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E poi

Ad un certo punto avevo una confusione allucinante in testa. Non riuscivo più bene a connettere. Ogni cosa che facessi, ogni posto dove andassi non mi dava soddisfazione. Ogni persona che incontravo non mi dava stimoli. Pensavo che mi succede? Pensavo cos'ho che non va? Un giorno guardavo un film con un mio amico. Doctor Strange. Il protagonista mi ricordava in modo allucinante una persona. Alla fine del film il mio amico mi chiese se mi è era piaciuto, e io risposi che il film mi aveva fatto male, perché mi aveva ricordato una persona. E lui mi chiese come fosse possibile che un film d'azione, ben lontano dai film smielati e romantici mi ricordasse una persona. E io risposi che era proprio quello il problema, in ogni cosa per quanto banale, inusuale e strana io ripensavo sempre a quella persona. E mi accorsi che era un chiodo fisso nella mia testa. Lui mi domandò il perché non fosse più nella mia vita, e io risposi che avevo fatto pasticci, che ero scappata. Lui con semplicità mi guardo e mi disse "sei innamorata di lui". E io gli dissi ma no figurati, ci siamo frequentati per poco, nulla di che. Quello che disse dopo ancora oggi mi lascia quella sensazione di pugno nello stomaco. Perché sempre con semplicità continuó con: credi che per amare una persona ci vogliano anni? Ti puoi innamorare di una persona in un istante, puoi anche accorgertene dopo un bel po', ma magari la amavi già. Poi sta a te se continuare quel amore e dimostrare che era amore vero e che vuoi davvero stargli accanto, ma credimi quando ti dico che tu sei innamorata. E questa forse era la risposta a tutti i miei malesseri e i miei stati d'animo. Quella persona quella sera mi aprì gli occhi. Mi disse se te ne sei andata e hai fatto casini puoi sempre migliorare e cercare di rimediare. Se lo ami davvero fai di tutto per tenertelo vicino, finché hai il potere di cambiare qualcosa provaci e fallo. E io l'ho fatto.

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Non sai neanche

che le mie frasi

sono dedicate

a te.

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Dream.

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🌸🌸

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Us

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Che non dico mai

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I have to find you, tell you I need you

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La mia storia

Quasi a fine estate ero riuscita a trovare un lavoro. Era il mio primo lavoro. Ero abbastanza contenta della situazione, il vuoto mi prendeva meno spesso, avevo fatto anche una vacanza con vari amici. Sembrava tutto andasse un pochino meglio. Pensavo sempre a lui. Non sapevo cosa volevo dalla vita. Sapevo che avrei voluto che lui ci fosse, non ci eravamo più sentiti, tranne che per i buongiorno e la buonanotte dei primi mesi, e gli auguri del compleanno. Mi faceva così tristezza pensarci. Pensare che volevo condividere tutte quelle cose. Lo volevo così tanto. Ma le volevo condividere solo con lui. Eppure rimaneva solo che io me ne ero andata.

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La mia storia.

Passavano i mesi e io stavo sempre peggio. Non facevo altro che leggere, provare a sorridere e arrancare avanti. I miei amici dicevano che non ero più io. Mi chiedevano dove fossi finita. Le miei amiche cercavano di spronarmi. Di combinarmi appuntamenti. Inutile dire che io pensavo solo a lui. Mi dicevo che non avrei mai avuto nessuno come lui. E tutti pensavano al come mai allora io l'avessi lasciato andare. E io pensavo che non capissero di quanto mi sentissi cretina per averlo fatto. Di quanto stessi male proprio perché avevo fatto tutto io. Nessuno capiva. E a me non importava. Non mi importava più di loro, non mi importa più di uscire, non mi importava di incontrare qualcun'altro. Rimaneva solo io che me ne ero andata.

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La mia storia

La primavera ruota intorno ad un momento di dolore assoluto. Avevano investito il mio cane, la compagnia della mia vita, e stavo malissimo. Piangevo giorno e notte. Stavo sola. Non volevo nessuno. Pensavo a lui. Quando succedeva qualcosa pensavo sempre a lui. Non glielo posso raccontare pensavo. E se succede qualcosa di brutto anche lui? Io non lo saprò. Pensavo. E poi mi davo della stupida, perché l'avevo voluto io. Lo avevo deciso io. Ero io che me ne ero andata. Che cazzo ho fatto mi dicevo. Mi dicevo ora gli scrivo dai. Gli dico che sono una cretina. Che mi dispiace. Ma non lo facevo. Non lo facevo perché lui mi aveva chiesto una cosa sola. Una sola. Non te ne andare. Qualsiasi cosa succeda rimani con me. Non riuscivo neanche ad immaginare quanto fosse arrabbiato, confuso, deluso di me. Un po' pensavo che non gliene fregasse niente, un po' mi piaceva pensare che fosse arrabbiato con me, che provasse qualche minimo sentimento per me. Fatto sta che lui mi aveva chiesto di rimanere. E invece rimaneva solo che io me ne ero andata.

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La mia storia.

I primi mesi passavano abbastanza senza intoppi. Gli amici mi aiutavano tanto, uscivo spesso per non pensare a nulla. Per evitare di fasciarmi la testa con lui (cosa ovviamente e ironicamente impossibile) lo avevo bloccato da tutti i social network. Che bambina piccola. Un giorno poco dopo alla rottura un mio amico mi ha preso per portarmi a Genova. Andiamo in un museo. Perché i musei ti fanno stare bene. Com'è semplice ho pensato. È così semplice stare con lui. Così semplice perché non provo niente per questo ragazzo se non un gran bene. Ricordo una cosa così superflua perché ci siamo fermati in un autogrill. Nell' autogrill c'era un signore sulla quarantina con una tuta di una moto addosso. E beh? Qual è il punto? Che anche il mio lui andava in moto, che anche il mio lui amava quella marca, ktm, era la sua vita. E io non lo avevo mai visto andare in moto. Ricordo che mi sono seduta e non riuscivo a smettere di guardare quel signore. Era bellissimo per me, mi faceva pensare a quella persona per qualche strano meccanismo del mio cervello e mi creava un misto di nodo alla gola e felicità. Ricordo che si è girato e mi ha sorriso, poi è uscito dall'autogrill, è rimasto solo quel ricordo, quel ricordo ed io che me ne ero andata.

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La mia storia

Così ho iniziato la mia vita senza lui. Mi dicevo, abbiamo passato solo cinque mesi insieme, ci siamo visti così poco, cosa vuoi che sia. Ma le cose che c'erano, almeno per me, erano più di quello. Andavano ben oltre. Nella mia vita, per quanto breve, non avevo mai trovato nessuno che mi facesse un casino così in testa. Qualcuno che mi tenesse testa, ma che mi capisse, qualcuno con cui litigavo ogni maledetto giorno ma con il quale facevo sempre pace. Ogni giorno era un "sto per riceve un suo messaggio". Ogni giorno era un parlare di lui. Ogni giorno era un arrabbiarsi per qualcosa con lui. Ogni giorno era un giorno maledettamente felice. E tutto ruotava intorno a lui. Ma lui tutte queste cose non le sapeva, rimaneva solo io che me ne ero andata.

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La mia storia

Ogni giorno che passava stavo sempre più male. Pensavo alla mia vita che non mi soddisfaceva. Pensavo che avrei voluto spaccare il mondo in due ma che non mi muovevo di un passo. Pensavo che mi allontanavo da tutte le cose che amavo. E pensavo che nessuno volesse e riuscisse a capirmi. Non la mia famiglia, non i miei amici non la persona che amavo. La persona che amavo. Lui non lo sapeva. Non sapeva che prendevo, partivo andavo nel suo paese senza dirgli niente così per gioco, perché magari chissà l'avrei incrociato. Che poi come avrei potuto spiegargli del perché ero lì? Siamo stati distanti, sia fisicamente che mentalmente, tutto questo per un anno. Un bel giorno gli ho scritto che era meglio se fossi stata da sola e lui ha risposto sì forse è vero. Era febbraio dell'anno scorso. Lui non pensava che lo dicessi sul serio. Io non pensavo che avrei ricevuto quella risposta. Ma quella risposta data così, senza pensarci troppo mi ha fatto un male allucinante e ha riportato a galla tutti i problemi che c'erano. Così la risposta è stata già, meglio se sto da sola, me ne vado. Lui ha realizzato, io ho pensato ma si domani sarà di nuovo tutto come prima. Niente è stato come prima. Rimaneva solo io che me ne ero andata.

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