#treno passeggeri
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maslow1882 · 4 months ago
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Treno fermo ad Arquata Scrivia per passeggeri senza biglietto e non collaborativi: Carabinieri denunciano due uomini per interruzione di pubblico servizio. Scopri di più su Alessandria today.
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grazielladwan · 4 months ago
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IL TRENO ZANETTI
Immagine creata con IA “L’ho visto. Oggi. Ore 16:47.” Nessuno mi crederà. Lo so. Ma io l’ho visto. E se lo scrivo ora, con le mani che tremano e il cuore che ancora martella come se volesse scappare dal petto, non è per convincere qualcuno. È perché devo. Perché forse non avrò un��altra occasione. O forse sto solo cercando un modo per restare sveglio. Ero sulla ciclabile vecchia, quella che…
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hernestine · 5 months ago
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La stazione di Kami-Shirataki, situata a Hokkaidō, in Giappone, era destinata alla chiusura a causa del numero estremamente ridotto di passeggeri. Tuttavia, i responsabili della compagnia ferroviaria si accorsero che un'unica studentessa utilizzava quotidianamente il treno per andare a scuola.
Invece di chiudere la stazione, le autorità presero una decisione sorprendente: mantenere il servizio attivo fino a quando la ragazza non avesse completato gli studi.
Per diversi anni, il treno arrivava e partiva esclusivamente in base agli orari scolastici della giovane, permettendole di raggiungere la scuola al mattino e di tornare a casa nel pomeriggio.
Quando la studentessa concluse il suo percorso di studi, la stazione venne definitivamente chiusa, segnando la fine di una straordinaria storia di responsabilità e rispetto per l'istruzione.
..... solo in Giappone succede...
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ambrenoir · 1 month ago
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La vita è come un viaggio in treno.
Fermate, cambi di binario, coincidenze mancate… e qualche inevitabile incidente.
Alla nascita saliamo sul treno con i nostri genitori, convinti che resteranno accanto a noi per tutto il tragitto. Ma a un certo punto scenderanno, lasciandoci proseguire da soli.
Nel tempo salgono nuovi passeggeri: fratelli, amici, figli, amori…
Alcuni restano a lungo, lasciando un segno indelebile.
Altri passano in fretta, quasi senza farsi notare.
C'è chi scende e lascia un vuoto che nessun altro potrà colmare.
Eppure, il treno va avanti.
Tra paesaggi meravigliosi e tratti difficili, tra gioie e dolori, sogni, attese, addii.
Non possiamo decidere quanto durerà il viaggio. Ma possiamo scegliere come viverlo.
🔹 Il vero successo non è arrivare lontano.
È come trattiamo gli altri passeggeri: come amiamo, come perdoniamo, cosa doniamo con sincerità.
Perché nessuno sa in quale stazione dovrà scendere…
Ma ognuno può lasciare, ovunque vada, un gesto gentile, un sorriso, un’impronta d’amore che resti per sempre.
✨ Che il tuo viaggio sia degno di essere ricordato.
Non per quanto è durato, ma per come l’hai condiviso.
Goditi il viaggio della vita. 🚂💛 ( dal web)
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mucillo · 4 months ago
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"Un viaggio tra le righe"
Solitamente siedo dalla parte del finestrino. Mi piace osservare il paesaggio che scorre e scompare velocemente, che muta nelle forme e nei colori.
E’ come guardare un film muto, al quale sono io a dare voce con le mie impressioni.
Di fronte a me è seduta una donna che non ho mai visto prima. Dopo tanto viaggiare, ogni giorno, stesso treno allo stesso orario ci si conosce un po’ tutti, è naturale. quella donna però non l’avevo mai vista prima.
La osservo mentre guarda distrattamente una stampa d’epoca delle ferrovie dello stato, appena sopra la mia testa. Poi abbassa gli occhi evitando d’incontrare i miei e, si mette a scrivere qualcosa su quello che sembra un diario. La osservo ancora, ha un non so che di misterioso, lo sguardo assente, come se intorno a lei non ci fosse nient’altro che il vuoto.
lascio cadere di proposito la cartella sopra i suoi piedi, per poi scusarmi. Nessuna reazione, non esisto.
Apro il quotidiano, commento a mezza voce una notizia di cronaca che mi ha colpito, lei alza la testa, mi guarda come se si fosse accorta solo in quel momento della presenza di un altro passeggero, accenna un timido sorriso, poi abbassa lo sguardo e si rimette a scrivere.
il treno ferma ad una piccola stazione di provincia, il tempo di fare salire l’unico passeggero, poi riprende sferragliando la sua corsa. Tra dieci minuti arriverò a destinazione. Al caffè dei passeggeri mi aspettano un cremoso cappuccino ed una fragrante brioche, e poi via verso una nuova giornata di lavoro.
La luce del giorno entra prepotente nello scompartimento. Solo adesso mi accorgo che la donna seduta di fronte è molto pallida, ha gli occhi stanchi e, quelli che prima mi sembravano capelli un po’ arruffati, ora sospetto sia una parrucca.
Oddio! non sarà mica… ma cosa vado a pensare, è così giovane, avrà si e no trentacinque anni… forse la mia fantasia corre più di questo treno.
Stiamo per arrivare al capolinea, lei si alza prende il suo bagaglio e senza dire una parola si avvia all’uscita. Resto per qualche istante a guardarla mentre si allontana, poi noto che il suo diario è rimasto sul sedile; provo a chiamarla facendomi largo tra gli altri passeggeri. Troppo tardi,quando scendo dal treno, lei è sparita nel sottopasso. Riesco a scorgerla da lontano, affretto il passo, la raggiunco mentre sta per salire su un taxi. Le mostro il diario, lei lo guarda appena, con lo stesso sguardo assente, dice che non le serve, che posso anche buttarlo.
Resto lì come un manichino con il diario tra le mani, a guardare il taxi mentre si allontana nel traffico.
S’è fatto tardi. Addio cappuccino, addio brioche. Infilo il diario nella cartella, chissà… forse lo leggerò, o forse no… forse inizierò a scriverne uno mio.
(Silvano Cappelletti)
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occhietti · 1 year ago
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Alla fine contano solo le persone che pensi a quest'ora. Il resto sono passeggeri di un treno che non fa parte della tua vita.
- web
Illustrazione su Behance.net
Buonanotte...🌙
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ilcaoselastelladanzante · 9 months ago
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Quando c’era lvi.
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nineteeneighty4 · 3 months ago
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Sono su un pullman diretto non so dove , mentre fuori i guidatori delle auto continuano a bussare imperterriti e irritati da tutti i tentativi di manovra effettuati per svoltare in un vicolo e proseguire la corsa. Il conducente: mia zia, se ne sta immobile al suo posto ,lontana abbastanza da sembrare eclissarsi a tratti. Il corridoio è lunghissimo, profondo come quello di un treno , e non ci sono passeggeri a bordo eccetto me. Infastidita dal rumore dei clacson , dalla fretta generale e dall’ansia del momento decido di proseguire a piedi e così pochi secondi dopo sono già in strada immersa in un’atmosfera tutt’altro che moderna , stile anni Ottanta. I passanti ascoltano musica con il walkman , e si muovono in maglioni oversize; donne dall’aria stanca sfoggiano rossetti i cui colori vividi e gli accessori vistosi ricordano un quadro pop , mentre le vetrine dei negozi mostrano manichini in posa plastica con giacche scolorite e occhiali da sole. Ovunque lampeggiano scritte al neon e dai bar esplode musica ad alto volume. Sembra di vivere dentro una pubblicità perenne . Attraverso in fretta un quartiere degradato e chiedo informazioni sulla mia amica A che abita nei pressi di una traversa buia e dimenticata. Dopo aver citofonato mi apre e invita a salire sopra ,nel suo appartamento simile a un centro sociale , per le scritte ,le bandiere e i motti visibili dappertutto: lungo tutte le pareti. Al centro di un’ampia stanza che dà su un’altra c’è un letto a una piazza e mezza con un lenzuolo blu. Dietro questo una libreria a parete contenente opere non più in ristampa , e libri antichi ereditati dai genitori. A sta fumando , come al solito , e mi invita a fare altrettanto come se fossi a casa mia. Sulla destra c’è la cucina : bianca , non molto spaziosa dove è indaffarata a preparare un sandwich con prosciutto e formaggio. Mi incita di nuovo a fare un tiro , e stavolta desisto dal rifiutare. Noto subito un sapore diverso , come se normalmente fossi abituata a tutt’altro. Mentre me ne accorgo,lei continua a parlarmi dei ragazzi del collettivo , dell’inquilino di sopra che detesta il suo gatto nero : Hattori, un micio schivo che ha trovato per strada due anni prima e che ,di tanto in tanto, ha il vizio di sgattaiolare ,scavare nei vasi altrui e addormentarsi stremato in qualche pianta. Non passa molto tempo e ci ritroviamo a discorrere del fumo , nuovamente. Vorrei giocare a fare i cerchi nell’aria ma mi risulta impossibile. A mi spiega allora che non si può perchè la qualità è differente e presto ,aggiunge, le darò ragione. Trascorriamo mezz’ora così : io sdraiata sul letto a sfogliare le poesie di Majakovskij , lei seduta su una sedia accanto ,irritata perché M -il tizio con cui sta- non risponde ai suoi messaggi da almeno tre ore. Mentre sto lì penso all’Islanda e al fatto che presto o tardi prenderò uno zaino e sparirò sulla Diamond Beach. Nel silenzio. A si accorge che sono altrove e mi domanda cosa sto immaginando. Le rispondo facendo spallucce, e rimetto a posto il libro. Poi ,all’improvviso, cala la notte. Ho gli occhi aperti ma non vedo nulla ;li tasto con i polpastrelli stando attenta a non inciampare e vengo assalita da un attacco di panico. La sensazione è terribile , irrimediabile. So di avere le palpebre aperte ma ho perso la vista , ciò che scorgo è soltanto il nero più profondo. A mi chiama dal terrazzo presso cui si è diretta per cercare un’antenna funzionante. Vorrei raggiungerla ma non so come fare ; le spiego quel che sta accadendo e la sento ridere; mi rassicura : è tutto normale , devo stare calma , tranquilla. Sono gli effetti della nuova droga, potente come un razzo , capace di spedirmi in un’altra dimensione, di alienarmi dal contesto. Poco dopo sono ancora lì a dimenarmi , tastare le ciglia , decisa a non inciampare in nulla ,a muovermi goffamente per alzarmi ed avanzare passi. Detesto la sensazione che sto vivendo. È un incubo e glielo dico ma lei ormai non mi ascolta più, è in viaggio come me e prova ad abbracciarmi nell’euforia. > part 2 tra i commenti ⬇️
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unmatto · 9 days ago
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vivere in una città caotica come roma mi permette di assistere a tantissimi atti di gentilezza:
- sono seduto al tavolino di un bar, il cameriere mi porta l’ordine ma scopro che al mio tavolino non ci sono bustine di zucchero. mi guardo attorno, cerco sugli altri tavolini ma niente, non ci sono. a quel punto si avvicina una donna che mi aveva osservato e aveva capito la situazione e mi allunga la cesta di bustine di zucchero presenti sul tavolino dove era seduta.
- sono sulla banchina aspettando che il treno della metro si fermi quando una ragazza all’interno del vagone con le mani mi fa cenno di no. capisco subito. le porte della metro c si aprono per pochi secondi e dalla banchina non sono sempre indicate le porte che non si aprono perché il treno è allineato male. la ragazza mi aveva avvisato che la porta non si sarebbe aperta, permettendomi di cambiare subito porta e di riuscire a prendere la metro. una volta capito l’ho fatto anche io con un gruppo di passeggeri che aspettava di salire sulla metro davanti a una porta che non si sarebbe aperta.
- ancora: le porte della metro c restano aperte pochissimi secondi e bisogna fare in fretta a salire o scendere. dei ragazzi giovanissimi che parlavano tra loro accanto la porta si sono lanciati per bloccare con il corpo le porte in chiusura e permettere a una signora anziana che si stava avvicinando lentamente di prendere la metro.
- è notte fonda e sto tornando a casa. un commerciante sta rientrando nel negozio una pila di cassette vuote della frutta impilate su un carrello. ci passa appena attraverso la porta ma una cassetta gli cade, gli sarebbe difficile riprenderla. gliela prendo io, la raccolgo e la metto in cima la pila. con un sorriso sincero mi dice “grazie fratello. vuoi una mela?”.
- sono sul bus per tornare verso casa. un ragazzo cerca di dare indicazioni a una donna che non parla italiano né inglese. ripete soltanto la destinazione, quasi al capolinea della linea. allora il ragazzo ha un’idea e chiede ai passeggeri se qualcuno ha una penna, ovviamente non giro mai senza. ha scritto su un foglio un messaggio in italiano e in inglese che la donna poteva mostrare per chiedere indicazioni e arrivare a destinazione.
- sono sul bus per tornare verso casa. c’è un uomo che continua a chiedere indicazioni per andare verso il capolinea di un’altra linea di bus. attraverso il bus su cui siamo si avvicinerà ma dovrà comunque cambiare linea. da come parla a un altro passeggero capisco che gli aveva già chiesto indicazioni, ma il secondo uomo non sembra avere voglia di collaborare. io resto zitto. scendiamo al capolinea e l’uomo continua a chiedere spiegazioni, finché l’uomo non gli dà indicazioni che allungheranno di molto la strada. allora intervengo. appena mi intrometto l’uomo che stava dando indicazioni si alleggerisce di un peso e si allontana di corsa. dico all’uomo che voleva indicazioni di seguirmi, lo accompagno alla fermata giusta, gli dico di aspettare questo bus, vediamo insieme tra quanto passa. non sapeva come ringraziarmi ma io non riesco a immaginare il terrore di trovarsi in un paese sconosciuto e dover arrivare a una destinazione che non conosci.
(in pratica la gentilezza è il contrario di farsi i cazzi propri.)
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greenbor · 29 days ago
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La stazione nel tramonto ricorda il passaggio di un treno di seconda classe, che ancora insegue il sole del mattino ed è convinto di non doverlo mai perdere. E’ una carezza di madre che scalza si avvicina per donarla al figlio con amore; è la voce di un giovane padre che guarda con gioia quel momento mentre, seduti assieme immaginano distrattamente quel muro di casa, come se fosse una valigia nera consumata. La stazione al tramonto sono le risa, senza udibili parole, dei loro tre bambini, che giocano proprio al fianco dell’ufficio di polizia. La stazione nel tramonto è una coperta che si stende su di un materasso, mentre occhi chiusi ripetono con amore il cadenzato suono metallico del correre delle ruote dei treni sui binari. La stazione nel tramonto è quella goccia di sudore che scende affaticata sulla fronte e parla una lingua straniera incomprensibile, che racconta di un ragazzo che è vissuto tanto nel deserto e sente ancora il peso e l’abitudine alla sabbia nelle scarpe, mentre tiene stretto ancora forte il passaporto tra le dita. La stazione nel tramonto è un intreccio di rotaie e scambi, come un groviglio pieno di passeggeri confusi tra i tanti loro pensieri che, seppur sentendoli di passaggio ed incompresi, vorrebbero lo stesso raggiungerli in quel sole, proprio come quel treno di seconda classe inseguiva quello stesso del mattino.
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selguk77 · 2 months ago
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Non sono solo un essere umano, ma sono diventato come una stazione ferroviaria dimenticata dal tempo, dove tutti si fermavano e poi ripartivano. Sono quel luogo silenzioso che ha sperimentato il rumore della partenza, per poi scoprire che il silenzio è più doloroso del rumore dell'addio.
Tutti i passeggeri se ne andarono, senza che nessuno si voltasse indietro. Nessuno mi salutò, nessuno chiese di me, come se fossi solo un passo di passaggio su una lunga strada. Pensavo che i ricordi avrebbero formato un filo di lealtà, ma se ne erano andati con loro, sparsi come foglie autunnali al vento, senza mai fermarsi né tornare.
Mi sento come qualcuno tornato da una guerra persa, senza medaglie né gloria, ma con il cuore trafitto e la vista offuscata. Pensavo di lottare per un senso, per l'amore, per la sopravvivenza, ma alla fine ho scoperto che la guerra era dentro di me, e che la sconfitta era solo un riflesso della mia voce che si spezzava nell'eco del silenzio.
Sono una stazione dove finiscono tutti i treni, dove le luci della speranza si sono spente e i muri dell'attesa sono caduti. Nessuno saluta più dai finestrini, nessuno lancia sguardi speranzosi sulla banchina. Persino il suono dell'ultimo treno in partenza è come un ultimo lamento, come se sapesse che non tornerà più.
Ero solo negli angoli più remoti della mia anima, senza compagni, senza un cammino, senza una storia completa. Tutto sembrava incompleto, amputato, come gli arti di un combattente tornato senza patria, senza casa, senza una madre ad aspettarlo sulla soglia.
Ma, nonostante tutta questa distruzione… sono ancora qui. Sono ancora io. La stazione potrebbe essere crollata e ricoperta di polvere, ma dentro di me c'è un ammasso di impulsi che non si sono mai spenti. C'è ancora terra che aspetta di diventare verde, e una voce interiore mi sussurra che anche le stazioni deserte potrebbero tornare in vita, se un treno passasse portando con sé un cuore che non ha paura di fermarsi di fronte al dolore.
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m596118 · 1 year ago
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"Credo di aver perduto il treno, Lloyd"
"Faccio arrivare l'automobile, sir?"
"Lloyd, stavo parlando della differenza tra le occasioni perse e quelle colte"
"E io della differenza che c'è tra l'essere passeggero e guidatore, sir"
"I passeggeri, Lloyd, arrivano prima e senza fatica a destinazione"
"Ma i guidatori le destinazioni le creano di momento in momento, sir"
"Decappottabile e guanti da volante, Lloyd"
"Con molto piacere, sir"
Vita con Lloyd _Simone Tempia
🦖
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hernestine · 18 days ago
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𝗜 𝗧𝗥𝗘𝗡𝗜 𝗧𝗥𝗔 𝗚𝗟𝗔𝗖𝗜𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘 𝗘 𝗟𝗜𝗤𝗨𝗘𝗙𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘
Questo articolo è dedicato a tutti i viaggiatori ferroviari, con speciale menzione per i poveri pendolari, e ai loro patimenti estivi. In molti i regionali veloci non funziona l'aria condizionata. E nei rari vagoni in cui è attiva, funziona troppo, come un frigidaire. Col caso non infrequente di escursioni termiche nello stesso treno di venti gradi secchi. Benché locali, i treni italiani vanno dal Congo alla Siberia senza fermate intermedie. In questo periodo speciale in cui si incrociano maledicendosi le folle di pendolari ancora in servizio e le frotte di mezzi turisti in vacanze frugali e vicine, la temperatura dei treni locali viaggia infatti tra la glaciazione e la liquefazione. La prassi quotidiana è la seguente: entri in una carrozza e soffochi di caldo. Allora ti sposti in quella accanto e cambi continente: per il primo minuto godi il fresco e asciughi il tuo sudore, poi dopo cinque minuti il sudore si fa minacciosamente fresco sulla pelle, e dopo altri cinque minuti hai principi di assideramento e implori i controllori fuggitivi di abbassare l'aria (o alzare la temperatura, sono due scuole di pensiero). Loro eseguono, e ripiombi dai ghiacciai eterni all'Africa più sudata. Se implori un nuovo intervento, gli scafisti delle ferrovie ti guardano come se avessi le caldane o i capricci: ora la vuoi fredda, ora calda... No, chiedi semplicemente una via di mezzo, umana, ma ti rispondono che non c'è. Come spiegare questi opposti estremismi termici? Prima pensi che sia una norma decisa per far sentire i migranti africani a proprio agio con una carrozza che riproduce il loro habitat torrido e poi un vagone freddo per mettere a proprio agio le ucraine e le russe, senza distinzioni. In realtà i poveri migranti non c'entrano, c'è qualcosa di più sottile, di più perverso. Allora capisci il principio bipolare che ispira le ferrovie, incluse le frecce (Trenitalia è l'ultima società organizzata rigidamente in classi anche se li chiamano “ambienti”, caste e gerarchie di meta): è il Principio Sofferenza. Tu in treno devi soffrire, ma giacché siamo in democrazia, puoi però scegliere liberamente se morire di caldo o di freddo. Ogni treno sembra temprare un'umanità dolente, sospesa tra due gironi dell'inferno, tra vagoni piombati, campagne di Russia e d'Etiopia alternate o treni adatti a pellegrini in cerca di martirio e di miracolo, destinazione Lourdes. L'importante è patire.
Qui si scatena la fantasia nazionale con le relative interpretazioni creative rispetto al treno gelido/bollente: vedi i pendolari al quadrato, che vanno da una carrozza gelida a una bollente, fanno turismo estivo ed invernale, ma con le infradito, senza dopo-sci; vedi i denudati per sopportare la calura, ridotti allo stato liquido con le ascelle in stato di avanzata putrefazione, poi vedi gli ibernati, a cui manca solo il cane san Bernardo, avvolti in asciugamani da mare o perfino in giornali (finalmente si rivedono i giornali in treno); vedi i tramortiti, i neo-malati con tosse, starnuti e muco a effetto immediato. La temperatura dei treni uccide batteri e passeggeri, senza fare odiose distinzioni. Un'intera popolazione si scopre colpita da trenoma. Così invidi chi scende alla prossima. Eppure un tempo il treno era il mezzo più sicuro...
(Il Giornale, estate 2013 ma non è cambiato nulla)
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be-appy-71 · 1 year ago
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Alla fine contano solo le persone che pensi a quest'ora. Il resto sono passeggeri di un treno che non fa parte della tua vita... ♠️🔥
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vintagebiker43 · 6 months ago
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Siamo saliti sul treno Città di New Orleans,
(alla stazione) Illinois Central, sul treno del lunedì mattina
Quindici vagoni e quindici passeggeri irrequieti
Tre controllori e venticinque sacchi di posta
Lungo tutto il viaggio verso sud (1)
Il treno parte dalla stazione di Kankakee (a Chicago)
Procede superando case, fattorie e campi
Treni di passaggio che non hanno nome
Scali merci pieni di vecchi uomini di colore (2)
E i cimiteri delle automobili arrugginite
Buongiorno, America, come stai?
Così non mi conosci? Sono il tuo figlio nativo
Sono il treno che chiamano The City of New Orleans
Avrò fatto cinquecento miglia quando il giorno sarà finito
Mischi e dai le carte con i vecchi nel vagone ristorante
Un centesimo a punto ma nessuno che tiene il punteggio
Non vuoi passare la busta della spesa con la bottiglia
Si sentono le ruote che brontolano sotto il pavimento
E i figli degli inservienti dei treni (3)
E i figli degli ingegneri
Viaggiano sui tappeti magici fatti d'acciaio dai loro padri
Le madri con i loro bambini addormentati
Si dondolano al battito regolare delle rotaie
E il loro ritmo è l'unico suono che sentono
Buongiorno, America, come stai?
Non mi riconosci? Sono il tuo figlio nativo (4)
Sono il treno che chiamano The City of New Orleans
Avrò fatto cinquecento miglia quando il giorno sarà finito
E' notte sul City of New Orleans
Si cambia vagone a Memphis, Tennessee
A metà strada verso casa, saremo là verso mattina
Attraverso l'oscurità del Mississippi
Correndo silenzioso verso il mare
E tutte le città e le genti sembrano
Essere scomparse come in un brutto sogno
E le rotaie d'acciaio non hanno ancora saputo la notizia
Il capotreno canta un'altra volta le sue canzoni
I passeggeri apprezzano il refrain (5)
Questo treno canta un blues triste per le stazioni che spariscono (6)
Buongiorno, America, come stai?
Non mi riconosci? Sono il tuo figlio nativo
Sono il treno che chiamano The City of New Orleans
Avrò fatto cinquecento miglia quando il giorno sarà finito
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