Avrei preferito sentirti gridare
Piuttosto che questo silenzio irreale
Ma so che nessuno può scriversi un altro finale
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Ci sono gli amori segreti.
Ci sono quelli platonici.
Ci sono quelli romantici, delicati e teneri come sospiri.
Quelli travolgenti. Quelli sereni, che viaggiano sul treno delle abitudini.
Poi ci sono gli altri.
Quelli che tolgono il respiro, che restano attaccati al cuore e alla pelle, quelli senza tempo e senza definizione.
Quelli che non capitano in una vita intera.
Quelli che se capitano, valgono una vita intera.
Liliana D'Arpe
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Ci sono amori segreti. Ci sono quelli platonici.
Ci sono quelli romantici, delicati e teneri
come sospiri.
Quelli travolgenti. Quelli sereni, che viaggiano sul treno delle abitudini.
Poi ci sono gli altri.
Quelli che tolgono il respiro, che restano
attaccati al cuore e alla pelle, quelli senza
tempo e senza definizione.
Quelli che non capitano in una vita intera.
Quelli che se capitano, valgono una vita
intera... ♠️🔥
~ L. D'Arpe
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Ci sono gli amori segreti.
Ci sono quelli platonici.
Ci sono quelli romantici,
delicati e teneri come sospiri.
Quelli travolgenti.
Quelli sereni,
che viaggiano sul treno delle abitudini.
Poi ci sono gli altri...
Quelli che tolgono il respiro,
che restano attaccati al cuore e alla pelle,
quelli senza tempo e senza definizione.
Quelli che non capitano in una vita intera.
Ma quelli che, se capitano,
valgono una vita intera.
(web)
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Ci sono amori segreti. Ci sono quelli platonici. Ci sono quelli romantici, delicati e teneri come sospiri.
Quelli travolgenti. Quelli sereni, che viaggiano sul treno delle abitudini.
Poi ci sono gli altri.
Quelli che tolgono il respiro, che restano attaccati al cuore e alla pelle, quelli senza tempo e senza definizione.
Quelli che non capitano in una vita intera.
Quelli che, se capitano, valgono una vita intera.
L. D'Arpe
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Ci sono gli amori segreti.
Ci sono quelli platonici.
Ci sono quelli romantici, delicati e teneri come sospiri.
Quelli travolgenti.
Quelli sereni, che viaggiano sul treno delle abitudini.
Poi ci sono gli altri.
Quelli che tolgono il respiro, che restano attaccati al cuore e alla pelle, quelli senza tempo e senza definizione.
Quelli che non capitano in una vita intera.
Quelli che se capitano, valgono una vita intera.
Liliana D'Arpe
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ahhh l'amour.....
Ci sono amori segreti che traggono forza dai silenzi. Ci sono quelli platonici che si scambiano idee e valori. Ci sono quelli romantici.. delicati e teneri come sospiri. Ci sono quelli travolgenti che si accendono e muoiono nell'arco di un incontro.
Ci sono quelli sereni che viaggiano sul treno delle abitudini.
Poi... ci sono gli altri.. quelli che tolgono il respiro.. che restano attaccati al cuore e alla pelle.. quelli senza tempo e senza definizione.
Quelli che non capitano in una vita intera.
Quelli che se capitano... valgono una vita intera!!
web.
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Ci sono gli amori segreti.
Ci sono quelli platonici.
Ci sono quelli romantici, delicati e teneri come sospiri.
Quelli travolgenti. Quelli sereni, che viaggiano sul treno delle abitudini.
Poi ci sono gli altri.
Quelli che tolgono il respiro, che restano attaccati al cuore e alla pelle, quelli senza tempo e senza definizione.
Quelli che non capitano in una vita intera.
Quelli che se capitano, valgono una vita intera…
|| Liliana D'Arpe
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È strano vivere fra due mondi: essere nata e cresciuta in Italia e poi aver continuato a crescere altrove, in Inghilterra, in un paese completamente diverso.
Mi ricordo di essere stata brava a scrivere, di sapere bene la grammatica e di ricordarmi parole obsolete e bellissime che ormai nessuno usava più. Poi sono andata via e ho dovuto ricominciare da capo.
Dopo tanti anni trascorsi a vivere a Londra non so più scrivere bene in italiano, mischio le regole, sbaglio gli accenti e i congiuntivi; e non so scrivere bene in inglese perché non ho l'agilità di una persona nata e cresciuta qui, non ho quella densità di vocabolario che mi permetterebbe di spostarmi da un vocabolo all'altro come sarei forse in grado (sarei stata) di farlo in italiano.
Negli anni ho scritto all'infinito. Da bambina avevo quaderni di dimensioni A4 che riempivo di storie, di avventure gotiche fatte di personaggi alieni e macabri che amavo in gran segreto e dai quali ero sempre tutta presa. Scrivevo ovunque, ma soprattutto scrivevo a casa di mia nonna paterna durante i pomeriggi soleggiati di ogni stagione un po' perché ero un po' sola, un po' perché mi piaceva avere le sue attenzioni. Avevo tanti diari e pagine piene di documenti Word ora andati perduti dopo che il fidanzato dei tempi dell'università calpestò il mio vecchio computer e schiacciato l'hard drive, portandolo ad una morte prematura e dolorosa. Il giorno in cui il mio ex calpestò il mio computer persi tutti i miei documenti preziosi, incluse le fotografie mai stampate delle mie amicizie e viaggi adolescenziali e di amori ormai vecchi (ma mai dimenticati), e ovviamente tutti i capitoli di cose iniziate e mai finite.
Forse non ho mai perso niente; tanto non ho mai finito niente, d'altro canto.
L'altro giorno per puro caso mi sono imbattuta in una scrittrice italiana che vive a Londra. Anche lei amante del gotico e del macabro, delle cose "morbid" - bello, bellissimo questo aggettivo che in italiano suona come "morbido", mentre in inglese si riferisce ad un interesse verso materie inquietanti, da pelle d'oca, che abbiano a che fare con la morte o le malattie. Sembra quasi che non ci sia una semplice traduzione di questo aggettivo, come tradurre "dolce" con "sweet", o "arrabbiato" con "angry".
La scrittrice che ho scoperto si chiama Viola di Grado e ha già alle spalle premi letterari e lavori prestigiosi, indossa quello che vuole (è una goth appassionata) e scrive come le pare. È sé stessa negli autoscatti tenebrosi misti ad ego un po' imbarazzanti e teneri, e nei libri anche questi morbid e pieni di psicologia del lutto e di antropologia. L'ho adorata immediatamente e dopo ore trascorse a cogitare ho deciso di mandarle un messaggio per dirle che anche io ho un lavoro che lei forse sognerebbe, in una libreria che forse avrà visitato già tante volte, fra la stregoneria, il paranormale, la magia, i tarocchi, e che mi farebbe piacere essere sua amica.
Mi sono chiesta perché ho voluto mandarle quel messaggio e perché sento il bisogno di farmela amica. All'inizio mi sono detta che vorrei tanto avere amicizie originali e sincere, e ammiro chi nonostante l'età continui ad indossare abiti scelti con amore e con personalità piuttosto che amalgamarsi e mettere a tacere i piaceri personali. In parte è vero; in parte è anche una cazzata.
La verità è che ho sempre voluto scrivere bene e scrivere un libro. Ho scritto fino alla nausea e odiato ogni cosa che ho pensato e deciso di trascrivere in flussi di rabbia, senza struttura, o in flussi di calma e amore, di notte, prima di collassare sotto il peso del sonno, anche questi senza struttura. Ho sempre voluto essere una scrittrice fino ad imbarazzarmi. Proprio come lei.
Ho un ricordo distinto delle scuole medie. Tornata per un saluto alle scuole elementari, mi ero fermata a salutare la maestra di italiano, tale Maestra Manfreda, rigida e gelosa delle bambine talentose a differenza di sua figlia, meno dotata, o almeno così mi aveva detto una cugina che subiva le sue angherie. Le dissi: sto scrivendo un libro che voglio pubblicare. Lei era contentissima, sotto sotto però mi sentivo presa in giro. Stavo gonfiando le parole quanto possibile per sentirmi grande e capace.
Quindi ho voluto essere scrittrice già secoli fa, quando non sapevo cosa fosse scrivere; per me non era altro che un passatempo e un luogo metafisico per nascondermi, e da allora non è quasi cambiato nulla.
E poi Viola di Grado.
Continuo a scrivere prima di andare a letto. Sono sole paginette a sé stanti che descrivono sentimenti e fatti accaduti. Mi impegno a scrivere bene in italiano per non dimenticare questa lingua che mi ha cresciuta, che mi ha fatto innamorare e che ho odiato fino al midollo per poi rimangiarmi le parole. Scrivo scrivo scrivo e poi niente.
Forse un giorno.
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Ci sono gli amori segreti.
Ci sono quelli platonici.
Ci sono quelli romantici,
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Quelli travolgenti.
Quelli sereni,
che viaggiano sul treno delle abitudini.
Poi ci sono gli altri...
Quelli che tolgono il respiro,
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Quelli che non capitano in una vita intera.
Ma quelli che, se capitano,
valgono una vita intera.
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Ci sono quelli platonici.
Ci sono quelli romantici,
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valgono una vita intera.
cit.
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Ci sono quelli platonici, ci sono quelli romantici, delicati e teneri come sospiri.
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Ci sono gli amori segreti, che traggono forza dai silenzi. Ci sono quelli platonici, che si scambiano idee e valori. Ci sono quelli romantici, delicati e teneri come sospiri. Ci sono quelli travolgenti, che si accendono e muoiono nell'arco di un incontro. Ci sono quelli sereni, che viaggiano sul treno delle abitudini.
Poi ci sono gli altri, quelli che tolgono il respiro, che restano attaccati al cuore e alla pelle, quelli senza tempo e senza definizione. Quelli che non capitano in una vita intera. Quelli che se capitano, valgono una vita intera.
Liliana D'Arpe
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Lucretius – De rerum natura, IV, 1058-1120: «Volnus caecus»
— Haec Venus est nobis; hinc autemst nomen Amoris,
hinc illaec primum Veneris dulcedinis in cor
stillavit gutta et successit frigida cura;
nam si abest quod ames, praesto simulacra tamen sunt
illius et nomen dulce obversatur ad auris.
sed fugitare decet simulacra et pabula amoris
absterrere sibi atque alio convertere mentem
et iacere umorem coniectum in corpora quaeque
nec retinere semel conversum unius amore
et servare sibi curam certumque dolorem;
ulcus enim vivescit et inveterascit alendo
inque dies gliscit furor atque aerumna gravescit,
si non prima novis conturbes volnera plagis
volgivagaque vagus Venere ante recentia cures
aut alio possis animi traducere motus.
Nec Veneris fructu caret is qui vitat amorem,
sed potius quae sunt sine poena commoda sumit;
nam certe purast sanis magis inde voluptas
quam miseris; etenim potiundi tempore in ipso
fluctuat incertis erroribus ardor amantum
nec constat quid primum oculis manibusque fruantur.
quod petiere, premunt arte faciuntque dolorem
corporis et dentes inlidunt saepe labellis
osculaque adfigunt, quia non est pura voluptas
et stimuli subsunt, qui instigant laedere id ipsum,
quod cumque est, rabies unde illaec germina surgunt.
sed leviter poenas frangit Venus inter amorem
blandaque refrenat morsus admixta voluptas.
namque in eo spes est, unde est ardoris origo,
restingui quoque posse ab eodem corpore flammam.
quod fieri contra totum natura repugnat;
unaque res haec est, cuius quam plurima habemus,
tam magis ardescit dira cuppedine pectus.
nam cibus atque umor membris adsumitur intus;
quae quoniam certas possunt obsidere partis,
hoc facile expletur laticum frugumque cupido.
ex hominis vero facie pulchroque colore
nil datur in corpus praeter simulacra fruendum
tenvia; quae vento spes raptast saepe misella.
ut bibere in somnis sitiens quom quaerit et umor
non datur, ardorem qui membris stinguere possit,
sed laticum simulacra petit frustraque laborat
in medioque sitit torrenti flumine potans,
sic in amore Venus simulacris ludit amantis,
nec satiare queunt spectando corpora coram
nec manibus quicquam teneris abradere membris
possunt errantes incerti corpore toto.
denique cum membris conlatis flore fruuntur
aetatis, iam cum praesagit gaudia corpus
atque in eost Venus ut muliebria conserat arva,
adfigunt avide corpus iunguntque salivas
oris et inspirant pressantes dentibus ora,
ne quiquam, quoniam nihil inde abradere possunt
nec penetrare et abire in corpus corpore toto;
nam facere inter dum velle et certare videntur.
usque adeo cupide in Veneris compagibus haerent,
membra voluptatis dum vi labefacta liquescunt.
tandem ubi se erupit nervis coniecta cupido,
parva fit ardoris violenti pausa parumper.
inde redit rabies eadem et furor ille revisit,
cum sibi quod cupiant ipsi contingere quaerunt,
nec reperire malum id possunt quae machina vincat.
usque adeo incerti tabescunt volnere caeco.
[HIS] Al poseerse, los amantes dudan.
No saben ordenar sus deseos.
Se estrechan con violencia,
se hacen sufrir, se muerden
con los dientes los labios,
con caricias y besos se martirizan.
Y ello porque no es puro su placer,
porque un oculto aguijón los impulsa
a herir al ser amado, a destruir
la causa de su dolorosa pasión.
Y es que el amor espera siempre
que el mismo objeto que encendió la llama
que lo devora, sea capaz de sofocarla.
Pero no es así. No. Cuanto más poseemos,
más arde nuestro pecho y más se consume.
Los alimentos sólidos, las bebidas
que nos permiten seguir vivos,
ocupan sitios fijos en nuestro cuerpo
una vez ingeridos, y así es fácil
apagar el deseo de beber y comer.
Pero de un bello rostro, de una piel suave,
nada se deposita en nuestro cuerpo, nada
llega a entrar en nosotros salvo imágenes,
impalpables y vanos simulacros,
miserable esperanza que muy pronto se desvanece.
Semejantes al hombre que, en sueños,
quiere apagar su sed y no encuentra
agua para extinguirla, y persigue
simulacros de manantiales, y se fatiga
en vano, y permanece sediento, y sufre
viendo que el río que parece estar
a su alcance huye y huye más lejos,
así son los amantes, juguetes en el amor
de los simulacros de Venus.
No basta la visión del cuerpo deseado
para satisfacerlos, ni siquiera la posesión,
pues nunca logran desprender ni un ápice
de esas graciosas formas sobre las que discurren,
vagabundas y erráticas, sus caricias.
Al fin, cuando, los miembros pegados
saborean la flor de su placer,
piensan que su pasión será colmada,
y estrechan codiciosamente el cuerpo
de su amante, mezclando aliento y saliva,
con los dientes contra su boca, con los ojos
inundando sus ojos, y se abrazan
una y mil veces hasta hacerse daño.
Pero todo es inútil, vano esfuerzo,
porque no pueden robar nada de ese cuerpo
que abrazan, ni penetrarse y confundirse
enteramente cuerpo con cuerpo,
que es lo único que verdaderamente desean:
tanta pasión inútil ponen en adherirse
a los lazos de Venus, mientras sus miembros
parecen confundirse, rendidos por el placer.
Y después, cuando ya el deseo, condensado
en sus venas, ha desaparecido, el fuego
interrumpe su llama por un instante,
y luego vuelve un nuevo acceso de furor
y renace la hoguera con más vigor que antes.
Y es que ellos mismos saben que no saben
lo que desean, y, al mismo tiempo, buscan
cómo saciar ese deseo que los consume,
sin que puedan hallar remedio
para su enfermedad mortal:
hasta tal punto ignoran dónde se oculta
la secreta herida que los corroe.
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Ci sono quelli platonici.
Ci sono quelli romantici,
delicati e teneri come sospiri.
Quelli travolgenti.
Quelli sereni,
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Poi ci sono gli altri...
Quelli che tolgono il respiro,
che restano attaccati al cuore e alla pelle,
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Quelli che non capitano in una vita intera.
Ma quelli che, se capitano,
valgono una vita intera.
Fomte : Web
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Lolotta a Roma per cantare la sua “Sciocche parole”
La talentuosa artista siciliana porta nella capitale la sua musica con una esibizione assolutamente da non perdere
Mercoledì 25 gennaio Lolotta si esibirà a Roma nel locale “Benvenuti al sud food” in cui canterà il suo singolo “Sciocche parole”, attualmente nelle radio e in promozione nazionale e alcune prestigiose cover di artisti internazionali e nazionali, mettendosi alla prova con interpretazioni degne di nota. Durante la serata ci saranno inoltre altri artisti da tutta Italia per importanti casting per talent televisivi. Una serata in cui la giovane artista siciliana avrà la possibilità di farsi ascoltare non solo dal pubblico gremito del locale, ma anche da esperti addetti ai lavori nel campo discografico e televisivo. Un altro importante passo per Lolotta e per la sua carriera artistica che sta proseguendo tra interviste, radio e ora finalmente anche live!
L'inedito “Sciocche parole” è un brano fresco e gioioso che ricorda gli amori ingenui, teneri, dolci, puri e sinceri dell'età giovanile. Le parole ci servono per comunicare. Da un punto di vista relazionale, le parole permettono di creare connessioni, ponti e di riconoscere le persone che appartengono alla propria cerchia sociale. Le parole sono importanti nelle relazioni di ogni tipo: in amore, in famiglia, tra amici. Spesso però non è facile parlare e magari comunicare attraverso la musica facilita la relazione. Proprio come accade a Lolotta, che comunica più facilmente attraverso le sue canzoni i messaggi che vuole fare arrivare alla gente.
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Benvenuti al sud food - Roma - Piazza Tommaso De Cristoforis, 6
Start ore 20:00
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