Tumgik
#tientai the series
heretherebedork · 3 years
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Vietnam does domesticity so, so well in their BLs, okay? They're so cute and so tiny and somehow Tien makes threatening to kidnap her family members a second time still be adorable. It's a real talent. They're just such an adorable, tiny, happy little couple with their son trying to live their best life. I want more of this. Please, BL, please give me more tiny families.
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I do love that they ended up saving her purse instead of kidnapping family members, though. That's real growth for Tien!
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save-the-data · 2 years
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Lost in Saigon
Please come soon or else I’m just going to watch Tien Bromance and Sea Him the Series again and again for the hundredth time (not that its a complaint)
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sangha-scaramuccia · 5 years
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Lo Zen ed il suo Golem Accademico
Quanto sto per scrivere finirà sotto gli occhi di varie tipologie di lettori e raccoglie, cita e commenta quanto può aiutare a far comprendere la battaglia inevitabile fra mondo accademico e zen. 
Il naufragio è già insito nell’articolo, come anche lo è nell’indagine scientifica tout court, e non solo negli studi orientalistici. Una mente normalmente reificante (che rende “cose” anche la percezione che precede le cose) crede che esistano qualcosa come le “astrazioni”, che tuttavia appartengono così al solo pensamento illuministico; di converso la “metafisica” inerisce al sentire ed al volere, eppure richiede da questi, anzi da noi, un silenzio che possa continuarsi anche durante lo studio.
Sarei banale qualora dicessi che se ciò non succede finiamo per immaginarci quello che più ci aggrada, anche se ci appare oggettivo perché lo esprimiamo con formule?
Probabilmente, se riusciamo invece a “metterci nei panni” di quel qualcuno o qualcosa che stiamo cercando di capire, ne riceviamo una rivelazione vasta, forse imponderabile anch’essa ma capace di prendere la forma di molte scoperte, che si susseguono nel tempo durata. 
Questo sarebbe il nodo gordiano, un nodo peraltro capace di sciogliersi da sé come fosse un serpente attorcigliato.
Certo, per Mozart era più facile far diventare una composizione, da lui percepita come sferica, qualcosa di ripetibile su di una tastiera; per quanto riguarda lo zen, invece, si deve per forza ascoltare tutti questi vecchi monaci che, ogni volta, dovevano rispondere a situazioni sempre differenti, sapendo muoversi come quelle vecchie volpi che erano. Tutti, nessuno escluso. 
Perfino Huineng che, agli occhi degli esperti, pare somigliare di più ai maestri giapponesi, talvolta nel “suo” Sutra dell’Altare, ci spiffera qualche trucchetto. 
“Ogni volta che vi viene posta una domanda, rispondete negativamente se è affermativa, e viceversa. Se vi si chiede di un uomo comune, a chi pone la domanda dite qualcosa su un saggio, e viceversa. La dottrina del “Mezzo” può essere afferrata mediante la correlazione o l’interdipendenza dei due opposti. Se a tutte le altre domande si risponderà alla stessa maniera, non sarete molto lontani dalla verità”.
Ecco la triplice realtà data dai tre livelli di interazione possibile con lo zen: lo studio della storia, la comprensione filosofica, l’esperienza iniziatica attiva.
Nella mia esperienza resta il problema di riuscire a sopportare – lo ammetto - qualcuno che voglia spiegarmi di cosa si tratti avendo in mente cose inventate come principi, idee, valori e aspettative, dato che lo zen, sia in Cina che altrove, non è mai somigliato nemmeno a se stesso, come non è mai stato quello che ci siamo immaginati facendolo somigliare per forza a noi stessi.
Cito un brano di questo studio di Van der Braak: “The traditional Zen narrative views enlightenment as “a direct, unmediated experience of reality beyond the realm of conditioning, which does not require intercession through the conventional use of objects of worship, such as images, symbols, or representations of deities.” Such a notion of a “pure” Zen, which privileges enlightenment as an unmediated experience of reality, has been contested by modern scholarship. Historical and cultural criticism points out the importance of speech and mediation throughout the historical Chan tradition, which “makes traditional claims for the priority of iconoclasm seem like little more than idle rhetorical flourishes”.
Traduco: “Lo zen viene tradizionalmente ricondotto ad una idea di illuminazione come fosse "un'esperienza diretta e non mediata della realtà che sta oltre il regno del condizionamento, che non richiede l'intercessione attraverso l'uso convenzionale di oggetti di culto come immagini, simboli o rappresentazioni di divinità". Tale nozione purista di zen, che privilegia l'illuminazione come esperienza non-mediata della realtà, è stata contestata dagli studiosi contemporanei. Tali critiche storiche e culturali sottolineano l'importanza del discorso e della mediazione in tutta la tradizione storica di Chan, importanza la quale renderebbe (cita) “le usuali affermazioni sulla priorità dell'iconoclastia (nello zen) somigliare ad oziosi ghirigori retorici"".
Cito questo brano per parlare di una confusione radicale che è della mente umana, alla quale mente lo zen propone un eterno rebus che è perfino storico, oltre che vivente in ognuno che se ne sobbarchi l’ascesi.
Ecco la bailamme accademica; sono nati dei “partiti” su ogni cosa che dello zen sia mai stata detta.
Raramente viene colto lo zen (chan-thein-son-zen) come una fucina di mezzi abili, ed è strano che nessuno se ne accorga dato che l’immediatismo zen e quindi la sua non-configurazione sempre cangiante avrebbe potuto metterci tutti sulla buona strada.
La non-configurazione dello zen non lo toglie dal buddhismo ma, anzi, ne fa essere l’estrema espressione, data l’importanza del metodo-upaya che è nel buddhismo tutto. Ma è che tale importanza non può essere rilevata in pieno da chi pensa la religione come “fede”.
Quando l’eredità del buddhismo universitario indiano scivolerà in Cina nel tientai e poi nel tendai, in Giappone, lo zen aveva mostrato questa caleidoscopica capacità, che ha fatto esplodere diventandone la variabile onnipresente: presente all’interno della scuola hwa yen, della lankavatara, del tendai stesso (zen del nord o testa di bue), del vajrayana (oramai è conclamato) perfino di quello bonpo (A-tri), e rimanendo contaminato dalle stesse scuole a cui possiamo aggiungere senza tema di smentita, la scuola della pura terra; a Taiwan sono indistricabili. 
Niente meno.
Certo è che lo zen, storicamente, non ha niente a che vedere col cristianesimo, con la politica o con la scienza né col beat o lo square zen, che sono contestualmente allo zen tutte risposte dettate da bisogni personali, o categorie definenti le nostre umane esperienze.
Personalmente trovo che lo zen – come dissi ad un amico accademico – sia come l’erba cattiva delle religioni.
“Adding to the hermeneutic challenge for Chan/Zen studies is the fact that the Chinese Chan tradition has come to theWest through the mediation of Japanese Zen orthodoxy (especially Rinzai), as embodied for example in the famous Japanese researcher Yanagida. This effective history [Wirkungsgeschichte] of the Chinese Chan writings inthe Japanese Rinzai tradition has co-determined the establishment of a modern Zen orthodoxy in the West. As various researchers have stressed, it is time now to differentiate between the modern orthodox interpretation of Chan (through the filter of the Japanese Rinzai school of Zen) and the historical orthodox forms of Chan (as embodied in the original writings of the Chan masters and their effective history in Tang and Song China). Such a differentiation between these two orthodoxies is made possible by a host of new research on Chan”. 
Traduco: “Da aggiungere alla sfida ermeneutica inerente gli studi Chan/Zen è il fatto che la tradizione cinese Chan è arrivata in Occidente attraverso la mediazione dell'ortodossia Zen giapponese (in particolare quella Rinzai), incarnata, come fu, ad esempio nel famoso ricercatore giapponese Yanagida. Questa storia efficace [Wirkungsgeschichte] degli scritti del Chan cinese nella tradizione giapponese Rinzai ha co-determinato l'istituzione di una moderna ortodossia Zen in Occidente. Come hanno sottolineato vari ricercatori, è giunto il momento di distinguere tra la moderna interpretazione ortodossa del Chan (attraverso il filtro della scuola giapponese Zen Rinzai) e – al contrario - le forme storiche ortodosse del Chan (come sono preservate negli scritti originali dei maestri Chan e la loro storia nei periodi Tang e Song in Cina). Una tale differenziazione tra queste due ortodossie è resa possibile da una serie di nuove ricerche sul Chan”.
Sarà.
Leo Reiyo
André Van der Braak: Toward a Philosophy of Chan Enlightenment: Linji’s anti-enlightenment rhetoric toward a philosophy of chan Enlightenment.
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heretherebedork · 3 years
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Vietnam tests how much domesticity they can fit into one episode and far exceed my expectations. This might have been a goofy one-off body-swap episode but it was also absolutely adorable, filled with family and love and heart and just so cute it almost hurt.
Thank, Vietnam! Thank you Tien and Tai! I love you all very much.
@absolutebl We got double-Vietnam-domesticity today! We have been blessed.
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save-the-data · 3 years
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Tien Bromance on Netflix
Congratulations to Tien and Tai, fantastic news for them and the whole production. In will air on 2021.09.09 in some Asian countries so enjoy. 
Now just waiting for Sea Him the Series 2 which Mr. Tai is writing himself. 
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**I’ll be spamming Tien Bromance, each episode today cause it deserves that. 
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save-the-data · 3 years
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TIEN TAI THE GAMES | s01e06
More TienTai Content
These two do the strangest games, it seems to always involve touching one another in some way. Tien’s smile in that last GIF when Tai starts singing. Also apparently Tai is a script writer for the second season of Sea Him The Series and is asking Tien if he wants to do full nudity. 
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