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#tinì
giallofever2 · 2 years
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discobar · 2 years
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Maratona di Ferragosto al Tinì SoundGarden
Maratona di Ferragosto al Tinì SoundGarden
Ad agosto la programmazione del Tinì SoundGarden di Cecina (Livorno) entradecisamente nel vivo, con una serie di appuntamenti che vedono protagonisti i migliori esponenti italiani e stranieri della musica elettronica, con il clou rappresentato dalla Maratona di Ferragosto (domenica 14 agosto 2022, dalle ore 16) con Ilario Alicante, Seth Troxler, Silvie Loto, The Martinez Brothers e Said…
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lignanolanotte · 2 years
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Maratona di Ferragosto al Tinì SoundGarden
Maratona di Ferragosto al Tinì SoundGarden
Ad agosto la programmazione del Tinì SoundGarden di Cecina (Livorno) entradecisamente nel vivo, con una serie di appuntamenti che vedono protagonisti i migliori esponenti italiani e stranieri della musica elettronica, con il clou rappresentato dalla Maratona di Ferragosto (domenica 14 agosto 2022, dalle ore 16) con Ilario Alicante, Seth Troxler, Silvie Loto, The Martinez Brothers e Said…
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riverswater · 1 year
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sto guardando tutto chiede salvezza ho così tante domande tipo perché l'attore principale recita così male perché la musica è così esagerata perché sembra una fanfiction che potevo scrivere io alle medie PERCHé C'è F*TINì. IO QUELLA NON LA VOGLIO VEDERE MAI PIù. ORA MI STATE DICENDO CHE HA FATTO CARRIERA? URGH.
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cinquecolonnemagazine · 11 months
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I comici di Drive In: li ricordate?
Ricordate i comici di Drive In? Ezio Greggio, Gianfranco D'Angelo, Carlo Pistarino, Giorgio Faletti, i Trettré... A elencarli tutti non si finirebbe mai. Il programma Mediaset simbolo degli anni Ottanta ha portato una vera rivoluzione nel mondo della televisione oltre ad aver rappresentato un trampolino di lancio per molti artisti. Rispecchiava in pieno quel nuovo modo di fare televisione che le tv commerciali private in quegli anni iniziavano a offrire ai loro spettatori. La sua natura fortemente popolare ne decretò il successo. Chi ha inventato Drive In? Drive In è stata una delle idee partorite dalla mente di Antonio Ricci. Il pluripremiato autore televisivo, per Rai e Mediaset, volle creare un format totalmente nuovo. Eliminati elementi portanti del varietà classico quali le canzoni, gli ospiti e i balletti, creò un fortunato mix di generi, dalla sit-com al varietà, dagli effetti speciali alla satira politica, parodie, gag, barzellette e tormentoni. I vari momenti dello show si susseguivano a ritmo sostenuto tanto da non far sentire gli inserti pubblicitari come degli intrusi. Chi erano i comici di Drive In? Nell'immaginario drive in gestito dal proprietario Gianfranco D'Angelo e dal suo aiutante Ezio Greggio, si avvicendano numerosi personaggi tra cui un ingenuo Enrico Beruschi in fuga dalla moglie Margherita Fumero e attratto dalla procace cassiera Carmen Russo. Non mancavano le Ragazze fast food capitanate da Tinì Cansino. Iniziava così la serata che proseguiva tra le gag di numerosi comici: - Zuzzurro e Gaspare: chi non ricorda la battuta "Ce l'ho qui la brioches!" pronunciata dall'ingenuo commissario sempre accompagnato dal suo fido assistente - Giorgio Faletti: i suoi Vito Catozzo guardia giurata sovrappeso, Suor Daliso delle "Piccole Madri Addolorate del Beato Albergo del Viandante e del Pellegrino" sono solo alcuni dei personaggi rimasti memorabili - Carlo Pistarino: i suoi personaggi spaziavano dall'autista di autobus al fotografo di moda e gossip fino ad arrivare a un improbabile cantante lirico - Trettré: il trio comico napoletano, coni l suo tormentone "A esposizione!" divenne presto una presenza fissa dello spettacolo Come non ricordare poi il battitore d'asta interpretato da Ezio Greggio, il cui pezzo di punta era una tela del famoso pittore Teomondo Scrofalo. Come anche l'ammaestratore di cani Gianfranco D'Angelo alle prese con il suo cocker impegnato in mille acrobazie (in realtà sempre fermo) al comando "Has Fidanken". Quando è andato in onda Drive In? Drive In andò in onda dal 1983 al 1988 sul canale Mediaset Italia 1. Il primo anno andò in onda di martedì in prima serata mentre dal secondo in poi andò in onda di domenica sempre in prima serata. Inizialmente le puntate avevano la durata di un'ora poi il successo ottenuto spinse i produttori a raddoppiarla. Quando il suo tempo finì, la rete tentò di perpetuarne il successo ideando altri format simili sempre per la domenica sera. Seguirono, infatti, Emilio, condotto da Athina Cenci, e Odiens che riscossero un certo successo ma durarono non più di due stagioni. In copertina immagine di Olycom - "Drive In" torna a far ridere dopo 30 anni, su tgcom24.mediaset.it, 14 novembre 2013., Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=5409496 Read the full article
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monicadeola · 1 year
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«Dice: mezza Italia è contenta, dico: ci hanno fatto un bonifico?, dice: è morto Berlusconi, ah, io i giornali non li guardo mai». Non voglio intromettermi nella conversazione tra la barista e il cliente cui sta spiegando come ha appreso la notizia del giorno, sennò le direi che fa benissimo: mai leggere i giornali sarà inutile quanto in questi giorni di pezzi confermativi e finte contrapposizioni tra «Silvio Berlusconi vulnus della democrazia» e «non Berlusconi in sé ma Berlusconi in me».
Di tutte le banalità che verranno scritte in questi giorni, la più innegabile è che nessuno che sia stato adulto in Italia negli ultimi trent’anni ha avuto una vita scevra di Silvio Berlusconi, era come se la settimana di Sanremo durasse tutto l’anno, anche se ti piccavi di non guardarlo o di essergli indifferente comunque non potevi prescinderne.
Io, poi, ho avuto in sorte l’avere vent’anni negli anni dell’unica storia rilevante dei decenni recenti – quella che parte dalle dimissioni di Cossiga, passa per Mario Chiesa, per Falcone e Borsellino, per il lancio di monetine, per lo sciopero delle sigarette, per il ritorno delle bombe nelle città italiane, per i puff imbottiti di soldi, per la morte di Fellini e per quella di Gardini, e arriva lì: alla cena bolognese per raggiungere la quale ho preso un treno, perché devo essere tra i miei amici intelligenti, tra gli adulti che capiscono la politica, devo poter un domani raccontare che in quel marzo del 1994 io sono tra i giusti, quando la civiltà sconfigge Silvio Berlusconi.
Sono passati quasi trent’anni, e i miei amici che all’epoca avevano quaranta o cinquant’anni ne hanno settanta o ottanta e, incapaci di elaborare la loro sconfitta di osservatori (io avevo ventun anni, ma come faceva un adulto a non accorgersi della giacca marròn di Occhetto? Faceva, perché ancora adesso i ceti medi riflessivi di tutto il mondo sono pieni di gente incredula che non ha mai conosciuto un elettore di Silvio Berlusconi o di Donald Trump e quindi mica possono aver vinto davvero), dicono che è colpa di Silvio.
Non ritengono di dover fornire una scusa per il loro non aver mai capito il mondo, perché ritengono di averlo capito. Qualche anno fa, osservando non ricordo quale degli scappati di casa politici di questo secolo, un mio coetaneo ha sospirato «ma ti rendi conto che noi pensavamo che l’abisso culturale e la fine della democrazia fosse un parlamento con Lucio Colletti», e io allora ho iniziato a usare per ogni verifica di scemenza quella frase della de Beauvoir cinquantaduenne a proposito dei propri vent’anni: «Avevamo torto pressoché su tutto».
Loro, quelli che erano già adulti allora e sono attaccati alle loro convinzioni di allora, hanno accolto irritati la notizia precisando che, certo, Berlusconi avrà pure cambiato l’Italia, ma loro preferivano l’Italia di prima. Seriamente convinti che esistesse un’Italia di prima – l’Italia di cui si fantastica ogni 25 aprile, quando decine di milioni di italiani accorrono sui social a ricordarci genitori e nonni e bisnonni partigiani, cento milioni di partigiani – e anche che il mondo di prima sarebbe continuato, se non fosse stato per l’egemonia d’un signore ricco di pessimo gusto (della preferenza italiana per i soldi ereditati dei quali non si percepisce la fatica, e quindi del nostro vezzo di trovare Gianni Agnelli più elegante di Silvio Berlusconi, di quello parliamo un’altra volta).
Quando gli dici che no, che l’Italia è com’è per colpa degli italiani, non di Silvio Berlusconi, che le tv scollacciate negli anni Ottanta le hanno avute l’Inghilterra e la Germania, e questo non ha impedito molti anni di Merkel al potere, e se le donne italiane faticano a imporsi non è colpa di Tinì Cansino, e che ci sono state la Brexit e Trump e un intero mondo che ha avuto esattamente la nostra stessa deriva senza aver mai guardato i tg di Emilio Fede, prendono i toni dei cinquenni che non vogliono sentire che babbo Natale non esiste e ti dicono no, tu non capisci, il berlusconismo è stato una rovina morale. Ne concludo che Silvio Berlusconi è parimenti sopravvalutato da estimatori e detrattori.
Rispetto alle donne, alle barzellette, ai pullman di figa, al gesto davanti a Michelle Obama, a tutto quello su cui ci è piaciuto indignarci per decenni, mi è sempre sembrato bizzarro che nessuno tenesse mai conto del fatto che era un uomo nato negli anni Trenta. Sì, lo so che avete tutti avuto genitori partigiani e femministi e illuminati, ma veramente non vi siete mai accorti di quanto il mondo sia cambiato negli ultimi decenni e di quanto sia ovvio che i codici comunicativi e la soglia dell’inaccettabilità siano diversi?
E questo ci porta a: è morto, parliamo di quella volta che l’ho incontrato. Non ero più la ventenne convinta che il futuro fosse del Pds (che tenerezza), ma neanche ero un’adulta con una qualche lucidità. Ero una trentaequalcosenne in uno studio televisivo in cui Berlusconi dava un’intervista elettorale, dovevo scriverne, ero dietro le telecamere e osservavo. A fine diretta, il conduttore me lo presenta, e lui ci resta male: ah, ma quindi è qui per lavoro, io pensavo fosse un’ammiratrice, «le avevo anche schiacciato l’occhio».
La me trentenne raccontava questa scena dicendo ma ti rendi conto, che uomo viscido, e poi passava a concentrarsi sulla stranezza estetica di Berlusconi visto dal vivo, l’hai visto tante di quelle volte in foto che sei convinta lo riconoscerai, e invece è una specie di contrario delle anoressiche che sembra sempre abbiano la testa enorme: lui aveva le spalline della giacca talmente imbottite che la testa sembrava minuscola.
La me adulta sa che il dettaglio notevole è che non dice «le ho fatto l’occhiolino», dice «schiacciato l’occhio», un’espressione che non credo d’aver mai sentito da nessuno ma che sarebbe stata benissimo addosso a mia nonna, che diceva «bàule» e beveva il rosolio.
Nella scena che piace tanto citare a tutti, quella di Berlusconi che spolvera la sedia dov’è stato seduto Travaglio nello studio di Santoro, Berlusconi lo fa tirando fuori dalla tasca un fazzoletto di stoffa. L’ultima volta che ho visto fazzoletti di stoffa è stato nell’armadio di mio padre negli anni Settanta. Niente mi dice «altri tempi» come il fazzoletto di stoffa.
Kendall Roy ha un fazzoletto di stoffa – color nero luttuoso, perdipiù – al funerale del padre. Logan Roy era un miliardario che s’era fatto da solo, il che in America è meno straniante che in Italia, essendo la loro matrice letteraria Jay Gatsby e non la divina provvidenza del Manzoni; Kendall deve improvvisare un’orazione, e dice che suo padre ha costruito una civiltà dal fango, e che sì era un bruto, ma avercene, io spero che quella natura lì sia in me, «perché, se non riusciamo a eguagliare la sua fregola, Dio sa che il futuro sarà inerte e grigiastro»: ecco, sì, quello che ha preso il signore.
Mi aspetto che Succession sia citatissimo negli articoli, gli eredi non all’altezza del patriarca, il patriarca che era un uomo di merda ma mai noioso, mai vissuto di rendita, mai uno di questi qua (continuo a pensare al sottotitolo di quel libro di Ceccarelli, “Da De Gasperi a questi qua”). Io sto fantasticando che Veronica Lario faccia come Marcia Roy: si riappropri del cadavere come la separazione non fosse mai avvenuta, cacciando la tapina che ha il merito e la colpa d’esser stata carne fresca.
Ora non è che, in un universo nel quale non abbiamo ancora trovato un modo non tifoso di raccontare una guerra di ottant’anni fa, in ventiquattr’ore veniamo a capo di Silvio Berlusconi: se ne occuperanno tra secoli senza i nostri tic da curva di tifoseria; io mi limito a cercare (invano) di ricordare quand’ho cominciato a dire «devo votarlo, non esiste che muoia senza che io l’abbia mai votato». Poi non l’ho fatto, ma un po’ mi dispiace: sarebbe stata una buona chiusura di cerchio per una vita adulta partita ritenendolo il massimo male del mondo e proseguita dovendo ammettere che in confronto a questi qua era Churchill.
Non l’ho fatto ma l’ho detto così spesso che l’amica che m’ha telefonato per darmi la notizia m’ha detto solo «Non l’hai votato». Dov’eri quando morì Berlusconi, mi chiederanno tra decenni. Ero senza un coccodrillo pronto, perché come si fa ad affrontare la morte d’un pezzo di paesaggio, non sai da che parte prenderla. Ero senza il voto che m’ero ripromessa di dargli per completare la redenzione della me ventenne. Ed ero reduce da una serata trascorsa a guardare attonita una scrittrice che raccontava d’aver stracciato il suo contratto con Mondadori perché Berlusconi era il nemico, «sono passata a Einaudi», «ma pure Einaudi è di Berlusconi», «che c’entra».
Quand’ero piccola Michele Santoro faceva un programma le cui puntate si aprivano con uno slogan irresistibile: «Comunque la pensiate, benvenuti a Samarcanda». Non era vero. Non è mai stato vero. Siamo sempre stati tifosi, e Berlusconi ha incarnato con la tigna di nessuno quella polarizzazione lì, quella vocazione di noi gente qualunque a stare con qualcuno o contro qualcuno. Mentre lui aderiva a un’unica curva, quella di sé stesso. Come ha detto l’unico politologo lucido degli ultimi trent’anni, Corrado Guzzanti, riassumendone la linea politica e umana: facciamo un po’ come cazzo ci pare.
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manuelbozzi · 6 years
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SVEN VÄTH IN THE PARK 2018 - TEN YEARS CELEBRATION!!! @svenvaeth_official @tinisoundgarden @leonardobrogi READY, STEADY, GO!!! #svenväth #sven #papasven #cocoon #tinisoundgarden #tinìsoundgarden #tinì #cecina #manuelbozzi #svenvathinthepark #svenvathinthepark2018 (presso Tinì SoundGarden)
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giornalepop · 3 years
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MASSIMO BOLDI E LA RILEVANZA DELLE ATTRICI
MASSIMO BOLDI E LA RILEVANZA DELLE ATTRICI
Massimo Boldi viene da una tradizione cinematografica e televisiva nella quale la presenza femminile, non solo di pura rilevanza estetica, era considerata fondamentale. In vari casi l’attrice esercitava un tale richiamo da decretare il successo di una pellicola o di uno show. Vediamo quali sono state le partner con cui ha avuto a che fare Massimo Boldi sul grande e piccolo schermo nel corso degli…
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ilrigattieresnob · 6 years
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La vetrina del giornalaio
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discobar · 2 years
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Tinì e i suoi prossimi superguest: Faraone e Liebing
Tinì e i suoi prossimi superguest: Faraone e Liebing
Dopo l’eccellente Maratona di Ferragosto, ultimi due sabati estivi in calendario al Tinì SoundGarden di Cecina (Livorno) con ospiti speciali due autentici pesi massimi della console, Marco Faraone (sabato 20 agosto) e Chris Liebing (sabato 27 agosto). Sabato 20 agosto 2022: Marco Faraone, Cloone e Gianmarco Reitano. Autentico talento precoce, da anni Marco Faraone è in prima linea nelle line up…
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lignanolanotte · 2 years
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Tinì e i suoi prossimi superguest: Faraone e Liebing
Tinì e i suoi prossimi superguest: Faraone e Liebing
Dopo l’eccellente Maratona di Ferragosto, ultimi due sabati estivi in calendario al Tinì SoundGarden di Cecina (Livorno) con ospiti speciali due autentici pesi massimi della console, Marco Faraone (sabato 20 agosto) e Chris Liebing (sabato 27 agosto). Sabato 20 agosto 2022: Marco Faraone, Cloone e Gianmarco Reitano. Autentico talento precoce, da anni Marco Faraone è in prima linea nelle line up…
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sisterscap · 6 years
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🇮🇹 Ragassuoooooliiiii ci vediamo questa notte al #Tinì (Cecina-LI) 🙌 🇬🇧 See you tonight guys -> @tinisoundgarden 🙌 (presso Tinì SoundGarden)
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muflone93 · 7 years
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MI EMOZIONO!
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Hai presente la techno? La traccia che ti fa battere il cuore? E la canzone che canti a tutte le ore? Una cicca dopo aver corso?La squadra del cuore? Una cicca dopo aver fatto l'amore? Il tinì? Una mista con gli amici? E le risate con loro? Una birra? Un post-sbornia? Il giorno prima del tuo compleanno? La rabbia che si trasforma in adrenalina? “Loco Dice”? Sven Vath? La cioccolata? Il mare? Le coperte calde d'inverno? Gli abbracci quando sei triste? Noyz Narcos? I tatuaggi? 
Ecco, tu sei meglio di tutto questo!
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manuelbozzi · 6 years
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Manuel Bozzi sponsor ufficiale di SVEN VÄTH IN THE PARK 2018 - 10 YEARS CELEBRATION! Abbiamo realizzato il gioiello dell’evento per la celebrazione del decimo anno! Stay tuned😉✌️ #manuelbozzi #svenväth @svenvaeth_official #tinisoundgarden #tinì @tinisoundgarden @leonardobrogi #cocoon #celebration #10yrs
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giornalepop · 4 years
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TINÌ CANSINO, LA MAGGIORATA DI DRIVE IN
TINÌ CANSINO, LA MAGGIORATA DI DRIVE IN
Come si è arrivati a Tinì Cansino, la divetta della trasmissione Drive In?
In Italia, a partire dagli anni cinquanta, le dive del grande schermo sono Sophia Loren, Silvana Mangano, Marisa Allasio, Silvana Pampanini. In particolare, è l’aspetto fisico di Gina Lollobrigida a tenere a battesimo il termine “maggiorata”.
Nell’episodio Il processo di Frine del film di Alessandro Blasetti Altri tempi –…
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