l'egoismo puerile e adulto, la furbizia bambina, era la sua meraviglia e il disincanto, la libertà. Marcello era il suo stesso schema, dove ci si rintanava per generosa vigliaccheria. Era l'osservatore acuto, il turista alla ricerca di se, e di mille altre cose, che nemmeno lui sapeva. Marcello era libertà gentile, inopportuna per la sua opportunità, come una nota stonata in un lento jazz ma opportunamente adeguata per fare la differenza. Era metà del peccato, e del peccatore aveva coscienza. Lui era quello a cui credeva, assenza vivace e presenza generosa. Marcello, era andata e ritorno perché nel mezzo c'è spazio aperto per l'attesa, alimento di istinto, passione, emotività, passività. Era fedeltà non canonica, dogmatica, antica. Era lucidità morale vestita da immoralità agli occhi altrui. Era cinismo felice, che scuote, contrasta, ammazza lo schema; dirompente nella sua apatia, era il giusto risultato di un equazione non risolta, rispiegata, rivista e rinnegata. Era contrasto acceso non lasciato al caso, il "si per sempre" a cui non credere, era la stoicità e la viltà, era un viaggio celebrale, seduttivo che si lascia fraintendere, era Edipo e la Sfinge, un mondo da attraversare con la leggerezza di un viandante che vorrebbe restare. Era l'abbandono e la rivolta, la meta a cui dava la scelta: prendere o lasciare.
"Accettami così come sono, la vita è una festa, viviamola insieme" cit. 8½
Fonte video tik tok.
7 notes · View notes