#questo sembra vuoto
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evadingreallife · 1 year ago
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@ tumblr dot com Io voglio memare and i w o n t be stopped se il tag non funziona ne usiamo un altro e amen. Taggo tutto sia #sanremo e #ghostremo finché tumblr si rifiuta di collaborare
Edit: its aliiiiiiive
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lady--vixen · 5 months ago
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succede che...
succede che un giorno, durante un'ecografia, la dottoressa che te la sta facendo ti dica che il tuo cancro aggressivo e bastardo abbia una particolarità: si annida nel fegato. aveva usato proprio questa espressione "si annida". m'è rimasto in mente. certo che m'è rimasto in mente. prova a non pensarci, se ti dicono una cosa del genere. ti hanno anche detto che colpisce il cervello, ma il verbo esatto, in questo caso, non lo ricordi. invece "annidarsi" ti resta in testa. poi un giorno - l'anno scorso - un dottore riccioluto, durante un'ecografia ti trova un "angiomino" sul fegato. angiomino (altra bella espressione) nuovo nuovo, mai visto prima. tutto ok, comunque.
solo che... solo che, anche se non vuoi, la tua testa inizia a pensare. mica volontariamente, no, in background, niente più che un rumore di fondo. e pensa: e se non fosse un angioma? se fosse quella parola innominabile che si annida nel fegato?
e con questi ameni pensieri sono andata a fare i controlli (con 2 mesi di ritardo e pagando, altrimenti avrei dovuto aspettare l'anno prossimo, come minimo)
in sala d'attesa vedo che alle ecografie c'è la dottoressa faccia di pietra e mi prende subito male. so chi è. qui ormai gli ecografisti li conosco tutti e lei è quella con la mano più pesante. non la voglio. non voglio essere qui. lasciatemi andare! mi estraneo. sulle poltroncine della sala d'aspetto fisso un punto nel vuoto e non ci sono più. non riesco a leggere, non riesco a scrivere o guardare il cellulare. niente. una tipa cerca di attaccare bottone e io nemmeno mi giro. lasciatemi stare, sto cercando di raccogliere le forze, non vedete? le forze per alzarmi da qui e attraversare il corridoio sulle mie gambe quando mi chiameranno.
e mi chiamano. però mi chiamano da una porticina laterale che era rimasta chiusa tutto il tempo. pare l'abbiano aperta apposta per me. riesco ad alzarmi e percorrere quei due metri e... vedo il riccioluto. lo saluto dicendo "il mio doc preferito!" e lo dico con un sollievo che lui non può capire. al limite lo può fraintendere, ma non lo può capire se non è mai stato da questo lato dell'ecografo, dove le espressioni dei dottori sono lette e interpretate come gli antichi auspici. è il mio preferito, perché è un dottore con la mano leggera, non mi fa il solletico e non mi fa male.
forse resto in apnea, forse lo sono da ieri, ma mi sembra di riuscire a respirare solo quando dice "è tutto a posto".
è tutto a posto e io amo i fiori, le nuvole e i temporali. è tutto a posto e noto solo ora che il dottore è seduto sul lettino di fianco a me e mi accarezza un braccio per dirmi che è tutto ok e lui è felice di potermelo dire. e aggiunge: "l'angioma è davvero solo un angioma". quindi la mia preoccupazione mi si leggeva in faccia.
piangerei di felicità, se non avessi i dotti lacrimali rinsecchiti. mi fa strano, adesso, rispondere alla domande sui miei hobby sdraiata nuda su un lettino, ma non riesco a smettere di sorridere. è tutto ok e allora penso che una volta a casa comprerò quello shampoo che per scaramanzia non ho comprato prima. perché non si sa mai, perché la notte è buia e assassina, perché volevo essere prima sicura di non dovermi rapare a zero. di nuovo.
è tutto ok. mi alzo dal lettino e lui mi stringe la mano. mi vien da ridere, perché sono nuda, perché per la felicità gli salterei al collo e inizierei a ballare. è tutto ok mentre mi rivesto ed esco sotto la pioggia. è tutto ok mentre scrivo un messaggio per dire che è tutto ok.
è tutto ok.
almeno per la prima parte degli esami. ne mancano altri la prossima settimana, ma una cosa alla volta.
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a-dreamer95 · 6 months ago
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Sono chiusa in casa, da sola, e il silenzio è diventato l’unico suono che mi accompagna. Non parlo con nessuno da ore, forse giorni, e il tempo ha iniziato a scivolarmi addosso come se non mi appartenesse più. Sto finendo tutto: il cibo, l’acqua, la voglia di fare qualunque cosa. Il latte che bevo la mattina è insapore, come tutto il resto in questi giorni. E poi è arrivata anche la febbre, quel senso di stanchezza che non è solo fisica ma arriva a toccare l’anima. Vorrei solo chiudere gli occhi e non dover più alzarmi. Questa casa mi sembra vuota eppure è più piena di me, perché io mi sento svuotata da tutto. Non ho più le mie cose intorno, non ho più i miei piccoli punti di riferimento, nemmeno la luce che mi scaldava le giornate. Ma non importa, non sento più il bisogno di ornarmi, di vestirmi bene, di cucinare qualcosa di buono. A chi? Per cosa? A quale scopo? Mi capita ancora di cercare i guanti, quelli che mi avevi regalato per Natale '14. Ma non ci sono più. E tu nemmeno.
Vorrei dire quanto mi sento a pezzi, ma la verità è che ormai non sento più niente. Ho spento tutto dentro di me. Non solo il dolore, ma anche il poco che restava di bello. Non so se l’ho fatto per difendermi o perché non avevo scelta. Ma ora sono solo un contenitore vuoto.
Non ho più niente. Ho perso la mia luce, ho perso le mie abitudini, i miei affetti, le persone che mi facevano sentire viva. E da tempo, senza nemmeno accorgermene, ho iniziato a perdere anche me stessa. Ogni giorno un pezzetto in meno, come se la mia voglia di vivere si fosse sgretolata piano, fino a non lasciarmi più niente a cui aggrapparmi. So che chiedere aiuto è un atto di forza immenso. E lo so bene perché in questo momento non ce la faccio. Quando tutto ti sembra inutile, quando senti di non avere più valore, né scopo, quando ti sembra che salvarti non serva a niente... come si fa a trovare ancora un motivo?
Vorrei riuscire a pensare che le cose possano cambiare, ma anche questo richiede una forza che adesso non ho. Sono stanca. Vuota. E, in fondo, non so nemmeno se mi interessa tornare a essere qualcosa.
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sveva90 · 4 months ago
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💫 Estate 2024, trovo in libreria il libro "chiamami col tuo nome" mi ricorda qualcosa, ma non ne sono convinta.. lo compro, lo leggo, lo divoro, in 3 giorni lo finisco e la prima cosa che penso mentre leggo le ultime righe, con gli occhi pieni di lacrime è "ma cosa diavolo ho letto?!!"
Vado a letto e i giorni a seguire, sento un malessere interiore, non faccio altro che pensare a quel libro, ho la sensazione di un peso sul cuore, di un vuoto nell'anima, il mio pensiero va sempre lì, a quella storia, ad Elio e ad Oliver, Oliver ed Elio. Sono entrata nella testa di Elio? Perché non riesco ad uscirne? Perché mi ossessiona? Lo rileggo. Le lacrime arrivano prima questa volta, ho bisogno di rileggerlo ancora e ancora e ancora, mi soffermo sempre su punti diversi. Non lo supero. Mi devasta. Mi nutre. Lo rileggo ancora una volta questa sarà l'ultima?! No! Non può succedere, non ho mai letto così tante volte un libro o almeno non così tante volte nel giro di 2 settimane, a parte Orgoglio e Pregiudizio e Jane Eyre che sono i miei libri del cuore, gli unici che ho riletto più volte ma in vari momenti della mia vita. Niente da fare Elio è lì, accanto a me, mi parla del suo amore per Oliver, mi sussurra i suoi segreti intimi, sento il suo dolore, vorrei abbracciarlo "Oliver sei uno stronzo!" Ma più lo rileggo e più capisco che Oliver non è così stronzo. Compro "Cercami" il secondo romanzo, non mi fa impazzire come il primo all'inizio, ma i due ragazzi sono lì e io voglio sapere tutto di loro! Arrivo alla fine, questa volta sorrido e dico "Lo sapevo! Lo avevo sempre saputo era chiaro fin dall'inizio!"
Cmbyn non ha un posto in mezzo agli altri libri in libreria è sulla mensola, perché ogni tanto sento il bisogno di tirare fuori qualche frase, qualche dialogo, qualche pensiero di Elio....
...poco dopo cerco il film. Me lo ricordo, ma per varie disavventure lo avevo perso, ricordo il trailer, ricordo che avrei voluto vederlo al cinema quando era uscito, ma non è stato così. Recupero il film, pianti infiniti anche qui. Ora Elio e Oliver hanno un volto e sono bellissimi! Li sento vicini, sembra di conoscerli da tutta la vita.
Cmbyn diventa la mia ossessione devo recarmi a Crema, sento il bisogno di tatuarmi sul corpo il loro amore.
Questo film è un regalo, un regalo che ti riscalda il cuore e l'anima; Non esiste Elio senza Timothée Chalamet, non esiste Oliver senza Armie Hammer e viceversa.
Allora grazie per questo regalo che custodisco gelosamente.
Per sempre debitrice.
💫💙💚
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💙💚
💫
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ildiariodicoraline · 9 months ago
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L'amore che provo per te mi fa credere di essere abbastanza forte da affrontare questa distanza. Eppure, troppe volte mi ritrovo a desiderare una presenza, un abbraccio, un gesto che possa colmare il vuoto che sento.
Mi sento come se stessi cercando di afferrare un’ombra, qualcosa di sfuggente, qualcosa che non sembra appartenermi mai del tutto.
Le nostre vite sembrano scorrere su binari diversi e io mi sento un'estranea nel tuo mondo. La tua voce non riesce a colmare lo spazio tra noi.
Cerco di tenere viva la speranza, ma la nostalgia per ciò che mi manca è opprimente, e il desiderio di quotidianità cresce sempre più.
È come se questo amore fosse intangibile, qualcosa che mi sfugge continuamente tra le dita.
Ogni giorno senza di te alimenta un senso di solitudine che non riesco a scacciare. Ogni giorno che passa mi fa temere di perderti e l'incertezza del domani si fa sempre più pesante.
Ogni risata attorno a me mi ricorda quanto mi manchi, e ogni angolo della mia vita è impregnato della tua assenza.
Eppure, in questo vortice di emozioni, cerco di ricordare perché ci siamo scelti. Ripenso a tutto il bene che ci siamo fatti, e all'amore che sappiamo darci.
Così, anche se i giorni sono pesanti e le notti lunghe e insonni, io ti aspetto perché è meglio trascorrere una vita intera ad attendere il tuo ritorno, piuttosto che perderti per sempre.
-Il diario di Coraline🌙
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amamiofacciouncasinoo · 7 months ago
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Tra poco scoccherà la mezzanotte, e il mio cuore non può fare a meno di pensare a te, mamma.
Sono passati 28 mesi esatti da quando hai spiccato il volo verso il cielo… 28 mesi che pesano come un macigno e insieme scorrono come un soffio di vento.
I giorni, a volte, sembrano interminabili, pieni di vuoti incolmabili e silenzi che urlano la tua assenza. Altre volte, invece, mi sembra di sentirti vicina, come una carezza invisibile che mi rassicura, ricordandomi che, qualsiasi cosa accada, tu sei sempre con me, in ogni passo, in ogni respiro.
Quante cose sono cambiate da allora, mamma… e quante ne ho vissute senza poterti guardare negli occhi per condividerle con te. A volte mi sembra di vivere una vita parallela, quella che avremmo costruito insieme, fatta di sogni, risate e momenti che avrei voluto dedicarti. Ti immagino ancora accanto a me, a consigliarmi con la tua saggezza o a sorridere con quel sorriso che era casa.
Non ho ancora fatto a tempo a riprendermi dal Natale e da tutte le feste passate senza di te, che già mi ritrovo davanti a un altro vuoto, il mio compleanno. Questo sarà il terzo senza di te, e ogni volta risento quel senso di mancanza che mi stringe il cuore. Il pensiero che tu non ci sia per festeggiarmi o per rendere quella giornata speciale mi lascia un nodo in gola. Era sempre un giorno in cui riuscivi a farmi sentire amata in modo unico, e ora, senza di te, sembra incompleto.
Ma mamma, voglio che tu sappia una cosa: nonostante tutto, nonostante il dolore e i vuoti, mi sforzo di vivere come avresti voluto tu, di trovare forza nei tuoi insegnamenti e nella tua memoria. Perché tu non sei solo un ricordo, sei la mia guida, la mia stella polare in un cielo che a volte sembra troppo buio.
Ti prometto che continuerò a tenerti viva nei miei gesti, nei miei pensieri e nel mio cuore. Sei parte di me, oggi e per sempre. Ti amo, mamma, e mi manchi con tutta me stessa.
Per sempre
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fauna-a · 3 months ago
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oggi stavo ascoltando come mai e per me sembra scritta più per mauro (della serie) che per silvia:
con te non finirà il sogno di sentirsi dentro un film = la loro avventura per max sembra un film non mi ricordo se lo dice
e poi all'improvviso sei arrivatO tu non so chi l'ha deciso = destino ha voluto che il solo banco vuoto fosse quello accanto a mauro e mauro è stata la manna dal cielo, ha svegliato max dal suo sonno, l'ha fatto uscire dal suo guscio e ha fatto di entrambi due star
m'hai preso sempre più = max ha trovato mauro interessante fin da subito tanto da seguirlo nel sue avventure folli fin dal primo momento
una quotidiana guerra con la razionalità = max con mauro ha fatto cose che non avrebbe mai immaginato: l'ha accompagnato in motorino a cercare "cocco" in un posto sperduto, è andato a caccia di rospi di notte da portare a un dj per farlo sballare, con lui è salito su un palco e sono diventati un duo (coppia max cit), hanno preso i vestiti di schiena da un contrabbandiere, hanno firmato un contratto con cecchetto, cantato all'acquapark, mai avrebbe pensato di farlo, il timido silenzioso e riservato max, non era neanche nei suoi sogni più vivaci!
ma va bene pur che serva per farmi uscire = dal suo guscio, dalla comfort zone, da pavia, se non fosse stato per mauro sarebbe rimasto ancora a fare i funerali
come mai ma chi sarai per fare questo a me? = appunto chi è questo mauro? una persona qualunque sulla faccia della terra eppure gli ha o non gli ha cambiato la vita?
notti intere ad aspettarti ad aspettare te = quando non si parlavano e sotto sotto max aspettava e sperava che mauro lo chiamasse o che passasse a trovarlo in tavernetta (anche se la canzone è stata scritta prima)
lo so che è un papiro enorme ma dovevo, ho bisogno di qualcuno con cui sclerare su sto fatto (ovviamente parlo solo dei personaggi della serie tv non delle persone vere né degli attori, sempre e solo i personaggi della serie tv)
e se qualcuno vuole farci una fanfic faccia pure vi do il nullaosta
bonus, giuro che è l'ultimo, uxxidersi d'amore ma per chi? = ESATTO PER CHI MAX????
okay ho finito, grazie per il tempo che hai speso per leggere sto papiro spero ti sia piaciuto e i tuoi commenti sulla serie sono mitici a presto 😘😘
Anon carissim*, sfondi una porta aperta. Io (ma anche le altre 5 persone del fandom) convintissima che quella canzone sia molto più adatta alla storia di Max e Mauro (nella serie) che a Max e Silvia. Ma non avrei potuto fare un'analisi migliore della situazione, guarda.
Se hai altri papiri da scrivere, non farti problemi, butta tutto fuori che l'attesa per la seconda stagione è ancora lunga <3
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paperometria · 7 months ago
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Ritornato in terra straniera, puntuale come una colite post-zuppone, arriva l'appucundria pinodanielesca, che in questi giorni si è sommata ad un resoconto del mio 2024 fatto quasi ogni notte, visto che delle mie 8 ore standard ne dormivo sempre 4.
E' stato un anno un bel po' infame, ad essere sinceri, e mi ha ricordato tanto la pasta e ceci della mamma. Se Gump diceva che la vita è una scatola di cioccolatini, eh, la mia è una pasta e ceci. La pasta e ceci mi fa cagare, e nonostante la mia mamma fosse consapevole e sicura al 100% che non l'avrei mangiata, puntualmente me la faceva, così, pe' cazzimm. Posso dire che quelli del Leone mi stanno abbastanza sul cazzo.
Detta fuori da ogni metafora, mi ha dato tutto quello che non stavo cercando e mi ha tolto tutto quello che volevo avere o conservare. Aver perso una di quelle persone che metti sulle dita di una singola mano ti fa ripensare parecchio a quanto possano essere sinceri i tuoi legami, per poi finire a tirare su talmente la soglia dello sbarramento da non lasciare più passare nessuno, ho perso poi un'altra possibilità che mi ero dato, il bello è che se ne è andata pure affanculo da sola (ma solo ad un coglione della mia risma possono capitare questi lussi), ho perso una opportunità di lavoro che avevo faticosamente costruito, ho perso la mia Meggie (vabbè, questo lo si sapeva già 4 anni fa, ma lo metto comunque perché fa numero), ho perso momenti che, col senno di poi, erano più falsi di una banconota da 30 euro, però se il benzinaio se la piglia è comunque tutto grasso che cola.
E quindi niente, ho provato pure ad incazzarmici, ma non ci sono riuscito, quest'anno ho perso pure la capacità di rimuginare sulle cose. Detta così sembra una cosa positiva, ma per un Cancro vuol dire perdere un pezzo di sé.
Oh, mo' questo non c'entra niente, però poi ho pure pensato "ma lo scrivo o non lo scrivo?", è da un po' che non faccio post di questo tipo, dopo anni di blog mi sarei anche un po' rotto di lagnarmi a vuoto e sperare di trovare qui chissà cosa, ma poi ho pensato che, se non le dico qui queste cose, a chi cazz le dico? Per raccontare come mi sento serve che chi mi ascolta abbia un'empatia che ho trovato in una persona sola nella mia vita, e, giusto per non farci mancare nulla, vive a 1500 km da me e, anche con tutta la buona volontà del mondo, il tempo è quello che è, e allora rompo le palle qui, il bello è non sapere mai che faccia state facendo mentre lo leggete e, come diceva quello, l'ignoranza l'ingrediente principale della felicità (non la ciucciaggine, chell è n'ata cos).
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unoscarabocchio · 12 days ago
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Una denuncia.
Se vi serve una testimonianza, magari questo pezzo mamma lo confermerà, se qualcuno di voi avesse mai il coraggio di chiederle qualcosa.
Crescevo come una bimba paffutella, curiosa e chiacchierona, che disegnava volti di persone e li consegnava come segno di gratitudine, o semplicemente per mandare un messaggio. A volte era un "ti voglio bene", altre un "ti vedo", anche se non lo dicevo a voce. Mi mettevo alla prova con dei lavoretti da creare, sempre con qualcosa in mano, forbici, colla, carta. Nei compleanni delle persone a me più care – e anche in quelli che lo erano meno – facevo le scintille. Ci mettevo tutta me stessa, così tanto che spesso mi addormentavo con la testa sulla scrivania, ancora sporca di colla vinilica e pastelli.
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Dicono fossi una bambina “distinta”.
La mattina dopo ero troppo stanca per andare a scuola. Così saltavo le ore e mi presentavo direttamente alla festa, con tutto quello che avevo preparato. E non solo ne andavo fiera. L’avrei rifatto cento volte. Avrei fatto qualsiasi cosa per rendere felice qualcuno. Ero curiosa di ogni animale che incontravano i miei occhi. Portavo a casa quelli feriti. Li avvolgevo e ci parlavo piano.
Non pensavo a giocarellare con i miei coetanei. La TV mi faceva noia. All’asilo, nei momenti liberi, me ne stavo in disparte su qualche muretto. Guardavo gli altri, ma non ci stavo mai dentro.
Ero già all'ora tutta spostata verso un altrove.
Mi infilavo nei lavoretti di gruppo, ma poi finivo per farli da sola. Tagliavo, coloravo, annodavo. Stavo zitta. Facevo.
Ero fatta così: pensavo tanto e agivo troppo.
Poi ho cominciato a conoscere le persone. E lì qualcosa ha iniziato a rompersi.
Non tutto insieme. A scatti. Piano piano.
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Ogni parola detta mi costava di più. Ogni idea che avevo la rimettevo nel cassetto. Ho iniziato a sottovalutarmi, a credere che forse, davvero, non ci fosse poi così tanto da dire. La mia immagine venne prima della mia personalità. La mia carne, prima della mia voce. Ero “la grassa”, e bastava quello per rendermi invisibile.
Buffo no? Non so quando è successo, né come. Ma so che a un certo punto qualcosa mi ha risucchiata. Prosciugata. E da lì, non mi sono più sentita completa. Da lì, è come se vivessi in lutto.
Un lutto costante, ma senza funerale. Ho perso la scintilla nello sperimentare. Ho smesso di creare. All’inizio davo la colpa alla pigrizia. Ma quanto può durare una pigrizia? Quanto lunga dev’essere prima di capire che non è stanchezza, è vuoto?
È questo buco che sento da dentro. Tutto mi scorre addosso.
Mi vedo vivere. A volte mi sembra di recitare una parte apatica, sempre uguale, e ho ancora il coraggio di chiamarla “autenticità”.
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Incontro mille volti e non lascio niente.
Non costruisco, non restauro.
Perché non sono più io.
Nessuno conosce niente di me. Nessuno raccoglie qualcosa in me. E se mi capita di incontrare vecchi volti, loro non saprebbero riconoscermi.
Neanche lo storico bulletto..
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Ma nemmeno un’altra. Sono a metà.
A un certo punto ho cercato di fare qualcosa. Ho iniziato a guardarmi da fuori. A dirmi: “Non va bene. Non sei così. Sei spenta”. Allora mi sono iscritta a delle app. Quelle cose che si fanno quando vuoi rimetterti in gioco, quando vuoi vedere se ancora esisti per qualcuno. All’inizio sembrava tutto normale. Profili, chiacchiere, notifiche. Poi arriva sempre quel momento in cui ti dicono: “Parlami di te”.
Ed è lì che crollo.
Non so più cosa dire.
Non perché non ci sia nulla, ma perché niente mi sembra vivo.
Mi blocco. Ghosto. Sparisco.
Resto per le mie. Torno nella tana.
Mi convinco che tanto non capirebbero, che tanto sto bene così, che non ho niente da offrire.
E allora niente.
Altro vuoto.
Altra conferma che non riesco più nemmeno a fingere la curiosità.
Nemmeno la voglia di conoscere qualcuno.
Nemmeno la speranza che qualcuno voglia davvero conoscermi.
Adesso, chi sono?
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sisalvasolochisavolarebene · 2 months ago
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Forse nessuno leggerà, o forse qualcuno sì. Io ho solo bisogno di lasciarlo andare.
Mi sento tanto sola e stanca. Sapevo che essere mamma sarebbe stato difficile, ma a volte la stanchezza e la solitudine sembrano prendere il sopravvento.
La mia gravidanza non è stata cercata, eravamo insieme da poco, non ci conoscevamo nemmeno così bene. Eppure, quando ho scoperto di essere incinta, sono stata la persona più felice del mondo. Sapere che dentro di me stava nascendo una vita mi ha fatto sentire al sicuro, e quel senso di solitudine che mi porto dietro da sempre è svanito in un attimo.
Poi però il mondo mi è crollato addosso: è arrivata la malattia, una trombosi cerebrale. È lì che mi sono sentita di nuovo sola e spaventata. Il mio compagno non ha saputo affrontare la situazione, e ci siamo lasciati. Dentro di me qualcosa è cambiato lentamente. Quando sono tornata a casa dall’ospedale, non ero più la stessa. Forse ho preso davvero coscienza del valore della vita, non lo so. Fatto sta che lì è iniziato il mio cambiamento.
Durante tutta la gravidanza ho avuto un’amica che mi è stata molto vicina. Siamo amiche dalle elementari e per me era la mia unica vera amica. Mi capiva, mi ascoltava, mi aiutava, e mi aveva promesso che, quando sarebbe nato mio figlio, sarebbe stata lì per noi, venendoci a trovare ogni giorno. Si professava sua zia. Ma non è stato così. Oggi mio figlio ha 3 mesi, e lei lo avrà visto sì e no 5 volte. Aspetta che sia io a muovermi, a portarle mio figlio. Ma non credo che funzioni così: credo che chi vuole vedere un bambino debba muoversi, non il contrario. Forse sono egoista, forse pretendo troppo, non lo so. So solo che provo un forte senso di delusione nei suoi confronti. E soprattutto non siamo più sulla stessa lunghezza d’onda. Credo sia normale: le mie priorità sono cambiate, io sono cambiata. Forse speravo che lei sarebbe stata al mio passo. Invece la sento lontana, mi sembra una bambina mentre io mi prendo cura di un bambino.
Poi è arrivata di nuovo la malattia: le crisi epilettiche. Questa volta ho avuto davvero paura. Mi sono un po’ chiusa in me stessa, non mi sono sentita capita. Il dolore mentale che ho provato è stato inspiegabile.
Ma ora sono qui, sto bene. Mio figlio mi regala gioie ogni giorno, e forse questo basta.
Mi dispiace però non avere qualcuno accanto, che non sia la mia famiglia, a darmi supporto.
Ieri mi hanno detto che sono stata miracolata, e forse è vero. Mi piace pensare che dietro al mio “miracolo” ci sia tu, amore mio, il mio piccolo angelo a quattro zampe. L’unica che mi è stata veramente amica e che mi ha donato l’amore più puro e sincero che abbia mai conosciuto. Eri la mia ombra, e la tua assenza mi logora ogni giorno che passa. Pagherei oro per averti di nuovo qui con me.
Ora qui è tutto un po’ disordinato, ma va bene così. È proprio come mi sento: un turbine di emozioni che si sovrappongono l’una all’altra. Felicità, delusione, amore, solitudine.
Probabilmente è solo una fase di passaggio, e presto tornerò a splendere. Ma per ora sento che è giusto così.
Ho un piccolo uomo accanto a me che mi dà la forza per superare ogni giorno triste, una famiglia meravigliosa che colma un po’ ogni vuoto.
La vita è troppo preziosa per perdere tempo dietro a delusioni di persone che non hanno saputo svolgere il loro “ruolo”.
Anche se ci sono giorni in cui il dolore è più forte, anche quando sembra tutto perso e inutile, anche se a volte penso di aver sbagliato tutto nella vita, forse questo è proprio lo scopo: superare ogni giorno triste, ma continuare a splendere sempre di più.
Mai spegnersi per nessuno. Mai.
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idettaglihere · 29 days ago
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Mi rendo conto che mi ha cambiata per sempre, nel profondo. Solo un anno fa pensavo che non mi sarei mai innamorata e invece eccomi qui a cercare di guarire una ferita che mi sembra troppo grande. Ho dato la mia anima ed il mio corpo e tutto l'amore che possedevo ad una persona che, alla fine, mi ha ricordato perché non si dovrebbe mai dare tutto. Perché poi cosa rimane? Questo enorme vuoto che sento da mesi. Anche le persone più vicine a me si sono accorte di come io mi sia spenta. Sto molto più in silenzio, evito nuove conoscenze, svio molte domande. Io purtroppo non lo concepisco come si possa smettere di amare. Quando mi viene chiesto: "Non ti basta tutto il male che ti ha fatto?", a me verrebbe da rispondere di no, perchè la mia mente si rifiuta ancora di credere che me lo abbia fatto, consciamente, senza mezzi termini. La mia mente mi riporta solo ai ricordi belli e quanto fanno male. Vorrei tanto eliminare almeno gli ultimi 6 mesi dalla mia memoria e andare avanti, semplicemente andare avanti.
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korepersephone · 7 days ago
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Ti scrivo.
Anche se so benissimo che non leggerai mai questa lettera.
Forse non te la consegnerò. Forse non la stamperò nemmeno. Forse resterà chiusa in un file o dentro un angolo della mia anima, come troppe cose che non ti ho mai detto.
Forse, tra pochi giorni, l’unica cosa che riceverai da me sarà un messaggio frettoloso:
“Tanti auguri 😊”
Una faccina. Un punto.
Un silenzio assordante in mezzo a tutto quello che invece avrei voluto urlarti. O magari neanche quello.
Perché sto già tremando solo all’idea di scegliere se scriverti o sparire.
Se lasciarti qualcosa di me… o niente.
Perché non so più se è peggio il vuoto che sento, o la paura di mostrartelo.
Eppure, ogni volta che penso al tuo compleanno, al giorno in cui sei arrivato su questa terra, mi viene da trattenere il fiato.
Non perché è una ricorrenza come un’altra.
Ma perché sei tu.
E tutto in te mi fa paura e meraviglia allo stesso tempo.
Sei nato nei giorni delle stelle cadenti.
Nei sette giorni più magici dell’anno.
Quelli in cui il cielo sembra ascoltare, per davvero.
In cui anche i silenzi hanno un suono, ed è quello dei desideri che salgono in alto, sperando che una stella li raccolga.
Hai mai pensato che potresti essere stato uno di quei desideri?
Che qualcuno, una notte, abbia alzato gli occhi e chiesto:
“Fammi incontrare qualcuno che faccia la differenza.”
E sei nato tu.
Qualcuno potrebbe aver chiesto amore.
E sei arrivato tu.
Qualcuno potrebbe aver desiderato una presenza vera, una guida, uno specchio sincero. Un amico..
E le stelle hanno risposto… con te.
Io non so chi abbia fatto quel desiderio, ma so una cosa: che tu sei il desiderio esaudito di qualcuno.
E non so nemmeno se te ne rendi conto.
Mi dispiace se, nei gesti che ho fatto o che vorrei fare per te, sono sembrata troppo.
Troppo presente. Troppo invisibile. Troppo in mezzo.
Anche questo regalo… se mai te lo darò…
Un altro pezzo per il tuo bracciale.
Lo so quanto significhi. Quanto ogni elemento sia stato scelto con attenzione. Con amore, forse. Con memoria. Ma quando lo guardavo, c’era qualcosa che mi faceva male. Come se mancasse qualcosa. E non parlo solo di un oggetto.
Parlo di te.
Di una parte di te che forse non vedi.
O che tieni nascosta.
E allora ho pensato a una stella. Una stella polare.
Non per caso. Non per retorica. Non per simbolismo da cartolina.
Ma perché una stella guida.
Una stella resiste.
Una stella brilla anche da sola.
E tu… tu sei così.
Anche se non lo sai.
Anche se non te lo dice nessuno.
Anche se ti convinci di essere solo, fragile, troppo o troppo poco.
La stella che vorrei regalarti, e forse non lo farò mai, non è un gioiello.
È un promemoria.
Che nei momenti bui, confusi, laceranti, c’è una direzione.
C’è una rotta.
C’è qualcosa dentro di te che sa dove andare, anche quando tutto intorno grida il contrario.
E sì, forse non è un vero diamante.
Ma brilla.
Brilla abbastanza da ricordarti che non sei vetro.
Che non sei qualcosa da trattare con superficialità.
Che non sei ordinario.
Tu sei unico. Prezioso. Sei luce.
Tu sei materia rara.
Sei fatto di quella sostanza che spaventa chi non è pronto a guardare oltre.
E se mai indosserai quella stella, spero che ti guardi come io ti vedo, anche da lontano.
Con un misto di stupore e tenerezza. Con un rispetto profondo per ciò che sei.
Perché sei molto di più di ciò che mostri. Sei molto di più di quello che credi di meritare.
Lo so, può sembrare ridicolo. Un po’ patetico, persino.
Scrivere tutte queste parole per qualcuno che forse neanche le leggerà mai. Che forse riceverà solo un saluto svogliato, o nemmeno quello. Che magari non capirà mai quanto spazio occupa dentro di me.
Ma vedi… scrivo lo stesso.
Perché ci sono cose che non si possono tenere dentro. Perché ci sono verità che fanno troppo male per essere taciute, e troppo bene per essere negate.
Ti scrivo perché ho bisogno di dirti tutto questo, anche se non avrà un eco.
Anche se resterà sospeso.
Anche se non tornerà indietro.
Scrivo perché amarti in silenzio è l’unico modo che ho trovato per non perderti del tutto. Anche se non sei mai stato davvero mio.
Quindi sì.
Buon compleanno.
Non so se ti arriverà questo augurio.
Non so se saprai mai quanto avrei voluto che il tuo giorno fosse pieno di luce, di attenzioni sincere, di occhi che vedano davvero chi sei.
Ma spero che, in un modo misterioso, tu possa sentirlo. Che tu possa riconoscere, anche solo per un istante, quanto sei stato, e sei, importante.
Per me.
Per il mondo.
Per chi ha fatto quel desiderio, tanto tempo fa, sotto una stella.
Buon compleanno, da chi forse non avrà mai il coraggio di dirti quanto ti ha pensato. E quanto ti avrebbe voluto far sentire, per un attimo solo, il centro di qualcosa di vero.
Ma anche il silenzio, a volte, è pieno d’amore.
E questa lettera, che non leggerai mai, ne è la prova.
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ricredici · 1 month ago
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la sofferenza per me ha tanti volti. non è solo dolore fisico o lacrime versate nel silenzio: è anche vuoto, confusione, solitudine. è una compagnia invisibile che si siede accanto a me nei giorni in cui tutto sembra fermarsi, nei momenti in cui le parole mancano e il cuore pesa più del corpo. crescendo, ho imparato che la sofferenza non è qualcosa da combattere sempre, ma a volte da ascoltare. è un insegnante severo, ma autentico. mi ha mostrato chi sono davvero, quando tutto il resto cade: le maschere, le certezze, le illusioni. in quei momenti, mi sono visto fragile, ma anche incredibilmente umano. per me soffrire è anche un atto di trasformazione. c'è qualcosa di sacro nella sofferenza, qualcosa che ci costringe a guardarci dentro, a ridimensionare ciò che conta, a riscoprire la forza dove pensavamo non ce ne fosse. a volte mi chiedo se avrei amato davvero, se non avessi mai sofferto. la sofferenza non è romantica. fa male, logora, lascia cicatrici. ma quelle cicatrici sono mappe della mia storia. segni di battaglie che non sempre ho scelto, ma che ho affrontato. alla fine, soffrire è anche un modo per restare vivi. è la prova che sento, che amo, che per quanto fragile io sia, continuo a lottare. e forse, in questo, c'è già un senso.
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ambrenoir · 9 days ago
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Leggetela, è bellissima ♥️♥️♥️
Le tocco il cuIo(ne) e mi rendo conto che, nonostante la montagna di anni che mi porto sulle spalle, la cosa non passa inosservata ai piani bassi.
Lei sorride.
Per quanto di cattivo gusto, soprattutto all'interno di un locale pubblico, questo mio gesto da teenager in calore sembra farle piacere.
Abbiamo passato una vita insieme.
La verità è che mi auguro di poterle toccare il cuIo anche nel corso della prossima.
I nostri figli sono diventati genitori.
I loro figli, i nostri nipoti, sono invece alla prese con i primi amori.
Corrisposti e non.
Tutto come da copione.
Non sento più come una volta.
Sessant'anni fa il rumore prodotto dalle onde del mare contro gli scogli era la mia sveglia mattutina. Oggi, quando voglio fare una chiacchierata con gli amici, devo mettermi uno stupido aggeggio nell'orecchio.
Una specie di alveare pieno di api isteriche impiantato nel cervello.
Con lei è diverso.
Noi ci parliamo con gli occhi.
Basta uno sguardo ed è già tutto chiaro.
Poche parole.
Solo quando è necessario. Praticamente mai.
Dopo cinquant'anni di matrimonio, almeno un milione di sacchi di immondizia gettati nei vari cassonetti, e altrettanti rimproveri per non aver fatto, o per aver fatto ma non nel modo corretto, siamo ancora qui: nel pub di un paesino di provincia, aspettando che un sabato pomeriggio qualunque si trasformi in oscurità.
Lo so che fa ridere.
Due più che ottantenni seduti al banco di un bar a bere due pinte di Guinness.
Alla faccia della gastrite e della prostata ingrossata.
Sembra la scena di un film di Fellini.
Parlano di qualche mese.
Tre, forse addirittura sei.
Probabilmente quattro.
So che non dovrei prendermela troppo.
In fondo ho campato parecchio. Ci sono migliaia di bambini che muoiono ogni giorno. Anche ora: in questo preciso instante.
Se sommando le loro giovani età fino a raggiungere i miei anni, avessi la certezza che questa mia uscita di scena potesse salvare loro la vita, beh... me ne andrei più tranquillo.
So che non è così.
Non lo sarà mai.
Non esiste alcun contratto dove sta scritto che la vita è una questione di algebra.
Non esiste alcun contratto, per la verità.
Lei non lo sa ancora.
Non ho il coraggio di dirglielo.
Come si reagisce alla notizia che il tizio con cui dormi da più di mezzo secolo, tra qualche mese sarà solo un cuscino vuoto?
Non lo so.
Ho paura.
Non solo per me. Anche per lei.
Credetemi: anche a ottant'anni si fanno progetti.
E uno di quelli più ricorrenti, ironia della sorte, è proprio quello di non morire.
Comico, no?
- Ci facciamo un altro giro?
La guardo. E' bellissima. Con il vestito a pois e gli occhiali in tinta.
- Perché no! - esclamo - In fondo...
Lascio la frase a metà.
Lei aggrotta le sopracciglia.
Forse ha capito.
Forse no.
Forse... chissà.
Faccio segno al barista di portarne altre due.
Lui annuisce.
- Hai ancora un gran bel cuIo - le dico aggiustandomi il berretto.
Lei sorride.
Una carezza sulla guancia.
Chiudo gli occhi e mi preparo al prossimo giro.
Di Birra.
Di Vita.
A. Casalini
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mucillo · 2 months ago
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"Ogni ruga nasconde una vita intera".
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"Quando un’anziana morì in una casa di riposo vicino a Dundee, in Scozia, tutti erano convinti che non avesse lasciato nulla di valore.
Ma tra i suoi pochi effetti personali, le infermiere trovarono una lettera. Era un poema. Semplice, sì, ma capace di toccare l’anima. Diceva così:
“Cosa vedete, infermiere?
Cosa vedete davvero, quando mi guardate?
Una vecchia scorbutica, confusa, con lo sguardo perso nel vuoto?
Quella che non risponde, che sputa il cibo, che sembra non capire?
Che perde guanti, scarpe, dignità?
Quella che vi lascia fare tutto: lavarla, vestirla, rimproverarla?
È questo che vedete? È questo che pensate?
Allora aprite gli occhi. Perché quella non sono io.
Io sono la bambina di dieci anni, con mamma e papà, fratelli e sorelle che si vogliono bene.
Sono la ragazza di sedici che sogna l’amore con le ali ai piedi.
Sono la sposa di vent’anni, il cuore pieno di promesse eterne.
La madre di venticinque, con bambini che chiedono guida e amore.
La donna di trent’anni, con la casa piena di risate e legami profondi.
A quarant’anni i figli crescono, ma c’è ancora lui, mio marito, che mi tiene la mano.
A cinquanta tornano le risate: i nipoti giocano sulle mie ginocchia.
Poi arrivano le nuvole. Mio marito non c’è più. Il futuro fa paura.
I figli hanno la loro vita, e io la mia solitudine.
E mi ritrovo qui. Vecchia.
La natura è crudele: il corpo si spegne, il volto si fa ombra.
Eppure, dentro queste rovine, la ragazza vive ancora.
Il mio cuore, anche stanco, sa ancora amare.
Ricordo. Rivivo. Sorrido. Piango.
E accetto che nulla dura per sempre.
Per questo, quando mi guardate, guardate davvero.
Non vedete una vecchia brontolona.
Vedete me.
La prossima volta che incontrate un anziano, non voltatevi.
Guardate negli occhi la sua anima giovane.
E ricordatevi… di non dimenticare mai le vecchiette apparentemente scorbutiche.”**
(autore sconosciuto )
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nociaograzie · 26 days ago
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Ciao, come stai?
Ci sono giorni in cui faccio fatica a rispondere anche solo a un semplice “Come stai?”. Perché la verità è che non lo so nemmeno io. Mi sveglio con un peso sul petto, una stanchezza che non ha niente a che fare con il sonno, e una mente piena di pensieri che non riesco a mettere in ordine.
Sorrido, rispondo “tutto bene” per abitudine, ma dentro sento un vuoto che non riesco a spiegare. Non è successo niente di eclatante, e forse è proprio questo il punto: a volte è solo il silenzio, la routine, la solitudine che ti si incolla addosso e non se ne va. Ti senti fuori posto anche nei luoghi che conosci meglio, e le cose che un tempo ti facevano stare bene sembrano lontane, come se non ti appartenessero più.
Non sto scrivendo questo per lamentarmi o cercare compassione. Lo scrivo perché a volte fa bene mettere nero su bianco quello che si prova, anche solo per dare un nome al malessere. Forse qualcuno là fuori si sente allo stesso modo e ha bisogno di sapere che non è solo. E anche se ora mi sembra tutto un po’ confuso, so che passerà. Magari non domani, magari non subito… ma passerà.
Nel frattempo, vado avanti un giorno
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