#tutte uguali
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Quando iniziate a riempire il vostro blog del cazzo prevalentemente di vostre foto mezze nude diventate così noiose 🙄
Non avete nient'altro da offrire se non il vostro culo
Tutto bello all'esterno, poi internamente siete vuote, wow
Che banalità
Sono etero ma preferisco smettere di seguirvi se l'unica cosa che sapete offrire è il vostro corpo
Cerco anime profonde piuttosto che contenitori di facili costumi.
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"Aspettami dieci minuti, ti chiamo io" solo se si presenta con lo strap
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you can touch me with slow hands
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non so se mi sta prendendo per disperazione ma questa non mi dispiace :) ciauuuu bnkr44 ✨✌
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@galloberardi braver than us marines
#il post è un papiro ma concordo#2000 convocazioni e ancora si pensa che le altre squadre nazionali chiamino solo giovani di 16 anni#perche sono piu avanti di noi#quando tutte le nazionali hanno gente di 36 anni come gente di 20 esattamente come noi#e giocano sempre con gli stessi perche sono garanzia#non siamo ne meglio ne peggio di nessuno#questi sono i giocatori esperti e giovani che abbiamo#questi usa#potrebbe chiamarne di piu? si#ma ha 23 nomi non 56#le regole sono sempre uguali#e la nations league a noi serve quindi non possiamo chiamare baschirotto vs morata#gli altri sono tutti impegnati con europei e mondialini quindi chi chiama?#chicco evani???#un po' di oggettività
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Perdere una persona gentile lascia un vuoto enorme; ma se muore un essere scortese, come un politico di destra o un radical chic o un Papa, si può solo che fare festa 🎉🎊
#non tutte le morti sono uguali#morte#gentile#gentilezza#vuoto#vuoto enorme#persona gentile#esseri scortesi#politico di destra#radical chic#Papa#Fare festa! 🎉🎊
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confronto


THERE IS SO MUCH TO UNPACK HERE
#mister belle gambe#GAMBE LUNGHE = LONG LEGS#BELLE GAMBE = BEAUTIFUL LEGS#com'è possibile che rutile abbia “le gambe più belle” se tutte le gemme sono scolpite uguali dal sensei per evitare discriminazioni?!
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IO E IL MIO LINFOMA NON HODGKIN
Ho 51 anni e me la sto vedendo brutta.
Circa nove mesi fa ho scoperto di avere un Linfoma Non Hodgkin. Il referto della biopsia diceva: linfoma a pattern follicolare di grado 3A.
Per ottenere chiarimenti ho compiuto la tipica azione che una persona dotata di buon senso dovrebbe sempre evitare. Invece di aspettare la spiegazione dell'ematologo, ho interpellato un'intelligenza artificiale. E lei mi ha risposto: «Il grado 3A indica l'aggressività. Di solito un linfoma follicolare cresce lentamente. Nel tuo caso è più aggressivo».
Più aggressivo. Questa cosa mi ha fatto preoccupare. L'aggressività non mi è mai sembrata una bella cosa, ve lo confesso.
Poi l'ematologo mi ha spiegato che il grado 3A non sempre richiede un intervento immediato, anche se non va sottovalutato.
L'urgenza scatta sempre di fronte al grado 3B. In quel caso la scritta "attenzione" comincia a lampeggiare e si parte con le terapie senza temporeggiare. I trattamenti efficaci esistono e vanno somministrati in tempi rapidi.
Per me hanno dipinto uno scenario diverso. Forse il grado 3A è difficile da inscatolare in categorie rigide. Me l'hanno descritto come una patologia che nelle fasi iniziali consente di aspettare per vedere quello che succede.
E quindi, cosa hanno deciso?
All'inizio avevo masse tumorali solamente all'inguine. Nel torace e nell'addome non c'era nulla.
In casi simili la strategia medica è controintuitiva. È la cosiddetta vigile attesa. Uno pensa, di fronte a un tumore, che la cosa migliore sia puntargli subito addosso tutte le armi disponibili. Ma la pratica ha evidenziato situazioni in cui tale scelta non è conveniente, quando il linfoma non è ancora diffuso. E ciò vale soprattutto per i linfomi follicolari di grado I e II. Ma anche il grado 3A, benché più aggressivo, è ormai trattato allo stesso modo.
Questo fatto è difficile da spiegare alle persone che ti vogliono bene. Non riescono a crederci. Non sanno dare un senso all'attesa. Fanno tutte la solita domanda: "Hai un tumore maligno. Perché non ti curano subito?".
La realtà è che i tumori non sono tutti uguali.
I medici mi hanno indicato il piano ottimale: concedermi la massima qualità di vita, senza terapie debilitanti, per il maggior tempo possibile. E infatti sono stato congedato così: «Ci rivediamo fra un po' di mesi per fare il punto. Avvisaci in caso di sintomi. Va eseguita una TAC prima della prossima visita».
Poi l'appuntamento è stato posticipato a causa del declino inesorabile della sanità pubblica. La TAC da fissare prima della visita si è rivelata una sorta di chimera. Il grande Centro Ospedaliero che mi ha preso in cura, per colpa dei budget, ha il braccino corto quando si parla di TAC. C'è sempre posto solo per i clienti. Hanno scaricato su di me il compito di cercare una data disponibile in un qualsiasi ospedale con un posto libero. E potete immaginare il finale. Non ho trovato nessuna data prima di quella prevista per la visita. Ho confessato ai medici il mio fallimento, ma il grande Centro Ospedaliero non si è fatto commuovere e ha mantenuto la linea dura: "La TAC non fa parte della nostra offerta. Devi pensarci tu".
La data trovata da me è stata considerata accettabile e hanno spostato la visita oncoematologica diverse settimane dopo il giorno fissato inizialmente.
Come ho trascorso i mesi dell'attesa? All'inizio ho vissuto senza pensare alla mia condizione. Il tumore era un argomento di conversazione disimpegnato quando uscivo con gli amici. Niente di più. La scelta del mio cervello era chiara: rimozione di qualsiasi traccia cosciente della malattia fino al momento della TAC. Erano del tutto assenti sintomi sistemici come febbre, sudorazione notturna, stanchezza, prurito diffuso. Vivevo la mia solita vita. Andavo alle manifestazioni contro il governo e sfottevo il duo Meloni-Salvini su Facebook nel tentativo di preservare la salute del mio fegato. Proteggere il fegato è importante, soprattutto quando hai già una malattia.
Dopo quattro mesi la situazione era quasi invariata: nessun sintomo, a parte la crescita visibile della mia massa all'inguine. Si trattava di una massa completamente indolente, ma era così ingombrante che non potevo ignorarla.
E un tarlo ha cominciato a scavare buche nel mio cervello.
Il momento della TAC si avvicinava. La paura ha determinato la fine del mio periodo spensierato. L'idea di essere seriamente malato mi accompagnava dalla mattina alla sera.
Tre settimane prima della TAC è successo qualcosa. Ho cominciato a sentire una specie di blocco nella pancia. All'inizio era un piccolo fastidio che mi sembrava meteorismo. Alcuni miei amici, proprio nello stesso periodo, pativano le conseguenze di un virus gastro-intestinale. "Sarà quello", mi dicevo. Ma i giorni passavano e la situazione peggiorava. Non era una cosa risolvibile con i fermenti lattici. Nel giorno della TAC, fissata due settimane prima della visita, il fastidio era ormai terribilmente molesto. I respiri profondi mi procuravano fitte e camminavo con grande fatica. Sentivo una morsa nell'addome.
Il referto della TAC è arrivato il primo aprile. Ma non era uno scherzo. Era la realtà e mi ha gettato nello sconforto. Nel mio corpo c'erano diverse masse sparse. Ma soprattutto c'era un'enorme massa nell'addome. Una mostruosità. Nel gergo tecnico una massa molto grande si definisce "bulky".
"Alla faccia del tumore aggressivo ma non troppo", ho pensato. Non mi aspettavo tanta cattiveria.
Dato che non imparo nulla dal passato, ho usato di nuovo l'intelligenza artificiale. E non ho ottenuto parole di conforto. Non si dovrebbe mai leggere il referto di una TAC in compagnia di asettiche intelligenze artificiali. Un medico compassionevole dovrebbe materializzarsi per impedirtelo.
Lo so che può suonare melodrammatico, ma mi sono detto: "Per me è la fine". Ovviamente non era vero. Ma non ero lucido. Mesi prima, al momento della diagnosi iniziale, avevo percepito una melodia triste di pianoforte, di quelle che Studio Aperto usa per creare atmosfere commoventi. Dopo l'ultima TAC, la musica è ricomparsa. Ma era "Profondo rosso" dei Goblin. Quando arriva il turno dei Goblin, la faccenda è seria.
Fiaccato dalla sofferenza fisica e psicologica, ho lasciato un messaggio strappalacrime alla segreteria del reparto di ematologia. Per effetto della mia telefonata, hanno anticipato l'incontro con l'ematologo. Ho guadagnato una trentina di ore.
Nel giorno della visita il dolore era insopportabile. Camminare era una tortura. Ma da tempo ero sofferente anche in posizione sdraiata. E infatti su di me gravava una grande mole di sonno arretrato.
Ho affrontato una trafila burocratica di accettazioni multiple in diversi reparti (dovevo fare anche le analisi del sangue) col timore di svenire. Ma alla fine ho ottenuto qualcosa di prezioso: gli antidolorifici. Toglietemi tutto, ma non i miei carissimi amici antidolorifici.
Aggiungo un dettaglio un po' tragicomico. Mi sono presentato alla visita con una valigia perché avevo un grande sogno: volevo essere ricoverato per fare tutti gli esami in un colpo solo e poi accedere immediatamente alle terapie. Ma mi hanno fatto capire che ero un tipo troppo ambizioso. Hanno guardato la mia valigia con uno sguardo compassionevole. Io ho detto: "Va bene, ci ho provato".
In passato esisteva il mitologico "ricovero per esami". Ora non più, a quanto pare.
Ho pensato di fare il classico pernottamento al pronto soccorso per ottenere subito un ricovero e guadagnare qualche giorno. Ma ero troppo stanco, troppo dolorante. Ci ho rinunciato.
Ho anche pensato al danno provocato dal differimento della TAC, per colpa di un ospedale che non riesce a garantire gli esami diagnostici necessari ai malati di tumore. Ma non ce l'avevo con i medici. L'ho chiarito con grande convinzione: "Non mi sto lamentando per darvi la colpa. So che siete dalla mia parte. La colpa è del sistema".
La PET fatta l'11 aprile, quindici giorni dopo la TAC, ha mostrato una situazione ulteriormente peggiorata. Il tumore continuava a crescere, non si fermava un attimo, non voleva prendersi una pausa. I tumori non sanno godersi la vita, parliamoci chiaro. E se la prendono con gli altri, invece di fare autocritica.
Mi hanno detto: "Forse il tuo linfoma è diventato qualcosa di diverso. Un linfoma più cattivo. A volte succede".
E allora il 24 aprile ho finalmente fatto la biopsia che chiarirà la sua nuova natura.
Le terapie potranno iniziare solo quando arriverà il risultato della biopsia. Di solito ci vuole un mese, ma mi hanno fatto una mezza promessa: "Cercheremo di accelerare i tempi, perché non puoi aspettare. Peccato per le festività".
Bene. Non solo il grande Centro Ospedaliero mi ha negato la TAC, ma ha tentato di mettere in cattiva luce il 25 Aprile e il Primo Maggio. Con me però è fatica sprecata. Quei giorni di lotta sono sacri, nel senso laico del termine.
Nell'attesa della cura vera e propria, è stata prevista una terapia di contenimento a base di cortisone.
Il 25 aprile, invece di manifestare come ogni anno, ero in piazza solo col pensiero. Il mio corpo era spiaggiato sul divano e cullavo l'idea di dedicare accorate poesie ai miei più grandi amici: gli antidolorifici.
E ora aspetto. Ma è difficile. Siddharta sapeva pensare, digiunare e aspettare. Io non sono Siddharta, poco ma sicuro. Forse so pensare, ma solo quando non sono afflitto dal dolore.
La situazione è questa, amiche e amici.
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Reclamo il diritto personale alla rivoluzione grammaticale. Avrei tanto voluto è un Passato Perduto. Mi proporranno un contratto a progetto è Futuro Rubato. Son tutte uguali è Presente Ferito. Io ci sarò è Futuro Amico. Non mi amava è Passato Deluso. Io non lo farei è Congiuntivo Diverso. Non ti ho scordato è Passato Incluso. Dimmi chi sono. Imperativo Sperso. Ti ho lasciato perché non ti meritavo. Piúcheperfetto Stronzo. Vorrei, ma non posso. Presente Precario. Non volevo. Passato Consolatorio. Sei stato tu. Presente Accusativo. Lo farò dopo. Futuro Rimandato. Dipende. Condizionale Sfuggente.
Michela Murgia
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DALLA PARTE GIUSTA

Il piano di riarmo per gli Stati europei non solo è un insulto alla storia, ma è la dimostrazione che, per chi comanda, uccidersi a vicenda viene ancora considerato il miglior modo per progredire. Dalla nascita del tempo chi vuole la guerra non è mai stato al fronte, e chi non la vuole muore per la causa di un altro. I nemici non saranno mai le persone che parlano una lingua diversa o che hanno la pelle di un altro colore, i nemici sono narcisisti deviati che pianificano e danno ordini per aumentare potere e denaro. L’unica battaglia da portare avanti dovrebbe essere quella contro queste persone, con l’obiettivo di abbattere ogni confine tra i popoli. Lo so, un'illusione. Filo spinato, muri e frontiere alzate per secoli e secoli hanno soltanto separato persone uguali, alle quali è stato detto di essere diverse. Ci hanno fatto credere di essere migliori di chi viveva oltre la linea tracciata da altri, tutto per lo sfruttamento di tanti e il guadagno di pochi. Non dovremmo più riconoscerci nella patria che ci governa, ma solo nel genere umano al quale tutte e tutti apparteniamo. L’Europa unita che ci raccontano non esiste. Esistono ancora i padroni ed esistono ancora gli sfruttati. C’è chi ordina, chi obbedisce, chi guadagna e chi muore. Ma forse una cosa vera la storia ce l’ha insegnata, dalla parte giusta c’è sempre chi si ribella.
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Ogni giorno siamo bombardati da frasi sull'amore, canzoni sull'amore, film sull'amore, serie tv sull'amore, libri sull'amore, discorsi sull'amore
Sto Amore ha un po' cagato il cazzo
Spesso e volentieri monopolizza tutto quello che incontra
Che banalità
Esiste anche altro nella vita 🙄
#Che palle#Tutte canzoni uguali#Tutti film uguali#Tutto così monotematico e ripetitivo e banale#Che tristezza#Sempre sto amore messo in mezzo#Cambiate argomento#Esistono altre passioni e altri obiettivi nella vita#zibaldone di pensieri#zdp#italia#compagnia
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Taci. /Amica Tizia/ Taci.
Sulle soglie del bosco non odo parole che...
**appunti che mi serviranno forse un giorno chissà**
Amica Tizia mi ha reso la mattinata parecchio difficile. Tesoro, ho da fare, farefare! Ma inizia coi messaggi vocali mentre piange. Piange perché l'amante stasera vede una sua collaboratrice di lavoro. Una ragazza giovane, con la quale lui non ha mai avuto storie, MA...
MA è reo di parlare bene di lei.
Cioè, diocristo, lui parla bene di una ragazza brava sul lavoro. Quindi?
Quindi immane tragggggedia. Tragedia che si sviluppa su più piani (che vi risparmio). Però una chicca va salvata: io faccio cagare a tirar su il morale delle persone, perché prendo sempre vie tortuose tutte mie. Faccio cagare, è risaputo. Nonostante questo lagggente cerca da me un supporto. Io riesco a dare solo il supporto che piacerebbe a me ricevere, ma non siamo tutti uguali etc etc. Immaginate questa scena: voi credete di non saper stare in piedi senza un bastone. Io vi guardo, ascolto tutte le vostre lamentele piagnose e poi BAM!, tiro un calcio al vostro bastone e lo lancio lontanissimo. Voi vi incazzate come delle bisce e iniziate a insultarmi. Ed è proprio in quel punto che, illuminata da luce divina e con la voce di Jesoo, in verità, in verità vi dico: "Ma non lo vedi, testa di cazzo, che stai in piedi sulle tue gambe anche senza bastone?!" Epifania: "oh, è vero. Miracolo. Miracolo!" Miracolo un cazzo, sei solo una persona disagiata che cerca di usare ME come appoggio. MAAAAAAAAAAAAA... torniamo a noi.
Amica Tizia piange. Dice "Ci sarà sempre una donna più bella di me." (una? buuuahahahah) "Ci sarà sempre una donna più intelligente, più simpatica, più interessante di me! E io sono un'insicura... come posso sopravvivere? aiuto... salvami... ciiiiiro, ciiiiro!"
E io (quella che a consolare fa schifo) tolgo il tappo alla bottiglia del buonsenso e annaffio il fiore della mia pazienza caduto:
"Toglimi una curiosità, - le dico - me se tu ti svegliassi un giorno e ti trovassi con un metro di cicatrici sul corpo, con un seno in un modo e l'altro a cazzo di cane, senza un capezzolo, con un braccio fuori uso, cosa faresti? Cosa cazzo faresti? Ti butteresti dal quinto piano? Oppure tireresti fuori il carattere? Sei lì ad aver paura che lui trovi una donna più bella di te, ma ci sono donne bellissime che sono state tradite da uomini che sono andati a scoparsi dei cessi. Non è la bellezza il metro. Non è la simpatia, l'istruzione. Non è un cazzo di niente. TU devi stare bene come unità, come un UNO. Quando stai bene da sola puoi pensare di stare bene con qualcuno accanto, ma prima devi stare bene TU, per i cazzi tuoi. Devo continuare o per oggi posso smetterla di scrivere banalità? Vero: ci saranno sempre donne "più" di te, ma porcaputtana... ci sono uomini che vogliono stare con me, mi vedi? Non vogliono tutti Barbie Perfezione al loro fianco!"
Immaginatemi sudata e ansimante dopo questo monologo. Immaginatemi ancora piena di luce divina in un momento in cui mi sento piena di grazia e dannatamente superiore a sta mentecatta e lei, lei quoque, mi dice:
"Ma vabbè, gli uomini sono attratti da te per il tuo gran cervello."
Non è ironica, è seria. Cioè, se non fosse così seria, scoppierei a ridere, ma è serissima. Quindi dico:
"Cosa?"
"Eh, per forza, se qualcosa in te trovano... sarà il cervello!"
Leggete anche voi il sottotesto, il messaggio nascosto di questa frase, vero?
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Ma che cazzo c'entra Stranizza D'Amuri con Nuovo Olimpo scusate
#due storie completamente diverse e la gente 'che originalità in italia'#non è che tutte le storie con una coppia gay sono uguali amo#anche perché allora tutte le storie con le coppia etero che devono esse#boh vabbè
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I gatti lo sentono. Non tutte le sere ma, diciamo, una sera su tre, Ernesto si stende vicino a me sul divano. C’è un trucco per far accadere questo fenomeno: posizionarsi in diagonale e inarcare il braccio e renderlo accogliente come un arcipelago ben riparato. Ernesto arriva e ci si piazza sopra con tutto il suo pelo e la sua ciccia. Si accascia precisamente sull’avambraccio destro, impedendomi di muovere anche le dita. Sente che devo staccare dal telefono, per questo lo fa. In quei minuti (che diventano ore) lui mi sta dicendo di lasciar perdere, di non scrivere a nessuno, di non guardare video idioti e tutti uguali di ragazze che mi offrono il loro corpo online (sì, sono fatto così, appaiono video di ragazze seminude che fanno le mossette e mi convinco siano indirizzati specificatamente a me per non so, vendermi qualcosa, convincermi a votare un determinato partito o boh, rendermi conto della mia età e accettare che non sarò mai più così bello e liscio e capace di vestire qualunque cosa in maniera graziosa, così mi arrabbio, bestemmio l’algoritmo che vuole schiavizzarmi e scaglierei il telefono dall’altra parte della stanza non ci fosse Ernesto a bloccarmi). Posso usare solo la mano sinistra e le opzioni sono limitate. Devo riuscire a raggiungere il telecomando senza svegliarlo, così da poter accedere a qualche film. Di recente ho cambiato abitudini. Non solo ho praticamente rivoluzionato la colazione, dopo quarant’anni di biscotti e crema cioccolato e nocciola spalmata su pane sono passato a muesli, noci, datteri e yogurt di avena senza zucchero, ma ho pure smesso di guardare serie tv. Non ce la facevo più, troppe dipendenze, troppi zuccheri e personaggi. Troppe puntate e stagioni e storie che si ripetono e non finiscono mai. Avevo bisogno di qualcosa che inizia e si conclude. Così sono tornato a guardare film e ne sto selezionando praticamente uno a sera, sia per permettere a Ernesto di dormirmi addosso, sia per tornare a dare valore alla fine delle cose. Non accettiamo più che qualcosa possa concludersi. Finisce una storia e vogliamo un seguito. Finisce un racconto e andiamo a pescare un personaggio minore che si vedeva solo in uno sfondo per un frangente e decidiamo di dedicargli una miniserie con qualche attore famoso. Io mi faccio troppi scenari in testa. Ho bisogno di tornare ad accettare la fine. Il giorno che non ci saranno più parole nei discorsi, che non mi appariranno più ragazze seminude provocanti o video demenziali di riflessioni politiche o notizie o aggiornamenti. Ernesto mi sta insegnando questo, a stare fermo e aspettare che le cose si concludano senza intervenire, perché tanto che posso fare? Al massimo salutare. O scegliere di non essere più attivamente coinvolto in questa fase terminale della società dando però la colpa al gatto. Mica posso cingermi di chissà quale merito e propormi come raffinato pensatore, eh no, io do la colpa a Ernesto, vogliate scusarmi, si è fatto tardi, mi ritiro nei miei pensieri, se non rispondo più è perché sta dormendo sopra di me e mica lo posso svegliare.
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Il blog chiude
Dopo quasi di 9 anni, ho deciso di chiudere definitivamente il mio blog. Questo, per me, è stato un vero e proprio porto sicuro per tutte le tempeste della mia vita, lo spazio confortevole in cui ho pianto centinaia di volte, la camera in cui poter chiudermi, lasciando fuori le urla e il rumore e tutte le paure. Per anni.
Nell’ultimo periodo, ovvero gli ultimi 2 anni, tuttavia, ho sentito che questa parte della mia vita si è conclusa. Non trovo più conforto nell’aprire il mio cuore su questo social. E la scrittura é diventata per me fonte di tremendo dolore. E intima riflessione. Non mi sento più libera di mettere su carta (o su schermo) i miei pensieri perché spesso mi spaventano, spesso non vorrei leggerli, spesso mi riempiono lo sguardo di lacrime e mi portano a cancellare ogni parola con dita tremanti.
Mi mancano terribilmente le emozioni che provavo quando ero un’adolescente innamorata, incasinata e incredibilmente drammatica, piena di sogni e di speranze ancora più grandi. In questi anni sono successe cose che hanno in parte spento la mia luce. É capitato spesso di sentirmi talmente sfinita e spaventata che davvero non c’era nulla, nemmeno i miei preziosi libri, che potesse darmi un qualche tipo di conforto.
La cosa che più mi distrugge è il tempo che ho ridotto sempre di più alla scrittura. Non avevo mai le forze. La motivazione era troppo fragile. Le mie storie, che per alcuni erano tutte uguali, sull’importanza di continuare a cercare la luce nonostante il buio, il calore nonostante anni di gelo, mi hanno in parte abbandonato. Sono morte con la ragazza che desiderava disperatamente di essere salvata dall’amore di qualcuno. La ragazza che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di ricevere affetto. Che voleva solo qualcuno che, guardandola dritto nei suoi occhioni tristi, gli avrebbe promesso che si sarebbe preso cura di lei, e che sarebbe rimasto.
Ora quella ragazza si è rassegnata all’evidenza che il principe azzurro esiste solo nei cartoni della Disney e nei libri di Chloe Walsh. Nella vita reale deve salvarsi da sola. E questa cosa, emotivamente, la distrugge.
Ringrazio di cuore tutti coloro che nel corso degli anni hanno avuto il tempo e la voglia di leggere i miei scritti, lasciandomi messaggi e commenti di apprezzamento. Quelle cose mi facevano sorridere per intere settimane, diventavano i miei sfondi del cellulare, mi facevano sentire quello che ho sempre cercato per tutta la vita; importante. Non credo potrete mai capire quanto mi abbiano salvato, in certi momenti.
Spero che questa fase della mia vita possa rendermi una persona migliore. La parte più vera e pura di me continua a sperare che un giorno vedrà pubblicato il suo libro nella vetrina di una libreria. E che potrà finalmente sorridere a se stessa e dire “ce l’ho fatta”.
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niente, radio gotham non si supera spiaze rose
#un po tutte uguali niente di straordinario#radio gotham era il suo hs1 il suo walls il suo mind of mine#il suo flicker il suo four
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