RECENSIONE: Be Forest - Knocturne (Wwnbb, 2019)
Con il terzo album, intitolato Knocturne, il trio pesarese Be Forest composto da Erica Terenzi, Costanza Delle Rose e Nicola Lampredi, si conferma un’eccellenza italiana a livello internazionale e lo fa rimanendo convinto del percorso ormai intrapreso da quasi dieci anni che, seppur con lentezza, ha dato i suoi frutti. In Knocturne il gruppo non ricerca scorciatoie o linguaggi comunicativi più convenienti e non si lascia trascinare in sospettate conversioni all’indie italiano, ma indisturbato e con purezza, continua a guardare l’orizzonte come ha sempre fatto, trovando le atmosfere oniriche dello shoegaze e l’inquietudine del post-punk, prediligendo, ancora una volta, la lingua inglese ed una narrazione fortemente concettuale.
Con una certa drammaticità, l’album si presenta in un involucro di velluto nero che altro non è che la tenda di un sipario. Scostata, ad un certo punto, da due bianche mani che spuntano da dietro, senza identità ma fortemente espressive, rivela un nero assoluto, dentro il quale viene inghiottita la luce del palcoscenico. Uno scenario surreale, fatto di contrasti, che spiega bene il contenuto musicale del disco ed in qualche modo anche l’intenzione degli artisti. La loro volontà di rimanere se stessi e mostrarsi, così per come sono, al pubblico, con una trasparenza tale da aprire un abisso scurissimo dal quale, però, emergono candidi, incontaminati e luminosi.
Il suono di Knocturne è mantenuto il più possibile analogico ed alla fine questo è un disco scarno e minimale, per quanto la produzione risulti stratificata e a lungo meditata. I Be Forest si fanno infatti affiancare da Steve Scanu con la produzione e da Josh Bonati con il mastering - non a caso quest’ultimo è stato a lavoro con Slowdive, Wild Nothing, Mac Demarco e Zola Jesus. Il risultato è fatto di penombre e di bui assoluti, in qualche modo confortanti, un abisso inspiegabile nel quale riesci a vedere la tua immagine proiettata e, quindi, a capire te stesso. Tra le varie tracce, i comuni denominatori sono innanzitutto l’approccio new wave, un pò post-punk ed un pò gotico, mischiato con il meno angusto shoegaze e le atmosfere traslucide dream pop. Poi si susseguono sussurri e chitarre imbevute nel riverbero, leggere, sfumate ed espanse nell’immateriale, a contrasto coi colpi di tamburo profondi ed importanti che scandiscono un tempo rallentato, quasi cristallizzato, e pongono grande enfasi sulle canzoni richiamando l’imponenza di inni di battaglie lontane: insomma, un album nel quale i confini musicali non sono ben chiari, ma che ripesca i suoni dagli abissi anni 80′ con maestria. Da un lato può risultare esageratamente omogeneo o forse sonnolento, ma dall’altro il percorso di Knocturne è di grande coerenza e intensità, direi addirittura che l’aspetto più sorprendente del disco è proprio la sua organicità, il suo saper scorrere fluido e senza pesantezze.
Nell’uniformità di quest’album bisogna lanciarsi, confondendo i limiti tra un brano ed un altro, immergersi e perdere la concezione del tempo. Tuttavia, al fine dell’orientamento, Knocturne è anche un progetto pensato astrattamente diviso in due atti: una scelta interessante che apre possibilità d’interpretazione. Si inizia proprio con la cinematica e strumentale Atto I, una sorta di ouverture tesa e magnifica dove si riesce a percepire il peso di un’evocazione antica, data dal suono di un corno in lontananza come una sorta di richiamo, di marcia spirituale sulla propria coscienza. Proseguendo l’ascolto ci si sente sempre più proiettati fuori, all’esterno, e con la più moderna Empty Space inizia ad aprirsi la riflessione, delicata ed ambigua, stendendo col suo finale un ponte per accedere alla successiva Gemini, una cavalcata incalzante ed ammaliante nell’ignoto. Sigfrido è la traccia più centrale dell’album, cinque minuti austeri di trance, sciolti nel lisergico canto e nella culla delle chitarre diffuse. “Give me a reason to stay / Here I am like a bolt trying to crash into the ground”.
A bussare ancora nella notte, continuando ad addentrarsi nell’oscurità, c’è Atto II, incredibilmente ipnotica e tribale come la sua controparte, e la romantica ma sinistra Bengala che segue una circolarità perfetta. “All of us are lost in this hell / But I sit in the hum of a new sun”. Tutto suona tremendamente tetro e seducente, un drappo di incubi e di introspezioni personali, storie nascoste come lo è il volto in copertina. Plumbei ma mai angoscianti, sfruttando l’ondata di ritorno dei protagonisti storici dell’epoca shoegaze e facendo perno sull’eleganza, i Be Forest sono un orgoglio italiano che non ha nulla da invidiare ai più rinomati protagonisti della scena internazionale. Pur calati nelle tenebre, il trio formato da Costanza, Erica e Nicola può scorgere un futuro luminoso.
TRACCE MIGLIORI: Gemini; Sigfrido; Atto II; Bengala
TRACCE PEGGIORI: You, Nothing
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I 50 MIGLIORI ALBUM DEL 2019
di Viviana Bonura
Tracciare quel segmento finale che, dopo dodici mesi, sigilla il cerchio all’interno del quale si riassume tutto ciò che è successo in musica, è sempre una sorta di momento catartico. Dentro quel cerchio c’è un insieme fatto di buona e cattiva musica - e tutto ciò che si trova nel mezzo - ed adesso il compito di metterla in ordine sta a noi.
La quarta ed ultima istallazione della List Week delle nostre classifiche musicali è come sempre dedicata agli album, un’esperienza artistica e d’ascolto che speriamo non tramonti mai, nonostante i metodi di fruizione musicale odierni ne facilitino lo snaturamento. Quest’anno, come tutti gli anni, ne sono successe tantissime, ma per i più nostalgici che ci tengono a queste cose possiamo dire che il decennio si è chiuso in bellezza. Continua a non arrestarsi la fame dell’hip-hop e la sua incredibile ascesa dove quest’anno è stato messo in chiaro che anche l’UK può stare al passo con la mamma America e, volendo, la sua risonanza si sta facendo sentire anche negli angoli del mondo più distanti da questa esperienza, dall’Italia fino alla Corea. Tanti ritorni pop hanno risvegliato in noi la speranza che anche il genere maggiormente diffuso a livello planetario può rinnovarsi e fare tesoro delle sperimentazioni alternative. Nuovi prodigi ed attesi ritorni si aggiungono alla lista di ciò che è successo nel 2019, insieme a qualche perla fuori dal coro. Si sentono le proteste a favore dei diritti delle donne, si normalizza l’esperienza LGBTQ+, non si chiude il sipario sul razzismo verso gli afroamericani e gli immigrati di tutto il mondo, si parla di emergenza climatica come mai lo si è fatto. Questi sono i dodici mesi appena trascorsi, questi sono i nostri 50 Migliori Album del 2019.
50. 1000 gecs - 1000 gecs (Dog Show, 2019)
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49. PUP - Morbid Stuff (BMG / Rise, 2019)
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48. Angelo De Augustine - Tomb (Ashtmatic Kitty, 2019)
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47. Massimo Pericolo - Scialla Semper (Pluggers / Lucky Beard, 2019)
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46. Vampire Weekend - Father of the Bride (Spring Snow / Columbia, 2019)
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45. Injury Reserve - Injury Reserve (Loma Vista, 2019)
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44. Anderson .Paak - Ventura (Aftermath, 2019)
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43. Apparat - LP5 (Mute, 2019)
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42. I Hate My Village - I Hate My Village (La Tempesta, 2019)
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41. Quelle Chris - Guns (Mello Music Group, 2019)
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40. Tha Supreme - 23 6451 (Epic Records, 2019)
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39. Drab Majesty - Modern Mirror (Dais, 2019)
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38. Sharon Van Etter - Remind Me Tomorrow (Jagjaguwar, 2019)
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37. The Murder Capital - When I Have Fears (Human Season, 2019)
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36. Denzel Curry - ZUU (Loma Vista, 2019)
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35. Angel Olsen - All Mirrors (Jagjaguwar, 2019)
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34. Billie Eilish - WHEN WE ALL FALL ASLEEP, WHERE DO WE GO? (Darkroom / Interscope, 2019)
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33. Chelsea Wolfe - Birth of Violence (Sargent House, 2019)
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32. Lana Del Rey - Norman Fucking Rockwell! (Polydor / Interscope, 2019)
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31. Caroline Polacheck - PANG (Columbia, 2019)
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30. American Football - American Football (LP3) (Polyvinyl / Big Scary Monsters, 2019)
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29. Gomma - SACROSANTO (V4V, 2019)
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28. Lizzo - Cuz I Love You (Nice Life / Atlantic, 2019)
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27. Big Thief - U.F.O.F. (4AD, 2019)
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26. Matmos - Plastic Anniversary (Thrill Jockey, 2019)
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25. LINGUA IGNOTA - CALIGULA (Profound Lore Records, 2019)
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24. Foals - Everything Not Saved Will Be Lost (Part 2) (Warner UK, 2019)
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23. Freddie Gibbs & Madlib - Bandana (Keep Cool / RCA, 2019)
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22. Be Forest - Knocturne (WWNBB Collective, 2019)
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21. Dimartino - Afrodite (42AD Records, 2019)
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20. Fontaines D.C. - Dogrel (Partisan, 2019)
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19. Julia Jacklin - Crushing (Polyvinly / Liberation, 2019)
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18. Massimo Volume - Il Nuotatore (42 Records, 2019)
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17. King Gizzard and the Lizard Wizard - Infest The Rats’ Nest (Flightless Records, 2019)
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16. Thom Yorke - ANIMA (XL, 2019)
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15. Foals - Everything Not Saved Will Be Lost (Part 1) (Warner Music UK, 2019)
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14. The Comet Is Coming - Trust in the Lifeforce of the Deep Mystery (Impulse!, 2019)
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13. black midi - schlagenheim (Rough Trade, 2019)
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12. James Blake - Assume Form (Polydor, 2019)
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11. Little Simz - GREY Area (AGE 101, 2019)
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10. Weyes Blood - Titanic Rising (Sub Pop, 2019)
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9. Charli XCX - Charli (Asylum, 2019)
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8. Kevin Abstract - ARIZONA BABY (Question Everything / RCA, 2019)
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7. slowthai - Nothing Great About Britain (Method, 2019)
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6. Bon Iver - i,i (Jagjaguwar, 2019)
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5. Brockhampton - GINGER (Question Everything / RCA, 2019)
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4. JPEGMAFIA - All My Heroes Are Cornballs (EQT, 2019)
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3. Nick Cave & The Bad Seeds - Ghosteen (Ghosteen Ltd, 2019)
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2. FKA twigs - MAGDALENE (Young Turks, 2019)
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1. Tyler, The Creator - IGOR (Columbia, 2019)
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