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Ainara Nidoro
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"Acquisire l'abitudine di leggere significa crearsi un rifugio da quasi tutte le miserie della vita." — W. Somerset Maugham
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ainaranidoro · 2 months ago
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South Kensington negli anni Venti del Novecento si presentava come un quartiere elegante e culturalmente ricco, già consolidato come area residenziale di prestigio e centro di importanti istituzioni culturali.
Dopo la Grande Esposizione del 1851, che aveva trasformato la zona da campagna aperta a un polo culturale noto come "Albertopolis", South Kensington era ormai famoso per i suoi musei di livello mondiale come il Victoria and Albert Museum, il Science Museum e il Natural History Museum, tutti situati lungo Exhibition Road. Questi musei erano già ben radicati e frequentati, contribuendo a definire l'atmosfera raffinata del quartiere.
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Le strade erano caratterizzate da ampie vie con abitazioni in stile vittoriano, bianche e curate, con portoni neri lucidi, che evocavano un senso di eleganza e un'atmosfera d'altri tempi, con biblioteche, governanti e automobili di lusso. Questo aspetto vittoriano e signorile era già ben definito negli anni Venti, conferendo al quartiere un fascino particolare, quasi da "Mary Poppins".
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La stazione della metropolitana di South Kensington, attiva dal 1868, facilitava l'accesso al quartiere, rendendolo un luogo molto frequentato sia dai residenti che dai turisti. Il collegamento con la metropolitana aveva contribuito allo sviluppo urbano e alla popolarità dell'area.
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ainaranidoro · 2 months ago
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Kitty era cresciuta nella consapevolezza che sarebbe stata una bella donna e non ignorava l’ambizione della madre, conforme d’altronde ai suoi desideri. Fu lanciata nel mondo e Mrs Garstin compì prodigi nell’ottenere inviti a balli dove la figlia potesse incontrare un buon partito.
Kitty spopolò. Era divertente oltre che bella, e ben presto ebbe una dozzina di innamorati. Ma nessuno era adatto, e Kitty, simpatica e amichevole con tutti, badava a non impegnarsi con nessuno.
La domenica pomeriggio il salotto di South Kensington era pieno di gioventù amorosa, ma Mrs Garstin constatava, con un arcigno sorriso di approvazione, che da parte sua non occorrevano sforzi per tenerli a distanza da Kitty. Kitty era pronta a civettare con loro e la divertiva metterli in gara uno con l’altro, però quando la chiedevano in sposa, come nessuno mancava di fare, rifiutava con tatto ma con fermezza.
Il velo dipinto, W. Somerset Maugham
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ainaranidoro · 2 months ago
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Ma era nelle figlie che ella riponeva le sue speranze. Contava, combinando per loro buoni matrimoni, di ripagarsi di tutte le delusioni della sua carriera. Erano due, Kitty e Doris.
Doris non dava segno di avvenenza, aveva il naso troppo lungo e un personale sgraziato, sicché per lei Mrs Garstin poteva sperare soltanto in un marito benestante con una professione decorosa.
Kitty, invece, era una bellezza. Prometteva di esserlo fin da bambina, con i suoi grandi occhi scuri, liquidi e vivaci, i bruni capelli ricciuti sfumati di rosso, i denti perfetti e una carnagione stupenda. I lineamenti avrebbero sempre lasciato un po’ a desiderare, perché il mento era troppo quadrato e il naso, sebbene meno lungo di quello di Doris, era troppo grande.
La sua bellezza era molto legata alla gioventù, e Mrs Garstin capiva che avrebbe dovuto sposarsi nel primo fiore dell’età. Quando debuttò era una meraviglia: la carnagione era ancora la sua beltà maggiore, ma gli occhi dalle lunghe ciglia erano così fulgidi e insieme così teneri che a guardarli davano un tuffo al cuore.
Aveva una gaiezza incantevole e il desiderio di piacere. Mrs Garstin riversò su di lei tutto il suo affetto, l’affetto asprigno, occhiuto, calcolatore di cui era capace; sognava sogni ambiziosi; per questa figlia aspirava non a un buon matrimonio, ma a un matrimonio brillante.
Il velo dipinto, W. Somerset Maugham
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ainaranidoro · 2 months ago
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Le figlie non lo avevano mai considerato altro che una fonte di reddito; sembrava del tutto naturale che egli facesse una vita da cane per fornire loro vitto e alloggio, vestiti, vacanze e denaro per questo e quello; e adesso, considerando che per colpa sua il denaro era meno abbondante, l’indifferenza che avevano sempre nutrito per lui si tinse di rancoroso disprezzo.
Non passava loro per la mente di chiedersi quali fossero i sentimenti dell’ometto dimesso che usciva di casa la mattina presto e rientrava la sera appena in tempo per cambiarsi per cena. Per loro era un estraneo, ma poiché era il padre ritenevano ovvio che le amasse e si prendesse cura di loro.
Il velo dipinto, W. Somerset Maugham
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ainaranidoro · 2 months ago
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La regione della Mosella, nota anche come Mosel (in tedesco), si sviluppa lungo il fiume omonimo e i suoi principali affluenti, Saar e Ruwer, nella parte occidentale della Germania, principalmente nello stato della Renania-Palatinato. 
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Questa area è celebre per i suoi paesaggi pittoreschi, caratterizzati da vigneti che si arrampicano su ripidi pendii affacciati sui meandri del fiume, e rappresenta una delle più importanti e prestigiose regioni vinicole tedesche.
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La regione si estende per circa 180 chilometri tra le città di Treviri (Trier) e Coblenza (Koblenz), seguendo il corso della Mosella fino alla sua confluenza con il Reno. I terreni sono prevalentemente composti da ardesia, che trattiene il calore e favorisce la maturazione delle uve, specialmente del vitigno Riesling, il più coltivato della zona.
Le condizioni climatiche sono fresche, con estati miti e una forte influenza dei fiumi, che creano un microclima ideale per la viticoltura di qualità.
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ainaranidoro · 2 months ago
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Il Mosella Frizzante è un vino leggermente frizzante (ovvero con una pressione inferiore rispetto agli spumanti veri e propri) prodotto nella regione vinicola della Mosella, in Germania.
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La Mosella (in tedesco Mosel) è una delle aree vinicole più prestigiose della Germania, famosa soprattutto per i suoi vini bianchi eleganti, leggeri e freschi, spesso ottenuti dal vitigno Riesling.
I vini, in particolare i Riesling, presentano note aromatiche floreali e fruttate, spesso accompagnate da una spiccata mineralità dovuta ai suoli di ardesia della regione.
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ainaranidoro · 2 months ago
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Mrs Garstin era una donna dura, tirannica, intrigante, ambiziosa, avara e stupida. Era una delle cinque figlie di un procuratore legale di Liverpool e Bernard Garstin l’aveva conosciuta quando lavorava nel Northern Circuit, il «circuito giudiziario» del Nord. Sembrava allora un giovane promettente, e il padre di lei disse che avrebbe fatto strada. Non fu così. Bernard era diligente, laborioso e capace, ma gli mancava la volontà di mettersi in luce.
Mrs Garstin lo disprezzava. Si rendeva amaramente conto, però, che solo per suo tramite le era possibile figurare, e si diede a spingerlo nella direzione da lei desiderata. Lo tormentava senza misericordia. Scoprì che se voleva fargli fare qualcosa a cui la sua sensibilità si ribellava, le bastava non dargli pace, e alla fine, esausto, egli si arrendeva.
Dal canto proprio badava a coltivare le persone potenzialmente utili. Blandiva i procuratori perché gli affidassero delle cause ed era in confidenza con le loro mogli; era ossequiosa con i giudici e le loro consorti; teneva in gran conto i politici che davano bene a sperare.
In ventitré anni Mrs Garstin non aveva mai invitato a pranzo qualcuno per il piacere della sua compagnia. Dava conviti a intervalli regolari. In lei, però, l’avarizia era non meno forte dell’ambizione.
Detestava spendere. Si lusingava di fare un’ottima figura a metà prezzo. I suoi pranzi erano lunghi ed elaborati ma frugali, ed era sua convinzione inconcussa che la gente, quando mangiava e parlava, non sapesse cosa beveva. Avvolgeva in una salvietta una bottiglia di mosella frizzante e pensava che gli ospiti lo prendessero per champagne.
Il velo dipinto, W. Somerset Maugham
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ainaranidoro · 2 months ago
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Per Kitty, giunta a Hong Kong poco dopo il matrimonio, non era stato facile adattarsi al fatto che la sua posizione sociale era determinata dal mestiere del marito. Certo, tutti erano stati gentilissimi, e per due o tre mesi avevano avuto inviti qua e là quasi ogni sera; quando pranzavano a palazzo del governo il governatore le dava il braccio come a una sposa; ma Kitty non aveva tardato a capire che quale moglie del batteriologo alle dipendenze del governo lei era una persona di scarso rilievo. Se ne adirava.
Il velo dipinto, W. Somerset Maugham
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ainaranidoro · 2 months ago
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“If the future was so vague it meant perhaps that she was destined never to see it.”
— W. Somerset Maugham, excerpt from The Painted Veil
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ainaranidoro · 2 months ago
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“Grief she could not feel, for there had been too much bitterness between her mother and herself to leave in her heart any deep feeling of affection; and looking back on the girl she had been she knew that it was her mother who had made her what she was.”
— W. Somerset Maugham, excerpt from The Painted Veil
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ainaranidoro · 2 months ago
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“Women are often under the impression that men are much more madly in love with them than they really are.”
— W. Somerset Maugham, excerpt from The Painted Veil
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ainaranidoro · 2 months ago
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Prefazione (Il Velo Dipinto; W. Somerset Maugham)
La storia che segue è stata suggerita da questi versi di Dante:
«Deh, quando tu sarai tornato al mondo, e riposato de la lunga via,» seguitò ’l terzo spirito al secondo «ricorditi di me, che son la Pia; Siena mi fé, disfecemi Maremma: salsi colui che ’nnanellata pria disposando m’avea con la sua gemma».
Ero studente al St. Thomas’s Hospital e le ferie pasquali mi lasciarono sei settimane libere. Con i miei panni in una valigia a soffietto e venti sterline in tasca partii. Avevo vent’anni. Andai a Genova e a Pisa e poi a Firenze. Qui, in via Laura, presi una camera, dalla cui finestra si vedeva la bella cupola del Duomo, in casa di una vedova con figlia che mi offrì (dopo lunghe contrattazioni) vitto e alloggio per quattro lire al giorno.
La signora, temo, non fece un buon affare, giacché il mio appetito era enorme e divoravo tranquillamente montagne di pastasciutta. Aveva una vigna sulle colline toscane, e il Chianti che ne ricavava era il migliore che io ricordi di aver mai bevuto in Italia. La figlia – che allora mi sembrava di età matura, ma non credo avesse più di ventisei anni – mi dava quotidiane lezioni di italiano.
Aveva subìto una sventura. Il suo fidanzato, un ufficiale, era caduto in Abissinia, e lei si era consacrata alla verginità. Era inteso che alla morte della madre (una florida donna coi capelli grigi, risoluta a non morire un giorno prima di quando piacesse al buon Dio), Ersilia sarebbe entrata in convento. Ma a questa prospettiva lei guardava con letizia. Rideva volentieri. A pranzo e a cena scherzavamo sempre, però le sue lezioni le prendeva molto sul serio, e quando ero ottuso o distratto mi picchiava sulle nocche con un righello nero. Essere trattato come un bambino avrebbe dovuto indignarmi; ma pensavo ai pedagoghi di vecchio stampo di cui avevo letto nei libri, e ci ridevo sopra.
Vivevo giornate laboriose. Cominciavo al mattino traducendo qualche pagina di un dramma di Ibsen per acquistare scioltezza nella scrittura dei dialoghi; poi, Ruskin in mano, studiavo i monumenti di Firenze. Ammiravo secondo le istruzioni il campanile di Giotto e le porte bronzee del Ghiberti; mi entusiasmavo debitamente ai Botticelli degli Uffizi, e nutrivo il disprezzo dell’estrema gioventù per ciò che il maestro disapprovava.
Dopo pranzo c’era la lezione di italiano, e poi uscivo di nuovo a visitare le chiese e a vagare fantasticando lungo l’Arno. Finita la cena uscivo in cerca di avventure, ma tale era la mia innocenza o per lo meno la mia timidezza che tornavo sempre a casa virtuoso come prima. La signora mi aveva dato la chiave, tuttavia sospirava di sollievo quando mi sentiva rientrare e chiudere la porta a catenaccio, perché temeva me ne dimenticassi; e io mi rimettevo a leggere la storia dei guelfi e dei ghibellini. Ero amaramente consapevole che non così si comportavano gli scrittori dell’età romantica, anche se dubito che qualcuno di essi sia mai riuscito a passare sei settimane in Italia con venti sterline; e molto godevo della mia vita laboriosa e sobria.
Avevo già letto l’Inferno (con l’aiuto di una traduzione, ma cercando coscienziosamente nel vocabolario le parole che non conoscevo), e con Ersilia cominciai il Purgatorio. Arrivati al passo che ho citato all’inizio, Ersilia mi disse che Pia era una gentildonna senese; il marito, sospettandola di adulterio e non osando metterla a morte per timore dei familiari, la portò in un suo castello in Maremma nella speranza che i mefitici vapori del luogo provvedessero alla bisogna; ma poiché ella tardava a morire si spazientì e la fece gettare dalla finestra.
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Non so dove Ersilia avesse appreso tutto questo, le note del mio Dante erano meno circostanziate; ma per qualche motivo la storia colpì la mia immaginazione. La rigirai nella mente, e per molti anni le dedicai di tanto in tanto due o tre giorni di riflessione. Mi ripetevo sempre il verso: «Siena mi fé, disfecemi Maremma». Ma era solo uno dei molti soggetti che mi occupavano la fantasia, e per lunghi periodi me ne dimenticai. Naturalmente la immaginavo come una storia moderna, ma non riuscivo a figurarmi nel mondo d’oggi un ambiente dove fatti simili potessero plausibilmente accadere. Lo trovai soltanto quando feci un lungo viaggio in Cina.
Questo, credo, è il solo romanzo in cui ho preso le mosse da una vicenda anziché da un personaggio. Spiegare la relazione fra intreccio e personaggio è difficile. Certo non si può pensare un personaggio nel vuoto; appena lo pensi, lo pensi in qualche situazione, occupato a fare qualcosa, sicché il personaggio e almeno le linee principali del suo agire sembrano essere il risultato di un atto simultaneo dell’immaginazione. Ma in questo caso i personaggi sono stati scelti in funzione della storia che avevo man mano messo a punto; sono stati costruiti partendo da persone che avevo conosciuto in circostanze diverse.
Con questo libro ho avuto alcuni dei problemi che affliggono talvolta un autore. In origine avevo chiamato l’eroe e l’eroina Lane, nome abbastanza comune, ma risultò che a Hong Kong c’erano persone con quel nome, che sporsero querela; i proprietari della rivista dove il romanzo usciva a puntate sistemarono la cosa con duecentocinquanta sterline, e io cambiai il nome in Fane.
Poi il vicesegretario della colonia, ritenendosi diffamato, minacciò di far causa. Fui sorpreso, dato che in Inghilterra possiamo mettere in scena o usare come personaggi di un romanzo un primo ministro, un arcivescovo di Canterbury o un Lord cancelliere senza che i titolari di questi alti uffici battano ciglio.
Mi parve strano che il temporaneo detentore di una carica tanto insignificante si credesse preso di mira, ma a scanso di fastidi cambiai il nome di Hong Kong in quello di un’immaginaria Tching-Yen*. 
Il libro era già stato pubblicato quando sorse l’incidente e venne ritirato. Un certo numero di sagaci recensori che l’avevano ricevuto evitarono con questo o quel pretesto di restituire le loro copie. Queste hanno acquistato valore bibliografico; credo ne esistano una sessantina, e i collezionisti le comprano a caro prezzo.
(*) Ora il nome di Hong Kong è stato ripristinato
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ainaranidoro · 2 months ago
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胸がキュぅぅぅン (⁠ ⁠◜⁠‿⁠◝⁠ ⁠)⁠♡
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ainaranidoro · 2 months ago
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.. quando l'amore e il dovere sono una cosa sola, allora la grazia è in te e godrai di una felicità che passa ogni comprensione. - W. Somerset Maugham, Il velo dipinto
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ainaranidoro · 2 months ago
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The Painted Veil (1934) - dir. Ryszard Bolesławski
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ainaranidoro · 2 months ago
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NAOMI WATTS and EDWARD NORTON in THE PAINTED VEIL (2006) | dir. John Curran
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ainaranidoro · 2 months ago
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The Painted Veil, W. Somerset Maugham
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