Un Maestro zen vide uno scorpione annegare e decise di tirarlo fuori dall’acqua.
Quando lo fece, lo scorpione lo punse.
Per l’effetto del dolore, lasciò l’animale che di nuovo cadde nell’acqua in procinto di annegare.
Il Maestro tentò di tirarlo fuori nuovamente e l’animale lo punse ancora.
Un giovane discepolo che era lì gli si avvicinò e gli disse:
“Mi scusi maestro, ma perché continuate? Non capite che ogni volta che provate a tirarlo fuori dall’acqua vi punge? “.
Il Maestro rispose:
“La natura dello scorpione è di pungere e questo non cambierà la mia che è di aiutare.”
Quindi, con l’aiuto di una foglia tirò fuori lo scorpione dell’acqua e gli salvò la vita, poi rivolgendosi al suo giovane discepolo, continuò:
“Non cambiare la tua natura: se qualcuno ti fa male, prendi solo delle precauzioni, poiché gli uomini sono quasi sempre ingrati del beneficio che gli stai facendo. Ma questo non è un motivo per smettere di fare del bene, di abbandonare l’amore che vive in te. Gli uni perseguono la felicità, gli altri la creano. Preoccupati più della tua coscienza che della tua reputazione. Perché la tua coscienza è quello che sei, e la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te. Quando la vita ti presenta mille ragioni per piangere, mostrale che hai mille ragioni per sorridere”.
Siamo tutti vittime e carnefici, dipende dal punto di vista di chi guarda. Siamo tutti estremamente sinceri per certe cose, e così falsi per altre. Così vulnerabili e forti, andiamo avanti con le nostre ferite, chiedendo solo che non vengano toccate. È tutto così controverso e mutabile che mi incasina la testa, i pensieri; ma riesce anche a farmi credere che se la vita è così, forse ogni scelta ha un peso più leggero. Forse alla fine è davvero l'animo con cui si fanno certe cose a determinare che tipo di persone siamo.
"Chiunque abbia buon senso ricorderà che le confusioni degli occhi sono di due sorte e derivano da due cause: o perchè si proviene dalla luce o perchè si è diretti nella luce, il che è valido tanto per l'occhio della mente quanto per quelli del corpo; e chi ricordi questo, quando vede qualcuno la qui visione sia perplessa e debole, non sarà troppo incline a ridere; per prima cosa domanderà se l'anima di quell'uomo sia emersa dalla vita più luminosa e non possa e non possa vedere perchè non è assuefatta dall'oscurità, oppure se, essendo passata dalle tenebre al giorno, sia abbacinata da un eccesso di luce. E riterrà l'uno felice nella sua condizione e nel suo stato e compassionerà l'altro; oppure, qualorasi senta propenso a ridere dell'anima che emerge dal basso alla luce, questa sua ilarità sarà più giustificata della risata che accoglie colui il quale torna dall'alto fuori dalla luce e nella sua tana."
Ma voi, se la vostra fede vi rende beati, datevi da conoscere come beati! Per la vostra fede le vostre facce sono sempre state più dannose delle nostre ragioni! Se la lieta novella della vostra Bibbia vi stesse scritta in faccia, non avreste bisogno di imporre così rigidamente la fede nell'autorità di questo libro. Ma se doveste desiderare di uscire da questa vostra insufficienza di cristiani, riflettete allora sull'esperienza di due millenni: che, espressa in modesta forma interrogativa, suona così: «Se Cristo voleva veramente salvare il mondo, non si dovrebbe pensare che ha fallito?