Tumgik
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E quando ormai pensavo di conoscermi del tutto, per la prima volta, mi scoprii.
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L’inchiostro non resta sul foglio, si scioglie e scivola svelto, ancor di più i pensieri sfumano e volano al vento.
Avrei pianto per un po’ di ferma saldezza, seppur grezza, aguzza e straziante.
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Sono la pausa dallo studio che non ti godi, perchè sai di non aver finito il capitolo,
E quella risposta a cui pensi sotto la doccia, che, seppur geniale, sará sempre fuori tempo,
Mi hanno montato il motore di una Ferrari con la carrozzeria di una Panda
Ed ora non so correre, nè fermarmi
Moriró senza aver mai conosciuto un sogno tranquillo, non inquinato dalla paura di non essere.
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E tu cammini come non mi avessi ferita
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Ho sfiorato la morte cosi tante volte, mentre sorridevo con gli occhi spenti, la sento tutt’ora.
Non mi ha mai fatto paura, è la via d’uscita, la carta “esci di prigione se ci sei”
Gli occhi lucidi di lacrime e non sorrido più, penso alla morte perchè non sto vivendo, questo mi terrorizza, questa è la mia prigione
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Sei stato il mio primo amore e mi manchi, mi manchi da morire, mi manca chi ero io con te, chi eravamo insieme. Sei stato il mio amore più tormentato, forse sbagliato, se cosí un amore può essere definito, ma mi manchi, mi manca comunque chi pensavo che tu fossi, chi, alla fine, non sei stato. Sei stato la mia più forte tentazione, la mia migliore intesa e mi manchi, mi manca chi stavamo diventando, chi avremmo potuto essere. Sei un nome piccolo in questa lista di grandi nomi, eppure, sei un “mi manchi” enorme, al pari di tanti “mi sei mancato”. Sei stato un’attimo, forse meno, ma nulla più hai voluto essere, chissà se avresti dovuto. Come potrebbe mai mancarmi qualcuno che ho conosciuto cosí poco? Non puó,cosí, subdulamente, ogni giorno, mi manca chi non ho conosciuto affatto, chi non conosceró mai. Ma piú di tutti, tu, te che nemmeno ho mai sfiorato, se non nei pensieri, sei della mia ferita originale, l’antidoto che ancora mi manca. So chi per primo è stato, ma mi è concesso sapere chi per primo smetterà di mancarmi, nemmeno chi, finalmente, non mi mancherà piú
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Il silenzio della notte lascia troppo spazio ai miei ruffiani pensieri, inizio a credere che sia impossibile pensarti cosi tanto senza che tu lo sappia, senza che tu pensi a me, almeno un po’
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Prima di mancare davvero di rispetto a me stessa, avrei preferito essere una tra le tante che nessuna per te.
Ma oggi, pentita come sono di avermi tradito, mi redimo e scelgo l’ombra, non potendo essere il tuo sole
Brillerò per me
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Poco importa che io provi dolore e nostalgia, riprovo qualcosa e questo mi basta
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Amore è quando speri che la musica venga interrotta dalla notifica di un suo messagio
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Sei stato l’addio più silenzioso della mia vita. I tuoi baci sono durati meno delle unghie che mi sono fatta solo perchè ti piacevano, ma non credo che lascerai la mia mente prima che i lividi con cui mi hai marchiato scompaiano.
Forse certe intensitá sono proprie di attimi proibiti, magari di estreme concessioni esistenti solo per penetranti nell’anima e provare se davvero sei diventata forte.
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Per la prima volta nella mia vita compresi di essere sola. Sperimentai quella solitudine avvolgente è straziante che si può conoscere solamente a tarda notte quando non c’è nessun messaggio a cui rispondere, nè nessuno a cui mandarne. Quel vuoto che si incontra lasciato l’amore tossico, le amicizie false, le conversazioni frivole, i film insignificanti, i libri noiosi. Credo che una persona possa sopravvivere, ma non essere pienamente felice. Perché ,per quanto ricca e bella, una città deserta rimane con le luci spente ed il silenzio nelle strade. Sono convinta che sia giusto prendersi un periodo per esplorare quelle vie solitarie e ballare nel nulla, ma prima o poi, trovati se stessi, bisognerà pur cercare degli abitanti. Magari non molti, sicuramente non tutti saranno adatti a quella città, nè quelle case risulteranno confortevoli per ogni persona. Ma, alla fine, ci sarà qualcuno che amerá così come sono i giardini poco curati o i graffiti sui muri, qualcuno con cui passeggiare e guardare i tramonti. Quindi lascia ogni luogo al quale non ti senti di appartenere, trova la tua dimensione e poi conduci le tue persone a casa .
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Paradossale è la concretezza della tua voce, così distante al tempo stesso: vibra tra le mie viscere ma non ti trovo accanto.
le tue mani hanno già percorso il mio corpo mille volte, senza sfiorarlo mai davvero
Ed è lo stesso cielo che ci lega, ma ,se ,da te è sole, io giaccio fradicia di pioggia.
Distanti come le parole di una canzone complessa, slegate , eppure parte di una stessa melodia, indipendenti e reciprocamente necessarie per risuonare tra le vie di città ancora sconosciute.
Io e te, amanti immaginati e mai visti, sperduti nell’eterea dimensione di un pensiero, che penetra nell’essenza delle nostre anime.
So di averti già incontrato, senza sapere chi fossi ,ed ora, che so chi sei, manchi come una fresca brezza nel giorno più afoso dell’anno.
In attesa che il tuo corpo si incastri col mio, tento di esprimere l’ineffabile ,aprendoti ogni mia stanza ,affinché tu sappia di essere l’unico.
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Io e la mia idea di te
Ricordi sfuocati noi ,
Illusione e realtà danzano ed inciampano nell’ effimera concretezza del sentimento.
Il colore dei tuoi occhi sbiadisce nella freddezza del tuo sguardo
Parole d’odio tra grida d’amore
I graffi ed i baci
così presente ed al contempo assente che ti sento dentro, ma non ti vedo fuori.
Scompariamo tra le ombre di ciò che siamo stati e la speranza di ció che non saremo mai.
Eppure passerà cullato dal tempo il nostro amore, come le scritte sulla sabbia rapite dalla mareggiata.
Rimarrá un vetrino levigato di quella bottiglia spaccata.
Non taglierà più.
Sarà il filtro colorato del mondo, per il bambino che saprà vedervi attraverso.
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Sarebbe stato il mio momento di ferire qualcuno, secondo la regola del karma. Eppure, ancora una volta, mi ritrovo distrutta. L’esito della verifica sará il medesimo finché non avrò compreso la lezione: chiunque aprirà in me una voragine, finché non apprenderò come colmare in solitudine i miei vuoti.
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Ti ho dato il mio manuale di istruzioni e tu lo hai fatto a pezzi assieme al cuore.
Non mi farò più leggere da chi non può comprendermi.
Avrei dovuto essere un “libro da scrivania”, complesso ed emozionante, e tu, come fossi un compito poco gradito, mi hai sfogliato noiosamente in spiaggia.
Il sole ed il sale hanno consumato le mie pagine, fino a sbiadire le scritte; ora sono fogli bianchi, riscriverò per me.
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Non ti ho mai incontrato e già ti conosco piccola anima bianca sporcata dal mondo. Vorrei, ignara del dolore, unirmi a coloro che si permettono di giudicarti, perché non ci sono passati. Ma io, che, come te, vedo la realtà opaca soffocata da abbracci mancati e falsi sorrisi, percorro il tuo miglio verde ogni giorno. Mi scuserò io per loro, per noi, per questo: perdonaci se non ti abbiamo afferrato ,mentre cadevi nel vuoto ,spinta dall’indifferenza della gente. Prometto che proverò a fermarmi prima che finisca il mio burrocaco e, se mai riuscirò a tornare indietro, farò risuonare la città delle tue ultime urla sospirate. Perché l’incubo finisca il mondo deve svegliarsi.
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