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#tomaso buzzi
hiles-fr · 1 year
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La Scarzuola by the architect Tomaso Buzzi, photographed by Stefan Giftthaler for M Magazine
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umbriajournal · 2 years
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atwirlthroughtime · 7 months
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La Scarzuola, photographs by Stefan Giftthaler.
La Scarzuola is an architectural complex in Umbria, located in Terni Province, Italy. It was originally the site of a 13th-century convent associated with St. Francis of Assisi, but was partially abandoned in the 19th century. In 1957, the Milanese architect Tomaso Buzzi purchased the convent site and converted it into a multi-faceted architectural complex mainly built with the remains of the convent. Buzzi built the complex as his interpretation of the ideal city.
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blueiscoool · 10 months
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A Carlo Scarpa Vase Found in a Thrift Store Sells For $107,000 at Auction
When Jessica Vincent, who raises polo ponies on a farm outside Richmond, Virginia, was shopping at a Goodwill store in that city, she likely had no idea she might come upon a rare and perfectly intact glass vase by a renowned Italian designer that would fetch six figures at auction—but that’s exactly what happened.
That vase, the so-called “Pennellate” vase or Model 3664, by famed architect and designer Carlo Scarpa (1906–78) hit the block on December 13 at Wright Auction House, tagged with an estimate of $30,000–$50,000. It sold for $107,100.
“It’s an amazing story, that this very sophisticated piece of glass finds its way to Virginia,” said Richard Wright, founder of the auction house, in a phone interview. “It was expensive, not mass-produced, and it falls through the cracks all the way down to the Goodwill. It’s not even chipped.”
He added: “And this very charming woman who raises polo ponies finds it, and she isn’t sure what she’s found but she’s smart enough to do her research. She finds the Italian glass group on Facebook, and is smart enough not to sell it for the first offer she gets, of $10,000.”
Standing about 13½-inches high, the object dates from about 1947 and is made with pieces of applied opaque and transparent glass that mimic brushstrokes across the glass’s surface (pennellate means brushstroke in Italian). Scarpa designed it for the Italian art glass maker Venini, located on the Venetian island of Murano.
Wright Auction House described the vessel as one of the rarest pieces the house has offered in a decade of auctions, and in fact only one other vase with this exact color combination is known to exist, in what the house calls an established private collection. The vase was included in its “Important Italian Glass” sale, which also offered examples by designers including Ercole Barovier, Tomaso Buzzi, and Dino Martins.
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The current auction high for a Scarpa vase is also a Venini piece, a Laccati Neri e Rossi from 1940 that fetched about $309,000 at Christie’s Paris in 2012, soaring past its high estimate of about $64,000, according to the Artnet Auction Price Database.
Trained as an architect and designer, Scarpa is known for his architectural renovations, his glass, and his industrial design. He has come in for a renewed round of attention in recent years, for example in an exhibition organized by contemporary sculptor Carol Bove and pairing her own work with his, at the Henry Moore Institute in Leeds, England and at Museion in Bolzano, Italy.
“Venini Glass by Carlo Scarpa: The Venini Company, 1932-1947” appeared at the Metropolitan Museum of Art in 2013–14. It was while working with Venini, the museum said, that Scarpa “redefined the parameters of glassblowing in terms of aesthetics and technical innovation.” He created two dozen styles of vases, “pioneering techniques, silhouettes and colors that thoroughly modernized the ancient tradition of glassblowing.” In the 1930s and 1940s, their collaborations were on display at venues including the Milan Triennale and the Venice Biennale.
By Brian Boucher.
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myarchitectphil · 6 months
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IDEAL CITIES
You might say that our city (like so many others) is losing its soul, not because of development, which we need desperately, but because of cheap development. The glory of historic Philadelphia is being replaced by a sea of metal and Dryvit boxes. Yet some individuals, obsessed with the loss, have devoted their lives to building monuments to the desire for something better. One such astonishing monument is LA SCARZUOLA, in the Umbria region of Italy.
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philaretey · 6 months
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IDEAL CITIES
You might say that our city (like so many others) is losing its soul, not because of development, which we need desperately, but because of cheap development. The glory of historic Philadelphia is being replaced by a sea of metal and Dryvit boxes. Yet some individuals, obsessed with the loss, have devoted their lives to building monuments to the desire for something better. One such astonishing monument is LA SCARZUOLA, in the Umbria region of Italy.
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archinterni · 10 months
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UNA VITA DA ARCHITETTO
Interessante incontro con Gian Carlo Malchiodi che, introdotto dall'amico Ugo la Pietra, curatore del volume per i tipi di Prearo Editore e da Antonio Monestiroli, racconta la feconda vita professionale all'insegna di un razionalismo della scuola milanese.
Presiede l'incontro il Presidente dell'Ordine Arch. Daniela Volpi.
GIAN CARLO MALCHIODI: UNA VITA DA ARCHITETTO
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DANIELA VOLPI Il Presidente dell’Ordine Daniela Volpi dà il benvenuto e ringrazia per aver scelto la sede dell’Ordine per la presentazione del bel libro su Gian Carlo Malchiodi, uno dei protagonisti della rinascita della città del dopoguerra. Milano è ricca dei suoi edifici nei quali, ancora oggi si può riconoscere la sua ricerca nel declinare la modernità mantenendola all’interno delle identità storiche della scuola razionalista. Una modernità “progettata”, sintesi creativa tra passato e futuro. UGO LA PIETRA L’Architetto e Artista Ugo La Pietra, curatore del libro prende la parola e racconta di aver accettato il difficile incarico di scrivere questo testo, non come storico, ma come appassionato di architettura. Con questo approccio, infatti, ha scritto diversi saggi: nel 1985 ha scritto il primo libro su Gio Ponti, fino ad allora autore dimenticato. Successivamente ha scritto di Ulrich e poi stava apprestandosi a fare la monografia di Tomaso Buzzi e del suo maestro, Vittoriano Viganò. Noi tutti passiamo davanti alle case di Malchiodi, senza saperlo. Questo libro dovrebbe portare alla luce queste mirabili opere degli ani 40 e 50. In quegli anni, se ci fossero stati più architetti del suo livello, la città avrebbe oggi un altro aspetto. Malchiodi è anche fine designer, basti guardare le cassette delle lettere, i corrimano, le maniglie, le lampade e tutti i piccoli dettagli che pazientemente disegna, senza lasciare nulla la caso. La sua architettura è colta e attenta, dal disegno equilibrato e ricco di modulazioni, ritmi, soluzioni spaziali innovative e trasparenze. Le soluzioni progettuali sono rese da arditi accostamenti di materiali, caldi e freddi, colorati o sobri. ANTONIO MONESTIROLI Antnio Monestiroli inquadra l’opera di Malchiodi nello scenario culturale dell’epoca, che vedeva come protagonisti Gardella, Albini, BBPR, generazione di maestri molto poco conosciuta, forse anche perche’ poco trattata dalle riviste, trascurata dalla storia dell’architettura.
E’ un movimento di cultura, che crede nella ragione e vede anche l’architettura come una disciplina conoscitiva. Sviluppando un progetto, si andava alla radice del problema, cogliendo gli elementi essenziali e organizzandoli in modo razionale. Il grande amore per la casa in cui si vive bene, in cui vige un buon rapporto con la natura e il sole, l’attenzione verso le condizioni igieniche, la distribuzione spaziale logica, hanno come risultante la semplicità della forma. Un altro aspetto importante riguarda il rapporto tra la vostra generazione e quella dei progettisti più giovani. Oggi sembra ci sia una riscoperta di forme pure e razionali a voi care. Intanto si sta abbandonando l’hi-tech, momento di forte ideologia delle macchine architettoniche come il Beaubourg. GIAN CARLO MALCHIODI Malchiodi comincia il suo intervento ringraziando tutti gli attori della serata: l’Ordine, l’editore e i relatori. Quando ha cominciato a progettare in Italia c’era ancora la famosa architettura del regime. Tutte le riviste italiane portavano esempi quali Piacentini, salvo qualche eccezione come Ridolfi. Uno stile che non lo convinceva. Nella sua vita professionale ha avuto diverse esperienze e anche la fortuna di avere avuto come maestro Gio Ponti e di essere andato a lavorare nel suo studio. Dopo il lavoro spesso Ponti gli parlava di architettura, insegnandogli molti principi che ancora usa. Diceva: “l’edificio deve essere un oggetto finito, completo, composto da base, corpo e coronamento. Se lo progettate così non si potranno attaccare dei pezzi”. Achille Castiglioni faceva l’esempio dell’uovo, forma naturale perfetta e pertanto intoccabile. Lo stesso Castiglioni diceva che nulla doveva essere lasciato al caso. Se ne è ben accorto Malchiodi, nella professione, quando, omettendo di disegnare dei particolari, essi venivano malamente interpretati dal costruttore. Alle volte basta un particolare sbagliato, per rovinare tutta una composizione. Malchiodi è sempre partito dalla pianta, cercando sempre di perfezionarla, perchè la casa risultasse funzionale, rispondendo alle esigenze del fruitore. Le sue piante sono come delle macchine e da esse deriva la forma dell’edificio esterno. Per quanto riguarda i committenti, egli non ha mai avuto clienti ricchi e altisonanti, che lo chiamavano per progettare una villa. La casa di via De Amicis, per esempio è fatta di balconcini, come quella progettata da Viganò in Viale Piave, pannellati, in origine, color carta da zucchero. Malchiodi avrebbe voluto che ogni pannello dei balconi fosse dipinto con un quadro astratto, e che tutti i pannelli insieme formassero un enorme dipinto. Cosa impossibile, se vediamo cosa è venuto fuori. Una delle case che gli piace ancora ora è quella di via Cassolo, una delle ultime. Una casa con un fronte di oltre 60 metri molto stretto. Ha voluto arretrare la casa, progettato un giardino sul fronte e innalzato la casa maggiormente, rompendo questo volume in quattro elementi sfalsati e collegati dai corpi scale e ascensori. Questi edifici avevano perso il loro parallelismo con la strada, che è stato poi recuperato mediante l’allineamento dei balconi.
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heavensdoorways · 2 years
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La Scarzuola, Montegiove, Terni, Umbria, Italy,
It was originally the site of a 13th Century convent associated with St. Francis of Assisi, but was partially abandoned in the 19th Century.
In 1957, the Milanese architect Tomaso Buzzi purchased the convent site and converted it into a multi-faceted architectural complex mainly built with the remains of the convent. 
Buzzi built the complex as his interpretation of the ideal city.
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Una località rurale dell’Umbria nasconde un tesoro: è la Scarzuola, il luogo dove Tomaso Buzzi costruì la sua Città Ideale. Questa surreale ed eccentrica costruzione si trova nel comune di Montegabbione nascosta tra le colline umbre, e fu famosa per essere stato dimora di San Francesco d’Assisi.
Ma non solo, questo luogo segreto dell’Umbria vi sorprenderà per una meravigliosa costruzione, la città ideale di Tomaso Buzzi. La Scarzuola si trova ben nascosta nella località di Montegiovane, in provincia di Terni, nelle vicinanze di un antico convento francescano.
Nel 1956 il convento e tutta la proprietà circostante vennero acquistati dall’architetto milanese Tomaso Buzzi che edificò una straordinaria costruzione surreale: la Città Ideale. L’artista tracciò un percorso ricco di simbolismi basato sul poema illustrato italiano “Hypnerotomachia Poliphili”: un viaggio iniziatico alla scoperta di noi stessi. L’opera è formata da costruzioni raggruppate in sette scene teatrali, sette rappresentazioni sceniche.
Buzzi progettò e costruì la città ideale come una grande scenografia teatrale in cui sono presenti: Villa Adrian, Villa d’Este (Tivoli), i sette edifici nell’Acropoli (Partenone, Colosseo, Pantheon, Piramide, Torre dei Venti, Tempio di Vesta, la torre dell’orologio di Mantova) e Bomarzo. ���🇹❤👏👋
A rural village in Umbria hides a treasure: it is the Scarzuola, the place where Tomaso Buzzi built his Ideal City. This surreal and eccentric building is located in the village of Montegabbione hidden in the Umbrian hills, and was famous for having been the home of St. Francis of Assisi.
But that's not all, this secret place in Umbria will surprise you with a wonderful building, the ideal city of Tomaso Buzzi. Scarzuola is well hidden in Monte Giovane, in the province of Terni, near an ancient Franciscan convent.
In 1956 the convent and all the surrounding property were purchased by the Milanese architect Tomaso Buzzi who created an extraordinary surreal construction: the Ideal City. The artist has traced a path full of symbolism based on the Italian illustrated poem "Hypnerotomachia Poliphili": an initiatory journey to discover ourselves. The work is composed of constructions grouped into seven theatrical scenes, seven stage performances.
Buzzi designed and built the ideal city as a large theatrical setting in which are located: Villa Adriana, Villa d'Este (Tivoli), the seven buildings of the Acropolis (Parthenon, Colosseum, Pantheon, Pyramid, Tower of the Winds, Temple of Vesta, the clock tower of Mantua) and Bomarzo. 🇮🇹❤👏👋
Grazie: Complimenti a📷@instagram.com/kaiserfernando 💚🤍❤️
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giardinoweb · 1 year
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Un altro po
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Notizie Il Sacro Bosco di Bomarzo presenta dal 4 luglio al 15 settembre 2023 In Arte Vicino, un festival con aperture straordinarie, appuntamenti, incontri e installazioni, a cura di Antonio Rocca, in occasione del quinto centenario della nascita dell'ideatore del Bosco, Pierfrancesco Orsini, detto Vicino (Roma, 4 luglio 1523 - Bomarzo, 28 gennaio 1585). In Arte Vicino è promosso e organizzato dal Sacro Bosco di Bomarzo, in collaborazione con i maggiori giardini d'arte contemporanea dell'Italia centrale: il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle (Capalbio, Grosseto), Hic terminus haeret di Daniel Spoerri (Seggiano, Grosseto), la Scarzuola di Tomaso Buzzi (Montegabbione, Terni) e il Giardino delle Meraviglie di Paolo Portoghesi (Calcata, Viterbo). Il festival ha il patrocinio dell'Accademia Nazionale di San Luca, il sostegno dell'impresa culturale Grandi Giardini Italiani e la convenzione con l'Accademia di Belle Arti di Viterbo e con il Tuscia Film Fest. Presso il Sacro Bosco di Bomarzo si terrà il programma principale con aperture serali e straordinarie, conferenze, visite guidate, approfondimenti storico-artistici, installazioni durante il mese di luglio 2023 e un percorso espositivo, a cura di Susanne Neumann, Lucia Pesapane e Antonio Rocca, con opere di Paolo Portoghesi, Niki de Saint Phalle e Daniel Spoerri, aperta al pubblico dal 4 luglio al 15 settembre 2023. Grazie alla convenzione con il Tuscia Film Fest, inoltre, sono previsti incontri con attori e la proiezione di film in uno scenario d'eccezione. A precedere l'apertura del festival, sabato 1° luglio un evento speciale vedrà impegnato Corrado Augias in una conferenza sulla poliedrica figura di Vicino Orsini. In Arte Vicino nasce dall'idea di Antonio Rocca, storico dell'arte autore di una radicale reinterpretazione del Sacro Bosco di Bomarzo, che riconsegna a Vicino Orsini la piena responsabilità del progetto. Avvalendosi dei Mosca, una famiglia di scultori attivi a Orvieto, il signore di Bomarzo tradusse in pietra la mappa dell'universo redatta dal cabalista cristiano Giulio Camillo ne L'idea del Theatro (1550). Un progetto di natura sacrale che ancora oggi è possibile intravedere all'interno dell'area del cosiddetto Parco dei mostri. Il Sacro Bosco, che si distingue per ecletticità dai giardini coevi fatti realizzare dagli altri signori della zona (come Villa d'Este a Tivoli, Villa Lante a Bagnaia o Palazzo Farnese a Caprarola), scivola nell'oblio all'indomani della morte del committente, per poi essere riscoperto dal Surrealismo: da quel momento comincia ad essere meta e ispirazione per artisti del calibro di Salvador Dalí, diventando il modello di riferimento per i giardini di Tomaso Buzzi, Niki de Saint Phalle, Paolo Portoghesi e Daniel Spoerri. La prossimità di questi giardini "onirici" non è affatto casuale, come sottolinea Antonio Rocca: "Come attratti da un magnete nuovi giardini vennero disponendosi attorno a Bomarzo, designando un cerchio che delimita una sorta di campo energetico. Tra la Maremma e l'Amiata, tra il Peglia e la campagna romana, si inverarono mascheroni dagli occhi azzurri, labirinti, torri, angeli e demoni, arcani di un'avventura unica seppur variamente declinata. Foreste di simboli, nell'inferno della psiche, per poi tornare a vedere le stelle. Al fondo di sogni differenti c'è forse il medesimo archetipo perduto e questi giardini d'artista ne costituiscono una prova in pietra. Un'intuizione che ci ha invitato a confondere in un unico tessuto onirico, questi luoghi incantati, tutti In arte, Vicino". Read the full article
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umbriasud · 2 years
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Una guida per entrare nei misteri della Scarzuola
Una guida per entrare nei misteri della Scarzuola
La Scarzuola è una misteriosa cittadella alchemica creata dall’architetto Tomaso Buzzi tra le colline dell’Umbria occidentale. Dimenticata in rovina per anni, quindi riscoperta, ristrutturata e completata da Marco Solari erede dell’artefice, l’opera nasce dal connubio di due organismi distinti: un antichissimo romitorio francescano, la Scarzuola, risalente al 1220, e la Buzziana o Buzzinda, vera…
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uwmspeccoll · 3 years
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Milestone Monday
On this date, November 8 in 1291, The Republic of Venice enacted a law confining most of Venice's glassmaking industry to the island of Murano. Venetian glassmaking goes back at least as far as the 9th century CE, as testified by an early record, dated 982, containing the first known mention of the name of a glassmaker. While Venetian glassmaking may have originated with the Romans, its ties with medieval Islamic and Byzantine glass production were essential to its becoming, in the 12th century, a highly refined art. By then, Venice had become the glassmaking center of Europe, but the furnaces used to make glass were a potential fire hazard to Venice’s wooden structures, so with the 1291 law, all glassmakers were impelled to remove to the cluster of linked islands known as Murano 1.2 miles north of the city center. There the industry continued to thrive and Murano remains a glassmaking center to this day.
To commemorate this milestone event, we are posting images of 20th-century glassware by the fabled Murano glassworks of Venini, from Venini: Catalogue Raisonné, 1921-1986, edited by the daughter of the company’s founder Anna Venini Diaz de Santillana and published in Milan by Skira in 2000. The name Venini is deeply rooted in the great Murano tradition of glass craftsmanship. The book is an in-depth account of the company established by Paolo Venini in 1921 and carried forward by members of the Venini family up to 1986 when the business was sold off. This comprehensive catalogue contains some 250 descriptions detailing each item produced over six decades of activity, with Anna Venini Diaz de Santillana tracing the history of the 'Vetrerie Venini' glasshouse through each successive master craftsman's term as art director: Napoleone Martinuzzi, Carlo Scarpa, Paolo Venini himself, Tomaso Buzzi, Fulvio Bianconi, and Ludovico Diaz de Santillana. From top to bottom, the works shown here are:
1.) Tomaso Buzzi. Two-spouted vase, 1933. 2.) Napoleone Martinuzzi. Large leaf chandelier, 1928-30. 3.) Carlo Scarpa. 'Sommerso' bubble vases, 1934. 4.) Tyra Lundgren. Leaf, 1938. 5.) Ludovico Diaz de Santillana. 'Murrina' disc, 1962. 6.) Laura Diaz de Santillana. 'Klee' vase, 1978 and Alessandro Diaz de Santillana. 'Coccio' vase, 1984. 7.) Carlo Scarpa. 'Murrina' plates, 1940. 8.) Toni Zuccheri. 'Giada' vase, 1964. 9.) Tomaso Buzzi. 'Alga' vase, 1933. 10.) Toots Zynsky. 'Folto' vases, 1984.
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setdeco · 5 years
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TOMASO BUZZI & NATHALIE VOLPI, Villa Volpi, Rome, Italy, 1960
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oblivion-soave · 7 years
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Villa Volpi
Ph. Tomaso Buzzi
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newvesselpress · 8 years
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Venini vessels
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stilouniverse · 3 years
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Nicola Dal Falco, Un viaggio alla Scarzuola. La città ideale di Tomaso Buzzi, Marietti 1820
Nicola Dal Falco, Un viaggio alla Scarzuola. La città ideale di Tomaso Buzzi, Marietti 1820
Con trenta disegni di Fabrizio Foti e una poesia inedita di Giancarlo Consonni Uscita: 7 ottobre 2021 Architettura, viaggi, libri d’arte pag. 72, 23 euro  “Se dovessi scrivere il mio epitaffio alla maniera di Stendhal, suonerebbe così: Milanese/visse, disegnò, amò. Quest’uomo detestava il Diavolo, Mussolini e l’aglio”. Tomaso Buzzi L'”architetto volante” Tomaso Buzzi (1900-1981),…
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